mercoledì 9 febbraio 2011

Dall’Unione europea, 9 febbraio 2011

Politica ed economia:
1. È il risparmio delle famiglie il vero polmone per l'economia.
2. Bankitalia: "la crisi globale non e' superata".
3. Tremonti, nuova struttura politica per dare stabilita' a Ue.

Finanza e debiti sovrani:
4. Più tempo ad Atene per ripagare i debiti.
5. Il Giappone affonda nel debito, l'FMI: così non si può andare avanti.

1. È il risparmio delle famiglie il vero polmone per l'economia. My.L.. Sono quattro i paesi europei che più di tutti devono mettere i conti pubblici a posto: Grecia, Portogallo, Irlanda e Italia. Boston Consulting Group, in uno studio anticipato ieri dal Sole 24 Ore, lo dice chiaramente: l'Italia è tra i paesi europei maggiormente a rischio per i conti statali. Motivo: ha un debito pubblico eccessivo, che frena la crescita economica. Altri economisti, però, mettono l'accento su alcune virtù italiane, che consentono di rendere la zavorra del debito pubblico sostenibile: per esempio la ricchezza delle famiglie, il risparmio privato o il deficit di bilancio contenuto. La domanda, dunque, è una sola: il "vizio" del debito pubblico italiano è effettivamente invalidante per il Belpaese, oppure le "virtù" del sistema privato possono renderlo sostenibile? Guardando oltre le sfumature nelle risposte, gli economisti alla fine lo ammettono tutti: senza riforme strutturali, il debito pubblico rischia di diventare veramente invalidante. Questa è l'occasione per rimboccarsi le maniche.
Partiamo dai numeri. L'Italia, come evidenziato per l'ennesima volta da Boston Consulting, ha questo fardello di debito ereditato dai decenni passati: il 116% del Pil e, a fine 2012, il 120% del Pil. Troppo, rispetto ai "vecchi" limiti imposti dal trattato di Maastricht (60%) e anche rispetto al limite massimo superato il quale il debito frena la crescita economica (90%). Considerando poi alcuni fattori critici, per esempio l'invecchiamento della popolazione, questo fardello non può che aumentare in futuro: nel 2060 – calcola sempre Bcg – la spesa pubblica legata all'invecchiamento della popolazione (per pensioni, sanità e altro) raggiungerà il 28% del Pil. Questo significa che se non si interviene in tempo, tagliando le spese in maniera strutturale o aumentando le entrate fiscali (per esempio combattendo l'evasione) la crescita economica faticherà ad arrivare.
Nell'altro piatto della bilancia c'è però la tenuta del deficit di bilancio (5,3% del Pil): su questo fronte l'Italia è meglio anche di Olanda, Francia, e Spagna. Ma soprattutto c'è il basso livello di debito del settore privato. Le famiglie italiane hanno un debito pari al 59,9% del reddito disponibile, contro l'89% della virtuosa Germania, il 76% della Francia, il 91% medio dell'area euro, il 145% della Gran Bretagna e il 155% degli Stati Uniti. Questo rappresenta un vero "polmone" per l'economia: non bisogna dimenticare, infatti, che l'Irlanda o la stessa Spagna sono finite in crisi per i debiti eccessivi del settore privato, che hanno messo in crisi le banche e – in ultima istanza – gli stati. Il fatto che l'Italia abbia famiglie solide, rappresenta dunque un punto di forza: «Mai come in questa crisi – osserva Silvio Peruzzo, economista di Rbs – si è posto l'accento sul peso che il settore privato ha nel rischio degli stati».
Eppure tra gli economisti il discorso, alla fine, arriva sempre lì: con un debito pubblico così elevato, l'Italia faticherà sempre a crescere. Da qui bisogna partire: il risparmio dei privati rappresenta sì un "polmone" per passare il guado della crisi, ma prima o poi si esaurirà. «Servono riforme strutturali e pianificate nel tempo», sottolinea un economista.
2. Bankitalia: "la crisi globale non e' superata". Da "IL GIORNALE" di mercoledì 9 febbraio 2011. INTERVENTO A BERLINO. Gian Battista Bozzo. La crisi globale che ha colpito anche l`Unione europea «non è ancora superata». Permangono focolai di tensione ancora attivi nei sistemi bancari e nelle finanze pubbliche di vari Paesi europei, e condizioni di incertezza sui mercati finanziari. Fabrizio Saccomanni, direttore generale di Bankitalia, analizza la situazione europea in un intervento al ministero delle Finanze tedesco, a Berlino. Ne vien fuori un quadro con ombre e luci. Fra queste ultime, la «valutazione positiva per la gestione della finanza pubblica italiana in questa fase di crisi: il mercato giudica l`Italia in grado di affrontare i problemi strutturali che l`affliggono».
Fra gli elementi di forza del nostro Paese, Saccomanni cita il basso livello del debito privato, la solidità del sistema bancario, l`alto livello della ricchezza reale e finanziaria delle famiglie, l`ampiezza del suo sistema industriale. Fra le incognite dello scenario europeo, invece, restano la volatilità dei mercati finanziari e un`attività economica in ripresa nel 2011, ma con una previsione di decelerazione per il 2012, anche nei Paesi più forti come la Germania.
Insomma, non si è tornati alla normalità, e «non vi può essere alcun dubbio che ricade sui singoli Paesi la responsabilità primaria di mettere ordine nelle proprie finanze pubbliche e nei propri sistemi bancari. L`Italia - aggiunge il numero due di Bankitalia – è pienamente consapevole di questa necessità, e farà la sua parte, come sempre ha fatto in passato».
I Paesi dell`euro hanno tuttavia l`«obbligo morale» di cooperare per la correzione degli squilibri e per impedire che il contagio si estenda dai paesi in difficoltà all`intera Eurolandia. A questo fine, per Saccomanni è importante rafforzare il fondo «anticrisi» dell`Ue. «Il potenziale di fuoco del fondo - osserva - è troppo modesto rispetto al fabbisogno massimo concepibile se la crisi dovesse estendersi anche a grandi Paesi». Il fondo dovrebbe poter finanziare banche e acquistare titoli di Stato sul mercato. Dette da un banchiere centrale, e nel Paese più ostile al rafforzamento del fondo, le frasi di Saccomanni sono come un grosso sasso lanciato nello stagno.
Per quanto riguarda le banche, la nuova tornata di stress test, che sarà condotta dalla nuova autorità europea di supervisione, dovrà rispondere a «criteri e metodi accettati a livello internazionale», e i risultati dovranno essere «prontamente disponibili» per gli operatori.
La situazione del mercato creditizio italiano sarà esaminata domani in Banca d`Italia nel tradizionale incontro fra il governatore Mario Draghi e i vertici delle principali banche (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Popolare, Ubi Banca e Mediobanca).
L`ultima, pressante richiesta rivolta dal governatore ai principali istituti di credito è stata quella di rafforzare il patrimonio in vista dell`introduzione dei nuovi requisiti di Basilea 3. Ma si parlerà anche del tavolo di consultazione sul credito istituito il 31 gennaio all`Abi, e della situazione dell`economia reale.
SUMMIT Domani l`incontro fra Draghi e i vertici delle sei principali banche.
3. Tremonti, nuova struttura politica per dare stabilita' a Ue. (AGI) - Tel Aviv, 8 feb. - "Non svalutiamo l'Europa, dopo la crisi stiamo lavorando ad una nuova struttura politica dell'Europa, siamo fiduciosi e il risultato dovra' essere la stabilita'". Cosi' il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha concluso il suo intervento al Panel sulla governance economica globale della Conferenza di Herzliya, il piu' importante forum israeliano di discussione e approfondimento delle posizioni politiche ed economiche a livello globale.
  "Stiamo costruendo - ha spiegato Tremonti - una nuova architettura politica dell'Europa basata su quattro pilastri.
  Il primo pilastro e' una politica piu' attiva della Banca Centrale Europea. Il secondo pilastro e' la costruzione di un Fondo di stabilizzazione per la finanza europea, con il quale non cerchiamo di difendere l'Euro ma di difendere l'Europa dalla speculazione internazionale. Il terzo pilastro - ha proseguito - e' la necessita' di ridurre i deficit di bilancio dei paesi europei, che e' un compito difficile ma non si puo' continuare come prima. Il quarto pilastro e' il semestre europeo. Non possiamo andare avanti con ventisette differenti politiche economiche. L'idea del semestre europeo e' di discutere tutti assieme la nostra politica economica. Questa e' la strada che con fiducia abbiamo imboccato".
4. Più tempo ad Atene per ripagare i debiti. Vittorio Da Rold. «L'Eurogruppo e la Ue risponderanno in modo positivo alle aspettative della Grecia: sono aperto all'ipotesi del buyback dei bond e convinto che le scadenze del debito greco devono essere allungate a 30 anni (dagli attuali tre, ndr) se la Germania sarà d'accordo», ha detto ieri ad Atene il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker riferendosi al prestito di 110 miliardi su tre anni.
Il premier lussemburghese ha aggiunto ieri nella capitale greca – dove è in corso la visita della troika composta da Bce, Ue e Fmi, per la concessione della quarta tranche del prestito – che c'è un atteggiamento positivo verso la concessione di più tempo per ripagare i debiti alla Grecia.
Amche Dominique Strauss-Kahn, direttore generale dell'Fmi, è favorevole all'allungamento delle scadenze, ma a condizione che anche Ue e Bce siano d'accordo. Finora però la Germania ha fatto orecchie da mercante anche se ultimamente il governatore della Bundesbank, Alex Weber, sembra aver accettato il principio di allungare i prestiti in cambio di un maggiore automaticità per le sanzioni del Patto di stabilità, un più ampio coordinamento in materia di aumenti salariali, competitività e armonizzazione delle imposte sulle imprese.
E l'euro? «L'euro sopravviverà e la Grecia sarà fra i sopravvissuti. Non è in discussione nessuna espulsione dall'Eurozona», ha aggiunto Junker. «A febbraio e marzo metteremo in atto una soluzione globale per dare una risposta complessiva alla crisi», ha concluso il presidente dell'Eurogruppo che insieme al nostro ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, aveva sostenuto la necessità di lanciare gli eurobond.
Ieri intanto Atene ha effettuato un'emissione di 390 milioni in obbligazioni a sei mesi con un tasso di interesse del 4,64%. L'emissione é stata sottoscritta più di quattro volte e il tasso é stato pari al 4,64% contro 4,90% della precedente emissione a sei mesi dell'11 gennaio. «Un buon segnale visto anche che l'80% degli acquisti sono stati fatti da investitori stranieri», ha detto Petros Christodoulou, il capo dell'agenzia per il debito greco.
5. Il Giappone affonda nel debito, l'FMI: così non si può andare avanti. ultimo aggiornamento: 09 february 2011 09:18.Monito Fmi pesa sull'economia giapponese. Tokyo. Proprio nel giorno che offre uno spiraglio d'ottimismo, con l'indice della fiducia dei consumatori che a gennaio è risalito leggermente dopo sei mesi consecutivi di calo, il Giappone è costretto a fare i conti con il monito del Fondo Monetario Internazionale, per il quale il debito colossale del paese e il deficit di bilancio "non sono sostenibili nel medio e lungo termine".
Indebitato per circa il 200% del suo Prodotto interno lordo, il Giappone ha visto l'agenzia di rating Standard&Poor's abbassare, a fine gennaio, la sua nota a lungo termine a AA- a causa del suo debito colossale.
"Il debito eccezionale e il deficit di bilancio del Giappone non sono sostenibili nel medio e lungo termine", ha detto il vice direttore generale del Fondo monetario internazionale, Naoyuki Shinohara, in conferenza stampa a Tokio: "Se la situazione del bilancio attuale resterà tale, ci saranno certamente dei problemi".
"Se la situazione di bilancio attuale venisse mantenuto nel tempo, questo porterà a dei problemi", ha detto il rappresentante del Fmi, dato che la metà del bilancio statale è finanziato con le vendite giapponesi di nuovi buoni del tesoro.
Shinohara, ex vice ministro delle finanze del Giappone, ritiene importante che i leader del paese raggiungano "un consenso nazionale al più presto e un accordo sul modo di consolidare il bilancio".
Il primo ministro, Naoto Kan, ha promesso una riforma fiscale ampia, che potrebbe includere un aumento delle imposte di consumo, ora fissate al 5%, per garantire il finanziamento delle pensioni e il riequilibrio delle finanze pubbliche. Ma il suo margine di manovra è limitato, in quanto il suo partito ha perso al Senato, dove l'opposizione conservatrice ha la maggioranza. Il funzionario del Fmi ha aggiunto, tuttavia, di non pensare che questi "grandi problemi", si manifesteranno "immediatamente", citando l'elevato quantitativo di titoli di Stato detenuti dagli stessi giapponesi. In questo la situazione del Giappone praltro non è paragonabile a quella dei paesi europei in difficoltà finanziaria, come Grecia, Portogallo o Irlanda: per circa il 95% i Buoni del Tesoro giapponesi sono detenuti da investitori giapponesi, il che riduce molto la portata del rischio.
 

Nessun commento: