L'UNIONE SARDA - Economia: Aiuti alle zone
franche urbane: il Governo taglia fuori la Sardegna
Italia maglia nera Ue per infrazioni mercato
unico
Esm: Juncker, pietra miliare per l'Eurozona.
Resta problema ''legacy''
Fmi: in calo la crescita mondiale Per l’Italia
lo scenario peggiora
L'UNIONE SARDA - Economia: Aiuti alle zone
franche urbane: il Governo taglia fuori la Sardegna
09.10.2012
Dov'è finita la
Sardegna? Tra le regioni che potranno beneficiare delle agevolazioni destinate
alle imprese delle “Zone franche urbane” l'Isola non c'è. Ad escluderla è stato
il Governo che, nel Decreto Crescita varato venerdì, destina gli incentivi solo
alle regioni svantaggiate dell'Obiettivo Convergenza. “Gruppo” a cui non
appartiene la Sardegna (fuori dall'Obiettivo 1 dal 2007), ormai entrata a far
parte di un nuovo regime di aiuti (Obiettivo competitività). Ad accorgersi
dell'esclusione è Confartigianato che, con una lettera a Regione e parlamentari
sardi, fa rimbalzare l'allarme da Cagliari a Roma chiedendo un intervento
riparatore in sede di conversione in legge del decreto, che ora va al Senato.
«Bisogna intervenire per modificare la norma».
LE CONSEGUENZE
Quanto l'esclusione pesi sulle imprese sarde lo si capisce analizzando i
vantaggi che verrebbero a perdere. Ci sono in ballo incentivi fiscali (l'esenzione
dalle imposte sui redditi, dall'Irap e l'esonero dal versamento dei contributi
previdenziali) ma anche soldi, tanto più utili in un momento di forte crisi di
liquidità e di stretta creditizia da parte delle banche. Ben 13,2 milioni di
euro erano stati già destinati alle tre uniche zone franche urbane riconosciute
dal Cipe in Sardegna: quella di Cagliari (Sant'Elia), Quartu (Is Arenas) e
Iglesias (Centro storico e Serra Perdosa). Nonostante gli impegni, però,
l'esecutivo aveva poi congelato i finanziamenti e reso inutile tutti i progetti
fino allora messi a punto. Ora il Governo Monti ha riaperto il discorso,
resuscitando le zone franche urbane e le relative agevolazioni per le imprese
nel Decreto Crescita. Di fatto, con i nuovi parametri legati all'Obiettivo
Convergenza, delle 22 Zfu riconosciute nel 2008 in tutta Italia dal Cipe si
salvano solo quelle di quattro regioni, Sicilia, Campania, Puglia e Calabria.
La Sardegna resta fuori dalla partita, con l'esclusione delle tre zone franche
già riconosciute e di altre 8 in lizza (Carbonia, Assemini, Sassari, Nuoro,
Olbia, Selargius, Alghero, Nuoro), potenziali destinatarie di nuovi
finanziamenti.
IL REGIME Le zone
franche urbane sono disciplinate dalla legge 296 del 2006. Si tratta di un
regime di aiuto, considerato compatibile con le norme sulla concorrenza
dell'Ue, avviato con una dotazione iniziale di 100 milioni di euro. Con questi
soldi erano state selezionate 22 Zfu nelle quali favorire lo sviluppo
imprenditoriale e l'occupazione. «Obiettivi - spiega Filippo Spanu, segretario
regionale di Confartigianato - che avevano convinto le amministrazioni comunali
a sottoscrivere un protocollo d'intesa con il Governo Berlusconi nell'ottobre
2009. Un'operazione sepolta dal ministro Tremonti, anche se il processo amministrativo
è rimasto vivo, con le zone già selezionate, così come i finanziamenti». Un
regime di aiuti automatico che consentirebbe alle imprese, e in particolare a
quelle artigiane, di ricevere i finanziamenti a tamburo battente, senza
incorrere nei limiti e negli ostacoli di spesa che intralciano molti fondi
regionali ed europei. «È quello che serve alle nostre imprese», evidenzia
Confartigianato, «strumenti di incentivi meno intensi ma che permettano di
spendere in fretta i soldi dando risposte immediate all'occupazione». (Carla
Raggio)
Italia maglia nera Ue per infrazioni mercato
unico
Rapporto
Commissione, mai così male come in ultimi sei mesi
08 ottobre, 16:14
BRUXELLES - ''Il
peggior risultato di sempre''. E' quello che ha realizzato l'Italia negli
ultimi sei mesi per i ritardi accumulati nella trasposizione delle norme Ue in
materia di mercato interno, dove ha anche totalizzato il piu' alto numero di
infrazioni aperte e tuttora in corso. E' quanto emerge dal rapporto sul mercato
interno, la 'pagella' che la Commissione Ue da' agli stati membri sull'attuazione
delle direttive Ue. I settori in cui l'Italia ha mostrato piu' difficolta' sono
l'ambiente e i trasporti.
L'Italia, si legge
nel rapporto, ''ha visto l'aumento piu' elevato del deficit di trasposizione''
delle norme Ue in materia di mercato unico, passando ''dal 2,1% al 2,4% negli
ultimi sei mesi'' che, sommandosi agli arretrati del passato, mette il paese
''al fondo della classifica''. Non solo. L'Italia, insieme alla Slovenia, non
solo non ha ridotto ma ha addirittura aumentato il ritardo anche nel
trasformare in legge le direttive chiave (salite da 2 a 4), rovesciando la
situazione del maggio 2011, quando i due paesi erano stati i soli a ridurlo. Ed
e' anche uno dei 5 paesi a non avere centrato l'obiettivo ''tolleranza zero'',
ossia ad avere sforato il limite massimo di due anni di ritardo.
''L'Italia -
conclude quindi lo Scoreboard - ha proseguito la tendenza al ribasso degli
ultimi sei mesi, aggiungendo ulteriori ritardi, ottenendo quindi il peggior
risultato di sempre''. Roma non riuscira' quindi a centrare l'obiettivo dell'1%
fissato per novembre, a meno che non prenda ''provvedimenti drastici'' per
recuperare il ritardo, insieme a Belgio, Portogallo e Polonia.
Quest'anno ce l'ha
fatta persino la Grecia, che due anni fa aveva la maglia nera dell'Ue e oggi ha
ridotto il deficit di trasposizione delle norme ad appena lo 0,5%. L'Italia ha
poi 69 procedure d'infrazione aperte, record tra i 27, seguita da Grecia (68) e
Belgio (64). Rispetto a maggio 2010, pero', ricorda la Commissione, la
performance del nostro paese e' migliorata, avendo ridotto del 25% il numero di
infrazioni.
Esm: Juncker, pietra miliare per l'Eurozona.
Resta problema ''legacy''
08 Ottobre 2012 -
20:31
(ASCA) - Roma, 8 ott - ''Una storica pietra
miliare'' per l'Eurozona, cosi' Jean-Claude Juncker, presidente
dell'Eurogruppo, ha salutato l'insediamento del Board del Meccanismo Europeo di
Stabilita' (Esm), il cosidetto fondo salva-stati dotato di una capacita' di prestito
per 500 miliardi di euro.
Sull'eventuale richiesta di aiuto da parte
della Spagna, ''non e' compito dell'Eurogruppo'' ha detto Juncker rimandando la
palla a Madrid che per ora esita. D'altra parte non potrebbe essere diverso
considerando che le condizioni (vincoli) che si applicano ai paesi
dell'Eurozona che chiedono l'aiuto del fondo salva stati non sono state ancora
esplicitate.
Nebbia ancora piu' fitta sul tema caldo della
cosidetta ''legacy (ereditata)'', che e' uno dei punti di dibattito sulle
modalita' operative dell'Esm. Il fondo salva-stati, almeno secondo quanto
deciso nei precedenti vertici europei, puo' intervenire solo nelle situazioni
di crisi debitorie future, non di quelle ereditate (legacy) prima dell'avvio
del fondo.
''Le istituzioni europee non hanno ancora
discusso il problema della legacy'' ha detto Juncker. Sembra piuttosto
probabile che siano legacy i debiti di Irlanda e il Portogallo, che dovrebbero
dunque rimanere incollati ai prestiti ben piu' onerosi concessi da Ue, attraverso
l'Efsf, e dall' Fmi.
Invece non si
capisce ancora su quale orbita graviti il caso della Spagna.
Red
Fmi: in calo la crescita mondiale Per l’Italia
lo scenario peggiora
ultimo
aggiornamento: 09 ottobre, ore 08:51
Tokyo, 9 ott. -
(Adnkronos) - Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha presentato un quadro
cupo dell'economia globale rispetto a qualche mese fa, sottolineando che le
prospettive sono peggiorate ulteriormente e i rischi sono aumentati. Nel
complesso, le previsioni del Fmi per la crescita globale sono state riviste al
ribasso al 3,3 per cento quest'anno e un ancora un lento 3,6 per cento nel
2013.
Nel suo ultimo World
Economic Outlook, presentato a Tokyo, il Fondo monetario internazionale ha
spiegato che per le economie avanzate si prevede una crescita dell'1,3 per
cento quest'anno, rispetto al 1,6 per cento dello scorso anno e del 3,0 per
cento nel 2010, con tagli della spesa pubblica e ancora con un sistema
finanziario debole che pesa sulle prospettive. La crescita nelle economie
emergenti e in via di sviluppo e' stata segnata rispetto alle previsioni di
luglio e aprile al 5,3 per cento, contro il 6,2 per cento dell'anno scorso. I
principali mercati emergenti come Cina, India, Russia e Brasile vedranno tutti
una crescita piu' lenta. La crescita del volume del commercio mondiale
crollera' al 3,2 per cento quest'anno, rispetto al 5,8 per cento dello scorso
anno e al 12,6 per cento nel 2010.
"Bassa crescita
e incertezza nelle economie avanzate stanno interessando i mercati emergenti e
in via di sviluppo sia attraverso i canali commerciali e finanziari,
aggiungendosi alle debolezze interne", ha detto il capo economista del Fmi
Olivier Blanchard.
Le previsioni del
Fmi aprono una settimana di intensa attivita' a Tokyo, dove piu' di 10.000
banchieri centrali, ministri delle Finanze e dello Sviluppo, sono riuniti ai
dirigenti del settore privato, accademici e giornalisti per discutere dei
problemi economici mondiali in occasione della riunione annuale della Banca
Mondiale e del Fmi nella capitale giapponese. Due altre valutazioni economiche
chiave saranno diffuse, il Global Financial Stability Report sullo stato del
settore finanziario e il monitor fiscale, che prende in esame le finanze
pubbliche.
Il Fmi ha spiegato
che la sua previsione si basava su due presupposti fondamentali: che i
responsabili politici europei tengano sotto controlla la crisi della zona euro
e che i responsabili politici negli Stati Uniti intraprendano azioni per
affrontare lo 'scoglio fiscale' e non consentano l'aumento delle tasse e tagli
automatici di spesa. Se non si interviene su entrambi questi temi, secondo il
Fmi, si renderebbero le prospettive di crescita di gran lunga peggiori.
La previsione del
Fmi ha ricordato che la politica monetaria nelle economie avanzate si aspetta
di continuare ad essere sostenuta. Le principali banche centrali hanno
recentemente lanciato nuovi programmi per l'acquisto di obbligazioni e
mantenere tassi di interesse bassi. Ma il sistema finanziario globale resta
fragile e gli sforzi delle economie avanzate per la limitazione della spesa di
bilancio, pur necessarie, hanno rallentato la ripresa.
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