giovedì 26 luglio 2012

(3) XXVI.VII.MMXII/ Svizzera, Olivier Pauchard: Il verdetto dei ricercatori svizzeri è senza appello: Bisogna considerare le agenzie di rating come il motore principale della crisi del debito europeo.---Beda Romano: Come al solito ad Atene l'accordo arriva all'ultimo momento quanto ormai sembrava tutto perduto. Il ministero delle Finanze greco e la Troika (Ue, Bce e Fmi) hanno concordato ieri sera le nuove economie sul budget ellenico del 2013 e del 2014 per 11,6 miliardi di euro che da mesi venivano rimandate per la loro impoolarità.

L'UNIONE SARDA - Economia: L'export sardo riprende quota
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Ancora in calo l’attività economica in Sardegna
Draghi: Bce pronta a tutto per salvare euro
Grecia, concordati nuovi tagli con la Troika.
Svizzera. Note stonate per le agenzie di rating
Bologna, padania. Falso ideologico, procura Bologna chiede giudizio per Errani

L'UNIONE SARDA - Economia: L'export sardo riprende quota
26.07.2012
Ci sono segnali di ottimismo per il commercio con l'estero delle imprese sarde. Nonostante il totale dell'export (5,2 miliardi) sia risultato stagnante nel 2011 (-0,6%), alcuni settori hanno guadagnato punti. Come rileva un'indagine del Centro studi L'Unione Sarda diretto da Franco Manca, l'agricoltura, la silvicoltura e la pesca, malgrado una rilevanza limitata (4,6 milioni di euro), hanno quasi raddoppiato il valore in un anno. Per non parlare degli alimentari e delle bevande (2,4% il peso sull'export con 123,5 milioni di fatturato all'estero): la crescita nei mercati internazionali è stata del 3,4%.
GLI OPERATORI Che il trend sia positivo lo si capisce anche da un altro dato: le aziende isolane che esportano sono 1.296, in aumento del 15% rispetto al 2010, quando raggiungevano quota 1.124. Ogni operatore ha esportato in media, nel 2011, merci per un valore di 4 milioni di euro, un importo che supera di molto quello medio italiano che si attesta a 1,6 milioni.
IL PETROLIO In ogni caso, a determinare l'ammontare delle esportazioni e delle importazioni, è sempre il petrolio che, nella forma grezza o lavorata, incide in misura più che rilevante sugli scambi internazionali. Sul lato delle esportazioni, da solo rappresenta l'83% del totale scambiato tra l'Isola e il resto del mondo, e se si aggiungono i prodotti chimici si arriva al 90%. Sul fronte delle importazioni questi due prodotti si aggiudicano il 91,4% del totale acquistato. Restando sull'import, il totale delle merci che arrivano nell'Isola genera ricavi per 10 miliardi di euro. Il saldo con l'export (5 miliardi) resta dunque negativo.
LE AREE La metà delle esportazioni (il 48,8%) è diretta verso i Paesi dell'Unione europea e fa riferimento, come detto, quasi esclusivamente ai prodotti petroliferi raffinati e a quelli chimici (in totale il 92%). La Spagna è il maggiore acquirente di prodotti sardi, aggiudicandosi il 61% delle esportazioni, seguono la Francia con l'11% e la Grecia con il 7%.
EXTRA-UE Anche nei Paesi europei non appartenenti alla Ue - che rappresentano il 16% del mercato di sbocco delle merci isolane - i derivati del petrolio e i prodotti chimici la fanno da padrone, raggiungendo il 95% dell'intero valore esportato. Stessa sorte per le altre destinazioni. Anche se la lente si sposta sulle importazioni, la situazione non cambia di molto: gli acquisti esteri sono caratterizzati per più del 90% da prodotti estratti da cave e miniere, coke e derivati del petrolio e prodotti chimici. I maggiori fornitori della Sardegna sono, in ordine di importanza, il Medio Oriente e l'Africa. Lanfranco Olivieri

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Ancora in calo l’attività economica in Sardegna
26.07.2012
CAGLIARI Aumentano nel primo trimestre 2012 le esportazioni delle imprese sarde, +4,6% su base annua, in aumento (+2,8%) anche le importazioni. Sono alcuni dei dati del Superindice Unicredit. Confermato il crollo delle immatricolazioni auto mentre la disoccupazione (16,2%) cresce del 2,7%. L’Indicatore di attività economica della Sardegna evidenzia un’inversione di tendenza, pur mantenendosi su variazioni decisamente negative, e si attesta a -0,9% a marzo 2012 rispetto allo stesso mese del 2011.

Draghi: Bce pronta a tutto per salvare euro
'L'area euro è più forte di quanto non le venga riconosciuto'
26 luglio, 12:25
LONDRA  - "L'euro è irreversibile e la BCE è pronta a fare tutto il necessario per salvare la moneta unica". Lo ha detto il governatore Mario Draghi oggi a Londra per la Global Investment Conference. "Negli ultimi sei mesi l'area euro ha mostrato progressi straordinari", ha detto Draghi che ha aggiunto: "L'area euro è più forte di quanto non le venga riconosciuto".

Grecia, concordati nuovi tagli con la Troika.
Ma per Citigroup entro il 2013 dovrà dare l'addio all'euro
di Vitorio Da Rold con un articolo di Beda Romano
Come al solito ad Atene l'accordo arriva all'ultimo momento quanto ormai sembrava tutto perduto. Il ministero delle Finanze greco e la Troika (Ue, Bce e Fmi) hanno concordato ieri sera le nuove economie sul budget ellenico del 2013 e del 2014 per 11,6 miliardi di euro che da mesi venivano rimandate per la loro impoolarità. I dettagli sul nuovo programma di austerità, richiesto dalla Troika per sbloccare la nuova tranche di finanziamenti, sarà presentato oggi alle parti politiche che sostengono il governo di coalizione dal premier Antonis Samaras, che incontrerà anche il presidente della Commissione Ue, Manuel Barroso giunto appositamente ad Atene per evitare che la situazione sfugga di mano con conseguenze incalcolabili per tutta l'eurozona.
Per gli analisti di Citigroup l'addio all'euro della Grecia dovrebbe avvenire molto probabilmente tra 12-18 mesi
La situazione è molto critica al punto che gli analisti di Citigroup - in un report diffuso ieri pomeriggio negli Usa - vedono al 90% le probabilità che la Grecia esca dall'euro nell'arco dei prossimi 12-18 mesi. In un nuovo studio sulla crisi, la banca americana ha rivisto la precedente stima che vedeva tra il 50 e il 75% le possibilità di un'uscita di Atene dalla moneta unica. Gli stessi analisti vedono anche, fuori dalla zona euro, anche un declassamento del rating del debito sovrano nei prossimi due o tre anni degli Usa e della Gran Bretagna sempre più in difficoltà dopo lo scandalo del taroccamento del Libor. Atene, comunque, resta l'anello debole dei 17 membri dell'eurozona a causa dell'instabilità politica e il populismo di parte della sua classe dirigente mentre il turismo precipita e il settore navale resta praticamente esente dalle tasse.
I "nordici" sempra più ostili
Una situazione quella ellenica che in molti considerano sempre più disperata e senza via di scampo dopo cinque anni di recessione. L'uscita della Grecia dall'euro è «inevitabile», ha tra gli altri affermato questa mattina in un'intervista alla radio pubblica Deutschlandfunk il ministro delle Finanze bavarese, Markus Soeder (Csu), secondo il quale «la Grecia non ha alcuna chance, per questo la sua uscita è inevitabile». Secondo il ministro, Atene «ha la scelta tra una dichiarazione di insolvenza o per un'uscita pilotata dall'Eurozona, soluzione che considero preferibile. È meglio per l'Europa, per l'Ue, per l'Eurozona ed anche per la Grecia». Soeder, il cui partito è membro della coalizione di governo guidata dal cancelliere Angela Merkel, ha sottolineato che «la soluzione non è quella di dare ancora soldi alla Grecia, ma che Atene esca dall'Eurozona». Posizione che trova tra gli altri aderenti tra i ministri del governo finlandese e olandese.
 26 luglio 2012

Svizzera. Note stonate per le agenzie di rating
Di Olivier Pauchard, swissinfo.ch
Il ruolo delle agenzie di rating nello sviluppo della crisi finanziaria è da tempo bersaglio di critiche. L'università di San Gallo getta nuova benzina sul fuoco, mostrando come queste società non applichino gli stessi criteri ai diversi paesi. Lo studio irrompe in un contesto di piena turbolenza dei mercati.
 Da diversi mesi ormai, il malcontento nei confronti delle agenzie di rating e del loro ruolo nell'evoluzione della crisi del debito in Europa si fa sempre più forte.
L'attribuzione di note specifiche agli Stati e agli istituti finanziari hanno ripercussioni immediate sui mercati. Di fatto, per una società come per uno Stato, la perdita della nota massima – la famosa "tripla A", simbolo di solidità finanziaria – si traduce con un rialzo dei tassi di interesse di mercato. Il rimborso del debito di uno Stato risulta così più difficile.
Oltre a questo ruolo forse troppo predominante, anche la parzialità delle agenzie di rating – tutte americane – suscita accesi dibattiti. Questa settimana, la Commissione europea ha espresso il suo rammarico. «È interessante notare come ogni volta che la situazione finanziaria si degrada negli Stati Uniti, alcune agenzie di rating puntano il dito contro l'Europa», ha dichiarato la vicepresidente Viviane Reding.
Per risolvere il problema, gli ambienti politici europei – e in particolare il ministro francese dell'economia Pierre Moscovici – propongono la creazione di un'agenzia di rating privata europea.
Vortice di fallimenti
 Paranoia europea nei confronti della grande potenza americana? Non proprio. Stando a uno studio pubblicato mercoledì dall'università di San Gallo, sarebbero le stesse agenzie di rating a «provocare la crisi».
Realizzato dagli economisti Manfred Gärtner e Björn Griesbach, lo studio passa in rassegna i dati relativi a 25 paesi dell'OCSE tra il 2009 e il 2011, e mette in evidenza le conseguenze nefaste che un abbassamento della nota attribuita da queste agenzie può avere sui diversi Stati.
Gli interessi si fanno sempre più cari man mano che la nota diminuisce fino a raggiungere l'insolvibilità. E una volta superata questa soglia, la spirale discendente porta dritta dritta al fallimento. Una situazione dalla quale «non si può riemergere da soli», notano gli autori.
Per i paesi che devono accontentarsi di una A, o di una nota ancor più bassa, è sufficiente anche un solo avvertimento di declassamento per creare il panico e aggravare la situazione, spiegano i ricercatori. Lo studio rileva inoltre che anche gli Stati meglio quotati non sono esenti da rischi: Il passaggio da una tripla A a un'A+ può infatti creare enormi difficoltà.
Declassamento incomprensibile
 Al di là delle critiche a questo sistema di classificazione, i ricercatori dell'università di San Gallo ritengono che dal 2008 molti paesi europei siano stati notati in modo diverso rispetto agli anni precedenti la crisi dei subprime e anche rispetto ad altri paesi extraeuropei. In altri termini, sono stati sfavoriti.
Alcuni declassamenti sono incomprensibili agli occhi degli autori e «non sono legati a un deterioramento della situazione finanziaria o economica». Secondo i loro calcoli, diversi Stati europei hanno perso troppi punti nella graduatoria rispetto al deterioramento reale della loro economica. «La Spagna ad esempio avrebbe dovuto scendere soltanto di mezzo punto, ma ne ha persi tre». Un giudizio troppo severo sarebbe stato applicato anche a Irlanda, Portogallo e Grecia.
Il verdetto dei ricercatori svizzeri è senza appello: «Bisogna considerare le agenzie di rating come il motore principale della crisi del debito europeo».
Situazione tesa sui mercati
 Giustificate o meno, le critiche degli economisti san-gallesi intervengono in un contesto particolarmente teso, reso ancora più difficile dalle recenti dichiarazioni delle agenzie di rating.
Moody's ha infatti messo sotto osservazione la Germania, prima economia dell'Unione europea e principale paese esportatore. La ragione? L'incertezza legata al debito pubblico di Italia e Spagna e il futuro incerto della moneta unica. Stesso responso per Paesi Bassi e Lussemburgo.
Al momento, soltanto sei paesi della zona euro mantengono la tripla A. Tra questi, soltanto la Finlandia gode ancora di una «prospettiva stabile», secondo Moody's.
 Olivier Pauchard, swissinfo.ch
(Traduzione dal francese, Stefania Summermatter)

Bologna, padania. Falso ideologico, procura Bologna chiede giudizio per Errani
La procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, accusato di falso ideologico nell'ambito di un'inchiesta sul finanziamento pubblico a una cooperativa emiliana, all'epoca dei fatti presieduta da suo fratello Giovanni.
"La richiesta di rinvio a giudizio di Vasco Errani in assenza di elementi che ne giustifichino il fondamento desta sorpresa e sconcerto", ha detto l'avvocato del governatore,Alessandro Gamberini, aggiungendo che la procura bolognese "ha compiuto un grave errore".
A marzo - quando aveva saputo di essere indagato - Errani aveva espresso "piena fiducia e rispetto nell'azione della magistratura" e aveva ribadito "la mia piena e consapevole convinzione della correttezza dell'operato mio e dell'operato dell'amministrazione". L'inchiesta ipotizza abusi e irregolarità nel finanziamento di qualche anno fa alla coop Terremerse ed Errani è indagato per una memoriache presentò ai magistrati e che gli inquirenti ritengono non veritiera.

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