martedì 9 ottobre 2012

(1) IX.X.MMXII/ E’ il solito Belpaese padanino: al sugo Barilla.


L'UNIONE SARDA - Economia: Aiuti alle zone franche urbane: il Governo taglia fuori la Sardegna
Italia maglia nera Ue per infrazioni mercato unico
Esm: Juncker, pietra miliare per l'Eurozona. Resta problema ''legacy''
Fmi: in calo la crescita mondiale Per l’Italia lo scenario peggiora

L'UNIONE SARDA - Economia: Aiuti alle zone franche urbane: il Governo taglia fuori la Sardegna
09.10.2012
Dov'è finita la Sardegna? Tra le regioni che potranno beneficiare delle agevolazioni destinate alle imprese delle “Zone franche urbane” l'Isola non c'è. Ad escluderla è stato il Governo che, nel Decreto Crescita varato venerdì, destina gli incentivi solo alle regioni svantaggiate dell'Obiettivo Convergenza. “Gruppo” a cui non appartiene la Sardegna (fuori dall'Obiettivo 1 dal 2007), ormai entrata a far parte di un nuovo regime di aiuti (Obiettivo competitività). Ad accorgersi dell'esclusione è Confartigianato che, con una lettera a Regione e parlamentari sardi, fa rimbalzare l'allarme da Cagliari a Roma chiedendo un intervento riparatore in sede di conversione in legge del decreto, che ora va al Senato. «Bisogna intervenire per modificare la norma».
LE CONSEGUENZE Quanto l'esclusione pesi sulle imprese sarde lo si capisce analizzando i vantaggi che verrebbero a perdere. Ci sono in ballo incentivi fiscali (l'esenzione dalle imposte sui redditi, dall'Irap e l'esonero dal versamento dei contributi previdenziali) ma anche soldi, tanto più utili in un momento di forte crisi di liquidità e di stretta creditizia da parte delle banche. Ben 13,2 milioni di euro erano stati già destinati alle tre uniche zone franche urbane riconosciute dal Cipe in Sardegna: quella di Cagliari (Sant'Elia), Quartu (Is Arenas) e Iglesias (Centro storico e Serra Perdosa). Nonostante gli impegni, però, l'esecutivo aveva poi congelato i finanziamenti e reso inutile tutti i progetti fino allora messi a punto. Ora il Governo Monti ha riaperto il discorso, resuscitando le zone franche urbane e le relative agevolazioni per le imprese nel Decreto Crescita. Di fatto, con i nuovi parametri legati all'Obiettivo Convergenza, delle 22 Zfu riconosciute nel 2008 in tutta Italia dal Cipe si salvano solo quelle di quattro regioni, Sicilia, Campania, Puglia e Calabria. La Sardegna resta fuori dalla partita, con l'esclusione delle tre zone franche già riconosciute e di altre 8 in lizza (Carbonia, Assemini, Sassari, Nuoro, Olbia, Selargius, Alghero, Nuoro), potenziali destinatarie di nuovi finanziamenti.
IL REGIME Le zone franche urbane sono disciplinate dalla legge 296 del 2006. Si tratta di un regime di aiuto, considerato compatibile con le norme sulla concorrenza dell'Ue, avviato con una dotazione iniziale di 100 milioni di euro. Con questi soldi erano state selezionate 22 Zfu nelle quali favorire lo sviluppo imprenditoriale e l'occupazione. «Obiettivi - spiega Filippo Spanu, segretario regionale di Confartigianato - che avevano convinto le amministrazioni comunali a sottoscrivere un protocollo d'intesa con il Governo Berlusconi nell'ottobre 2009. Un'operazione sepolta dal ministro Tremonti, anche se il processo amministrativo è rimasto vivo, con le zone già selezionate, così come i finanziamenti». Un regime di aiuti automatico che consentirebbe alle imprese, e in particolare a quelle artigiane, di ricevere i finanziamenti a tamburo battente, senza incorrere nei limiti e negli ostacoli di spesa che intralciano molti fondi regionali ed europei. «È quello che serve alle nostre imprese», evidenzia Confartigianato, «strumenti di incentivi meno intensi ma che permettano di spendere in fretta i soldi dando risposte immediate all'occupazione». (Carla Raggio)

Italia maglia nera Ue per infrazioni mercato unico
Rapporto Commissione, mai così male come in ultimi sei mesi
08 ottobre, 16:14
BRUXELLES - ''Il peggior risultato di sempre''. E' quello che ha realizzato l'Italia negli ultimi sei mesi per i ritardi accumulati nella trasposizione delle norme Ue in materia di mercato interno, dove ha anche totalizzato il piu' alto numero di infrazioni aperte e tuttora in corso. E' quanto emerge dal rapporto sul mercato interno, la 'pagella' che la Commissione Ue da' agli stati membri sull'attuazione delle direttive Ue. I settori in cui l'Italia ha mostrato piu' difficolta' sono l'ambiente e i trasporti.
L'Italia, si legge nel rapporto, ''ha visto l'aumento piu' elevato del deficit di trasposizione'' delle norme Ue in materia di mercato unico, passando ''dal 2,1% al 2,4% negli ultimi sei mesi'' che, sommandosi agli arretrati del passato, mette il paese ''al fondo della classifica''. Non solo. L'Italia, insieme alla Slovenia, non solo non ha ridotto ma ha addirittura aumentato il ritardo anche nel trasformare in legge le direttive chiave (salite da 2 a 4), rovesciando la situazione del maggio 2011, quando i due paesi erano stati i soli a ridurlo. Ed e' anche uno dei 5 paesi a non avere centrato l'obiettivo ''tolleranza zero'', ossia ad avere sforato il limite massimo di due anni di ritardo.
''L'Italia - conclude quindi lo Scoreboard - ha proseguito la tendenza al ribasso degli ultimi sei mesi, aggiungendo ulteriori ritardi, ottenendo quindi il peggior risultato di sempre''. Roma non riuscira' quindi a centrare l'obiettivo dell'1% fissato per novembre, a meno che non prenda ''provvedimenti drastici'' per recuperare il ritardo, insieme a Belgio, Portogallo e Polonia.
Quest'anno ce l'ha fatta persino la Grecia, che due anni fa aveva la maglia nera dell'Ue e oggi ha ridotto il deficit di trasposizione delle norme ad appena lo 0,5%. L'Italia ha poi 69 procedure d'infrazione aperte, record tra i 27, seguita da Grecia (68) e Belgio (64). Rispetto a maggio 2010, pero', ricorda la Commissione, la performance del nostro paese e' migliorata, avendo ridotto del 25% il numero di infrazioni.

Esm: Juncker, pietra miliare per l'Eurozona. Resta problema ''legacy''
08 Ottobre 2012 - 20:31
 (ASCA) - Roma, 8 ott - ''Una storica pietra miliare'' per l'Eurozona, cosi' Jean-Claude Juncker, presidente dell'Eurogruppo, ha salutato l'insediamento del Board del Meccanismo Europeo di Stabilita' (Esm), il cosidetto fondo salva-stati dotato di una capacita' di prestito per 500 miliardi di euro.
 Sull'eventuale richiesta di aiuto da parte della Spagna, ''non e' compito dell'Eurogruppo'' ha detto Juncker rimandando la palla a Madrid che per ora esita. D'altra parte non potrebbe essere diverso considerando che le condizioni (vincoli) che si applicano ai paesi dell'Eurozona che chiedono l'aiuto del fondo salva stati non sono state ancora esplicitate.
 Nebbia ancora piu' fitta sul tema caldo della cosidetta ''legacy (ereditata)'', che e' uno dei punti di dibattito sulle modalita' operative dell'Esm. Il fondo salva-stati, almeno secondo quanto deciso nei precedenti vertici europei, puo' intervenire solo nelle situazioni di crisi debitorie future, non di quelle ereditate (legacy) prima dell'avvio del fondo.
 ''Le istituzioni europee non hanno ancora discusso il problema della legacy'' ha detto Juncker. Sembra piuttosto probabile che siano legacy i debiti di Irlanda e il Portogallo, che dovrebbero dunque rimanere incollati ai prestiti ben piu' onerosi concessi da Ue, attraverso l'Efsf, e dall' Fmi.
Invece non si capisce ancora su quale orbita graviti il caso della Spagna.
Red

Fmi: in calo la crescita mondiale Per l’Italia lo scenario peggiora
ultimo aggiornamento: 09 ottobre, ore 08:51
Tokyo, 9 ott. - (Adnkronos) - Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha presentato un quadro cupo dell'economia globale rispetto a qualche mese fa, sottolineando che le prospettive sono peggiorate ulteriormente e i rischi sono aumentati. Nel complesso, le previsioni del Fmi per la crescita globale sono state riviste al ribasso al 3,3 per cento quest'anno e un ancora un lento 3,6 per cento nel 2013.
Nel suo ultimo World Economic Outlook, presentato a Tokyo, il Fondo monetario internazionale ha spiegato che per le economie avanzate si prevede una crescita dell'1,3 per cento quest'anno, rispetto al 1,6 per cento dello scorso anno e del 3,0 per cento nel 2010, con tagli della spesa pubblica e ancora con un sistema finanziario debole che pesa sulle prospettive. La crescita nelle economie emergenti e in via di sviluppo e' stata segnata rispetto alle previsioni di luglio e aprile al 5,3 per cento, contro il 6,2 per cento dell'anno scorso. I principali mercati emergenti come Cina, India, Russia e Brasile vedranno tutti una crescita piu' lenta. La crescita del volume del commercio mondiale crollera' al 3,2 per cento quest'anno, rispetto al 5,8 per cento dello scorso anno e al 12,6 per cento nel 2010.
"Bassa crescita e incertezza nelle economie avanzate stanno interessando i mercati emergenti e in via di sviluppo sia attraverso i canali commerciali e finanziari, aggiungendosi alle debolezze interne", ha detto il capo economista del Fmi Olivier Blanchard.
Le previsioni del Fmi aprono una settimana di intensa attivita' a Tokyo, dove piu' di 10.000 banchieri centrali, ministri delle Finanze e dello Sviluppo, sono riuniti ai dirigenti del settore privato, accademici e giornalisti per discutere dei problemi economici mondiali in occasione della riunione annuale della Banca Mondiale e del Fmi nella capitale giapponese. Due altre valutazioni economiche chiave saranno diffuse, il Global Financial Stability Report sullo stato del settore finanziario e il monitor fiscale, che prende in esame le finanze pubbliche.
Il Fmi ha spiegato che la sua previsione si basava su due presupposti fondamentali: che i responsabili politici europei tengano sotto controlla la crisi della zona euro e che i responsabili politici negli Stati Uniti intraprendano azioni per affrontare lo 'scoglio fiscale' e non consentano l'aumento delle tasse e tagli automatici di spesa. Se non si interviene su entrambi questi temi, secondo il Fmi, si renderebbero le prospettive di crescita di gran lunga peggiori.
La previsione del Fmi ha ricordato che la politica monetaria nelle economie avanzate si aspetta di continuare ad essere sostenuta. Le principali banche centrali hanno recentemente lanciato nuovi programmi per l'acquisto di obbligazioni e mantenere tassi di interesse bassi. Ma il sistema finanziario globale resta fragile e gli sforzi delle economie avanzate per la limitazione della spesa di bilancio, pur necessarie, hanno rallentato la ripresa.


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