lunedì 15 ottobre 2012

(1) XV.X.MMXII/ Trazione leghista.===Sono quasi 7 milioni le pensioni che non superano la soglia dei 500 euro al mese. Di questi, quasi 1.800.000, pari al 12,4% del totale, non oltrepassano nemmeno la soglia dei 250 euro al mese.

Un federalismo da ripensare 
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Piccole aziende, costo del denaro molto più alto
L'UNIONE SARDA - Economia: Incentivi alle imprese, nuovo bando regionale
Pensionati, contribuenti.it: 7 milioni sono poveri
Crisi: Grecia, molte difficolta' in colloqui governo-troika


Un federalismo da ripensare
Gianfranco Viesti
Per un grande paese avanzato come l’Italia occorre equilibrio sulla ripartizione di poteri e risorse fra governo centrale, regioni, enti locali; il cosiddetto «federalismo». L’equilibrio può mutare nel tempo, ma sempre ragionevolmente.
Negli ultimi 15 anni questa ragionevolezza si è persa. Il quartetto Berlusconi-Tremonti-Bossi-Formigoni (BTBF) ha condotto una potente, vincente offensiva. Con due parole d’ordine di fondo: più si decentra, meglio è; più ciascun territorio riesce a trattenere al suo interno le proprie risorse, meglio è. La sublimazione del leghismo; un modo per risolvere la questione meridionale per asfissia, sottraendo ai cittadini del Sud quei servizi pubblici che la Costituzione garantisce loro e che l’ampia spesa pubblica del nostro paese finanzia. L’offensiva ha registrato qualche sconfitta – come la bocciatura della «devolution» – ma anche importanti successi – come la legge sul federalismo fiscale. Di fronte a questa offensiva l’opposizione di centro-sinistra ha mostrato straordinari limiti culturali e politici; ha inseguito questi slogan, proponendo essa stessa una riforma costituzionale nel 2001; non ha contrastato gli aspetti peggiori della legge sul federalismo fiscale.
Per anni su queste colonne si è tentato di mettere in guardia contro i possibili esiti, anche catastrofici, di questo processo per il Sud e per l’intera Italia.
La storia ha improvvisamente cambiato segno, e i quattro moschettieri BTBF sono tutti in difficoltà. Da più parti si auspica un ripensamento delle decisioni; emergono addirittura con forza posizioni neo-centraliste, sull’onda dei recenti scandali, che non appaiono per nulla condivisibili. Un ampio decentramento di funzioni verso Regioni ed enti locali è opportuno per molti motivi, anche e soprattutto per il Sud. I meccanismi per il suo finanziamento devono, allo stesso tempo, garantire l’uso responsabile delle risorse e assicurare che non si creino forti disparità fra i cittadini italiani. Queste idee generali trovano concreta applicazione nella formulazione dei principi costituzionali da un lato e nei contenuti specifici dei decreti attuativi del federalismo fiscale dall’altro. A che punto siamo?

1) Il Governo l’altro giorno ha approvato un’ipotesi di riforma costituzionale, relativa agli articoli 116, 117 e 127 e poi al decreto del 1953 sullo statuto della Sicilia. Molte delle proposte del Governo sono ragionevoli: c’è un più costante richiamo sia alle esigenze complessive di equilibrio di bilancio, sia al coordinamento dell’azione regionale con la legislazione statale; allo stesso modo è ragionevole riportare alcune competenze (armonizzazione bilanci, procedimenti amministrativi, comunicazioni, energia) al livello nazionale, mentre varrebbe la pena riflettere meglio sull’ipotesi di riaccentrare le competenze su porti e aeroporti. Si interviene anche sull’articolo 116 relativo alle regioni a statuto speciale. Ma proprio qui c’è la delusione maggiore. Il Governo infatti non propone ciò che davvero serve, e che solo un governo tecnico potrebbe avere il coraggio di fare: la completa equiparazione fra tutte le regioni italiane, eliminando quella «specialità» per Sicilia, Sardegna, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia che non ha più alcun motivo di esistere, che crea ingiustificate disparità, e che – nel caso siciliano – è all’origine di gravissime disfunzioni nell’azione pubblica. Quindi, la proposta del governo: bene su alcuni punti; da precisare meglio; ma troppo timida.

2) È in attuazione il federalismo fiscale. La legge delega, lo si è più volte detto, è assai pericolosa per alcuni suoi indirizzi e perché lascia enormi poteri ai decreti attuativi. Anche seguendo l’impostazione assai ideologica e non condivisibile dei documenti di Tremonti (il famoso «albero storto» che l’ex ministro cita sempre) e le pulsioni leghiste a destinare più soldi possibili al Nord, i primi provvedimenti di attuazione hanno creato gran confusione e lasciato molti dubbi e incertezze. Fra i tanti, la mancanza dei meccanismi attuativi della «perequazione» fra i Comuni (fondamentali per i territori meno ricchi) e la concreta definizione dei «fabbisogni standard», cioè dei criteri che servono a determinare le risorse disponibili per Regioni ed enti locali. La questione è intricatissima da un punto di vista tecnico, ma chiara da un punto di vista politico: si vuole continuare a usare i decreti per un processo a «trazione leghista» mirato a lasciare quanti più soldi possibile ai territori più ricchi o si vuole completare un importante processo, che potrebbe – nel tempo – portare frutti positivi all’intero paese? Il Governo tace. Ma la cosa più preoccupante è che tacciono anche le forze politiche che fra qualche mese ci chiederanno il voto.

L’equilibro fra Stato, regioni, enti locali, è una cosa seria; di fondamentale importanza per la vita dei cittadini. Il fatto che il quartetto BTBF sia in grande misura fuori gioco non basta: bisogna rimettersi a pensare, con serietà e attenzione, a come vogliamo che sia l’Italia del futuro. E la politica, dov’è?

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Piccole aziende, costo del denaro molto più alto
15.10.2012
Credito deteriorato per la crisi ed è per questo che i nuovi accordi di «Basilea 3» slitteranno: la notizia, non ancora ufficiale, è stata annunciata da Bloomberg. La situazione del credito si scarica sulle imprese e le aziende italiane dono particolarmente svantaggiate rispetto alle concorrenti. «Le piccole industrie italiane pagano, secondo i dati aggiornati a giugno», dice Francesco Lippi, presidente della Confapi, (nella foto), «quattro decimi di punto percentuale in più rispetto alla media dell’area euro». Un divario che in Sardegna diventa ancora maggiore per la rischiosità e per i meccanismi stessi di finanziamento. Le banche, infatti, prendono in esame l’andamento di un’azienda secondo gli ultimi tre bilanci. Ma quei bilanci fotografano i peggiori anni della crisi e così molto spesso non permettono alle imprese di ottenere nuove linee di credito.

L'UNIONE SARDA - Economia: Incentivi alle imprese, nuovo bando regionale
15.10.2012
Si chiamano Progetti operativi per l'imprenditorialità comunale (Poic) le opportunità per le imprese di avere nuovi incentivi. Le risorse arrivano con un bando della Regione, a valere su fondi europei, al quale si può partecipare soltanto se l'amministrazione ha approvato un regolamento ad hoc «che accresca i benefici del “Poic” con un sistema di sgravi automatici sulle tasse comunali gravanti sulle imprese che garantiscano in particolare l'incremento dell'occupazione stabile all'interno dell'impresa e/o la trasformazione di posizioni di lavoro precario». La Giunta ha approvato nei giorni scorsi - e domani lo dovrebbe fare anche il Consiglio - il regolamento richiesto. Obiettivo: aiutare «le competenze presenti nel territorio quartese in settori artigianali tradizionali (manifatturiero, delle costruzioni e dei servizi), garantendo un sostegno al mantenimento dell'occupazione». Si è deciso di sostenere le imprese già operanti, garantendo finanziamenti per il rafforzamento delle attività, in particolare sostenendo piani di consolidamento aziendale. (cr. co.)

Pensionati, contribuenti.it: 7 milioni sono poveri
ROMA - In Italia una un pensionato su due è povero con una pensione che non supera la soglia dei 500 euro al mese.
Sono quasi 7 milioni le pensioni che non superano la soglia dei 500 euro al mese. Di questi, quasi 1.800.000, pari al 12,4% del totale, non oltrepassano nemmeno la soglia dei 250 euro al mese.
Ad effettuare lo studio sull'identikit dei pensionati è stato il Centro Studi e Ricerche Sociologiche "Antonella Di Benedetto" di KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it Magazine dell'Associazione Contribuenti Italiani.
Il risultato che emerge e' molto allarmante. Se da un lato gli importi corrisposti sono relativamente modesti e, per la metà, non superano la soglia di povertà, dall'altro l'aumento dell'IVA di un punto previsto dalla legge di stabilità 2013 inciderà sui poveri per 120 euro all'anno a famiglia.
"I pensionati ital! iani ed in particolare quelli del sud sono tra i più poveri in Europa - afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani - Serve un'armonizzazione europea del sistema pensionistico ed una seria riforma della politica economica che ponga al centro del sistema economico l'uomo con i suoi bisogni."
Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani
L'Ufficio Stampa - Infopress 3314630647 – 0642828753

Crisi: Grecia, molte difficolta' in colloqui governo-troika
Si cerca un accordo prima del Vertice europeo di giovedi'
15 ottobre, 09:33
 (ANSAmed) - ATENE - In mezzo a mille difficoltà proseguono anche oggi in Grecia le trattative fra i rappresentanti della troika - i tedeschi Matthias Mors (Ue) e Klaus Masuch (Bce) ed il danese Poul Thomsen (Fmi) - e i ministri greci delle Finanze (Yannis Stournaras), del Lavoro (Yannis Vroutsis) e della Riforma Amministrativa (Antonis Manitakis). I colloqui verteranno principalmente su due punti considerati dai rappresentanti della troika indispensabili per la concessione da parte dei creditori della nuova tranche di aiuti da 31,5 miliardi di euro: le modifiche ai contratti di lavoro del settore privato e i licenziamenti in quello pubblico.
 La troika, secondo quanto riferiscono i giornali, e' tornata a chiedere il licenziamento di 15.000 dipendenti del settore pubblico entro il 2012 perche' - come scrive oggi il sito Real.gr - esprime dubbi circa l'efficacia della misura proposta dal ministero del Lavoro, ovvero l'attuazione della messa in mobilita' per un anno. La troika inoltre, per quanto riguarda il settore privato, preme per un taglio del 30% degli indennizzi per licenziamento a partire dal gennaio del 2012 (quindi retroattivo) e la riduzione del periodo di preavviso per licenziamento da sei a tre mesi.
 Significativo delle difficoltà nei colloqui, il fatto che la riunione di ieri tra il ministro del Lavoro e i rappresentanti della troika è stata interrotta per oltre mezz'ora per essere ripresa più tardi. Complicazioni si sono registrate anche durante l'incontro fra i rappresentanti della troika con i ministri delle Finanze e della Riforma Amministrativa sul problema dei licenziamenti. Il ministro della Riforma Amministrativa, vista l'insistenza della troika, ha chiesto di sospendere l'incontro per parlare con i suoi collaboratori e ritornare sull'argomento oggi.(ANSAmed).



Nessun commento: