lunedì 28 febbraio 2011

Mezzogiorno della Sera, politica economica e finanza pubblica. 28 febbraio 2011

Bari. Inchiesta Sanità. Vendola: certa politica mi ha fatto piangere. Emiliano contro Nichi.

L'impossibile sfida del gettito mancato al Sud.

Roma. Tasse municipali, ricorsi e rischio caos.

Roma. Lavoro, contribuenti.it: rifinanziare incentivi per assunzioni al sud.

Patrimonio più forte nel nuovo patto tra banche e Pmi

Basilicata. Cattiva gestione dei soldi pubblici.

Di turismo si parli tutto l’anno.

Basilicata. Record negativo di aziende lucane defunte.

Tremonti: "Al Sud abbiamo sbagliato tutto; serve lo Stato, altro che il mercato..."

Cagliari. Politica: Onorevoli incarichi, ma poco lavoro.


L'UNIONE SARDA - Trasporti e infrastrutture: Caro Tirrenia, crollano le prenotazioni.

Il federalismo serve ad abbattere il clientelismo

Foggia, 28 feb. (Adnkronos) - Una frode fiscale, che ammonta a circa 24 milioni di euro,

Credito, Rete Imprese: “Accordo con Intesa Sanpaolo per finanziamenti da 5 miliardi per le Pmi”.

Unesco: a Pollica nasce la rete per la Dieta mediterranea.

Palermo. Tarsu troppo alta, autosalone vince ricorso: Assoautopark seguirà l'esempio.

Napoli. Rea: Risorgimento fallito.
 



Bari. Inchiesta Sanità. Vendola: certa politica mi ha fatto piangere. Emiliano contro Nichi. di GIOVANNI LONGO e MASSIMILIANO SCAGLIARINI. BARI - La scelta di affidare ad Alberto Tedesco l’assessorato alla Salute è stata «uno dei passaggi più difficili, quello che mi ha tolto il sonno per diverse notti». Davanti ai magistrati, che inizialmente lo ascoltano solo come testimone, Nichi Vendola non rinuncia alle sue espressioni liriche. E così, in 170 pagine di verbale, spunta pure la «sofferenza infinita» per l’allontanamento di Antonio Castorani e, ancora, il sospetto di interventi della massoneria per favorire la nomina a primario di Giancarlo Logroscino. Ma anche il rimpianto di Danny Gadaleta, la cui scomparsa lo ha obbligato a gestire direttamente rapporti prima intermediati dal suo capo di gabinetto.
«La prima volta che mi è capitato un colloquio in cui è stato usato un lessico che io considero insultante per la mia moralità, io ho avuto una crisi di pianto, perché non capivo perché si era permesso di parlarmi così». Vendola viene ascoltato il 6 luglio. Tre mesi dopo, verrà iscritto nel registro degli indagati. Tre giorni fa, il gip Sergio Di Paola ha archiviato le accuse nei suoi confronti di aver in qualche modo influito sulle nomine della sanità: avendo competenza nella scelta dei direttori generali, è il ragionamento della procura, il governatore ha anche il diritto di «concordare » i nomi degli altri manager. Quindi nessun reato.
Così è andata ad esempio con Castorani, prima voluto da Vendola e poi indotto alle dimissioni. Con un retroscena. Castorani «è venuto più volte da me a dirmi che sospettava che i rapporti tra il dottor Dattoli e Alberto Tedesco fossero rapporti di sodalizio». Eppure, riconosce Vendola, «se io proponevo a Vitangelo Dattoli un’emergenza in corsia, il problema veniva immediatamente risolto, proporla al dottor Castorani significava entrare in un labirinto di atteggiamenti emotivi incomprensibili».
Vendola pensava che il professore prestato alla sanità «non fosse in grado di dimostrarmi che c'erano pressioni illecite o di risolvere lecitamente problemi complicati, penso che fosse paralizzato da sospetti, ma che non avesse gli strumenti per procedere nella direzione della legalità». E per questo, alla fine, gli chiese di dimettersi. Il tema dell’interrogatorio è, ovviamente, il rapporto tra Vendola e Tedesco.
Il governatore parla chiaro («Io so che la sanità è un grande bubbone») ma difende la scelta di affidare a lui l’assessorato, parlando di una persona «competente» che era passata «indenne» dalla bufera di Tangentopoli sui socialisti. Ma quello del conflitto di interessi non era, spiega Vendola, un motivo sufficiente ad avvicendarlo.
Una lezione di realpolitik: «Il colpo dato al Pd togliendo l'assessore Tedesco, in una condizione del genere, laddove persino l'opposizione dice: “Certo non ci sono reati”, significava rischiare per me di finire prigioniero politico rispetto a un settore su cui io volevo invece implementare la mia capacità di controllo».
Vendola dà un giudizio molto positivo di Lea Cosentino: «Per me rappresentava un particolare motivo di orgoglio, perché avevo resistito molto per difenderla, perché il giudizio era che era troppo giovane, troppo inesperta, che non dava garanzie. (...) Ogni volta che mi ha rappresentato tentativi di pressioni o di sfondamento, da me è stata incoraggiata a procedere secondo le sue prerogative, secondo le sue competenze».
In quell’interrogatorio, come noto, venne sollevato anche il problema della nomina di un primario al «Miulli» di Acquaviva: in particolare, la mancata scelta del professor Giancarlo Logroscino che era ritenuto un «luminare». La prima segnalazione a Vendola, ricorda il pm, era arrivata in tal senso dall’ex onorevole Prc Maria Celeste Nardini.
Ma anche se il governatore ha il sospetto che Tedesco «alla fine abbia poi favorito Tamma», in una conversazione telefonica con l’ex assessore dice a proposito di Logroscino: «Mi hanno spiegato a Roma che è un giro di massoneria che si è mosso». Ma quando la Digeronimo gli fa riascoltare la telefonata, il presidente si dice «molto stupito di questa dichiarazione sulla massoneria... forse era una battuta. Tranne un simpatico e famoso dottore barese, non conosco nessuno che appartenga alla massoneria, non so che cosa è oggi». Un mistero.

L'impossibile sfida del gettito mancato al Sud. di Giancarlo Pola
L'Iva sarà una colonna portante del prossimo sistema di finanziamento dei governi regionali e locali. Il gettito figurerà direttamente nei bilanci delle regioni a statuto ordinario per un quinto circa (15-18 miliardi) e indirettamente come componente nel fondo perequativo. Si stima che il fondo potrebbe sfiorare i 40 miliardi, dei quali non è difficile prevedere che la componente Iva raggiunga i tre quarti. In buona sostanza, l'Iva potrebbe figurare come strumento di finanziamento dei 100 miliardi di spesa regionale per il 45-50%. E poiché il gettito complessivo dell'Iva di competenza oggi è stimato, nelle sole regioni a statuto ordinario, in circa 80 miliardi – meno del costo delle funzioni essenziali – il prelievo Iva dalle casse statali di domani supererebbe la soglia del 50% dopo avere raggiunto, nell'attuale contesto pre-federalista, il 45% (il «bancomat delle Regioni»).
Anche se in gran parte camuffato dal carattere "verticale" della perequazione effettuata attraverso il fondo, il riversamento del gettito Iva dai territori che ne producono in quantità elevate a quelli che ne accusano produzioni basse rischia di replicare l'esperienza del Dlgs 56/2000, che nella redistribuzione "orizzontale" dell'Iva aveva il suo perno. Definita inizialmente nella misura del 27,9%, la quota Iva chiamata a chiudere il cerchio del finanziamento regionale era stata portata al 38,55%, per raggiungere infine il 45%. In questo sistema, la somma è attribuita alle singole regioni sulla base dei consumi privati dei singoli territori stimati dall'Istat. Questa attribuzione è rimasta virtuale perché con la quota Iva di spettanza fu stabilito che le regioni più ricche cedessero – e le più povere ricevessero – quote "pesate" per realizzare una perequazione orizzontale alla tedesca. È così che, ad esempio, dei suoi 6,93 miliardi "nozionali" di gettito Iva nel 2003, alla Lombardia restavano 2,97 miliardi; mentre la Campania vedeva accresciuta del doppio la dotazione iniziale di 2,74 miliardi.
Nel passato illustri accademici del Sud obiettarono che l'attribuzione iniziale dell'Iva ai territori in base ai consumi esaltasse i prelievi dal fondo da parte delle regioni meridionali, perché il consumo pro-capite delle popolazioni meridionali è circa l'80% del consumo medio nazionale. Viene da chiedersi come replicano oggi gli stessi studiosi alla legge 42/2009, che stabilisce che l'Iva sia attribuita ai territori in base al luogo di consumo. E – soprattutto – come replicano agli stupefacenti risultati delle prime simulazioni, con un Sud lontano anni luce dalle medie dei gettiti. Quest'ultimo è il vero punto dolente del federalismo, che ci vede perdenti rispetto al benchmark tedesco in termini di serietà e trasparenza dei dati di contesto. Quanta Iva raccolta nelle aree ricche viene travasata alle aree povere nei due sistemi, tedesco e italiano? Nei Laender orientali "poveri" – che dispongono di una base di consumi non superiore a quella del Sud italiano – si raccoglie un gettito che è quasi la metà di quello che si raccoglierebbe in base alla popolazione (8% rispetto al 18%). Nell'Italia meridionale, viceversa, si raccoglie un gettito Iva pari a un settimo di quello che si raccoglierebbe in base alla popolazione.
In altri termini: i Laender orientali, che hanno il 18% della popolazione tedesca (Berlino esclusa) ed esprimono circa il 10% dei consumi nazionali, già prima della perequazione si trovano nelle loro casse l'8% dell'Iva nazionale. Di questa Iva tutti i Laender si appropriano, come da Costituzione, nella misura del 49,5%. Le Regioni meridionali italiane a statuto ordinario, che esprimono quasi il 37% della popolazione e oltre il 22% dei consumi nazionali si ritrovano nelle proprie casse, prima dell'inizio della perequazione, soltanto il 5,4% dell'Iva nazionale.
Non è facile spiegare le ragioni di una simile differenza di situazioni senza individuare una una minor propensione, nell'Italia "povera" rispetto alla Germania "povera", al pagamento dell'Iva; un altro fattore che rischia di complicare la reale territorialità nella distribuzione dell'Iva federalista.
La posta in gioco
Il panorama delle compartecipazioni che sono previste dai decreti e gli importi che saranno destinati agli enti territoriali (stime indicate in miliardi di euro). Le compartecipazioni che saranno avviate nel 2012 sono state contrassegnate con un singolo asterisco (*), mente le altre partono già da quest'anno e sono contraddistinte da due asterischi (**)

Roma. Tasse municipali, ricorsi e rischio caos. 28 febbraio 2011 Arrivano le tasse del federalismo m unicipale ma c’è il rischio di una corsa a impugnare i nuovi balzelli davanti alla Consulta. «Alla prima delibera comunale che impone la tassa di soggiorno, gli albergatori potranno impugnarla sollevando un problema di costituzionalità davanti alla Corte costituzionale», ha detto al Secolo XIX la rutelliana Linda Lanzillotta, grande esperta di leggi e regolamenti parlamentari.

Tutto nasce dalla bocciatura in commissione bicamerale e dalla strada tortuosa seguita dal governo, dopo i richiami del Quirinale. Ora siamo al capitolo finale e si profilano nuove incognite. Domani pomeriggio, il governo metterà la fiducia alla Camera non appena le opposizioni presenteranno una risoluzione (in realtà saranno più di una) contro il decreto a suo tempo respinto dalla commissione bicamerale. In mattinata, il ministro Roberto Calderoli farà le sue comunicazioni in aula, ma la Lega non intende rischiare con una raffica di votazioni come è accaduto la scorsa settimana in Senato, dove sono state bocciate una dopo l’altra nove risoluzioni delle opposizioni senza problemi di numeri. Alla Camera però il ministro Bossi non vuole sfidare la sorte e quindi chiederà di blindare la risoluzione di maggioranza con la fiducia, anche a costo di seguire una procedura che Lanzillotta non esita a definire «aberrante dal punto di vista costituzionale». «Non si è mai visto prima un voto di fiducia su un decreto delegato. È una procedura decisamente anomala e incostituzionale rispetto all’articolo 2 della legge 42, quella sui decreti delegati. Il risultato è che, in questo modo, si rendono precari tutti i bilanci dei Comuni approvati tenendo conto delle nuove tasse introdotte con il decreto», mette in guardia la deputata dell’Api.
In effetti, i sindaci non hanno ancora approvato i bilanci di previsione 2011 in attesa del via libera del Parlamento al federalismo municipale. E questo perché da marzo molti Comuni (oltre 3 mila) potranno aumentare le addizionali Irpef bloccate da anni (fino a un massimo dello 0,4 per cento) e avranno a disposizione altri due balzelli da utilizzare per fare cassa: la tassa di scopo per le opere pubbliche e la tassa di soggiorno a carico di chi pernotta negli alberghi fino a un massimo di 5 euro a notte. Da subito, entrerà in vigore anche la cedolare secca sugli affitti con una doppia aliquota al 19 per cento per i canoni concordati e al 21 per cento per quelli liberi mentre nessuno sconto fiscale è previsto per gli inquilini. «Ma i blianci dei Comuni saranno fatti in base a un decreto che ha buone probabilità di finire sotto la scure della Consulta», avverte Lanzillotta».

Roma. Lavoro, contribuenti.it: rifinanziare incentivi per assunzioni al sud. ROMA - Un'indagine condotta da KRLS Network of Business Ethics, in collaborazione con "Lo Sportello del Contribuente", per conto del magazine "Contribuenti.it" rileva che nel 2010 sono aumentate del 67%, nel Mezzogiorno, le difficoltà di accesso al lavoro nel Sud Italia, e il 24% dei cittadini ha smesso di cercare un lavoro.
Gli incentivi all'occupazione per le famiglie e le imprese è stato uno degli argomenti affrontati durante la Convention di due giorni dell'Associazione Contribuenti Italiani che si concluderà stamane a Napoli.
Le difficoltà di accesso al mondo del lavoro hanno provocato una contrazione dello sviluppo del Sud, con gravi conseguenze per l'intera economia del Paese.
Per far fronte a tali problematiche, Contribuenti.it, promuoverà attraverso il magazine "Contribuenti.it" una campagna di sensibilizzazione tesa a rifinanziar! e  prorogare il "Credito d'imposta per le nuove assunzioni", già previsto dalla Finanziaria 2008, che riconosceva per gli anni 2008, 2009 e 2010, una agevolazione in misura pari a euro 333 per ciascun lavoratore assunto e per ciascun mese, e nella misura di euro 416 per ciascuna lavoratrice e per ciascun mese, in caso di lavoratrici rientranti nella definizione di lavoratore svantaggiato di cui all'articolo 2, lettera f), punto XI, del regolamento (CE) n. 2204/2002 della Commissione, del 5 dicembre 2002.
Tra le iniziative deliberate dall'Associazione Contribuenti Italiani spicca, inoltre, il "Progetto impresa", presa in collaborazione con i professionisti di KRLS Network of Business Ethics - leader in Italia nel volontariato etico - per sostenere l'economia e incoraggiare gli investimenti produttivi nel mezzogiorno. Gli imprenditori che aderiranno al Progetto, otterranno una consulenza "premium" per un anno ed riduzione del 30% dell`onorario professionale, fino al raggiung! imento di 5 milioni di euro.
"L'obiettivo finale - afferma Vittorio Carlomagno, presidente dell'Associazione Contribuenti Italiani - è quello di riportare regole etiche nell'economia, nell'impresa e nelle professioni, sostenendo i migliori progetti imprenditoriali, rilanciando l'economia del Sud. Senza scossoni, senza misure straordinarie per il Mezzogiorno e senza il coinvolgimento dei migliori professionisti presenti nel paese, difficilmente l'Italia può imboccare una valida exit strategy anticrisi".
"Ad oggi poche sono state le azioni di sostegno nei confronti del Sud, dei giovani e delle PMI che operano nel Mezzogiorno - continua Carlomagno - Abbiamo solo assistito ad azioni di sostegno nei confronti delle banche, principali artefici del regresso dell'economia del Sud Italia".
L`accordo quadro con KRLS è il primo di questo genere e presto verrà esteso anche alle altre principali associazioni imprenditoriali presenti in Italia.
Contribuenti.it - Associazion! e Contribuenti Italiani
L'ufficio stampa Infopress 0642828753

Patrimonio più forte nel nuovo patto tra banche e Pmi
Chiara Bussi. Una spinta al rafforzamento patrimoniale per iniettare carburante nei serbatoi delle Pmi. Nella "nuova moratoria" siglata tra Abi, governo e Confindustria a metà febbraio l'impegno delle banche diventa uno dei quattro pilastri per traghettare i "piccoli" al di là della crisi in un orizzonte di medio-lungo termine, oltre alla proroga di sei mesi del rimborso dei debiti, all'allungamento delle scadenze e alla copertura dal rischio-tassi. Un nuovo patto per rendere meno vulnerabile il tallone d'Achille delle imprese italiane: il basso livello di patrimonializzazione. Tema sollevato dall'Abi anche al congresso Forex nel fine settimana a Verona.
L'ultima conferma che esiste un problema strutturale arriva dai dati di Cerved Group sulla base dei bilanci 2009: il 42% delle imprese registra un livello di patrimonializzazione a rischio, con debiti oltre il doppio del capitale netto. L'emergenza si attenua man mano che la dimensione dell'azienda cresce, mentre sono in affanno le micro (fino a 2 milioni di fatturato) e le piccole (tra 2 e 10 milioni). Tra le ombre s'intravede però un piccolo spiraglio di luce: «Il dato – spiega Guido Romano dell'ufficio studi di Cerved Group – è rimasto invariato rispetto al 2008. Segno che le imprese hanno sostanzialmente tenuto durante la crisi».
La ricerca della nuova rotta parte da qui. Le banche che hanno aderito all'Avviso comune si impegnano a «concedere un finanziamento alle imprese costituite sotto forma di società di capitali che avviano un processo di rafforzamento patrimoniale». L'ammontare è «proporzionale all'aumento di capitale versato dai soci», mentre nella prima versione dell'accordo dell'estate 2009 doveva essere pari «a un multiplo» della ricapitalizzazione.
Non si tratta però solo di sfumature lessicali. «Oggi – spiega Giancarlo Bertolini, responsabile marketing corporate Credem banca d'impresa – si lascia alla contrattazione banca-impresa piena libertà nel definire le caratteristiche e l'entità del finanziamento». In questo modo, gli fa eco Andrea Mencarini, responsabile marketing e segmenti retail di Banco Popolare, «gli indici di bilancio potranno risentire in misura positiva dell'apporto di nuovi mezzi a sostegno dell'attività imprenditoriale». Si imbocca così un percorso virtuoso, come sottolinea Lucio Zannella, responsabile servizio prodotti corporate di Mps: «Rafforzando il patrimonio si rafforza il rating, la nostra stella polare per valutare il merito creditizio. L'impresa riesce così a ottenere migliori condizioni di credito». Le fondamenta diventano così più solide e l'irrobustimento patrimoniale, aggiunge Rossella Leidi, responsabile macro area commerciale di Ubi Banca, «avrà un impatto positivo in vista dell'entrata in vigore delle regole di Basilea 3».
Le otto banche interpellate dal Sole 24 Ore (vedi infografica a fianco) si dicono pronte a raccogliere la sfida, studiando nuove formule o affinando quelle esistenti. Già oggi gli strumenti non mancano: prestiti partecipativi per consentire una graduale ricapitalizzazione, finanziamenti ai soci, sostegno agli investimenti, misure per il riequilibro finanziario.
«L'interesse suscitato è stato notevole – afferma Marco Casaleggio, responsabile della struttura finanziamenti medio-lungo termine e factoring di Banca Carige –, in particolare tra le imprese di media dimensione». Più in generale quelle che hanno bussato alla porta delle banche per rafforzare il patrimonio, spiega Carlo Berselli, responsabile della direzione marketing imprese di Intesa Sanpaolo, «sono abituate alla competizione internazionale e fanno dell'innovazione un processo a 360 gradi».
È stata invece tiepida l'accoglienza da parte delle "piccole". «Nel periodo della crisi – ricorda Letizia D'Abbondanza, responsabile marketing per le piccole imprese Italia di UniCredit – alcuni piccoli imprenditori hanno preferito reinvestire i risparmi e il capitale accumulato per sostenere e dare continuità all'attività aziendale. Stiamo studiando una nuova formula per adeguarci alle nuove disposizioni e avvicinarci ancor di più alle loro esigenze».
Le imprese guardano con favore alle nuove opportunità. «Il sostegno al rafforzamento patrimoniale – conclude Fabio Ravanelli, presidente dell'Associazione industriali di Novara – è essenziale per poter realizzare investimenti e innovare, ma anche per la crescita dimensionale. E questo potrà tradursi in una maggiore competitività».

I principali strumenti a disposizione
8Finanziamento concesso alle Pmi che si impegnano a migliorare la struttura patrimoniale
8Impegno della banca di moltiplicare fino a 4 volte l'aumento di capitale versato dai soci
8Prestito partecipativo
8Capitalizzazione flessibile progressiva: sostiene un piano di investimenti nell'arco temporale massimo di 5 anni. Subordinato alla valutazione di un business plan
8Prestito partecipativo
8Investo: rivolto ai soci per favorire la ricapitalizzazione diretta
8Mps Avviso Comune: viene concesso una volta effettuato l'aumento di capitale.
8Finanziamento per ripristinare un valore corretto di risorse permanenti. Durata massima 5 anni
8Programma di investimento tecnico con un piano di copertura. Durata massima 10 anni
8 200% ricapitalizzazione immediata: finanziamento pari a due volte l'aumento di capitale, fino a 4 milioni di euro
8 400% sostegno e sviluppo: per sostenere gli investimenti fissi
8Idea capitale: per le piccole imprese
8Credito capitale: per le medie imprese. L'importo erogabile è pari ad almeno due volte la quota di aumento di capitale versata dai soci
8Impresa forte: finanziamento a medio termine proporzionale rispetto alla quota di nuovo equity apportato dai soci. Tre soluzioni: apportare capitale, fornire liquidità e sostegno alla ricapitalizzazione
8Prestito partecipativo
8Finanziamenti con capitalizzazione: fino
al doppio dell'aumento
di capitale
8Finanziamenti ai soci per favorirel'aumento di capitale


Basilicata. Cattiva gestione dei soldi pubblici. La corruzione cresce in Basilicata". di FABIO AMENDOLARA. POTENZA - La condanna di due dirigenti scolastici e di alcuni docenti per «l’illecita gestione» dei fondi europei. Quella degli amministratori e di un funzionario del Comune di Melfi per aver affidato all’esterno il servizio di accertamento dei tributi destinando contemporaneamente a questo scopo compensi incentivanti al personale interno. Quella dei vertici dell’Università della Basilicata che hanno consentito l’erogazione di miglioramenti economici a personale dipendente a seguito di progressioni orizzontali illegittime. Quelle del sindaco pro tempore di Ferrandina per la «dannosa inerzia» nel perfezionamento di una procedura d’esproprio.
Sono solo alcuni dei risultati ottenuti dalla Procura regionale della Corte dei conti ed elencati ieri mattina dal procuratore capo Michele Oricchio nel corso della cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario contabile. «Le finanze lucane - ha detto Oricchio - sono complessivamente in un discreto stato», ma bisogna segnalare che «il livello di corruzione in Basilicata è in linea con i dati medi in Italia» dove, secondo il procuratore regionale della Corte dei Conti, si registra un aumento del 30 per cento rispetto all’anno precedente.
«C’è una cattiva gestione del denaro pubblico - secondo il procuratore regionale - dovuta in parte a fenomeni di negligenza degli amministratori e in parte a episodi corruttivi». Le indagini della Corte, nel 2010, «sono state ad ampio spettro » ha spiegato Oricchio, e molti procedimenti aperti «più precisamente 73, il cinque per cento circa del totale», hanno riguardato l’Ater di Matera, «tra nomine, pagamenti, retribuzioni e utilizzo di carte di credito».
I giudici, nel corso dell’anno, hanno controllato «progressioni di carriera negli enti pubblici, utilizzo del lavoro interinale negli uffici della Regione, il ricorso alle consulenze esterne e soprattutto - ha concluso il magistrato contabile - la mancata custodia di opere pubbliche e cantieri».
Tra gli esempi di «cattiva gestione » ricordati dal procuratore regionale, ci sono «i costi elevatissimi della pista Mattei di Pisticci, che difficilmente entrerà in funzione», e l’utilizzo dei proventi del petrolio in molti Comuni. Una bacchettata il procuratore Oricchio l’ha riservata alle «numerose» comunità montane, l’Ato, l’Ardsu, l’Arpab, l’Ater, l’Alsia, l’Arbea, e tantissimi altri enti.

«Buon ultimo », sostiene il procuratore regionale, la Film commission, «sui cui costi di funzionamento - secondo Oricchio - è stata già richiamata l’attenzione di questa Procura». Il Procuratore regionale ha anche ricordato che il ministero delle Politiche agricole «ha revocato all’Arbea il riconoscimento quale organismo pagatore dei fondi comunitari».
E ha concluso: «In tutti gli organismi le modalità di assunzione dei dipendenti e di determinazioni degli stipendi degli amministratori costituiscono spesso delle aree franche su cui la Procura sta cercando di far luce». Poi si è rivolto al presidente della corte Vincenzo Pergola e gli ha chiesto di dichiarare aperto il nuovo anno giudiziario contabile.

Di turismo si parli tutto l’anno. 28/02/2011. di ANDREA QUATTRONE. Parlare di turismo in Calabria nel mese di febbraio non si può, si deve. Anzi se ne deve parlare tutto l'anno, deve essere un argomento oggetto di attenzione di tutti i settori economici, sociali e culturali se il governo della cosa pubblica regionale ne fa un punto di riferimento della propria politica. Soprattutto dopo quanto è emerso alla conclusione della Borsa del Turismo di Milano, e cioè il calo del 3% dell'afflusso turistico nel 2010, un trend negativo che si protrae dal 2008. Il presidente Scopelliti è sembrato averne preso coscienza quando ha dichiarato nell'aprile dell'anno scorso, in un incontro con il settore terziario, che “il nodo fondamentale sono le infrastrutture” mentre Napoleone Guido, presidente regionale di Confcommercio, da parte sua ha affermato che “le banche costringono molte imprese a suicidarsi”. La concertazione tra governo regionale e imprese è necessaria e lo è anche molto quella con gli Enti istituzionali: province. parchi, comuni. Ecco, proprio oggi, a un anno di distanza, leggiamo la protesta del Comitato Nausicaa di Reggio Calabria: “.per rimanere nel cuore di tutti i turisti che atterrano al Tito Minniti, gli si provoca una specie di elettroshock a causa delle innumerevoli e soprattutto inevitabili buche disseminate su tutta l'arteria stradale che porta verso il cuore della città.”, e la segnalazione che sulla stessa arteria penzola una cabina dell'Enel al servizio di un gran numero di abitazioni ed attività commerciali”. Che le casse comunali siano in crisi, e quella di Reggio Calabria di cui è stato sindaco il presidente Scopelliti in grave deficit, è risaputo. Ma si può attirare il turismo proprio con simili carenze infrastrutturali che, peraltro, non mancano in tutte le strade di ogni città e paese della nostra regione unitamente alla raccolta differenziata dei rifiuti, alla pulizia delle fiumare, agli impianti fognari e dell'acqua reflua, al funzionamento dei depuratori? E' il meno che si possa dire! Ma com'è collegata la Calabria con l'esterno, “l'altro mondo” del Paese? Con quali tempi si raggiungono le mete dove si governa istituzionalmente ed economicamente l'Italia (Roma e Milano, per esempio) o si circola nella stessa regione, compito del governo regionale? Può Trenitalia, che è una Società per Azioni a capitale pubblico nelle mani del Ministero dell'Economia, mantenere fermo il concetto dello scarso profitto nel Sud e affondare il coltello nella piaga del dualismo economico visto che i soldi con i quali viene gestita o vengono coperte le perdite sono anche i nostri? C'è questo argomento nel Piano per il Sud che entro aprile dovrebbe presentare il ministro delle Regioni? La Calabria ha oggi due ottimi scali aeroportuali che possono aiutare tanto il turismo, ma come vengono gestiti? Ha in Gioia Tauro un porto che era tra i primi del Mediterraneo e i calabresi stiamo permettendo (in primis i governi calabresi, compreso l'attuale) che la concorrenza ci sottragga questa risorsa importantissima? Tanto di ciò che era stato promesso, come il collegamento del porto con la ferrovia per il trasporto dei containers e la detassazione degli approdi, ci è stato negato. Quale e quant'è la dotazione di beni culturali e paesaggistici della regione? E' tanta, davvero tanta. Maltenuta, declassata o abbandonata. Il Teatro Greco di Locri è coperto di sterpaglie e prima o poi potrebbero costruirci sopra qualcosa: Locri è una delle città della Magna Grecia governata oggi dal nobile Francesco Macrì. Un discorso a parte meritano l'agricoltura e l'artigianato calabrese. La frutta, la verdura, i nostri ortaggi sono importanti perché i turisti vogliono mangiar bene che vuol dire anche locale. La Calabria ha una buona cucina e degli ottimi chef, ma all'agricoltura ci pensa poco perché è un settore che non rende se non con le prebende europee, quindi meglio non occuparsene. Sbagliato, per l'interesse collettivo della regione. Citiamo, per l'artigianato, soltanto la fine capacità nella lavorazione orafa a Crotone e nel Cosentino, sulla quale la politica e la Confindustria devono e possono puntare a livello internazionale. Il governo nazionale ha pensato per noi, grazie a quella grande mente di Tremonti. alla Banca per il Mezzogiorno. La Calabria ha poche banche? Ne ha tante che potrebbero essere convogliate anche verso impieghi produttivi facilitati dall'aiuto governativo. Ma se mettiamo una Banca direttamente nelle mani dei governi non faremo altro che dissipare denaro ingannando i meridionali. La leva finanziaria è indispensabile per sanare le anomalie e arrivare a un “sistema turismo” come fattore importante di crescita, ma mai da solo. Bisogna cercare spazio nell'innovazione: in campo medico, nella nanotecnologia e nel sistema delle comunicazioni. Aspettiamo di vedere quanto dalle parole del presidente Scopelliti si tradurrà in realizzazioni. Certo per ottenere risultati lo spoils system (in napoletano: spogliateve vuje e vestiteme a me) non è un'indicazione incoraggiante. Lo sarebbe di più l'apertura ai partiti, ai movimenti, alla popolazione unita nel perseguire intenti e conquiste migliori che in un passato e in un presente fatto di raggiri e di sangue innocente o meno come problema istituzionale.

Basilicata. Record negativo di aziende lucane defunte. I dati di Unioncamere 28/02/2011 NON sono positive le cifre della Basilicata relative al rapporto tra mortalità e natalità delle aziende. Un dato ancora più negativo perché in controtendenza rispetto a quello nazionale.
Il rapporto Unioncamere fotografa, infatti, a livello nazionale, una situazione sostanzialmente positiva, dove i venti della crisi sembrano soffiare meno velocemente sul sistema produttivo italiano, che archivia il primo mese dell'anno con un incoraggiante calo del saldo (che resta comunque negativo), tra natalità e mortalità delle imprese: quasi 5.000 in meno rispetto a un anno fa. Ma per la Basilicata non va altrettanto bene: in regione se le nuove
iscrizioni sono 169, le cessazioni arrivano a 427 con un saldo di 258
imprese e una variazione, rispetto allo scorso anno del più 120,5 per
cento.
Una cifra negativa, che pesa ancora di più se confrontata alle performance delle altre regioni, dove si registra una sostanziale ripresa e messaggi incoraggianti per il 2011.
Nel primo mese del nuovo anno, infatti, in Italia le iscrizioni nei registri delle Camere di Commercio sono state 35.145, con una una
contrazione dello 0,8 per cento rispetto allo stesso mese dell¹anno
precedente.
Nello stesso mese - così come emerge ancora dal rapporto elaborato da Unioncamere relativo al primo mese dell¹anno in corso - le chiusure sono state di poco superiori alle 55mila unità, ma ben 4.627 in meno rispetto al corrispondente periodo del 2010.
Conseguentemente, il saldo tra aperture e chiusure di imprese nel primo mese dell¹anno si è attestato a -20.429 unità, portando il numero delle imprese presenti nei registri camerali a fine gennaio 2011 a poco più di 6 milioni di unità.
Tradizionalmente, il saldo del primo mese di ogni anno risente dell¹effetto delle cessazioni decise dalle imprese sul finire dell¹anno
ma che, potendo essere comunicate alle Camere di commercio entro trenta giorni, vengono comunicate e quindi contabilizzate nel mese di gennaio.
Questo fa sì che il bilancio d¹inizio anno chiuda con valori sempre estremamente contenuti, quando non addirittura con il segno meno
davanti. Pur restando negativo per oltre 20.000 unità il saldo del primo mese del 2011 segnala però per una decisa inversione di tendenza rispetto allo stesso mese dell¹anno precedente, riducendo in pratica di un quinto le perdite del 2010 (il 17,5% in meno rispetto alle quasi 25.000 imprese che mancarono all¹appello dodici mesi fa).
Su questo risultato, spiega Infocamere, la società consortile informatica delle camere di commercio, hanno pesato in primo luogo il rallentamento delle cancellazioni (-7,7 per cento rispetto al primo mese  dell¹anno scorso) e, in seconda battuta, la sostanziale tenuta delle iscrizioni (diminuite dello 0,8 per cento).
L¹esame dei dati disaggregati su base territoriale, mette in luce come il segno meno accomuna tutte le regioni. In termini assoluti i saldi piùconsistenti si realizzano, oltre anche in Basilicata, in Lombardia (-3.506 unità) seguita dal Piemonte (-2.061) ed Emilia Romagna (-2.008).
Osservando invece la variazione percentuale del saldo 2011 rispetto a quello 2010 emerge invece che è il Lazio la regione dove, in termini relativi, il valore negativo dell¹anno precedente si è più attenuato (quasi per l'80%), seguito da Toscana (-52,6%) e Veneto (-33,3% rispetto a gennaio 2010).

Tremonti: "Al Sud abbiamo sbagliato tutto; serve lo Stato, altro che il mercato..." Venerdì 25 Febbraio 2011 18:01. E' difficile comprendere come vadano lette le parole pronunciate al congresso del PRI dal ministro Tremonti. Secondo qualcuno parla già da successore di Berlusconi in pectore, ma - comunque sia - sembrava di ascoltare un osservatore esterno piuttosto che un protagonista assoluto delle scelte politiche ed economiche del Paese degli ultimi lustri.
Tremonti è apparso lucidissimo nell'analisi del ritardo che porta il Sud Italia al livello più basso dell'intera comunità europea a fronte di un Nord che si candida, numeri alla mano, per essere la Regione con il massimo benessere del mondo industrializzato.
"Le Regioni del Nord ragionano come sistema, il Sud è stato vittima di miopie regionalistiche e localistiche" - ha detto Tremonti - "che lo hanno penalizzato. Abbiamo pensato per anni" - ha proseguito Tremonti - "che un certo allentamento dello Stato verso l'autonomia delle Regioni avrebbe funzionato anche al Sud, ma i fatti dimostrano che non è così. Sono stato in viaggio verso Reggio Calabria, su ferrovie e A3" - ha proseguito il Ministro - "e ho capito perfettamente che al Sud c'è un bisogno disperato di Stato. Ci siamo approcciati" - ha specificato Tremonti - "al Sud con la logica del mercato, ma questa logica può andar bene dove un mercato c'è e funziona correttamente, può andar bene in Olanda, in Lombardia. Al Sud la cosa più vicina al mercato è la criminalità che ne assorbe quasi tutte le risorse. Ecco, allora" - ha concluso Tremonti - "che al fine di pervenire ad uno Stato che vogliamo non solo unitario ma non più duale è necessario che lo Stato torni presente al Sud dover serve lo Stato, servono le scelte sulle grandi opere e che non si disperdano in mille rivoli localistici. Serve lo Stato, serve l'Iri, dobbiamo cambiare prospettiva"

Cagliari. Politica: Onorevoli incarichi, ma poco lavoro. 28.02.2011
Il Consiglio regionale esamina i tagli per Province e Comuni e non si cura del proprio funzionamento. Costi ridotti del 20 per cento, dal 2009 la produttività al minimo storico Sono crollate pure le proposte della giunta, l’aula non ha testi da esaminare, commissioni in ritardo FILIPPO PERETTI CAGLIARI. La proposta di legge numero 1, la prima ad essere stata presentata in questa legislatura, è sulla riduzione del numero dei consiglieri regionali. Ma dal 23 marzo 2009 sta prendendo polvere, ora in compagnia di altri 229 provvedimenti depositati nel frattempo, sugli scaffali delle commissioni permanenti. E’ il testo simbolo, per il tema che tratta, del crollo di produttività dell’assemblea legislativa sarda. Si riparla inutilmente di riforme. Il testo sulla composizione del Consiglio è tornato di attualità perché proprio in questi giorni una delle commissioni ha avviato l’esame della norma nazionale che vuole ridurre del 20 per cento anche nell’isola il numero dei consiglieri provinciali e comunali. L’orientamento quasi unanime delle forze politiche è di lasciare le cose come stanno. Si capisce il perché. La riformina che riguarda gli enti locali garantirebbe un risparmio pari al costo annuo di mezzo consigliere regionale. Meglio quindi non risvegliare l’attenzione generale sul fascicolo ormai impolverato che avrebbe la pretesa di «tagliare» venti onorevoli in un colpo solo. Il costo della politica e delle istituzioni democratiche è stato affrontato negli ultimi anni con alcuni interventi che, tra questa e la passata legislatura, hanno ridotto le spese del Consiglio regionale di un buon venti per giorno. Sono stati eliminati alcuni privilegi (come le indennità di missione, i biglietti aerei per viaggi non istituzionali, le attività di rappresentanza) e la contestata indennità di reinserimento per gli ex onorevoli è stata ridotta dell’80 per cento. Gli onorevoli che lavorano poco. A fronte del risparmio ottenuto, è esploso e si sta aggravando col passare del tempo il problema della scarsa produttività del Consiglio regionale. Una questione di tale rilevanza che a denunciarla a gran voce è stata all’inizio dell’anno la stessa presidente, Claudia Lombardo. La quale, sin dal suo insediamento, ha cercato, con il contributo dei vice presidenti Giuseppe Luigi Cucca e Michele Cossa, di combattere il malcostume dell’assenteismo: nonostante le modifiche regolamentari, però, l’attività procede a rilento e ormai non c’è seduta, né dell’aula né delle commissioni, che inizi in orario o non sia sospesa per mancanza del numero legale. C’è chi osserva, e forse non a torto, che il problema della scarsa produttività sia più grave (per le ricadute negative che produce) rispetto alla questione del costo della politica. Tanto più per un’istituzione che comunque incide per oltre 70 milioni di euro nel bilancio complessivo della Regione. I cittadini e le imprese che attendono provvedimenti in grado di incidere concretamente sul mondo del lavoro e dell’economia non porrebbero certo la priorità del risparmio se l’istituzione fosse all’altezza delle aspettative. I numeri parlano più che chiaro. Nel secondo anno di questa legislatura (il 2010) il Consiglio regionale ha approvato 16 leggi, poco più di una al mese. Nel secondo anno della passata legislatura (il 2005) le approvazioni erano state 24, nel 2000 erano state 26, nel 1995 era stata raggiunta quota 36. A metà febbraio l’aula dell’assemblea è stata chiusa per un mese non avendo nulla da fare. Nella speranza di ricevere nuovi testi dalle commissioni. E qui si tocca un altro tasto dolente. Le otto commissioni permanenti hanno un enorme carico di lavoro. Hanno sinora approvato 27 provvedimenti (non solo i testi di legge inviati all’aula), ne stanno esaminando 32 e ne devono esaminare la bellezza di 230 (tra i quali, come s’è detto, la proposta di riduzione del numero dei consiglieri regionali). Di fronte a un simile arretrato qualsiasi azienda che non volesse fallire metterebbe alla prova i propri dipendenti. Quelli del Consiglio regionale (funzionari e impiegati) hanno fama di essere dei buoni lavoratori. Il problema è che i consiglieri regionali, anziché considerarsi «dipendenti» del popolo che li ha eletti, si muovono come se non avessero alcuna responsabilità nel funzionamento dell’istituzione. Prendiamo le commissioni. Per smaltire l’arretrato dovrebbero riunirsi almeno tre giorni la settimana di mattina e di sera (per avere il numero legale sono obbligate a riunirsi non più di metà alla volta) e invece accumulano altri ritardi, si riuniscono al massimo per un giorno e mezzo e per poche ore alla volta. Ci sono anche casi clamorosi dovuti alla gestione politica dell’istituzione. Due commissioni (Autonomia e Industria) sono rimaste cinque mesi senza riunirsi perché i loro presidenti, Mario Floris e Nicola Rassu, si sono dimessi per entrare nella giunta di Ugo Cappellacci. I provvedimenti, alcuni persino urgenti, sono quindi rimasti fermi, in attesa che il centrodestra trovasse al proprio interno l’accordo sulle nuove nomine. Su 80 consiglieri solo 23 peones. La grande corsa per gli incarichi è il gioco preferito dei consiglieri regionali. Ce n’è (quasi) per tutti. Quelli che possono aggiungere un ulteriore titolo (presidente, vice presidente, questore o segretario) nel loro biglietto da visita sono ben 57. I «peones» (ma tali non sono, fra loro figurano nomi di punta, pensiamo innanzitutto all’ex presidente Renato Soru) sono quindi una minoranza. L’ufficio di presidenza dell’assemblea ha un presidente, due vice, tre questori e cinque segretari, le otto commissioni permanenti e le due speciali hanno presidente, vice e segretario, così gli otto gruppi politici (alcuni con due vice). Ma non tutti vengono retribuiti. Degli incarichi, poco più della metà (31 su 57) sono effettivamente retribuiti con indennità aggiuntiva rispetto a quella ordinaria. Sono quelli dell’ufficio di presidenza dell’assemblea e delle commissioni (tranne quelle speciali e tranne i segretari). A titolo gratuito sono le responsabilità politiche nei singoli gruppi: offrono visibilità e potere (almeno per i capigruppo) ma nessun vantaggio economico. Tra i 57 non «peones» ci sono sei (da oggi forse sette) membri della giunta che sono contemporaneamente consiglieri regionali: il presidente Cappellacci e gli assessori Giorgio Oppi, Mario Floris, Nicola Rassu, Oscar Cherchi e Sergio Milia (più da oggi Christian Solinas). La giunta non è più il «motore». E’ diminuita la produttività dei consiglieri regionali ma è crollato anche il numero dei disegni di legge inviati dalla giunta al Consiglio. Nel secondo anno di legislatura la giunta Soru si era vista approvare ben 21 ddl dall’aula, la giunta Cappellacci appena 9. Anche nel centrodestra sono in molti a dire che l’avvio di Soru sia stato molto più brillante. Una volta si sosteneva che il motore del Consiglio fosse la giunta. Ora, con l’elezione diretta, i due poteri sono in concorrenza e le cose sono cambiate. Ma il Consiglio non riesce a ritagliarsi il proprio ruolo: rimasto senza motore, rischia di fermarsi.

L'UNIONE SARDA - Trasporti e infrastrutture: Caro Tirrenia, crollano le prenotazioni. 28.02.2011 La denuncia: 850 euro per il biglietto Civitavecchia-Arbatax. Le prime stime indicano in 100 mila presenza in meno il danno arrecato all'Ogliastra dal problema del caro tariffe sui traghetti della Tirrenia. L'ultima denuncia arriva dalla Toscana. Due adulti e due bambini con automobile al seguito il prossimo luglio dovranno sborsare 850 euro per la traversata da Civitavecchia ad Arbatax. La segnalazione è arrivata nei giorni scorsi in Provincia, dove è scattato l'allarme rosso. Il presidente del Consiglio Bruno Chillotti ha convocato per mercoledì una seduta straordinaria dell'assemblea sull'argomento caro tariffe. Le prenotazioni sarebbero scese del 20 per cento.
ALLARME ROSSO Un salasso. Non c'è altro modo per definire l'impennata dei prezzi dei biglietti Tirrenia. Un aumento che rischia di produrre dei pesanti contraccolpi sull'asfittica economia ogliastrina e in particolare sull'industria delle vacanze. Sono tantissime le lamentele dei vacanzieri piovute sugli operatori turistici. Al punto che molti turisti, a fronte dei prezzi esorbitanti delle tratte navali, potrebbero rinunciare alle vacanze in Ogliastra. Le prenotazioni stentano ad arrivare e il calo delle presenze è già stato stimato attorno al 20. Il timore è che sulle strutture ricettive, già severamente colpite dalla crisi, possa arrivare il classico colpo del ko. «I conti - spiega il presidente della Provincia Bruno Pilia - sono presto fatti. Delle circa 800mila presenze registrate sul nostro territorio lo scorso anno la metà sono arrivate in nave. Secondo i primi dati le prenotazione sono diminuiti di un quarto. Dovremmo quindi fare a meno di 160mila presenze».
SFORZI VANI Una situazione insostenibile per un territorio che punta tutto sul turismo nell'ottica dell'integrazione tra mare e montagna. In questa maniera anche lo sforzo organizzativo messo in campo in occasione della Borsa internazionale del Turismo di Milano rischia di essere vanificato. Quest'anno l'assessorato provinciale al Turismo si è presentato alla ribalta internazionale con un proprio stand. «La nostra postazione - spiega l'assessore Giampietro Murru - è stata particolarmente apprezzata. Gli operatori hanno distribuito brochure, cartine tematiche e depliant. Il pubblico, specializzato e non, ha gradito». Accanto alle immagini delle bellezze naturalistiche della più piccola provincia italiana hanno fatto bella mostra di sé anche i prodotti enograstronomici, anche questi assai apprezzati dai visitatori dello stand. L'interesse riscosso dal territorio ogliastrino però potrebbe non andare di pari passo con un reale beneficio. Soprattutto se di mezzo ci si mette la concorrenza di altre zone che posso essere raggiunte a costi più contenuti. La patata bollente passa ora alla Regione chiamata in causa dagli amministratori provinciali. GIUSY FERRELI

Il federalismo serve ad abbattere il clientelismo – Quotidiano di Sicilia. Il Blog del Direttore di Carlo Alberto Tregua. Combattono il federalismo quei soggetti abituati al malaffare politico. Amministratori locali che usano lo scambio fra voto e favore, ma incapaci di gestire bene le proprie amministrazioni, in modo da rendere i migliori servizi ai propri cittadini con le minori risorse possibili.
L’euro, il patto di stabilità europeo sempre più stringente, la necessità di ridurre al minimo il disavanzo annuale, il patto di stabilità interno, la politica di rigore di Tremonti, sono elementi chiarissimi della strada prossima ventura che è quella di costringere chi ha scialacquato risorse pubbliche a rientrare in uno stretto binario di rigore, che tagli senza perplessità sprechi, ammanchi, consulenze, clientelismo e l’enorme esubero di personale.
Ribadiamo per l’ennesima volta che i sindaci saranno costretti a far redigere ai propri dirigenti il Piano aziendale dell’ente e delle partecipate che, in molti casi, in base alla recente legge 122/10 obbliga a dismettere almeno per i Comuni più piccoli.
La Legge quadro sul federalismo (L. 42/09) è stata approvata quasi all’unanimità perché è l’unico strumento che possa diffondere equità fra le 20 regioni del Paese. Certo non è equo che la Provincia autonoma di Bolzano prenda contributi pubblici dieci volte superiori a quelli che arrivano in Sicilia. Inoltre il presidente di quella Provincia, Luis Durnwalder, ha comunicato che non parteciperà ai festeggiamenti per l’Unità d’Italia perché l’Alto Adige, cioè il Sud Tirolo, è stato annesso all’Italia mediante un patto con l’Austria, nel 1919, di forza, senza il consenso delle popolazioni.
Napolitano si è adirato, ma si attenda una analoga posizione da parte della Sicilia per la ragione prima richiamata. C’è da dire che la ricchissima Provincia di Bolzano investe ampiamente tutti i contributi ed ha trasformato, in meno di 40 anni, un territorio poverissimo in uno pieno di soldi che i propri abitanti non sanno dove mettere. Onore al merito.
In Sicilia è accaduto il contrario. è vero che sono arrivati meno trasferimenti, ma il clientelismo, la mala amministrazione degli enti locali, la disastrata burocrazia regionale, un ceto politico mediamente di scarso livello hanno fatto peggiorare il suo stato economico-sociale in relazione a quello delle regioni del Nord.
Il federalismo abbatterà il clientelismo ed emarginerà gli amministratori locali di vecchia mentalità, quelli che promettono un posto o una consulenza a 100 persone sapendo di poterne soddisfare due o tre. Quelli che favoriscono gli appalti truccati, quelli che promettono stabilizzazioni e posti ai galoppini pur sapendo che i posti sono finiti. Tutti costoro verranno cacciati perché non ricevendo più trasferimenti da Stato e Regione su base storica, ed avendo dei costi di gestione enormemente superiori al fabbisogno reale, saranno costretti ad aumentare le imposte locali e a stringere i freni su evasione e morosità.
Al loro posto i cittadini sapranno scegliere amministratori onesti e capaci che non promettono più quello che promettevano i precedenti, ma che operano avendo come guida lo sviluppo del loro territorio e come metodo quello della competitività. In altri termini saranno premiati gli amministratori più bravi, quelli che miglioreranno i servizi sulla base del Piano aziendale  e, ove possibile, diminuiranno i balzelli locali.
Sarà difficile ingoiare l’amaro liquido per chi è abituato a scialacquare le risorse pubbliche, ma il federalismo obbligherà ad indossare l’abito rigoroso dell’efficienza e della professionalità facendo cacciare dalla porta incompetenti e disonesti.
C’è di più. I nuovi amministratori locali, ripetiamo onesti e capaci, saranno obbligati a istituire il Nucleo investigativo affari interni per snidare i focolai di corruzione e d’inefficienza. è bene sottolineare come la corruzione sia un cancro di tutte le pubbliche amministrazioni, che mina l’efficienza e l’equità e nessun capo azienda, tale è il sindaco, dovrebbe trascurare il controllo sul proprio apparato per combattere senza mezzi termini qualunque cellula cancerogena. Un sindaco che sta nella sua stanza, non a Roma.
Anche questo è un effetto del federalismo: l’obbligo alla buona amministrazione che deve essere anche onesta amministrazione. I cittadini Über alles, vengono prima di tutto e prima degli interessi personali di chi amministra.

Foggia, 28 feb. (Adnkronos) - Una frode fiscale, che ammonta a circa 24 milioni di euro, e' stata scoperta da militari del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Foggia a carico di un'azienda che commercializza automobili. La somma deriva da ricavi non dichiarati di oltre 8,6 milioni, da un'evasione dell'Irap (imposta sulle attivita' produttive) di competenza regionale su un imponibile di oltre 8,6 milioni e da un'evasione in materia di Iva (tra Iva dovuto all'erario e non versata) per circa 6,8 milioni.
L'evasione fiscale e' stata realizzata con condotte diverse che, a vario titolo, vanno dalla dichiarazione incompleta annuale di ricavi alla esecuzione materiale in dichiarazione dell'Iva dovuta ma non versata allo Stato. Il responsabile della ditta commerciale (una ditta individuale) e' stato segnalato all'Agenzia delle Entrate e alla Procura della Repubblica di Foggia per eventuali reati fiscali.

Credito, Rete Imprese: “Accordo con Intesa Sanpaolo per finanziamenti da 5 miliardi per le Pmi”. Intesa Sanpaolo garantirà finanziamenti per 5 miliardi di euro ai 2,6 milioni di piccole e medie imprese associate a Rete Imprese Italia. Lo prevede l'accordo siglato dal gruppo bancario con l'associazione che raduna Confesercenti, Confcommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani.
''Le pmi sono un pezzo importante dell'Italia che cresce -
osserva l'ad di Intesa Sanpaolo Corrado Passera presentando l'accordo assieme al presidente di Rete Imprese Italia Giorgio Guerrini e al direttore generale vicario di Intesa Sanpaolo Marco Morelli.
''Cinque miliardi sono molti soldi - sottolinea Passera -, se
spesi bene possono dare un contributo formidabile alla crescita del Paese''. ''Questo accordo con un gruppo bancario importante qual è Intesa Sanpaolo - osserva Guerrini - dà opportunità ai milioni di imprese che rappresentiamo di cogliere i primi segnali della ripresa economica''.
Unesco: a Pollica nasce la rete per la Dieta mediterranea. 28.02.11 Natalie Nicora - Le quattro comunità simbolo della dieta mediterranea Soria (Spagna), Coroni (Grecia), Chefchoauen (Marocco) e Cilento (Italia) durante una riunione svoltasi nel Cilento hanno ribadito la necessità di creare una rete tra le quattro comunità per assicurare continuità al lavoro svolto che ha portato a questo storico risultato e garantire cha la Dieta Mediterranea continui ad avere visibilità e tutela non solo a livello locale.
A solo un giorno dall'inaugurazione, il centro studi dedicato al compianto sindaco di Pollica, Angelo Vassallo ha ospitato un evento di portata internazionale. Delegati da Grecia, Marocco e Spagna si sono riuniti per delineare concrete linee di azione che valorizzino la Dieta Mediterranea, recentemente iscritta dall'UnescoO nella lista dei beni immateriali del patrimonio dell'umanità. Le quattro comunità simbolo della dieta mediterranea Soria (Spagna), Coroni (Grecia), Chefchoauen (Marocco) e Cilento (Italia) durante la discussione, che si è svolta alla presenza di Amilcare Troiano, presidente parco del Cilento e Vallo di Diano, hanno ribadito la necessità di creare una rete tra le quattro comunità per assicurare continuità al lavoro svolto che ha portato a questo storico risultato e garantire cha la Dieta Mediterranea continui ad avere visibilità e tutela non solo a livello locale. In particolare, tutti i presenti hanno concordato sull'importanza di attuare programmi che permettano ai giovani greci, marocchini, spagnoli e italiani di essere gli ambasciatori dei valori storici sociali e culturali che la Dieta Mediterranea da sempre incarna. La Dieta Mediterranea, infatti, può essere considerata una sorta di lingua comune che permette anche a popoli che hanno diversa storia e cultura di comunicare. I rappresentanti, ciascuno nella propria lingua di origine, hanno raccontato e descritto le loro abitudini raccontando quanto la coltivazione, la produzione e il consumo del cibo sia di fondamentale importanza per ognuna di esse. Presenti anche i rappresentanti del Portogallo e della Giordania che, vista l'estrema importanza che il riconoscimento Unesco ha sulla propria cultura, hanno chiesto di poter partecipare alle iniziative di salvaguardia.

Palermo. Tarsu troppo alta, autosalone vince ricorso: Assoautopark seguirà l'esempio. In questo modo alle casse del Comune di Palermo potrebbero venire a mancare circa 2,3 milioni di euro. PALERMO - Alle casse del Comune di Palermo, potrebbero venire a mancare circa 2,3 milioni di euro. Questo il gettito assicurato, attraverso l'imposta comunale sui rifiuti, da garage ed autosaloni del capoluogo siciliano. Sarebbe una nuova batosta per il bilancio di Palazzo delle Aquile, se i proprietari di questi spazi seguissero l'esempio di un loro collega che, appellandosi a quanto previsto dal decreto legislativo 507 del '93 che recita: «Il regolamento (Tarsu ndr) può prevedere riduzioni nel caso di attività produttive commerciali e di servizi per le quali gli utenti dimostrino un'accertata minore produzione di rifiuti», ha fatto ricorso e vinto con sentenza della Commissione Tributaria dello scorso mese di luglio.
Una sentenza che ha creato un pericoloso precedente. Infatti, l'Assoautopark è decisa a fare valere le proprie ragioni. La società, che raggruppa una sessantina di titolari di parcheggi, ha fatto sapere che non ci sta a pagare una tariffa annua di circa seimila euro all'anno, visto che l'importo è calcolato sull'intera superficie dei locali. Se invece l'imposta venisse calcolata solo sulla superficie dell'ufficio in cui si trovano impiegati e dipendenti, che generalmente non va oltre i 30 metri quadrati, il contributo da versare non supererebbe i 150 euro. Una bella differenza secondo Giovanna Picone presidente dell'associazione, che spiega come «i rifiuti sono circoscritti a pochi metri quadrati, quelli degli uffici che accolgono impiegati e custodi». Così l'associazione ha sollecitato un confronto con i vertici dell'amministrazione comunale, chiedendo di pagare l'imposta soltanto relativamente agli spazi riservati ad ufficio. Ancora nessuna risposta da parte del Comune, l'assessore ai Tributi si dice comunque pronto a verificare il caso.
Fonte Italpress

Napoli. Rea: Risorgimento fallito. Lo sfogo sul lato oscuro degli italiani. Lo scrittore napoletano e il nuovo libro: «Il mio sogno federalista per il Mezzogiorno»
«Lo sfogo di un cittadino con i nervi a fior di pelle»: Ermanno Rea sintetizza così la natura singolare del suo nuovo libro, né saggio storico né romanzo, che si intitola La fabbrica dell’obbedienza (Feltrinelli). Sottotitolo esplicativo: Il lato oscuro e complice degli italiani. Già in altre occasioni lo scrittore — che ha cantato l’epos operaio di Bagnoli ne La dismissione — aveva utilizzato forme «ibride» di scrittura, contaminando e sperimentando, mettendo insieme ricordi personali, ricostruzione di un’epoca e narrazione, per esempio in Mistero napoletano in cui ripercorreva la vicenda di Francesca Spada, Renzo Lapiccerella e di una certa sinistra napoletana negli anni Cinquanta. Ora però Rea si misura con un genere ancora diverso, più simile per certi versi al pamphlet per le sua analisi graffiante del tempo presente. Senza perdere però di vista lo scenario storico in cui i problemi affondano le loro radici. Rea avverte una profonda insofferenza per l’Italia di oggi e per la natura servile e opportunista degli italiani. La sua insofferenza si acuisce nei confronti del Paese di Ruby e della tv spazzatura, ma il quadro è ben più ampio. L’autore guarda indietro e risale all’epoca del Sant’Uffizio che trasformò «cittadino consapevole» appena abbozzato dall’Umanesimo in suddito eternamente obbediente alla Chiesa. «Questo mio libro» , osserva Rea, «avrebbero potuto scriverlo, magari meglio, molti italiani. Credo di aver colto un diffuso disagio che accumuna moltissimi cittadini. Un disagio che non è solo politico, ma investe la vita nel suo complesso, certe abitudini che si stanno radicando nel nostro paese. Per questo l’ho definito uno sfogo: le mie pagine danno voce a malumori accumulati da tanti. Mi sono chiesto: questo disagio che origini ha? È il frutto dell’ultima stagione o ha avuto un’incubazione lenta? Bisogna guardare indietro nel tempo? E così ho provato a fare. Senza neanche grande originalità. Ho attinto testi celebri e ad autori come Bertrando Spaventa, che è in parte l’ispiratore del libro, ma anche Leopardi e Gramsci».
Diversi capitoli sono dedicati alla situazione meridionale e al processo unitario che lei legge come negativo per il Mezzogiorno affermando che «non espresse alcuna idea nuova». Una posizione controcorrente nell’anno del centocinquantenario e delle celebrazioni.
«Da cittadino meridionale non posso che vederla così. Nel Risorgimento hanno creduto tanti cittadini del Sud, esprimendo un grande patriottismo che però è stato deluso. La crisi del Sud oggi è arrivata a toccare il fondo, ma non c’è mai stato un momento di luce. E allora mi pare difficile che un meridionale possa celebrare il Risorgimento, sebbene l’aspirazione unitaria sia stata ampiamente legittima. Ma significherebbe negare l’evidenza dire che l’Unità d’Italia ha portato la felicità».

La soluzione che lei prospetta è addirittura quella federalista proposta dal socialista Giorgio Ruffolo.
«Sì, ma ne parlo come di un sogno, come di un’eventualità da discutere. Il problema del Sud oggi anche quello della stagnazione: bisogna aprire la discussione. Parlare del Mezzogiorno».
C’è un filone che sta discutendo animatamente e che mostra un rinnovato orgoglio meridionalista: ad esempio è nato un dibattito intorno a «Terroni» di Pino Aprile, che lei peraltro cita nel libro.
«Non mi piace il tono usato da Aprile non mi piacciono le nostalgie borboniche, anche se qualcosa di giusto nel suo ragionamento c’è. Ma credo che questo filone abbia poco senso, meglio soffermarsi su un’analisi critica della realtà e cercare di superare il fallimento del Sud».
In quale modo? Lei ha una ricetta?
«Mi sono occupato con ‘‘ La dismissione’’ del fallimento delle acciaierie. In realtà lì c’è un nodo importante: per tutto l’Otto e il Novecento abbiamo insistito su questo tormentone dello sviluppo industriale. Una via fallita. Smettiamo dunque di essere candidati alla catena di montaggio e cerchiamo altrove le vie di sviluppo».
Dove, per esempio?
«Nel nuovo ambientalismo, nelle energie alternative. Bisognerebbe convocare nel Mezzogiorno le migliori intelligenze che lavorano su questi temi e far saltare al Sud un passaggio, quello dell’industrialismo, per proiettarsi direttamente nel futuro. Del resto qui da noi non ha mai attecchito l’industria».
Una sorta di «ritorno dei cervelli» da attuare per iniziativa privata o per via istituzionale?
«Non so definire i dettagli, non è mio compito. Io credo alla politica quando è progetto allo stato puro. Questo serve al Sud: un grande progetto. Che si potrebbe aprire anche alle forze private, basta che ridia la speranza a Napoli e al resto del Mezzogiorno. Ecco, ci vuole una macchina che produca speranza, crei una prospettiva e faccia in modo che il Sud punti sulle proprie caratteristiche specifiche».
In qualche modo sembra un richiamo al «pensiero meridiano» di Franco Cassano.
«Sì, ben detto. Ma il mio discorso è più ampio. Una spinta a fare qualcosa per il Sud dopo 150 anni di delusione, magari gli stati generali delle energie alternative».

Difficile pensare di poter puntare sull’ambientalismo in una regione sommersa dai rifiuti...
«Ecco, questo è il tipico pessimismo meridionale. Però io non sono d’accordo, non si deve chiudere la porta al futuro. L’uomo, e non solo il meridionale, è portato al sogno, al progetto. La questione è che la politica deve supportare i sogni, al di là delle divisioni di destra e sinistra, ormai diventate un discorso inutile e ossessivo».
Come vede Napoli oggi? Lei è stato presidente del Premio Napoli, ha collaborato con Bassolino, ma ora vive a Roma.
«La decadenza di Napoli è la progressione di un corpo ammalato che non si cura e dunque va avanti nel suo male che diventa devastante. All’inizio dell’epoca di Bassolino c’è stato un progetto ma non si sono fatte poi grandi cose, quello che immagino per il Sud è molto di più. E gli spiriti non succubi del pessimismo dovrebbero darsi da fare».
Mirella Armiero

Nessun commento: