domenica 2 gennaio 2011

Al servizio dei Borbone fino al maggio 1860, seguendo i fatti del momento, diventano anti borbonici, e quindi sono patrioti e liberali

In occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia, Remo Oriolo, uno studioso di storia patria, del suo paese di nascita, Tramutola, ha voluto allestire con il patrocinio del Comune una mostra di documenti riferito al periodo del passaggio storico, dal Borbone alla Casa Savoia.


La mostra è stata presentata nei locali della biblioteca Comunale di Tramutola, dove rimarrà aperta per tutto il periodo delle festività natalizie in corso. Tra i documenti in mostra, spicca la foto che riproduce la prima bandiera tricolore che sventolò in Basilicata e precisamente il 13 agosto 1860 a Tramutola, per merito della famiglia Guarino e dei fratelli Giorgiomarrano, giovani entusiasti che avevano costituito un Circolo Repubblicano con il proposito di preparare l’insurrezione guidata da Giacinto Albini, con il quale erano imparentati per parte di madre. Il «dottor fisico» Giuseppe Giorgiomarrano sposò Marianna De Filippis, appartenente a famiglia originaria di Corleto Perticara, imparentata anche con i Lacava dello stesso comune.

Oggi quella storica bandiera è custodita dalla Sezione Combattenti e Reduci di Tramutola, riposta in una teca che la protegge dall’usura del tempo. «La mostra dei documenti presentata da Remo Oriolo - dice l’assessore comunale Vincenzo Petrocelli - mi consente di fare alcune riflessioni anche sul contenuto dei documenti in mostra. Innanzitutto penso che, il Risorgimento fu soprattutto un fenomeno economico-sociale, tant'è che la ricca borghesia era interessa al che nessuna trasformazione fosse attuata nell'ordinamento sociale ed economico della Provincia di Basilicata».
Di questa borghesia faceva parte la «nobiltà» di Tramutola, presente nei documenti della mostra, che operava affinché la monarchia borbonica fosse dichiarata decaduta per conservare il suo posto nella vita sociale ed economica: era l'epoca dello statu quo, il «signore» si accontentava di conservare ciò che aveva. Accanto a queste ricche famiglie di possidenti, chiamate gentilizie, vi erano le famiglie dei galantuomini, vale a dire dei proprietari che non conducevano direttamente i propri beni fondiari, con aspirazioni di ingrandire la propria rendita fondiaria. Seguivano le famiglie dei maestri artigiani che aspiravano a diventare proprietari, così i proprietari di bottega e quelle dei mercanti. Infine quelle dei coltivatori della terra: massai, coltivatori, campagnoli, braccianti, valani che aspiravano alla divisione dei terreni demaniali in territorio marsicano.

«Occorre distinguere - aggiunge Petrocelli - ancora tra chi si pose tra i liberali del movimento del 1848 e chi invece al servizio dei Borbone fino al maggio 1860, seguendo i fatti del momento, diventano anti borbonici e quindi sono patrioti e liberali, dai documenti esposti si legge chiaramente che tutti quelli che controllavano il potere municipale con il Borbone, dopo il 18 agosto 1860, sono confermati dal Governo Prodittatoriale di Garibaldi nelle loro cariche amministrative».
02 Gennaio 2011



Nessun commento: