lunedì 28 febbraio 2011

Federali della Sera. Autonomia e Statuto si festeggiano all'ombra dell'incognita federalismo. Il federalismo o è o non è. Non sono mancati gli spunti di riflessione. Mantua me genuit...Tenet nunc Partenope. La società va in pezzi, noi siamo la parte sana. Alpinità baluardo contro il degrado. 28 febbraio 2011.

Sezione Forza Oltre padania, e’ tornato Luis!:
Bozen. Durnwalder: «Vetta d'Europa, atto di coraggio del Cai».
Aosta. Autonomia e Statuto si festeggiano all'ombra dell'incognita federalismo.
Trento. Ala, il più straniero dei paesi trentini.
Feltre. Belluno. Feltre: "alpinità" baluardo contro il degrado.
Udin. Tondo fa arrabbiare il Pdl giuliano. E il Pd attacca: un programma vuoto.

Sezione padani:
Mantova. Sorpresa, gli inviti a Napolitano sono due.
Bozen. Durnwalder: «Vetta d'Europa, atto di coraggio del Cai». di Antonella Mattioli. BOLZANO. «Quella del Cai è una proposta coraggiosa». Il presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder apre all'ipotesi di una ridenominazione di Vetta d'Italia in Vetta d'Europa. Certo ancora meglio per Durnwalder sarebbe stato se a lanciare per primi l'idea non fossero stati i Verdi riprendendo, alcune settimane fa, una proposta di Alex Langer. «Intendiamoci molto probabilmente i nostri (leggi Alpenverein, ndr) non saranno d'accordo - precisa il presidente - ma si può discuterne. Sarebbe importante trovare un compromesso su uno dei nomi più contestati». Ovviamnte, il sospetto di Durnwalder è di fatto una certezza. Il presidente dell'Avs Georg Simeoni era presente sabato all'incontro a San Michele all'Adige degli stati generali di Cai, Avs, Sat, a margine del quale si è parlato per un attimo anche di segnaletica sui sentieri di montagna altoatesini. Ma ha preferito non esprimersi sulla ridenominazione di Glockenkarkopf in Europas Gebirge: «Non dico nulla. Parlerò quando ci sarà il documento ufficiale, prima non avrebbe senso».
Mentre Giuseppe Broggi, presidente del Cai, si è esposto su un tema che gli sta attirando anche molte critiche: ««Se come pare non si trova un accordo sulla Vetta d'Italia, per me andrebbe bene rinominarla Vetta d'Europa. L'idea mi sembra buona. A metà marzo affronterò la questione nella riunione del comitato direttivo del Cai dove siedono tutti i presidenti delle venti sezioni. È giusto che sia quell'organismo ad esprimersi in merito». La Vetta d'Italia non è una bella cima e non è neppure la più a nord del Paese, ma è un nome simbolo e questo spiega perché all'interno della commissione paritetica Provincia-governo sui cartelli di montagna si sarebbe trovata l'intesa su tutti i 1.525 toponimi attualmente solo in tedesco, eccetto che per quella montagna che si trova in fondo alla Valle Aurina.
Per questo anche il vicepresidente della Provincia Christian Tommasini vedrebbe positivamente "una soluzione unitaria" per quel nome. «Comunque la cosa più importante in questo momento è vedere il lavoro fatto dalla commissione sui 1525 toponimi contestati in quanto solo in tedesco. Stando alle indiscrezioni sembra che la commissione abbia lavorato bene e il risultato raggiunto sia buono. Per questo dico che se l'unico scoglio è ora rappresentato dalla Vetta d'Italia una soluzione unitaria per uscire dall'impasse sarebbe auspicabile». Dai cartelli sui sentieri di montagna ad un altro tema caldo: monumenti e ossari. Almeno per quanto riguarda le targhe sugli ossari il problema sembrava risolto. Invece non è così.
Secondo il deputato Giorgio Holzmann (Pdl) l'accordo Bondi-Svp non vale per gli ossari: «Il ministro alla difesa La Russa che ha competenza in materia non ha intenzione di rilasciare permessi per l'installazione di targhe presso gli ossari che non rispettino la verità storica». Parole che non preoccupano Durnwalder: «Ho la lettera del ministro Bondi che ha approvato il testo delle targhe. Stanno già lavorando a mettere a punto la cornice. Poi concorderemo con il commissario del governo i tempi dell'affissione».
Aosta. Autonomia e Statuto si festeggiano all'ombra dell'incognita federalismo. Rollandin: «Si discute di federalismo fiscale senza Senato federale»; per Cerise l'applicazione dello Statuto è un «processo molto fecondo». AOSTA. Luci - nell'applicazione dello Statuto - ed ombre - soprattutto per la realizzazione del federalismo - si sono alternate ieri mattina al salone delle manifestazioni di Palazzo regionale. In occasione del 65° anniversario dell'Autonomia valdostana e del 63° dello Statuto speciale le celebrazioni sono state, come da tradizione, lo spunto per riflessioni di ampio respiro sulla nostra Petite Patrie.
«Il federalismo o è o non è: l'aver cominciato con il federalismo fiscale senza avere previamente costruito il federalismo istituzionale, fa correre il rischio di non raggiungere gli obiettivi che ci si è posti; o al peggio, di trovarsi in dannosa confusione istituzionale». Il presidente del Consiglio regionale Albert Cerise ha spiegato così la situazione di stallo in cui versa il tanto caldeggiato federalismo italiano, in cui peraltro riconosce alcuni concetti basilari già presenti nello Statuto valdostano.
Ma è il presidente della Giunta regionale Augusto Rollandin a sottolineare ancor di più le mancanze a livello istituzionale: «Oggi, a 150 anni dall'Unità d'Italia, si discute di federalismo fiscale senza che ci sia un'impostazione federale della Repubblica, senza Senato federale. I progetti di legge presentati dai parlamentari valdostani e dal Consiglio regionale per l'istituzione di un bicameralismo perfetto non sono mai stati discussi. La soppressione dei Ministeri che assumono competenze ormai chiaramente delle Regioni, pur decisa con referendum abrogativi, non ha mai avuto esito, riducendosi a mere trasformazioni nominative senza un reale snellimento dell'amministrazione centrale».
Un federalismo fiscale a cui comunque Rollandin guarda con attenzione e al tempo stesso con qualche preoccupazione. E che per il presidente deve ottenere, da parte di tutti, «l'impegno al rispetto del patto di stabilità» e «la responsabilizzazione di ogni livello di governo». Di «processo molto fecondo» ha parlato Cerise, riferendosi all'accelerazione nella applicazione dello Statuto speciale ottenuta grazie al nuovo ordinamento finanziario della nostra regione, «un accordo che investe la comunità nella sua interezza verso nuovi livelli di autonomia e di responsabilità». Ma che soprattutto vede la possibilità di aumentare le entrate delle casse regionali in modo quanto mai proporzionale alla ricchezza prodotta dai valdostani.
Non sono mancati gli spunti di riflessione sulle problematiche strettamente regionali, dall'allevamento che per Rollandin «sopravvive grazie agli interventi delle misure previste dal Piano di sviluppo del 2007/2013, che non si sa se potranno essere rinnovate» perché «il rischio è sempre quello di una procedura di infrazione dell'Unione Europea» ai problemi di ferrovie e autostrade che comunque «il recente accordo di programma firmato con il Governo pone le basi per risolvere».
Elso Gerandin, presidente del Consorzio degli enti locali della Valle d'Aosta, infine, ha posto l'attenzione sulle riforme istituzionali ed economiche - ovvero «federalismo fiscale e demaniale, sicurezza urbana, energie rinnovabili e politiche per il welfare» - sulle quali il sistema delle autonomie si sta confrontando: «Di fronte a sfide straordinarie, dobbiamo rispondere con un impegno fuori dall'ordinario. Tutti i soggetti istituzionali devono collaborare per uno sforzo congiunto, all'insegna della solidarietà reciproca e mettendo da parte le logiche di appartenenza politica. Per portare la voce della Valle d'Aosta in tutti i possibili organi di decisione». Thierry Pronesti. 28/02/2011
Trento. Ala, il più straniero dei paesi trentini. 28/02/2011 09:08. TRENTO - L'adeguata offerta di un lavoro stabile, nonostante spesso questo sia sfiancante o impegnativo dal punto di vista fisico, la collocazione in una zona servita dal sistema di trasporto pubblico e la presenza di una condizione abitativa favorevole. Gli immigrati stranieri presenti in Trentino solitamente cercano di coniugare questi tre fattori, privilegiando quelle zone dove la presenza di industrie manifatturiere consente di poter ottenere un impiego stabile e ben remunerato.
Lo ha dimostrato Michela Tomasi, laureata in sociologia con una precisa e documentata tesi di ricerca intitolata «Immigrazione: studio di due realtà locali. Un confronto comparato dei comuni bagarini di Ala e Mori». Il suo lavoro, concentrandosi in particolar modo sulle zone a sud di Rovereto, prende in considerazione un argomento molto discusso ma poco studiato, proponendo una descrizione meticolosa sulla crescita di residenti stranieri in provincia di Trento.
Michela, come è nata la tua ricerca?
Il mio intento principale era quello di studiare una tematica a livello locale - e, in particolare, della città in cui vivo, Ala - mettendo a confronto due diverse realtà vicine, ma molto differenti tra loro. Ho quindi scelto di concentrarmi sul fenomeno dell'immigrazione, di cui tanto si parla (anche sui quotidiani), ma del quale esistono ben pochi dati attendibili. Inoltre, era mio desiderio capire le ragioni per cui ad Ala la presenza di stranieri (il 15% della popolazione) è molto più alta della media provinciale (ferma al 10%). La scelta di Mori, invece, è stata quasi obbligata: si tratta infatti dell'unica cittadina somigliante ad Ala per numero di abitanti (circa novemila) e reddito annuo dichiarato dai propri abitanti (in media, 19mila euro).
Come hai svolto la ricerca?
Inizialmente, mi sono riferita ai dati raccolti dai rispettivi comuni, cercando di avere informazioni attendibili sulla presenza e sul tipo di impiego scelto dagli stranieri. Quando mi sono accorta della mancanza di informazioni certe, ho iniziato a documentarmi telefonando di persona alle aziende per chiedere informazioni sui dipendenti.
Cosa è emerso?
In generale, possiamo dire che gli stranieri - in maggioranza giovani provenienti dall'Est Europa o dal Magreb, giunti in Italia per motivi di lavoro o per ragioni famigliari - privilegiano le zone con settori industriali sviluppati (metalmeccanico o siderurgico), ben servite dalla rete ferroviaria e dove gli affitti costano mediamente meno rispetto alla media trentina. Dove vivono? Scelgono di risiedere in zone centrali e contribuiscono in modo significativo al rinnovamento della società: a differenza dei trentini, infatti, il loro indice di natalità è molto alto (rispettivamente 26% gli stranieri, 10% gli italiani).

Feltre. Belluno. Feltre: "alpinità" baluardo contro il degrado. Il presidente Balestra: «La società va in pezzi, noi siamo la parte sana». di Roberto Curto. FELTRE. Aggrapparsi all'alpinità e rigettare l'immagine di una società legata a faccendieri, attaccabrighe, pseudo opinionisti e politicanti in preda a deliri di onnipotenza, veline, calciatori super pagati e divinità del mondo dello spettacolo. La relazione di Balestra ha voluto mettere un punto fermo. E l'assemblea della sezione degli alpini di Feltre, riunita all'auditorium canossiano, ha approvato all'unanimità le parole del presidente. Quasi un appello quello di Balestra, che ieri mattina davanti alle penne nere, alle autorità e al presidente nazionale, Corrado Perona, ha presentato l'attività 2010 toccando tutti gli aspetti gestionali, operativi e di immagine. E così, balza subito il dato degli oltre cinquemila soci, soglia psicologica mantenuta malgrado la lieve flessione (dai 5.027 agli attuali 5.011) grazie agli «amici» che hanno colmato le penne nere che «sono andate avanti». Resta il vuoto da colmare rappresentato da chi è stato alpino ma non si è mai avvicinato all'associazione. Poi la protezione civile, con i suoi 462 volontari, di cui 53 donne a dimostrazione di come l'universo femminile stia raccogliendo l'eredità dei valori della solidarietà e della gratuità superando il 10 per cento delle forze a disposizione della sezione per fare fronte alle diverse emergenze. Nel primo anno di gestione da parte del nuovo consiglio, l'attività si è distribuita in varie direzioni a cominciare proprio dalla protezione civile, intervenuta massicciamente durante le alluvioni dello scorso autunno e poche settimane per combattere l'incendio alle porte del Parco delle Dolomiti. E' toccato al responsabile del settore, Giovanni Boschet fare la panoramica degli interventi e dell'attività di aggiornamento dei volontari che passa attraverso corsi ed esercitazioni così da fornire sempre maggiori competenze. Infine l'annuncio che l'esercitazione sezionale quest'anno si svolgerà a Lentiai il 17 aprile. La novità sarà la diversa organizzazione che farà assomigliare l'attività a un vero intervento di emergenza. Approvate all'unanimità le relazioni di Balestra e dei vice Mungo (per la parte finanziaria) la parola è passata alle autorità presenti per gli interventi in scaletta intervallati da alcune significative premiazioni. Nell'elenco figurano l'ex capogruppo di Celarda Ennio Curto, il segretario Giacomo De Boni, Danilo Facchin da trent'anni maestro del coro Ana Piave, Silvia Endrighetti, Matteo Zatta e Paolo Gris che hanno vissuto l'esperienza della mini naja nell'ambito del progetto «Pianeta Difesa», e William Faccini, storico direttore della rivista sezionale "Alpini sempre" ora guidata da Roberto Casagrande.
Udin. Tondo fa arrabbiare il Pdl giuliano. E il Pd attacca: un programma vuoto. di Beniamino Pagliaro. Piero Camber: «Il governatore aveva promesso una soluzione urgente per i negozi di Trieste». E Moretton: tanti propositi, ma nessuna soluzione concreta. UDINE. Il Pd censura in toto la fotografia di Renzo Tondo sull’avanzamento del programma di Governo. Ma l’intervista di ieri al Messaggero Veneto riapre anche lo scontro interno. Territoriale e politico: perché se la Lega Nord sceglie il silenzio, facendo trapelare una tiepida soddisfazione, il Pdl, il partito del presidente, fa partire un attacco da Trieste.
Le tensioni con il territorio del capoluogo giuliano sono ormai vivissime. La questione cruciale è la gestione della candidatura alle comunali di maggio. Ma la lotta interna ai pidiellini si concentra per l’ennesima volta sulle «maledette» domeniche: le aperture festive che da inizio legislatura occupano con insistenza il dibattito politico. Nell’intervista Tondo ha definito la questione «un tema come altri, in agenda», ovvero non un tema prioritario, e ha ribadito che «si può cambiare soltanto se ci sarà un accordo politico».
L’anima triestina del Pdl sa bene che l’accordo con Lega e Udc non potrà arrivare mai. E così Piero Camber, a nome dei quattro consiglieri triestini, passa al contrattacco. Senza dimenticare la minaccia già fatta in passato: quella di lasciare gli amici friulani e creare un gruppo autonomo all’interno del Consiglio. Oltre alla rabbia, però, Camber rivela un particolare rilevante. Una cena privata in quel di Tolmezzo, circa un mese fa. Al tavolo, oltre a Tondo, i quattro consiglieri, e le “assessore” triestine Sandra Savino e Brandi. «A noi – svela Camber – Tondo ha parlato con tutt’altro linguaggio. Ci ha detto chiaramente che bisogna trovare una soluzione particolare per Trieste, seppure temporanea, di almeno un anno. A noi – aggiunge Camber – va bene anche che la soluzione sia per tutta la regione, però una soluzione è necessaria. La gente va a fare la spesa oltre confine, non si può far finta di non vedere».
Il consigliere triestino non nasconde che i nervi sono piuttosto tesi. «Lui – continua Camber, parlando di Tondo – dovrebbe pensare più alla politica regionale, stare più attento a quella regionale che alle questioni locali». Il riferimento a quella che molti considerano un’ingerenza è netto. «Nel programma elettorale – ricorda ancora Camber – c’erano le chiusure ma Trieste era città turistica. Poi si è voluto cambiare, quando noi siamo l’unica città che cresce nel turismo e i turisti arrivano tutto l’anno. Sembra quasi che stia punendo la città che l’ha fatto vincere – conclude il consigliere pidiellino – da una parte commercio e dall’alta con la questione del sindaco».
Dall’opposizione, puntuale, arriva la replica del capogruppo Pd Gianfranco Moretton. «Pare di capire che tutto vada bene. E’ una esagerazione – attacca il democratico –, considerato le difficoltà reali e concrete che la crisi economica fa pesare notevolmente anche nella nostra regione. Sembra che Tondo non voglia considerare questi aspetti perché tolgono luce alla sua immagine, perché non sa come affrontarli».
«Tondo ha un bel dire “tutto bene” – insiste Moretton – quando invece le difficoltà sono sempre più presenti. Secondo il capogruppo del Pd, Tondo si è limitato a dare indicazioni generali, senza entrare nel dettaglio. «E’ grave che il presidente della Regione non sappia guardare alle difficoltà del proprio territorio. Si evidenzia ancora un qualunquismo a dir poco disarmante».
Mantova. Sorpresa, gli inviti a Napolitano sono due. Recapitato quello di Sodano, ora ne spunta un altro firmato da quattro sindaci, quelli di Virgilio, Curtatone, Goito e Solferino. Molto risentiti per la "fuga solitaria" del capoluogo. Diversi e distanti. Sono due gli inviti ufficiali che il presidente della Repubblica ha ricevuto da autorità mantovane per una sua visita nell'autunno di quest'anno unitario e virgiliano. Il primo è del sindaco del capoluogo Nicola Sodano il quale il 17 febbraio è stato al Quirinale per la consegna della proposta e la conferma che nell'agenda è segnata la data del 15 ottobre (opzionata, non confermata). Il secondo invito indirizzato a Napolitano - questa è la novità - è partito giovedì scorso, sottoscritto da quattro sindaci: Alessandro Beduschi di Virgilio, Antonio Badolato di Curtatone, Anita Marchetti di Goito e Germano Bignotti di Solferino. Si tratta di una rincorsa o di un inseguimento con obiettivo doppio e bifronte. Tutti aspirano alla visita del presidente per motivazioni storiche e civiche più o meno analoghe. Ma con l'invito parallelo i quattro primi cittadini sembrano voler segnalare al collega del capoluogo che la sua fuga in solitaria non è proprio piaciuta.
CENA INSIEME. I bene informati confermano che all'origine i cinque sindaci erano in sintonia. Fra loro anche una cena avvenuta l'11 settembre: d'accordo nello svolgere un'azione comune e quindi operare coralmente per invitare il capo dello Stato e programmare il suo viaggio di un paio di giorni nel Mantovano. Poi lo sprint solistico di Sodano che, secondo le indiscrezioni, avrebbe provocato un sobbalzo protocollare, qualche imbarazzo, un certo risentimento.
APLOMB. Oltre ai colleghi sindaci non coinvolti nell'operazione-Quirinale, preceduta da parecchie estemporaneità e una fregola annuncistica poco in linea con l'aplomb del cerimoniale, il Comune di Mantova non avrebbe informato e coinvolto debitamente la prefettura.
C'è dell'altro, e più brusco. Da più parti è confermata l'esistenza di una lettera risentita di Beduschi, Badolato, Marchetti e Bignotti spedita e arrivata in municipio a Mantova una decina di giorni fa, e qui protocollata, indirizzata a Sodano. I toni della missiva personale e riservata non sarebbero teneri con l'inquilino di via Roma.
GLACIALE. Altro fronte glaciale: mentre il sindaco di Mantova non avrebbe condiviso con la prefettura tutti i suoi passi verso il Quirinale, gli altri quattro sindaci si sono al contrario premurati di avvertire e chiedere l'assistenza del rappresentante del governo.
FRITTATA. Questa vicenda è molto eccentrica e rischia di assumere i connotati di una frittata mantovana con esiti imprevedibili sul Colle.
Il "capoluoghismo" di Mantova è la causa dell'incidente? Il mitico coordinamento della Grande Mantova (l'invito separato è firmato dai sindaci di Virgilio e Curtatone) è andato a farsi friggere?
Ricordiamo i fatti. Il 5 settembre, ore 16, Napolitano telefona a Sodano per complimentarsi della location gonzaghesca e quindi del successo del Rigoletto trasmesso in mondovisione.
Il sindaco colloquia con il presidente nella sala riunioni della Gazzetta e, a conclusione della comunicazione, non può non invitare il capo dello Stato a Mantova. Il primo cittadino parla a Napolitano delle occasioni rappresentate dal raduno degli artiglieri e da quello dei lagunari. Militaria incombente. Poi - sollecitato dalla piccola platea di giornalisti - Sodano dà un'impronta più concreta alla sua proposta indicando Virgilio, il rapporto fra Mantova e Napoli (città natale del presidente) attraverso il poeta, Mantua me genuit... Tenet nunc Partenope. La connessione piace al capo dello Stato. Sodano richiama anche gli elementi risorgimentali mantovani. Napolitano consiglia il sindaco di prendere contatto con il direttore dell'ufficio di segreteria del Quirinale Carlo Guelfi. La strada si apre con la prevedibilità di segnare il mandato di Sodano con il viaggio presidenziale.
LA LEGA NON CI STA. La prospettiva riceve ampi consensi. Solo la Lega non ci sta esibendo la giustificazione dei tagli e delle cinghie economiche che minacciano e stringono, della inopportunità di festeggiare l'Unità d'Italia, della necessità di rileggere in altre chiavi storiche l'epopea risorgimentale.
 

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