mercoledì 4 luglio 2012

(3)_4.7.12/ Ore e minuti della vostra storia patria===Oltrepadania: Il comitato referendario secessionista di Feltre deposita mercoledì le firme nelle mani del sindaco Paolo Perenzin per chiedere la consultazione popolare.---L'esponente leghista non nuovo ad affermazioni del genere, afferma inoltre che i monumenti dedicati all'eroe dei Due Mondi, se non hanno valore artistico, nel qual caso propone che vengano conservati nelle cantine dei musei, andrebbero abbattuti e distrutti, per sostituirli, a cominciare dalla Padania, con quelli dedicati ad Umberto Bossi che, dice Borghezio, non è un quaquaraqua; e per il quale, aggiunge, abbiamo già pronto un monumento.

Quando la Basilicata dava la terra ai giovani
Ponte Messina: Ciucci, ci attendiamo a breve decisione finale Governo
Il ministro Barca promette: più fondi per far crescere Salerno
Disoccupazione record in Portogallo, secondo il premier non resta che fuggire all'estero
Francia: governo vara nuova manovra, aumenta la pressione fiscale
Feltre, oltrepadania. Voto secessionista, anche Feltre dice sì
Borghezio: Garibaldi? amico dei camorristi

Quando la Basilicata dava la terra ai giovani
di GIOVANNA LAGUARDIA
Subisce una battuta di arresto il processo di assegnazione dei terreni demaniali ai giovani imprenditori agricoltori, che alla fine dello scorso anno era stato salutato come una bella boccata di ossigeno per il settore primario e che in Basilicata potrebbe portare all’asse gnazione di circa 24mila ettari di terreni agricoli agli under 40.
«Il 30 giugno scorso - denuncia il capogruppo Sel in consiglio regionale Giannino Romaniello - è scaduto il termine previsto dall’art.66 del decreto-legge n. 1 del 2012 entro il quale il Ministero delle politiche agricole e il Ministero dell’economia avrebbero dovuto approvare il primo decreto attuativo con l’elenco delle terre demaniali da assegnare a giovani agricoltori. Da notizie informali assunte presso i Ministeri è stato accertato che il provvedimento “è in elaborazione”, che il decreto al quale si sta lavorando contempla solo la vendita e non l’affitto e che, come prevedibile, si tratterà di un elenco molto limitato».
Per questo motivo Romaniello ha annunciato una iniziativa della Sel a livello nazionale, con un sit-in di protesta il 12 luglio davanti la sede del Ministero alle Risorse Agricole per chiedere «l’immediata pubblicazione del decreto attuativo con il primo elenco di terre pubbliche da assegnare ai giovani; ribadire la priorità dell’assegnazione in affitto, con contratto agrario, per mantenere il carattere di “bene comune” delle proprietà pubbliche; emanare una circolare attuativa per le Regioni e gli Enti locali, titolari di gran parte del patrimonio pubblico a vocazione agricola, che fornisca tutte le indicazioni procedurali necessarie», e un’iniziativa nei confronti dell’Assessore regionale all’Agricoltura Mastrosimone perché «sviluppi il massimo impegno nei confronti del Ministro Catania e del Premier Monti e perché faccia il punto sulle azioni contenute nel Psr a sostegno del ricambio generazionale in agricoltura e delle agevolazioni ai giovani».
Intanto i giovani agricoltori aspettano ormai già da anni che qualcosa si muova sul fronte delle agevolazioni per l’acquisto dei terreni demaniali. «La questione - spiega infatti il presidente nazionale dell’Aiga-Cia Luca Brunelli - va avanti da circa tre anni. Il primo a parlarne è stato il ministro Zaia». Da allora ad oggi, però, nulla si è mosso. Ed ora è scaduto il termine previsto dal decreto legge. «Su questo fronte - dice Brunelli - non siamo preoccupati perché c’è l’impegno del ministro a riformulare ogni anno la graduatoria. Il vero problema è che una vera e propria lista dei terreni disponibili ancora non c’è, inoltre la cessione dei terreni del demanio dello Stato deve far parte di una partita più ampia, che riguarda tutti i terreni pubblici. Il decreto dovrebbe prevedere anche il fitto, che può essere un fattore positivo, soprattutto perché molto spesso per i giovani è più difficile difficile accedere alla liquidità, ma la priorità deve essere data alla cessione totale. Magari si potrebbe passare attraverso un periodo di fitto transitorio per agevolare il giovane imprenditore, in vista della cessione definitiva».
Il presidente regionale della Cia Basilicata, Donato Distefano, sottolinea che la vera partita, più che sui terreni dello Stato, si gioca sulle proprietà degli altri enti pubblici. «C’è però un difetto di fondo - sottolinea Distefano - ed è che ad oggi non esiste una mappatura precisa di tutti i terreni che potrebbero essere disponibili. In Basilicata, poi, l’ottanta per cento dei terreni del demanio sono riconducibili ai Comuni e alla Regione, per questo gli enti locali, che hanno sovranità su questi terreni, dovrebbero fare un censimento per capire disponibilità e caratteristiche, e stilare un regolamento con le priorità. Un passaggio molto importante visto che, prendendo in considerazione l’insieme dei terreni del demanio pubblico in Basilicata si raggiungerebbero estensioni ben superiori ai 24mila ettari di cui si parla. A quel punto la partita diventerebbe molto interessante per i giovani agricoltori, anche per il raggiungimento dei requisiti minimi di azienda standard necessari ai fini dell’ammissibilità ai contributi europei, ad esempio il primo insediamento. Devo dire, comunque, che alcuni esempi positivi di Comuni che stanno già cedendo i propri terreni in Basilicata già ci sono».
Ma i terreni agricoli demaniali non sono gli unici che fanno «gola» agli agricoltori lucani. Come sottolineò il direttore della Coldiretti Basilicata Giuseppe Brillante qualche mese fa, quando il Governo rilanciò la possibilità di vendere i terreni demaniali ai giovani agricoltori, «ci sono alcuni terreni che, negli scorsi anni, hanno cambiato destinazione d’uso e da agricoli sono diventati industriali. Ma in molti casi il processo di industrializzazione è fallito e i terreni sono rimasti inutilizzati. Per questi terreni si potrebbe nuovamente cambiare destinazione d’uso, facendoli ritornare terreni agricoli, anche perché di solito si tratta di terreni ottimi per l’agricoltura sia come qualità, sia per la morfolgia del territorio, dato che di solito si trovano in zone pianeggianti».
Naturalmente restano propedeutici a tutto questo discorso un censimento aggiornato dei terreni, con la disponibilità e la fruibilità, e la predisposizione di un regolamento che, come ha sottolineato Romaniello, metta al riparo dal rischio «che questi beni dello Stato finiscano nelle mani di speculatori. A livello regionale, inoltre, sono attesi i risultati dei tanti progetti del Dipartimento Agricoltura che puntano a favorire l’ingresso dei giovani alla guida di aziende agricole, zootecniche ed agrituristiche, senza limitarsi allo specifico bando del PSR che ha segnato la vittoria della burocrazia sulle aspirazioni dei giovani intenzionati seriamente a lavorare nei campi».

Ponte Messina: Ciucci, ci attendiamo a breve decisione finale Governo
04 Luglio 2012 - 12:06
 (ASCA) - Roma, 4 lug - La Societa' Street di Messina si attende a breve una decisione finale del Governo sulla realizzazione del Ponte. lo ha detto il presidente e amministratore delegato della societa', Pietro Ciucci, a margine della relazione annuale dell'Autorita' sugli appalti.
 ''Ci aspettiamo di riceve un'indicazione formale sul da farsi - ha detto Ciucci - in base alle decisioni che spettano al Governo''. Nel frattempo i lavori della societa', ha spiegato poi Ciucci proseguono anche perche' ''c'e' una convenzione e una legge che ci impone di proseguire, anche per proteggere un valore''.
 Sui tempi della decisione, Ciucci ha poi concluso affermando di prevederli rapidi ''perche' queste decisioni devono essere prese nel piu' breve tempo possibile. La rapidita' delle decisioni e' essenziale''.
sen/

Il ministro Barca promette: più fondi per far crescere Salerno
«Premiare il merito»: con questa formula si è chiusa la visita alla Marina di Arechi. Risposta indiretta a De Luca
SALERNO — "Premiare il merito": è con questa formula che il ministro alla coesione territoriale Fabrizio Barca risponde, seppur indirettamente, alla richiesta del sindaco De Luca di sostenere con nuove risorse la crescita del capoluogo. Al primo cittadino l'occasione per attirare l'attenzione dell'esponente del governo Monti sulla necessità di sostenere i progetti in via di realizzazione a Salerno è stata offerta dalla visita di Barca al porto Marina d'Arechi. Dopo i complimenti ad Agostino Gallozzi per il porto griffato Calatrava, «un'opera realizzata con gusto ed intelligenza, vedo che c'è chi ha scommesso grosse somme su questo progetto e ho l'impressione che lo abbia fatto con grande attenzione» dice Barca, l'attenzione del ministro è tutta per il delicato tema del recupero di risorse da destinare al finanziamento di progetti infrastrutturali e ad interventi nel settore delle politiche sociali. Tema che De Luca sintetizza in una battuta. «Cosa vogliamo dal governo? - dice - Semplicemente soldi». Ma non basta che il governo stanzi risorse, per De Luca è essenziale che i soldi non si fermino a Napoli, bloccati nella palude burocratica della Regione Campania. «La Regione - dice De Luca - ha utilizzato i risultati del Comune di Salerno per ottenere più fondi europei, ci auguriamo che almeno una quota venga riversata sulla nostra città».
ACCOGLIENZA POSITIVA - Una richiesta che il ministro Barca sembra propenso ad accogliere, sottolineando come «in tema di risorse e merito bisogna operare un cambiamento, lo Stato deve puntare sull'operatività di chi è in grado di raggiungere i risultati». E se ci fossero ancora dubbi in merito il ministro provvede a dissiparli: «I risultati raggiunti dalla città di Salerno -spiega Barca- in campi come la raccolta differenziata, le politiche sociali consentono alla Regione Campania di ottenere maggiori fondi ed è in forza di ciò che il sindaco di Salerno può rivendicare più risorse. Non può valere più la logica della distribuzione a pioggia». Il ministro, poi, non ha mancato di quantificare le risorse disponibili, tanto quelle da attribuire attraverso un riparto effettuato dalla Regione, tanto quelle che saranno gestite direttamente dal governo. «La Conferenza Stato Regioni -dichiara Barca- due settimane fa ha approvato un meccanismo di riparto fondi per oltre 700 milioni di euro, risorse che saranno ripartire in proporzione ai risultati raggiunti dalle Regioni in settori come cura dell'infanzia e degli anziani, scuola, raccolta differenziata. Le premialità affluiscono alle Regioni in base a risultati conseguiti da tutti gli enti attuatori, quindi anche dei comuni; se a loro volta le Regioni avevano attuato a valle dei meccanismi premiali di questi beneficiano anche i comuni. Indipendentemente da questo, però, poiché i fondi devono essere utilizzati per le destinazioni per i quali sono stati portati a casa in quei meccanismi sono centrali i comuni». Ulteriori risorse potranno arrivare dai fondi governativi. «Il governo -conclude il ministro- non più tardi del quattro di giugno ha fatto una seconda grossa riprogrammazione di fondi: tra di questi ha assegnato alla cura dell'infanzia e degli anziani non autosufficienti oltre che per occasione di produzione di servizi di alto livello 740 milioni. E questi saranno assegnati direttamente ai comuni». Successivamente il ministro è stato ospite a Napoli del governatore Caldoro. «Un'ottima giornata di lavoro - ha commentato Caldoro - abbiamo recuperato credibilità rispetto alle scelte messe in campo e alla strategia sui fondi europei e siamo contenti che il ministro abbia apprezzato anche i nostri interventi sulla portualità. Il mare rappresenta una risorsa e la Regione ha puntata con decisione in questa direzione, a Salerno e sull'intera fascia costiera campana».
Clemente Ultimo

Disoccupazione record in Portogallo, secondo il premier non resta che fuggire all'estero
I dati Eurostat diffusi due giorni fa, con gli allarmanti dati sull'occupazione europea, vedono in prima fila i Paesi Piigs (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna e Italia): tra i tassi più alti ci sono quelli portoghesi, con la disoccupazione complessiva al 15,2% e quella giovanile sotto i 25 anni al 36,4%.
In passato aveva fatto discutere l'invito rivolto dal primo ministro portoghese Pedro Passos Coelho, che aveva dichiarato alle legioni di disoccupati portoghesi di «sforzarsi di più» e lasciare le loro «zone di confort» per cercare lavoro all'estero. Gli insegnanti che non riescono a trovare un impiego, per esempio, dovrebbero pensare di provare in Angola o in Brasile, ossia le ex colonie.
I portoghesi ci avevano pensato già da soli. Nel 2008 il ministero degli Esteri di Lisbona registrava 45mila connazionali residenti a Luanda, capitale dell'Angola, che l'anno dopo erano già raddoppiati a 92mila. In Brasile tra il 2009 e il 2010 la crescita degli emigranti portoghesi è stata di circa di circa 60mila persone. «Si tratta della più grande ondata di flussi dagli anni Sessanta» ha sottolineato Filipa Pinho, dell'Osservatorio sull'Emigrazione. E si moltiplicano anche gli espatriati portoghesi diretti in Germania.
 4 luglio 2012

Francia: governo vara nuova manovra, aumenta la pressione fiscale
04 Luglio 2012 - 12:49
 (ASCA-AFP) - Parigi, 4 lug - Un congelamento della spesa pubblica nel 2012 per un risparmio di 1 miliardo e mezzo di euro ed una maggiore imposizione fiscale che quest'anno portera' alle casse di Parigi 7,2 miliardi e nel 2013 altri 6 miliardi. Sono i punti cruciali della nuova manovra finanziaria varata dal governo di Francois Hollande per contrastare la crisi della zona euro. Le nuove misure costeranno al popolo francese un aumento della pressione fiscale che tocchera' il 46,2% del Pil.
rba/sam/rob

Feltre, oltrepadania. Voto secessionista, anche Feltre dice sì
Raccolte le firme per il referendum
La consegna al sindaco Paolo Perenzin. Continua la fuga: sono 17 i Comuni del Bellunese che vogliono lasciare il Veneto
FELTRE (Belluno) — Il comitato referendario secessionista di Feltre deposita mercoledì le firme nelle mani del sindaco Paolo Perenzin per chiedere la consultazione popolare. Rocca Pietore, in Agordino, ci ha già pensato: 326 per l’esattezza, le sottoscrizioni depositate in municipio pro-voto per abbandonare il Veneto. I promotori puntano al trasferimento amministrativo alla Provincia autonoma di Trento. Ma le vicende di Rocca Pietore e Feltre fanno parte di un contesto più ampio: vogliono saltare lo steccato anche a Falcade, Canale d’Agordo, Gosaldo, Cesiomaggiore e Taibon Agordino. Tutti verso Trento.
E si stanno attrezzando anche a Vallada Agordina e Cencenighe Agordino, benché queste località non confinino con Trento: si appoggeranno a Canale d’Agordo. Ad Auronzo di Cadore e Comelico Superiore, invece, si guarda a Bolzano. Si prepara, cioè, una raffica di consultazioni popolari per lasciare il Bellunese. Iniziative che si aggiungono a quelle di quei paesi che la strada referendaria l’hanno già intrapresa anni fa, come Lamon e Sovramonte (verso Trento) o come Cortina d’Ampezzo, Colle Santa Lucia e Livinallongo del Col di Lana (verso Bolzano) o come Sappada, che recentemente ha ottenuto il sì bipartisan del consiglio regionale al «passaggio» al Friuli Venezia Giulia. È il Veneto che si sbriciola, a partire dai territori che se la passano peggio e che campano vicino al canto delle sirene di Province e Regioni autonome. A partire dal Bellunese, ormai con 17 Comuni in fuga, che si sente dimenticato da Venezia e da Roma.
Ma cosa c’è sotto? Perché il movimento è corale, sincronizzato. Spiega Silvano Martini, vicepresidente del Bard (movimento «Belluno autonoma regione Dolomiti»): «Se riuscissimo ad ottenere da Roma la sopravvivenza anche politica, come ente di primo grado, di Palazzo Piloni e da Venezia l’applicazione di quanto previsto nello Statuto regionale sulla specificità, cioè il trasferimento di alcune importanti competenze alla Provincia, potremmo anche lasciar perdere le consultazioni popolari. Altrimenti si va avanti. Il nostro, peraltro, è un movimento che sta mettendo in difficoltà anche Province e Regioni autonome: appare ogni giorno più chiaro che la disparità di trattamento fra noi e i "cugini ricchi" è intollerabile».
In sintesi: il Bard è l’evoluzione del movimento referendario per il distacco del Bellunese dal Veneto e la sua aggregazione al Trentino Alto Adige. La consultazione popolare fu bloccata, più di un anno fa, dalla Cassazione, secondo la quale la Costituzione parla chiaro: la regione «di arrivo » è costituita da sole due Province autonome, una terza non ci sta. Di qui la contromossa del «Bard»: consultazioni popolari a raffica e cioè «grane» per Venezia e Roma. È quello che si vuole: mettere la politica alle strette; costringere le istituzioni a concedere al Bellunese la più ampia autonomia. Una mossa a tenaglia, che in passato ha funzionato: i Fondi Letta e Brancher nascono anche da queste iniziative. E i partiti? «Stanno alla finestra - afferma Daniel Sirena, referendario a Rocca Pietore - non hanno capito che i Bellunesi non sono più disposti a delegare e prendere ordini».
Marco de’ Francesco

Borghezio: Garibaldi? amico dei camorristi
«Entrò in città e affidò il municipio ai fuorilegge: da allora iniziò l'assalto a Banco di Napoli e beni pubblici»
 NAPOLI - Se la Lega Nord cambia il segretario dopo lo scandalo sui soldi che l'ex tesoriere del partito Belsito avrebbe versato alla famiglia Bossi, l'europarlamentare leghista Mario Borghezio rimane fedele alla «tradizione», e rispolvera alcuni cavalli di battaglia dal suo archivio secessionista. «Garibaldi? È' l'emblema della mazzetta all'italiana», dice nel corso della trasmissione radiofonica «La Zanzara» su Radio 24. «Non era ancora arrivato a Napoli accompagnato dai camorristi», prosegue Borghezio, «che subito prese possesso del Municipio e lo affidò ai camorristi, e da lì - dice - è iniziato l'assalto al Banco di Napoli e ai beni pubblici».

«BOSSI SUI MONUMENTI» - L'esponente leghista non nuovo ad affermazioni del genere, afferma inoltre che i monumenti dedicati all'eroe dei Due Mondi, se non hanno valore artistico, nel qual caso propone che vengano conservati nelle cantine dei musei, andrebbero abbattuti e distrutti, per sostituirli, a cominciare dalla «Padania», con quelli dedicati ad Umberto Bossi che, dice Borghezio, «non è un quaquaraqua»; e per il quale, aggiunge, «abbiamo già pronto un monumento». Poi, sulla falsariga delle affermazioni di ieri alla Camera del deputato Francesco Barbato dell'Idv, che Borghezio definisce «un personaggio di una simpatia difficilmente superabile», chiosa: «Il personaggio (Garibaldi, ndr) sta veramente sui co...».

CARABINIERI «PADANI» AL SUD - «Da Roma in giù bisognerebbe annullare e commissariare tutto», dice Borghezio a proposito della revisione della spesa pubblica dello Stato. «Io - aggiunge - manderei in ogni capoluogo del Sud un carabiniere "padano", uno tipo il vecchio prefetto Mori, dando per sottinteso che in certe regioni del Sud, presidenti di regione, di province, sindaci, sono tutti mafiosi. Lì non si sbaglia mai, lì - conclude l'esponente leghista - c'è mafia dappertutto».
Francesco Parrella


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