venerdì 30 agosto 2013

XXX.VIII.MMXIII/2 – Patate bollenti, alla fiera dell’est mio padre compro’

Nell'Europa del "club Med" è corsa a diventare tedeschi: per greci (+82%) e italiani (+29%) naturalizzazioni boom 
Merkel contro Schroeder: «La Grecia non avrebbe mai dovuto entrare nell'euro»
Lettonia, torna l'allarme sui permessi facili agli investitori stranieri
Portogallo contro l'austerity: l'Alta Corte boccia i licenziamenti facili
Slovenia, Pil -1,7% in secondo trimestre. In sei mesi calo del 3,2%
Disoccupazione Nuova Europa, bene l'Austria, Croazia arranca




Nell'Europa del "club Med" è corsa a diventare tedeschi: per greci (+82%) e italiani (+29%) naturalizzazioni boom
Crescono, in Germania, le naturalizzazioni di persone provenienti dai Paesi europei in crisi: nel 2012 oltre 2.200 italiani hanno chiesto e ottenuto la cittadinanza tedesca, il 29% in più rispetto all'anno precedente. Molto più marcato il fenomeno per i greci, con una crescita dell'82% rispetto al 2011, per un totale di 4.167 cittadini naturalizzati. È quanto ha reso noto oggi l'Ufficio di statistica federale Destatis.
Con la crisi cresce il numero di "nuovi tedeschi"
Complessivamente le naturalizzazioni di cittadini provenienti dai Paesi dell'Ue è aumentata nel 2012 del 19,1%. In totale, considerando tutte le domande accolte, la crescita è stata del 5,1% rispetto al 2011 e del 10,6% rispetto al 2010. Le naturalizzazioni, in costante calo tra il 2000 e il 2008, sono tornate a crescere significativamente negli anni della crisi.
Rotta sul Baden-Württemberg
Destatis ha inoltre reso noto che la gran parte dei nuovi cittadini tedeschi risiede nei Länder più forti economicamente, primi fra tutti il Baden-Württemberg (+15,2%) e l'Assia (+12,8%), mentre calano in quelli più deboli, come la città-Stato di Berlino (-8,1%). Anche quest'anno il numero più consistente di naturalizzati proviene dalla Turchia, con 33.246 persone.
Per la naturalizzazione servono otto anni di residenza
Per ottenere la naturalizzazione tedesca, uno straniero deve tra l'altro dimostrare:
- otto anni di residenza stabile e legale sul territorio federale tedesco (il termine non si applica al coniuge straniero e ai figli minori, che possono essere naturalizzati contemporaneamente al richiedente anche se risiedono legalmente in Germania da un periodo di tempo inferiore);
- il diritto di soggiorno a tempo indeterminato o un permesso di soggiorno;
- la capacità di assicurare il mantenimento proprio e dei familiari a carico, senza far ricorso a sussidi sociali o all'indennità di disoccupazione;
- la dimostrazione di una sufficiente conoscenza della lingua tedesca;
- la conoscenza dell'ordinamento sociale e giuridico tedesco nonché delle condizioni di vita in Germania a cui il candidato alla naturalizzazione deve conformarsi.
 27 agosto 2013

Merkel contro Schroeder: «La Grecia non avrebbe mai dovuto entrare nell'euro»
di Vittorio Da Rold
La Grecia è ancora il tema dominanate delle elezioni tedesche del 22 settembre. Il cancelliere tedesco Angela Merkel, in corsa per un terzo mandato, ha reso noto che Atene non avrebbe mai dovuto entrare nell'euro-zona. Un'affermazione che ha fatto scalpore dopo che il suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, ha ammesso che servono altri 11 miliardi di euro per il terzo salvataggio de paese mediterraneo.
Dunque, di chi è la colpa di aver fatto entrare Atene nell'euro mentre non era ancora pronta? «Del predecessore socialdemocratico, Gerhard Schroeder, che ha guidato la Germania dal 1998 al 2005, quando appunto la Grecia entrò nell'euro», ha accusato dura la Merkel.
La Grecia sta diventando una "patata" bollente nella campagna elettorale tedesca dove il fronte conservatore sta subendo gli attacchi dell'ex premier Schroeder - che è entrato in campo a sostengo del candidato dell'Spd , Peer Steinbrueck - puntando proprio sulla incapacità del governo tedesco di dire la verità sui costi reali del salvataggio della Grecia.
Obiettivo della leader Cdu invece - scrive il Daily Telegraph che riporta la notizia - è quello «di mostrare ai suoi elettori di mantenere una grande distanza dai paesi europei in difficoltà», i cosidetti periferici, in vista delle elezioni del 22 settembre prossimo. «Non bisognava permettere alla Grecia di entrare nell'euro», ha tuonato ieri Merkel di fronte a mille sostenitori dell'Unione cristiano-democratica a Rendsburg, nel profondo nord del paese nel tentativo di bloccare l'emorragia sotterranea di voti a favore di Alternative für Deutschland, piccola formazione politica di destra in continua ascesa che ha fatto della lotta alla Grecia e della sua espulsione dall'euro la sua ragione d'essere. «Il cancelliere Schroeder ha accettato la Grecia (nel 2001) e indebolito il Patto di stabilità ed entrambe le decisioni sono state totalmente sbagliate e uno dei punti di partenza dei nostri attuali problemi», ha rincarato "Angie", secondo la quale per ottenere una valuta unica forte bisogna realizzare riforme severe in paesi in difficoltà come Atene. «Perché l'euro è più di una valuta - ha spiegato la leader tedesca - per questo motivo abbiamo fornito solidarietà, ma la solidarietà è sempre legata alla responsabilità di applicare le riforme in quei paesi che ricevono la nostra solidarietà».
Merkel ha anche accusato Schroeder (che insieme a Jacques Chirac con il bene placito di Romano Prodi, allora presidente della Commissione europea che aveva definito in una intervista a Le Monde "stupido" il Patto) di aver minato nel 2005 con quella riforma del Patto di stabilità i conti di Eurolandia e di averla resa più fragile di fronte alla bolla dei subprime americani, crisi che sarebbe scoppiata il 15 settembre 2008 con il default di Lehman Brother.
 28 agosto 2013

Lettonia, torna l'allarme sui permessi facili agli investitori stranieri
di Michele Pignatelli27 agosto 2013
Torna l'allarme sui permessi di residenza facile e a buon mercato in Lettonia per gli investitori stranieri, in particolare quelli interessati al settore immobiliare. A rilanciarlo, a quattro mesi dall'ingresso del Paese nell'Eurozona, è Alleanza nazionale, una formazione nazionalista che è il più piccolo dei tre partiti della coalizione di governo, che parla di «moderna colonizzazione della Lettonia» e chiede di modificare la legge.
Nel mirino c'è una normativa introdotta nel 2010 (all'indomani della crisi che aveva travolto il Paese baltico facendo crollare il Pil 2009 del 17,7%) per attrarre investimenti. In base alla legge, viene garantito un permesso di residenza di cinque anni (rinnovabile) a chi investa dai 50 ai 100mila lati nel real estate (70-140mila euro circa) o acquisti pacchetti azionari da almeno 25mila lati. Alcune banche poi, per esempio la Rietumu, offrono incentivi ulteriori a chi apra depositi vincolati.
Dal 2010, secondo i dati forniti dall'Ufficio per la cittadinanza e gli affari migratori della Lettonia, l'iniziativa ha fruttato circa un miliardo di dollari in investimenti esteri e ha prodotto 7mila permessi di residenza, il 75% dei quali russi. Proprio la presenza di russi (e di capitale russo) è tra l'altro un nervo scoperto nel Paese, oggetto di discussione all'atto della concessione del via libera all'adozione dell'euro. Anche l'Fmi ha messo in guardia sulla forte esposizione del settore bancario nei confronti di capitale straniero (la crisi cipriota insegna).
In questo caso, poi, subentrano suggestioni storiche e nazionaliste; così Alleanza nazionale afferma che «se durante l'occupazione sovietica la colonizzazione era messa in atto dai burattini di un regime straniero, oggi l'immigrazione è consentita dal Parlamento di una Lettonia indipendente». Il dibattito politico rimane comunque molto acceso e a settembre il programma potrebbe subire delle limitazioni.

Portogallo contro l'austerity: l'Alta Corte boccia i licenziamenti facili
Di Alessandro Proietti  | 30.08.2013 09:06 CEST
L'Alta Corte portoghese ha deciso: l'ultima manovra varata dal governo, che avrebbe reso molto più 'semplice' il licenziamento dei dipendenti pubblici, è incostituzionale.
Il Portogallo, in questa occasione, non si piega quindi alle cogenti logiche dell'austerity ma punta dritto verso una strenua difesa dei cittadini: i tagli restano da operare, il deficit è ancora da ridurre ma tutto ciò non verrà raggiunto calpestando la Costituzione. L'Alta Corte è stata chiara: la spending review del governo dovrà trovare altre soluzioni che non ledano i diritti dei cittadini.
Il governo guidato dal Premier Coelho, quindi, dovrà trovare soluzioni e/o formule alternative visto il target scelto: tagliare 30 000 posti di lavoro pubblici su un totale di oltre 500 000, risparmiando 'un tesoretto' da circa 4,7 miliardi di euro entro la fine del prossimo anno. La sentenza crea più un danno a livello 'di immagine' che di numeri: il timore è che il caso in questione convinca gli investitori che i tanto promessi tagli alle spese non avranno 'vita facile'. Quanto successo in questa occasione sarà, dunque, uno scomodo precedente per ogni futuro piano di austerity elaborato dal governo.
Il clima dell'economia portoghese, però, è tornato mite: i dati dell'Ufficio nazionale di Statistica sottolineano come la 'business confidence' sia migliorata per l'ottavo mese consecutivo. Il quadro è decisamente chiaro: da un lato c'è il governo che, nell'ottica del rientro nei target fissati a margine degli aiuti internazionali ricevuti, deve continuare sulla strada della riduzione delle spese e del rientro del deficit; dall'altra parte troviamo l'economia portoghese, con i suoi attori di mercato, desiderosa di rinascere e, poco alla volta, più ottimista per il proprio futuro. Il tutto, a conti fatti, si traduce in delicato equilibrio da non compromettere nella maniera più assoluta.

Slovenia, Pil -1,7% in secondo trimestre. In sei mesi calo del 3,2%
30 agosto, 13:00
(ANSA) - LUBIANA - Nel secondo trimestre dell'anno in corso la Slovenia ha registrato una contrazione del Pil dell' 1,7% su base annua. Sommando i dati negativi del primo trimestre, risulta che il Pil sloveno è calato del 3,2% nei primi sei mesi dell'anno. A pubblicare i dati è stato l'Ufficio per le elaborazioni statistiche della Repubblica di Slovenia.
 A determinare la contrazione in primo luogo il calo della domanda interna. La spesa delle persone fisiche è calata del 2%, la spesa dello stato si e' contratta del 3,1%. Il trend dell'export sta tornando da parte sua in positivo: la crescita registrata è del 2%. (ANSA).

Disoccupazione Nuova Europa, bene l'Austria, Croazia arranca
Aumenti significativi di senza lavoro anche in Slovenia
30 agosto, 13:05
(ANSA) - TRIESTE - Record positivi e record negativi sul fronte dell'occupazione nella ''Nuova Europa''. Secondo i dati resi oggi noti da Eurostat e relativi al luglio 2013, l'Austria rimane il Paese dell'Unione europea con il più basso tasso di disoccupazione (4,8%), seguita dalla Germania con il 5,3%. Fra le nazioni con il più alto numero di senza lavoro, la Croazia (16,7%), al quarto posto nella parte negativa della classifica dell'Ue a 28 dopo Grecia (27,6%), Spagna (26,3%) e Cipro (17,3%). In confronto a un anno fa, specifica sempre l'agenzia statistica dell'Unione, la disoccupazione è aumentata in 17 Paesi membri. Tra questi, uno dei maggiori incrementi si è registrato in Slovenia (da 9,3% a 11,2% nel luglio 2013).
 Aumenti anno su anno anche per la Bulgaria (da 12,4 a 12,7%), in Croazia (da 15,5 a 16,7%), Austria (da 4,5 a 4,8%), Polonia (da 10,2 a 10,4%), Romania (da 7 a 7,5%), Slovacchia (da 14 a 14,3%).
 E' invece diminuito il numero dei senza lavoro in undici Paesi Ue, informa Eurostat, tra cui la Lettonia (da 15,7 a 11,5% tra il secondo trimestre 2012 e il secondo trimestre 2013), l'Estonia (da 10,1 a 7,9% tra giugno 2012 e giugno 2013), la Repubblica ceca (da 7 a 6,8%), la Lituania (da 13 a 12,1%), l'Ungheria (da 10,8% a 10,4%).
 Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile under-25, i tassi più bassi si sono registrati sempre in Germania (7,7% e Austria (9,2%), fra i più alti quello invece della Croazia (55,4% nel secondo trimestre 2013), seconda solo a Grecia (62,9% a maggio) e Spagna (56,1%). Molto alto il numero degli under-25 disoccupati anche in Slovacchia (34,6%). La media della disoccupazione giovanile nell'Ue a 28 è stata a luglio del 23,4%. (ANSA).

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