Ilva, Riva a processo per 15 operai uccisi dal
cancro ai polmoni
Taranto. I medici: «Grave il peso
dell’inquinamento sulla salute, nessuno lo sottovaluti»
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Dall’isola al
Nord Africa, il 4,7% dell’export totale
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: No a Equitalia,
sì all’Agenzia sarda
Riforma eurozona, sì Parlamento a superministro
Tesoro
Consiglio Europa: Italia cambi legge
finanziamento partiti
Ilva, Riva a processo per 15 operai uccisi dal
cancro ai polmoni
di MIMMO MAZZA
TARANTO - Decine di
operai dell’Italsider-Ilva morti a seguito dell’esposizione alle fibre di
amianto presenti nello stabilimento siderurgico. Approda stamattina dinanzi al
giudice monocratico Massimo De Michele il procedimento nei confronti dei 28
imputati rinviati a giudizio dal gup Giuseppe Tommasino, tutti accusati di
omicidio colposo per la morte di 15 operai dell’Ilva deceduti dal 2004 al 2010
per malattia professionale. Nell’elenco degli imputati ci sono il patron Emilio
Riva, suo figlio Fabio, il direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso
(Emilio Riva e Luigi Capogrosso sono agli arresti domiciliari dal 26 luglio
scorso) e poi coloro i quali hanno traghettato l’acciaio di stato nelle mani
della famiglia Riva dal 1975 al 1995, anno della privatizzazione, compresi
personaggi noti come Giorgio Zappa, già direttore generale di Finmeccanica, in
forza all’Ilva dal 1988 al 1993 quale vice prima e direttore generale poi.
Ma quali sono i
reati contestati? Per tutti gli imputati è stato ipotizzato il disastro colposo
e l’omissione dolosa di cautele sul luogo di lavoro, in quanto «omettevano
nell’esercizio ovvero nella direzione dell’impresa, nell’ambito delle
rispettive attribuzioni e competenze, di adottare cautele che secondo
l’esperienza e la tecnica sarebbero state necessarie a tutelare l’integrità
fisica dei prestatori di lavoro, in particolare impianti di aspirazione nonché
sistemi di abbattimenti delle polveri- fibre contenenti amianto idonei a
salvaguardare l’ambiente di lavoro dall’agg ressione del suddetto materiale
cancerogeno, nonché omettevano di far eseguire in luoghi separati le
lavorazioni afferenti al rischio di inalazione delle polveri-fibre di amianto,
unitamente ad altre adeguate misure di prevenzione ambientali e personali atte
a ridurre la concentrazione e la diffusione delle polveri- fibre di amianto
generatesi durante le lavorazioni a tutela dei lavoratori dipendenti dello
stabilimento Ilva ripetutamente esposti ad amianto durante lo svolgimento di
attività lavorative. In tal modo».
Il procedimento di
stamattina è destinato ad essere riunito a quello che conta 18 imputati (ma
posizioni e nomi si sovrappongono nei due fascicoli), ritenuti responsabili del
decesso di altri 16 operai, riunione che sarà varata in occasione dell’udienza
straordinaria che si terrà il prossimo 23 novembre dinanzi al giudice
monocratico Simone Orazio, assegnatario del primo procedimento. Oltre ai
parenti delle vittime delle malattie professionali, parte civile nel corso
dell’udienza preliminare si sono costituiti la Fiom-Cgil, la Uil e
l’associazione Contramianto. Dei 34.000 esposti all'amianto a Taranto la parte
più consistente riguarda lavoratori della siderurgia. Sono 962 le malattie
professionali Inail denunciate a Taranto nel periodo 2003-2009 e legate all'amianto,
polveri e altri cancerogeni, con 308 casi di cancro polmonare, 85 tumori della
vescica, 316 broncopatie, 201 asbestosi, 52 mesotelioma, il tumore alla pleura
provocato dall'amianto. Tra il 1998 e il 2010 sono state 234 le denunce di
malattie amianto correlate (asbestosi, neoplasie e pleuropatie) di lavoratori
Ilva di Taranto con un dato percentuale nel periodo 2006-2010 del 21,6% della
totalità delle malattie professionali denunciate rispetto al 7,2%del dato
nazionale. Delle 93 neoplasie indennizzate dall'Inail di Taranto nel periodo
2004 -2008 quasi il 50% sono legate al comparto siderurgico. Il medesimo trend
si rileva dalle 364 patologie dovute all'amianto registrate dal 1995 al 2007
dalla Medicina del Lavoro del Policlinico di Bari in lavoratori dell'area
jonica dove il 60% è correlabile all'Ilva-Italsider.
Le malattie
professionali costituiscono una dura e amara realtà per la provincia di
Taranto, da anni e anni. E periodicamente la Procura della repubblica avvia
inchieste per fare chiarezza su cause e origini, e dare giustizia alle vittime,
dipendenti della grande industria che hanno contratto malattie durante il
lavoro quotidiano in fabbrica, e ai loro familiari.
Taranto. I medici: «Grave il peso
dell’inquinamento sulla salute, nessuno lo sottovaluti»
E’ grave la
situazione ambientale e sanitaria in cui versa Taranto. Ed a questo punto c’è
una «indifferibile e urgente necessità, nell’in - teresse primario della tutela
della salute dei cittadini, che tale situazione sia considerata da tutti gli
attori di questa dolorosa vicenda con coraggio, trasparenza e determinazione,
ed affrontata e risolta in tempi brevi, evitando pericolose, parziali e al
momento poco attendibili sottovalutazioni». E’ l’Ordine dei medici di Taranto,
attraverso la commissione Ambiente, a lanciare questo nuovo e pressante
allarme. Per i medici non c’è spazio a dubbi di sorta: la situazione è grave ed
a dirlo chiaramente sono anche le recenti informazioni sullo stato di salute
della popolazione tarantina esposta all’inquinamento industriale. Informazioni
fornite dai media e che i medici giudicano «contrastanti» tanto da spingere gli
stessi medici a fare alcuni chiarimenti e fornire punti fermi.
Uno: lo studio
recentemente pubblicato sulla rivista «Epidemiologia e Prevenzione» a cura di
Mataloni, Biggeri, Forastiere e Triassi documenta un aumento della mortalità e
delle ospedalizzazioni per tumori e per malattie dell'apparato respiratorio e
cardiovascolare nei quartieri più vicini alla zona industriale (Tamburi, Borgo,
Paolo VI e Statte).
Due: lo studio
Sentieri documenta un eccesso di mortalità per la città di Taranto per il
periodo 1995-2002. Per gli incrementi di mortalità per tumore polmonare e
malattie respiratorie non tumorali è stato, tra l’altro, possibile attribuire
un ruolo eziologico all’esposizione ambientale associata alle emissioni di
impianti specifici, ed in particolare a Taranto un ruolo delle emissioni degli
stabilimenti metallurgici. Ed ancora: l’incremento di mortalità documentato
dallo studio Sentieri relativo agli anni 1995-2002 è confermato dal successivo
studio 2003 e 2006-2008, preso in visione direttamente dalla commissione
Ambiente. C’era stata, come si ricorderà, qualche anticipazione e qualche
equivoco su tali dati la cui preentazione è ststa rinviata dal ministero della
Salute al prossimo 12 ottobre.
Tre: la gravità
della situazione - commenta sempre la commissione Ambiente dell’Ordine dei
medici di Taranto - è peraltro riconosciuta dalle autorità politiche locali e
nazionali che nelle premesse al documento «Protocollo d’intesa per interventi
di bonifica ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto» del 26 luglio
scorso parlano di «una forte connessione tra le criticità ambientali e
sanitarie presenti nell’area industriale e gli elevati livelli emissivi
complessivamente presenti nell’area industriale».
Quattro: è del 7
agosto scorso il disegno di legge regionale n. 129 su «Disposizioni urgenti per
il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio della città di
Taranto». Anche qui si parla di «gravi situazioni di criticità ambientale e
sanitaria accertate in relazione al sito di bonifica di interesse nazionale di
Taranto» che richiedono disposizioni di «straordinaria necessità ed urgenza».
Cinque: solo pochi
giorni fa - siamo al 26 settembre scorso - l’Ares, l’Agenzia regionale
sanitaria Puglia, e Arpa Puglia nel «Rapporto Arpa Puglia su riesame Aiaper lo
stabilimentoIlva di Taranto» parlano di «rilevanti criticità nel profilo di
salute delle popolazioni ivi residenti ed in particolare a carico dell’area
urbana del capoluogo di provincia rispetto alla quale diversi studi hanno
dimostrato chiaramente il ruolo dell’inquinamento di origine industriale».
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Dall’isola al
Nord Africa, il 4,7% dell’export totale
03.10.2012
CAGLIARI Si
rafforzano gli scambi commerciali della Sardegna con i Paesi del Maghreb anche
se la cosiddetta primavera araba ha in parte interrotto il trend crescente dei
vari paesi. E ha fatto slittare l’introduzione della «libera area di scambio
nel Mediterraneo» che era molto attesa anche nell’isola. In termini assoluti
l’Italia ha il maggior volume di interscambio con gli altri Paesi del
Mediterraneo con 57,7 miliardi di euro nel 2011 e un saldo positivo del 55 per
cento. Dopo l’Italia ci sono Germania (56,6 miliardi) e Francia (47 miliardi).
Al netto dei prodotti petroliferi, però, i rapporti cambiano: l’Italia,
infatti, scambia oltre 37 miliardi di euro rispetto ai 50 della Germania e i
371 della Francia. Nel 2011, il 22 per cento dell’interscambio totale
dell’Italia ocn l’Area Med ha riguardato il Mezzogiorno rispetto al 65% del
Centro Nord. La Sicilia incide per circa il 10% del totale, la Sardegna per il
4,7 per cento. Seguela Campania (3,2%); ma sono le regioni del Centro Nord a
vantare quote ben più rilevanti: Lombardia 21 per cento, Veneto 10%. Più in
particolare, il Mezzogiorno si presenta maggiormente integrato con i paesi del
Sud del Mediterraneo, con il 22% dell’interscambio commerciale mentre è il Nord
rd Est a concentrare gli scambi commerciali (41%) con il Mediterraneo
orientale. Quando all’interscambio di prodotti energetici, sono le regioni
meridionali a ricoprire un ruolo da protagoniste con i Paesi mediterranei con
la Sardegna e la Sicilia che incidono rispettivamente per il 12 e per il 24 per
cento sul totale italiano. Considerando l’interscambio commerciale non
energetico nel 2011, è la Turchia a registrare il valore più alto di
integrazione con il Mezzogiorno d’Italia (1,7 miliardi di euro) seguita dalla
Tunisia (701 miliardi di euro). Secondo l’African Economic Outlook, il Pil del
Nord Africa nel 2011 ha perso poco meno dell’1% ma ora, si apure
nell’incertezza, è attesa una crescita del 5%.
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: No a Equitalia,
sì all’Agenzia sarda
03.10.2012
SASSARI La
riscossione delle entrate e la fiscalità mette d’accordo tutti: il Consiglio ha
infatti approvato all’unanimità (astenuti solo gli esponenti del Pdl) una
mozione che riguardava la richiesta di costituzione dell’Agenzia Sarda delle
Entrate. «Il sentimento di rabbia e di ingiustizia, sempre più diffuso
nell’intera comunità isolana – ha detto il primo firmatario Pierpaolo Panu –
per come lo Stato si è comportato nei confronti della Sardegna sulla vertenza
entrate, impone a tutte le istituzioni una decisa presa di posizione perché
venga restituito all’isola il maltolto e perché venga predisposto un nuovo
sistema di gestione delle entrate e di riscossione, che non conceda più a
nessuno di impadronirsi delle risorse altrui». Facendo leva dunque sullo
statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna, i consiglieri chiedono
al governo regionale di istituire l’Agenzia sarda delle Entrate. Alla quale
sarà affiancata una società partecipata alla quale assegnare le funzioni oggi
svolte da Equitalia. «E’ un provvedimento necessario – dicono i consiglieri –
perché in una situazione di forte crisi gli attuali sistemi di riscossione non
sono adeguati: troppo onerosi perché impongono tassi di interesse, penali di
ritardato pagamento e un agio di riscossione che aumentano a dismisura il
debito capitale, fino a renderne impossibile il pagamento». Quindi l’impegno
che l’assemblea civica chiede al sindaco è questo: sollecitare la Regione ad
approvare una legge per l’attivazione dell’Agenzia sarda delle Entrate.
Chiedere al governo di sospendere tutte le azioni esecutive che riguardino
situazioni eccezionali. Chiedere sempre al Governo di attuare subito una
moratoria non onerosa dei debiti che le attività produttive operanti in
Sardegna hanno maturato per le imposte Ires e Irap e per i contributi dovuti
all’Inps. Infine la totale corresponsione delle entrate che spettano all’isola.
«Questa mozione dovrebbe essere discussa da tutti i comuni sardi in modo da
costituire un fronte unico per la vertenza entrate».
Riforma eurozona, sì Parlamento a superministro
Tesoro
Ok a eurobond e
tobin tax. Domani prima riunione gruppo lavoro
03 ottobre, 13:01
BRUXELLES - C'e' la
figura di un superministro del Tesoro unico della Ue, tra le proposte di
riforma che i negoziatori dell'Europarlamento porteranno domani al tavolo della
prima riunione del 'working group' sul progetto di nuova Eurozona fondato sul
documento dei 4 presidenti (Van Rompuy-Barroso-Juncker-Draghi). Nelle 5 pagine
del documento (in allegato) si propone anche emissione di bond a breve,
introduzione della tobin tax, superamento della regola dell'unanimita' e
elezione diretta del presidente della Commissione.
I negoziatori del
Parlamento (l'italiano Roberto Gualtieri, il belga Guy Verhofstadt, il tedesco
Elmar Brok, gli stessi che all'inizio dell'anno hanno lavorato sul 'fiscal
compact') partono da tre principi: indivisibilita' della Ue, definizione dell'
Europarlamento come 'Parlamento dell'Euro', rinforzo del 'metodo comunitario.
Nel documento affrontano i quattro 'pilastri' della nuova costruzione europea
(Unione bancaria, unione di bilancio, Unione economica e Unione politica) e
fanno le proposte di quanto possibile fare senza cambiare i Trattati,
prospettiva comunque considerata ''necessaria a medio termine''.
* Unione bancaria:
propone il controllo parlamentare sulle attivita' di supervisione bancaria,
comprese audizioni del presidente e procedura di consenso per la sua nomina.
* Unione di
bilancio: ''Una unione di bilancio piu' forte e integrata - e' scritto - deve
includere diverse forme si solidarieta' fiscale, da strumenti di finanziamento
a breve termine su basi limitate e condizionate, ad un graduale passaggio ad un
fondo di redenzione''. Inoltre, per il Parlamento, ''il Commissario per gli
affari economici e monetari deve essere sempre un vicepresidente della
Commission e presidente dell'Eurogruppo. Inoltre deve diventare Monistro del
Tesor della Ue con uno status specifico''.
* Unione economica:
''tutte le misure devono avere lo scopo di cionservare l'economia sociale di
mercato ed il modello sociale europeo''; uso sistematico dello strumento della
'cooperazione rafforzata' e abbandono del principio dell'unanimita' per
snellire le procedure nell'Eurozona; aumento delle capacita' di bilancio
europeo con una Tobin Tax; creazione di nuove linee guida ''che comprendono
benchmark sociali ed economici con standard minimi vincolanti''.
* Unione politica: i
parlamentari danno indicazioni per un ''rafforzamento del processo
democratico'' proponendo di porre sotto il controllo le Troika; il Consiglio Ue
deve diventare ''la seconda Camera nel processo legislativo dell'Unione''; il
presidente della Commissione europea puo' essere eletto direttamente; i partiti
politici europei devono presentare capilista; deve essere rafforzata la
cooperazione tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali.
Consiglio Europa: Italia cambi legge
finanziamento partiti
Approvata
risoluzione Strasburgo: "Intervenire è prioritario"
03 ottobre, 13:14
STRASBURGO -
L'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha votato a larga maggioranza,
e con il voto favorevole dei 3 parlamentari italiani presenti, Pietro Marcenaro
(Pd), Federica Mogherini (Pd) e Giacomo Santini (Pdl), una risoluzione in cui
si chiede ai 47 Paesi membri dell'organizzazione di introdurre legislazioni sul
finanziamento delle campagne elettorali e dei partiti. Nel documento che
accompagna la risoluzione l'Italia viene citato come uno dei paesi che ''ha
ancora diverse importanti deficienze in questo ambito che devono essere
affrontate come priorita'''.
Nella risoluzione
'Per elezioni piu' democratiche' l'assemblea sottolinea di essere
''particolarmente preoccupata per il perdurare, in diversi Stati membri'' di
una serie di violazioni elettorali, tra cui l'abuso delle risorse
amministrative e l'opacita' del finanziamento delle campagne elettorali e altri
problemi relativi al finanziamento dei partiti politici.
Quello che viene
chiesto e' che la legislazione sul finanziamento di campagne elettorali e
partiti non regoli solo l'origine dei fondi e fissi un massimale di spesa, ma
dia anche modo a tutti gli elettori di accedere alle informazioni riguardanti
la natura e l'importo delle spese della campagna e dei partiti. Inoltre viene
specificato che affinche' la legge sia applicata con rigore, ogni infrazione
dovra' incorrere in sanzioni commisurate.
I partiti poi devono
rafforzare la loro democrazia interna, mediante l'adozione di un apposito
quadro legislativo, per quanto riguarda la selezione dei candidati. Infine il
sistema elettorale deve essere scelto in modo da rispecchiare al meglio
l'opinione dei cittadini e la composizione politica dell'elettorato, tenendo
conto anche di elementi come il sesso e l'appartenenza etnica.
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