In Sicilia persi 84 mila posti di lavoro. Sale
la disoccupazione: 21,6percento
Qualità dei prodotti siciliani sarà sempre più
garantita
L'UNIONE SARDA - Economia: Settanta milioni in
tasca
Istat. Occupati e disoccupati
istat. Inflazione:ad agosto frena all'1,3%, ad
agosto 2012 era al 2,6%
Udin, oltrepadania est. Fontanini: lingua friulana
alla base dell’autonomia
Più di un calabrese su cinque è un disoccupato
Perdere il lavoro è
un dramma, trovarlo un miraggio
Il tasso di
disoccupazione al termine del secondo trimestre del 2013 è salito per la
Calabria al 21,5% con un aumento di quasi due punti rispetto all'anno
precedente è un gap quasi doppio rispetto alla media nazionale. Un vero e
proprio esercito di circa 145 mila unità che per lo Stato non ha alcuna
occupazione.
di FRANCESCO RIDOLFI
CATANZARO - L'ultimo
rapporto dell'Istat sui livelli trimestrali di occupazione e disoccupazione
traccia un disegno devastante per la Calabria che sfonda il tetto del 20% tra i
disoccupati toccando addirittura il 21,5%. Questo vuol dire che più di un
calabrese su cinque abile al lavoro in questo momento ufficialmente non ha
alcuna occupazione. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno l'aumento è
stato di 1,7 punti percentuali.
Ma il livello dei
disoccupati non è la sola notizia negativa che giunge dall'analisi dei dati
messi a disposizione dall'istituto di statistica nazionale. Cala, infatti,
anche il tasso di attività delle persone comprese tra i 15 e i 64 anni passando
dal 51,9% al 49,%, questo vuol dire che più delle metà delle persone ricomprese
nel range analizzato risulta essere inattivo (ossia né studente né lavoratore)
e se poi andiamo a verificare nel medesimo range di età quello che è il tasso
di occupazione scopriamo che in un anno la percentuale degli occupati calabresi
è scesa di 2,5 punti percentuali (ben più dell'aumento del tasso di
disoccupazione) passando dal 41,5 percento del secondo trimetre 2012
all'attuale 39%.
Insomma, il lavoro
in Calabria diviene sempre di più un miraggio e continuano ad aumentare quelli
che il lavoro non ce l'hanno ponendo la Calabria al terzo posto dopo la
Campania (21,9%) e la Sicilia (21,6%) tra le regioni con il più alto tasso di
disoccupazione con quasi il doppio del dato nazionale (12%) poco meno di 2
punti percentuali in più rispetto al dato medio del Meridione (19,8%).
Per capire meglio il
livello di occupazione in Calabria appare opportuno analizzare i dati in
termini assoluti piuttosto che percentuali. In questo caso scopriamo che un
anno fa la Calabria contava 705 mila unità di forza lavoro scene a 674 mila
quest'anno. La diminuzione delle persone abili al lavoro (in larga parte dovuta
a nuovi flussi migratori) non ha portato molto giovamento al livello
occupazionale. Infatti, se nel secondo trimestre 2012 gli occupati calabresi
erano 565 mila con 140 mila persone in cerca di occupazione, oggi gli occupati
sono scesi a 529 mila unità mentre il numero di coloro che sono in cerca di
lavoro è salito a 145 mila persone. Questo vuol dire che in un anno, per varie
ragioni, 26 mila calabresi non sono più considerati facenti parte della forza
lavoro perché hanno raggiunto i limiti di età della pensione o perché emigrati.
Un ulteriore impoverimento della potenzialità produttiva di una regione che non
riesce più a dare ai suoi cittadini occasioni di costruire una prospettiva
lavorativa stabile.Per quanto riguarda i settori in cui gli occupati calabresi
sono attivi si evidenzia come la stragrande maggioranza sia impegnata nel
settore dei Servizi che impiega 396 mila persone di cui 286 mila unità di
lavoratori dipendenti e 110 mila di lavoratori autonomi, a seguire l'industria
dove i lavoratori sono 79 mila (55 mila dipendenti e 24 mila indipendenti),
infine l'agricoltura impegna 54 mila persone di cui 42 dipendenti e 11 mila
indipendenti.
venerdì 30 agosto
2013 13:43
In Sicilia persi 84 mila posti di lavoro. Sale
la disoccupazione: 21,6 per cento
PALERMO. Persi 84
mila posti di lavoro in Sicilia nell'arco di un anno, con il tasso di
disoccupazione che schizza al 21,6 per cento, peggio fa solo la Calabria col
21,9%.
È quanto emerge dal
bollettino trimestrale dell'Istat che mette a raffronto il dato del secondo
trimestre del 2012 con quello del secondo trimestre del 2013.
Nello stesso periodo dell'anno scorso il tasso
di disoccupazione era del 19,4 per cento, in 12 mesi è cresciuto di 2,2 punti.
Il tasso dei senza
lavoro oggi risulta maggiore della media del Mezzogiorno (19,8 per cento),
oltre il doppio di quella delle regioni del Centro (10,8 per cento) e quasi il
triplo del Nord Italia (8,1 per cento).
In calo gli occupati
in Sicilia: da un milione 422 mila a un milione 338 mila con il tasso che varia
dal 41,9 per cento al 39,8 per cento, mentre aumento le persone in cerca di
lavoro, da 342 mila a 368 mila (+26 mila).
Complessivamente, la
forza lavoro risulta in diminuzione: da un milione 764 mila a un milione 706
mila.
Qualità dei prodotti siciliani sarà sempre più
garantita
Cartabellotta: Si
apre nuova pagina. Calabrese: Salto di qualità
di gmi/sic - 30
agosto 2013 12:53
fonte ilVelino/AGV
NEWS
E' stato siglato un
accordo tra l'assessorato regionale delle Risorse Agricole e Alimentari e
l'Istituto regionale del Vino e dell'Olio in base al quale verrà affidata
all'Irvos la gestione del Laboratorio “Analisi e Servizi per la Certificazione
in Agricoltura” (A.S.C.A.) ubicato nel comune di Ispica. Nato dieci anni fa, su
proposta dell'attuale assessore al ramo, Dario, Cartabellotta, per la
valorizzazione dei prodotti agroalimentari siciliani, oggi l'Asca, ribattezzato
come “Laboratorio IRVOS di Ispica”, sta avviando un sistema di valutazione,
caratterizzazione, monitoraggio (chimico-fisico e biologico-molecolare),
controllo e garanzia della qualità dei prodotti agroalimentari siciliani.
“Con l'affidamento all'Istituto dei compiti e
delle funzioni in atto svolte dal laboratorio A.S.C.A.– afferma l'assessore
delle Risorse Agricole e Alimentari, Dario Cartabellotta - si chiude
un'esperienza e contestualmente si apre una nuova pagina con la quale, grazie
all'attività di ricerca, innovazione tecnologica, formazione professionale
degli operatori del mondo agroalimentare siciliano, si potrà generare il
miglioramento delle produzioni aziendali della nostra terra. Viticoltori ed
enologi, già dai prossimi giorni – prosegue Cartabellotta – potranno portare i
propri prodotti presso il laboratorio Irvos per effettuare le analisi con il
wine scanner ed a partire dalle prossime settimane saranno disponibili anche le
analisi per il settore dell'ortofrutta”. Per il commissario straordinario
dell'Irvos, Giorgio Calabrese, invece, "l'acquisizione di questo
laboratorio, unico accreditato dall'Autorità Europea per la Sicurezza
Alimentare (EFSA), consentirà sia all'assessessorato che all'Istituto di fare
un salto di qualità, non più a livello nazionale, ma internazionale. Questo
laboratorio – conclude - riprenderà il suo percorso, interrotto per motivi
tecnici, dando riscontro all'intelligente opera dell'assessore Cartabellotta
nell'espandere l'operatività internazionale della Sicilia in campo
agroalimentare”.
L'UNIONE SARDA - Economia: Settanta milioni in
tasca
30.08.2013
La scomparsa
dell'Imu vale quasi settanta milioni di euro. È questo il risparmio dei sardi
che dall'anno prossimo non pagheranno più la tassa sulla casa. Secondo i dati
forniti dal Centro studi L'Unione Sarda, su 465 milioni versati
complessivamente nel 2012 per l'imposta municipale sugli immobili, il 15% -
ossia 69,4 milioni di euro, 162 euro per abitazione - è stato infatti pagato dai
proprietari di prime case. «Non è una cifra enorme, ma è una voce di bilancio
importante per molti piccoli comuni», commenta Cristiano Erriu, presidente
regionale dell'Anci. «Per questo ci attendiamo una compensazione da parte del
Governo, attraverso maggiori trasferimenti statali. Altrimenti, non riusciremo
a far quadrare i conti».
IL PIANO Insomma, il
governo ha deciso: l'Imu dal 2014 sparirà, nel frattempo arriverà la service
tax, l'imposta sui servizi comunali, ispirata ai principi del federalismo fiscale.
«Questa novità ci piace, perché nasce con il giusto spirito, secondo cui il
cittadino paga in corrispondenza di un servizio ricevuto», continua Erriu.
«Resta però la necessità di un chiarimento del Governo su come gli enti locali
potranno recuperare quelle entrate perdute. Il gettito Imu sulle prime case è
l'unico che rimane interamente ai comuni, mentre quello proveniente da attività
produttive e da altri immobili - esente dall'abolizione - viene diviso con lo
Stato». Duro Mauro Contini, sindaco di Quartu: «Ora tutte le responsabilità
vengono scaricate ai territori. Cambia tutto e niente, se non che le tasse
avranno un bel nome inglese».
GLI AFFITTI Stesso
discorso per Stefano Tolu, presidente regionale di Apci, l'associazione
proprietari casa e immobili: «Va bene abolire l'Imu, ma non vorremmo che
ritorni sotto le vesti della service tax. Il che non cambierebbe la sostanza
delle cose, cioè quella di un'imposizione insostenibile per le famiglie». Per
Stefano Tolu c'è un altro problema. «L'intervento sull'Imu non riguarda le
seconde case: ciò significa che la tassa continuerà a pesare sulle abitazioni
in affitto e quindi sugli inquilini». A Cagliari, spiega Tolu, «su un totale di
65.717 abitazioni, circa 47.885 sono occupate dai proprietari, mentre 12.654
abitazioni sono concesse in locazione. In altre parole», puntualizza il
presidente di Apci, «c'è il rischio che la domanda di abitazioni da parte di
un'intera fascia intermedia di popolazione resti insoddisfatta. Occorre una
svolta», avverte Tolu, «altrimenti i proprietari, come sta già succedendo,
preferiranno vendere o tenersi le case vuote piuttosto che affittarle».
LE IMPRESE Ma se le
famiglie tirano un sospiro di sollievo, le imprese si lamentano. Per loro l'Imu
rimane. «Fra le aziende sarde c'è molta insoddisfazione», sottolinea Bruno
Marras, rappresentante regionale di Rete Imprese Italia, la confederazione che
raccoglie Cassartigiani, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti. «Ci
aspettavamo un intervento diverso. Non un'eliminazione completa dell'Imu, ma di
una sua parte, magari lasciando l'imposta sugli immobili di pregio. In questo
modo, sarebbero rimaste risorse per ridurre il carico fiscale che grava sulle
società».
L'ALLARME Per
Marras, l'Imu sugli immobili, in gergo tecnico strumentali, delle imprese sta
distruggendo le piccole imprese della Sardegna. «Un piccolissimo negozio di
valore catastale di 56 mila euro nel 2012 ha dovuto pagare mediamente 850 euro
di Imu, con un aumento di 480 euro, ossia un incremento medio del 132% rispetto
al 2011», lamenta Marras. «Si tratta di un autentico salasso. Nei periodi di
crisi», conclude il rappresentante di Rete Imprese Italia, «i tributi che
pesano maggiormente sull'economia delle aziende sono quelli che prescindono
dalla produzione del reddito. E di certo gli immobili non rappresentano un
accumulo di patrimonio».
Istat. Occupati e disoccupati
Nel secondo trimestre 2013 si accentua la
diminuzione su base annua del numero di occupati (-2,5%, pari a -585.000
unità), soprattutto nel Mezzogiorno (-5,4%, pari a -335.000 unità). La
riduzione degli uomini (-3,0%, pari a -401.000 unità) si associa a quella delle
donne (-1,9%, pari a -184.000 unità). Al persistente calo degli occupati più
giovani e dei 35-49enni (rispettivamente -532.000 e -267.000 unità) continua a
contrapporsi la crescita degli occupati con almeno 50 anni (+214.000 unità).
Prosegue la riduzione tendenziale
dell'occupazione italiana (-581.000 unità), mentre si arresta la crescita di
quella straniera (-4.000 unità). In confronto al secondo trimestre 2012,
tuttavia, il tasso di occupazione degli stranieri segnala una riduzione di 3,5
punti percentuali a fronte di un calo di 1,2 punti di quello degli italiani.
Nell'industria in senso stretto prosegue la
flessione dell'occupazione, con una discesa tendenziale del 2,4% (-111.000
unità), cui si associa la più marcata contrazione di occupati nelle costruzioni
(-12,7%, pari a -230.000 unità). Per il secondo trimestre consecutivo, e a
ritmi più sostenuti, l'occupazione si riduce anche nel terziario (-1,0%, pari a
-154.000 unità).
Non si arresta il calo degli occupati a
tempo pieno (-3,4%, pari a -644.000 unità rispetto al secondo trimestre 2012),
che in quasi metà dei casi riguarda i dipendenti a tempo indeterminato (-2,5%,
pari a -312.000 unità). Gli occupati a tempo parziale aumentano in misura
minore rispetto al recente passato (1,5%, pari a +59.000 unità); peraltro la
crescita riguarda esclusivamente il part time involontario.
Per il secondo trimestre consecutivo, e con
maggiore intensità, cala il lavoro a termine (-7,2%, pari a -177.000 unità),
cui si accompagna la nuova diminuzione dei collaboratori (-7,0%, pari a -32.000
unità).
Il numero dei disoccupati, pari a
3.075.000, è in ulteriore aumento su base tendenziale (13,7%, pari a +370.000
unità). L'incremento, diffuso su tutto il territorio nazionale, interessa in
oltre la metà dei casi le persone con almeno 35 anni. Il 55,7% dei disoccupati
cerca lavoro da un anno o più.
Il tasso di disoccupazione trimestrale è
pari al 12,0%, in crescita di 1,5 punti percentuali rispetto a un anno prima;
per gli uomini l'indicatore passa dal 9,8% all'attuale 11,5%; per le donne
dall'11,4% al 12,8%. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni sale al 37,3%
(+3,4 punti percentuali), con un picco del 51,0% per le giovani donne del
Mezzogiorno.
Dopo sette trimestri di discesa, torna ad
aumentare il numero di inattivi 15-64 anni (+1,2%, pari a 172.000 unità), a
motivo sia di quanti cercano lavoro non attivamente sia di quanti non cercano e
non sono disponibili a lavorare. L'aumento in più di nove casi su dieci
riguarda gli uomini, e coinvolge soprattutto i giovani di 15-34 anni.
istat. Inflazione:ad agosto frena all'1,3%, ad
agosto 2012 era al 2,6%
30 agosto, 11:25
(ANSA) - ROMA, 30 AGO - Crolla l'inflazione
nell'Eurozona: 1,3% gli aumenti dei prezzi ad agosto su base annuale, secondo
la prima stima di Eurostat. A luglio l'inflazione era all'1,6% mentre nello
stesso mese del 2012 era a 2,6%. Cibo-alcol-tabacco il settore con i prezzi in
maggior aumento (3,3%), giù l'energia (-0,4%), stabili i beni di consumo (0,3%)
mentre salgono moderatamente i servizi (1,5%).
Udin, oltrepadania est. Fontanini: lingua friulana
alla base dell’autonomia
Il presidente della Provincia di Udine:
necessario tutelare anche tedesco e slavo «Sulla specialità si è assistito alla
decadenza del ruolo di Regione e Consiglio»
UDINE. «Specialità e tutela della lingua
sono elementi centrali per far valere l’autonomia del Fvg oggi, ma soprattutto
in prospettiva. Per questo motivo su entrambi sono necessari maggiore impegno e
concretezza». Così il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, si
inserisce nel dibattito sull’autonomia della nostra regione (il riferimento è
all’articolo sull’autonomismo uscito ieri sul Messaggero Veneto, ndr) di cui
quest’anno ricorrono i 50 anni, argomento che affronta la rassegna culturale “Dulinvie”
in programma, oggi e domani, a palazzo Morpurgo.
«Riguardo all’esercizio della specialità da
parte del Fvg – rileva Fontanini – negli ultimi anni abbiamo assistito a una
decadenza del ruolo della Regione e in particolare del Consiglio regionale. La
volontà di applicare il tema del decentramento, così forte al momento della
costituzione, si è gradualmente indebolita trasformando l’assemblea regionale
in un ente amministrativo mentre invece il ruolo dovrebbe essere ben più
“alto”, cioè quello prettamente legislativo e di indirizzo». Tra gli obiettivi
più rilevanti raggiunti, Fontanini ricorda la legge 10 degli anni ’80
attraverso la quale la Regione attribuiva agli enti locali territoriali
(Province e Comuni) tutta una serie di competenze in diversi settori tra cui
quello culturale. «Una Regione che dunque delegava alle istituzioni locali il
ruolo operativo e amministrativo per concentrarsi su strategie, programmi,
visioni», commenta Fontanini auspicando che «il Consiglio regionale ritrovi
questa dimensione». E tra i perni sui quali si fonda l’autonomia del Fvg, la
presenza delle lingue minoritarie ricopre senza dubbio una posizione di
rilievo. «Si parte dalla lingua per tutelare la cultura – evidenzia Fontanini
in sintonia con le parole del professor Gianfranco D’Aronco – perché la lingua
è la prima espressione di un popolo, della sua visione del mondo, è l’elemento
dal quale poi si originano letteratura, produzioni teatrali e appunto cultura.
Di più si deve fare per tutelare le lingue minoritarie diffuse in Friuli
Venezia Giulia: il friulano, la cui comunità di parlanti è quella prevalente a
livello statale tra le lingue minoritarie, ma anche la minoranza tedesca e
quella slava. Dopo l’approvazione della legge 29/2007 – aggiunge Fontanini –
non si registrano interventi di rilievo in materia e questo dimostra una
disattenzione nei confronti di una parte fondante la nostra identità. La lingua
è un elemento centrale, è la base della cultura che, in senso autonomista, è la
cultura del nostro popolo, con un patrimonio ricco da valorizzare e preservare.
Come ha indicato il professor D’Aronco, la condotta da seguire è quella volta
alla difesa della lingua, da introdurre ancor più massicciamente nelle scuole,
per dare futuro a un’identità che, altrimenti, rischia di perdersi in una
società che è e sarà sempre più multiculturale e globalizzata».
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