sabato 12 febbraio 2011

Federali del Mattino. Ci sono anche persone che si fanno un mazzo così per cambiare le cose, per reinventare una vita notturna, strettamente mirata a fini politici per entrare nei cuori patriottici. 12 febbraio 2011.

Sezione Forza Luis, sono uccelli senza zucchero:
1. Roma. Durnwalder: rappresenti tutti.
2. Bozen. Durnwalder insiste: nulla da festeggiare.
3. Bozen. Durni e Napolitano. Scoppia la polemica.
4. Bozen. Bolzanini delusi dal no di Durnwalder.
5. Bozen. I parlamentari della Svp: gli italiani dovevano essere lasciati liberi di andare.
6. Merano. Sigmund al console: restate fuori.

Sezione sua eccellenza la padania:
7. Trento. Scuolabus anche per gli anziani.
8. Treviso. Truffa da 2.5 milioni, promotore arrestato.
9. Treviso. Appello del sindaco Maniero all'Electrolux.
10. Fossalta di Piave. Buoni pasto negati alla bimba. Il sindaco: «Potrei dimettermi».
11. Padova. La lettera aperta di un giovane: "Padova come una banlieu".
12. Reggio Emilia. Fatture false, evasi 29 milioni.
13. Ferrara. Finanza, scoperti 75 evasori totali.

Sezione i disoccupati, il Cardinale e la munnezza:
14. Ascoli Piceno. Una Fabbrica di Disoccupati!
15. Napoli. AnnoZero: Iervolino, querelo Grillo e chiedo 1 mln per minori.
16. Napoli. Sepe: nel mondo sono il “cardinale della monnezza".

Sezione Raffaele Lombardo, agisci, non sei solo:
17. Palermo. Cgil Sicilia a Lombardo: ”È tempo di fare scelte. Veloci”.
18. Enna. La discarica della discordia.
1. Roma. Durnwalder: rappresenti tutti. ultimo aggiornamento: 11 february 2011 13:21. Roma. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ieri inviato una lettera al Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano nella quale ha espresso "sorpresa e rammarico" per le espressioni con le quali l'on. Durnwalder ha commentato la decisione di non aderire alle celebrazioni del 150 dell'Unita' d'Italia.
"Il Capo dello Stato - si legge nella nota - ha rilevato che il Presidente della provincia di Bolzano non puo' parlare a nome di una pretesa 'minoranza austriaca' dimenticando di rappresentare anche le popolazioni di lingua italiana e ladina, e soprattutto che la stessa popolazione di lingua tedesca e' italiana e tale si sente nella sua larga maggioranza".
"Il Presidente della Repubblica - conclude la nota del Quirinale - ha espresso quindi la propria fiducia che l'intera popolazione della provincia di Bolzano possa riconoscersi pienamente nelle celebrazioni della nascita dello Stato italiano, nello spirito dei principi sanciti dagli articoli 5, 6 ed 11 della Costituzione repubblicana".
2. Bozen. Durnwalder insiste: nulla da festeggiare. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato una lettera al Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano nella quale ha espresso «sorpresa e rammarico» per le espressioni con le quali Luis Durnwalder ha commentato la decisione di non aderire alle celebrazioni del 150 dell'Unità d'Italia.  «Il Capo dello Stato - si legge nella nota - ha rilevato che il Presidente della provincia di Bolzano non può parlare a nome di una pretesa 'minoranza austriaca' dimenticando di rappresentare anche le popolazioni di lingua italiana e ladina, e soprattutto che la stessa popolazione di lingua tedesca è italiana e tale si sente nella sua larga maggioranza». «Il Presidente della Repubblica - conclude la nota del Quirinale - ha espresso quindi la propria fiducia che l'intera popolazione della provincia di Bolzano possa riconoscersi pienamente nelle celebrazioni della nascita dello Stato italiano, nello spirito dei principi sanciti dagli articoli 5, 6 ed 11 della Costituzione repubblicana».
Durnawalder, però, non torna indietro. «Il gruppo linguistico tedesco non ha nulla da festeggiare. Nel 1919 non ci è stato chiesto se volevamo fare parte dello Stato italiano e per questo non parteciperò ai festeggiamenti». Questa la risposta sprezzante del governatore altoatesino al presidente della Repubblica. «Gli assessori italiani sono liberi di festeggiare l'unità d'Italia, ma non in rappresentanza della Provincia autonoma», ha concesso l'uomo che guida da decenni l'ex Sudtirolo.
3. Bozen. Durni e Napolitano. Scoppia la polemica. 11/02/2011 16:08. BOLZANO - «Scriverò al presidente Napolitano - dice Durnwalder - per illustrare i motivi per i quali non parteciperò alle celebrazioni. I sudtirolesi hanno sofferto molto tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta, non vedo veramente giustificazioni per festeggiare questa ricorrenza». «Nel 1861 - aggiunge - l'Alto Adige non faceva parte dell' Italia e nel 1919 non è stato chiesto alla popolazione se voleva passare dall'Austria all'Italia». Il governatore dice di aver ricevuto molte lettere di cittadini che condividono la sua scelta. «Di certo - prosegue - molti altoatesini di lingua tedesca e ladina non accetterebbero una mia partecipazione. Sono anche convinto che gran parte della popolazione di lingua italiana capisca la mia decione». Durnwalder sottolinea che «gli assessori italiani sono certamente liberi di festeggiare l'unità d'Italia. Non delegherò al mio vice la rappresentanza della Provincia autonoma, perchè a questo punto ci potrei anche andare io stesso».
ROMA - «Le parole del governatore Durnwalder e la sua dichiarata disistima per l'unità nazionale italiana sono una offesa grave per tutto il popolo italiano, soprattutto per coloro che con il proprio lavoro versano tasse su tasse destinate a quel benessere ingiustificato della terra altoatesina che alimenta le differenze con i cittadini delle aree italiane vicine fortemente penalizzati: è il colmo essere addirittura derisi!». Così l'on. Maurizio Paniz del Pdl sulle dichiarazioni del governatore altoatesino.
ROMA - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ieri inviato una lettera al Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano nella quale ha espresso "sorpresa e rammarico" per le espressioni con le quali l'on. Durnwalder ha commentato la decisione di non aderire alle celebrazioni del 150 dell'Unità d'Italia. Il capo dello Stato, si legge in una nota del Quirinale, ha "rilevato" che Durnwalder non può parlare a nome di una "pretesa 'minoranza austriacà" e ha sottolineato la propria "fiducia che l'intera popolazione" della provincia si riconosca nelle celebrazioni.
4. Bozen. Bolzanini delusi dal no di Durnwalder. Finito il feeling con i quartieri italiani: «Non rappresenta più tutti».  BOLZANO. «Non è più il presidente di tutti. Ci ha deluso». Sembrano ormai lontani anni luce i tempi in cui Luis Durnwalder scendeva a Don Bosco per la sagra di via Aosta, accolto da applausi, baci e abbracci. Quando veniva coccolato dagli italiani di Bolzano - dagli alpini dell'Ana alle signore del circolo Rodigino - come «uno di noi». Tra piazza Matteotti e via Roma, il rifiuto istituzionale del presidente alle celebrazioni ufficiali per i 150 anni dell'Unità d'Italia suonano come uno schiaffo in faccia.  Più che il risentimento nazionalista, fa capolino lo scoramento verso chi alimenta tensioni che gran parte dei bolzanini avverte ormai come anacronistiche. Corrado Erardi va dritto al punto: «Sono molto deluso. Credo si sia persa un'occasione per realizzare un percorso comune alimentando, al contrario, una tensione di cui non si sente il bisogno. Il tutto alla vigilia della discussione di un tasto delicato come la toponomastica». Non tutti gli italiani sentono le celebrazioni in modo così viscerale, ma sono infastiditi dal segnale che arriva da Palazzo Widmann. «Se devo essere sincero - ammette Ermanno Maccaglini - la festa per i 150 anni non mi coinvolge più di tanto. Ciò non toglie, che la Svp abbia dimostrato per l'ennesima volta di vedere solo bianco e rosso, con un orizzonte di pensiero piuttosto limitato. I festeggiamenti, però, sono giusti e, anzi, Bolzano avrebbe bisogno di molte più occasioni simili per trovarsi assieme e sentirsi unita». Risoluta la risposta di Palmina Calabrese: «Siamo in Italia ed è assolutamente evidente che le cerimonie nazionali vanno rispettate con il giusto garbo istituzionale. Su questo non si discute». Elisa e Francesco La Greca del bar "Bianco" in via Roma chiedono la partecipazione «della provincia di Bolzano alla fiera delle regioni a Roma. Non c'è proprio alcun motivo per cui noi possiamo permetterci di disertare. E' un atteggiamento, oltretutto, che ci mette in imbarazzo nei confronti di tutto il resto del Paese». Durnwalder, però annovera qualche estimatore: «Sono di Merano e di famiglia tedesca - spiega Hannes Meier - e sono totalmente d'accordo con lui. perchè noi con questa festa non c'entriamo proprio nulla e non possiamo celebrare qualcosa di cui non ci sentiamo partecipi». Diametralmente opposto l'atteggiamento di Santo Mastroianni: «Un atteggiamento istituzionale inaccettabile. Il presidente deve rappresentarci tutti e invece fa finta di considerare solo una parte della società altoatesina. Lo Stato italiano ha fatto molto in termini di autonomia e finanziamenti per il gruppo linguistico tedesco: troppo facile, adesso, dire "noi non lo volevamo"». Flora Maria Kruger e Giuliano Brigante, titolari del bar "Brigante" parlano di «sbaglio della Stella Alpina nel riproporre uno schema ormai vecchio e datato. Di fronte alle nuove sfide dell'immigrazione, infatti, fermarsi ancora alla divisione tra italiani e tedeschi è quanto di più sciocco ci si possa aspettare dal politico di maggior spicco del nostro territorio. Il fatto che l'Alto Adige non fosse annesso nel 1861 al Regno d'Italia, poi, è una scusa parecchio traballante perché ci sono altre regioni nella stessa situazione che nemmeno si sognano di non partecipare alle celebrazioni». Luigi Scapin è contrariato. «Qualcuno mi deve spiegare, allora, la contraddizione di chiudere pure le scuole tedesche o tutti gli uffici amministrativi provinciali: ci prendono in giro? Perché l'assessore Kasslatter Mur non si premura di spiegare questa anomalia con la stessa fretta con cui si allinea al presidente? Ora speriamo che il Governo intervenga in modo deciso e risoluto, sempre che non sia troppo preoccupato a non urtare la sensibilità dei due deputati Svp». Franz Weger, dal canto suo, ripropone una vecchia analisi: «Come al solito, dove i tedeschi viaggiano uniti, noi italiani ci perdiamo in mille sfumature. Se vogliamo, abbiamo più fantasia, ma associare tutto questo al concetto di "Unità" è quantomeno incoerente». Considerazioni simili per Vito Caradonna: «Il nostro Paese è in difficoltà e si divide praticamente su tutto. Proprio per questo è ancora più importante, forse, far vedere che esiste la voglia di stare insieme su un territorio che, per quanto non piaccia al presidente della Provincia, arriva fino al Brennero». Stufo, invece, Mauro Scrinzi: «Siamo sinceri, il popolo italiano non ha mai chiesto nessuna festa per i 150 anni dell'Unità. Tutto è nato da un'iniziativa del Governo che, adesso, si lamenta se qualcuno non ha voglia di partecipare». (a.c.)
5. Bozen. I parlamentari della Svp: gli italiani dovevano essere lasciati liberi di andare. BOLZANO. Su una cosa il mondo politico altoatesino è d'accordo con Durnwalder: per gran parte dei sudtirolesi l'Unità d'Italia non è una ricorrenza da festeggiare. Ma è il passo seguente che segna la distinzione tra la posizione del "Landeshauptmann" e quella dei parlamentari Svp: per gli italiani la festa c'è e questa sensibilità andava rispettata.  La posizione più netta è quella del senatore Oskar Peterlini: «La polemica sulla partecipazione alla festa per l'Unità d'Italia è inutile e dannosa. Nessuno è obbligato ad andarci, ma la festa va comunque rispettata». Il senatore afferma che «dovrebbe essere condivisibile da parte di tutti il fatto che il popolo sudtirolese non si senta coinvolto in una festa che celebra l'unità d'Italia e comprendo anche che nel mondo tedesco ci sia chi prende apertamente le distanze da una festa che, anche se non lo è, potrebbe essere vista come una celebrazione dell'annessione dell'Alto Adige allo stato italiano. Detto questo, se gli italiani vogliono festeggiare, è sbagliato ostacolarli. Ricordo che un anno fa abbiamo partecipato tutti alle celebrazioni hoferiane e che a Innsbruck c'erano anche le massime cariche politiche italiane. E per gli italiani io rivendico questo diritto a decidere in proprio se partecipare o meno. Non sono nemmeno d'accordo col fatto che si dica che non possano rappresentare la Provincia: costituzionalmente, qualsiasi consigliere rappresenta la Provincia anche senza una specifica delega da parte del presidente». Peterlini si augura che questa ennesima polemica non alimenti ancora di più i nazionalismi: «Per questo dico che si tratta di una polemica dannosa, perché così non si fa altro che gettare altra benzina sul fuoco nazionalista. Per fortuna, di questo sono convinto, i giovani altoatesini vedono la questione in maniera diversa e sono decisi a far diventare questa terra un modello di convivenza». La stessa premessa di Peterlini la fa anche il deputato Siegfried Brugger: «Credo che si possa comprendere la posizione dei sudtirolesi che non intendono festeggiare l'Unità d'Italia. Le celebrazioni riguardano tutti gli ultimi 150 anni e in questo periodo di tempo sono successe delle cose che noi altoatesini non possiamo certo festeggiare. Io personalmente per questo motivo non parteciperò alle celebrazioni, ma non ho neanche nulla in contrario se altri invece ci saranno. Mi piace trovare delle soluzioni condivise: in questo caso era giusto rispettare la sensibilità del gruppo tedesco e di quello ladino, ma bisognava rispettare anche quella italiana. Forse sarebbe stato più opportuno che la giunta provinciale avesse aspettato un po' con la decisione discutendo meglio l'intera tematica al suo interno».  Fa un passo in più lo storico Hans Heiss, consigliere provinciale dei Verdi: «L'uscita di Durnwalder è strettamente mirata a fini politici per entrare nei cuori patriottici. È chiaro a tutti che Durnwalder non avrebbe perso nessun diamante della propria corona partecipando alle celebrazioni. Sarebbe stata un'occasione per rimarcare una volta di più la specificità dell'Alto Adige: per cortesia, per rispetto e anche per interesse avrebbe fatto meglio a partecipare, spiegando anche perché un altoatesino di lingua tedesca non può identificarsi con questa celebrazione. Prendere parte a questa festa non avrebbe significato prestare un giuramento di fedeltà alla nazione italiana. Ma io credo che così come alla fine è tornato indietro sul bassorilievo di Mussolini in piazza Tribunale abbandonando l'idea di toglierlo e puntando sull'ottima soluzione del concorso di idee, ora probabilmente è pentito delle sue dichiarazioni sull'unità d'Italia». (mi.m.)
6. Merano. Sigmund al console: restate fuori. Ancora sconosciuti all'ambasciata di Praga i motivi del suo arresto. MERANO. È giallo sui reati che hanno portato all'arresto di Thomas Sigmund. Il presidente di Jugend Aktiv e Strymer, in carcere a Praga dal 30 gennaio, ha rifiutato l'aiuto offerto dall'ambasciata su sollecitazione della madre, e quindi i capi d'accusa sono sconosciuti anche alla diplomazia italiana.  Indagato in patria e carcerato all'estero. È un brutto momento per Thomas Sigmund, presidente di due tra le più note associazioni impegnate nel mondo giovanile (Jugend aktiv e Strymer), ma anche responsabile marketing della Lasa marmo e per lunghi anni coordinatore del Mercatino di Natale per conto di Kaufleute aktiv. E ancor più brutte, anzi, terribili, sono queste ore per la madre del quarantaduenne meranese. Nei giorni scorsi la donna, preoccupata per la lunga mancanza di notizie del figlio, che al telefono risultava costantemente assente, era giunta addirittura a denunciarne la scomparsa. Un solo momento di gioia, l'altro giorno, quando - come raccontano i conoscenti - ha appreso che il suo Thomas era sano e salvo, per poi precipitare nel baratro della disperazione alla notizia che era stato rinchiuso nelle carceri di Praga per un non ben meglio specificato reato.  Da allora, per la madre, è stato un continuo adoperarsi per venire a conoscenza delle accuse mosse a carico del figlio, aiutata in questo frangente dal direttore di Jungle, Franco Clemens. «Abbiamo cercato invano di avere notizie dall'ambasciata italiana a Praga, rivolgendoci ai diplomatici sia via e-mail che telefonicamente - riferisce Clemens - ci hanno risposto che Thomas aveva rifiutato il loro aiuto che quindi non avevano avuto la possibilità di prendere visione del fascicolo giudiziario. Da giorni siamo in attesa che l'avvocato che segue il caso ci telefoni per chiarirci la situazione».  La ricostruzione di Clemens ci è stata confermata ieri da Corrado Carloni, capo della cancelleria consolare di Praga: «Siamo stati subito informati dell'arresto di Sigmund, come prevedono le procedure quando finiscono in carcere cittadini stranieri, ma l'arrestato ha rifiutato l'intervento dell'ambasciata italiana, di cui avrebbe avuto diritto, per cui nessun'altra informazione in merito è arrivata nei nostri uffici».  «Il suo caso è seguito da un avvocato del posto - ha aggiunto il dottor Carloni - cui è stata fatta presente l'opportunità di mettersi in contatto con la madre, almeno per spiegarle l'accaduto e per ipotizzare i futuri sviluppi».  Impossibile anche ottenere informazioni dai media locali, nulla risulta a Mlada fronta dnes o Lidove noviny: l'arresto di uno straniero, a Praga, non è un fatto così rilevante al punto da interessare la cronaca nera locale. Cadono dalle nuvole anche Radio Praga, emittente con la quale Thomas Sigmund ha avuto contatti in passato e per la quale ha curato un servizio sui raccoglitori di mele cechi in Alto Adige.  L'arresto di Sigmund è dunque passato sotto silenzio nelle cronache della capitale ceca, mentre alle nostre latitudini è sempre più ricorrente la domanda su cosa possa aver combinato di tanto grave, al punto di essere atteso al varco dalla polizia ceca e di venire ammanettato appena messo piede a Praga. Il fatto che Sigmund abbia rifiutato l'aiuto dell'ambasciata e che l'avvocato, a dieci giorni dall'arresto, non abbia ancora trovato il tempo di contattare la madre, fa pensare che il reato possa essere alquanto grave, o comunque disonorevole. E ciò non fa altro che alimentare le voci incontrollate che negli ultimi giorni si sono scatenate, ipotizzando colpe tra le più riprovevoli.
7. Trento. Scuolabus anche per gli anziani. 11/02/2011 15:42. TRENTO - Scuolabus utilizzati anche per il trasporto degli anziani. È la novità introdotta in Trentino dal vicepresidente della giunta provinciale e assessore ai Trasporti Alberto Pacher. Il provvedimento modifica l'attuale regolamentazione dei servizi scuolabus e consentirà il trasporto anche di persone anziane, in aree periferiche in cui non arrivano i tradizionali servizi di linea di Trentino trasporti esercizio e dove invece il servizio di trasporto scolastico è attivo. Sono 500 le scuole giornalmente servite dal trasporto speciale, 15 mila gli alunni che giornalmente ne beneficiano in tutti gli angoli del territorio (sin nei masi più isolati dei nostri paesi), 400 gli scuolabus ed analoghi addetti (del Consorzio trentino autonoleggiatori, fatto di circa 130 aziende), oltre 5000 le fermate monitorate in termini di sicurezza, 10 milioni i chilometri annui percorsi, per una spesa annua di circa 15 milioni di euro ed una tariffa media per utente pari a circa 100 euro.
8. Treviso. Truffa da 2.5 milioni, promotore arrestato. Vitaliano Busso, 57 anni di Mogliano, aveva fatto sparire i soldi di decine di risparmiatori. TREVISO. Proponeva depositi e investimenti in una inesistente banca svizzera con rendimenti anche del 15%. Solo da quattro persone si è fatto consegnare 2 milioni e 326 mila euro. La punta di un iceberg: le vittime, anche nella Marca, potrebbero essere diverse decine. Protagonista della grande truffa è Vitaliano Busso, residente a Mogliano, titolare della Swiss Venture Capital Markets srl di Treviso.  Banca estera finta. Investimenti finti. Interessi finti. Laurea in Economia (voto 110) finta. L'unica cosa vera sono i soldi intascati da Vitaliano Busso, promotore di 57 anni. E' stata la polizia svizzera a farlo finire in carcere a Lugano, ma una parte dell'indagine, ancora in corso, è stata condotta dalla polizia giudiziaria del comando della polizia municipale di Treviso, guidata da Federica Franzoso. Busso dovrà rispondere di truffa aggravata dall'ingente danno patrimoniale provocato, falso materiale e in scrittura privata per documenti e firme contraffatti. E la Franzoso rilancia: «Chi dovesse scoprire di essere stato truffato da Busso, si rivolga a noi».  Il filone trevigiano delle indagini è partito nel novembre scorso, quando si è presentato al comando il direttore della filiale di Vittorio Veneto di una importante banca nazionale, per sporgere denuncia contro l'uomo. Il direttore aveva scoperto, dopo una serie di reclami, che Busso aveva venduto ad alcuni clienti della banca prodotti finanziari intestati a una inesistente filiale svizzera, capaci di regalare interessi stellari attraverso semplici depositi.  E' scoppiato il bubbone: la polizia giudiziaria ha scoperto a sua volta che Busso, lavorando all'interno della banca vittoriese (non da dipendente) ma anche dal 2002 al 2009 in altri istituti di credito sia come dipendente che come promotore mandatario, aveva conosciuto molte delle sue «vittime» che, in seconda battuta, in visite a domicilio aveva convinto a investire i risparmi nella inesistente banca svizzera.  Busso poi tornava a trovarli, i suoi clienti, esibendo false carte intestate, false operazioni bancarie, falsi estratti conto. La carta intestata aveva il logo di un noto gruppo bancario italiano a cui aveva aggiunto la scritta «SA Lugano». Per tenerli buoni, Busso dava loro qualche migliaio di euro: «Ecco gli interessi maturati», diceva. Ma poi le visite si sono diradate, fino a che qualche cliente si è insospettito, mentre altri sono stati convocati a fine 2010 dalla polizia municipale, che ha perquisito su richiesta del pm Valeria Sanzari l'abitazione e l'ufficio di Treviso di Busso, scoprendo una contabilità regolare ma anche quella delle transazioni fantasma. Tra i beffati venuti alla luce ad oggi: una famiglia vittoriese, un'altra sempre della Marca, una del Pordenonese e una veneziana, che da sole hanno dato all'uomo (in assegni e contanti) 2 milioni e 326 mila euro. In media 350 mila euro a testa, ma per quella veneziana si parla di un milione. Ed è stata proprio la famiglia veneziana a sporgere per prima denuncia nel marzo 2010. Poco dopo si è mosso il direttore della filiale di Vittorio Veneto. E un'altra famiglia di truffati, ex gelatieri trevigiani in Germania, ha fatto scattare l'arresto: avendo gli ex gelatieri un conto corrente in una banca di Zurigo, Busso aveva prima cercato di far credere loro che quei capitali erano stati bloccati, poi aveva tentato di trasferire il denaro su un conto di Lugano intestato alla sua Swiss Venture. Ma i gelatieri hanno mangiato la foglia: arrivato in svizzera l'11 novembre, Busso è finito in cella.  Dall'albo Consob risulta che Busso è stato promotore per intermediari come Bnl Investimenti spa, Allianz Bank Financial Advisors spa e Credito Emiliano spa.
9. Treviso. Appello del sindaco Maniero all'Electrolux. Electrolux, appello del sindaco di Conegliano, Alberto Maniero, alla multinazionale: il territorio non reggerà l'impatto dei nuovi licenziamenti. "Invito l'azienda a rivedere i suoi piani considerando la collaborazione ha ricevuto in tanti anni dal nostro territorio". Dura presa di posizione del sindaco di Conegliano Alberto Maniero sulla intenzione di Electrolux di dimezzare, entro il 2014, lo stabilimento di Susegana, portandola dai 1296 posti di oggi a 500.
''Credere che un numero così consistente di lavoratori possano essere riassorbiti tutti insieme dal contesto produttivo è impensabile - spiega Maniero - invito l'azienda a rivedere i suoi piani considerando quanto in termini di professionalità e di collaborazione ha ricevuto in tanti anni dal nostro territorio ed della crisi economica generale che ancora assedia le nostre aziende''.
''Penso ai lavoratori, alle loro famiglie, alle difficolta' che si vivono in questo particolare periodo storico, ma anche all'indotto e alle aziende che fanno riferimento per le loro produzioni a Electrolux - aggiunge Maniero - il contraccolpo di un piano di dismissione di tale entita' che si prefigura per il nostro territorio e' notevole e rischia davvero di creare un black out generale. Invito la dirigenza aziendale a ripensarlo e rivederlo''.
Sul caso è anche intervenuto il senatore Pdl Maurizio Castro. "Ora deve partire un confronto vero sui piani industriali dei siti italiani e sulle loro conseguenze sociali - he detto - il tutto non si può esaurire nella quantificazione degli esuberi e nell'individuazione dei consueti ammortizzatori dalla cassa integrazione agli incentivi all'esodo". E ha aggiunto "I 600 nuovi esuberi del Gruppo Electrolux in Veneto e Friuli - ha aggiunto - sono il frutto della sottovalutazione dell'impatto della crisi sui consumi di beni durevoli nei mercati europei e delle incertezze strategiche sul posizionamento commerciale dei marchi e dei prodotti che hanno caratterizzato la gestione di Hans Straberg".
10. Fossalta di Piave. Buoni pasto negati alla bimba. Il sindaco: «Potrei dimettermi». Il primo cittadino di Fossalta di Piave Massimo Sensini: «Ho ricevuto minacce di tutti i tipi, non me la sento di continuare ancora per molto tempo». FOSSALTA DI PIAVE – «Ho ricevuto minacce di tutti i tipi e non me la sento di continuare ancora per molto tempo in questo clima ostile: potrei dimettermi». E’ teso e decisamente sotto pressione il sindaco Massimo Sensini finito al centro della vicenda che sta facendo discutere tutta Italia. Il primo cittadino di Fossalta, che ha vietato alle maestre di consegnare il proprio buono pasto ad una bambina di origine marocchina indigente, stamattina ha voluto incontrare i giornalisti in municipio per difendersi dal vortice di accuse che da giorni lo circondano, parlando di «una gigantesca strumentalizzazione della vicenda» da parte dei politici avversi alla Lega, e degli organi di stampa. Poi ha annunciato di aver ricevuto minacce, anche dirette alla propria famiglia, sino ad arrivare alla possibilità di dimettersi: «Rimetterò questa decisione a chi mi sostiene in giunta. Comunque - continua poi - non c’è solo il caso di questa famiglia che non riesce a pagare i buoni mensa a Fossalta, abbiamo altri bambini che necessitano di aiuto quindi non potevamo far differenze». La vicenda risale allo scorso 16 dicembre quando la bimba di 5 anni, figlia di genitori immigrati e sorella di 4 fratellini, non aveva più consegnato il buono pasto ai docenti della scuola dell’asilo «Il flauto magico». Il 25 gennaio le insegnanti e le bidelle avevano deciso di rinunciare al proprio buono pasto, a rotazione, per aiutare la bambina. Ma il sindaco, appreso del fatto attraverso un fax inviato dalle stesse maestre, aveva subito cassato il gesto benevolo perché causa di «danno erariale». Il buono pasto, essendo fornito dallo Stato, a parere del primo cittadino non poteva essere ceduto. Tale decisione ha mobilitato l’opinione pubblica dividendola tra (pochi) favorevoli e (molti) contrari al provvedimento del sindaco. Mondo politico compreso: più volte il Pd ha accusato Sensini di «razzismo». Ed è scesa in campo anche la Cgil del Veneto Orientale ed il capogruppo del Pd in Regione, Laura Puppato per condannare il gesto. Non sono mancate neppure le Iene approdate davanti al municipio dopo la conferenza stampa. Mauro Zanutto
11. Padova. La lettera aperta di un giovane: "Padova come una banlieu". Ecco la lettera aperta di un giovane padovano al primo cittadino dopo l'ultima ordinanza di chiusura di alcuni locali in via Bernina. PADOVA. Ecco la lettera aperta di un giovane padovano al primo cittadino dopo l'ultima ordinanza di chiusura di alcuni locali in via Bernina.
Gentile signor Sindaco,
Il mio è un discorso non circoscritto all'ultima ordinanza. Essa è soltanto l'atto finale di un processo di imbarbarimento della vita notturna padovana al quale, c'è da ammetterlo, l'abbiamo costretta noi giovani. Ma la nostra è una generazione cresciuta con l'impressione costante di dare fastidio a Padova, un'impressione che diventa certezza all'università, che si è palesata nel momento in cui le proteste per la riforma universitaria, che vanno avanti fra alti e bassi da più di due anni (e lei se lo ricorda bene il funerale in prato della valle), sono state incomprese e osteggiate con un semplice e qualunquista "andate a lavorare!".
Ci è stato insegnato che non importa cosa si beva e quale bevanda si mischi a quale, l'importante è bere. Ci è stato insegnato che non si può usare la toilette di un bar senza consumare. Ci è stato insegnato che ovunque siamo, diamo fastidio perché sporchiamo e schiamazziamo. Ci è stato insegnato che è meglio un centro vuoto e pulito che un centro affollato e sporco. Ci è stato insegnato che chi abita il centro non conosce differenze fra zone residenziali, come quelle di via Cesare Battisti, e zone ad alta densità commerciale, come quella delle piazze, e pretende lo stesso silenzio. Ci è stato insegnato che valgono più 400 firme di residenti che 400 di ragazzi e studenti. Ci è stato insegnato che la musica live o ha alle spalle qualcuno di grosso e richiama grosse folle, oppure si deve arrangiare con quello che trova, e in ogni caso rimanere a volume basso e fermarsi entro una certa ora.
Siamo cresciuti in questo panorama e abbiamo, fatalmente, commesso dei grossi errori diventando bestie, reagendo in maniera ignorante.
Ma lei forse ignora, signor Sindaco, che ci sono anche persone che si fanno un mazzo così per cambiare le cose, per reinventare una vita notturna che è quintessenza di una qualsiasi città che miri alle ambizioni a cui mira lei; ci siamo noi di pleaserepeat.it, che tentiamo di portare della bella musica rock indipendente in una città spesso snobbata dalle scalette dei tour; ci sono i ragazzi del Crispy che dal nulla hanno inventato l'evento electro patavino in grado di battersi con realtà storiche come quelle vicentine del "Vinile" e veneziane del "Wah Wah Club"; ci sono i ragazzi di Afraid! che hanno raccolto un'eredità pesante di un altro locale storico vittima di questa lotta, il "Banale", e che ora sono il punto di riferimento per chi vuol ballare rock; ci sono i ragazzi di Zoom from Inside che da quasi dieci anni con pazienza sono sempre più seguiti e propositivi, e hanno ottenuto dal comune di Noventa molto più di quanto non abbiano mai neanche sperato di ottenere dal comune di Padova. E c'è di sicuro molto altro di cui non sono a conoscenza.
E lei, lei ne è a conoscenza? Il Comune ha mai cercato di dialogare attivamente con chi sta cercando di educare il popolo padovano a comportarsi civilmente senza per questo negarsi il divertimento? La verità è che il sostegno a queste forze non esiste.
Crede che continuando a sbattere l'uno contro l'altro alla fine la città ne avrà vantaggi? Crede proibendo ai bar di darci da bere ci educheremo al bere responsabile da soli? Lei crede che una città sia solo la quiete dei residenti? Concentrando tutti i padovani in un unico centro dei divertimenti non otterrà soltanto di attirare anche la peggior fetta del "popolo della notte", che guarda caso è sempre la più evidente? Non sarebbe meglio distribuirci tutti e creare movimento e vita per le strade?
Gentile signor Sindaco, metterci tutti sotto un tendone riscaldato, sulla riva di un fiume, a bere birre e spritz non significa venirci incontro, non significa offrirci una vita notturna; significa mandarci via dalle palle.
Giovani che vogliono elevare una città universitaria con Erasmus da tutto il mondo al livello che le è consono, ce ne sono.
Ci dialoghi; li sostenga; li ascolti; sia disposto a sacrificarsi e a sopportare qualche lamentela e qualche incidente di percorso che sicuramente ci sarà. Ma la politica della repressione non pagherà; trasformerà la nostra bella città in una enorme, grigia banlieue. In fede, Marco Vezzaro, 11 febbraio 2011
12. Reggio Emilia. Fatture false, evasi 29 milioni. Incastrati dalle Fiamme gialle due imprenditori. Ancora evasione fiscale. Ma soprattutto un'altra indagine che scopre un giro enorme di false fatturazioni.  La Finanza continua a battere sullo stesso chiodo che negli ultimi due anni ha consentito agli investigatori di dare una sferzata a coloro che tentano di recuperare liquidità con l'emissione di falsa documentazione.  L'inchiesta degli uomini del colonnello Alfonso Di Vito - iniziata due anni fa - ha permesso di incastrare due imprenditori, un 37enne e un 38enne, che sono stati denunciati per evasione fiscale ed emissione di fatture false.  I due, al vertice di un'azienda specializzata nella commercializzazione di accessori informatici, erano riusciti a incassare circa 30 milioni di euro in poco più di tre anni di attività.  Semplice il meccanismo studiato per eludere il Fisco.  I due emettevano fatture nei confronti di aziende di trasporto per finte vendite di pallets e imballaggi aumentando così i costi e abbattendo i redditti, quindi l'imponibile.  Gli imprenditori si erano anche specializzati nell'emissione di false attestazioni di esportazione che consentivano a molte imprese di vendere merce senza l'applicazione dell'Iva.  E' per questo che i due sono stati denunciati anche per truffa ai danni dello Stato e falso.  L'indagine chiusa dalla Finanza conferma - come ha ribadito il comando di via Mazzini - che il fenomeno delle fatture false si basa su un semplice meccanismo di accordo tra imprese oppure sulla nascita di ditte fasulle i cui titolari compilano solo ricevute finte. Sono due le operazioni che consentono la truffa. Da una parte le fatture di costo. Gli imprenditori registrano fatture di costi mai sostenuti. Importi che consentono di portare quasi al pareggio il rapporto costi-ricavi. Questo meccanismo permette di portare alla luce solo una parte dell'utile, ben inferiore rispetto a quella reale. E sulla quale, la tassazione risulta più bassa. Un «giochino» che nel Reggiano è molto diffuso, soprattutto tra imprenditori che hanno rapporti di lavoro. C'è però un secondo motivo che induce - e in questo caso il fenomeno abbraccia soprattutto le imprese individuali - a emettere fatture per una finta vendita. Chi emette il documento diventa creditore di Iva e ha la possibilità di andare in banca riuscendo a ottenere un nuovo fido o addirittura un finanziamento.  «Nel nostro territorio - ha detto il comandante Alfonso Di Vito - le false fatturazioni sono talmente diffuse che non coinvolgono soltanto il settore dell'edilizia, ma coinvolgono anche il resto del tessuto economico locale. Una piaga che stiamo cercando di combattere in tutti i modi».
13. Ferrara. Finanza, scoperti 75 evasori totali. Recuperati redditi non dichiarati per 140 milioni e 60 di Iva non versata. NEL 2010 il numero degli evasori totali scoperti dalla Guardia di Finanza di Ferrara è quasi raddoppiato rispetto all'anno precedente: sono 75 le persone totalmente sconosciute al fisco emerse grazie ai circa 700 interventi compiuti dalle Fiamme Gialle; verifiche e controlli che hanno permesso di recuperare la tassazione su 140 milioni di euro di redditi non dichiarati e oltre 60 milioni di Iva non versata. Tra i reati fiscali, inoltre, è cresciuta del 330% l'omessa presentazione della dichiarazione fiscale.  IL DATO è emerso ieri in occasione della presentazione del bilancio dell'attività operativa della Finanza nel 2010. Per garantire un effettivo incasso da parte dello Stato, ha spiegato il comandante provinciale Fulvio Bernabei, sono state avanzate all'Agenzia delle Entrate misure cautelari reali per circa 70 milioni di euro sui beni degli evasori scovati. Significativa, sempre in materia di frode fiscale, la presenza di associazioni a delinquere specializzate nell'emissione di fatture false da parte di società di comodo (le cosiddette imprese 'apri e chiudi') per truffe sull'Iva: alle indagini è seguita la denuncia nei confronti di 41 responsabili.  OLTRE 480 le violazioni in materia di scontrini rilevate dal controllo di 3.300 esercizi commerciali. Con 4 mancate emissioni nell'arco di 5 anni scatta la richiesta di sospensione della licenza: in tutto sono state 12 le proposte di chiusura (8 casi relativi a esercenti italiani, 4 a stranieri), di cui 3 eseguite.  IL LAVORO sommerso continua a essere diffuso. Su 46 controlli sono state riscontrate 32 irregolarità, individuando 69 lavoratori in nero e altri 4 che, pur inquadrati, svolgevano mansioni diverse dal previsto. Trenta gli imprenditori finiti nei guai per varie violazioni.  OTTENERE benefici sociali per servizi come mense, esenzione dal ticket, borse di studio e buoni libro 'ritoccando' i dati Isee. È quello che hanno compiuto le 46 persone denunciate per truffa e falsità ideologica ai danni di Comuni e Università.   MONITORATE anche le movimentazioni di capitali. In tutto sono state eseguite 3 ispezioni antiriciclaggio per la prevenzione al finanziamento al terrorismo internazionale, nonché 42 controlli nei confronti di altrettante persone segnalate per operazioni finanziarie sospette. Circa 200 le transazioni irregolari accertate per 4 milioni e mezzo di euro.  IL CONTRABBANDO di sigarette proviene soprattutto dall'Est Europa: 12 denunce per quasi 100 chili sequestrati. Sequestrati anche 14.000 capi e accessori contraffatti e 2000 tra cd e dvd illegali nel corso delle ispezioni soprattutto ai Lidi e in via San Romano; 59 le denunce. Sempre al capitolo sequestri, va segnalato quello di oltre 755.000 artifici pirotecnici.  UN CAPITOLO relativamente nuovo è quello del 'poker on line', il cui monitoraggio ha portato al sequestro di diverse postazioni. SUL FRONTE dell'immigrazione, ai 34 stranieri irregolari irregolari (29 denunciati, due arrestati e tre espulsi), vanno però aggiunte le 5 richieste di confisca di altrettanti appartamenti (tutti in zona grattacielo) affittati fuori da ogni regola da proprietari italiani.  INFINE, diverse centinaia le chiamate al numero di pronto intervento 117 con servizio garantito 24 ore da oltre 1.400 pattuglie.
14. Ascoli Piceno. Una Fabbrica di Disoccupati! Sono stati autorizzati dalla Giunta Provinciale di Ascoli Piceno numerosi corsi per il conseguimento della Qualifica di O.S.S. (operatore socio sanitario). La notizia, potrebbe sembrare positiva, se non ci fosse il fatto grave che i corsi vengono effettuati esclusivamente a pagamento da Enti gestori privati. Nel mentre si sta procedendo ad un percorso di riqualificazione di tutto il personale che opera nel settore socio sanitario, l'amministrazione provinciale apre ai privati, autorizzando un numero esagerato di corsi per oltre 450 posti di OSS, rischiando di creare enormi aspettative tra i cittadini. Se si ritiene che questa figura professionale abbia una così alta possibilità occupazionale, si proceda alla programmazione di corsi finanziati dalla Provincia e non si costringa il cittadino a pagare 2/3 mila euro, per un corso che non darà occupazione.
La FP CGIL, ritiene assolutamente necessario verificare le possibilità occupazionali, prima di procedere ad autorizzare un percorso di formazione, per non creare false aspettative tra i cittadini, che tra l'altro debbono pagarsi il corso.
15. Napoli. AnnoZero: Iervolino, querelo Grillo e chiedo 1 mln per minori. Venerdì 11 Febbraio 2011 12:37 Direzione. (AGI) - Napoli, 11 feb. - “Le affermazioni di Beppe Grillo alla trasmissione ‘Anno Zero’ di ieri sera sono semplicemente ridicole e deliranti e richiederebbero soltanto compassione, oltre ai consigli di un buon medico”. A sottolinearlo in una nota il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, che annuncia azioni legali contro Grillo. “Tuttavia, siccome chi parla in pubblico ha anche il dovere di essere fedele alla verita’ e di evitare di dare informazioni fantasiose e deliranti - prosegue infatti la nota - ho dato immediato mandato ai legali del Comune di Napoli di sporgere querela a carico del signor Beppe Grillo e di intentare causa in sede civile per il risarcimento dei danni procurati all’immagine mia e del Comune di Napoli. Chiedero’, a titolo di risarcimento, un milione di euro da destinare ai minori disabili, disagiati, e comunque poveri, assistiti dal Comune di Napoli”. (AGI) Lil
16. Napoli. Sepe: nel mondo sono il “cardinale della monnezza". NAPOLI. «Questo problema della spazzatura lo dobbiamo risolvere. Dove vado, dalla Cina a New York, sono il cardinale della monnezza». Così si è espresso oggi l' arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe all'Istituto Pascale, rispondendo alla domanda di una studentessa sul problema della tutela dell'ambiente e dei rifiuti. «Stiamo cercando - ha detto il cardinale - di attrarre l' attenzione di tutti su questa realtà perché il Giubileo significa anche far aprire gli occhi, ma nessuno può risolvere da solo i problemi. È necessaria - ha aggiunto - la corresponsabilità di tutti e ognuno deve fare la propria parte». «Troppe - ha proseguito Sepe - le parole che sono state dette, noi non ce la facciamo più».
L'auspicio del cardinale e l'invito alle istituzioni presenti in sala affinché «Napoli si faccia una bella lavata perchè la città si deve presentare al mondo con il suo volto più bello quello della cultura e dell'arte».
17. Palermo. Cgil Sicilia a Lombardo: ”È tempo di fare scelte. Veloci”. 11 febbraio 2011 - La situazione del lavoro in Sicilia è così drammatica che la Cgil Sicilia lancia un appello al presidente della Regione, Raffaele Lombardo. “Agire rapidamente sulle vertenze aperte e al contempo riprendere la discussione con le parti sociali sulle misure per lo sviluppo e l’occupazione, guardando non solo alle emergenze” afferma la segretaria siciliana del sindacato, Mariella Maggio. “Ci sono alcuni nodi- ha detto parlando al  direttivo della confederazione regionale riferendosi alle vertenze Fiat, Keller e Cesame- che vanno sciolti subito e riguardano la certezza dei finanziamenti degli accordi di programma in campo, la chiarezza sui piani industriali delle aziende che si propongono, l’esclusione delle imprese che non hanno dimostrato affidabilita’”.
È per questi obiettivi che la Cgil organizzerà nelle prossime settimane “marce per il lavoro” in tutte le province. Per chiedere al governo Berlusconi, “che finora ha espresso piani per il sud inadeguati”, di “cambiare rotta scegliendo di investire per la Sicilia a cominciare dalle infrastrutture”.
Ma anche per dire al governo Lombardo che “la sua è stata finora un’azione speculare a quella del governo nazionale, senza nessuna misura per l’occupazione e lo sviluppo, e che è invece arrivato il momento di muoversi”.
“Una realtà che registra un tasso di inattività giovanile del 24%- ha specificato Maggio- contro un dato nazionale del 14%, che conta il 27% degli ‘scoraggiati del paese’, dove una donna su due non lavora e le aziende chiudono lasciando senza lavoro i cinquantenni, è quasi a un punto di non ritorno. Si può sperare che qualcosa cambi solo se ci sara’ una diversa derminazione sia del governo nazionale che di quello regionale”.
Mariella Maggio ha poi sottolineato la “necessita’ che la Regione faccia un’operazione di risanamento dei conti, tagliando sprechi e clientele e liberando risorse per gli investimenti, le infrastrutture e il welfare, l’altra gamba quest’ultima oltre stipendi e pensioni- ha rilevato- dove si poggia la possibilità per i cittadini di una vita dignitosa”. Per lo stato sociale la Cgil ha dato il via a una campagna di contrattazione a tappeto con gli enti locali, con l’occhio soprattutto a prezzi, tariffe, servizi.
“Al governo regionale – ha aggiunto la Maggio – chiediamo anche di riprendere la discussione su acqua e rifiuti, due temi cruciali per la convivenza civile, sui quali rivendichiamo scelte decise e coerenti che guardino esclusivamente all’interesse dei cittadini”.
18. Enna. La discarica della discordia. di Giulio Ambrosetti. 11 febbraio 2011 - Una discarica nella valle del Dittaino, nell’Ennese, cuore pulsante della cerealicoltura siciliana di qualità? Qualche tempo fa il progetto, annunciato dall’attuale governo regionale, ha scatenato un putiferio. Tanto che Giuseppe Catanzaro, titolare del gruppo imprenditoriale che avrebbe dovuto realizzare il mega impianto per il trattamento dei rifiuti, si è ritirato.
A protestare vivacemente contro il progetto per la discarica (o impianto di trattamento dei rifiuti: cosa, questa, che non cambia la sostanza delle cose) da realizzare nella Valle del Dittaino sono stati esponenti politici di vari partiti (con in testa la ministra dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo e il parlamentare nazionale del Pd, Mirello Crisafulli) e imprenditori dell’Ennese.
Sulla vicenda torna il settimanale ‘Magma’, in edicola domani, secondo il quale dietro le proteste che hanno portato al blocco (momentaneo?) del progetto di Catanzaro & famiglia ci potrebbe essere qualcosa di diverso dalla volontà di tutelare la valle del Dittaino, considerata la più importante area cerealicola della Sicilia. Cosa?
L’ombra dei Gulino - Sempre secondo ‘Magma’, la spiegazione della protesta contro il progetto della discarica del gruppo Catanzaro passerebbe per il gruppo ‘Tifeo Energia Ambiente’ dei fratelli Gulino (considerati vicini a Crisafulli), che sarebbe interessato a realizzare lo stesso impianto proprio nella stessa valle del Dittaino.
Il settimanale coinvolge nella vicenda anche Angelo Balducci, notaio, marito della ministra Prestigiacomo.
“Non conosco il settimanale ‘Magma’ – replica il parlamentare nazionale del Pd, Crisafulli – ma conosco la vicenda. E posso garantire due cose. La prima è che i Gulino non sono interessati alla realizzazione di alcuna discarica. La seconda è che non consentiremo a nessuno di inquinare con mi rifiuti la valle del Dittaino”.
Oggi uno dei due fratelli Gulino – Liborio - è presidente della Camera di Commercio di Enna. In effetti, scavando nel passato, un vecchio progetto del gruppo Gulino legato al mondo dei rifiuti esiste. Si tratta di un progetto che prevedeva la realizzazione di un impianto per il pretrattamento dei rifiuti: rifiuti che, in seconda battuta, avrebbero dovuto essere conferiti al termovalorizzatore.
Ma, com’è noto, i quattro termovalorizzatori che la Regione siciliana aveva programmato di realizzare nei primi anni del 2000 sono stati bloccati (allo stato attuale dell’arte, non si sa se la Regione punterà ancora sui termovalorizzatori o su altre metodologie per lo smaltimento dei rifiuti).
L’inchiesta della Procura di Nicosia – Sempre per la cronaca, sulla vicenda relativa al progetto per la discarica del gruppo Catanzaro – progetto che prevede di realizzare nella valle del Dittaino un impianto per il trattamento di un milione e 200 mila metri cubi di rifiuti – la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nicosia ha aperto un’inchiesta senza ipotesi di reato e senza indagati. Il titolare del procedimento è il pubblico ministero, Fabio Scavone.
Contro la discarica del gruppo Catanzaro si è schierato apertamente Nino Grippaldi, imprenditore, presidente di Confindustria di Enna. Una presa di posizione, quella di Grippaldi, che non è piaciuta a Giuseppe Catanzaro, il titolare dell’omonimo gruppo che presiede Confindustria di Agrigento.
Un’offesa alla ‘triade’ – Giuseppe Catanzaro è vicinissimo all’attuale gruppo dirigente di Confindustria Sicilia che controlla, in modo quasi ‘militare’, l’organizzazione imprenditoriale. Alla ‘triade’ di Confindustria Sicilia – e cioè al presidente degli industriali siciliani, Ivan Lo Bello, al già citato Catanzaro e, soprattutto, ad Antonello Montante, che è il vero uomo forte di Confindustria dell’Isola – la dura presa di posizione di Grippaldi contro il progetto di Catanzaro non è proprio andata giù. Stando a indiscrezioni, i ‘capi’ di Confindustria Sicilia avrebbero attivato i garanti per verificare eventuali comportamenti scorretti da parte del presidente della ‘territoriale’ di Enna. Non solo. Sempre secondo indiscrezioni, non è da escludere il ‘siluramento’ dello stesso Grippaldi, ‘reo’ di aver leso la ‘maestà della triade’.

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