Crisi, cresce il numero dei fallimenti Ogni
giorno 'chiuse' 35 aziende
Bankitalia: giù debito pubblico ad agosto,
salgono entrate tributarie
Legge stabilità, Grilli: "E' un punto di
svolta, criticarla è suicidio. Ma sono possibili correzioni"
Crisi: Grecia; il 56% dei lavoratori autonomi
non paga tasse
Crisi: Cipro, 16% popolazione sotto la soglia
di poverta'
Crisi devastante in Calabria. Nel 2012 fallite
200 aziende
Sono già 200
dall'inizio dell'anno le aziende fallite in Calabria. Il dato emerge da una
indagine della societa Cribis D&B pubblicata dal Sole 24 ore. Un dato che
evidenzia ulteriormente l'estrema fragilità del sistema economico calabrese
giunto praticamente sull'orlo del baratro
Sono 200 dall’inizio
dell’anno in Calabria le aziende che hanno avviato le procedure di fallimento.
A rilevarlo è un’analisi della società Cribis D&B, del gruppo Crif,
specializzata nella business information, pubblicata dal Sole 24 Ore
nell’edizione di oggi. Nel solo terzo
trimestre del 2012, le aziende che hanno portato i libri in tribunale, nella
regione, sono state 70. Nel 2009, periodo in assoluto più nero coinciso con
l’avvio della crisi mondiale, le aziende fallite furono 919 in tutta la regione. Il terzo trimestre dell’anno in corso,
secondo quanto evidenziato dalla Cribis D&B, è uno dei peggiori in
assoluto. I settori particolarmente colpiti dai contraccolpi della crisi sono
l’edilizia, il commercio e la vendita di automobili.
Crisi, cresce il numero dei fallimenti Ogni
giorno 'chiuse' 35 aziende
ultimo
aggiornamento: 15 ottobre, ore 14:07
Milano, 15 ott.
(Adnkronos/Ign) - In Italia nei primi 9 mesi del 2012 hanno portato i libri in
Tribunale piu' di 35 imprese al giorno, quasi 1.000 al mese, per un totale di
8.718 fallimenti. E' quanto emerge dall'analisi dei fallimenti in Italia,
aggiornata alla fine del terzo trimestre 2012, realizzata da Cribis D&B,
societa' del gruppo Crif specializzata nella business information.
Nello specifico,
dopo i 3.212 casi rilevati nel primo trimestre e i 3.109 del secondo, nel terzo
trimestre dell'anno (caratterizzato dalla presenza del mese di agosto, che
tradizionalmente ne comprime la dinamica) sono fallite 2.397 imprese (contro le
2.205 del terzo trimestre 2011). Considerando il trend a partire dal 1 gennaio
2009, quando la crisi economica ha iniziato a far sentire, sono
complessivamente 41.556 le imprese ad aver dichiarato fallimento.
Il numero di
fallimenti registrato in Italia nel terzo trimestre 2012 cresce sensibilmente
sia rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno (+9%), sia rispetto
agli anni precedenti (+16% rispetto al 2010 e soprattutto +39% rispetto al
2009). Nei primi nove mesi del 2012, a fallire in Italia sono state soprattutto
societa' di capitali, con 6.674 casi, pari al 77% del totale. Solo una
minoranza invece sono societa' di persone (1.075 casi, pari al 12%) e ditte
individuali (969 casi, pari all'11%).
"Il numero dei
fallimenti rilevato anche nel terzo trimestre dell'anno in corso rimane molto
al di sopra dei livelli pre-crisi - commenta Marco Preti, ad di Cribis D&B
-. Questo dato purtroppo non sorprende e, anzi, trova un riscontro anche nei
comportamenti di pagamento adottati dalle imprese italiane nei confronti dei
propri fornitori, ancora in sofferenza. Del resto, la congiuntura economica
ancora negativa fa si' che gli insoluti, anche quelli non particolarmente
gravi, possano mettere seriamente in difficolta' anche imprese solide".
La distribuzione dei
fallimenti lungo la penisola presenta situazioni molto differenti. La regione
di gran lunga piu' colpita risulta essere la Lombardia (quella che, del resto,
presenta anche il maggior numero di imprese attive), dove dall'inizio del 2012
hanno dichiarato fallimento 1.925 imprese, 541 casi solamente considerando il
terzo trimestre, totalizzando una quota superiore al 22% di tutti i casi
registrati in Italia nel periodo di rilevazione. Al secondo posto si colloca il
Lazio, con 897 fallimenti nel 2012, mentre chiude il podio il Veneto, con 743
casi totali di cui 238 nel solo terzo trimestre.
Seguono Campania e
Piemonte (in entrambe le regioni 688 casi nei primi nove mesi 2012), Emilia
Romagna (641) e Toscana (604). Piu' di 400 casi nei primi nove mesi dell'anno
si contano poi in Puglia e Sicilia, oltre 300 nelle Marche. Oltre il 20% dei
fallimenti registrati in Italia nei primi nove mesi del 2012 riguarda
l'edilizia, che si conferma il settore in maggiore difficolta' con 1.862 casi,
sommando i microsettori della 'costruzione di edifici', degli 'installatori' e
dell''edilizia specializzata'. Collegati alla crisi del comparto vanno
considerati anche i 450 fallimenti rilevati nel settore immobiliare.
Particolarmente
colpito anche il commercio all'ingrosso (666 fallimenti nel microsettore del
'commercio all'ingrosso dei beni durevoli', 533 nel 'commercio all'ingrosso di
beni non durevoli'), al quale si aggiungono i 547 fallimenti nei 'servizi
commerciali'.
Relativamente ai
comparti che negli ultimi tre mesi sono stati particolarmente colpiti dalla
contrazione dei consumi da parte delle famiglie, la rilevazione di Cribis
D&B mette in evidenza i 67 fallimenti nel commercio al dettaglio di
abbigliamento e accessori (1.290 casi dal gennaio 2009), i 32 fallimenti di
alimentari (547 casi totali), i 94 casi registrati tra bar e ristoranti (1.545
dal 2009) oltre ai 24 alberghi che sono stati costretti a portare i libri in
Tribunale nell'ultimo trimestre (per un totale di 369 casi complessivi).
"Il futuro
rimane incerto - aggiunge l'ad Marco Preti - e il numero di fallimenti
rappresenta un sintomo di questa delicata situazione esattamente come i
comportamenti di pagamento, la fotografia piu' affidabile e aggiornata dello
stato di salute delle imprese, che mostrano un'Italia ancora in difficolta',
con settori che presentano un livello di pagamenti puntuali in forte
diminuzione, come la gia' citata edilizia o i trasporti, e con aree geografiche
in forte sofferenza, come la Campania, la Sardegna o la Sicilia. Per questo
possiamo ritenere che il numero di fallimenti purtroppo sia destinato a
mantenersi su livelli elevati anche nei prossimi mesi".
Bankitalia: giù debito pubblico ad agosto,
salgono entrate tributarie
Edizione completa
Stampa l'articolo
Roma - Scende il
debito pubblico ad agosto: 1.975,631 miliardi contro i 1.977,494 registrati nel
mese di luglio. È quanto comunica la Banca d’Italia nel Supplemento al
Bollettino Statistico. Scende il debito, aumentano le entrate tributarie. Nei
primi 8 mesi del 2012 le entrate raggiungono quota 257,121 miliardi di euro
(+2,8 per cento) rispetto ai 250,079 miliardi di euro del corrispondente
periodo del 2011. (ilVelino/AGV)
(mal) 15 Ottobre
2012 11:08
Legge stabilità, Grilli: "E' un punto di
svolta, criticarla è suicidio. Ma sono possibili correzioni"
“Governo pronto a
discutere, ma non si cambi senso e saldo della manovra. All'estero si chiedono
cosa succederà dopo il 2013”
"La legge di
stabilità varata dal Governo "è un punto di svolta, un segnale forte
lanciato al Paese: il rigore dà i suoi frutti". Sulle colonne di
Repubblica, il ministro dell'economia Vittorio Grilli torna a difendere
l'operato del Governo, aprendo ad eventuali modifiche. "Abbiamo voluto
lanciare un segnale forte al Paese - spiega Grilli - il rigore sta dando i suoi
frutti, e questi frutti, possiamo cominciare a restituirli ai cittadini,
avviando un percorso di riduzione della pressione fiscale.Capisco le critiche
su alcuni punti specifici del provvedimento", concede, "che possono
essere corretti. Il governo è disponibile a discuterne - osserva Grilli - e ad
accogliere le proposte migliorative che verranno dalle forze politiche in
Parlamento. A condizione, ovviamente, che non vengano alterati i saldi , e che,
non cambi il senso complessivo della manovra. Per esempio sull'incidenza del
provvedimento nella cosiddetta fase transitoria si può discutere. Ma qui per la
prima volta da molto tempo, noi tagliamo di due punti le aliquote Irpef sui
redditi più bassi. A regime, con la nostra manovra sull'Irpef rimettiamo 6
miliardi di euro nelle tasche degli italiani e ne riprendiamo 1,2 attraverso la
riduzione delle detrazioni e delle deduzioni. Non solo: quei 6 miliardi li
restituiamo a i redditi più bassi e quegli 1,2 miliardi li spalmiamo su tutti i
contribuenti. Questo segnale - osserva -va raccolto. Dalla politica e dalla
società, perchè é positivo. Ma se anche un provvedimento come questo viene
trasformato in un segnale negativo, allora diventa un suicidio per il
Paese". E poi, sul futuro dell'esecutivo, chiosa: "all'estero la domanda
non è più se l'Italia ce la farà, ma cosa succederà dopo le elezioni del 2013 e
che fine faranno la riforma delle pensioni e quella del mercato del
lavoro". ".
Crisi: Grecia; il 56% dei lavoratori autonomi
non paga tasse
15 ottobre, 12:55
(ANSAmed) - ATENE,
15 OTT - In Grecia quasi quattro lavoratori autonomi ogni sette (il 56%) hanno
dichiarato quest'anno un reddito inferiore al massimale di 5.000 euro esente da
imposta. Lo riferisce oggi il quotidiano Kathimerini citando dati del ministero
delle Finanze che negli ultimi tempi si e' attivato per combattere l'evasione
fiscale in questo segmento della popolazione ellenica. Dei 347.304 lavoratori
autonomi attivi nel paese, soltanto 2.443 hanno dichiarato redditi di 100.000
euro o più per il 2011 derivanti dalla loro attività autonoma (con l'esclusione
di altre fonti di reddito). L'imposta totale che e' stata chiesta di pagare a
tutti i lavoratori autonomi e' stata quest'anno di 1,2 miliardi di euro, mentre
i dipendenti stipendiati e i pensionati verseranno complessivamente 8 miliardi
di euro nelle casse dello Stato.
Crisi: Cipro, 16% popolazione sotto la soglia
di poverta'
15 ottobre, 12:14
(ANSAmed) - NICOSIA,
15 OTT - Il numero delle persone a rischio poverta' nella Repubblica di Cipro
continua ad aumentare e negli ultimi due anni - a causa della crisi economica
che ha colpito anche quest'isola economicamente florida sino a pochissimi anni
fa - il numero dei poveri e' cresciuto a ritmo esponenziale.
Infatti, secondo dati ufficiali pubblicati dal
Financial Mirror, i greco-ciprioti che ormai vivono al di sotto della soglia di
poverta' sono il 16% della popolazione, ovvero quasi 136.000 persone su una
popolazione complessiva di circa 850.000 abitanti. Nel 2009 i greco-ciprioti
costretti a far fronte alle esigenze della vita quotidiana sotto il minimo
livello di sopravvivenza erano il 9,5% della popolazione e nel 2010 il 9,8%.
Per soglia di poverta' si considera il reddito
minimo che una famiglia di quattro persone deve guadagnare ogni mese per pagare
affitto e generi di prima necessita', come alimenti, trasporti, vestiario e
istruzione. Questo reddito minimo, a Cipro, e' valutato in circa 850 euro
mensili (10.189 euro annui).
(ANSAmed).
Nessun commento:
Posta un commento