giovedì 26 luglio 2012

(1) XXVI.VII.MMXII/ Riccardo Sorrentino: I tedeschi non si illudano. La crisi – purtroppo per tutti – coinvolgerà anche loro. Un'economia che vende prodotti ad alto valore aggiunto a tutto il mondo non può pensare di passare indenne attraverso un rallentamento globale che ha una (con)causa ben precisa: la crisi di Eurolandia.

Tagli ai costi della politica: ridotti i rimborsi ai partiti               Italia, economia in rallentamento sta deteriorando trend pagamenti
Moody's taglia il rating di 17 banche tedesche.
Le deflazione contagiosa
Trst, oltrepadania. Anziani, Trieste da primato europeo
Milan, padania. Sanità, Formigoni indagato
Parma, padania. Spaccatura al Consorzio del Parmigiano Reggiano: Parma diserta l'assemblea sugli aiuti

Tagli ai costi della politica: ridotti i rimborsi ai partiti                                
La botta è indubbiamente forte, ma i partiti per il 2012 riceveranno comunque quasi cinquanta milioni: 49.682.545,75 euro per l'esattezza. Soldi che vengono corrisposti dalla Camera non solo per le proprie elezioni ma anche per il rinnovo del Parlamento europeo
ROMA. La prima scure della legge sui  partiti si abbatte sulle finanze delle forze politiche:  l'ufficio di presidenza di Montecitorio oggi ha infatti  approvato il taglio del 50% dei rimborsi elettorali,  riformulando i piani di ripartizione precedentemente  approvati. per le politiche 2008, nel 2012 ai partiti andranno  dunque 22.867.926,40 euro a fronte dei circa 45.735.000  euro previsti prima del varo della legge.     
La botta è indubbiamente forte, ma i partiti per il 2012  riceveranno comunque quasi cinquanta milioni: 49.682.545,75 euro  per l'esattezza. Soldi che vengono corrisposti dalla Camera non  solo per le proprie elezioni ma anche per il rinnovo del  Parlamento europeo (per questa consultazione ai partiti andranno  22.656.968,85 euro), dell'Assemblea regionale siciliana  (2.057.810,40) e dei Consigli regionali del Friuli-Venezia  Giulia (491.805,45), della Valle D'Aosta (46.155,15),  dell'Abruzzo (455.085,55) e della Sardegna (662.931), oltre che  delle Province autonome di Trento e Bolzano (357.862,95).    
All'ufficio di presidenza di Montecitorio si è quindi preso  atto che il Movimento Italiani nel Mondo del senatore Sergio de  Gregorio rinuncia alla quota dei rimborsi elettorali che gli  sarebbero spettati per la partecipazione alle elezioni regionali  in Campania. La rinuncia è stata fatta pervenire all'Ufficio di  presidenza di Montecitorio dallo stesso De Gregorio in seguito  all'aver posto in liquidazione il movimento. A De Gregorio,  secondo una precedente ripartizione, sarebbe toccato il 9% dei  rimborsi attribuiti alla lista 'Mpa-Nuovo Psi-Pri-Italiani nel  mondò per le regionali in Campania, pari complessivamente per  il 2012 a 135.196,49 euro. Niente rimborsi elettorali, poi, per  le elezioni regionali in Molise: sono stati infatti  «congelati» visto che quelle consultazioni sono state  annullate.     
A fare la parte del leone per i rimborsi sono ovviamente i  grandi partiti, il Pdl e il Pd in primo luogo. Solo per la  Camera e l'Europarlamento percepiscono nel 2012 rispettivamente  poco più di 18 milioni e 14,6 milioni di euro. E cospicui sono  i fondi anche per partiti che non sono rappresentati alla Camera  in questa legislatura: è il caso di Sinistra arcobaleno (725.004,24), La Destra (563.901.65) e Psi (226.523,22). 

Italia, economia in rallentamento sta deteriorando trend pagamenti
Il rallentamento economico dell’Italia prosegue su tutti gli indicatori congiunturali facendo prevedere per il 2012 un decremento del Pil pari al -1,8%. Al trend negativo dell’economia italiana si unisce anche l'evoluzione dei tempi di pagamento e dei debiti non onorati per le imprese che operano nel settore privato, attesi in ulteriore deterioramento. Nonostante sia obbligatoria dal marzo 2013 l’implementazione della Direttiva Comunitaria che fissa a 60 giorni il termine di pagamento delle transazioni commerciali, in Italia si è ancora ben lontani dal raggiungere l’obiettivo del processo di convergenza europeo.
"Il contesto economico nazionale accentua il divario sui tempi di pagamento con i paesi europei più virtuosi", afferma Michele Pignotti, Capo della Regione Paesi Mediterranei, Africa & Middle East di Euler Hermes e Country Manager di Euler Hermes Italia, "con le imprese italiane destinate a riscuotere i propri crediti nel 2012 non prima di 107 giorni in media. Un dato che, se confrontato con quello di Germania (23gg), Polonia (43gg) e Francia (53gg), evidenzia la forte divaricazione con le abitudini di pagamento e che impone per le imprese nazionali un grande sforzo per uniformarsi agli standard europei richiesti”.
L'analisi sui sette Paesi europei presenta anche un indice di tensione della posizione finanziaria delle imprese (stress index) calcolato dalla differenza tra i giorni necessari per incassare un credito dal cliente finale e le dilazioni di pagamento concesse dai creditori/fornitori. "L’allungamento dei tempi di pagamento aggrava anche la posizione finanziaria delle imprese italiane", prosegue Pignotti.
I 24 gg di gap tra l’incasso della fattura e il pagamento dei creditori, obbligherà l’impresa a cercare altre fonti di finanziamento che inevitabilmente finiranno per indebolire la struttura finanziaria e patrimoniale delle PMI italiane”. Sul fronte dei mancati pagamenti, il Report di Euler Hermes Italia, che analizza trimestralmente le informazioni provenienti da oltre 450 mila aziende italiane, mostra che i dati del 1° semestre 2012 rispetto allo stesso periodo del 2011, hanno fatto registrare sul mercato interno la crescita sia della frequenza (+ 32%), indicatore del numero dei mancati pagamenti, che della severità (+ 4%), analisi degli importi medi. Il mercato Export, resta il principale sbocco per le imprese italiane ma avverte segnali di deterioramento sul fronte della numerosità degli impegni non onorati: frequenza (+ 10%).
"I mancati pagamenti in Italia", spiega Pignotti, proseguono il trend di crescita anche nel 1° semestre 2012 nonostante l’incremento sia in lieve rallentamento rispetto ai dati del 1° trimestre. Questa lieve attenuazione del fenomeno è legata agli effetti che la crisi ha già prodotto tra le imprese, quindi, le imprese che hanno superato la forte selezione imposta dal mercato, sono riuscite a ridurne l’impatto.
Analizzando i settori, le variazioni negative più rilevanti riguardano le costruzioni, in crisi congiunturale da alcuni anni e l’agroalimentare, comparto in sofferenza che sconta il calo dei consumi che sta investendo i beni primari. Il comparto moda presenta invece indicatori in miglioramento, segno che qualche schiarita si comincia ad intravedere a monte della filiera. Sul piano territoriale, ad esclusione del Friuli Venezia Giulia, tutte le regioni segnano valori in crescita sul fronte della frequenza. In Emilia Romagna e Lombardia gli incrementi maggiori a doppia cifra su entrambi gli indicatori.
"In uno scenario domestico nel quale persisteranno per i prossimi mesi condizioni economiche negative", conclude Pignotti, "urge un pacchetto di misure per sostenere lo sviluppo dell’economia nazionale in quanto i segnali di rallentamento provenienti dalle principali economie di sbocco, potrebbero portare gli indicatori dei mancati pagamenti a peggiorare ulteriormente generando un incremento delle insolvenze aziendali”.

Moody's taglia il rating di 17 banche tedesche.
Giudizio negativo anche sul debito olandese
L'agenzia di rating Moody's ha tagliato, da "stabile" a "negativa", la prospettiva di diciassette banche tedesche, due giorni dopo aver abbassato quella dello stato tedesco sullo sfondo delle incertezze sull'eurozona. Gli istituti di credito presi di mira sono quelli la cui valutazione finanziaria dipende dal sostegno dello stato federale tedesco e/o dai Laender e dei comuni", ha annunciato in un comunicato l'agenzia.
Tra questi figurano KB Deutsche Industriebank et Deutsche Postbank. Lunedì, Moody's aveva in particolare retrocesso da "stabile a negativa" la prospettiva della Germania, a causa del "fardello" che i nuovi aiuti pagati ai Paesi della zona euro faranno gravare sull'economia del Paese. Nel prendere questa decisione, l'Agenzia aveva suggerito di non escludere di privare la prima economia europea del punteggio "Aaa", il migliore possibile.
Prospettive negative per i debito olandesi
L'agenzia di rating Moody's ha ridotto da «stabili» a «negative» le
prospettive sui debiti garantiti dall'Olanda, dopo aver peggiorato l'outlook dello Stato due giorni fa. Il cambiamento nelle prospettive riguarda tutte le banche i cui strumenti di debito beneficiano di un'incondizionata e
irrevocabile garanzia da parte del Regno dei Paesi Bassi. L'agenzia di rating precisa nella nota che tutte le altre istituzioni finanziarie olandesi non sono toccate dalla decisione.
 26 luglio 2012

Le deflazione contagiosa
di Riccardo Sorrentino
I tedeschi non si illudano. La crisi – purtroppo per tutti – coinvolgerà anche loro. Un'economia che vende prodotti ad alto valore aggiunto a tutto il mondo non può pensare di passare indenne attraverso un rallentamento globale che ha una (con)causa ben precisa: la crisi di Eurolandia.
 L'indice Ifo è solo l'ultimo campanello di allarme. Secondo questo dato - spiega Alexander Koch di Unicredit - il Pil tedesco della primavera potrebbe segnare un -0,1 per cento. Qualche settimana fa l'indice Pmi - in questa fase forse meno preciso - puntava a un -0,5 per cento. E, a completare il quadro, il sondaggio Bce sui prestiti ha segnalato un'ulteriore flessione della domanda di finanziamenti da parte delle imprese tedesche, che evidentemente riducono gli investimenti, in previsione di tempi difficili. Del resto, l'export del Paese è diretto per il 60% nell'Unione europea, e per un restante 12% negli Stati Uniti e in Cina. Non sarà la Svizzera, con la sua quota del 4,4% a salvare l'economia tedesca.
 Non è solo Eurolandia a rallentare. Il dato britannico - troppo brutto per essere solo distorto da fattori occasionali - ha dato un'idea precisa di quanto sia seria la situazione anche in altri grandi Paesi. Il rischio - un rischio, non una previsione - non è semplicemente quello di una frenata o di una recessione, ma addirittura - spiega Patrick Legland di Société Générale (Sg) - quello di una deflazione globale, come segnalano e allo stesso tempo minacciano i cali delle materie prime, a loro volta condizionate dall'andamento della Uem e degli Stati Uniti.
 È giusto però sforzarsi di comprendere anche quello che non possiamo accettare; e così, superato il fastidio per una certa "supponenza" della Germania, val la pena capire cosa stia accadendo lì. I tedeschi, in un certo senso "hanno paura". Anche noi l'avremmo, al loro posto, se non fossimo ormai "oltre". Il mondo teme la deflazione, ma la Germania - che pure va verso una marcata disinflazione - si preoccupa per una presunta bolla immobiliare.
L'allarme è stato lanciato dalla stessa Bundesbank; ma dopo la flessione del 23% nei prezzi reali delle case tra '95 e 2009 - i calcoli sono di Klaus Baader, anch'egli alla Sg - un lungo aumento, dagli attuali livelli «ridicolmente bassi», è inevitabile, per quanto doloroso.
 I tedeschi (alcuni tedeschi...) hanno poi paura di perdere i loro privilegi. Anche la Germania deve infatti fare le sue riforme. Come la Spagna, come l'Italia. Non bastano quelle sul mercato del lavoro: occorre toccare - lo hanno ricordato il Fondo monetario e l'Ocse - le Landesbanken, così legate al potere politico, e in generale il sistema finanziario. Molto si può fare inoltre nei settori non esposti alla concorrenza internazionale, aumentando la concorrenza nei servizi "non esportabili" e nelle professioni: troppe ancora sono le incrostazioni. Scuole e istruzione in genere vanno migliorate, come la struttura della tassazione e il sistema delle pensioni.
 La Germania ha nascosto tutto questo sotto un invidiabile tappeto di aziende globalmente competitive; ma ha reso così la sua economia molto dipendente dall'estero, da Eurolandia in particolare. Nel primo trimestre, l'export verso la Uem è crollato dell'11,6% annuo, quello verso altre aree è rallentato, spiega Oliver Rakau di Deutsche Bank, «e le esportazioni nette forse non daranno alcun contributo alla crescita economica tedesca per il resto dell'anno». Non sarà facile, come non è stato facile altrove, ma anche la Germania, ora, potrebbe forse essere costretta a cambiare atteggiamento.
 26 luglio 2012

Trst, oltrepadania. Anziani, Trieste da primato europeo
Una proiezione al 2025 vede gli over 65 superare il 30 per cento della popolazione della nostra città
anziani
di Riccardo Coretti
Una ricerca internazionale prevede a Trieste un alto numero di pensionati che ci pone (e continuerà a porci) al primo posto in Europa tra le città nella speciale classifica e una proiezione, al 2025, che ci vede superare la soglia del 30% di residenti al di sopra dei 65 anni d'età. Per garantire la crescita nonostante questi fattori, i politici dicono di puntare su ricerca, turismo e sulle attrattive per i giovani, garantendo al contempo la qualità della vita per gli anziani.
Uno studio del McKinsey global institute realizzato per predire lo sviluppo delle grandi città del mondo, segnala come aspetto negativo – per quanto riguarda l'Italia – proprio la situazione della nostra città (in buona compagnia con Genova, Livorno, Ravenna). Trieste ha il 27% di popolazione anziana pari a 57.482 persone su 208.136 abitanti contro il 25% di Genova e Livorno e il 23 di Ravenna. Niente pessimismo, però: un paio di pagine dello stesso studio tentano di spiegare che le soluzioni per la crescita economica esistono e devono essere colte sfruttando le caratteristiche positive di ogni centro urbano, o minimizzandone le carenze. Per fare ciò si chiamano in causa i politici che, a quanto pare, hanno già compreso quale sia la direzione verso la quale è necessario remare perchè Trieste resti una città viva.
«Una città con alto tasso di anziani ha il problema del cosiddetta forza attiva, ma anche il valore della qualità della vita. Per affrontare la situazione sono necessari servizi proprio per migliorare la qualità della vita degli anziani, ricercando formule perché la vecchiaia sia il più attiva possibile. Ma tutto ciò non basta se non si ha la capacità di attirare giovani e per fare questo – commenta il sindaco, Roberto Cosolini – bisogna puntare sulla vocazione di Trieste per la ricerca scientifica e sul fattore economico che meglio possiamo promuovere senza aspettare grossi investimenti: il turismo».
«Ad ogni modo sono convinto – conclude il sindaco - che per attirare giovani sono necessari servizi a loro dedicati. Anche aprire un asilo nido all'anno sarebbe significativo. Bisogna dimostrare di essere una città attiva».
Roberta Tarlao, assessore provinciale alle politiche sociali, si sta occupando, anche attraverso la collaborazione con istituti di ricerca, dei problemi legati all'età media inesorabilmente in aumento nell'intero territorio di riferimento per Trieste. «Il sistema sociale è attualmente inadeguato rispetto alle proiezioni. I tagli dei servizi, dovuti alla mancanza di fondi, sono preoccupanti e per questo motivo credo sarà necessario il coinvolgimento dei privati. Bisogna investire in attività per anziani – dice l'assessore Tarlao - per migliorare la vecchiaia. Una figura interessante potrebbe essere quella dell'anziano visto come tutor, per sopperire alla mancanza di figure istituzionali alle quali i giovani possano fare riferimento».
Lo studio del McKinsey global institute analizza le prospettive di crescita dei centri urbani di tutto il mondo nei prossimi dieci anni, arrivando a previsioni fino al 2025 quando il baricentro dello sviluppo si sarà definitivamente spostato a Est, concentrandosi in Asia sui Paesi emergenti e in particolare in Cina. Ma le due pagine dedicate alle risorse di crescita delle città del mondo già “sviluppato” sono particolarmente interessanti perchè suggeriscono nuovi modelli citando proprio Trieste e Napoli (la prima con il già menzionato tasso di over 65 oltre il 30%, la seconda sotto il 20%). Disoccupazione, invecchiamento e competitività su scala globale saranno fattori di rallentamento per la crescita. Nel caso di Trieste e Napoli – sottolinea lo studio – nel 2025 ci si troverà di fronte a richieste molto diverse per quanto riguarda i servizi pubblici. Sempre secondo McKinsey, infine, le prospettive delle varie città dipendono non solo dalla loro attuale situazione e dal loro contesto economico, ma anche da come i politici rispondono a tale contesto.

Milan, padania. Sanità, Formigoni indagato
Milano - Il governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha ricevuto un avviso di garanzia da parte della procura di Milano nell’ambito di un’inchiesta sulla sanità regionale. Lo ha detto oggi in una nota il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, aggiungendo che Formigoni ha ricevuto anche un invito a comparire davanti ai pm milanesi nei prossimi giorni. Al momento non è stato possibile contattare l’interessato per un commento.
 Nella nota si legge che i reati di cui è accusato Formigoni - finanzialmento illecito e corruzione - «sono stati commessi in concorso con Pierangelo Daccò, Umberto Maugeri, Costantino Passerino e Antonio Simone, per fatti commessi a Milano e all’estero dal 2001 al mese di novembre 2011».
Formigoni risulta indagato dal 14 giugno. Il mese scorso, i media hanno diffuso la notizia che Formigoni sarebbe stato indagato dai magistrati milanesi con l’accusa tra l’altro di aver ricevuto dalla Fondazione Maugeri, che gestisce alcune cliniche lombarde, 500.000 euro per la sua campagna elettorale del 2010. Il governatore ha sempre detto di non aver mai ricevuto nessun avviso di garanzia.

Parma, padania. Spaccatura al Consorzio del Parmigiano Reggiano: Parma diserta l'assemblea sugli aiuti
Cristian Calestani
Un’assenza che pesa molto più di una presenza. Il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha deliberato un contributo straordinario a favore dei caseifici terremotati, ma nell’assemblea convocata ieri mattina a Gonzaga l’ha fatto, sostanzialmente, senza il voto di quasi tutti i produttori di Parma che hanno disertato in massa l’appuntamento nel Mantovano non condividendo, come altri caseifici di altre province, la linea imposta dal presidente Giuseppe Alai.
 Da una parte, dunque, il Consorzio che annuncia di «staccare un assegno di 9 milioni di euro» a favore delle 39 strutture di Modena, Reggio e Mantova colpite dal terremoto, dall’altra i produttori parmensi che dicono di aver «volutamente disertato l’assemblea indetta dal Consiglio di amministrazione del Consorzio per evitare polemiche e strumentalizzazioni su un tema tanto grave e serio quanto quello dei caseifici terremotati».
 L’assenza di Parma trova le sue motivazioni nel mancato ascolto da parte del Consorzio e nella non condivisione della linea approvata ieri mattina. «Lo scorso 19 luglio - ha spiegato Monica Venturini di Confagricoltura Parma - avevamo portato all’attenzione del consiglio una proposta articolata e approvata all’unanimità dall’assemblea della sezione di Parma. Quella proposta, che costituiva realmente un sostegno per i caseifici colpiti dal sisma, non è neppure stata presa in considerazione. Lo sviluppo di una Dop non va perseguito, a nostro avviso, con imposizioni o “a colpi di maggioranza” come sta accadendo, bensì coinvolgendo i produttori in un percorso di crescita e condivisione degli obiettivi».
 Allo stato attuale, dunque, «l'intervento di solidarietà - ha comunicato ufficialmente il Consorzio - si traduce in un contributo straordinario, a carico dei caseifici, pari a 2 euro per forma: circa 6,4 milioni di euro cui il Consorzio aggiunge un euro per forma (altri 3 milioni di euro) attingendo alle risorse derivanti dai contributi aggiuntivi versati dai caseifici in cui si sono verificati eccessi di produzione rispetto alle indicazioni contenute nei piani produttivi.
 Nella prossima assemblea si rifaranno i conti, e nel caso in cui le quotazioni all’origine superassero i 9 euro per le forme prodotte negli ultimi 4 mesi del 2011, su queste (circa un milione) scatterebbe un ulteriore contributo di solidarietà per altri 3 milioni, che si potrebbe rinnovare anche sulle forme del primo quadrimestre 2012».
 Alai ha parlato di questo risultato come di «un’ulteriore dimostrazione della coesione del sistema del parmigiano reggiano». Una considerazione che stride guardando all’atteggiamento di Parma che invece proponeva per i caseifici terremotati «l’esenzione del contributo consortile calcolato sulle forme danneggiate per un numero di anni da deliberare in assemblea e l’esenzione dalla contribuzione differenziata prevista dai piani produttivi relativa all’anno 2011» unitamente a «un versamento di un contributo volontario a favore dei caseifici danneggiati: la proposta era 2 euro a forma/produzione anno 2011 dando opportuna visibilità ai caseifici donatori con versamento su conto dedicato con costituzione di apposita commissione per vigilare sull’erogazione dei contributi».


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