giovedì 3 maggio 2012

pm_3.5.12/ Il populismo dei cesaristi, privi dello scroto di Gaius Iulius Caesar. – 1) Con un modulo, inserito nella pagina della spending review, viene chiesto ai cittadini di dare suggerimenti, segnalare uno spreco, aiutando i tecnici a completare il lavoro di analisi e ricerca delle spese futili.---2) Sarà la Sardegna a commissariare Monti. E’ il modo scelto da Pietro Fois, presidente della commissione Bilancio, per commentare l’esito dell’incontro che i sindacati regionali hanno avuto ieri a Roma con il ministro per la Coesione, Fabrizio Barca.---3) Vittorio Da Rold: Fantapolitica? Può darsi, ma i greci ci credono. I tedeschi stanno cercando di sottomettere il resto d'Europa e creare un quarto Reich economico, ha detto in un comizio a Distomo, un villaggio dove ci fu un massacro di civili da parte delle SS tedesche. Non solo. Kammenos, come la Bolivia, riduce d'ufficio il debito greco effettivo a soli 130 miliardi di euro, rispetto ai dati ufficiali di 360 miliardi di euro. Il resto, spiega, è gonfiato dai tassi da usura.

Sprechi, consigliaci cosa taglieresti in Puglia e Basilicata
L'UNIONE SARDA - Economia: L'esercito dei senza lavoro
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: La rabbia dell’isola: ora il governo deve pagare i debiti
Precisazioni da Palazzo Chigi
Ocse: Italia al top per rincari energia
Unioncamere: giù consumi e investimenti. Nelle imprese -130mila posti nel 2012
Ecofin: nessun accordo sulle banche, tutto rimandato al 15 maggio
Sul voto greco l'incognita del fronte anti-austerity
Croazia, stangata su autostrade e traghetti

Sprechi, consigliaci cosa taglieresti in Puglia e Basilicata
ROMA – Il governo chiede aiuto anche ai cittadini contro gli sprechi della spesa pubblica. Con un modulo, inserito nella pagina della spending review, viene chiesto ai cittadini di «dare suggerimenti, segnalare uno spreco, aiutando i tecnici a completare il lavoro di analisi e ricerca delle spese futili». Il commissario per la 'spending review', Enrico Bondi, è già al lavoro, l'obiettivo è «risparmiare».
Ecco il sito del Governo dove si può esprimere il proprio parere:
http://governo.it/GovernoInforma/spending_review/index.html 

I TAGLI GIA' PREVISTI
Eliminazione di spese di rappresentanza e spese per convegni, ridimensionamento delle strutture dirigenziali esistenti, riduzione anche mediante accorpamento degli enti strumentali e vigilati e delle società pubbliche. Sono alcune delle 11 attività di revisione della spesa contenute nella direttiva firmata dal presidente del Consiglio Mario Monti e dal ministro Piero Giarda per raggiungere, con la spending review, 4,2 miliardi di risparmi nel 2012.
Nella direttiva, contenuta in quattro pagine, Monti spiega che «nell’attuale situazione economica il governo ritiene necessario un intervento volto alla riduzione della spesa pubblica per un importo complessivo di 4,2 miliardi per l’anno 2012 al quale tutte le amministrazioni pubbliche devono concorrere».

Per ridurre la spesa pubblica vanno riorganizzate le attività con l’obiettivo di: «una più efficiente erogazione dei servizi; l’eliminazione degli sprechi, la definizione delle linee di attività ritenute prioritarie nell’attuale congiuntura, la realizzazione di economie di bilancio».

Vengono quindi indicate le 11 attività per la revisione della spesa chiedendo loro di concentrarsi su:
1) revisione dei programmi di spesa e dei trasferimenti, verificandone l'attualità e l’efficacia eliminando le spese non indispensabili;
2) ridimensionamento delle strutture dirigenziali esistenti;
3) razionalizzazione delle attività e dei servizi offerti sul territorio e all’estero, riducendo costi e razionalizzando la distribuzione del personale;
4) riduzione, anche mediante accorpamenti, degli enti strumentali e vigilati e delle società pubbliche;
5) riduzione in termini monetari della spesa per l’acquisto di beni e servizi anche mediante l'individuazione di responsabili unici;
6) ricognizione degli immobili in uso; riduzione della spesa per contratti di affitto, definizione di precise connessioni tra superficie occupata e numero degli occupanti;
7) ottimizzazione dell’utilizzo degli immobili di proprietà pubblica anche attraverso compattamenti di uffici e amministrazioni;
8) restituzione all’Agenzia del Demanio degli immobili di proprietà pubblica eccedenti i fabbisogni;
9) estensione alle società in house dei vincoli in materia di consulenza;
10) eliminazione, ad eccezione di casi eccezionali riferibili per esempio a rapporti con autorità estere, di spese di rappresentanza e spese per convegni;
11) proposizione di impugnazioni di sentenze di primo grado che riconoscano miglioramenti economici o progressioni di carriera per dipendenti pubblici, onde evitare che le stesse passino in giudicato».

I progetti dovranno essere presentati entro il 31 maggio e, se non arriveranno risposte, il presidente del consiglio potrà adottare decisioni. La direttiva, tra l’altro, costituisce un comitato di ministri, presieduto da Monti, che avrà proprio il compito di coordinare l’attività di spending review.

L'UNIONE SARDA - Economia: L'esercito dei senza lavoro
03.05.2012
Ultimo record dell'Istat: il 36% dei giovani non ha un posto In Sardegna si raggiunge il “traguardo” sempre più tardi Ormai non è più di moda neppure parlare di “generazione 1000 euro” perché quella di oggi è una generazione di senza lavoro, certificata mensilmente dall'Istat, che ieri ha documentato una disoccupazione al 9,8%. Con un'aggravante: ai margini di un mercato occupazionale sempre più debole crescono i neet (not in education, employment or training), detti anche “néné” perché non studiano né seguono corsi di formazione, né cercano un impiego. Un esercito di ragazzi tra i 15 e i 29 anni senza armi contro la disoccupazione, che in Sardegna rispetto al resto d'Italia risulta addirittura più numeroso, incastrato qui più che altrove, nel vicolo cieco della crisi.
QUESTA È LA SARDEGNA Perché nell'Isola succede tutto il contrario rispetto a quanto ci si possa augurare: i laureati terminano gli studi fuori corso e la metà non trova lo straccio di una occupazione prima che passino tre lunghi anni, si inizia a lavorare sempre più tardi e sempre più tardi si va in pensione. Non a caso, secondo l'ultimo report del Centro Studi L'Unione Sarda, che ha tradotto in percentuali gli ultimi otto anni del mercato del lavoro nell'Isola, dal 2004 al 2011 la forbice occupazionale più importante è compresa tra i 35 e i 44 anni. Il 30,8% degli occupati in Sardegna è quindi “adulto”. Seguono con il 27,9% i 45-54 enni e solo al terzo posto arrivano i giovani, gli under 35 (25-34 anni è la fascia considerata dal Centro studi), il 21,1%. A finire, la classe d'età che va dai 15 ai 24 (il 4,8%) e gli over 65 (l'1,5%). La fotografia è quindi a tinte fosche, sebbene nel 2011 la disoccupazione nell'Isola sia rimasta stabile mentre nel resto d'Italia sia aumentata. Mancano però i dati mensili.
IL RECORD NAZIONALE E così, se per avere i dati regionali bisognerà aspettare giugno, a livello nazionale l'Istat nei suoi dati provvisori regala l'immagine di una primavera di passione. Il tasso di disoccupazione a marzo è volato al 9,8% dal 9,6% di febbraio. Si tratta del livello più alto dal 2004, anno d'inizio delle serie storiche mensili, ma se si prendono in considerazione le serie storiche trimestrali, il dato di marzo è il più alto dal terzo trimestre del 2000.
I GIOVANI VANNO “KO” Per la disoccupazione giovanile, poi, è record assoluto: il tasso dei senza lavoro nella fascia tra i 15 e i 24 anni è infatti schizzato al 35,9%. In questo caso si tratta del dato più alto sia dall'inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004) sia da quelle trimestrali (quarto trimestre 1992). A marzo risulta disoccupato più di un giovane su tre: il numero di 15-24 enni interessati è di 600 mila unità.
FARO SUI SENZA LAVORO Nei numeri, espressi in migliaia di unità e sempre a livello nazionale, la drammaticità del momento. Il numero dei disoccupati a marzo è di 2 milioni e 506 mila, in rialzo del 2,7% su febbraio. Detta in altre parole, la quota di coloro che oggi cerca una occupazione perché l'hanno persa o perché semplicemente non la trova, è cresciuta di 66 mila unità rispetto a febbraio. Su base annua si è registrata una crescita del 23,4% pari ad un aumento di 476 mila disoccupati. Spiega l'Istat: la spinta alla disoccupazione non arriva tanto dal calo degli occupati (contenuto grazie alla permanenza sul lavoro dei più anziani), quanto dalla riduzione degli inattivi (-427 mila in un anno), costretti dalla crisi a cercare un impiego. Senza dimenticare che accanto al mercato del lavoro ufficiale viaggia quello sommerso. Emanuela Zoncu

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: La rabbia dell’isola: ora il governo deve pagare i debiti
03.05.2012
«Sarà la Sardegna a commissariare Monti». E’ il modo scelto da Pietro Fois, presidente della commissione Bilancio, per commentare l’esito dell’incontro che i sindacati regionali hanno avuto ieri a Roma con il ministro per la Coesione, Fabrizio Barca. Una riunione «complementare e rafforzativa» rispetto al vertice che la Regione terrà con il governo Monti. Sul tavolo anche ieri buona parte dei problemi cronici dell’isola: la questione delle risorse che lo Stato deve trasferire alla Regione, il Patto di stabilità, i cui vincoli sarebbero da allargare in considerazione del fatto che lo Stato non paga da anni; e poi insularità, Fondi Fas, continuità territoriale marittima e aerea, le crisi industriali. «La coesione territoriale parte da quella economica», spiega Enzo Costa segretario generale della Cgil sarda, «non vogliamo una soluzione assistenziale ma recuperare la competitività sulla base di risorse che ci spettano». Alla fine dell’incontro è stato lo stesso ministro Barca ad annunciare una visita in Sardegna tra... giugno e luglio, in estate, insomma. L’assessore alle Riforme Mario Floris non ci sta: «Così come un qualsiasi cittadino andrebbe dal giudice per vedersi riconosciuti i propri diritti, la Regione può e deve intraprendere la via dell’intimazione al pagamento delle somme spettanti, in considerazione dell’immediata efficacia dell’articolo 8 dello Statuto» e dopo la recente sentenza della Consulta. Pietro Fois afferma: «La Sardegna è in difficoltà non si può perdere altro tempo. Se Monti è incapace di risolvere i problemi si faccia da parte». La soluzione prospettata dalla commissione Bilancio prevede la revisione del patto di stabilità perché altrimenti non avrebbe un senso ricevere quanto lo Stato deve dare se poi i vincoli ne frenano la spesa. Ma gli attacchi più pesanti al governo sono venuti ieri dal Pdl sardo. «La Sardegna è fuori dalle rotte del governo Monti – afferma il deputato pdl Bruno Murgia – non esistono riferimenti strategici alla nostra isola in nessun documento». E il capogruppo pdl Mario Diana assicura: «La nostra sarà una vertenza nazionale».

Precisazioni da Palazzo Chigi
2 Maggio 2012
Palazzo Chigi precisa che la frase “Non aspettiamoci troppo da riforme strutturali come quella del lavoro, come dimostra l’esperienza americana” riportata dalle agenzie era riferita al pensiero del Prof Stieglitz.
Il Presidente del Consiglio Mario Monti ha infatti pronunciato le seguenti parole: “Ha ragione il professor Stieglitz quando dice ‘guardiamo il caso degli Stati Uniti, il mercato del lavoro è flessibile eppure in certe parti l’economia americana non è cresciuta, quindi non aspettiamoci troppo dalle riforme strutturali di supply side policy come quella del lavoro come mostra l’esperienza americana’.
Il Presidente ha confermato che tale analisi del Prof Stieglitz è riferibile al contesto statunitense, sottolineando che la situazione negli Stati Uniti è molto diversa da quella europea e italiana, dove le riforme sono ben più necessarie “perché ci sono molte più rigidità consolidate e cristalizzate e c’è un mercato che non è ancora un mercato unico”.

Ocse: Italia al top per rincari energia
A marzo 2012 rispetto a un anno prima a fronte di 6,5% area Ocse
03 maggio, 12:29
(ANSA) - ROMA, 3 MAG - L'Italia e' il paese nell'area Ocse con la crescita piu' alta dei prodotti energetici: a marzo - si legge nella tabella della nota dell'Organizzazione sull'inflazione nel mese - i prezzi sono aumentati per l'energia del 6,5%, ma la crescita per l'Italia e' stata nel settore del 15,6% (+8,5% nell'area euro). Alle spalle dell'Italia c'e' la Turchia (+14,2%) e l'Estonia (+13,4%), mentre in controtendenza e' la Norvegia con un -14% dei prezzi rispetto a marzo 2011.

Unioncamere: giù consumi e investimenti. Nelle imprese -130mila posti nel 2012
Roma, 3 mag. (Adnkronos/Ign) - Consumi delle famiglie in calo del 2,1% e spesa per investimenti che scende del 3,8%: sono le previsioni per il 2012 contenute nel Rapporto Unioncamere secondo cui, a fronte di un calo medio del Pil dell'1,5%, saranno le regioni del Sud a pagare lo scotto più consistente della crisi con un decremento medio dell'1,8%. Sempre secondo il Rapporto, il segno più tornerà a comparire nel 2013 con un incremento del Pil dello 0,8%, sempre con una crescita più contenuta al Sud dove si prevede un +0,2%.
I consumi delle famiglie, in particolare, dovrebbero contrarsi del 2,4% nel Mezzogiorno (con punte del -2,8% in Molise, -2,7% in Basilicata e -2,6% in Campania, Puglia e Sardegna), del 2,2% nel Centro, del 2% nel Nord-Ovest e dell'1,8% nel Nord-Est. Dal lato degli investimenti, il 2012 vede un calo generalizzato, ma più marcato, nell'area meridionale del Paese: rispetto alla flessione media nazionale del 3,8% (cui si allinea il Centro), il Mezzogiorno segna -4,5%, mentre Nord-Ovest e Nord-Est si attestano rispettivamente sul -3,6% e sul -3,4%.
Mentre un miglioramento dell'economia italiana si prospetta per la seconda parte dell'anno favorito soprattutto dall'andamento delle esportazioni, che, pur rallentando rispetto all'anno precedente, dovrebbero evidenziare un aumento del 2,8%, contribuendo ad avviare una ripresa degli investimenti. La performance migliore caratterizza Nord-Est e Centro (3,1% e 3%, rispettivamente), mentre il Nord-Ovest si allinea alla media nazionale (2,8%) e il Mezzogiorno si ferma all'1,8%. Le prospettive migliori in termini di export dovrebbero coinvolgere alcune tra le maggiori regioni esportatrici, più precisamente Veneto (3,7%), Lombardia (3,2%), Toscana (3,1%), Emilia Romagna e Lazio (2,9% entrambe).

Centotrentamila mila posti in meno nel 2012
Nel rapporto si prevede che saranno soprattutto le piccole imprese, con meno di 10 dipendenti, ad essere penalizzate dal difficile contesto economico, in quanto più fortemente legate ai consumi interni. Tanto che per fine anno il saldo si prospetta pari a quasi 62mila unità in meno per la classe 1-9 dipendenti, laddove sarà superiore alle -33mila unità per le aziende da 10 a 49 dipendenti e alle -35mila per le imprese di 50 dipendenti e oltre. Le piccole imprese infatti, genereranno un numero di assunzioni inferiore a quello delle aziende con 50 dipendenti e oltre (244mila contro 262mila).
Se il calo dell'occupazione dipendente sarà numericamente consistente soprattutto nel settore degli Altri servizi (44mila i posti di lavoro che il sistema informativo Excelsior prevede vengano ridotti), in termini di variazione percentuale sono le Costruzioni l'ambito dal quale ci si attende la più elevata emorragia occupazionale: più di 34mila i posti di lavoro che, tra entrate e uscite, si dovrebbero ridurre nell'arco dell'anno, con un calo dell'occupazione dipendente che in quest'ambito raggiungerà il -3,3%.
La possiblità di ammortizzare gli investimenti aggiuntivi in tre anni; un patto tra governo e Camere di commercio per portare sui mercati internazionali altre 10mila imprese nei prossimi tre anni; una disciplina speciale che impedisca il fallimento delle imprese causato dai ritardi nei pagamenti della P.a. e un rinvio dei pagamenti Iva e Irap per i primi due anni di attività delle nuove imprese sono alcune delle principali proposte che il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, ha avanzato oggi presentando i dati del Rapporto 2012. Sono proposte "concrete, rapidamente cantierabili e soprattutto - ha spiegato - a costo nullo per le casse dello Stato".

Ecofin: nessun accordo sulle banche, tutto rimandato al 15 maggio
03 Maggio 2012 - 11:41
 (ASCA) - Bruxelles, 3 mag - Si cercava un accordo sulle banche, ma alla fine l'accordo non c'e' stato. Al temine di una riunione interminabile i ministri dell'Economia e delle Finanze dell'Ue non hanno saputo trovare un compromesso soddisfacente sui nuovi requisiti di capitale per le banche previsti da ''Basilea 3'', l'insieme delle nuove regole per il sistema bancario. Tutto e' quindi rimandato al 15 maggio, quando a Bruxelles si terra' un'altra riunione dell'Ecofin.
 I punti di divergenza non sono stati superati: da una parte c'e' chi continua a volere - Francia e Germania in testa - che i parametri per gli istituti di credito siano uguali per tutti, in un'armonizzazione europea che veda, come chiesto dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, un'Autorita' bancaria europea (Eba) con piu' poteri di controllo. Dall'altra parte ci sono quei paesi quali Gran Bretagna e Svezia - sostenuti da Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Bulgaria e Slovacchia - che vorrebbero regole piu' rigide ma da lasciare alla discrezionalita' degli Stati nella loro applicazione. Altro oggetto del contendere e' il cosidetto ''buffer', il cuscinetto di capitale aggiuntivo. Le regole di Basilea 3 lo vorrebbero al 2,5%, Gran Bretagna e Svezia vorrebbero portarlo al 5%, la presidenza danese ha proposto una soglia di compromesso del 3% su cui si sono detti d'accordo tutti i paesi schierati con Francia e Germania, Italia compresa (''ulteriori scostamenti rispetto al compromesso della presidenza per noi sarebbero difficili da accettare'', ha detto il viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli). Alla fine ne e' uscita una bozza di accordo che dovra' essere ridiscussa - e firmata, secondo gli auspici della presidenza danese - tra due settimane. ''Abbiamo un accordo'', ha detto alla fine Margrethe Vestager, ministro delle Finanze danese e presidente di turno della Ue. Resta adesso ''una verifica tecnica sugli ultimi punti''.
 Il clima resta comunque teso. ''La flessibilita' non puo' fare a meno di un inquadramento e di un coordinamento europeo quando le conseguenze per degli altri stati membri sono evidenti'', ha ammonito il commissario europeo per il Mercato interno, Michel Barnier, ''Il mercato unico deve funzionare nell'interesse di tutti'', ha detto riferendosi alle posizioni britanniche. La presidenza danese ha voluto quindi porre l'accento, per stemperare gli animi, su quelli che sono gli elementi comunque positivi dell'intera vicenda. C'e' il ''sostegno da parte di una maggioranza qualificata'' al testo che dovra' essere discusso il 15 maggio, ha tenuto a precisare Vestager. Tra due settimane, dunque, i ministri dell'Ecofin saranno chiamati a prendere quello che sembra essere davvero l'ultimo treno. Non avere requisiti comuni e validi per tutti, hanno avvertito Schaeuble e Barnier, ''potrebbe indurre i mercati a esercitare pressioni, con tutti i rischi che cio' comporta per la crescita''.
bne/did/

Sul voto greco l'incognita del fronte anti-austerity
Vittorio Da Rold
 La Lloyds Banking Group di Londra ha consigliato in un report confidenziale ai suoi clienti di vendere bonos spagnoli a 10 anni e di acquistare gli omologhi austriaci e finlandesi perché il risultato delle elezioni greche rinfocolerà la crisi dei debiti sovrani. Secondo i Lloyds nessun partito avrà una chiara maggioranza la sera di domenica 6 maggio.
 Esagerazioni? Forse, ma intanto un ex comunista e un nazionalista stanno agitando i sonni dei due storici partiti greci, un tempo padroni assoluti del panorama politico, intercettando il vento dell'antipolitica provocata dalle dure misure di austerità che la Grecia deve adottare per rimanere nell'euro (il nuovo Esecutivo dovrà fare nuovi tagli da 11 miliardi per il 2013-14 entro giugno).
 I due maggiori partiti, il socialista Pasok e il conservatore Nea Dimokratia, che si sono alternati al potere dalla caduta dei colonnelli nel 1974, sono intorno al 40% dei voti, quota minima per formare una coalizione pro salvataggio sebbene la legge elettorale greca assegni un premio di 50 seggi, su un totale di 300, alla formazione vincitrice. Evangelos Venizelos, leader Pasok, ieri ha evocato il rischio di uscita dall'euro.
 I due leader anti-establishment, un economista di destra, Panos Kammenos («Abbiamo salari bulgari e prezzi di Bruxelles») e un avvocato di sinistra, Fotis Kouvelis («rinegoziare il piano di salvataggio») sono ideologicamente agli antipodi ma accomunati dal no all'austerità. Loro due insieme, Kammenos dei "Greci indipendenti" e Kouvelis della "Sinistra democratica" potrebbero incassare il 20% dei voti, rubandoli a conservatori e socialisti e rendendo ingovernabile il Paese. È la fine del bipartitismo dinastico greco.
 I socialisti, che avevano il 45% dei voti nell'ottobre 2009, oggi sono al 17,8% mentre i conservatori contano sul 22,3%: troppo poco per vincere da soli e quindi costretti a rinnovare la loro coalizione.
 Il crescente sostegno dei greci per i partiti anti-austerity è il segno di un malessere di un Paese che non si vuole più "turare il naso" ed è sempre più insofferente ad attuare i tagli alla spesa che la troika (Ue, Fmi, Bce) ha preteso in cambio dei prestiti. Nel fronte anti-austerity gli analisti includono il partito comunista Kke, la formazione di sinistra radicale Syriza e il gruppo neo-nazista Alba d'Oro. Ma tolti i due partiti principali, il Laos e la piccola formazione della Bakoyannis, Alleanza democratica, il resto è tutto contrario all'austerity e alla troika.
 Sia Kammenos che Kouvelis affermano di volere che la Grecia rimanga nell'euro - come oltre il 70% degli elettori - ma entrambi chiedono di rinegoziare l'austerity. Il leader dei "Greci indipendenti", Kammenos, 46 anni, espulso da Nea Dimokratia a febbraio per essersi opposto all'ultimo salvataggio, vede dietro le politiche di austerità un tentativo tedesco di dominare l'Europa. Fantapolitica? Può darsi, ma i greci ci credono.
 «I tedeschi stanno cercando di sottomettere il resto d'Europa e creare un quarto Reich economico», ha detto in un comizio a Distomo, un villaggio dove ci fu un massacro di civili da parte delle SS tedesche. Non solo. Kammenos, come la Bolivia, riduce d'ufficio il debito greco «effettivo» a soli 130 miliardi di euro, rispetto ai dati ufficiali di 360 miliardi di euro. Il resto, spiega, è gonfiato dai tassi da usura.
 Il radicale di sinistra Kouvelis, 64 anni, chiede invece di cancellare il recente taglio dei salari minimi del 22% per i lavoratori del settore privato, e le privatizzazioni da 50 miliardi di euro. Cioè il cuore del piano.
 Intanto il Governo di Lucas Papademos, sotto pressione, ha rinviato a dopo il voto l'impopolare salvataggio per 48 miliardi di euro delle banche elleniche. Per non parlare della sordina messa alla notizia dei compensi d'oro ai consulenti per lo swap greco per 40 milioni di euro - Lazard in pole, dopo Deutsche Bank e HSBC - mentre i greci stringono la cinghia nel quinto anno di recessione. Nelle urne greche si decide il destino dell'Eurozona.

Croazia, stangata su autostrade e traghetti
Da Zagabria il ministero conferma l’aumento dei pedaggi a fine mese e il rincaro dei biglietti Jadrolinija. Vacanze più salate per i turisti. “Sconti” per i residenti
di Andrea Marsanich
 FIUME. È in arrivo una “stangata” sul popolo dei vacanzieri che, ogni anno, affolla le mete turistiche di Istria, Dalmazia e Quarnero: sta infatti per scattare il rincaro delle autostrade e dei traghetti croati. Il ministro di Marineria, Infrastrutture e Trasporti Sinisa Hajdas Doncic ha confermato ieri che a fine mese o agli inizi di giugno il suo dicastero aumenterà il prezzo dei pedaggi autostradali, fermo da alcuni anni. Il ministro non si è sbilanciato sull’ammontare rilevando che sarà differenziato. Andrà cioé a colpire maggiormente gli “ospiti saltuari” delle autostrade, come i turisti, e sarà più contenuto per i conducenti che ricorrono abitualmente a queste arterie e ai titolari dei telepass croati. Per quanto attiene invece all’eventuale aumento del prezzo del trasporto sui traghetti della fiumana Jadrolinija di proprietà statale, Hajdas Doncic ha dichiarato che non ci sarà alcuna maggiorazione per i residenti sulle isole – tutelati dalla competente legge – e che il rincaro andrà a colpire gli abitanti della terraferma, oltre che ovviamente ai turisti.
 Intanto, sempre intervistato dal giornale fiumano Novi list, a firma di Darko Pajic, Doncic ha rivelato che i candidati più affidabili alla costruzione della ferrovia di pianura Fiume–Botovo (confine con l’Ungheria) sono l’armatrice cinese Cosco e la tedesca Deutsche Bahn. «I cinesi possono contare su enormi liquidità – ha rilevato – e dunque vogliono investire all’ estero. I tedeschi intendono tutelare il loro ruolo strategico nel comparto trasporti e inoltre cercano un valido sostituto per il porto di Amburgo. Potrebbe trattarsi di Fiume». Il ministro ha confermato che entro la fine del 2012 sarà bandito il concorso internazionale per l’approntamento della ferrovia di pianura, che farebbe di Fiume l’emporio strategico per le merci da e per i Paesi mitteleuropei. La realizzazione del progetto punterebbe sulla formula della concessione. «È un modello che riteniamo percorribile – così Hajdas Doncic – vogliamo che lo Stato spenda il meno possibile nel progetto e che aziende e istituzioni croate partecipino attivamente a preparazione, progettazione e costruzione di un’infrastruttura ferroviaria che dovrebbe costare 4 miliardi e 730 milioni di euro. Sarà realizzata per fasi e comunque ci voranno almeno sette anni». Ha smentito quindi le notizie secondo i quali per l’approntamento della ferrovia arriverebbero in Croazia circa 20 mila lavoratori cinesi: «Non siamo mica nel Far West. La ferrovia sarà costruita da maestranze croate e questa sarà una delle condizioni della gara d’appalto». Il ministro ha anche confermato che la vecchia tratta Fiume–Zagabria sarà ricostruita e ammodernata, il tutto per favorire i crescenti traffici portuali in riva al Quarnero e con il sostegno dei mezzi dell’Unione europea. «Questa linea può essere riammodernata in una ventina di mesi. È possibile anche un accorciamento di 10–15 chilometri grazie alla costruzione di un paio di viadotti.

. Loro due insieme, Kammenos dei

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