LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Piccole aziende,
costo del denaro molto più alto
L'UNIONE SARDA - Economia: Incentivi alle
imprese, nuovo bando regionale
Pensionati, contribuenti.it: 7 milioni sono
poveri
Crisi: Grecia, molte difficolta' in colloqui
governo-troika
Un federalismo da ripensare
Gianfranco Viesti
Per un grande paese
avanzato come l’Italia occorre equilibrio sulla ripartizione di poteri e
risorse fra governo centrale, regioni, enti locali; il cosiddetto
«federalismo». L’equilibrio può mutare nel tempo, ma sempre ragionevolmente.
Negli ultimi 15 anni
questa ragionevolezza si è persa. Il quartetto
Berlusconi-Tremonti-Bossi-Formigoni (BTBF) ha condotto una potente, vincente
offensiva. Con due parole d’ordine di fondo: più si decentra, meglio è; più
ciascun territorio riesce a trattenere al suo interno le proprie risorse,
meglio è. La sublimazione del leghismo; un modo per risolvere la questione
meridionale per asfissia, sottraendo ai cittadini del Sud quei servizi pubblici
che la Costituzione garantisce loro e che l’ampia spesa pubblica del nostro
paese finanzia. L’offensiva ha registrato qualche sconfitta – come la
bocciatura della «devolution» – ma anche importanti successi – come la legge
sul federalismo fiscale. Di fronte a questa offensiva l’opposizione di
centro-sinistra ha mostrato straordinari limiti culturali e politici; ha
inseguito questi slogan, proponendo essa stessa una riforma costituzionale nel
2001; non ha contrastato gli aspetti peggiori della legge sul federalismo fiscale.
Per anni su queste
colonne si è tentato di mettere in guardia contro i possibili esiti, anche
catastrofici, di questo processo per il Sud e per l’intera Italia.
La storia ha
improvvisamente cambiato segno, e i quattro moschettieri BTBF sono tutti in
difficoltà. Da più parti si auspica un ripensamento delle decisioni; emergono
addirittura con forza posizioni neo-centraliste, sull’onda dei recenti
scandali, che non appaiono per nulla condivisibili. Un ampio decentramento di
funzioni verso Regioni ed enti locali è opportuno per molti motivi, anche e
soprattutto per il Sud. I meccanismi per il suo finanziamento devono, allo
stesso tempo, garantire l’uso responsabile delle risorse e assicurare che non
si creino forti disparità fra i cittadini italiani. Queste idee generali
trovano concreta applicazione nella formulazione dei principi costituzionali da
un lato e nei contenuti specifici dei decreti attuativi del federalismo fiscale
dall’altro. A che punto siamo?
1) Il Governo
l’altro giorno ha approvato un’ipotesi di riforma costituzionale, relativa agli
articoli 116, 117 e 127 e poi al decreto del 1953 sullo statuto della Sicilia.
Molte delle proposte del Governo sono ragionevoli: c’è un più costante richiamo
sia alle esigenze complessive di equilibrio di bilancio, sia al coordinamento
dell’azione regionale con la legislazione statale; allo stesso modo è
ragionevole riportare alcune competenze (armonizzazione bilanci, procedimenti
amministrativi, comunicazioni, energia) al livello nazionale, mentre varrebbe
la pena riflettere meglio sull’ipotesi di riaccentrare le competenze su porti e
aeroporti. Si interviene anche sull’articolo 116 relativo alle regioni a
statuto speciale. Ma proprio qui c’è la delusione maggiore. Il Governo infatti
non propone ciò che davvero serve, e che solo un governo tecnico potrebbe avere
il coraggio di fare: la completa equiparazione fra tutte le regioni italiane,
eliminando quella «specialità» per Sicilia, Sardegna, Trentino Alto Adige,
Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia che non ha più alcun motivo di esistere,
che crea ingiustificate disparità, e che – nel caso siciliano – è all’origine
di gravissime disfunzioni nell’azione pubblica. Quindi, la proposta del
governo: bene su alcuni punti; da precisare meglio; ma troppo timida.
2) È in attuazione
il federalismo fiscale. La legge delega, lo si è più volte detto, è assai
pericolosa per alcuni suoi indirizzi e perché lascia enormi poteri ai decreti
attuativi. Anche seguendo l’impostazione assai ideologica e non condivisibile
dei documenti di Tremonti (il famoso «albero storto» che l’ex ministro cita
sempre) e le pulsioni leghiste a destinare più soldi possibili al Nord, i primi
provvedimenti di attuazione hanno creato gran confusione e lasciato molti dubbi
e incertezze. Fra i tanti, la mancanza dei meccanismi attuativi della
«perequazione» fra i Comuni (fondamentali per i territori meno ricchi) e la
concreta definizione dei «fabbisogni standard», cioè dei criteri che servono a
determinare le risorse disponibili per Regioni ed enti locali. La questione è
intricatissima da un punto di vista tecnico, ma chiara da un punto di vista
politico: si vuole continuare a usare i decreti per un processo a «trazione
leghista» mirato a lasciare quanti più soldi possibile ai territori più ricchi
o si vuole completare un importante processo, che potrebbe – nel tempo –
portare frutti positivi all’intero paese? Il Governo tace. Ma la cosa più
preoccupante è che tacciono anche le forze politiche che fra qualche mese ci
chiederanno il voto.
L’equilibro fra
Stato, regioni, enti locali, è una cosa seria; di fondamentale importanza per
la vita dei cittadini. Il fatto che il quartetto BTBF sia in grande misura
fuori gioco non basta: bisogna rimettersi a pensare, con serietà e attenzione,
a come vogliamo che sia l’Italia del futuro. E la politica, dov’è?
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Piccole aziende,
costo del denaro molto più alto
15.10.2012
Credito deteriorato
per la crisi ed è per questo che i nuovi accordi di «Basilea 3» slitteranno: la
notizia, non ancora ufficiale, è stata annunciata da Bloomberg. La situazione
del credito si scarica sulle imprese e le aziende italiane dono particolarmente
svantaggiate rispetto alle concorrenti. «Le piccole industrie italiane pagano,
secondo i dati aggiornati a giugno», dice Francesco Lippi, presidente della
Confapi, (nella foto), «quattro decimi di punto percentuale in più rispetto
alla media dell’area euro». Un divario che in Sardegna diventa ancora maggiore
per la rischiosità e per i meccanismi stessi di finanziamento. Le banche,
infatti, prendono in esame l’andamento di un’azienda secondo gli ultimi tre
bilanci. Ma quei bilanci fotografano i peggiori anni della crisi e così molto
spesso non permettono alle imprese di ottenere nuove linee di credito.
L'UNIONE SARDA - Economia: Incentivi alle
imprese, nuovo bando regionale
15.10.2012
Si chiamano Progetti
operativi per l'imprenditorialità comunale (Poic) le opportunità per le imprese
di avere nuovi incentivi. Le risorse arrivano con un bando della Regione, a
valere su fondi europei, al quale si può partecipare soltanto se
l'amministrazione ha approvato un regolamento ad hoc «che accresca i benefici del
“Poic” con un sistema di sgravi automatici sulle tasse comunali gravanti sulle
imprese che garantiscano in particolare l'incremento dell'occupazione stabile
all'interno dell'impresa e/o la trasformazione di posizioni di lavoro
precario». La Giunta ha approvato nei giorni scorsi - e domani lo dovrebbe fare
anche il Consiglio - il regolamento richiesto. Obiettivo: aiutare «le
competenze presenti nel territorio quartese in settori artigianali tradizionali
(manifatturiero, delle costruzioni e dei servizi), garantendo un sostegno al
mantenimento dell'occupazione». Si è deciso di sostenere le imprese già
operanti, garantendo finanziamenti per il rafforzamento delle attività, in
particolare sostenendo piani di consolidamento aziendale. (cr. co.)
Pensionati, contribuenti.it: 7 milioni sono
poveri
ROMA - In Italia una
un pensionato su due è povero con una pensione che non supera la soglia dei 500
euro al mese.
Sono quasi 7 milioni
le pensioni che non superano la soglia dei 500 euro al mese. Di questi, quasi
1.800.000, pari al 12,4% del totale, non oltrepassano nemmeno la soglia dei 250
euro al mese.
Ad effettuare lo
studio sull'identikit dei pensionati è stato il Centro Studi e Ricerche Sociologiche
"Antonella Di Benedetto" di KRLS Network of Business Ethics per conto
di Contribuenti.it Magazine dell'Associazione Contribuenti Italiani.
Il risultato che
emerge e' molto allarmante. Se da un lato gli importi corrisposti sono
relativamente modesti e, per la metà, non superano la soglia di povertà,
dall'altro l'aumento dell'IVA di un punto previsto dalla legge di stabilità
2013 inciderà sui poveri per 120 euro all'anno a famiglia.
"I pensionati
ital! iani ed in particolare quelli del sud sono tra i più poveri in Europa -
afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione
Contribuenti Italiani - Serve un'armonizzazione europea del sistema
pensionistico ed una seria riforma della politica economica che ponga al centro
del sistema economico l'uomo con i suoi bisogni."
Contribuenti.it -
Associazione Contribuenti Italiani
L'Ufficio Stampa -
Infopress 3314630647 – 0642828753
Crisi: Grecia, molte difficolta' in colloqui
governo-troika
Si cerca un accordo
prima del Vertice europeo di giovedi'
15 ottobre, 09:33
(ANSAmed) - ATENE - In mezzo a mille
difficoltà proseguono anche oggi in Grecia le trattative fra i rappresentanti
della troika - i tedeschi Matthias Mors (Ue) e Klaus Masuch (Bce) ed il danese
Poul Thomsen (Fmi) - e i ministri greci delle Finanze (Yannis Stournaras), del
Lavoro (Yannis Vroutsis) e della Riforma Amministrativa (Antonis Manitakis). I
colloqui verteranno principalmente su due punti considerati dai rappresentanti
della troika indispensabili per la concessione da parte dei creditori della
nuova tranche di aiuti da 31,5 miliardi di euro: le modifiche ai contratti di
lavoro del settore privato e i licenziamenti in quello pubblico.
La troika, secondo quanto riferiscono i
giornali, e' tornata a chiedere il licenziamento di 15.000 dipendenti del
settore pubblico entro il 2012 perche' - come scrive oggi il sito Real.gr -
esprime dubbi circa l'efficacia della misura proposta dal ministero del Lavoro,
ovvero l'attuazione della messa in mobilita' per un anno. La troika inoltre,
per quanto riguarda il settore privato, preme per un taglio del 30% degli
indennizzi per licenziamento a partire dal gennaio del 2012 (quindi
retroattivo) e la riduzione del periodo di preavviso per licenziamento da sei a
tre mesi.
Significativo delle difficoltà nei colloqui,
il fatto che la riunione di ieri tra il ministro del Lavoro e i rappresentanti
della troika è stata interrotta per oltre mezz'ora per essere ripresa più
tardi. Complicazioni si sono registrate anche durante l'incontro fra i
rappresentanti della troika con i ministri delle Finanze e della Riforma
Amministrativa sul problema dei licenziamenti. Il ministro della Riforma
Amministrativa, vista l'insistenza della troika, ha chiesto di sospendere
l'incontro per parlare con i suoi collaboratori e ritornare sull'argomento
oggi.(ANSAmed).
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