sabato 15 settembre 2012

(1) XV.IX.MMXII/ Raffinerie a Napoli-Ponticelli: sarebbe davvero ora che andassero via, per piu’ di 60anni hanno creato danni incalcolabili, in cambio di quattro puzzolenti posti di lavoro. Con nessuna ricaduta economica significativa sul territorio circostante: oggetto di degrado urbano e quindi umano.


Palermo. Aziende pronte a investire ma vengono meno i fondi       Barca: fondi Ue inutili senza politiche per il Sud
Cdm approva ddl anti-cementificazione. Monti: era da 'salva-italia'
Fiat, Della Valle: problema è Marchionne, non lavoratori
Ticino. Vent’anni! Giorno dopo giorno insieme
Bozen, oltrepadania. Ladini, Durnwalder: “Da autonomia, benefici per tutti”

Palermo. Aziende pronte a investire ma vengono meno i fondi            
Bloccati 22 milioni di euro per 30 aziende che avevano deciso di aderire al progetto Edimec, nato dalla collaborazione tra Confindustria Palermo, Università, Consorzio Arca. "La Regione ha stornato i fondi verso assessorati improduttivi"
PALERMO. Due aziende di Reggio Emilia puntano su Palermo e decidono di aderire al prossimo progetto del Distretto Meccatronica. Intanto trenta imprese siciliane sono pronte a investire più di 20 milioni ma vengono bloccate. Questa è la contraddizione del distretto meccatronica. Un distretto produttivo che ha sviluppato un progetto di investimento di 22 milioni, che darà lavoro a 400 nuovi addetti, che migliorerà la competitività di 30 aziende e svilupperà sei prodotti ad altissimo contenuto tecnologico in Sicilia.
Il progetto si chiama Edimec, nato dalla collaborazione tra Confindustria Palermo, Università, Consorzio Arca, Federazione dei Distretti produttivi. "L'avanguardia del progetto Edimec è tanto valida che da Reggio Emilia due aziende hanno deciso di aderire al prossimo progetto di distretto (che si chiamerà Siko) e hanno già aperto una sede qui a Palermo - afferma una nota -. In un momento di crisi nera, ci sono trenta imprenditori che si sono messi in gioco, hanno scommesso, hanno già pagato le fideiussioni, e stanno per partire con il piano di investimento. Peccato però che la Regione alla vigilia abbia stornato i fondi verso assessorati improduttivi".

Barca: fondi Ue inutili senza politiche per il Sud
Il ministro: risorse europee solo una nicchia. De Magistris: «Sviluppo area Est, necessario delocalizzare raffinerie»
 NAPOLI - «I fondi comunitari sono una nicchia, un elemento utile ma non possono trascinare se non c'è una politica di crescita per il Sud». Così il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, intervenuto all'assemblea Cgil su «Piano Europeo Crescita per il Sud», di scena a Napoli. Tra gli obiettivi da perseguire, secondo Barca, «va dato impulso operativo a servizi fondamentali per la cittadinanza, che riguardano la scuola, la giustizia, evitando una «violazione del patto sociale al Sud che è alla base della criminalità, la legalità è una condizione di contesto per il successo dell'impresa». «Vanno quindi costruite le basi per una politica per l'innovazione in grado di rilanciare la produttività nei territori, così come vanno garantiti i servizi per il welfare» ha aggiunto il ministro, tentando di tener dentro forse un po' troppe cose.

NODO NAPOLI EST - Dal canto suo, il sindaco Luigi de Magistris ha rimarcato, a margine del convegno, che passi avanti si stanno compiendo sul progetto Naplest ma per l'area orientale di Napoli «c'è il tema della dislocazione delle raffinerie, indispensabile per pensare a un pieno sviluppo della zona. Per quanto riguarda l'anno della nostra amministrazione, siamo soddisfatti perchè stiamo chiudendo il cronoprogramma del progetto su Naplest che per anni è rimasto appeso. E lo stiamo chiudendo anche in accordo con la Regione e con i privati che hanno investito. Andiamo avanti, si tratta di fondi europei salvati che non andranno persi». «Il tema grosso che ci dovrà impegnare per i prossimi anni - ha specificato il sindaco - è la dislocazione delle raffinerie che sono lì, perchè è chiaro che uno sviluppo completo della zona ci sarà solo quando noi riusciremo a portare via tutte le raffinerie e quindi bonificando il territorio. Questo è un problema che non si risolve in pochi mesi».

CALDORO E LE IMPRESE - Nel suo intervento, invece, il governatore Stefano Caldoro ha sottolineato che le imprese «non possono fallire per il credito che vantano nei confronti della Pubblica amministrazione. La P.A. non riesce a garantire i pagamenti per problemi di liquidità dei singoli enti, del Paese, per il dissesto o per altri motivi. Spesso addirittura c'è la cassa, c'e la liquidità - ha detto - ma non possiamo spendere perchè c'e il tetto del patto di stabilità». Ma per evitare che imprese produttive falliscano, occorrono misure in grado di salvarle, come la cosiddetta «misura salva imprese», proposta da Caldoro già altre volte e oggi lanciata alla presenza del Governo e della Commissione europea.

Cdm approva ddl anti-cementificazione. Monti: era da 'salva-italia'
Da governo via libera al provvedimento che tutela i terreni coltivabili. Catania: Speriamo ok definitivo entro fine legislatura
Roma - "Si tratta di un provvedimento significativo e riassuntivo dei rimedi ai molti mali che caratterizzano l’economia e il suolo italiano. Forse avremmo dovuto inserirlo nel salva Italia”. Così il presidente del Consiglio Mario Monti ha definito, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, il ddl, approvato stamani dal Consiglio dei ministri, per la salvaguardia delle aree agricole e lo stop alla cementificazione del territorio italiano, proposto dal ministro dell’Agricoltura Mario Catania. “Il problema della cementificazione del suolo – ha osservato Monti - sta assumendo in Italia dimensioni preoccupanti. Negli ultimi anni la superficie coltivabile si è ridotta. La perdita di superficie agricola impedisce al paese di fronteggiare il fabbisogno alimentare nazionale e aumenta la dipendenza dall’Estero". Nella scheda diffusa da Palazzo Chigi, in effetti, si legge che in Italia ogni giorno si cementificano 100 ettari di superficie libera. Dal 1956 al 2012 il territorio nazionale edificato è aumentato del 166%. La perdita di superficie agricola – e la conseguente riduzione della produzione – impedisce al Paese di soddisfare completamente il fabbisogno alimentare nazionale e aumenta la dipendenza dall’estero.
 In questo contesto, il ddl mira anzitutto a garantire l’equilibrio tra i terreni agricoli e le zone edificate o edificabili, ponendo un limite massimo al consumo di suolo e stimolando il riutilizzo delle zone già urbanizzate. Ha inoltre l’obiettivo di promuovere l’attività agricola che si svolge (o si potrebbe) svolgere su di essi, contribuendo alla salvaguardia del territorio. Il mantenimento dell’attività agricola infatti consente di poter gestire il territorio e contribuisce a diminuire il rischio di dissesti idrogeologici. Entrando nel merito, vengono identificati come “terreni agricoli” tutti quelli che, sulla base degli strumenti urbanistici in vigore, hanno destinazione agricola; si introduce un meccanismo di identificazione, a livello nazionale, dell’estensione massima di terreni agricoli edificabili (ossia di quei terreni la cui destinazione d’uso può essere modificata dagli strumenti urbanistici). Lo scopo è quello di garantire uno sviluppo equilibrato dell’assetto territoriale e una ripartizione calibrata tra zone suscettibili di utilizzazione agricola e zone edificate; si prevede il divieto di cambiare la destinazione d’uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuto di Stato o di aiuti comunitari.
 Nell’ottica di disincentivare il dissennato consumo di suolo, l’intervento mira a evitare che i terreni che hanno usufruito di misure a sostegno dell’attività agricola subiscano un mutamento di destinazione e siano investiti dal processo di urbanizzazione; viene incentivato il recupero del patrimonio edilizio rurale per favorire l’attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti. Si istituisce un registro presso il Ministero delle politiche agricole al fine di identificare i Comuni interessati, i cui strumenti urbanistici adottati non prevedono l’ampliamento di aree edificabili o un aumento inferiore al limite determinato dalle Regioni, che possono chiedere di essere inseriti. Si abroga la norma che consente che i contributi di costruzione siano parzialmente distolti dalla loro naturale finalità – consistente nel concorrere alle spese per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria - e siano destinati alla copertura delle spese correnti da parte dell’Ente locale. Si abroga inoltre la norma che prevede che una percentuale dei proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal Testo Unico in materia edilizia sia utilizzata per il finanziamento delle spese correnti dell’ente locale. Il fine è quello di disincentivare l’attività edificatoria sul territorio.
 "È un disegno di legge - ha spiegato il ministro Catania - che affronta un tema molto sensibile, tocca infatti il tema dell'uso e della corretta gestione del territorio da parte di noi tutti ed e' un tema vitale per la qualità della vita. E' inoltre il modello di sviluppo che vogliamo proporre e immaginare per il nostro Paese negli anni a venire''. Quanto ai tempi di approvazione, Catania ha osservato che “è evidente che i tempi della legislatura sono molto ristretti, però non mi sento di escludere che possa essere approvato. Dipende dalla possibilità di avere o non avere la deliberante nei lavori del Parlamento per la commissione. Se nei due rami del Parlamento verrà data questa possibilità, di un'approvazione in commissione in sede deliberante, i tempi ci sono ancora".   (ilVelino/AGV)
(baz) 14 Settembre 2012 14:00

Fiat, Della Valle: problema è Marchionne, non lavoratori
Il patron Tod's: "Questi 'furbetti cosmopoliti' sappiano che gli imprenditori italiani seri non vogliono in nessun modo essere accomunati a persone come loro"
Roma - Il problema della Fiat? “Non sono i lavoratori, l'Italia o la crisi ma i suoi azionisti di riferimento e il suo ad Sergio Marchionne”. Parola del patron Tod's , Diego Della Valle, che in un comunicato si scaglia contro il management del Lingotto. “Il vero problema della Fiat – sottolinea Della Valle - sono i suoi azionisti di riferimento e il suo amministratore delegato. Sono loro che stanno facendo le scelte sbagliate o, peggio ancora, le scelte più convenienti per loro e i loro obiettivi, senza minimamente curarsi degli interessi e delle necessità del Paese. Paese che alla Fiat ha dato tanto, tantissimo, sicuramente troppo”. "Continua questo ridicolo e purtroppo tragico teatrino degli annunci ad effetto da parte della Fiat – aggiunge Della Valle - del suo inadeguato amministratore delegato e in subordine del presidente. Assistiamo infatti da alcuni anni a frequentissime conferenze stampa nelle quali, da parte di questi signori, viene detto tutto e poi il contrario di tutto, purché sia garantito l'effetto mediatico, che sembra essere la cosa più importante da ottenere, al di là della qualità e della coerenza delle cose che si dicono”.
 FABBRICA ITALIA - Secondo l'imprenditore marchigiano “Marchionne e company hanno superato ogni aspettativa riuscendo, con alcune righe, a cancellare importanti impegni che avevano preso nelle sedi opportune nei confronti dei loro dipendenti, del governo e quindi del Paese”. “Ma si rendono conto questi supponenti signori dello stato d'animo che possono avere oggi le migliaia di lavoratori della Fiat – è la domanda che si pone quindi Della Valle - e i loro familiari di fronte alle pesanti parole da loro pronunciate e alle prospettive che queste fanno presagire?”. “Pertanto non cerchino nessun capro espiatorio, perché sarà solo loro la responsabilità di quello che faranno e di tutte le conseguenze che ne deriveranno. È bene comunque che questi 'furbetti cosmopoliti' sappiano che gli imprenditori italiani seri, che vivono veramente di concorrenza e competitività, che rispettano i propri lavoratori e sono orgogliosi di essere italiani, non vogliono in nessun modo essere accomunati a persone come loro”, conclude Della Valle.   (ilVelino/AGV)
(red/glv) 14 Settembre 2012 19:58

Ticino. Vent’anni! Giorno dopo giorno insieme
 di Matteo Caratti - 09/14/2012
Oggi laRegioneTicino compie vent’anni. Di fatto, da quando abbiamo mosso i primi passi nel lontano 14 settembre del 1992, è già passata una generazione. Ma, tra la generazione di allora e quella di oggi, la distanza è abissale. Basta considerare l’accelerazione che hanno subito negli ultimi anni le nuove tecnologie e gli effetti che hanno generato sulle nostre abitudini di vita. Una vera e propria rivoluzione e siamo soltanto agli inizi.
Guardando ai nostri esordi possiamo ben dire di esser nati con la camicia, perché dal primo vagito ci siamo piazzati subito saldamente al secondo posto nel panorama editoriale della Svizzera italiana. E così, come si suol dire, chi bene ha iniziato si è trovato subito a metà dell’opera. Sin dall’inizio abbiamo optato con decisione per la via del giornalismo indipendente.
Una via non facile, considerate le nostre radici, ma la sola allora praticabile per riuscire a decollare in un Cantone che desiderava finalmente emanciparsi dalle logiche di un’informazione allora segmentata, perché prioritariamente di partito. Così ciascuno finiva per parlare solo ai suoi. Noi no. Abbiamo da subito creduto in un giornalismo che fondava la sua agenda sull’importanza delle notizie, di quelle vere, trattate con professionalità da chi sta in redazione.
Abbiamo pure deciso di porre l’accento prioritariamente sulle notizie locali e cantonali, senza paura di mettere le mani nelle ortiche, senza scadere nel localismo e senza distogliere lo sguardo da quanto succede attorno a noi a livello nazionale e internazionale. Abbiamo, non da ultimo, optato per un giornalismo che permette ai nostri lettori non solo di essere informati, ma pure aiutati a riflettere sui fatti principali del giorno e sui grandi cambiamenti in corso nella società.
Quando necessario, non abbiamo mai esitato a dire le cose come stanno, incontrando pure sulla nostra strada agguerriti azzeccagarbugli pronti a farci tacere. Il nostro editore Giacomo Salvioni ha sempre avuto, e non è da tutti, le spalle larghe e i lettori lo hanno capito. laRegione ha carattere e, quando ci vuole, anche grinta.
Oggi possiamo dire che siamo finalmente diventati grandi, guadagnandoci sul campo la fiducia di un consistente e crescente numero di lettori della Svizzera italiana.
Ma, come nella vita, con la maturità crescono anche le responsabilità. Sul mercato ci attendono oggi altre sfide dettate dalle nuove tecnologie, dalle abitudini di lettura che cambiano, dal moltiplicarsi dei vettori d’informazione, dalle offerte d’informazione gratuita. Sfide che ci impongono di offrire un prodotto sempre più ad alto valore aggiunto: fatto di notizie, di approfondimenti, di analisi, di inchieste, di rubriche destinate al tempo libero, alla cucina, al divertimento e chi più ne ha più ne metta.
Se resistiamo malgrado la crisi e se continuiamo con entusiasmo a fare il nostro lavoro è perché a casa o sul posto di lavoro ci siete voi, cari lettori. Voi che ritenete utile il nostro prodotto perché vi informa, vi fa riflettere, vi svaga, vi fa in definitiva compagnia. Giorno dopo giorno, insieme.
Grazie quindi per la vostra fedeltà. E non esitate, se avete informazioni da darci, ma anche se avete critiche da rivolgerci, a bussare alle nostre porte. Per noi mantenere un rapporto franco, diretto e soprattutto di fiducia con voi è sempre stato ed è tuttora molto importante.

Bozen, oltrepadania. Ladini, Durnwalder: “Da autonomia, benefici per tutti”
Il discorso in occasione della Giornata della Cultura ladina, incentrata sulla ricorrenza dei 40 anni dello Statuto d’Autonomia. Con uno sguardo ai comuni ladini bellunesi
In occasione della Giornata della Cultura ladina, incentrata sulla ricorrenza dei 40 anni dello Statuto d’Autonomia dal punto di vista del gruppo linguistico ladino, il presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder e l’assessore provinciale ladino Florian Mussner, hanno ripercorso alcuni passi fondamentali per la tutela dei ladini in provincia di Bolzano ed i possibili sviluppi ponendo in evidenza la necessità di apprezzare quanto raggiunto.
 Durnwalder ha sottolineato come lo Statuto d’autonomia abbia portato benefici a tutti e tre i gruppi linguistici dell’Alto Adige, benefici di cui ci si deve rallegrare e che hanno contribuito a favorire lo sviluppo economico del territorio e sicurezza di sopravvivenza per le culture delle minoranze. Ripercorrendo le tappe fondamentali che hanno portato alla tutela del gruppo linguistico ladino, ha ricordato come il gruppo tedesco abbia operato in suo favore e come a breve si spera vi siano ulteriori sviluppi.
 Parlando delle minoranze ladine nelle vicine province, ha ricordato i progressi fatti per la tutela in Trentino, e sottolineato la necessità di tutela dei ladini nei tre comuni ladini della provincia di Belluno portando la questione ad un livello politico superiore rispetto al mero referendum popolare.
 Mussner, in qualità di rappresentante politico della minoranza ladina, ha posto in evidenza come i ladini in provincia di Bolzano godano in una maggiore tutela rispetto ai ladini nelle vicine provincie di Trento e di Belluno sottolineato, da un lato, l’importanza di ricordare date quali i 40 anni del 2. Statuto d’Autonomia e dei 20 anni della quietanza liberatoria e, dall’altro, la necessità di rallegrarsi per quanto raggiunto finora e per i solidi fondamenti di cui si dispone.
 Parlando dei tre comuni ladini del Bellunese, Mussner ha sottolineato la volontà di trovare una soluzione, ad esempio in ambito di Euregio; infatti, come ha affermato nell’ambito della collaborazione europea la diversità può fungere da ponte verso l’unico fine, quello del vivere assieme.




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