Merkel contro Schroeder: «La Grecia non avrebbe
mai dovuto entrare nell'euro»
Lettonia, torna l'allarme sui permessi facili
agli investitori stranieri
Portogallo contro l'austerity: l'Alta Corte
boccia i licenziamenti facili
Slovenia, Pil -1,7% in secondo trimestre. In
sei mesi calo del 3,2%
Disoccupazione Nuova Europa, bene l'Austria,
Croazia arranca
Nell'Europa del "club Med" è corsa a
diventare tedeschi: per greci (+82%) e italiani (+29%) naturalizzazioni boom
Crescono, in
Germania, le naturalizzazioni di persone provenienti dai Paesi europei in
crisi: nel 2012 oltre 2.200 italiani hanno chiesto e ottenuto la cittadinanza
tedesca, il 29% in più rispetto all'anno precedente. Molto più marcato il
fenomeno per i greci, con una crescita dell'82% rispetto al 2011, per un totale
di 4.167 cittadini naturalizzati. È quanto ha reso noto oggi l'Ufficio di
statistica federale Destatis.
Con la crisi cresce
il numero di "nuovi tedeschi"
Complessivamente le
naturalizzazioni di cittadini provenienti dai Paesi dell'Ue è aumentata nel
2012 del 19,1%. In totale, considerando tutte le domande accolte, la crescita è
stata del 5,1% rispetto al 2011 e del 10,6% rispetto al 2010. Le
naturalizzazioni, in costante calo tra il 2000 e il 2008, sono tornate a
crescere significativamente negli anni della crisi.
Rotta sul
Baden-Württemberg
Destatis ha inoltre
reso noto che la gran parte dei nuovi cittadini tedeschi risiede nei Länder più
forti economicamente, primi fra tutti il Baden-Württemberg (+15,2%) e l'Assia
(+12,8%), mentre calano in quelli più deboli, come la città-Stato di Berlino
(-8,1%). Anche quest'anno il numero più consistente di naturalizzati proviene
dalla Turchia, con 33.246 persone.
Per la
naturalizzazione servono otto anni di residenza
Per ottenere la
naturalizzazione tedesca, uno straniero deve tra l'altro dimostrare:
- otto anni di
residenza stabile e legale sul territorio federale tedesco (il termine non si
applica al coniuge straniero e ai figli minori, che possono essere
naturalizzati contemporaneamente al richiedente anche se risiedono legalmente
in Germania da un periodo di tempo inferiore);
- il diritto di
soggiorno a tempo indeterminato o un permesso di soggiorno;
- la capacità di
assicurare il mantenimento proprio e dei familiari a carico, senza far ricorso
a sussidi sociali o all'indennità di disoccupazione;
- la dimostrazione
di una sufficiente conoscenza della lingua tedesca;
- la conoscenza
dell'ordinamento sociale e giuridico tedesco nonché delle condizioni di vita in
Germania a cui il candidato alla naturalizzazione deve conformarsi.
27 agosto 2013
Merkel contro Schroeder: «La Grecia non avrebbe
mai dovuto entrare nell'euro»
di Vittorio Da Rold
La Grecia è ancora
il tema dominanate delle elezioni tedesche del 22 settembre. Il cancelliere
tedesco Angela Merkel, in corsa per un terzo mandato, ha reso noto che Atene
non avrebbe mai dovuto entrare nell'euro-zona. Un'affermazione che ha fatto
scalpore dopo che il suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, ha ammesso
che servono altri 11 miliardi di euro per il terzo salvataggio de paese
mediterraneo.
Dunque, di chi è la
colpa di aver fatto entrare Atene nell'euro mentre non era ancora pronta? «Del
predecessore socialdemocratico, Gerhard Schroeder, che ha guidato la Germania
dal 1998 al 2005, quando appunto la Grecia entrò nell'euro», ha accusato dura
la Merkel.
La Grecia sta
diventando una "patata" bollente nella campagna elettorale tedesca
dove il fronte conservatore sta subendo gli attacchi dell'ex premier Schroeder
- che è entrato in campo a sostengo del candidato dell'Spd , Peer Steinbrueck -
puntando proprio sulla incapacità del governo tedesco di dire la verità sui
costi reali del salvataggio della Grecia.
Obiettivo della
leader Cdu invece - scrive il Daily Telegraph che riporta la notizia - è quello
«di mostrare ai suoi elettori di mantenere una grande distanza dai paesi
europei in difficoltà», i cosidetti periferici, in vista delle elezioni del 22
settembre prossimo. «Non bisognava permettere alla Grecia di entrare
nell'euro», ha tuonato ieri Merkel di fronte a mille sostenitori dell'Unione
cristiano-democratica a Rendsburg, nel profondo nord del paese nel tentativo di
bloccare l'emorragia sotterranea di voti a favore di Alternative für Deutschland,
piccola formazione politica di destra in continua ascesa che ha fatto della
lotta alla Grecia e della sua espulsione dall'euro la sua ragione d'essere. «Il
cancelliere Schroeder ha accettato la Grecia (nel 2001) e indebolito il Patto
di stabilità ed entrambe le decisioni sono state totalmente sbagliate e uno dei
punti di partenza dei nostri attuali problemi», ha rincarato "Angie",
secondo la quale per ottenere una valuta unica forte bisogna realizzare riforme
severe in paesi in difficoltà come Atene. «Perché l'euro è più di una valuta -
ha spiegato la leader tedesca - per questo motivo abbiamo fornito solidarietà,
ma la solidarietà è sempre legata alla responsabilità di applicare le riforme
in quei paesi che ricevono la nostra solidarietà».
Merkel ha anche
accusato Schroeder (che insieme a Jacques Chirac con il bene placito di Romano
Prodi, allora presidente della Commissione europea che aveva definito in una
intervista a Le Monde "stupido" il Patto) di aver minato nel 2005 con
quella riforma del Patto di stabilità i conti di Eurolandia e di averla resa
più fragile di fronte alla bolla dei subprime americani, crisi che sarebbe
scoppiata il 15 settembre 2008 con il default di Lehman Brother.
28 agosto 2013
Lettonia, torna l'allarme sui permessi facili
agli investitori stranieri
di Michele
Pignatelli27 agosto 2013
Torna l'allarme sui
permessi di residenza facile e a buon mercato in Lettonia per gli investitori
stranieri, in particolare quelli interessati al settore immobiliare. A
rilanciarlo, a quattro mesi dall'ingresso del Paese nell'Eurozona, è Alleanza
nazionale, una formazione nazionalista che è il più piccolo dei tre partiti
della coalizione di governo, che parla di «moderna colonizzazione della
Lettonia» e chiede di modificare la legge.
Nel mirino c'è una
normativa introdotta nel 2010 (all'indomani della crisi che aveva travolto il
Paese baltico facendo crollare il Pil 2009 del 17,7%) per attrarre
investimenti. In base alla legge, viene garantito un permesso di residenza di
cinque anni (rinnovabile) a chi investa dai 50 ai 100mila lati nel real estate
(70-140mila euro circa) o acquisti pacchetti azionari da almeno 25mila lati.
Alcune banche poi, per esempio la Rietumu, offrono incentivi ulteriori a chi
apra depositi vincolati.
Dal 2010, secondo i
dati forniti dall'Ufficio per la cittadinanza e gli affari migratori della
Lettonia, l'iniziativa ha fruttato circa un miliardo di dollari in investimenti
esteri e ha prodotto 7mila permessi di residenza, il 75% dei quali russi.
Proprio la presenza di russi (e di capitale russo) è tra l'altro un nervo
scoperto nel Paese, oggetto di discussione all'atto della concessione del via libera
all'adozione dell'euro. Anche l'Fmi ha messo in guardia sulla forte esposizione
del settore bancario nei confronti di capitale straniero (la crisi cipriota
insegna).
In questo caso, poi,
subentrano suggestioni storiche e nazionaliste; così Alleanza nazionale afferma
che «se durante l'occupazione sovietica la colonizzazione era messa in atto dai
burattini di un regime straniero, oggi l'immigrazione è consentita dal
Parlamento di una Lettonia indipendente». Il dibattito politico rimane comunque
molto acceso e a settembre il programma potrebbe subire delle limitazioni.
Portogallo contro l'austerity: l'Alta Corte
boccia i licenziamenti facili
Di Alessandro Proietti | 30.08.2013 09:06 CEST
L'Alta Corte
portoghese ha deciso: l'ultima manovra varata dal governo, che avrebbe reso
molto più 'semplice' il licenziamento dei dipendenti pubblici, è
incostituzionale.
Il Portogallo, in
questa occasione, non si piega quindi alle cogenti logiche dell'austerity ma
punta dritto verso una strenua difesa dei cittadini: i tagli restano da
operare, il deficit è ancora da ridurre ma tutto ciò non verrà raggiunto
calpestando la Costituzione. L'Alta Corte è stata chiara: la spending review
del governo dovrà trovare altre soluzioni che non ledano i diritti dei
cittadini.
Il governo guidato
dal Premier Coelho, quindi, dovrà trovare soluzioni e/o formule alternative
visto il target scelto: tagliare 30 000 posti di lavoro pubblici su un totale
di oltre 500 000, risparmiando 'un tesoretto' da circa 4,7 miliardi di euro
entro la fine del prossimo anno. La sentenza crea più un danno a livello 'di
immagine' che di numeri: il timore è che il caso in questione convinca gli
investitori che i tanto promessi tagli alle spese non avranno 'vita facile'.
Quanto successo in questa occasione sarà, dunque, uno scomodo precedente per
ogni futuro piano di austerity elaborato dal governo.
Il clima
dell'economia portoghese, però, è tornato mite: i dati dell'Ufficio nazionale
di Statistica sottolineano come la 'business confidence' sia migliorata per
l'ottavo mese consecutivo. Il quadro è decisamente chiaro: da un lato c'è il
governo che, nell'ottica del rientro nei target fissati a margine degli aiuti
internazionali ricevuti, deve continuare sulla strada della riduzione delle
spese e del rientro del deficit; dall'altra parte troviamo l'economia
portoghese, con i suoi attori di mercato, desiderosa di rinascere e, poco alla
volta, più ottimista per il proprio futuro. Il tutto, a conti fatti, si traduce
in delicato equilibrio da non compromettere nella maniera più assoluta.
Slovenia, Pil -1,7% in secondo trimestre. In
sei mesi calo del 3,2%
30 agosto, 13:00
(ANSA) - LUBIANA -
Nel secondo trimestre dell'anno in corso la Slovenia ha registrato una
contrazione del Pil dell' 1,7% su base annua. Sommando i dati negativi del
primo trimestre, risulta che il Pil sloveno è calato del 3,2% nei primi sei
mesi dell'anno. A pubblicare i dati è stato l'Ufficio per le elaborazioni
statistiche della Repubblica di Slovenia.
A determinare la contrazione in primo luogo il
calo della domanda interna. La spesa delle persone fisiche è calata del 2%, la
spesa dello stato si e' contratta del 3,1%. Il trend dell'export sta tornando
da parte sua in positivo: la crescita registrata è del 2%. (ANSA).
Disoccupazione Nuova Europa, bene l'Austria,
Croazia arranca
Aumenti
significativi di senza lavoro anche in Slovenia
30 agosto, 13:05
(ANSA) - TRIESTE -
Record positivi e record negativi sul fronte dell'occupazione nella ''Nuova
Europa''. Secondo i dati resi oggi noti da Eurostat e relativi al luglio 2013,
l'Austria rimane il Paese dell'Unione europea con il più basso tasso di
disoccupazione (4,8%), seguita dalla Germania con il 5,3%. Fra le nazioni con
il più alto numero di senza lavoro, la Croazia (16,7%), al quarto posto nella
parte negativa della classifica dell'Ue a 28 dopo Grecia (27,6%), Spagna
(26,3%) e Cipro (17,3%). In confronto a un anno fa, specifica sempre l'agenzia
statistica dell'Unione, la disoccupazione è aumentata in 17 Paesi membri. Tra
questi, uno dei maggiori incrementi si è registrato in Slovenia (da 9,3% a
11,2% nel luglio 2013).
Aumenti anno su anno anche per la Bulgaria (da
12,4 a 12,7%), in Croazia (da 15,5 a 16,7%), Austria (da 4,5 a 4,8%), Polonia
(da 10,2 a 10,4%), Romania (da 7 a 7,5%), Slovacchia (da 14 a 14,3%).
E' invece diminuito il numero dei senza lavoro
in undici Paesi Ue, informa Eurostat, tra cui la Lettonia (da 15,7 a 11,5% tra
il secondo trimestre 2012 e il secondo trimestre 2013), l'Estonia (da 10,1 a
7,9% tra giugno 2012 e giugno 2013), la Repubblica ceca (da 7 a 6,8%), la
Lituania (da 13 a 12,1%), l'Ungheria (da 10,8% a 10,4%).
Per quanto riguarda la disoccupazione
giovanile under-25, i tassi più bassi si sono registrati sempre in Germania
(7,7% e Austria (9,2%), fra i più alti quello invece della Croazia (55,4% nel
secondo trimestre 2013), seconda solo a Grecia (62,9% a maggio) e Spagna (56,1%).
Molto alto il numero degli under-25 disoccupati anche in Slovacchia (34,6%). La
media della disoccupazione giovanile nell'Ue a 28 è stata a luglio del 23,4%.
(ANSA).
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