lunedì 4 giugno 2012

am_4.6.12/....noi del governo Monti viviamo con ansia: ogni giorno penso cos’altro aggiungere per la crescita; ed aggiungo crescita sostenibile e sostenuta per creare lavoro. Sostenibile è una parola concreta e quindi non drogata dal debito, se si crea crescita comperando debito pubblico o privato i nodi vengono al pettine.

L'Aquila aspetta ancora gli aiuti esteri per il dopo-terremoto
"In Italia 28 milioni vivono la crisi"
Crolla capacità risparmio famiglie, in quattro anni è calata del 28,2%
Primo ministro croato: ‘non ci sono piu’soldi’

L'Aquila aspetta ancora gli aiuti esteri per il dopo-terremoto
Di fronte agli ingenti – e per ora non quantificati – danni al patrimonio storico-artistico dell'Emilia, converrà far da soli. Ad aspettare gli sponsor stranieri si rischia, infatti, di rimanere profondamente delusi. È successo con il terremoto abruzzese del 2009. Grazie anche alla vetrina mondiale offerta allora dal G8, i grandi della Terra si prodigarono in promesse. Americani, cinesi, canadesi, spagnoli: tutti volevano restaurare un bene.
Tutti dileguati.
La lista dei 45 monumenti da adottare, preparata dall'ex ministro ai Beni culturali, Sandro Bondi, è rimasta quasi del tutto orfana di sponsor d'Oltralpe. Hanno mantenuto la promessa i russi, i kazaki, i francesi e i tedeschi. Oltre alle associazioni e ai privati di casa nostra. Ci sono, poi, i soldi messi in campo dallo Stato. Certo, ne servirebbero molti di più, perché i danni al patrimonio sono stati stimati in 3,5 miliardi.
Nulla toglie che anche questa volta si possa ritentare con il "bando" internazionale, ma c'è il serio rischio che la crisi faccia abortire anche le sole buone intenzioni.
Ci vorrà ancora un po' per capire l'entità dei danni che il terremoto ha provocato sul patrimonio storico-artistico dell'Emilia e delle regioni limitrofe, in particolare la Lombardia e il Veneto. Le continue scosse impediscono, infatti, ai tecnici delle soprintendenze di effettuare i sopralluoghi per verificare lo stato di chiese, palazzi, monumenti. Quel che è certo è che l'entità del disastro è notevole e, come si è già verificato in passato, ha colpito in modo significativo il patrimonio ecclesiastico. Sono, infatti, venuti giù chiese e campanili.
Per avere una prima stima bisognerà però attendere che il personale del ministero dei Beni culturali possa, con l'assistenza dei vigili del fuoco e della protezione civile, raggiungere i siti colpiti e verificare i vari danni, prima quelli strutturali esterni e poi quelli agli arredi e ai reperti interni. Osservazioni che saranno trasferite sulle schede che da sei anni a questa parte i tecnici utilizzano per mettere a fuoco l'entità dei danni nel caso di eventi calamitosi, come un terremoto o un'alluvione.
Le schede – nate all'indomani del sisma in Umbria e Marche del 1997 e in un primo tempo limitate alla mappatura delle chiese e dei beni mobili danneggiati e poi, nel 2006, estese alla ricognizione di palazzi e monumenti – permettono di avere una fotografia del dissesto del patrimonio provocato dal sisma, di approntare una prima stima dell'importo dei danni e di valutare da che parte cominciare. Perché ci saranno certamente strutture danneggiate ma agibili, oppure agibili solo in parte o completamente inagibili. Alla messa in sicurezza di queste ultime va concessa una corsia d'emergenza.
Il problema, a quel punto, diventerà di risorse. Sempre difficili da reperire, ma soprattutto in un momento di crisi come questo. Di soldi, infatti, ne occorreranno tanti. Pur con i dovuti distinguo, per rimettere in sesto i beni di interesse storico-artistico devastati dal terremoto del 1980 in Irpinia servirono circa 210 miliardi delle vecchie lire, ovvero 108 milioni degli attuali euro. Ben più salato il conto dei danni provocati dal terremoto del '97 in Umbria e Marche (solo in Umbria i monumenti colpiti furono 2.500 per un importo di quasi un miliardo di euro) e del 2009 in Abruzzo, dove una prima stima ha quantificato in 3,5 miliardi le risorse necessarie per ridare vita al patrimonio culturale.
Tra il chiedere e l'avere il solco è, però, enorme. In Umbria, per esempio, finora sono arrivati 600 milioni di euro. A distanza di quindici anni, dunque, i lavori non sono ancora stati completati. Come rileva il responsabile della direzione regionale dei beni culturali, Francesco Scoppola, «anche nel caso di lavori effettuati solo parzialmente, si è cercato di concludere lotti funzionali autonomi, in modo da poter utilizzare nella maggior misura possibile il patrimonio monumentale danneggiato». C'è poi il fatto che i fondi stanziati finora sono riservati al restauro di beni immobili. «I beni mobili, immediatamente ricoverati in luoghi sicuri, sono destinati – aggiunge Scoppola – ad attese ancora maggiori».
Nel caso dell'Emilia, però, c'è da registrare una novità di carattere organizzativo, che potrebbe (ma è tutto da verificare) avere ricadute anche sulla tempistica degli interventi e nel reperimento delle risorse. Se fino all'altro ieri, infatti, la gestione dell'emergenza era, anche per quanto riguardava il patrimonio culturale, in mano ai commissari, ora è stata creata una cabina di regia a livello ministeriale. In questo modo è stata data attuazione alla nuova linea governativa, che privilegia (anche per evitare costi spesso inutili) le strutture "ordinarie" delle amministrazioni. Così, a gestire il dopo-terremoto è stato chiamato il segretario generale dei Beni culturali, Antonia Pasqua Recchia, che ha creato un'unità di coordinamento nazionale, affidata al prefetto Fabio Caparezza Guttuso, presidente della commissione per la sicurezza del patrimonio culturale nazionale del ministero.
Sarà la nuova unità di coordinamento a tenere un filo aperto con le direzioni regionali per cercare di capire al più presto quanta parte del Belpaese ha bisogno di cure.
 4 giugno 2012

"In Italia 28 milioni vivono la crisi"
L'allarme di Passera: creare lavoro «Gli inoccupati sono 7 milioni»
In Italia la crisi è vissuta da 28 milioni di persone: è la stima del ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, intervenuto al Festival dell’Economia di Trento.
«Noi - ha spiegato - siamo in una realtà in Europa dove 50 milioni di persone o sono disoccupate o sono sotto-occupate ed in Italia ci sono tra inoccupati che non cercano lavoro, disoccupati, cassintegrati e sotto-occupati 7 milioni di persone, a cui si possono collegare quattro famigliari a testa, che vivono la crisi; e significa 28 milioni di persone». Per Passera «in tema di crescita la nostra agenda prevede un grande sforzo che -a partire dalla Salva Italia- pensiamo possa portare a ridurre le perdite di lavoro ed aumentare i nuovi posti di lavoro, proprio per i quasi sette milioni di italiani che non hanno un lavoro sicuro o sufficiente».
Quella del Paese è «una situazione - ha aggiunto il ministro - che noi del governo Monti viviamo con ansia: ogni giorno penso cos’altro aggiungere per la crescita; ed aggiungo crescita sostenibile e sostenuta per creare lavoro. Sostenibile è una parola concreta e quindi non drogata dal debito, se si crea crescita comperando debito pubblico o privato i nodi vengono al pettine».

Crolla capacità risparmio famiglie, in quattro anni è calata del 28,2%
Roma, 3 giu. (Adnkronos) - La crisi ha messo a dura prova la capacità di risparmiare delle famiglie; si è passati da 130,2 miliardi del 2007 (ultimo anno pre crisi) a 93,4 miliardi, con una riduzione del 28,2% (36,7 mld). E' quanto emerge dalle tabelle contenute nel rapporto Istat 2012, elaborate dall'Adnkronos. Il reddito disponibile lordo delle famiglie, nello stesso periodo, è aumentato del 2,1%, passando da 1.031,7 miliardi a 1.053,1 miliardi. La capacità di risparmio rispetto al reddito è quindi passata in quattro anni dal 12,6% all'8,9%, con una riduzione di 3,7 punti percentuali.
Nello stesso periodo la spesa per consumi finali è aumentata del triplo, rispetto all'incremento del reddito disponibile, (+6,3%), arrivando a 962,6 miliardi di euro. Le tabelle dell'Istituto di statistica mostrano che il trend negli ultimi 20 anni è stato oscillante, con il valore massimo di risparmio raggiunto nel 1991. Venti anni fa, infatti, la capacità di risparmio era pari a 134,9 miliardi (23,7% del reddito disponibile), ma dieci anni dopo, nel 2001, era già scesa a 112 miliardi (13,3% del reddito disponibile). Negli ultimi 10 anni le famiglie hanno cercato di invertire la rotta, arrivando vicino ai valori dello scorso secolo solo nel 2005, con 134,4 miliardi. Poi si è tornati a scendere, con un'impressionante accelerata negli anni della crisi.
A far lievitare la spesa delle famiglie per i consumi interni è, in primo luogo, la casa, insieme a combustibili ed energia. Lo scorso anno l'assegno staccato è stato di 220,4 miliardi di euro, con un incremento del 17,1% rispetto al 2007. Aumento sopra la media della spesa per 'istruzione', che registra un +11%, arrivando a 9,7 miliardi. Per le bevande alcoliche e tabacco, negli ultimi anni sottoposta a numerosi ritocchi delle accise, l'incremento e' stato dell'8,7% e la spesa è arrivata a 26,9 miliardi. Proseguendo con la classifica degli aumenti registrati dalle famiglie per l'acquisto dei consumi, segue la ricerca a la cultura che, con 70,1 miliardi, aumenta del +7,3%. Crescita vicina alla media per la voce trasporti, che registra un +6,9%, arrivando a 28 miliardi.
Sostanzialmente stabile negli ultimi 4 anni, invece, è rimasta la voce comunicazioni, cresciuta solo dello 0,3% (a 124,6 miliardi di euro); che conferma il terzo posto per spesa in termini assoluti, subito dopo i capitoli 'casa, combustibili, energia' e 'alimentari e bevande non alcoliche'. Unico capitolo che registra una riduzione, dal 2007 al 2011, è la sanità, che scende dell'1,5% indietreggiando a 23,1 miliardi. La spesa per gli alimenti ha registrato un incremento inferiore alla media, fermandosi a 139,1 mld (+3,1%); basso anche l'aumento che si registra per la voce mobili e arredamento, arrivata a 70 miliardi (+3,4%). Crescita inferiore per il capitolo abbigliamento e calzature, con 72,2 miliardi (+1,3%), e minima per lo svago in alberghi e pubblici esercizi, che si ferma a 99 miliardi (+0,6%).

Primo ministro croato: ‘non ci sono piu’soldi’
Il primo ministro croato, Zoran Milanovic in una drammatica intervista a ‘T Portal’ denuncia lo stato di crisi della nazione: ’Siamo in recessione, non abbiamo fondi a disposizione e dovremo lottare duramente per ottenere nuovi investimenti’.
 ‘Siamo a corto di danaro e ci tocchera’combattere per mantenere attive le linee di credito e dimostrare alla comunita’ internazionale che siamo un Paese serio – continua – il 2012 sara’ un anno duro, ma sono ancora ottimista e penso che subito dopo le cose potranno migliorare per la Croazia, e potremmo perfino registrare una crescita. Abbiamo combattuto per ottenere un mandato che ci consentisse di superare la crisi, ma superare una recessione di solito richiede il doppio del tempo per il quale e’ durata’.
 L’intervista si conclude con un appello ai croati perche’ tirino la cinghia ancora per un breve periodo in attesa che le prospettive migliorino.

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