martedì 25 giugno 2013

XXV.VI.MMXIII — Valerio Panettieri: Tempa Rossa, con la produzione a pieno regime prevista per il 2016 è una miniera d'oro gigantesca. Nell'alta valle del Sauro ci starebbero infatti 440 milioni di barili. Tantissimi. Qui dovranno partire 8 pozzi, di cui 6 già perforati, un centro di trattamento degli oli e condotti interrate, centri di stoccaggio del gpl, più i vari adeguamenti stradali. Per come la vede l'Unione Petrolifera ci starebbero ancora «troppi limiti allo sviluppo», forse alimentati dalle recenti discussioni sulle moratorie previste per la creazione di nuovi pozzi. Non sarà un clima da guerra mondiale, ma i numeri parlano chiaro. Questa regione è completamente sfruttabile, con un tornaconto in termini di royalties che ha permesso, fino ad oggi, di tenere in piedi la Basilicata al di fuori della legge Obiettivo. Il prezzo da pagare però è altissimo e a Pisticci come anche fuori regione, a Taranto per essere precisi, ne sanno qualcosa.===Le Entrate svalutano l'82% dei crediti iscritti a ruolo.===Solo in Portogallo (22%) la percentuale degli ottimisti e' inferiore a quella italiana.

Capitale della cultura «Taranto deve crederci»
Petrolio, le guerre di Casaleggio e le estrazioni in aumento
Fisco:Befera,su 545mld evasi poca cassa
Istat. Fiducia dei consumatori
Istat. Stima preliminare del commercio estero con i paesi extra Ue
Germania: indice Ifo a giugno in lieve rialzo a 105,9 punti
Mercati: Schroders,in Europa portoghesi e italiani tra i meno ottimisti
Eurostat, Polonia il paese meno caro per cibo e bevande

Capitale della cultura «Taranto deve crederci»
di GIACOMO RIZZO
 TARANTO - Ci crede più l’arcivescovo che il comitato promotore, ma la sfida continua. Ieri ha ultimato il suo percorso, con il rientro in città, la carovana della candidatura di Taranto a capitale europea della cultura 2019. Si spengono i riflettori dopo una settimana di appuntamenti in tutta la provincia per promuovere l’iniziativa. «È un momento che conclude un itinerario e ne apre un altro» ha detto l’arcivescovo, mons. Filippo Santoro, con il solito generoso slancio. «Pensiamo sia una grande iniezione di speranza per tutti noi, un’oppor tunità per la rinascita della nostra Taranto grazie a quello che ho sempre invocato: la sinergia tra le forze istituzionali e sociali, la Chiesa, l’Università».
 L’arcivescovo Santoro ha quindi parlato nuovamente della sua richiesta a Papa Francesco di visitare Taranto. «Mi ha detto: “Filippo, sono qui da due mesi. Vi porto tutti nel cuore”. La speranza c’è sempre e io tornerò a insistere».
 Ieri pomeriggio la carovana della candidatura è approdata a palazzo Galeota per l’iniziativa «Ci siamo anche noi. Che bella avventura». Le adesioni raccolte nei giorni scorsi sono state consegnate al presidente del Consiglio comunale Piero Bitetti mentre era assente il sindaco Ezio Stefàno.

 Cosa resta di questa esperienza? «L’entusiasmo e l’ansia di partecipazione di tanti, la capacità di avere uno sguardo lungimirante per il futuro di molte amministrazioni comunali della provincia, la disponibilità inifinita dell’amministrazione comunale di Bari con il suo sindaco Michele Emiliano, l’assoluta assenza dell’amministrazione comunale di Taranto». Liviano non nasconde «lo scetticismo infinito» da parte dei tarantini e ricorda «la disponibilità e la presenza gratuita, salvo il rimborso spese di Massimo Ghini e di Valerio Massimo Manfredi che sono venuti a dirci che si può fare, che non è un sogno» e che finora si è andati avanti «con l’autofinanziamento di un po’ di persone, io e altre 4-5, che hanno sostenuto 6mila euro di spese. Adesso il ragionamento è che noi abbiamo provato a dimostrare che si può fare, ma non è un mio giocattolo nè una mia cosa personale. O diventa un’esperienza della città e dell’amministrazione comunale, che ragiona su una possibilità concreta di diversificazione di sviluppo per il futuro o questo percorso non ha un futuro».

 A settembre i progetti dovranno essere sottoposti alla commissione predisposta a giudicare le candidature. «C’è bisogno di almeno 150mila euro fino a quell’appuntamento. Molti imprenditori, associazioni datoriali - spiega il consigliere comunale Liviano, fondatore dell’associazione “La città che vogliamo” - hanno manifestato la volontà di garantire un sostegno, ma non è stato ancora formalizzato nulla. Abbiamo provato a raccontare a tutti le bellezze di questo territorio e ad ascoltare i sogni, le speranze di tante piccole comunità, di tante istituzioni, la Chiesa, l’Università, la Camera di commercio, il Politecnico, la chiesa di Castellaneta, la Lumsa».

Petrolio, le guerre di Casaleggio e le estrazioni in aumento
Il guru del M5S, intervistato dal Corsera, dice che in futuro sia possibile una guerra mondiale per risorse come gas,acqua e petrolio. E in Basilicata che succederà?
di VALERIO PANETTIERI
«CHE IN FUTURO sia possibile una guerra mondiale — che non auspico — per le risorse come il gas, l'acqua e il petrolio, non sono certo l’unico a dirlo, e un governo mondiale con forti autonomie nazionali può essere nell'ordine delle cose». Gianroberto Casaleggio, guru elettronico dietro il Movimento 5 Stelle e il blog di Beppe Grillo esce, finalmente, dal guscio e si concede al Corsera in una lunga intervista. Uno dei passaggi riguarda ovviamente il video "Gaia", dove si annuncia la nascita di un nuovo ordine mondiale, previsto nel 2050, a base di democrazia diretta nata dalla Rete. E qui Casaleggio scopre l'acqua calda, come se le guerre, o meglio le "missioni di pace" fatte fino ai giorni nostri, dalla Libia all'Iraq, non avessero come base proprio la ricerca di risorse primarie energetiche.
Diciamo che parlare di "guerra mondiale" somiglia più ai teorici complottisti del Nwo, tema carissimo a certa ultradestra, piuttosto che ad una riflessione legittima e anche probabile, visti gli assetti geopolitici contemporanei. Ma cosa ci azzecca la Basilicata? Molto, perché questa regione ha due risorse fondamentali: l'acqua, il gas ed il petrolio. Certo, ci riesce davvero difficile pensare alla Basilicata come un fronte di guerra per accaparrarsi di risorse. Cerchiamo di essere più pragmatici. Sono tempi di discussioni sulle moratorie, di glaciali bocciature ministeriali osteggiate da De Filippo, che annuncia battaglia per ogni singola concessione, mentre sbocciano come foreste d'acciaio, neanche fosse l'Infinite Jest di Wallace, i parchi eolici. Ad oggi la Lucania contribuisce per il 75% per tutta la produzione di greggio in Italia e oltretutto sta aumentando la produzione. Si è passati, infatti, da 3,7 a più di 4 milioni di tonnellate (+8,1%) di petrolio estratto e +15% nell'estrazione di gas naturale.
La fonte è il rapporto dell'Unione Petrolifera, che disegna uno scenario da milioni di euro e in costante aumento, alla faccia delle moratorie. Il risparmio, per l'Italia, in termini di acquisto di risorse sarebbe di 6,3 miliardi, 834 milioni in più rispetto al 2011. E lo scorso anno la Basilicata era la prima in assoluto.
Il super giacimento è ancora sotto i piedi dei lucani, ed è quel sito di Tempa Rossa che tanto fa gola alle aziende petrolifere. Sotto quel giacimento gestito da Total per il 50%, Shell per il 25% e la giapponese Mitsui per il restante 25% ci starebbero 50mila barili di petrolio estraibili al giorno. Ai quali bisognerà aggiungere i 230mila metri cubi di gas naturale, 240 tonnellate di gpl e 80 tonnellate di zolfo. Tempa Rossa, con la produzione a pieno regime prevista per il 2016 è una miniera d'oro gigantesca. Nell'alta valle del Sauro ci starebbero infatti 440 milioni di barili. Tantissimi. Qui dovranno partire 8 pozzi, di cui 6 già perforati, un centro di trattamento degli oli e condotti interrate, centri di stoccaggio del gpl, più i vari adeguamenti stradali.
Per come la vede l'Unione Petrolifera ci starebbero ancora «troppi limiti allo sviluppo», forse alimentati dalle recenti discussioni sulle moratorie previste per la creazione di nuovi pozzi. Non sarà un clima da guerra mondiale, ma i numeri parlano chiaro. Questa regione è completamente sfruttabile, con un tornaconto in termini di royalties che ha permesso, fino ad oggi, di tenere in piedi la Basilicata al di fuori della legge Obiettivo. Il prezzo da pagare però è altissimo e a Pisticci come anche fuori regione, a Taranto per essere precisi, ne sanno qualcosa.

Fisco:Befera,su 545mld evasi poca cassa
Equitalia in alcuni casi ha esagerato
24 giugno, 18:00
(ANSA) - ROMA, 24 GIU - Le imposte non pagate ammontano a 545 mld di euro, dice il direttore delle Entrate e presidente di Equitalia, Attilio Befera, ma di essi e' incassabile una parte residuale: questi soldi non sono incassi persi ma incassi che non sarebbero mai avvenuti, e per questo le Entrate svalutano l'82% dei crediti iscritti a ruolo. Befera ha poi detto che Equitalia in alcuni casi ha sicuramente errato, esagerato, ma su 15 mln di cartelle l'anno un numero limitato di errori, anche pesanti, ci puo' stare.

Istat. Fiducia dei consumatori
Il clima di fiducia dei consumatori in base 2005=100 aumenta a giugno a 95,7 da 86,4 del mese di maggio.
La componente riferita al quadro economico e quella relativa alla situazione personale risultano in aumento (il relativo indice passa da 71,7 a 91,6 e da 92,0 a 97,7).
Il clima corrente e quello futuro aumentano da 90,1 a 92,6 e da 81,4 a 99,1 rispettivamente.
Migliorano i giudizi e le attese sulla situazione economica del paese: i rispettivi saldi passano da -144 a -134 e da -58 a -9. Quanto alle attese sulla disoccupazione si registra una diminuzione del relativo saldo (da 104 a 78).
Le valutazioni sulla situazione economica della famiglia migliorano (il saldo passa da -65 a -63 per i giudizi e da -23 a -18 per le attese). Aumenta il saldo dei giudizi sul bilancio familiare (da -23 a -18). Le opportunità attuali di risparmio aumentano (il saldo passa da 116 a 132); migliorano anche le opinioni sulle possibilità future di risparmiare: il saldo passa da -85 a -41. Le valutazioni sull'opportunità di acquistare beni durevoli peggiorano: il saldo diminuisce da -106 a -116.
Il saldo dei giudizi sull'evoluzione recente dei prezzi al consumo è in diminuzione (da 50 a 44). Le valutazioni sull'evoluzione dei prezzi nei prossimi dodici mesi indicano una lieve diminuzione della dinamica inflazionistica (il saldo passa da 3 a 0).
A livello territoriale, il miglioramento della fiducia è diffuso in tutto il paese.

Istat. Stima preliminare del commercio estero con i paesi extra Ue
Nel mese di maggio 2013, rispetto al mese precedente, le esportazioni verso i paesi extra-Ue crescono del 3,2%, mentre le importazioni registrano una diminuzione dell'1,3%.
La crescita congiunturale dell'export interessa l'energia (+20,3%), i beni strumentali (+8,2%) e, in misura molto più lieve, i beni di consumo non durevoli (+0,5%). I beni di consumo durevoli (-3,6%) e i prodotti intermedi (-2,7%) sono invece in calo. Dal lato dell'import la flessione congiunturale coinvolge i prodotti intermedi (-4,0%) e l'energia (-3,3%), mentre i beni strumentali (+7,0%) e i beni di consumo (+0,6%) si presentano in crescita.
Nell'ultimo trimestre la contenuta flessione congiunturale delle esportazioni (-0,2%) è determinata dall'energia (-13,7%) e dai prodotti intermedi (-2,2%). Nello stesso periodo, la significativa flessione congiunturale degli acquisti dall'estero (-5,4%) è spiegata dalla forte contrazione dell'import di energia (-10,1%) e dei prodotti intermedi (-5,0%).
Il lieve aumento tendenziale delle esportazioni (+0,7%) coinvolge tutti i principali comparti, eccetto l'energia (-21,3%) e i prodotti intermedi (-2,9%). Le importazioni registrano invece una marcata e diffusa flessione tendenziale (-15,5%), con cali particolarmente rilevanti per l'energia (-26,2%).
A maggio 2013, il surplus commerciale con i paesi extra Ue è pari a 3,0 miliardi di euro, in forte espansione rispetto all'avanzo di 341 milioni dello stesso mese del 2012. Questo risultato è determinato da un incremento di 1,2 miliardi dell'avanzo nell'interscambio di prodotti non energetici e da una riduzione di 1,4 miliardi del deficit energetico. Nei primi cinque mesi del 2013 il saldo commerciale con i paesi extra Ue è pari a +5,5 miliardi a fronte di un disavanzo di 6,7 miliardi nello stesso periodo del 2012.
I mercati più dinamici all'export sono: Giappone (+19,9%), Russia (+14,2%), MERCOSUR (+11,9%), ASEAN (+11,5%) e Cina (+10,9%). Svizzera (-15,7%) e Stati Uniti (-5,6%) sono invece in marcata flessione.
La diminuzione delle importazioni è particolarmente rilevante dai paesi OPEC (-40,5%), dai paesi MERCOSUR (-16,2%) e dalla Cina (-15,5%).

Germania: indice Ifo a giugno in lieve rialzo a 105,9 punti
24 Giugno 2013 - 10:13
 (ASCA) - Roma, 24 giu - Sostanzialmente stabile a giugno la fiducia delle imprese in Germania. L'indice elaborato dall'istituto Ifo e' infatti salito leggermente a quota 105,9 punti dai 105,7 punti di maggio. fgl/

Mercati: Schroders,in Europa portoghesi e italiani tra i meno ottimisti
24 Giugno 2013 - 16:53
 (ASCA) - Roma, 24 giu - Solo il 28% vede rosa sui prossimi dodici mesi. Prevale la prudenza nelle scelte, ma si guarda con attenzione agli investimenti azionari nelle aree geografiche che crescono di piu' Gli investitori italiani sono tra i piu' pessimisti in Europa sulle prospettive dei mercati finanziari, confermano l'abituale orientamento verso prodotti a basso rischio/rendimento ma guardano con attenzione agli strumenti azionari. E' quanto emerge dall'ultimo Schroders Global Investment Trends Report che ha intervistato in 20 Paesi di Europa, Asia e Stati Uniti 14.800 investitori (mille in Italia) intenzionati a investire almeno 10.000 euro nei prossimi dodici mesi. In Italia solo il 28% degli intervistati si dice piu' fiducioso, rispetto all'anno scorso, nelle opportunita' d'investimento per il 2013. Prevale (38%) chi invece si aspetta un andamento negativo. La graduatoria europea degli ottimisti sulle prospettive dei mercati e' guidata da svedesi (50%), svizzeri e tedeschi (44%). Solo in Portogallo (22%) la percentuale degli ottimisti e' inferiore a quella italiana. com/red

Eurostat, Polonia il paese meno caro per cibo e bevande
Sotto media europea e Balcani anche Romania e Bulgaria
24 giugno, 16:55
(ANSA) - BRUXELLES - La Polonia e' il Paese europeo meno caro per i cibi di generi alimentari e bevande non alcoliche.
 Prendendo come parametro la media dei 27 a quota 100, i prezzi in Polonia sono i piu' bassi in assoluto (61), anche rispetto a Croazia (92), Montenegro (76), Serbia (71) e Turchia (88). Fa eccezione l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, che si attesta a quota 58. E' quanto rileva Eurostat, che vede molto al di sotto della media europea anche i prezzi di Romania (67) e Bulgaria (68). Nella regione dei Balcani, la Slovenia segna 97 e la Grecia 104.
 Il low cost di pane e cereali si registra in Bulgaria (57), ma il primato per la carne piu' economica tocca alla Polonia (55), insieme a quello di latte, formaggio e uova (63). Sempre in Bulgaria costano meno gli alcolici (67), seguita da Romania (75), Ungheria (79) e Germania (82). Il tabacco conviene invece in Ungheria (52), Lituania (55), poi Bulgaria (57) e Polonia (58). Complessivamente, per quanto riguarda i generi alimentari, la spesa costa di piu' nei paesi nordici, con in testa Danimarca (143) e Svezia (124), poi Austria, Finlandia, Irlanda e Lussemburgo. (ANSA).


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