sabato 3 novembre 2012

(3) III.XI.MMXII/ O’ zappatore non si scorda la zappa. Ci vorranno cinque anni o piu'

Crisi: Coldiretti, tornano stufe e camini. +26% import legna
Crisi: Coldiretti, per la prima volta nei campi meno immigrati
Mutui, giro di vite dalle banche: solo 3 su 10 dicono sì
Crisi: Merkel, 5 anni per superarla. Serve rigore per investimenti in Ue

Crisi: Coldiretti, tornano stufe e camini. +26% import legna
03 Novembre 2012 - 13:17
 (ASCA) - Roma, 3 nov - Con la crisi e l'aumento insostenibile del prezzo dei combustibili sono tornate le stufe e si riaccendono i camini, con un aumento record del 26 per cento delle importazioni di legna da ardere sulla base dei dati Istat relativi ai primi sette mesi del 2012, rispetto a dieci anni fa. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti nell'evidenziare che quest'anno con l'arrivo dell'inverno ci sono oltre sei milioni di stufe e camini accesi sul territorio nazionale. ''Un record che ha reso necessaria l'importazione di ben 3 miliardi di chili di legna da ardere nel corso di tutto il 2012 che - stima la Coldiretti - saranno bruciati per garantire il caldo nelle case degli italiani, mentre nell'arco di dieci anni si e' praticamente dimezzato il consumo di gasolio da riscaldamento (-49 per cento nei primi nove mesi dell'anno). Una dimostrazione evidente del ritorno di forme di riscaldamento che sembravano dimenticate dovuto - precisa la Coldiretti in una nota - al crescente interesse verso questa forma di energia che e' diventata competitiva dal punto di vista economico oltre ad essere piu' sostenibile dal punto di vista ambientale''.
 ''Una tendenza dovuta - sostiene la Coldiretti - in parte alla riapertura dei camini nelle vecchie case ed alla costruzione di nuovi ma anche ad una forte domanda di tecnologie piu' innovative nel comparto delle stufe a legna, delle caldaie e pellets dove l'industria italiana soddisfa oltre il 90 per cento delle domanda sul mercato interno mentre destina quasi un terzo della produzione nazionale alle esportazioni''.
 ''L'Italia - continua la Coldiretti - e' diventato il primo importatore mondiale di legna da ardere nonostante la presenza sul territorio nazionale di 10 milioni e 400 mila ettari di superficie forestale, in aumento del 20 per cento negli ultimi 20 anni. I 12 miliardi di alberi che coprono oltre un terzo della superficie nazionale (35 per cento) costituiscono - precisa la Coldiretti - il polmone verde dell' Italia con circa 200 alberi per ogni italiano. I boschi - precisa la Coldiretti - ricoprono un ruolo centrale come assorbitori e contenitori di anidride carbonica, che e' il principale gas ad effetto serra, e sono fondamentali nella mitigazione e nell'adattamento ai cambiamenti climatici in corso ma potrebbero svolgere un ruolo ancora piu' importante per compensare il fabbisogno energetico del Paese''.
 ''Peraltro - sostiene la Coldiretti - con una piu' corretta gestione delle foreste puo' essere prelevata, quasi senza alterarne la sostenibilita', una quantita' di 23,7 milioni di tonnellate/anno di combustibile che riduce i consumi attuali di petrolio di ulteriori 5,4 milioni di tonnellate. Appare quindi evidente l'importanza di rilanciare la gestione dei boschi che, oltre alle valenze territoriali, sociali e paesaggistiche, potrebbe contribuire in modo decisivo anche al raggiungimento degli obiettivi del Piano d'Azione Nazionale al 2020 (secondo il quale le biomasse, tra le quali spicca il ruolo dei prodotti legnosi, dovranno coprire il 44 per cento dei consumi di fonti rinnovabili e il 58 per cento dei consumi di calore totale), fornendo biomassa ottenuta con metodi sostenibili (sia nella produzione che nel taglio) nell'ambito di una filiera sostenibile anche nelle modalita' di trasformazione energetica con caldaie moderne ed efficienti''.
 ''Nel discorso piu' generale dello sviluppo delle fonti rinnovabili, occorre porre attenzione al contributo dell'energia termica, anche con l'obiettivo di rimuovere alcune criticita' che sono emerse nel diverso ambito delle fonti di produzione dell'energia elettrica, dalla determinazione degli incentivi, alla localizzazione degli impianti, all'effettiva efficienza energetica degli interventi, al rispetto del paesaggio. Il fattore piu' rilevante dello sviluppo del termico risieda proprio nel fatto che - conclude la Coldiretti - si tratta di una energia a misura di territorio e quindi le filiere da sviluppare e premiare, quindi, non possono che essere corte e territoriali''.
com-ceg

Crisi: Coldiretti, per la prima volta nei campi meno immigrati
03 Novembre 2012 - 13:51
 (ASCA) - Roma, 3 nov - ''Per la prima volta scendono del 3 per cento le giornate di lavoro degli immigrati nelle campagne italiane dove si contano ben 313.724 i lavoratori stranieri''. E' quanto afferma la Coldiretti, che ha collaborato alla realizzazione del Dossier statistico immigrazione Caritas e Migrantes dal quale si evidenzia che le giornate di prestazione nel 2011 sono state 26.190.884 contro le 27.027.935 del 2010.
 ''Se dunque secondo Confesercenti aumentano gli immigrati imprenditori, nelle campagne diminuiscono quelli dipendenti anche se l'apporto del lavoro straniero resta determinante in agricoltura e - sottolinea la Coldiretti - rappresenta ben il 23,06 per cento del totale delle giornate di lavoro dichiarate dalle aziende. I lavoratori immigrati impegnati in agricoltura - precisa la Coldiretti - hanno una eta' media di 36 anni e per ben il 71 per cento sono di sesso maschile.
Sono ben 172 le diverse le nazionalita' anche se a prevalere - continua la Coldiretti - sono nell'ordine Romania (113.543), India (24.823), Marocco (24.519), Albania (23.982), Polonia (22.601), Bulgaria (15.242), Tunisia (12.027), Slovacchia (11.551), Macedonia (10.254), Moldavia (5.422), Senegal (5.193) e Ucraina (4.756). I lavoratori stranieri - conclude la Coldiretti - contribuiscono in modo strutturale e determinante all'economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo su un territorio dove va garantita la legalita' per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale, al servizio''.
com-ceg/vlm/ss

Mutui, giro di vite dalle banche: solo 3 su 10 dicono sì
ultimo aggiornamento: 03 novembre, ore 17:32
Roma, 3 nov. (Adnkronos) - Le banche concedono sempre meno mutui. Tanto che su 10 richieste, le risposte positive sono solo 3. In altri tre casi la richiesta e' respinta, con motivazioni diverse; in quattro viene imposto, a vario titolo, un supplemento di istruttoria. E' quanto emerge da un'inchiesta dell'Adnkronos, che ha avanzato la richiesta a dieci banche per la concessione di un mutuo da 100mila euro a 30 anni, con la busta paga di un dipendente che guadagna 2.200 euro nette al mese.
In sostanza, sempre piu' spesso, le aspirazioni di chi chiede un mutuo si fermano all'istruttoria preliminare, prima ancora che si arrivi alla fase decisiva, quella della perizia sull'immobile. I tempi sono lunghi, si moltiplicano le richieste di informazioni e i parametri cambiano in continuazione. La bocciatura della pratica o la richiesta di ulteriore documentazione e' legata nella maggior parte dei casi al rapporto fra l'importo da finanziare, il reddito dichiarato e il valore dell'immobile. Un rapporto che varia da banca a banca e che, in due casi, cambia piu' volte nel corso dei contatti con la stessa banca.
I risultati sono coerenti con una prassi, quella degli istituti di credito di concedere il minor numero possibile di mutui, che sembra ormai essersi consolidata. E che trova riscontro anche nei numeri. Secondo l'Istat, nel primo trimestre 2012 i mutui (92.415 in totale) sono crollati, diminuendo del 49,6% rispetto al primo trimestre 2011. E allargando l'analisi agli ultimi anni, il trend non cambia. In quattro anni, dal 2008 al 2011, questa volta secondo uno studio di Bankitalia, il numero di mutui concessi dalle banche per l'acquisto di abitazioni e' diminuito di oltre il 20% rispetto al quadriennio 2004-2007.
Le banche, evidentemente, ritengono in questa fase svantaggioso concedere mutui. A spiegare una scelta che in altri tempi sarebbe incomprensibile e' la crisi di liquidita' che, ormai da quattro anni, sta colpendo il sistema bancario. Per le banche e' diventato molto piu' redditizio fare trading sui titoli di Stato, prendendo soldi dalla Bce all'1% investendoli in titoli di Stato piu' remunerativi, che non 'disperdere' liquidita' nell'economia reale, a imprese e famiglie, attraverso l'erogazione di finanziamenti e mutui.
"Ci sono comunicazioni interne, anche scritte, per veicolare un messaggio piuttosto semplice: fate pochi mutui", ha confessato all'Adnkronos uno dei responsabili retail di una delle principali banche italiane che, per ovvie ragioni, preferisce restare anonimo. "Basta una clausola diversa, un termine anticipato o un tetto alzato di poche migliaia di euro, magari con disposizioni temporanee e facilmente occultabili in caso di necessita', per decretare il fallimento di un'istruttoria di mutuo", ha spiegato il manager.
E' evidente che, come se e' facile intervenire sulla singola pratica, e' altrettanto facile intervenire anche a livello di flussi. "Se poi questo meccanismo si applica tenendo conto della tipologia di pratiche che abitualmente arrivano alla stipula, e' facile comprendere come regolare il flusso di nuovi mutui sia per la banca semplice come aprire o chiudere un rubinetto", ha osservato il dirigente di banca.

Crisi: Merkel, 5 anni per superarla. Serve rigore per investimenti in Ue
03 Novembre 2012 - 16:17
(ASCA-AFP) - Berlino, 3 nov - La crisi economica sara' ancora lunga e bisogna mantenere la linea del rigore per convincere gli investitori stranieri che l'Europa puo' essere redditizia. Da Sterbenrg, durante il congresso regionale dell'Unione Cristiano-Democratica, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, secondo quanto viene riferito dall'agenzia tedesca Dpa, lancia l'allarme: ''Ci vorranno cinque anni o piu''' per superare la crisi dell'Euro. Dunque ''dobbiamo trattenere il respiro per almeno cinque anni''. ''Molti investitori non credono che siamo in grado di mantenere le nostre promesse in Europa. Dobbiamo essere rigorosi per convincere il mondo che e' redditizio investire in Europa'', sottolinea Merkel, chiedendo ai partner europei maggiore impegno per il consolidamento dei bilanci e la riduzione del debito. red-ceg/vlm


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