sabato 16 giugno 2012

La democrazia non e’ il governo del popolo, bensi’ della maggioranza. La democrazia non e’ un regime, bensi’ un metodo legislativo.


La Merkel e la lezione di Pericle
di Luigi Vicinanza

 In questi giorni di calcio sfigato durante i quali le ansie per la qualificazione degli Azzurri ai quarti degli Europei superano le preoccupazioni per le sorti dell’euro, mi torna in mente un ricordo dell’infanzia. Eravamo scugnizzi, ogni angolo libero veniva adattato per giocare al calcio.


 Proprietario del pallone il più scarso del gruppo. E finiva sempre allo stesso modo: quando il risultato non gli garbava afferrava la palla e decretava chiusa la partita in base al principio elementare, ma a tutti noi comprensibile, secondo cui "la palla è mia e decido io".
 Certo non è un modo sportivo di affrontare la vita, ma con gli anni ho capito che quella pur rozza affermazione coincide con un altro postulato della nostra maturità: chi mette i soldi in qualsiasi impresa ha il diritto/dovere di assumersi le responsabilità e dunque di comandare.
 È quel che in qualche modo sta facendo Angela Merkel, burbera proprietaria del pallone d’oro dell’euro. A lei si rivolgono gli scugnizzi di Eurolandia imputandole l’arroganza di aver decretato anzitempo la fine della partita. E la partita, vertice dopo vertice, sta davvero avviandosi verso la conclusione peggiore.
 Solo che la Cancelliera tedesca, a differenza dei ragazzini appena ricordati, non è la più scarsa del gruppo. Anzi. Si è allenata con rigore, ha tenuto sempre i conti a posto nonostante il grande sforzo affrontato con la riunificazione dei territori dell’Est comunista, ha una economia competitiva.
 Sul "Corriere della sera" di ieri una tabella ci ricorda che il debito pubblico tedesco rappresenta l’82,2 per cento del Pil, ovvero la misura della ricchezza di una nazione. L’Italia è 123,5 preceduta dalla Grecia al 160,6 e seguita dall’Irlanda al 116,1. Mentre la media dell’area euro quest’anno è 91,8 per cento.
 Ecco il punto: come far digerire all’operaio della Ruhr o al pensionato bavarese i debiti accumulati dagli stili di vita non proprio virtuosi degli italiani, greci e via conteggiando. Si calcola in 120 miliardi la corruzione pubblica in Europa: la metà - 60 miliardi - solo in Italia. Spiegalo a quei testardi dei tedeschi che si devono far carico degli sprechi del nostro sistema politico, anche se Silvio bunga-bunga non occupa più Palazzo Chigi e al suo posto c’è il sobrio Mario.
 Salvare l’euro dunque: è necessario, vitale, difficilissimo. Tra Monti e Hollande si è creata "fortissima convergenza multipla". Italia e Francia agiranno insieme per convincere la Germania. Domani intanto la Grecia consuma le sue elezioni-bis: dracma o euro, in serata già si profileranno gli scenari. Se saranno drammatici non si limiteranno alla sola Atene.
 La moneta unica europea si salva o muore nella terra che ci ha insegnato l’idea stessa di Occidente (Dove tramonta il sole punta la prua della tua nave la’ è Occidente, era il monito ai marinai che colonizzarono la Magna Grecia). E ci ha regalato la parola democrazia (governo del popolo).
 È amaro pensare che tutto finisca così brutalmente facendoci ripiombare nei nazionalismi e negli egoismi del’900. Italiani, greci, spagnoli rischiano di pagare un prezzo alto ben oltre le loro pur numerose colpe.
 Forse alla Merkel potrebbe piacere un discorso di questo tipo: "Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi; per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi assicurano una giustizia uguale per tutti... Noi non ignoriamo l’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà a preferenza d’altro chiamato a servire lo Stato ma non come atto di privilegio... Ci è stato insegnato a rispettare i magistrati e ci è stato insegnato anche a rispettare le leggi... Insomma io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così".
 E’ il lascito di uno statista di 2500 anni fa, il grande Pericle. Chi ha voglia di farne tesoro nell’Europa dei banchieri e degli speculatori?

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