Morto Emilio Colombo senatore a vita, nato a Potenza 93 anni fa
Impiccato a una sottana, di Erminio Ferrari - 06/25/2013
Silvio Berlusconi si rassegni. Voleva essere
ricordato come il Cavalier Miracolo, e gli toccherà invece passare agli annali
come il Signor Bunga Bunga: un Don Giovanni grottesco e fuori epoca. Non tanto
o non solo per la sentenza di primo grado che ieri lo ha condannato a sette
anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, ma perché lui
stesso (che si vantò un giorno di avere esercitato tutte le sue “doti di
seduttore” per convincere la primo ministro finlandese a cedere su una sede Ue)
si è impiccato a una sottana.
Per il tribunale di Milano, l’ormai celebre
telefonata notturna da Parigi, con la quale avvertiva la questura milanese che
di lì a poco sarebbe intervenuto un “consigliere ministeriale” a prelevare una
giovane marocchina fermata dalla polizia, era quella di un uomo che si stava
giocando (quasi) tutto per nascondere qualcosa che non si sarebbe dovuto
sapere. Confondendo abitudine al comando e rispetto del diritto (di qui la
“concussione per costrizione”); sommando millanterie a bugie imbarazzanti, da
cui la “nipote di Mubarak”. Aggiungi che il “consigliere ministeriale” altri
non era che Nicole Minetti, la quale prelevò la giovane in questione per
affidarla non a una comunità, come disposto dal magistrato dei minori, ma alle
cure di una prostituta brasiliana.
Non proseguiamo con la storia perché la conoscono
tutti ormai, salvo i difensori d’ufficio di Berlusconi. Per giudicare i cui
costumi non era certamente necessario un processo, bastavano le parole
inequivocabili di sua moglie. Infatti il processo non si occupava della morale
sessuale del capo della destra italiana, come dicono con la consueta malafede i
Giuliano Ferrara, ma dei reati a cui i suoi appetiti e le sue vanterie lo
avrebbero indotto. “Pur che porti la gonnella voi sapete quel che fa”, come
diceva già Leporello del suo signore. Dunque il campo va sgomberato dagli
equivoci: in discussione non erano i vizi privati (se vizi li si vuole,
appunto, chiamare) di un uomo pubblicamente virtuoso, ma il vizio del suo agire
pubblico; quando, oltretutto, ricopriva incarichi di responsabilità
istituzionale altissimi. La Corte di Milano, tre donne, ha così certificato che
la giustizia c’è quando la si esercita. E a Berlusconi restano comunque due
gradi di giudizio per cercare di uscirne assolto. Non per rifarsi un nome. Gli
organi di informazione di mezzo mondo lo ritraggono come vecchio vizioso, solo
con più soldi di altri, ma questo è il meno.
Per la politica e l’equilibrio istituzionale
italiani che sembrano ancora sciaguratamente ostaggio dei destini giudiziari di
quest’uomo, il discorso è più grave, la prospettiva più inquietante. Non
tranquillizza infatti la canea scatenata dalla sentenza, le grida e lo scandalo
agitato dalle truppe ai suoi ordini. Il governo Letta, ma anche ciò che resta
di un senso civile nel Paese, hanno di che preoccuparsi. Ma senza disperarsi:
quelli che oggi gridano sono pur gli stessi che in parlamento avevano
dichiarato col voto di credere che Karima El Mahroug fosse la nipote di
Mubarak…
Morto Emilio Colombo senatore a vita, nato a Potenza 93 anni fa
Ultimo dei Costituenti, fu premier, ministro e
presidente del Parlamento Europeo
E' morto questa sera a Roma il senatore a vita
Emilio Colombo, in passato presidente del Parlamento Europeo, presidente del
Consiglio e più volte ministro. Aveva 93 anni ed era l’ultimo costituente
ancora in vita.
Nato a Potenza l’11 aprile 1920, Emilio Colombo ha
attraversato da protagonista tutta la storia politica italiana del Secondo
Dopoguerra e anche parte di quella europea, ricoprendo incarichi di primissimo
piano – fino alla nomina a senatore a vita, nel gennaio del 2003, per decisione
dell’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi - ma senza mai
interrompere un legame con la sua città e la sua regione – la Basilicata – che
ne hanno fatto il «dominus» quasi incontrastato per decenni.
Laureato in giurisprudenza e proveniente dalla
Gioventù di Azione Cattolica – in quel periodo storico autentica «fucina» di
uomini che hanno guidato l’Italia o hanno avuto responsabilità in settori
importanti del Paese – Colombo fu eletto all’Assemblea Costituente a 26 anni,
con poco meno di 21 mila voti di preferenza. Nel 1948 fu poi eletto deputato,
con oltre il doppio dei voti ottenuti due anni prima: è il decollo definitivo
di una carriera che lo porterà, nell’agosto del 1970, a diventare Presidente
del Consiglio, incarico che conserverà fino al febbraio del 1972. Prima era
stato varie volte ministro (Agricoltura e foreste, Industria e commercio,
Commercio, Tesoro, Esteri) e sottosegretario (agricoltura, lavori pubblici).
In campo europeo, Colombo ebbe un ruolo nei
negoziati con la Francia all’epoca della politica della «sedia vuota»
inaugurata da De Gaulle: nel 1979 fu rieletto al Parlamento europeo con circa
un milione di voti di preferenza. È stato presidente del Parlamento europeo dal
1977 e fu riconfermato nel 1979, anno in cui gli fu assegnato il premio «Carlo
Magno», attribuito ogni anno proprio all’uomo politico che contribuisce di più
al processo d’integrazione europeo.
L'unico, forse, grande «dispiacere» di una vita
politica eccezionale è stata la mancata elezione al Parlamento del 2001:
Colombo, candidato come indipendente con Democrazia Europea – in una fase
politica molto accesa all’interno del suo schieramento - ottenne oltre
undicimila voti (il 15,3 per cento). Due anni dopo, però, la nomina a senatore
a vita gli restituì tutto con gli interessi. Dopo le ultime elezioni, ha
guidato lui il Senato nella prima riunione.
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