martedì 25 giugno 2013

Statisti italiani. Che il mondo invidia

Impiccato a una sottana, di Erminio Ferrari - 06/25/2013
Morto Emilio Colombo senatore a vita, nato a Potenza 93 anni fa




Impiccato a una sottana, di Erminio Ferrari - 06/25/2013

Silvio Berlusconi si rassegni. Voleva essere ricordato come il Cavalier Miracolo, e gli toccherà invece passare agli annali come il Signor Bunga Bunga: un Don Giovanni grottesco e fuori epoca. Non tanto o non solo per la sentenza di primo grado che ieri lo ha condannato a sette anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, ma perché lui stesso (che si vantò un giorno di avere esercitato tutte le sue “doti di seduttore” per convincere la primo ministro finlandese a cedere su una sede Ue) si è impiccato a una sottana.
Per il tribunale di Milano, l’ormai celebre telefonata notturna da Parigi, con la quale avvertiva la questura milanese che di lì a poco sarebbe intervenuto un “consigliere ministeriale” a prelevare una giovane marocchina fermata dalla polizia, era quella di un uomo che si stava giocando (quasi) tutto per nascondere qualcosa che non si sarebbe dovuto sapere. Confondendo abitudine al comando e rispetto del diritto (di qui la “concussione per costrizione”); sommando millanterie a bugie imbarazzanti, da cui la “nipote di Mubarak”. Aggiungi che il “consigliere ministeriale” altri non era che Nicole Minetti, la quale prelevò la giovane in questione per affidarla non a una comunità, come disposto dal magistrato dei minori, ma alle cure di una prostituta brasiliana.
Non proseguiamo con la storia perché la conoscono tutti ormai, salvo i difensori d’ufficio di Berlusconi. Per giudicare i cui costumi non era certamente necessario un processo, bastavano le parole inequivocabili di sua moglie. Infatti il processo non si occupava della morale sessuale del capo della destra italiana, come dicono con la consueta malafede i Giuliano Ferrara, ma dei reati a cui i suoi appetiti e le sue vanterie lo avrebbero indotto. “Pur che porti la gonnella voi sapete quel che fa”, come diceva già Leporello del suo signore. Dunque il campo va sgomberato dagli equivoci: in discussione non erano i vizi privati (se vizi li si vuole, appunto, chiamare) di un uomo pubblicamente virtuoso, ma il vizio del suo agire pubblico; quando, oltretutto, ricopriva incarichi di responsabilità istituzionale altissimi. La Corte di Milano, tre donne, ha così certificato che la giustizia c’è quando la si esercita. E a Berlusconi restano comunque due gradi di giudizio per cercare di uscirne assolto. Non per rifarsi un nome. Gli organi di informazione di mezzo mondo lo ritraggono come vecchio vizioso, solo con più soldi di altri, ma questo è il meno.
Per la politica e l’equilibrio istituzionale italiani che sembrano ancora sciaguratamente ostaggio dei destini giudiziari di quest’uomo, il discorso è più grave, la prospettiva più inquietante. Non tranquillizza infatti la canea scatenata dalla sentenza, le grida e lo scandalo agitato dalle truppe ai suoi ordini. Il governo Letta, ma anche ciò che resta di un senso civile nel Paese, hanno di che preoccuparsi. Ma senza disperarsi: quelli che oggi gridano sono pur gli stessi che in parlamento avevano dichiarato col voto di credere che Karima El Mahroug fosse la nipote di Mubarak…


Morto Emilio Colombo senatore a vita, nato a Potenza 93 anni fa
Ultimo dei Costituenti, fu premier, ministro e presidente del Parlamento Europeo
E' morto questa sera a Roma il senatore a vita Emilio Colombo, in passato presidente del Parlamento Europeo, presidente del Consiglio e più volte ministro. Aveva 93 anni ed era l’ultimo costituente ancora in vita.
Nato a Potenza l’11 aprile 1920, Emilio Colombo ha attraversato da protagonista tutta la storia politica italiana del Secondo Dopoguerra e anche parte di quella europea, ricoprendo incarichi di primissimo piano – fino alla nomina a senatore a vita, nel gennaio del 2003, per decisione dell’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi - ma senza mai interrompere un legame con la sua città e la sua regione – la Basilicata – che ne hanno fatto il «dominus» quasi incontrastato per decenni.
Laureato in giurisprudenza e proveniente dalla Gioventù di Azione Cattolica – in quel periodo storico autentica «fucina» di uomini che hanno guidato l’Italia o hanno avuto responsabilità in settori importanti del Paese – Colombo fu eletto all’Assemblea Costituente a 26 anni, con poco meno di 21 mila voti di preferenza. Nel 1948 fu poi eletto deputato, con oltre il doppio dei voti ottenuti due anni prima: è il decollo definitivo di una carriera che lo porterà, nell’agosto del 1970, a diventare Presidente del Consiglio, incarico che conserverà fino al febbraio del 1972. Prima era stato varie volte ministro (Agricoltura e foreste, Industria e commercio, Commercio, Tesoro, Esteri) e sottosegretario (agricoltura, lavori pubblici).
In campo europeo, Colombo ebbe un ruolo nei negoziati con la Francia all’epoca della politica della «sedia vuota» inaugurata da De Gaulle: nel 1979 fu rieletto al Parlamento europeo con circa un milione di voti di preferenza. È stato presidente del Parlamento europeo dal 1977 e fu riconfermato nel 1979, anno in cui gli fu assegnato il premio «Carlo Magno», attribuito ogni anno proprio all’uomo politico che contribuisce di più al processo d’integrazione europeo.
L'unico, forse, grande «dispiacere» di una vita politica eccezionale è stata la mancata elezione al Parlamento del 2001: Colombo, candidato come indipendente con Democrazia Europea – in una fase politica molto accesa all’interno del suo schieramento - ottenne oltre undicimila voti (il 15,3 per cento). Due anni dopo, però, la nomina a senatore a vita gli restituì tutto con gli interessi. Dopo le ultime elezioni, ha guidato lui il Senato nella prima riunione.






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