sabato 3 novembre 2012

(1) III.XI.MMXII/ Tecnica storica: discredito a mezzo media e costruzione del clima politico favorevole, seguira’ un decreto legge e quindi l’esproprio dell’esclusiva del marchio e quindi dell’immagine di mercato, tutto legale e gia’ visto: per cui la bufala sta’ meglio in padania.

Bufala campana: l'aggressione mediatica non ha precedenti
Mozzarella di Bufala Campana Dop, la Storia utile a capire il presente
Fabbisogno dei primi dieci mesi 2012 in calo rispetto al 2011
Imprese gestite da immigrati in crescita di oltre 13mila unità
Crisi:Spagna; Goldman Sachs prevede recessione 1,7% Pil 2013

Bufala campana: l'aggressione mediatica non ha precedenti
www.qualeformaggio.it
Qualcuno l'avrà chiamata "informazione a orologeria": probabilmente al Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana, dove ormai non sanno più a che santo votarsi per evitare i riflettori accesi su una vicenda a dir poco fastidiosa. Dopo la fiumana di articoli seguiti all'arresto e al rilascio di Giuseppe Mandara, l'estate scorsa, ci si poteva aspettare una tregua mediatica, se non altro sino all'appuntamento con il giudizio che il Tribunale del Riesame di Napoli dovrà esprimere proprio sul "re della mozzarella" e i suoi affiliati, il 30 novembre prossimo, scagionandolo definitivamente o tornando ad incriminarlo.
E invece no: lunedì scorso  all'unisono due articoli, uno su "Il Fatto Quotidiano" e uno sul settimanale "L'Espresso" sono tornati sulla questione con contenuti analoghi e titolazioni quantomeno errate, oltre che discutibili: il primo strillando un "Napoli, mozzarella dop fatta con latte congelato dell’est Europa" (di Vincenzo Iurillo) e il secondo con un poco fantasioso "La mozzarella Dop? Una bufala" (di Pietro Falco). La sostanza, espressa da informazioni in parte imprecise (perché Napoli se il "caso" è scoppiato nell'area del litorale casertano?) e in parte datate (intercettazioni già pubblicate) non ha lasciato indifferenti i lettori stessi delle due testate, nella loro versione web.
E così sono piovuti a centinaia i commenti, molti di condanna - per una  situazione in cui il consumatore medio si trova quantomeno a disagio - e altri di taglio totalmente diverso, vale a dire di stampo minaccioso nei confronti delle due testate e di almeno uno dei due giornalisti (vi confessiamo: non siamo riusciti a leggerli tutti, per quanti sono!). Insomma, un polverone senza che nulla di nuovo sia accaduto in questo ultimo periodo.
Senza una risposta plausibile ai dubbi che questa convergenza di editoriali intenti produce, ci piace dare spazio ad un bel pezzo di Mimmo Pelagalli, giornalista campano tra i più esperti conoscitori di quella realtà. Il suo è un pezzo obiettivo e pacato - finalmente - che ben descrive il clima esistente in quel comparto oggi, e che verosimilmente lo accompagnerà sino alla data del prossimo pronunciamento dei giudici. _____________
Mozzarella di Bufala Campana Dop, la Storia utile a capire il presente
di Mimmo Pelagalli
Alla Mozzarella di Bufala Dop tocchera' attendere il 30 novembre per sapere se alcuni dei suoi principali produttori saranno o meno arrestati per associazione per delinquere semplice,  finalizzata alla frode in commercio,  con l’aggravante di frode su prodotti a Denominazione di origine.
A decidere sulla misura cautelare per trentanove persone e sul sequestro di circa trenta caseifici, sara' il Tribunale del Riesame di Napoli.
Il giudice per le indagini preliminari del capoluogo campano, Anita Polito, ha respinto con ordinanza motivata – ben 124 pagine – la richiesta d'arresto formulata dai sostituti procuratori della Repubblica della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea Giovanni Conzo, Alessandro D’Alessio e Maurizio Giordano, richiesta in relazione all’ipotesi di reato prevista dall’articolo 416 del Codice Penale: l’associazione a delinquere. Ma ha confermato la sussistenza del reato di frode in commercio aggravata. Il giudice Polito, tra l’altro, non ritiene che sussista il pericolo per un danno grave ed irreparabile per il settore e l’attualità dello stesso.
Alla Mozzarella di Bufala Campana Dop tocca ancora attendere per sapere se risponde al vero che una complessa organizzazione criminale, capeggiata da Giuseppe Mandara, sia o meno esistita, abbia o non abbia effettivamente frodato la pubblica fede con l’utilizzo di latte concentrato, congelato e di provenienza estera. Magari di bufala ma non Dop.
Fatti avvenuti - secondo l’indagine - tra il 2007 ed il 2010, gravissimi se provati, e non solo per le persone sottoposte ad indagine.
La Mozzarella di Bufala Campana Dop non e' solo un formaggio fresco a pasta filata, prodotto con il 100% di latte fresco di bufale mediterranee italiane nate nell’area descritta dal disciplinare di produzione: province di Caserta e Salerno, comuni delle provincie di Napoli, Benevento, Isernia, Frosinone, Latina, Roma e Foggia.
Mozzarella di Bufala Campana e', al tempo stesso, un formaggio, un marchio collettivo che appartiene a tutti noi, non ad un gruppo di persone ed è soprattutto il frutto di una Storia incredibilmente fortunata.
La mozzarella e le paste filate furono inventate nel periodo caldo-medioevale. Un effetto serra prodigioso - tra la fine del 900 e i primi anni dopo il 1000 - fece si che nell’Appennino centro-meridionale non nevicasse più con l’abbondanza di un tempo. E diventasse così difficile conservare il latte nelle nevere o con la neve ed il ghiaccio che si poteva portare più a valle coi mezzi di allora. Ecco, al fine di conservare il latte, e poterlo poi consumare nei giorni successivi, fu inventata la pasta filata ad alta temperatura: cio' che non si pote' fare più col freddo, lo si fece col caldo. Pasta filata che, se prodotta ad elevato tasso di umidita', dava vita alla mozzarella. Poco prima, nel 915, l’assedio della cittadella Araba della foce del Garigliano da parte dei principi Longobardi di Benevento e Capua, Salerno, Spoleto, convocati dal Papa Giovanni X porta nel piano campano un animale nuovo: la bufala, proveniente dall’India e ambientatasi nei pantani e negli acquitrini all’epoca presenti nella zona. L’unione delle nuove tecnologie nate in Appennino, con l’allevamento delle bufale, divenute preda di guerra, fa si che proprio tra Lazio e Campania nasca un prodotto unico, che in molti di noi conoscono e stimano: una mozzarella fatta con latte di bufala finalmente ambientata nel clima mediterraneo.
Occorre tornare alla storia per capire l’importanza del patrimonio del quale siamo depositari? Sembra di si.
Ci vuole molto a capire che se la mozzarella e' stata inventata per conservare il latte e differirne il consumo nel tempo, non ha senso conservare il latte per produrre la mozzarella?
Ecco, produttori di latte bufalino di oggi e trasformatori trovino un accordo alto e nobile su come continuare a rifornire le nostre tavole di Mozzarella di Bufala Campana Dop. I disciplinari di produzione si possono cambiare e limare.
Ma non sia violato il senso della storia, che e' radice ed e' alla base di questo gustoso prodotto. Le vicende giudiziarie facciano chiarezza su cio' che è stato in anni recenti. Ma tocca a chi oggi dirige il settore – Mipaaf e Consorzio di Tutela in testa – evitare che in futuro si possa ancora dubitare del prodotto di punta dell’agricoltura della nostra regione, di un patrimonio che appartiene alla nostra collettività.
3 novembre 2012

Fabbisogno dei primi dieci mesi 2012 in calo rispetto al 2011
Nei primi dieci mesi del 2012 si è realizzato complessivamente un fabbisogno di 58,5 miliardi a fronte di un fabbisogno del 2011 di 60,9 miliardi.
L’andamento del fabbisogno a tutto ottobre è coerente con il trend ipotizzato per il raggiungimento dell’obiettivo annuo.
Nel mese di ottobre 2012 si è realizzato un fabbisogno del settore statale pari, in via provvisoria, a circa 13,1 miliardi, in aumento rispetto allo stesso mese del 2011 in cui si registrò un disavanzo di 1,9 miliardi.
Commento
Il risultato del mese di ottobre, rispetto allo stesso mese del 2011, registra il buon andamento delle entrate tributarie, in linea con quanto realizzato negli ultimi mesi. Dal lato della spesa, si evidenziano minori pagamenti di interessi sul debito pubblico, maggiori rimborsi fiscali per una diversa calendarizzazione dei pagamenti ed una maggiore spesa complessiva da parte delle amministrazioni centrali e degli enti territoriali.
Il fabbisogno del mese di ottobre, rispetto ad ottobre 2011, ha registrato l’erogazione di 5,7 miliardi a favore dell’European Stability Mechanism (ESM) per la stabilità finanziaria della zona euro ed il venir meno dell’introito di circa 2,8 miliardi, derivante dall’assegnazione di diritti d’uso di frequenze radioelettriche destinate alla banda larga.
Al netto di tali partite peggiorative, il disavanzo del mese sarebbe stato di circa 4,6 miliardi.
02 novembre 2012

Imprese gestite da immigrati in crescita di oltre 13mila unità
ultimo aggiornamento: 03 novembre, ore 08:38
Roma, 3 nov. - (Adnkronos) - Continua, anche se a ritmi meno sostenuti, la crescita in Italia delle imprese individuali con titolare straniero. Nei primi nove mesi dell'anno, a un saldo positivo (tra iscrizioni e cessazioni) di 13mila imprese individuali con titolare immigrato ne corrisponde uno negativo di oltre 24,5 mila unita' per le restanti. In particoalre, nel terzo trimestre di quest'anno le imprese individuali registrano un saldo positivo di 5 mila unita' di cui l'85% e' dato appunto da imprese di immigrati.
In dieci anni il peso delle imprese con titolare straniero, sul totale delle imprese italiane, e' passato dal 2% a quasi il 9%, lo stock delle attivita' si e' piu' che quintuplicato a dispetto di una contrazione tendenziale generale del 3%. A rilevarlo e' la Confesercenti sottolineando che nel 2012 gli imprenditori immigrati sono circa 300mila, piu' 120mila soci stranieri. Il Commercio rimane il settore dell'integrazione visto che il 44% del totale degli imprenditori immigrati ha un'attivita' commerciale. Tra questi, sei su dieci sono ambulanti, tre con sede fissa.
In particolare, stando alla rilevazione di Confesercenti, nel II trimestre 20121 le imprese individuali con titolare immigrato sono circa 300 mila, rispetto allo stesso periodo dell'anno passato aumentano di 18 mila, con una variazione tendenziale del +6,6% e una crescita del loro peso sul totale delle imprese individuali di piu' di mezzo punto percentuale. Oltre le imprese individuali si contano anche circa 120 mila soci stranieri di societa' di persone. Le imprese gestite da stranieri producono circa il 5,7% della intera ricchezza del nostro paese.
Mettendo a confronto il II trimestre 2011 e 2012, tassi di crescita sostenuti delle imprese immigrate, prosegue Confesercenti, si hanno in tutte le ripartizioni geografiche contrariamente a quanto avviane per imprese individuali in generale. Piu' del 57 per cento delle imprese si concentra in cinque regioni: il 18,6% in Lombardia, il 10,5% in Toscana, il 9,7 circa in Emilia Romagna e Lazio e l'8,6 in Veneto.
Gli imprenditori e i lavoratori immigrati non sono coinvolti in maniera uniforme nelle diverse aree geografiche. Nel Nord si concentrano gli autonomi attivi nell'artigianato e i lavoratori dipendenti dalle imprese, in particolare nel comparto metalmeccanico, nel Centro il settore domestico, quello dell'edilizia e il comparto tessile e abbigliamento sono i piu' 'internazionali', al Sud, almeno in termini relativi, commercio e lavoro agricolo sono i settori di riferimento per i migranti.
Scendendo piu' nel dettaglio del peso delle imprese immigrate sul totale delle imprese per provincia, Confesercenti segnala in testa Prato dove il 37% delle imprese individuali sono straniere, seguita da Milano (il 19%), Firenze (il 17%), Reggio Emilia e Trieste. Il 16% degli imprenditori stranieri si concentra a Roma e Milano. Il 44% delle imprese individuali straniere svolge attivita' di commercio, un altro 26% e' nel settore delle costruzioni e un 10% nella manifattura.
L'80% delle ditte, continua ancora la rilevazione di Confesercenti, si concentra quindi in soli 3 comparti, dove anche la crescita malgrado la crisi e' stata sostenuta. Un +7,3% per le imprese del commercio, + 3% per le imprese edili, e +3,6% per la manifattura (in generale le imprese individuali negli stessi comparti registrano variazioni negative rispettivamente del -0.5%, -1.3% e -2.2%). Da evidenziare anche il comparto dei pubblici esercizi dove le imprese con titolare immigrato crescono di 8.667 unita' in un anno, pari a un 11% in piu'.
Con oltre 98 mila attivita', il serbatoio principale dell'imprenditoria immigrata e' l'Africa; il Marocco si pone in testa alla classifica con 57 mila imprese (cresciute in un anno del 7%) a grande distanza seguono il Senegal (15.851), l'Egitto (1.3023) e la Tunisia (12.348). Gli imprenditori marocchini e senegalesi sono particolarmente dediti all'attivita' di vendita al dettaglio, gli egiziani alla somministrazione di alimenti e i tunisini nel comparto edile.
I Cinesi si collocano al secondo posto per numero di attivita' (41.623 e una crescita del 6% tra gennaio-giugno 2011- 2012) prediligendo il comparto della ristorazione e dell'abbigliamento. Al terzo posto le oltre 30 mila imprese albanesi principalmente attive nell'edilizia. Anche la Romania, ha numeri importanti conta infatti oltre 43 mila imprese (di cui oltre il 70% impegnate nell'edilizia). Dalla ripartizione delle collettivita' per settori emerge un'imprenditorialita' fortemente concentrata in specifici ambiti produttivi e un meccanismo di specializzazione etnica.
Il commercio si dimostra uno dei settori di maggiore attrazione per l'imprenditore immigrato. La scelta imprenditoriale, spiega Confesercenti, racchiude in se due aspetti: assicura la stabilita' dell'occupazione anche in periodi di crisi offrendo garanzia alla regolarita' del soggiorno e si fa espressione della volonta' di riscatto da ruoli subalterni.
Scendendo nel dettaglio dei vari comparti del commercio e' possibile notare altre specificita': prima di tutto, quasi il 61% delle imprese straniere svolge attivita' di commercio ambulate, il 30,5% di commercio in sede fissa e un restante 8,6% di commercio al di fuori di banchi e negozi.
Nel commercio in sede fissa l'11% delle imprese con titolare straniero e' costituito da esercizi alimentari specializzati, tra questi a pesare di piu' sono i negozi di frutta e verdura (33,5%), di carne e prodotti a base di carne (36%) e di altri alimenti (9,1%). Un altro 65% e' dato dai negozi specializzati non alimentari, gli imprenditori stranieri si occupano soprattutto della vendita al dettaglio di abbigliamento e prodotti tessili (circa 11 mila imprese) con una incidenza sul totale nazionale dell'8%.
Infine il restante 23%, oltre 8 mila imprese, del commercio in sede fissa sono non specializzate. In generale le imprese straniere nel commercio in sede fissa, rileva ancora Confesercenti, incidono per il 5,2% sul totale delle imprese, sopra la media i negozi di frutta e verdura (7,6%) e abbigliamento (8%). Nel commercio al dettaglio ambulante si contano oltre 73 mila imprese straniere; con un'incidenza sul totale degli ambulanti del 42%.
Questa percentuale, continua l'associazione delle imprese in Italia, sale al 53,5% per abbigliamento, calzature e tessile e al 49% per prodotti diversi dall'alimentare e dall'abbigliamento, ancora bassa la presenza straniera sui banchi di generi alimentari. Infine, le imprese straniere al di fuori di fuori di banchi e negozi rappresentano il 32,6% del totale del sotto-comparto. In questo caso probabilmente si esce dagli schemi descritti fin qui dato che le principali attivita' sono la vendita a domicilio e quella via internet.
In generale, conclude la Confesercenti, si comprende che nell'ampio spettro di attivita' racchiuse nel termine 'commercio' gli stranieri extracomunitari si sono concentrati nelle forme di impresa piu' semplici dove oneri amministrativi e burocratici in capo all'imprenditore sono minori.

Crisi:Spagna; Goldman Sachs prevede recessione 1,7% Pil 2013
02 novembre, 17:16
(ANSAmed) - MADRID, 2 NOV - L'economia spagnola registrera' nel 2013 una recessione tre volte piu' grave di quella prevista dal governo iberico, con una contrazione dell'1,7% del Pil, secondo le previsioni della banca statunitense Goldman Sachs, citate dall'edizione on line di Expansion. La banca ha di nuovo peggiorato i suoi pronostici per la Spagna rispetto al mese di luglio, quando aveva previsto una contrazione dell'1,4% del Pil quest'anno e dell'1,2% per il prossimo. Secondo Goldman Sachs, il 2012 si chiudera' con una contrazione dell'1,3% del Pil.
D'altra parte, Madrid non centrera' l'obiettivo di contenimento del deficit, dato che secondo la banca di Wall Street, quest'ultimo sara' pari al 7,6% del Pil quest'anno, rispetto al 6,3% concordato con Bruxelles, e del 6,2% nel 2013, a fronte dell'obiettivo fissato del 4,5%. (ANSAmed).



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