«Inventagiovani» la Basilicata migliore
In Italia 176 mila 'paperoni', decima al mondo
per super ricchi
Bonino, Italia a fianco Serbia per Ue
Nè reddito, né pensione l'esercito di
disoccupati «maturi» lucani
«Ho 58 anni, chiedo
ancora i soldi a mia madre»
di MASSIMO BRANCATI
POTENZA - La
disoccupazione non ha età. E le contromisure non possono essere confinate
esclusivamente nel pianeta giovani. Se per i ragazzi non manca qualche
spiraglio, compresa la possibilità di «spendersi» fuori dai confini regionali e
nazionali, la fascia d’età compresa tra i 35 e i 55 anni, espulsa o che
addirittura non è mai entrata nel mondo del lavoro, rischia di non lavorare
più. Purtroppo il fenomeno non è circoscritto, ma interessa ormai 1.600 lucani
che vivono una condizione di estrema indigenza non degna di un Paese civile. Un
disoccupato con oltre 40 anni di età ha chiara la percezione, dopo aver cercato
invano un lavoro, di essere ai margini del contesto sociale in cui vive:
mancanza di un’occupazione e malessere psicologico possono portare a gesti
estremi. Si è più vulnerabili del giovane alla ricerca del primo impiego, si è
in un’età in cui si incomincia a fare il proprio bilancio esistenziale, a
registrare un fallimento spesso dovuto ad altrui responsabilità, ma i cui
effetti cadono comunque su di lui, sui suoi figli, mettendo in discussione identità
familiari e personali.
In Basilicata lavora soltanto il 66% di coloro
che hanno una età compresa tra i 35 ed i 44 anni, contro il 76% dell’Italia e
l’80% dei Paesi dell’Ue. Analoghi scarti riguardano gli altri segmenti sociali
in età adulta. E va aggiunto che si tratta di dati sovrastimati per la
Basilicata: l’occupazione nasconde molti anziani che lavorano in agricoltura
con bassi livelli di produttività, in condizione di sostanziale sottoccupazione.
Siamo di fronte ad una piaga sociale, la disoccupazione «matura», che nasce
fondamentalmente da una discriminazione, di cui ancora non esiste piena
consapevolezza. Il numero dei disoccupati tra i 35 ed i 65 anni è in costante
aumento (in Italia 3 milioni e 500mila individui, tra disoccupati ed inattivi).
Le offerte di lavoro, le poche disponibili,
sono quasi esclusivamente riservate agli under 35 grazie anche agli sgravi
fiscali previsti. Di qui parte una richiesta che sta facendo proseliti su internet:
convincere il Governo a prevedere interventi per favorire l’oc - cupazione di
chi non è più giovanissimo. A porre fine, come dicevamo, ad una discriminazione
anagrafica. Sono tanti i lucani che in questi giorni hanno firmato un appello
on line. Si tratta di una lettera inviata, tra gli altri, al premier Letta, ai
ministri dell’Economia, del Lavoro e delle Pari opportunità, in cui si
evidenzia, statistiche alla mano, la gravità della situazione legata ai
disoccupati «maturi». Per loro è già stato coniato un nuovo termine, esuberati,
sulla scia degli esodati: disoccupati, con qualche capello bianco in più, che
crisi, mobbing e incentivi all’esodo hanno indotto ad uscire dal mondo
dell’impiego e a rimanere senza stipendio e senza pensione (per alcuni ancora
troppo lontana). È l’ennesima, complicata questione che, stavolta, riguarda
quelle persone che si trovano, come gli esodati del resto, senza entrate
mensili e con u n’età anagrafica «bocciata » dalle aziende.
Per venire incontro alle esigenze di questa
frazione di «disperati» si ipotizzano alcune soluzioni: introduzione di
un’indennità di disoccupazione generalizzata, per tutti coloro che si trovano
senza lavoro; collocamento obbligatorio attraverso una lista di iscrizione ai
centri per l’impie go, anche ad uso transitorio per un periodo non inferiore ai
24 mesi, riservata ai disoccupati tra i 35 e i 65 anni; rivedere lo stato
pensionistico contributivo, prevedendo eccezioni, per i disoccupati over 50 e
con un minimo di anni di contributi già versati; promuovere una campagna presso
le aziende, di sostegno al lavoratore «maturo » per restituire valore
produttivo, dignità e utilità a chi ha più di 35 anni. Considerato giovane per
la pensione, ma vecchio per il lavoro.
«Inventagiovani» la Basilicata migliore
POTENZA –
Alfabetizzazione della lingua inglese nei territori periferici della
Basilicata, importazione e commercializzazione in Gran Bretagna dei prodotti
tipici lucani e del Mezzogiorno d’Italia, un’agenzia che organizza matrimoni ed
altri eventi in regione: sono le tre idee imprenditoriali emerse in particolare
dalla terza edizione di “Shell InventaGiovani”, un programma di investimento
sociale e sviluppo sostenibile che la compagnia petrolifera ha avviato in
Basilicata.
I risultati del programma e il “lancio” del
quarto anno sono stati presentati stamani, a Potenza, dal country manager per
Shell in Italia, Marco Brun, dal presidente della giunta regionale della
Basilicata, Vito De Filippo, dal professor Carmine Serio (Università della
Basilicata). Il programma di sostegno alla nuova imprenditorialità è stato
lanciato nel Regno Unito nel 1982: la compagnia petrolifera offre supporto,
formazione e servizi di orientamento e consulenza per verificare la solidità
dell’idea e favorirne l'avvio. All’incontro con i giornalisti hanno partecipato
sia alcuni degli autori dei progetti “vincenti” (Valentina Falconieri, Claudio
Gallucci e Mara Daniela Giurni) sia altri giovani che hanno comunque scelto di
continuare a portare avanti la loro idea imprenditoriale.
Nel 2012, in Basilicata circa 90 persone hanno
partecipato a corsi di formazione imprenditoriale di un giorno e circa 28 ne
hanno completato uno più approfondito, di tre giorni: sono nati cinque nuovi
imprenditori. Nel 2013 Shell ha previsto tre cicli di formazione: sei di un
giorno e tre da cinque giorni. I numeri dei partecipanti – ha spiegato Brun -
lasciano già credere che le cifre del 2012 saranno superate.
“La Regione Baislicata – ha detto De Filippo
prima della consegna dei diplomi ai partecipanti ai corsi svolti nel 2012 - ha
rivolto sempre grande attenzione a questo innovativo programma di Shell e, in
generale, ai modi per favorire l'occupazione giovanile, che oggi è un problama
in tutto l'Occidente”. Dopo che Serio aveva sottolineato l’importanza delle
grandi imprese per lo sviluppo di un territorio, Brun ha definito il programma
“InventaGiovani” un “successo in Basilicata come altrove. Qui abbiamo trovato e
troviamo sempre giovani preparati e dotati di idee straordinarie: noi non
facciamo altro – ha concluso – che offrire loro la possibilità di confrontarsi
con i giovani di altre zone del mondo”.
In Italia 176 mila 'paperoni', decima al mondo
per super ricchi
19:18 18 GIU 2013
(AGI) - Milano, 18
giu. - Sono 175.800 gli italiani con un patrimonio investibile di almeno 1
milione di dollari: nel 2012 i super ricchi nel Paese sono tornati ad
aumentare, registrando un incremento del 4,5% dai 168.300 del 2011 dopo tre
anni di cali consecutivi. Stessa crescita per la loro ricchezza, attestatasi lo
scorso anno intorno ai 336 miliardi di dollari.
E' quanto emerge dal 'World wealth report
2013' di Capgemini e Rbc wealth management. Nella classifica per Paese,
l'Italia e' al decimo posto, anche se la crescita dei suoi milionari risulta
inferiore sia alla media globale sia a quella europea.
In un anno di ripresa, i 'paperoni' del
mondo si sono concentrati piu' sul mantenimento della loro ricchezza (33%) che
sull'accrescimento (26%). Quasi un terzo del patrimonio dei super ricchi e'
stato mantenuto nel 2012 tra contanti e depositi; i mercati azionari hanno
assorbito piu' denaro in Nord America (37%) mentre in America Latina e
nell'area Asia-Pacifico si e' optato per gli immobili (rispettivamente il 30% e
il 25%). In Italia i milionari hanno suddiviso i propri patrimoni tra immobili
(29%) e investimenti a reddito fisso (22,1%). Tra gli interessi dei super
ricchi, sempre piu' strategica e' l'arte: il 17% la sceglie tra gli
'investimenti per passione', dietro il 32% di gioielli, pietre preziose e
orologi e il 19% dei automobili, imbarcazioni e vari oggetti di lusso da
collezione. In sofferenza i vini (-8,9% l'indice), mentre solo l'8% dei
'paperoni' ha scelto di investire nello sport. (AGI) .
Bonino, Italia a fianco Serbia per Ue
Riconoscere sforzi
su Kosovo e riforme. Si' a data negoziato
18 giugno, 11:20
(ANSA) - BELGRADO -
L'Italia ritiene che la Serbia abbia fatto sforzi enormi e abbia ottenuto
risultati straordinari per cio' che concerne il dialogo con Pristina, le
riforme interne e la riconciliazione regionale, e per questo chiedera' al
Consiglio europeo di fine giugno di fissare subito la data di avvio del
negoziato di adesione alla Ue. E' questo il messaggio forte che il ministro
degli esteri, Emma Bonino, porta a Belgrado, dove ha una intensa serie di
colloqui con i massimi dirigenti serbi.
In una lunga intervista apparsa oggi su
Vecernje Novosti, il quotidiano piu' diffuso in Serbia, il ministro Bonino
sottolinea al tempo stesso l'eccellente stato dei rapporti bilaterali con la
Serbia, rapporti che per l'Italia hanno un ''carattere prioritario''.
''Non vi e' dubbio che la Serbia puo'
continuare a contare sul pieno appoggio dell'Italia. Belgrado gioca un ruolo
strategico nel piu' ampio quadro regionale, e ritengo che il governo serbo sia
seriamente impegnato in un coerente percorso di riforme'', ha detto Emma
Bonino. ''I progressi compiuti negli ultimi mesi - in particolare i risultati
del dialogo con Pristina facilitato dalla Ue - sarebbero apparsi inconcepibili
sino solo a un anno fa'', ha aggiunto, osservando come l'accordo sul Kosovo del
19 aprile scorso segni ''una svolta fondamentale nella storia recente dei
Balcani nel segno della prospettiva europea, avviando ''un processo
irreversibile''. ''Per tutti questi motivi - ha sottolineato Bonino - ci
attendiamo che a fine giugno il consiglio europeo riconosca gli sforzi della
Serbia, decidendo l'apertura del negoziato di adesione.
L'Italia, che prima di altri e piu' di altri,
ha creduto nel ritorno della Serbia in Europa, fara' fino in fondo la sua parte
per raggiungere questo risultato'' e ''chiedera' di fissare la data di avvio
del negoziato''. E' il momento, ha osservato il ministro degli esteri, di
riconoscere al governo di Belgrado ''il coraggio e la determinazione'' di cui
ha dato prova nel dialogo per la normalizzazione delle relazioni con Pristina,
che e' ''la priorita'-chiave stabilita dalla commissione fin dal 2011 per poter
avviare dei negoziati di adesione della Serbia alla Ue''.
E' tuttavia importante, rileva Emma Bonino,
che entrambe le parti diano ''seguiti concreti'' all'accordo sul Kosovo, con il
rispetto del piano di attuazione, che prevede una serie di misure e scadenze,
alcune delle quali molto delicate.
Sottolineando come per la Serbia non vi siano
nuove condizioni per l'avvio del negoziato di adesione alla Ue, ne' tantomeno quella
del riconoscimento del Kosovo, il ministro Bonino sostiene che ''la sfida della
normalizzazione delle relazioni con il Kosovo debba essere vissuta sempre piu'
come una opportunita', o come la possibilita', per la Serbia di fornire un
contributo alla sicurezza e alla riconciliazione''.
''La Serbia deve porsi come importante fattore
di stabilita' regionale'', continuando sulla strada virtuosa delle riforme, in
particolare nel campo della giustizia e della lotta a corruzione e
criminalita'.
Nell'intervista, ripresa in prima e che occupa
l'intera seconda pagina di Vecernje Novosti, Emma Bonino esclude una revoca
della liberalizzazione dei visti per la Serbia e si sofferma al tempo stesso
sulle ''eccellenti relazioni'' fra Serbia e Italia, che e' oggi il primo
investitore estero con circa 2 miliardi di euro di investimenti, e una presenza
di circa 500 aziende che danno lavoro a circa 20 mila dipendenti.
Di particolare rilevanza, osserva, il progetto
Fiat, il maggiore investimento estero in Serbia (1 mld euro incluso l'indotto,
pari a oltre 2 punti di Pil serbo) che ha favorito la nascita di un importante
polo industriale a Kragujevac. (ANSA).
Nessun commento:
Posta un commento