venerdì 10 dicembre 2010

Cesame, Regione contro Regione e a pagare sono 140 lavoratori

di Giuseppe Mazzone - 10 dicembre 2010
Questa della “Cesame” di Catania è una di quelle vicende che fa vergognare di essere siciliani, che svela il perché dei mali che affliggono la nostra isola, del groviglio di interessi speculativi che paralizzano l’economia e la produzione.
Meglio partire dall’oggi. Ci sono 140 dipendenti della storica fabbrica di sanitari della zona industriale, che arrivò a contare negli anni ottanta e novanta fino a seicento dipendenti, che si sono costituiti in cooperativa ed intendono rilevare l’azienda.

Un’azione esemplare, che altrove in Italia avrebbe riscosso il plauso ed il consenso della popolazione e delle forze politiche ed istituzionali. Invece qui in Sicilia non solo i lavoratori sono costretti ad operare nell’indifferenza generale, ma trovano come principale ostacolo alla realizzazione di un loro diritto l’Istituto che addirittura un giorno dovrebbe perfino finanziarli. Così un gruppetto di loro è salito sul tetto dell’istituto, accanto al “Grattacielo” di Catania.

Da sei mesi senza stipendio ed in cassa integrazione straordinaria, 600 euro al mese, hanno deciso di investire nel loro futuro mettendoci la faccia e tutto quanto a loro è rimasto, cioè l’indennità di disoccupazione che attraverso la legge 223/91 può essere erogata in unica soluzione da parte dell’Inps purché diventi capitale sociale di una cooperativa o di una attività autonoma: in soldoni un milione e mezzo in contanti per rilevare la fabbrica.

Hanno elaborato un progetto industriale basato sulla auto imprenditorialità giudicato positivamente dal Ministero dello Sviluppo Economico, dalla Regione, dalla Provincia, dai Commissari straordinari e dal Curatore fallimentare.

Lo stesso presidente della Regione Raffaele Lombardo ha dato apertamente il proprio via libera. Tutto liscio, allora? Macchè, siamo in Sicilia. La cooperativa ha ufficialmente effettuato una proposta di acquisto che mette nelle condizioni l’Amministrazione straordinaria di saldare il debito verso l’”Irfis” che ammonta a circa 6 milioni ed effettuare la transazione che consentirà ai lavoratori di rilevare l’immobile, i terreni, i macchinari, ed il marchio.

Ma l’istituto non ci sta ed addirittura ha respinto la mediazione del presidente Lombardo, che impegnava la Regione a colmare la differenza fra le richieste dell’”Irfis” e le offerte della coop.

Ciò nonostante i lavoratori abbiano rinunziato all’acquisto dell’intera proprietà – un terreno di centomila metri quadrati - accontentandosi della metà, dove sorgono i capannoni. Non solo, ma la coop ha offerto 500 mila euro per chiudere il contenzioso sulla parte dello stabilimento vero e proprio.

Adesso la trattativa torna in alto mare e la palla rimbalzerà nuovamente a Palazzo d’Orleans. Bene ricordare che l’”Irfis - Società di medio credito della Sicilia Spa appartiene al Gruppo Bancario “Unicredit” le cui quote sono così divise: 76% Banco di Sicilia; 21 Regione Sicilia; 3 altre. Ciò significa che l’istituto intende recuperare i propri crediti per trasferirli a Unicredit, cioè spostarli da Palermo a Milano. E il Banco di Sicilia è ormai solo un “cuscinetto”. Chiaro ?
Fonte:
http://catania.blogsicilia.it/cesame-regione-contro-regione-e-a-pagare-sono-140-lavoratori/21102/


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