sabato 23 giugno 2012

pm_23.6.12/ 75 minuti in tutto, per giocare d’anticipo

Rigassificatore a Brindisi. Comitato tecnico regione concede nullaosta a Lng
Comune Brindisi: confermiamo no
Vendola: noi contrari
Vertice a 4, più in là lo scudo anti spread
Crisi: Ft, leader non trovano accordo a vertice di Roma
Udin, oltrepadania. La leghista gioca d’anticipo il vitalizio in tasca a 50 anni

Rigassificatore a Brindisi. Comitato tecnico regione concede nullaosta a Lng
BRINDISI – Ribaltando la sua precedente decisione presa il 4 aprile scorso, il Comitato tecnico regionale della Puglia ha concesso il nulla osta di fattibilità (Nof) alla società Brindisi Lng per la realizzazione del rigassificatore nell’area di Capo Bianco, a Brindisi.
Il Comitato tecnico regionale (composto tra rappresentanti di vigili del fuoco, Arpa, Inail, Regione Puglia, Provincia e Comune di Brindisi, Ispesl, Ordine Ingegneri, Autorità portuale, e ministero del Lavoro) ha espresso parere positivo al rapporto di sicurezza presentato dalla società per il progetto dell’impianto da portare a compimento nel porto esterno di Brindisi.
Dei componenti del Ctr, otto hanno votato a favore e sei contrari (nella precedente votazione che aveva respinto il parere la votazione era finita cinque a cinque con due astenuti). Il Ctr ha così riaperto un procedimento già concluso, accogliendo le eccezioni di Lng su alcune presunte irregolarità formali. Sulla realizzazione del rigassificatore resta ferma sul no la posizione di Regione, Provincia e Comune.
Il nulla osta arriva ad alcune settimane di distanza dalla chiusura della sede brindisina della Lng che, dopo undici anni di attesa per autorizzazioni e permessi mai concessi dalle autorità italiane, aveva fatto sapere di non essere più interessata all’insediamento dell’impianto.
Il cantiere per il rigassificatore è anche al centro di un processo per tangenti (conclusosi in primo grado con prescrizioni e assoluzioni) che ha portato alla confisca del cantiere a Capo Bianco.

Comune Brindisi: confermiamo no
BRINDISI – La decisione assunta dal Comitato tecnico regionale in riferimento al nulla osta di fattibilità (Nof) alla società Brindisi Lng non è stata condivisa dal Comune di Brindisi i cui rappresentati hanno espresso parere negativo al rilascio di tale autorizzazione, al pari della Provincia e della Regione Puglia. Lo riferisce una nota del Comune.
“La nostra posizione di contrarietà – afferma il sindaco, Mimmo Consales – non cambia rispetto al passato e Brindisi conferma il proprio parere negativo rispetto alla realizzazione del rigassificatore in località Capo Bianco. Insieme alla Provincia e alla Regione valuteremo ogni possibile iniziativa finalizzata a contrastare la nascita di tale impianto”.
“Va sottolineato, in ogni caso – conclude Consales – che il provvedimento di confisca della colmata di Capo Bianco rappresenta la più efficace garanzia circa la necessità di sventare l’ipotesi di costruzione di tale impianto”.

Vendola: noi contrari
BARI – “La Regione Puglia continuerà a battersi con tutte le sue forze contro il progetto del rigassificatore di Brindisi”. Lo annuncia in una nota il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, commentando l'approvazione da parte del Comitato Tecnico Regionale – con il parere negativo degli enti locali e dell’Arpa Puglia – dello studio di fattibilità per la realizzazione del rigassificatore della British Lng nell’area Capo Bianco di Brindisi.
Il parere del Comitato, organismo che fa capo ai vigili del fuoco, è propedeutico alla Conferenza di Servizi presso il ministero dello Sviluppo economico.
“L'approvazione dello studio di fattibilità è stato un atto violento – prosegue Vendola – perchè il Comitato aveva già qualche mese fa bocciato lo stesso studio di fattibilità. Oggi invece, grazie al sì del rappresentante del ministero del Lavoro e comunque con una risicatissima maggioranza, il Comitato ha letteralmente capovolto il suo giudizio. E’ un voto che noi consideriamo privo di legittimità, contestandone la procedura”.
Vendola annuncia quindi un ricorso al Tar, ribadendo “l'assoluta contrarietà della Regione Puglia ad un progetto molto poco attento al sistema delle regole e dei diritti ambientali”.

Vertice a 4, più in là lo scudo anti spread
 Monti: oltre non si poteva andare
ROMA - Per capire come è andata sul fronte dello scudo anti-spread, basta ascoltare le parole con cui Mario Monti chiude la conferenza stampa di Villa Madama. Angela Merkel ha appena finito di predicare il rispetto dei trattati e delle regole, facendo capire che non si sarà l’intervento sui titoli di debito da parte del fondo salva-Stati senza un parallelo «commissariamento» degli Stati che ne faranno ricorso.
 E Monti, rivolto a François Hollande e alla Merkel, mentre i due si guardavano sorpresi, colpisce pungente: «Se può sembrarvi esagerata l'insistenza sulle regole della costruzione europea, vi invito a considerare che quasi 10 anni fa ormai, nel 2003, la Germania e la Francia, con l'autorizzazione e la complicità della presidenza italiana, deragliarono dalle regole dell'euro. Abbiamo impiegato quasi 10 anni a ricostituire la credibilità che non venne infranta dai greci o dai portoghesi, ma dai principali Paesi dell'euro. Ecco quindi il valore delle regole...». Della serie: da che pulpito. «Merkel non può continuare a nascondersi dietro il rispetto delle regole per negare la solidarietà ai Paesi virtuosi», spiegano nell’entourage di Monti, «i tedeschi quando hanno voluto hanno violato le regole...».
 Insomma, nel breve quadrilaterale (75 minuti in tutto) - presenti anche il ministro dell’Europa Enzo Moavero e il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli - si è parlato dello scudo anti-spread. Ma Monti e il premier spagnolo Mariano Rajoy, pur incassando il «sì» di Hollande, sono andati a sbattere contro il «nein» di frau Angela che si è mostrata «decisamente contraria» soprattutto all’automatismo dell’intervento del fondo salva-Stati. «Come faccio a spiegare all’opinione pubblica tedesca che con i nostri soldi vengono comprati titoli di debito di altri Paesi? Per di più senza poter svolgere alcun controllo? Le nostre leggi non ce lo permettono».
 Il professore dunque non si aspetta novità importanti dal Consiglio europeo di giovedì prossimo: «E’ un lavoro tecnico lungo, ci vuole tempo per fare affermare il principio che vanno salvaguardati i Paesi virtuosi vittime della speculazione finanziaria», dicono a palazzo Chigi. «Il fatto che gli inglesi nella persona del ministro del Tesoro Osborne abbiano fatto uscire la nostra proposta, presentandola nel modo peggiore, ci ha danneggiati. Ora è meglio il silenzio, il no comment...». Anche perché qualche novità positiva sul fronte dell’unione bancaria e finanziaria e delle garanzie per i depositi «dovrebbe arrivare dal rapporto di Draghi, Barroso, Juncker e Van Rompuy».
 Monti però non archivia il vertice a quattro come un fallimento. Tutt’altro. Prima di tutto «per il nuovo ruolo e l’accresciuta credibilità dell’Italia, che ha permesso di convocare a Roma il summit». Poi per «la buona empatia» maturata tra i quattro leader. E soprattutto per «il nuovo atteggiamento sulla crescita» mostrato dalla Merkel. «Ascoltarla mi ha sorpreso», ha confidato il premier, «ha usato perfino le mie stesse parole quando ha sostenuto che la crescita e finanze solide sono i due lati della stessa medaglia e che senza sviluppo non è sufficiente e sostenibile il rigore di bilancio». «In più c’è stata un’adesione al principio di irreversibilità dell’euro senza se e senza ma», dice chi ha assistito al vertice.
 Poi «c’è la sostanza». «Non è da poco», afferma una fonte autorevole, «che al Consiglio europeo otterremo la golden rule che permetterà di scorporare gli investimenti pubblici per la ricerca e l’innovazione dal deficit. Come era inimmaginabile, fino a tre mesi fa, pensare che venissero approvati anche dalla Merkel i project bond e l’aumento di capitale della Banca europea per gli investimenti. Un ottimo traguardo è anche il riorientamento del bilancio comunitario verso la crescita, con i fondi strutturali destinati allo sviluppo e non più alle sovvenzioni per l’agricoltura...». Positiva, secondo Monti che ha dovuto mediare tra Hollande e Merkel, anche l’indicazione di una «road map» verso l’unione politico-economia che porterà «alla nascita degli eurobond nel medio-lungo periodo».
 Il premier ha in qualche modo subìto, invece, l’accelerazione verso la Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie. Monti aveva sempre sostenuto che sarebbe stato meglio vararla insieme a Londra, «altrimenti i capitali si sposteranno nella City». Ma adesso si dice pronto ad accettare anche «la cooperazione rafforzata, a condizione che abbia una congrua dimensione ampia almeno quanto l’Eurozona». Un’adesione, va detto, senza entusiasmo. «Bisognerà vedere i tempi e quali saranno i Paesi che effettivamente aderiranno...», dicono a palazzo Chigi.
 Il clima dell’incontro comunque «è stato ottimo». E Monti, salutando la Merkel che ha fatto anticipare il summit di due ore per andare a vedere la partita Germania-Grecia, le ha detto: «Spero che tu abbia il risultato che voi, Qualunque esso sia...».

Crisi: Ft, leader non trovano accordo a vertice di Roma
ultimo aggiornamento: 23 giugno, ore 09:58
Londra, 23 giu. (Adnkronos) - "I leader in disaccordo sull'intervento al vertice di Roma". Titola cosi', a tutta pagina, il Financial Times l'articolo di apertura sulla riunione "quadrilaterale" che si e' svolta a Villa Madama. "I leader delle quattro piu' grandi economie dell'eurozona si sono impegnati a rilanciare la crescita ed a difendere la moneta unica - scrive il quotidiano finanziario di Londra - ma la Germania continua ad opporsi a proposte di unificare il debito e di usare il fondo di salvataggio per stabilizzare i mercati finanziari".

Udin, oltrepadania. La leghista gioca d’anticipo il vitalizio in tasca a 50 anni
UDINE. Nel 1996, a 34 anni, da pasionaria leghista sposò le tesi secessioniste di Umberto Bossi. Ora a 50 anni, con nel curriculum pure un’immersione nel movimento autonomista di Sergio Cecotti, era il 2003, già stacca l’assegno vitalizio del Consiglio regionale. Esperienza non lunghissima in politica per Viviana Londero, ma sufficiente per portare a casa, dal prossimo 1 agosto, poco meno di 3mila euro lordi al mese. L’ufficio di presidenza di piazza Oberdan prende atto della domanda a firma Londero e delibera l’erogazione: precisamente 2.962,42 euro lordi mensili, corrispondenti al 25,3% dell’indennità parlamentare al primo gennaio 2011 (pari a 11.703,64 euro).
Tutto regolare, naturalmente. Privilegi della Casta scritti nero su bianco in legge. Ma anche un’altra dimostrazione di come gli ex esponenti del Carroccio non disdegnano il vitalizio anticipato. I numeri, infatti, parlano chiaro anche a livello nazionale. Della prima lista dei 26 contestatori delle nuove norme previdenziali per i parlamentari applicate solo a pochi ex, ben 15 avevano militato in passato nella Lega Nord, il partito che si affacciò alla ribalta della prima Repubblica in agonia tuonando «Roma ladrona».
Il passato politico della consigliera regionale già sindaco di Osoppo? Secondo le cronache dell’epoca, firmando un documento pro secessione in stile Bossi, a fine 1996 fu all’origine della sfiducia al presidente Sergio Cecotti. Pds e Ppi, partiti post-Tangentopoli, dopo aver visto Cecotti presente alla proclamazione a Venezia della Padania libera, non ci passarono sopra. Londero, per portare a casa la pensione da ex inquilina di Palazzo, sfrutta il dettato di una legge regionale di quella legislatura, la 38 del 13 settembre 1995. All’articolo 3 sono disposte, sull’indennità di presenza, le trattenute obbligatorie nella misura del 17% a titolo di contributo per la corresponsione dell’assegno vitalizio. All’articolo 4 dell’Ordinamento della cassa di previdenza per gli eletti in Regione si legge inoltre che per ogni anno di mandato consiliare o di contribuzione oltre il quinto anno (Londero ha alle spalle due legislature, dal 1993 al 1998 e dal 1998 al 2003), l’età richiesta per il conseguimento del diritto è diminuita di un anno, con il limite all’età di 55. All’articolo 7, infine, ecco che, su richiesta dell’interessato, è possibile l’anticipazione dell’assegno per altri 5 anni, con una riduzione dell’importo del 5% per ogni anno. Considerato che Londero, classe 1962, compirà 50 anni il prossimo 25 luglio, ci sono tutti i requisiti per il vitalizio. La decorrenza? La fissa l’articolo 13 della 38: si parte dal primo agosto. Quanto al compenso, secondo l’articolo 17 della legge 18 del 29 dicembre scorso, la più recente normativa che trasforma il sistema retributivo in contributivo (ma solo dalla prossima legislatura), il calcolo viene fatto sulla base dell’ammontare mensile lordo dell’indennità parlamentare riferita a gennaio 2011, attualmente pari a 11.703 euro e spiccioli.
A Londero, che somma dieci anni di contribuzione, spetterebbe il 33,75% di quella cifra ma, visto l’anticipo della pensione regionale da 55 a 50 anni, le si deve sottrarre il 5% per ciascuno dei cinque anni. Riassunto: dal prossimo agosto la Regione verserà ogni mese all’ex leghista 2.962,48 euro lordi.

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