lunedì 14 febbraio 2011

Federali della Sera. Grazie a noi, questo modo di governare permetterà ai moscerini di continuare a essere più veloci dei treni; la mafia è viva e prospera in un Nord senza autodifese. Ossigeno, ma non subito. 14 febbraio 2011.

Sezione Forza Oltre padania:
1. Aosta. "La mafia è viva e prospera in un Nord senza autodifese".
2. Aosta. Fondi Ue: con il 25,9% la Valle d'Aosta ha la percentuale di spesa più alta.
3. Trento. Comune: ossigeno dalla Provincia, ma non subito.
4. Udin. Nel Fvg si rompe un matrimonio su tre.

Sezione a spese tue:
5. Loreggia. Padova. Grazie a noi si sono salvati 1.400 Comuni.
6. Reggio Calabria. Ma così i moscerini saranno sempre più veloci dei treni.
7. Agrigento. La Sicilia è in grado di ospitare tutti gli immigrati.
1. Aosta. "La mafia è viva e prospera in un Nord senza autodifese". Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, il magistrato ucciso dalla mafia, è stato ospite ad Aosta e ha discusso dei rischi per il nostro Paese. 14/02/2011. AOSTA. «Scappare non serve a niente. A 27 anni fuggii da Palermo per stabilirmi nel milanese: non volevo crescere una famiglia in una società oppressa dalla mafia. Con l'uccisione di mio fratello e dei suoi cinque agenti di scorta capii di aver fatto una scelta egoistica. E quando i flussi finanziari delle cosche iniziarono a prendere possesso anche dell'economia brianzola, compresi che scappare non era servito a niente». Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, il magistrato ucciso dalla mafia il 19 luglio del 1992 nella strage di via d'Amelio, è stato ospite sabato sera ad Aosta. L'occasione è stata la conferenza - intitolata «Il fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo dell'indifferenza e della complicità» organizzata al teatro Saint-Martin dall'Associazione valdostana albero di Zaccheo, Libera Valle d'Aosta e Azione cattolica di Aosta. Moderata dal giornalista Daniele Mammoliti, la serata ha visto la partecipazione di molti ragazzi degli oratori dell'Immacolata e di Saint-Martin, impegnati già nel pomeriggio in attività ludico-ricreative aventi per tema la legalità.
La mafia al Nord. «Dal secondo dopoguerra Puglia, Sicilia, Calabria e Campania sono state abbandonate dallo Stato e lasciate in mano alle mafie locali, diventando un utile serbatoio di voti per i governanti di tutti questi anni. Ora però le cosche non si occupano più soltanto di traffici illeciti nei propri paesi ma prosperano al Nord grazie alla gestione di appalti e a investimenti fruttuosi. Quando però gli interessi vengono meno - ha aggiunto il fratello del magistrato - queste imprese chiudono, lasciando a casa anche persone di 50 anni. E restare disoccupati a quell'età è solo un modo diverso di morire». Ad aggravare il quadro si aggiunge, secondo Salvatore Borsellino, «l'atteggiamento di molte autorità pubbliche che nelle province settentrionali continuano a negare l'esistenza stessa di presenza malavitose. Un po' come, solo pochi decenni fa, a Palermo si dava del comunista a chi asseriva l'esistenza di Cosa nostra».
Autorità del Nord che a detta del fratello del magistrato vengono spesso smentite nei fatti: «Grazie ai filmati degli inquirenti si è scoperto che dei 304 'ndranghetisti arrestati l'estate scorsa, molti si riunivano nella provincia milanese, intorno ai tavoli di un circolo che io stesso avevo inaugurato qualche mese prima. E che era stato dedicato proprio alla memoria di Giovanni Falcone e di Paolo».
L'assenza di autodifese nel Settentrione per Salvatore Borsellino «è tale da rendere molto semplice alle cosche l'immissione sul mercato di denaro da riciclare, ben accetto soprattutto in momenti di stretta finanziaria come quello attuale».
L'agenda rossa. L'agenda di Paolo Borsellino, scomparsa dopo la strage, è diventata un emblema della lotta alla mafia e un motivo di riscatto per Salvatore: «Difficilmente l'agenda rossa ricomparirà. Ciò che mio fratello scrisse in quelle pagine è ancora oggetto di ricatti incrociati tra diverse figure istituzionali del Paese. Se venisse fuori, lo Stato dovrebbe porre se stesso sotto processo».
In merito all'attualità politica, il fratello del magistrato ha spiegato che a suo parere «lo stragismo non è un pericolo del tutto esaurito per l'Italia. Alcune parti in gioco potrebbero farvi ricorso per stabilizzare una situazione che non da' sufficienti garanzie. Come accadde nel '92». La rabbia e la commozione. La rabbia e un po' di commozione hanno accompagnato Salvatore Borsellino durante tutta la serata. Raccontando il fratello Paolo e discutendo di legalità, pace e libertà ha invitato i giovani a impegnarsi nella vita, a studiare e a combattere ogni fenomeno assimilabile a quelli mafiosi: «Mio fratello diceva che i ragazzi posseggono ciò che noi nemmeno immaginiamo: la speranza. E che la lotta alla mafia non è repressione ma formazione culturale, che si fa nelle scuole e negli oratori. E che si vince prima di tutto dentro se stessi».
La rabbia è per un Paese «in cui non si sa più distinguere la legalità dall'illegalità, in cui si dice che Mangano è un eroe e la parola libertà, impiegata a sproposito, viene svuotata di ogni suo significato. E che sta rendendo assuefatti anche all'eventualità che su dei clandestini si possa sparare. Come se gli italiani non fossero mai stati un popolo di migranti».
La commozione, a volte non celata, è per il ricordo del fratello Paolo «che amava la vita, la sua terra, stare in mezzo ai giovani e scherzare con loro. Ma anche e soprattutto la sua famiglia: nei suoi ultimi giorni, quando capì che il proprio destino era ormai segnato, pensò di non manifestare troppo affetto nei confronti dei suoi cari. Per evitare, una volta scomparso, di mancare loro ancor di più». Thierry Pronesti
2. Aosta. Fondi Ue: con il 25,9% la Valle d'Aosta ha la percentuale di spesa più alta. Ma l'Italia complessivamente ne impiega solo il 9,5%; si rischia uno spreco miliardario. 14/02/2011. AOSTA. La Valle d'Aosta è più virtuosa delle altre regioni, ma i dati sull'impiego dei fondi strutturali europei non entusiasmano di certo. "La Ue rischia di disimpegnare nei confronti dell'Italia le risorse non investite, per una cifra pari a 7 miliardi di euro". È l'allarme lanciato nei giorni scorsi dal "Gruppo Lisbona", l'organismo di coordinamento dei gruppi parlamentari del Pd sulle politiche comunitarie.
Dall'inizio del periodo di programmazione europea 2007-2013 in Valle d'Aosta sono state spese il 25,9 percento delle risorse per lo sviluppo regionale. Investimento che in ogni caso ci rende la regione più attiva d'Italia nella gestione dei fondi europei. A seguire, poco sopra al 18 percento, Marche e Sardegna e a ruota Basilicata, Lombardia e provincia di Trento. Fanalino di coda la Campania, con solo il 5,72 percento di spesa del suo budget complessivo. Ma è il dato nazionale quello più preoccupante: in quattro anni sono stati investiti soltanto il 9,5 percento dei fondi totali, che rischiano così di non essere impiegati per tempo nello sviluppo del Bel Paese.
Diversi i responsabili secondo il Pd: "La grave situazione economica dovuta alla crisi ha spesso reso difficoltosa per le giunte locali la ricerca dei capitali per il cofinanziamento, mentre a livello nazionale - prosegue la nota dei parlamentari - i 28 miliardi di euro sottratti ai fondi Fas destinati alle aree sottoutilizzate sono stati impiegati per ripianare le spese correnti di bilancio, come il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e l'azzeramento dei deficit di città come Roma e Catania".
La politica di sviluppo europea per la Valle d'Aosta del periodo 2007-2013 punta a ridurre i divari socio-economici e territoriali, rafforzando al tempo stesso la competitività. Finanziati congiuntamente da risorse europee, statali e regionali, sono cinque le tipologie di programma in campo per raggiungere questi obbiettivi: competitività regionale, occupazione, cooperazione territoriale, sviluppo rurale e fondo aree sottoutilizzate. Thierry Pronesti
3. Trento. Comune: ossigeno dalla Provincia, ma non subito. 14/02/2011 08:51. TRENTO - «Sono soddisfatto di alcune aperture e garanzie che mi sono state date. In questi giorni ho sentito spesso il presidente Dellai, abbiamo ragionato in maniera tranquilla e serena e ci siamo capiti su alcune cose che Provincia e Comune sostengono assieme». Trento insomma riceverà un po' di ossigeno suppletivo per il proprio bilancio asfittico. Ma non subito, non nell'ambito della manovra di bilancio che oggi verrà varata dalla giunta comunale. Se ne riparlerà più avanti, nei prossimi mesi. Il sindaco Alessandro Andreatta non commenta le prese di posizione dei coordinatori comunali di Pd e Upt, Scalfi e Ferranti. I due maggiori partiti della sua coalizione hanno criticato la Provincia e chiesto per la città capoluogo una maggiore considerazione. Che in termini finanziari significa meno tagli e più trasferimenti, soprattutto nei settori dei servizi con valenza sovracomunale, tipo il trasporto pubblico, che palazzo Thun paga in quota parte ma dei quali usufruiscono pesantemente anche le migliaia di pendolari e visitatori che giornalmente arrivano in città dalle valli trentine. Andreatta ha fatto presente il problema al governatore, evitando però di tirare troppo la corda: «Ho il mandato dal consiglio comunale ma anche dalla mia giunta e dalla maggioranza che vogliono che la città possa essere riconosciuta come capoluogo e città erogatrice di servizi per tutti. Ho rappresentato qualche problema e trovato anche qualche spazio per un riconoscimento. Anche se questo non entrerà subito nella contabilità ma solo tra qualche mese va bene lo stesso perché noi lavoriamo su un bilancio triennale. Dellai ha accolto il principio, pur senza caricarlo di significati, e io sono soddisfatto e fiducioso». Quel che arriverà in più dalla Provincia servirà per limitare i sacrifici futuri e magari correggere il tiro in corso d'anno. Per il momento però bisogna arrangiarsi con quel che si ha e procedere con i dolorosi tagli legati al patto di stabilità.
4. Udin. Nel Fvg si rompe un matrimonio su tre. di Gianpiero Bellucci. UDINE. Un matrimonio su tre si rompe. Un dato al quale si affianca la diminuzione del numero delle unioni civili e religiose. Come nel resto d’Italia anche in Friuli Venezia Giulia la famiglia è in crisi, sempre più fragile anche a causa della crisi economica. A dirlo sono i dati forniti dall’assessorato regionale alla Famiglia. I numeri parlano di oltre duemila provvedimenti di separazione emessi dai tribunali della nostra regione. Di queste separazioni, quasi il 90 per cento avviene con un procedimento consensuale, ossia con l’accordo dei due coniugi. Il rimanente dieci per cento delle separazioni avviene con procedimento giudiziale.
«La fragilità della famiglia – commenta l’assessore alla Famiglia, Roberto Molinaro – è un dato presente anche nel territorio regionale, e che purtroppo si sta accentuando soprattutto in una condizione di crisi economica come quella che stiamo vivendo e che mette sicuramente a dura prova quella che è la relazione all’interno della famiglia e tra le famiglie stesse». Come avviene nel resto d’Italia, ma in misura maggiore rispetto al Nord Est, fanno sapere dal settore welfare della Regione, si evidenzia in Friuli Venezia Giulia una diminuzione del tasso di matrimoni da un valore quasi pari all’otto per mille nei primi anni sessanta al 4,8 per mille all’inizio del nuovo millennio. Il calo del numero di matrimoni ha subìto un’accelerazione negli ultimi anni, tra il 2001 e il 2008, facendo segnare un meno 20 per cento. A questo si è associata una ancor più consistente riduzione dei matrimoni celebrati con rito religioso (– 29,8 per cento) che risultano quasi dimezzati rispetto a quelli celebrati negli anni ottanta. Nello stesso periodo, secondo i dati forniti dalla Regione, risultano invece più che raddoppiati i matrimoni celebrati con rito civile che ormai rappresentano più del 50 per cento dei matrimoni complessivi.
«I dati che abbiamo – spiega l’assessore Molinaro – non sono positivi rispetto alla situazione delle famiglie. Anche in Friuli Venezia Giulia una famiglia su tre finisce con la separazione e quindi si interrompe quello che è un percorso fissato». D’altra parte, continua Molinaro, «purtroppo buona parte di queste interruzioni avvengono a pochi anni dal matrimonio». Per quanto riguarda la durata del matrimonio, a fronte della media nazionale di 15 anni, il Friuli Venezia Giulia registra una durata di 14 anni. I dati riguardanti il 2008 dicono che a meno di un anno dal fatidico si, si sono interrotti 23 matrimoni, a un anno 66, a due anni 88. E così via, sempre in crescita, con il picco di 116 matrimoni interrotti al settimo anno. Poi con l’aumentare degli anni di unione, le separazioni diminuiscono: 91 tra otto e nove anni, 68 dopo dieci anni, 53 dopo 16 anni. Fino ai 20 anni di matrimonio quando le separazioni aumentano in modo esponenziale: nel 2008 si sono registrate 228 separazioni nei matrimoni tra i 20 e 24 anni e ben 346 separazioni nei matrimoni con oltre 24 anni di convivenza.
Nel 2008, come si accennava, i tribunali hanno emesso 2.033 provvedimenti di separazione. Di questi, 1.769 consensuali, ossia l’87 per cento del totale, 264 giudiziali, solo il 13 per cento. In questi provvedimenti, vengono naturalmente coinvolti anche i figli dei coniugi separati: nel solo 2008 sono stati 1.476 i figli affidati dal tribunali in conseguenza alla separazione.
5. Loreggia. Padova. Grazie a noi si sono salvati 1.400 Comuni. LA PROTESTA HA CAMBIATO IL PATTO DI STABILITÀ. Avevano chiuso i municipi: hanno ottenuto ascolto dai vertici Anci e dalla Conferenza Stato-città. Cifre rivoluzionate. I sindaci dissidenti: «La battaglia continua: stop sanzioni per chi ha "sforato" nel 2010» 13/02/2011. Piero Erle. LOREGGIA (PD). «Ci hanno lasciati a lungo soli, ma ora che la nostra battaglia è vinta ne guadagnano assieme a noi ben 1400 Comuni italiani». Sorrisi, abbracci, dita alzate a "V" per vittoria, ieri a Loreggia, che fino a tre giorni fa era il capofila dei Comuni più tartassati d'Italia. Sì, perché la vittoria è tutta loro, dei famosi 12 sindaci che giusto un mese fa si sono presi condanne e denunce per aver chiuso i municipi per protestare contro il Patto di stabilità che brandiva le cifre del bilancio 2007 di ciascuno e si accaniva proprio contro i Comuni più virtuosi, colpendoli per il 2011 in maniera tale da "ucciderli". Tra loro Santorso, Isola Vicentina e Rossano Veneto.
Ora, invece, possono ricominciare a respirare. Per oltre otto mesi, da giugno, hanno combattuto, presentandosi anche a Roma e a Venezia, e alla fine - raccontano - sono riusciti a farsi ascoltare dal presidente dell'Anci nazionale Sergio Chiamparino e dai tecnici dell'Ifel. Morale: la Conferenza Stato-città ha rivoluzionato tutto. Ora per decreto del Governo si calcolerà la spesa media dei Comuni non di uno ma di tre anni, 2006/7/8, e la "scure" cade in maniera diversa: nel 2011 i Comuni tra i 5 mila e i 10 mila abitanti dovranno ridurre "solo" del 5,4% le spese rispetto a quella calcolata, quelli fino a 200 mila abitanti caleranno "solo" del 7% e infine le grandi città del 10,5%. Sempre tagli sono, certo. Ma se si calcola che prima calava su tutti, dai piccoli ai grandi, una scure media dell'11,4%, si capisce perché oggi si festeggia.
L'esempio più chiaro? Loreggia, appunto, che aveva il record: nel 2011 avrebbe dovuto risparmiare 1,4 milioni di euro, e ora dovrà solo risparmiare 150 mila euro: «Dieci volte meno», sorridono sindaco Grazia Peron e "vice" Fabio Bui. E così via gli altri. Si stava facendo un'enorme ingiustizia e finalmente hanno ottenuto ascolto, ripetono i sindaci sorridenti, anche se sottolineano di non aver avuto appoggio dalla presidenza dei sindaci di Anciveneto, escluso Diego Marchioro, sindaco di Torri di Quartesolo e presidente della Consulta finanza dell'Anci, presente anche ieri.
Ora però non è finita, avvertono. Anzi. C'è da continuare la battaglia - sempre senza colori politici, solo come sindaci - per far rinviare le terribili sanzioni a quei Comuni che hanno sforato il Patto di stabilità dell'anno scorso: «Scrivetelo chiaro che "sforare il patto" significa semplicemente aver pagato fornitori del Comune invece di tener ferme in cassa montagne di soldi, come vorrebbe lo Stato, che magari ti obbliga a bloccare tutto un Comune come Caerano San Marco solo perché ha accettato in passato 1,5 milioni di donazione da un privato: altro che "spendaccioni"».
E a proposito di federalismo municipale il vicentino Marchioro lancia una nuova battaglia: «A Torri abbiamo scoperto che lo Stato ci ha dato un "saldo" dell'addizionale Irpef del 2007 minore del 20% rispetto alla cifra che avremmo dovuto incassare. Dal 2008 per fortuna l'addizionale Irpef ce la incassiamo direttamente. E io dico che se adesso il federalismo municipale lo vogliono fare con una compartecipazione per i Comuni di Iva, cedolare sugli affitti e imposta di bollo e di registro, le somme non devono andare a Roma per tornare poi a noi: devono essere incassate direttamente dai Comuni. È fattibile». Applausi: la battaglia continua.
6. Reggio Calabria. Ma così i moscerini saranno sempre più veloci dei treni. 14/02/2011. di NINO ZUMBO coordinatore regionale di Slega la Calabria. Dopo tantissimi anni che il ministro Tremonti è al governo del Paese, si è degnato di venire in Calabria, viaggiando in treno e di ritorno in pullman, in compagnia dei segretari nazionali della CISL e della UIL, con l'obiettivo di verificare lo stato di degrado in cui versano l'infrastruttura e i servizi ferroviari, e i lavori di ammodernamento dell'A3. Si tratta di un viaggio istituzionale, non privato che meriterebbe di essere condiviso almeno con i rappresentanti delle altre organizzazioni sindacali e imprenditoriali (CGIL, UGL e CONFINDUSTRIA), per poi discutere nel merito dei problemi riscontrati e individuare le soluzioni. Ma il modo di come agisce il ministro Tremonti è del tutto inusuale e sorprendente, fuori dalle regole. Perché discute solo con chi è amico del Governo ed evita chi potrebbe avere visioni e modi di pensare diversi. Inoltre, il ministro Tremonti e il Governo, prima di questo viaggio esploratore, con l'ultima finanziaria hanno tagliato pesantemente le risorse finanziarie a favore del mezzogiorno e della Calabria, come i Fondi per le Aree Sottoutilizzate (FAS), che sono, sempre di più, trasferite per la realizzazione delle infrastrutture nel Nord del Paese. Il Ministro Tremonti per giustificare la scelta dei tagli alle risorse aveva accusato la classe politica e dirigente meridionale di “cialtroneria” in merito alla capacità di spesa delle Regioni convergenza sui Fondi Strutturali 2007-2013 e precisamente nel triennio 2007-2009, quando poi, nei fatti, la spesa dei ministeri è pari a quella delle regioni. Durante il viaggio in Calabria, il ministro Tremonti, inventa un'altra scusante, affermando che l'arretratezza delle infrastrutture e dei servizi di trasporto è dovuta all'incapacità della classe politica che ripropone la realizzazione di piccoli lavori, anziché puntare sulle grandi opere infrastrutturali. Il Governo prima si è costruito l'alibi di fare arrivare meno risorse finanziarie nel mezzogiorno e in Calabria e ora, forse, sta costruendo un altro alibi per trasferire risorse per le grandi opere come il ponte di Messina e di altre da realizzare, magari, nel Nord del Paese. Onorevole Ministro, è sbagliato questo modo di governare che nel Sud e in Calabria permetterà ai moscerini di continuare a essere più veloci dei treni e di non completare neanche le grandi opere infrastrutturali come l'A3 e la SS 106. A questa situazione di degrado dei servizi di trasporto hanno contribuito anche le recenti scelte di ridurre le risorse finanziarie per il contratto di servizio del trasporto ferroviario a lunga percorrenza, determinando la cancellazione di numerosi treni da e per il Nord del Paese e il consistente taglio di 3,5 miliardi di euro per il Trasporto Pubblico Locale che in Calabria è già ridotto ad un ruolo marginale. Inoltre, forse perché l'interesse è soprattutto nel Mezzogiorno, il Governo non ha riformato l'ordinamento portuale per favorire il transchipment e non ha ridotto la tassa di ancoraggio per mettere il porto di Gioia Tauro nelle condizioni di affrontare la competitività con i porti del Nord Africa. Possono il ministro e i due segretari generali di CISL e UIL, oggi, dopo tutte le scelte negative di questi anni, pensare di affrontare i gravi problemi delle infrastrutture e dei servizi di trasporto attraverso un viaggio esploratore in treno e in pullman? Intanto, i ritardi e le disfunzioni li pagano le imprese calabresi che sono costrette a sostenere consistenti costi esterni che incideranno pesantemente sulla mobilità dei prodotti, abbassando la loro capacità competitiva e i cittadini calabresi che, oltre ai gravi disagi, sono costretti a sostenere maggiori costi per la mobilità che in ambito regionale si stanno sempre più sviluppando attraverso i mezzi privati. E' ora di avere una vera politica infrastrutturale e dei servizi nel settore dei trasporti decidendo le giuste politiche attraverso l'aggiornamento dei rispettivi piani dei trasporti nazionali e della Calabria, al fine di creare sinergie fra i diversi vettori di trasporto e realizzare la spesa e gli interventi, specie nella fase di crisi che stiamo attraversando, all'interno della programmazione che deve indicare le priorità per ottenere i migliori vantaggi possibili per il sistema nazionale e regionale dei trasporti. I processi in atto attivati dal Governo pongono le basi per un ulteriore arretramento del Mezzogiorno e della Calabria e non portano alla crescita del sistema Paese. Anzi sarà un Paese bloccato con forti negatività anche per le regioni del Nord, perché non vengono, ancora una volta, utilizzate le risorse e le potenzialità di un'area importante come il Mezzogiorno. E' su questi aspetti che il ministro Tremonti, la Lega Nord e il Governo dovrebbero confrontarsi evitando di fare gli esploratori. Infine, è da scongiurare l'eventualità che il viaggio esplorativo in Calabria si riduca alla probabile decisione di finanziare, con poche risorse, solo lo studio di fattibilità dell'alta velocità e non la sua realizzazione.
7. Agrigento. La Sicilia è in grado di ospitare tutti gli immigrati. 14 febbraio 2011 - “La Sicilia è in grado di ospitare tutti gli immigrati che in queste ore stanno affluendo dalla Tunisia. Non ci sarà bisogno di mandarli in altre parti d’Italia”. Lo ha detto il prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso, nella foto, commissario straordinario per l’emergenza immigrati, intervistato da Il Messaggero.
Ha anche detto che “la crisi tunisina è una catastrofe umanitaria, come dopo un terremoto“. Da stasera, intanto, ci saranno pasti caldi al Cie di Lampedusa, dove fino a questo momento i 2.150 immigrati hanno ricevuto soltanto panini e acqua. Lo ha assicurato Cono Galipò, il direttore del centro. Trecento, comunque, sono in partenza per essere trasferiti in alcuni centri di permanenza temporanea italiani. “La situazione è  di estrema tranquillità – ha spiegato ancora Galipò – ripetto all’alto numero di clandestini presenti e l’esiguo numero di forze dell’ordine non si sono registrate difficoltà”.
 

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