mercoledì 19 giugno 2013

XIX.VI.MMXIII/2 — «L'analisi della distribuzione dei finanziamenti per l'acquisto della casa lungo il territorio nazionale», spiega Lorenzo Bacca, responsabile business unit mutui dell'azienda di Mutui.it, «è uno specchio delle differenze tra gli italiani in termini di distribuzione di lavoro, risorse e opportunità: il Sud si trova ad avere un terzo delle già scarse possibilità di ottenere un mutuo per l'acquisto di una casa rispetto a quelle che si hanno nel Nord del Paese. Il fenomeno rappresenta la prova del fatto che l'Italia continua a viaggiare a due velocità».

L'UNIONE SARDA - Economia: Stretta delle banche sui mutui

Mutui, nel quarto trimestre 2012 in Calabria erogazioni scese del 41 per cento
L'UNIONE SARDA - Economia: Vendono la Sardegna sapendo di mentire
L'UNIONE SARDA - Economia: Bollette, pagano solo i sardi
Fondi Ue a rischio, la Sicilia deve spendere 100 milioni al mese
Pil pro capite italia - 10% media Ue

L'UNIONE SARDA - Economia: Stretta delle banche sui mutui
19.06.2013
CREDITO. Aumentano in tutta Italia le sofferenze, cala il sostegno a famiglie e imprese L'indagine: in Sardegna accolte solo 4 domande su 100 Il mutuo è un'impresa ardua per gli italiani. Ma ancora di più per i sardi. Mutui.it, in collaborazione con Facile.it, ha analizzato oltre 5.000 fra richieste di finanziamento presentate e mutui erogati nel periodo gennaio-maggio 2013, rilevando un leggero aumento della percentuale di ottenimento del finanziamento a livello nazionale. Rispetto alla rilevazione precedente si passa dal 5% al 7%. Seppur in salita continua però ad essere molto basso il numero delle domande presentate che si concretizza in un mutuo casa. E, come detto, il problema riguarda soprattutto le famiglie dell'Isola. Basti pensare che su cento richieste di prestito appena quattro vengono accolte. Peggio della Sardegna fa solo la Calabria col 3,8%.
L'INDAGINE Il dato, ovviamente, varia guardando alle regioni di residenza di chi fa la richiesta. «L'analisi della distribuzione dei finanziamenti per l'acquisto della casa lungo il territorio nazionale», spiega Lorenzo Bacca, responsabile business unit mutui dell'azienda di Mutui.it, «è uno specchio delle differenze tra gli italiani in termini di distribuzione di lavoro, risorse e opportunità: il Sud si trova ad avere un terzo delle già scarse possibilità di ottenere un mutuo per l'acquisto di una casa rispetto a quelle che si hanno nel Nord del Paese. Il fenomeno rappresenta la prova del fatto che l'Italia continua a viaggiare a due velocità».
IL CONFRONTO I più avvantaggiati sono i cittadini delle Marche, della Lombardia e della Liguria: qui ci si trova al di sopra della media nazionale, con percentuali di approvazione prossime o superiori al 10%. Seguono regioni come Piemonte (8,7%), Lazio e Umbria (entrambe al 7,5%). Per trovare una regione del Mezzogiorno occorre andare oltre la metà della classifica e scendere sotto la media italiana: in Campania ottiene il mutuo solo il 5% dei richiedenti, in Basilicata il 4,8%, in Puglia il 4,7%, mentre il fanalino di coda della classifica è rappresentato dalla Calabria, dove nemmeno quattro richieste su cento vengono accordate.
LE SOFFERENZE La difficoltà di accesso al credito, spiegano dall'Abi, si legge anche nel rapporto fra gli impieghi e le sofferenze, che segna il 6,8% ad aprile 2013 (5,5% un anno prima) e che vale il 12,5% per i piccoli operatori economici (10,4% ad aprile 2012), il 10,6% per le imprese (8,1% un anno prima) e il 5,9% per le famiglie consumatrici (5%). Anche in questo caso il Mezzogiorno supera la media nazionale (6,5%), con un punte del 16% in Molise e in Basilicata fino ad arrivare all'11% della Calabria e della Campania e al 10,9% della Sardegna.
IL CREDITO Se aumentano le sofferenze, parallelamente diminuiscono i prestiti bancari. Secondo l'Abi, a maggio i finanziamenti a famiglie e imprese sono scesi di nuovo, per la tredicesima volta consecutiva, a 1.455,5 miliardi (-3,1% come ad aprile). Il totale degli impieghi è invece calato per il decimo mese a 1.893,5 miliardi (-2,7%).

Mutui, nel quarto trimestre 2012 in Calabria erogazioni scese del 41 per cento                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 
   18 giugno 2013
CATANZARO. Nel quarto trimestre del 2012, le famiglie calabresi hanno ricevuto finanziamenti per l’acquisto di un’abitazione per 71,69 milioni di euro, con una variazione negativa delle erogazioni pari a -41,02% rispetto allo stesso periodo del 2011, per un controvalore di -49,86 milioni di euro. È quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio Studi Tecnocasa (sezione mediazione creditizia) sull’andamento dei finanziamenti per l’acquisto della casa concessi alle famiglie residenti nella regione. Rispetto al quarto trimestre del 2011, la flessione percentuale più consistente è stata registrata nella provincia di Crotone, con una variazione negativa dei finanziamenti pari a -60,26% e volumi erogati pari a 3,8 milioni di euro. Seguono la provincia di Cosenza (-50,24% e 24,36 milioni di euro erogati), Catanzaro (-42,05% e 16,79 milioni di euro), Reggio Calabria (-23,73% e volumi erogati per 21,24 milioni) e Vibo Valentia (-11,42% e volumi per 5,51 milioni). Secondo i dati di Tecnocasa, nel terzo trimestre del 2012, l’importo medio di mutuo concesso in Calabria (media ponderata a 12 mesi) è stato pari a 112.400 euro, in aumento rispetto a quanto rilevato durante il trimestre precedente quando il ticket medio ammontava a 111.100 euro. Lo studio evidenzia, inoltre, che chi sottoscrive un mutuo nella regione viene finanziato per quasi il -10% in meno rispetto al mutuatario medio italiano. Dall’analisi delle erogazioni sull’intero anno solare 2012, emerge per la Calabria una variazione negativa pari a -50,73% per un controvalore di -286,15 milioni di euro: in dodici mesi sono stati concessi mutui per 277,96 milioni di euro, volumi che collocano la regione al 17 posto tra tutte in Italia per quantità totale di volumi erogati con un incidenza pari a 1,06% (0,96% nel quarto trimestre del 2012).

L'UNIONE SARDA - Economia: Vendono la Sardegna sapendo di mentire
19.06.2013
I furbetti delle frodi alimentari Emanuele Dessì Peste suina, agalassia, brucellosi, mucca pazza, blue tongue, scrapie, aviaria, febbre del Nilo. O, se preferite, peronospora, virus giallo del pomodoro, mal secco degli agrumi, psilla, ragno rosso… Non ci siamo fatti mancare nulla sotto il sole di Sardegna. Un'isola che ha sempre tenuto spalancate le porte all'invasore di turno. E che ha dovuto combattere, negli ultimi decenni, battaglie titaniche contro pestilenze di importazione. Ma la guerra, la vera guerra da vincere, non si combatte a colpi di vaccini e di fitosanitari. Il nemico da sconfiggere è la mentalità di chi pensa (e non è una specie in via di estinzione) di stare sul mercato dell'agroalimentare frodando il suo unico e vero azionista: il consumatore. La vicenda della carne di maiale spacciata per cinghiale - in attesa che gli ispettori del ministero delle Politiche agricole facciano piena luce - è solo un nervo (scoperto) di un malcostume diffuso. Che passa anche attraverso la tavola di tanti, troppi agriturismo che, con i prezzi talvolta fuori controllo, propinano nel menù fisso prodotti che non nascono, come dovuto, in azienda o nei dintorni. Per dare fondamenta allo slogan preso in prestito dal settore automobilistico, "chilometri zero", la Regione, incalzata dalle associazioni agricole, ha varato tre anni fa una legge che ha portato in dote l'albo dei fornitori. Cos'è? Un elenco blindato di aziende di prodotti agroalimentari sardi dal quale gli agriturismo devono obbligatoriamente rifornirsi. L'applicazione - e i controlli - sono però slittati al 15 ottobre. Speranza diffusa è che non ci siano altre dilazioni, nell'interesse degli ospiti paganti ma anche delle tante aziende serie che già oggi, senza che la Forestale bussi alla porta, mettono nei piatti il territorio. La Sardegna può fregiarsi di sette bollini comunitari per le denominazioni d'origine tra Dop e Igp (tre formaggi più olio, agnello, carciofo spinoso e zafferano), un mondo che tra regole e controlli dovrebbe garantire trasparenza. Per il resto, dall'ortofrutta al pane carasau, dalle carni agli insaccati, molto è lasciato al libero arbitrio del produttore. Che, oggi anche con l'alibi della crisi, dice di vendere Sardegna sapendo di mentire. E, purtroppo, con buone probabilità di farla franca.

L'UNIONE SARDA - Economia: Bollette, pagano solo i sardi
19.06.2013
Dal primo luglio rincari dell'1-2%. Ma nel resto d'Italia si risparmia sul gas Nell'Isola 5 euro in più per l'energia elettrica Da una parte tagli, dall'altra aumenti. Alla fine però si pagherà più di prima. E la Sardegna pagherà più di tutti. Il costo dell'energia elettrica continua a essere un'ossessione, soprattutto per i sardi che la pagano più dei loro connazionali. Manco il tempo di assaporare quella che pareva una bella notizia (taglio di 550 milioni del prezzo dell'energia elettrica su 10 miliardi che si spendono) e che farebbe risparmiare alle famiglie circa 5 euro all'anno (su una spesa media di 550 euro), ed ecco che l'allarme-bollette riprende a suonare: dal primo luglio aumento dell'1-2%, ossia aggravio di spesa di 10 euro all'anno per le famiglie. A dare la “cattiva” notizia è il presidente di Nomisma, Davide Tabarelli: sono queste le stime calcolate dal suo istituto sugli incrementi che saranno decisi dall'Authority a partire dal primo luglio. Aumenti che dunque affossano quel piccolo risparmio che il governo ha appena introdotto nel decreto “Fare”. Tirando le somme, infatti, il rincaro (10 euro) supera la prevista riduzione della bolletta (5 euro) con il conseguente aggravio di 5 euro all'anno per le famiglie. INCOGNITA SARDA La salvezza, ma non per i sardi, arriverà dalla bolletta del gas che già dal primo luglio verrà ridotta dello 0,5-0,8%, «facendo risparmiare alle famiglie circa 12 euro all'anno», è il calcolo di Nomisma Energia. E chi il gas non ce l'ha? Il caso della Sardegna «è paradossale», dice Tabarelli. «È assurdo che in un'isola dove c'è una vocazione mineraria legata al carbone e dove si consuma tanto per generare elettricità, i prezzi siano così alti. Si potrebbe fare molto di più, guardando anche alle offerte del libero mercato». Sta di fatto che la Sardegna, che da decenni attende il metano, sarà l'unica regione italiana in cui si pagheranno i 5 euro in più effettivi sulla bolletta elettrica, non potendo compensare quest'incremento con la riduzione del gas. LIBERO MERCATO Le tariffe regolamentate dall'Authority sono quelle del mercato tutelato. Perché allora non guardare altrove? Secondo uno studio che Nomisma Energia presenterà oggi a Roma «non è vero che il mercato libero non è conveniente: su 82 offerte analizzate, tenendo conto di tutti gli aspetti e non solo del prezzo, più di 70 si sono dimostrate più vantaggiose del mercato tutelato», spiega Tabarelli. Risultato: su 1700 euro di bolletta (gas e luce) media a famiglia si può risparmiare più della metà. Tanti consumatori lo stanno sperimentando: sono più di 6 milioni le famiglie che hanno cambiato operatore. Altroconsumo lancia la sua controffensiva con www.abbassalabolletta.it, un'asta (il 19 settembre) aperta a tutti i fornitori di energia per ottenere la migliore offerta di luce, gas o entrambi.

Fondi Ue a rischio, la Sicilia deve spendere 100 milioni al mese
Dall'inizio dell'anno a ora la spesa è stata di soli 10 milioni mensili. L'affondo di Bianchi: colpa dei dirigenti
PALERMO – La Sicilia dovrà spendere da qui a dicembre circa 100 milioni di euro al mese. In caso contrario, la Regione potrà dire addio ai fondi Ue. Dall'inizio dell'anno a ora la spesa è stata infatti, di appena 10 milioni mensili. E' questo il quadro emerso dalla riunione del Comitato di sorveglianza sullo stato di attuazione del Pon-Fesr 2007-2013, in corso a Palermo, alla presenza dei dirigenti della Regione e dei componenti ministeriali della task-force. Da gennaio a giugno, la Sicilia ha certificato 122 milioni di euro, l'obiettivo è di arrivare a 425 a fine ottobre e a 763 a fine dicembre.
FINANZIAMENTI - Rispetto al finanziamento complessivo del programma pari a 4,9 miliardi, la Regione ha finora certificato 1,1 miliardi, pari al 22 per cento, dato in 4 punti superiore rispetto a quanto risulta alla task-force ministeriale, con una percentuale pari a 18,8 punti. Il differenziale sarebbe determinato da diversi sistemi di caricamento della spesa. La Regione avrebbe calcolato anche gli interventi sui fondi Jessica e Jeremy, che in realtà presenterebbero gravi criticità, al vaglio del Comitato di sorveglianza.
SICILIA INDIETRO - La Sicilia, comunque, in termini di certificazione della spesa è indietro rispetto ad altre aree dell'Europa, nei Paesi sottosviluppati il dato medio è del 30 per cento, mentre quello degli impegni di spesa è del 77 contro il 52 dell'isola.
L'ACCUSA DI BIANCHI - Se il governo Crocetta non ha raggiunto l'obiettivo di spesa previsto al 31 maggio pari a 1,256 miliardi (60 mln di euro in meno) «la responsabilità è dei dipartimenti della Regione, perchè sono stati centrati appena il 20-30% degli obiettivi». L'atto d'accusa porta la firma dell'assessore all'Economia, Luca Bianchi. L'affondo arriva nella prima delle due giornate di riunioni del Comitato di sorveglianza sullo stato di attuazione del Po-Fesr, i cui lavori, a Palermo, sono stati aperti dal neo dirigente della Programmazione della Regione, Vincenzo Falgares, che ha presentato i dati aggiornati sulla spesa certificata e sugli impegni. Dopo aver sottolineato che il governo ha fatto la propria parte concordando la riprogrammazione della spesa con la task-force voluta dall'ex ministro per la Coesione Barca e ponendo le basi per l'accelerazione delle procedure, Bianchi ha puntato il dito contro i dirigenti della Regione, buona parte dei quali presenti alla riunione del Comitato. «I risultati degli ultimi mesi sono stati assolutamente insoddisfacenti - ha detto l'assessore - C'è stata una scarsa risposta dei Dipartimenti in termini di capacità di spesa». «La valutazione sui singoli dirigenti si baserà proprio sui risultati conseguiti dai Dipartimenti nella spesa dei fondi Ue».
FOLGARES: BISOGNA CAMBIARE MARCIA - «Deve cambiare l'approccio di noi tutti dirigenti», bisogna superare «l'inerzia di alcuni Dipartimenti della Regione». È l'appello fatto dal neo dirigente della Programmazione della Regione, Vincenzo Falgares.

Pil pro capite italia - 10% media Ue
Nel 2012 leggermente piu' basso anche di media dei 27
19 giugno, 13:17
(ANSA) - BRUXELLES, 19 GIU - Il pil pro capite dell'Italia e' inferiore del 10% alla media dell'eurozona e leggermente inferiore anche alla media Ue. E' quanto emerge dalla prima stima Eurostat per il 2012, dove, posta pari a 100 la media dei 27 espressa in termini di potere d'acquisto, l'Italia e' a 98 punti, contro la media di 108 dei 17.



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