sabato 21 luglio 2012

(2) XXI.VII.MMXII/ Sventolano bandiera bianca, ma e’ colpa di Berlino.===Alberto Gentli: Così monta il rancore verso Berlino. Un ministro economico usa una metafora che ricorda le due guerre mondiali: Speriamo che questa volta non accada come nel Novecento. Che dopo aver invaso la Polonia e il Belgio, la Germania abbia un sussulto di europeismo e rinsavisca. Anche perché se crolla l’euro, i danni sarebbero altissimi pure per Berlino.

Crisi e spread alle stelle, allarme rosso
«Nessun timore per le nostre aste»
Un nuovo schiaffo alla credibilità della Spagna
Per l’agenzia “fich” bulgaria stabile a “bbb”

Crisi e spread alle stelle, allarme rosso
 Contatti con Draghi per il soccorso Bce
Palazzo Chigi: la soluzione può darla solo l’Europa
di Alberto Gentli
ROMA - La notizia dello spread che sfonda la soglia dei 500 punti è arrivata sul governo al pari di una mazzata. È come se l’incantesimo, che all’inizio ha protetto Mario Monti, abbia finito di sbriciolarsi. Dauna parte Silvio Berlusconi sembra tornato a coltivare la tentazione di staccare la spina, «vista l’inutilità del professore».
 Dall’altra il premier e i suoi ministri, dopo mesi di tagli e tasse per rispondere al rigore di bilancio imposto da Bruxelles e Berlino e nella speranza di fermare la corsa dello spread che scarica miliardi sul debito più pesante d’Europa, scoprono «di non poter fare di più». Così, senza aver ancora ottenuto risultati sul fronte della crescita, il governo attende con apprensione e un senso di impotenza il generale agosto. Un nemico reso ancora più insidioso da quello che perfino Monti ha definito «il contagio spagnolo».
 A palazzo Chigi tira un’aria mesta. Non c’è ministro, economico e non, che non giri con il morale in picchiata. «Quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto. Abbiamo risanato i conti, abbiamo l’avanzo primario più alto d’Europa, abbiamo varato riforme strutturali importanti attese da decenni. Ma adesso non abbiamo la possibilità di inventarci altre terapie, di certo non possiamo imporre un’altra manovra correttiva per rassicurare ancora una volta i mercati. Il Paese, già strozzato dalla recessione, soffocherebbe», dice una fonte autorevole. E ancora, dopo un lungo sospiro: «Siamo davanti a un contagio, a una speculazione che viene da Londra e che scommette sulla fine della moneta unica. Qualunque cosa fai sembra inutile. La soluzione ai nostri mali potrebbe arrivare solo da forti strumenti di difesa che scoraggino gli speculatori. Ma la Germania resta con le mani in mano, inghiottita dalle sue paure e dal suo egoismo».
 A più di un ministro tornano in mente, coperti da un velo di amarezza, i giorni di quello che si era creduto «un grande successo». L’aver incassato, al Consiglio europeo del 28 giugno e all’Eurogruppo di lunedì 9 luglio, lo scudo anti-spread. Scudo di cui si ora sono perse le tracce: la decisione di Angela Merkel di rinviare il varo del fondo salva-Stati Esm a settembre (dopo la sentenza della Corte costituzionale di Karlsruhe) di fatto rende inservibile lo scudo.
 Così monta il rancore verso Berlino. Un ministro economico usa una metafora che ricorda le due guerre mondiali: «Speriamo che questa volta non accada come nel Novecento. Che dopo aver invaso la Polonia e il Belgio, la Germania abbia un sussulto di europeismo e rinsavisca. Anche perché se crolla l’euro, i danni sarebbero altissimi pure per Berlino».
 A palazzo Chigi sanno che ora è però inutile prendersela con Angela Merkel. Che la rabbia non farà abbassare il differenziale con i bund tedeschi o rendere operativo il meccanismo anti-spread. Al massimo solo dall’intervento sul mercato dei titoli della Banca centrale europea potrebbe arrivare una boccata d’ossigeno. Ma guai a sollecitare apertamente il soccorso della Bce. «I tedeschi, ancora una volta, si metterebbero di traverso». Però c’è chi giura che tra Mario Draghi e Monti ci siano «contatti costanti». «Anche perché è evidente», ha osservato il professore, «l’insufficienza di governance europea». E la Bce potrebbe svolgere un ruolo di supplenza. Tanto più che l’altro fondo salva-Stati (l’Efsf) è di fatto inservibile: è ormai pressoché prosciugato e ogni intervento finisce per gravare sul debito del Paese cui l’Efsf viene in aiuto.
 L’approccio a palazzo Chigi è quello della trincea, della guerra di posizione. Senza protezione. Elmetto ben calzato in testa e la speranza che l’assalto della speculazione prima o poi finisca. «Dobbiamo resistere fino a quando l’Unione e le cancellerie europee non avranno la dignità e la responsabilità di salvare se stessi», dice un ministro economico. Il premier invece, convinto che la partita ormai si giochi soprattutto all’estero, il primo agosto andrà in Finlandia. Obiettivo: superare l’ostilità di Helsinki verso il meccanismo anti-spread. Poi il 2 sarà a Madrid per portare sostegno e solidarietà all’«untore» Mariano Rajoy.
 Ma per Monti i problemi potrebbero non riguardare solo i mercati finanziari. Il premier teme che il contagio spagnolo possa essere non solo finanziario e che si trasformi in un «contagio sociale». In piazze stracolme di gente inferocita come a Madrid. «Per fortuna i sindacati hanno finora tenuto e stanno mostrando senso di responsabilità. Speriamo continuino così per non aggravare una situazione già complessa e per contribuire all’uscita dal tunnel in cui ci troviamo».
 C’è poi la politica. Il professore ha detto che la tempesta finanziaria è anche frutto dell’incertezza su ciò che accadrà dopo di lui. Il problema è che l’ombra dell’incertezza, rotta la soglia psicologica dei 500 punti di spread, sembra allungarsi anche sul governo.
 Paolo Bonaiuti è corso a smentire la notizia che vorrebbe Berlusconi intenzionato a staccare la spina per «chiudere la parentesi dei tecnici». Ma nel Pdl diventa sempre più numeroso il plotone di chi vorrebbe andare alle urne. E a palazzo Chigi fiutano il pericolo: «Al Cavaliere converrebbe andare dritto alle elezioni, magari insieme alla Lega, scandendo slogan duri contro l’Europa e l’euro. Vedremo...». E vede (anzi vigila) anche Giorgio Napolitano, che Monti ha contattato telefonicamente prima di partire per Milano.
 Segnali rassicuranti invece dal Pd e, naturalmente, da Pier Ferdinando Casini. Anna Finocchiaro ha annunciato che il Pd ritirerà gli emendamenti al decreto della spending review. Proprio ciò in cui sperava il professore, desideroso di far approvare il provvedimento entro i primi di agosto. «Ma anche questo sforzo per rassicurare i mercati sul nostro impegno», dice un’altra fonte del governo, «rischia di risultare inutile. In Spagna Rajoy ha tagliato perfino le tredicesime agli statali e lo spread ha continuato a salire...».
Sabato 21 Luglio 2012 - 08:49
Ultimo aggiornamento: 09:04

«Nessun timore per le nostre aste»
di Isabella Bufacchi
Le aste? Sono sotto controllo. Non solo quelle passate, che sono sempre state sostenute da una buona domanda, ma anche quelle in arrivo. Questo luglio al ministero dell'Economia l'aria che si respira non è quella della «deriva che portava solo al peggioramento, come nella scorsa estate». L'Italia è un paese più forte rispetto a un anno fa e «può cavarsela da sola, l'accesso ai mercati è sempre stato aperto, anche in momenti più difficili rispetto a quelli che attraversiamo ora». Maria Cannata, direttore generale responsabile del debito pubblico al Mef, non vede nero perché coglie nuovi spiragli di luce sul rischio-Italia «in un contesto europeo sicuramente molto ostico».
La recessione in Italia c'è ma non è «la peggiore mai vista», «l'export tiene» e alcune statistiche recenti confermano che «c'è vitalità nell'economia». «Il deficit non è più un problema» e sono state varate importanti riforme strutturali. Al dipartimento del Tesoro, con 170 miliardi di aste ancora da chiudere entro fine anno, conforta che Fitch abbia confermato la "A-" all'Italia, una buona notizia per i titoli di Stato usati come collaterale presso la Bce «che guarda al miglior rating». Inoltre nell'ultima asta del BTp triennale la partecipazione degli stranieri è stata di gran lunga superiore alle attese: «Gli investitori esteri stanno tornando perché, rispetto ai rendimenti negativi dei Paesi "core", conviene investire in BTp». La liquidità nelle casse dello Stato in luglio e agosto è tale «da non richiedere aste extra di BoT». E in settembre arriveranno 700 milioni nel fondo di ammortamento per la riduzione del debito pubblico: «Tutto serve».
Negli ultimi giorni i rendimenti dei BTp erano calati mentre quelli spagnoli erano saliti, dando qualche primo segnale di "decoupling". Oggi invece (ieri per chi legge, ndr) Italia e Spagna si sono riallargate insieme contro i Bund: non riusciamo proprio a evitare il contagio?
È vero. Di recente c'è stata una divergenza tra i prezzi dei BTp che salivano e quelli dei Bonos che scendevano. Questo trend lo abbiamo colto soprattutto dopo l'ultima asta spagnola. Dopo la decisione dell'Eurogruppo (il mercato si aspettava più decisioni e meno rinvii ieri, ndr), però, l'Italia non è stata l'unica ad allargarsi contro la Germania: è anche peggiorato lo spread di Belgio e Francia...
La curva dei rendimenti dei BTp ha comunque accusato un duro colpo: a due anni lo spread con gli Schatz tedeschi si è allargato di 38 centesimi, a dieci anni con i Bund di 20.
Va detto però che dopo la buona asta del BTp triennale la parte breve della nostra curva aveva registrato un rally strepitoso. Il BTp a tre anni è stato venduto a un prezzo molto caro, più alto di 14 centesimi rispetto al livello del secondario: alcuni specialisti sono rimasti insoddisfatti e quindi alla riapertura sono stati acquistati altri 922 milioni di titoli. Con una richiesta pervenuta anche da molte piccole banche italiane. Un successo oltre ogni aspettativa. Abbiamo perso di più sui due anni oggi, rispetto ai 10, perché avevamo guadagnato di più sulla parte a breve.
La deposit facility allo 0% decisa dal presidente Bce Mario Draghi può aver dirottato liquidità sui nostri titoli a breve?
Sì, può essere. Ma gli alti rendimenti dei nostri titoli con scadenze a due anni, attorno al 4%, e a tre anni, attorno al 4,5%, iniziano a riavvicinare gli stranieri, persino alcuni mercati asiatici che non vedevamo da tempo. I giapponesi sono notoriamente molto prudenti: ebbene, stanno tornando sui BTp. L'Italia ha introdotto le riforme strutturali e si impegna per il futuro al pareggio del bilancio in Costituzione. Abbiamo ratificato il fiscal compact. Fitch ha riconosciuto, confermando la "A-", l'impatto che la riforma del mercato del lavoro avrà sulle prospettive di crescita e quella sulle pensioni per i conti pubblici. Nel medio-lungo termine, l'Italia migliorerà e questo anche gli investitori stranieri iniziano a coglierlo: bisogna lasciare tempo alle riforme strutturali per agire. Il rapporto rischio/rendimento del BTp è tale da renderlo unico, nell'Eurozona.
La domanda tiene. Ma il programma dei prossimi mesi per le aste resta pesante: pensate di alleggerire qualche asta in agosto, dopo la cancellazione di quella di metà mese, oppure di riemettere in estate i BoT trimestrali?
Quest'anno avevamo calcolato una raccolta in asta con collocamento di titoli a breve, medio e lungo termine per 450 miliardi (comprese le due quote del capitale paid-in dell'Esm). Siamo al 62% del programma: abbiamo raccolto 280 miliardi, ne restano 170. Ma la liquidità in cassa, grazie all'autotassazione che tiene anche quest'anno, in estate è buona e non abbiamo bisogno di emettere i BoT a tre mesi, che invece potranno tornare utili in autunno. In quanto ad alleggerire le aste, non conviene, perché dopo vanno appesantite.
E il doppio declassamento di Moody's? Impatti negativi?
Sì, ma limitati al BTp indicizzato all'inflazione europea: perdendo uno dei due rating con la "A" questo titolo uscirà dall'indice Barclays, il più seguito dagli investitori istituzionali, a fine mese. Alcuni fondi saranno costretti a chiudere la posizione o a ridurla. Per questo abbiamo annunciato oggi un concambio, per rastrellare BTp€i che restano in altri indici di Barclays, sia pur meno noti.
Rastrellerete titoli con il fondo di ammortamento?
Sì, in settembre arriveranno 700 milioni nel fondo per la riduzione del debito pubblico, che non sono poco di questi tempi. Poi ci sarà l'incasso dell'operazione della Cdp.
Un'estate tranquilla, dunque? I BTp sono tornati in area 6% come lo scorso agosto...
Molto dipende dall'Europa e non dal nostro paese, ma l'Italia può tranquillamente cavarsela. La domanda per i nostri titoli c'è e anche dall'estero. Non dimentichiamo che la scorsa estate, i Bund sono scesi dal 3% al 2 per cento. Da allora, i titoli di Stato tedeschi sono calati all'1,15% mentre noi siamo ancora attorno al 6 per cento.
Rispetto alla scorsa estate, però, non abbiamo la Bce pronta ad acquistare i BTp sul secondario.
Quel tipo di aiuto ha effetti temporanei. L'Italia invece è migliorata strutturalmente, rispetto alla scorsa estate. È questo il messaggio che prima o poi dovrà capire il mercato.
 21 luglio 2012

Un nuovo schiaffo alla credibilità della Spagna
Luca Veronese E se la crisi di liquidità di Valencia fosse solo il primo segno del crollo del sistema delle autonomie realizzato in Spagna dopo la fine della dittatura franchista? L'avvio di un effetto domino che potrebbe travolgere le finanze delle Regioni e quelle dello Stato?
 Nel giorno del salvataggio delle banche iberiche deciso dall'Eurogruppo, i mercati ieri hanno bocciato ancora una volta la Spagna: troppi i timori che anche questa volta ci sia qualcos'altro dietro, che dopo Valencia, altre Regioni andranno in default, magari la Catalogna, la più ricca e autonoma tra le autonomie. Che nel bilancio delle amministrazioni locali ci sia più rosso di quanto è stato dichiarato fino a ora.
 I Governi spagnoli, da almeno due anni a questa parte, hanno gestito l'emergenza accumulando colpevoli ritardi: solo una telefonata notturna di Barack Obama convinse nel 2010 l'allora premier socialista José Luis Zapatero a mettere in atto misure di risanamento più profonde. E lo stesso Zapatero ha negato fino alla sconfitta elettorale le difficoltà sul deficit. Dopo di lui il conservatore Mariano Rajoy ha tentennato a lungo prima di ammettere che «sì, l'obiettivo è stato fallito, il deficit del 2011 ha raggiunto l'8,9% del Pil»: due punti in più di quanto promesso all'Europa.
 Le difficoltà di oggi sono per Madrid anche la conseguenza di problemi al principio sottovalutati, quando non nascosti sotto il tappeto di casa. Come nel crollo del sistema finanziario dopo lo scoppio della bolla immobiliare (provocata, cavalcata e poi subita): sul salvataggio pubblico di Bankia, in maggio, il Governo ha dato in tre giorni tre fabbisogni diversi, aumentando l'intervento da 4,5 a 23 miliardi. Ora sulle Regioni - con la spesa pubblica fuori controllo e un meccanismo di trasferimento di fondi dal centro alla periferia che non regge - che credito può vantare la Spagna?

Per l’agenzia “fich” bulgaria stabile a “bbb”
Secondo l’agnzia di rating “Fitch” la situazione economica della Bulgaria e le prospettive a medio termine restano stabili con un’indicazione di “BBB”, mentre quelle a breve collocano il Paese il fascia “F3″ con valutazione “BBB+”.
 La valutazione scaturisce dai successi ottenuti nel consolidamento fiscale e nel riequilibrio dell’economia, anche se rimangono il problema della crescita e quello di possibili “contagi” dalla crisi dell’ eurozona.
 Gli esperti prevedono quest’anno una crescita del prodotto interno lordo dello 0,9 per cento, anche la colllegano piu’ ai fondi europei ed ai canali finanziari che ad un incremento delle esportazioni, riferisce la “BTA”.

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