martedì 15 febbraio 2011

Federali della Sera. Si complica la posizione di Sigmund, annullato il convegno sull'isola greca: è una presa in giro nei confronti del bunga bunga alla veneta. Ruby: sì al rito immediato. Suicidi in aumento. 15 febbraio 2011.

Sezione ladini e padani non amano Luis:
1. Merano. Caso Sigmund: il manager in carcere per "abusi sessuali su minore".
2. Il Presidente anti italiano contestato in Alto Adige.
3. Bressanone. Bressanone: annullato il convegno sull'isola greca.

Sezione quelli da Владивосток:
4. Belluno. Montagna, fondi a Campania e Calabria. Luchetta non ci sta.
5. Trieste. Premio ai comunali che scovano gli evasori Ici.
6. Susegana. Treviso. Tagli Electrolux, Lega divisa sul «prima gli stranieri».
7. Pordenone. Quasi 1.200 casi di lavoro nero scoperti in provincia di Pordenone.
8. Padova. C'è anche una professoressa nei "bunga bunga" sui Colli.

Sezione debiti e psiche:
9. Milano. Ruby, sì al rito immediato per Berlusconi. Milano, 15-02-2011.
10. Firenze. La carica dei 101 evasori totali. Frode al fisco per 800 milioni.
11. Tra Nord e Sud fondi contesi per frane e alluvioni.
12. Milano. Crisi finanziaria, suicidi in aumento.
13. Potenza. Le mani sul san Carlo. Sfilata di camici in Questura per 35 avvisi.

1. Merano. Caso Sigmund: il manager in carcere per "abusi sessuali su minore". I motivi dell'arresto di Praga. Era in un appartamento con un ragazzo ceko. di Susanna Petrone. MERANO. Gli investigatori di Praga hanno arrestato Thomas Sigmund, ex presidente di Jugend Aktiv e tuttora al vertice di Strymer, perché accusato di avere abusato sessualmente di un minore. Alla fine le ferree regole sulla privacy adottate dalla magistratura ceca e la richiesta del meranese - e cioè di avvisare i propri familiari di essere in carcere ma non per quale reato - non sono servite a nulla: le forze dell'ordine di Praga avrebbero arrestato l'altoatesino in flagranza di reato, mentre si trovava con un minorenne del posto. Si complica dunque la posizione di Sigmund, che è indagato dalla magistratura bolzanina (il fascicolo è in mano al sostituto procuratore Igor Secco) per «indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato» per via della gestione di 350 mila euro di contributi pubblici erogati a favore dell'associazione per favorirne l'attività istituzionale.
Ipotesi tutte ancora da verificare da parte degli investigatori bolzanini. Verifiche che però ritarderanno ad arrivare visto l'arresto improvviso di Sigmund. Il magistrato Secco potrebbe essere costretto a ricorrere quanto prima ad una rogatoria internazionale per sentirlo in cella. Viste le accuse mosse dagli investigatori di Praga, non si esclude che la Procura bolzanina verificherà come sono stati spesi i soldi della gestione.Sigmund, infatti, sarebbe proprietario di un appartamento nella capitale della Repubblica Ceca. Gli ipotetici reati compiuti a Merano come presidente dell'associazione che, tra l'altro, coordina l'attività degli streetworker, nulla ha a che vedere con i reati che gli sono stati contestati a Praga.
Di fatto, comunque, il rifiuto da parte di Sigmund, di ricevere aiuto da parte del consolato italiano ha chiuso ogni canale informativo ufficiale. L'avvocato difensore, Marco Ferretti, ha ricevuto inoltre preciso ordine di non tenere contatti con l'esterno, nemmeno con i familiari. Ma alla fine è arrivata la conferma: gli investigatori di Praga avrebbero arrestato Sigmund perché accusato di avere commesso abusi sessuali su un minore. I prossimi passi della Procura di Bolzano saranno verificare come sono stati spessi i soldi e se sono state effettuate delle notevoli spese all'estero.
2. Il Presidente anti italiano contestato in Alto Adige. di Gian Antonio Stella - Corriere della Sera. Chi di nazionalismo ferisce, di nazionalismo... Se n'e’ accorto Luis Dumwalder. Che dopo avere liquidato a nome dei tedeschi e dei ladini le celebrazioni per i 150 anni dell'Unita’ d'Italia, e’ finito sotto il tiro proprio dei ladini: parla per te semmai per i tedeschi. Una reazione inattesa, almeno da parte sua. Che pone, dicono gli italiani, un problema: puo’ ancora dirsi il presidente di tutti? Sono giorni che i quotidiani locali, in particolare l'Alto Adige, sono inondati da lettere di protesta. Perche’ allora non ci restituite la montagna d'oro che noi, lo Stato italiano (non austriaco), generosamente vi lasciamo?, si sfoga Davide Morisi. Penso sinceramente che trascorrere le prossime vacanze in un'altra regione montana....
Caro Presidente Luis, ti scrivo questa lettera per suggerirti una soluzione riguardo la scultura del Duce a cavallo. Perche’ non ti ci metti tu al posto suo? La somiglianza c'e’ affonda Sandra Guglielmo riprendendo la polemica esplosa per la decisione del governo Berlusconi di dare alla Svp, in cambio di due voti alla Camera, cio’ che nessun governo aveva mai dato e cioe’ la rimozione di un altorilievo fascista sui muri degli uffici finanziari del capoluogo: Un politico del tuo livello dovrebbe dare il buon esempio. Hai finalmente fatto vedere di che pasta sei fatto. Complimenti a te e a tutti gli altri politici che la pensano come te. I soldi che ti intaschi mensilmente sono italiani, ricordalo. Non ti considero piu’ il mio Presidente. E via cosi’. Lettere su lettere. Dumwalder l'aveva messo in conto? Difficile dirlo. Da tempo aveva aperto un dialogo speciale con la sua minoranza. Tedeschissimo nel nome, nel cognome, nella faccia che sarebbe piaciuta al Durer, gran giocatore di watten (una briscola, variante sudtirolese), non dovendo convincere nessuno sulla sua identita’ etnica per anni ha intonato canzoni napoletane con la sua compagna Heike. Ci ha dato dentro con la cucina mediterranea. Non ha perso occasione per aprire agli italiani fino a lanciare appelli elettorali, accolti bene se vero che alle provinciali del 2003 arriva a raccogliere circa 10 mila voti tricolori. Un record che lo avrebbe portato a rivendicare di essere il presidente di tutti, anche degli italiani e a rifiutare due anni fa la guida della Svp: Rappresento anche gli italiani. Una scelta obbligata. E rivendicata fin da quando, una ventina d'anni fa, ando’ a prendersi gli insulti dei secessionisti in una indimenticabile manifestazione al Brennero: Ho preso un sacco di fischi! Bene bene! Vuoi dire che ho parlato chiaro!.
Pochi giorni dopo, un sondaggio della Swg di Trieste compiuto telefonicamente su un campione di 801 persone che rispecchiava perfettamente la societa’ altoatesina (gruppo etnico per gruppo etnico, citta’ per citta’, valle per valle...) gli dava ragione. Non solo la maggioranza era a favore dell'Italia, ma addirittura il 41,2% dei tedeschi, appagati dal sistema di garanzie strappato al governo romano nel dopoguerra dopo le angherie del ventennio fascista (il paese di Dumwalder venne ribattezzato Duma di Selva) era per l'Italia, 30% era per un Sud Tirolo indipendente, un 24,8% non rispondeva e solo il 4% invocava l'annessione alla Repubblica austriaca. L'Unione Europea e la cancellazione del confine hanno cambiato tutto. Ma che aria tiri a Innsbruck, tra i fratelli del Tirolo verso i sudtirolesi lo ha detto un mese fa un altro sondaggio della Tiroier Tageszeitung: il 64% dei tirolesi contro la riunificazione del Tirolo. Peggio: il 66% contro la concessione ai cugini della cittadinanza anche austriaca. Perche’? Il dibattito e’ aperto da anni. Tra le mille ragioni, pero’, una e’ sicura: i sudtirolesi sono visti come un gruppo in qualche modo viziato da tanti privilegi che nessuno, al di la’ del confine, sarebbe piu’ in grado di garantire. Un esempio? Sudtiroler Tageszeitung e’ andato a vedere quanto guadagnano i consiglieri del parlamentino di Innsbruck e quanto quelli del consiglio provinciale bolzanino. I primi incassano 3.370 euro netti al mese, i secondi 6.300: il doppio. Cosi’ come quasi il doppio del collega austriaco guadagna Dumwalder: 26.708 euro lordi al mese. Manterrebbero uguali prebende sotto Vienna? Mah...
La vera sorpresa pero’, come dicevamo, e’ stata la reazione allo smarcamento sull'Unita’ del presidente altoatesino (Fa l'italiano a corrente alternata. Comodo cosi’ ride Luca Zaia) da parte di vari leader della minoranza ladina sentiti dal nostro Corriere dell'Atto Adige. Tutti concordi: certo, i tedeschi vivono il loro rapporto con l'Italia nella scia d'una dolorosa storia di occupazione ma Dumwalder non doveva parlare anche a nome del gruppo ladin. Noi siamo ladini, altoatesini e italiani, ma una cosa non esclude l'altra. Non ci creerebbe nessun tipo di problema festeggiare il giorno dell'Unita’ d'Italia sostiene Werner Pescosta, presidente dell'Unione ladini della Val Badia. Noi ladini siamo sempre stati piu’ aperti. Siamo cresciuti fra i turisti e con gente sempre diversa che ci stava intorno. Non siamo abituati a chiuderci. Inoltre per noi fare festa e’ sempre giusto e bello concorda Robert Rottonara, sindaco (della Svp!) di Corvara. Finche’ chiude il discorso Walter Kassiatter, presidente dell'Unione ladini della Val Gardena: Non capisco come Dumwalder possa strumentalizzare l'opinione dei ladini senza realmente sapere come la pensiamo. Lui ha detto che non ci vuole offendere partecipando ai festeggiamenti del 17 marzo, ma noi gli rispondiamo che nessuno si offenderebbe se lui andasse a Roma per le celebrazioni. Anzi, deve partecipare se non altro come segno minimo di educazione e rispetto verso un invito ricevuto. Si tratta semplicemente, in primis, di buone maniere. E poi siamo in Italia da quasi cento anni, ci stiamo molto bene e non vedo problemi. Cos'e’ questo continuo desiderio di creare scontro?.
3. Bressanone. Bressanone: annullato il convegno sull'isola greca. Il sindaco convoca i vertici della casa di riposo: «Scelta inopportuna». di Tiziana Campagnoli. BRESSANONE. Niente viaggio a Samos. La Fondazione Santo Spirito che gestisce la casa di riposo in viale Mozart ieri pomeriggio ha emesso un comunicato per rendere noto che «dopo attenta riflessione si è convenuto di ritirare la delibera con cui il 31 gennaio scorso il Cda aveva deciso di stanziare 9.500 euro per un viaggio-convegno di una settimana a Samos per tredici dirigenti della struttura». Una rapida retromarcia, dunque, scaturita dalle vivaci proteste dell'opposizione ma soprattutto da una convocazione urgente da parte del sindaco Albert Pürgstaller, colto di sorpresa dalla notizia di quel viaggio di cui non era stato informato e che ha subito definito «una scelta inopportuna». «Non sapevo niente di quel viaggio di clausura organizzata dai vertici della Fondazione Santo Spirito e devo dire che la cosa mi ha molto colpito - spiega il sindaco - Con l'assessore Paula Bacher abbiamo dunque convocato il direttore Helmut Pranter e il presidente Zeno Giacomuzzi, e dopo aver ascoltato le loro ragioni non abbiamo potuto far altro che sottolineare il nostro scetticismo. A quel punto - sottolinea - sono stati proprio loro a decidere di fare un passo indietro. Ovvio che il convegno di clausura si farà, è necessario, ma si farà in un luogo più idoneo». Niente viaggio da 10 mila euro in Grecia, dunque, anche se il direttore Helmut Pranter, dopo la retromarcia, ha comunque tenuto a spiegare le ragioni del viaggio, il suo scopo, e si è detto stupito per le polemiche che si sono innescate. «Capisco che sentire parlare di un'isoletta greca, di mare splendido e sole caldo, possa subito far pensare a male, ma il nostro intento era ben altro - spiega Helmut Pranter - ogni anno organizziamo convegni di qualche giorno per i nostri dirigenti per fare il punto della situazione, ma si sono svolti sempre in Alto Adige. Quest'anno, però, la situazione è diversa. Presto dovremo affrontare una riorganizzazione assistenziale in vista della ristrutturazione della struttura, dobbiamo prepararci a tempi duri, e quindi decidere come renderci più autonomi. Temi caldi, importanti che devono essere trattati in rilassatezza, con grande entusiasmo e slancio. Quindi, dopo aver valutato varie opportunità, il Cda aveva accolto la proposta che era arrivata da uno studio di consulenza sul lavoro di Innsbruck che organizza convegni, incontri di lavoro in Grecia. Sono tante le aziende, pubbliche e non, che organizzano meeting di lavoro a Samos, ma anche a Creta e Rodi, e non certo per fare una vacanza, ma per trovare l'ambiente idoneo che aiuti a prendere decisioni importanti. Avevamo pensato di fare lo stesso, senza pensare che tutto questo avrebbe innescato polemiche». E se gli si ricorda che quasi diecimila euro per riflettere sul futuro della Casa di riposo sarebbero stati una cifra esagerata, considerati i tempi di crisi, Pranter sottolinea che 9.500 euro non sono una cifra elevata per l'obiettivo che ci si era prefissati, e che comunque si sborserebbe la stessa somma per un meeting di una settimana in Alto Adige. «9.500 euro per 13 persone equivalgono a 700 euro, cifra che avremmo speso anche in Alto Adige, per una settimana in pensione completa. E penso che andrà proprio così. Abbiamo ritirato la delibera per Samos per evitare ulteriori polemiche e quindi la nostra clausura, di cinque giorni, la faremo in zona in Alto Adige». E sempre ieri c'è stata la dura presa di posizione di Insieme per Bressanone: «Promuovere un incontro, seppur di lavoro, in un'isola paradisiaca è un affronto alle famiglie degli assistiti che mensilmente sono chiamate a concorrere al pagamento delle retta già di per sé onerosa - si legge a firma di Dario Stablum e Alberto Conci - E non possiamo che stupirci delle affermazioni dell'assessore Bacher che invece di essere attenta e responsabile, si dice "meravigliata" di fronte ad uno spreco di denaro pubblico che lascia invece tutti noi allibiti».
4. Belluno. Montagna, fondi a Campania e Calabria. Luchetta non ci sta: «Al Veneto il 2,66% dei contributi, da Roma un'altra ingiustizia». AGORDO. «Un altro schiaffo alla montagna». Non ha usato mezzi termini il presidente della Comunità montana agordina, Luca Luchetta, per esprimere al presidente della Regione, Luca Zaia, e ai parlamentari bellunesi, la costernazione e il disappunto del territorio locale di fronte ai risultati della ripartizione ai Comuni del 30% dei soldi che in passato lo Stato trasferiva alle Comunità montane. Risultati che assegnano al Veneto soltanto il 2,66% dei fondi complessivi, mentre per regioni «montane» come la Campania e la Calabria il bottino è senz'altro più lauto. «Con decreto del ministero dell'Interno del 29 dicembre 2010, previa intesa in Conferenza unificata», sottolinea Luchetta, «è stata determinata la ripartizione di somme a favore dei Comuni appartenenti alle Comunità montane ai sensi dell'articolo 187 della Legge finanziaria 2010. Ebbene: la Regione italiana cui vanno i maggiori trasferimenti risulta la Campania con 4.791.232,67 euro, pari al 28,97% del fondo, seguita dalla Calabria con 2.895.760,89 euro pari al 17,51%. Al Veneto risulta attribuito l'importo complessivo di 440.036,43 euro, pari al 2,66% della somma a disposizione. Ai sedici Comuni dell'Agordino verrà quindi trasferita l'"ingente" somma di 11.961,8 euro». Dalla lettura comparata dei dati regione per regione (sono escluse quelle a Statuto Speciale della Valle d'Aosta, del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia) spiccano, infatti, i dati delle due regioni del sud. Dietro di loro, molto distaccate, la Lombardia (7,38%), la Basilicata (7,12%) e il Piemonte (6,45%). «Come è possibile tutto ciò?», si chiede Luchetta. «La Campania, notoriamente montana, fa la parte del leone e drena più risorse di Piemonte, Lombardia e Veneto messe insieme. Chiediamo al governatore Zaia, ai parlamentari Bressa, Fistarol, Gidoni, Paniz e Vaccari quali provvedimenti stiano attivando per la difesa di una montagna sempre più in via di spopolamento e marginale e quali spiegazioni si possano dare alla popolazione bellunese a fronte di provvedimenti così lesivi di ogni logica equitativa». Ma da dove arrivano questi soldi? La Finanziaria 2010 (art. 2 comma 187) ha stabilito che lo Stato cessa di concorrere al finanziamento delle Comunità montane e che il 30% delle risorse finanziarie non più attribuite a queste ultime sia assegnato ai comuni appartenenti alle Comunità montane e ripartito tra gli stessi con decreto del ministero dell'Interno. L'articolo ricordava, inoltre, che sono da considerare montani i Comuni in cui almeno il 75% del territorio si trovi al di sopra dei 600 metri: «Nel corso del 2010», spiega la Comunità montana agordina, «non si sono avute altre notizie fino al 29 dicembre, quando è stato emanato il decreto che ha quantificato in 16.539.498,92 euro la somma da riassegnare ai Comuni, stabilendo una prima ripartizione su base regionale e la successiva ai comuni appartenenti alle Comunità montane, in proporzione alla popolazione residente, ma con alcuni correttivi. I contributi così calcolati, risultano consolidati per gli anni successivi, nello stesso importo calcolato per l'anno 2010, in attesa dell'attuazione della legge sul federalismo». «Questa ripartizione», aggiunge Luchetta, «è una presa in giro nei confronti della montagna, che sta facendo acrobazie per continuare a fornire i servizi necessari ai Comuni e ai cittadini».
5. Trieste. Premio ai comunali che scovano gli evasori Ici. I comunali specializzati nella caccia agli evasori sono motivati da un premio del 6% netto all’anno sulle evasioni scoperte: può valere più di duemila euro l’anno a testa. di Pietro Rauber. Quest’anno - ha annunciato non più tardi di ieri sera in Consiglio Comunale l’assessore Giovanni Ravidà, in occasione della prima seduta del bilancio di previsione 2011 - il Comune conta di incassare 840mila euro in più, rispetto al 2010, dal recupero di tasse locali non pagate dai contribuenti triestini più ”furbi” e meno onesti: 140mila euro di Tarsu mai onorata e ben 700mila euro di Ici ”fantasma” su seconde case, immobili a destinazione commerciale o industriale, terreni fabbricabili e beni in concessione. Da un po’ di tempo, d’altronde, come riconosce l’a ssessore, tali poste, e in particolare proprio l’Ici, seguono un costante trend di crescita per il «consolidarsi dei risultati ottenuti in questi anni con la lotta all’evasione al pagamento dell’ imposta che hanno progressivamente aumentato la base imponibile del tributo».
LA PERCENTUALE Merito di chi? Di un manipolo di ”comunali” specializzato nella caccia agli evasori. Specializzato e motivato, visto che a tale manipolo l’amministrazione Dipiazza sta riconoscendo un bonus a risultato, mutuando così alla lontana, nel settore pubblico, la filosofia commerciale della ”commissione” che spetta al broker. Nel 2010, per il lavoro di cacciatori di evasori fatto nel 2009, si sono portati a casa quasi duemila euro di una tantum.
LA DELIBERA Nel 2011 - non appena sarà rendicontato il recupero messo in cassa nel 2010, e qui i prospetti fermi all’autunno sono già incoraggianti - quella cifra probabilmente salirà ancora, per effetto di una delibera votata ieri dalla giunta Dipiazza, che ha confermato l’entità del bonus - ovvero l’aliquota dell’incentivo sull’incassato - al 12%. Che significa? Che i 32 dipendenti con qualifica non dirigenziale del servizio Tributi - impegnati per l’a ppunto nella lotta all’evasione delle imposte municipali - si spartiranno una percentuale del 12% lordo, pari al 6% netto, sul totale dei soldi effettivamente recuperati dal Comune nel corso dell’anno scorso. Si badi bene: recuperati e non accertati, perché quelli rischiano molto spesso di non arrivare a stretto giro in quanto il loro pagamento può essere subordinato a una causa tributaria che ha i suoi tempi. Soldi recuperati, quindi, non previsti, così per pagare i bonus il Municipio non anticipa nulla. Soldi derivanti esclusivamente dalla scoperta di vecchie Ici non pagate dai contribuenti, ai quali  l’amministrazione Dipiazza ha poi chiesto il conto.  Si parla qui di Ici e basta, e non di Ici più Tarsu, perché le norme da cui discende la possibilità di «incentivare» modello aziendale - sono il decreto legislativo 446 del 1997, il Comparto unico del Friuli Venezia Giulia e una delibera di Consiglio comunale del 2005 - limitano il raggio d’applicazione alla sola Imposta comunale sugli immobili.
I DESTINATARI «In questo Comune - spiega il meccanismo Ravidà - c’è una decina di dipendenti che si occupa in particolare della lotta all’evasione dell’Ici, mentre gli altri colleghi del servizio, che di dipendenti in tutto ne ha appunto 32, sono comunque impegnati nella lotta alle evasioni tributarie ma non specificatamente a quella dell’Ici. Sarebbe stato ingiusto limitare l’erogazione dell’i ncentivo a quella decina di persone solo perché la legge parla espressamente di Ici. Si è così deciso di premiare l’intero gruppo che lotta contro le evasioni».
LE PROSPETTIVE Il fondo di incentivazione del 12% sull’incassato, per la cronaca, era di 84mila euro nel 2007, di 80mila nel 2008 e di 125mila nel 2009, per un monte-introiti su Ici evase di un milione e 40mila euro. Nel 2010 - stando al trend del recente passato e alle stesse proiezioni dell’anno appena passato, che si fermano come detto a settembre - il monte-introiti sfonderà il milione con abbondanza. Ne consegue che il bonus netto, che dodici mesi fa era vicino ai duemila euro a collo, è destinato a salire ancora.
6. Susegana. Treviso. Tagli Electrolux, Lega divisa sul «prima gli stranieri». Operai in esubero, la provocazione del capogruppo nel consiglio regionale del Friuli, Narduzzi: se qualcuno deve perdere il posto, non siano i nostri. Stiffoni rilancia: «Sacrosanto». Ma Zaia: «No se sono integrati». SUSEGANA (Treviso) - L’idea era stata lanciata in Friuli, per lo stabilimento di Porcia: «Se qualcuno deve andare a casa, siano per primi gli immigrati ». Ma com’è rimbalzata in Veneto, la proposta della Lega furlana ha trovato immediata rispondenza nel Carroccio trevigiano, convinto (ma con un’importante incrinatura interna) che «il lavoro va dato prima ai veneti». Così, quando ieri è piombata sull’Electrolux di Susegana in pieno sciopero anti-tagli, l’ipotesi di dare la precedenza agli immigrati nei licenziamenti ha fatto scoppiare la polemica: «No a una guerra tra poveri». Lunedì ha sfiorato il 100% delle adesioni l’astensione dal lavoro proclamata dai sindacati. A tenere banco, nei sit-in fuori dai cancelli, le dichiarazioni di Danilo Narduzzi, capogruppo leghista al consiglio regionale di Trieste: «Se proprio sarà necessario arrivare agli esuberi Electrolux, allora la scure dei tagli non si abbatta sui lavoratori pordenonesi».
Il friulano parlava evidentemente per lo stabilimento di Porcia. Ma visto che 485 posti sono a rischio pure nel polo trevigiano del freddo, a Susegana, il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni si è sentito di sottoscrivere le parole del collega: «Ragionamento sacrosanto - ha commentato - perché quando la coperta è corta, bisogna farla bastare e la priorità va data ai nostri, non certo agli altri. L’ha detto anche il Padreterno, che prima bisogna aiutare i nostri fratelli e poi pensare agli ospiti. E lo fanno in tutti i Paesi evoluti, dalla Francia alla Germania. Non vedo perché noi dobbiamo sempre essere i fessi. "Prima i veneti", come dice il nostro presidente Zaia». Per la verità, il governatore è stato molto più cauto: «Noi siamo per "Prima il Veneto" - ha affermato Zaia - il che significa prima i cittadini del Veneto, all’interno dei quali ci sono anche i cittadini stranieri che sono venuti qui e si sono integrati e hanno fatto una scelta di vita». La fabbrica trevigiana di Electrolux conta, su un totale di quasi 1.480 addetti, un 30% di extracomunitari. Al momento il programma di riorganizzazione prospettato dalla multinazionale svedese non indica la ripartizione per nazionalità degli addetti destinati alla cassa integrazione o alla mobilità. I sindacati, in ogni caso, promettono già battaglia. «Come al solito - ha tuonato Paolino Barbiero, segretario provinciale della Cgil - la Lega guarda la pagliuzza e non vede la trave. I leghisti non capiscono che, se il piano industriale non cambia, qui non ce n’è per nessuno, né italiani né stranieri. Anziché pensare a come eliminare gli immigrati, il Carroccio dovrebbe chiedere all’azienda di tornare sui suoi passi». Angela Pederiva
7. Pordenone. Quasi 1.200 casi di lavoro nero scoperti in provincia di Pordenone. Effettuate ispezioni in 855 aziende, oltre un terzo delle quali è risultato irregolare. Il numero degli occupati non a norma è superiore a quello dichiarato in esubero dalle società in cassa integrazione. di Elena Del Giudice. PORDENONE. La crisi erode il lavoro, quello regolare. Quello irregolare, invece, non solo non diminuisce ma aumenta. Anche in provincia di Pordenone. A certificare l’esistenza del fenomeno sono i vari enti ai quali spetta il compito ispettivo, dalla Direzione provinciale del Lavoro, all’Inps, all’Inail, e alla Ass 6 che hanno individuato 1.177 casi nel 2010. Il bilancio di un anno di attività decisamente fa paura. I dati raccolti all’interno del Comitato per il lavoro e l’emersione del sommerso della provincia di Pordenone confermano, per il 2010, l’e sistenza di un fenomeno purtroppo in crescita: quello del lavoro nero. Basti pensare che i lavoratori impiegati senza essere stati denunciati sono superiori al numero di quelli dichiarati in esubero da tutte le aziende della provincia che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione straordinaria.
Nei 12 mesi dello scorso anno la Direzione provinciale del lavoro ha controllato 641 aziende, di cui 240 sono risultate irregolari (37,4%). Degli oltre 3.500 lavoratori occupati in queste aziende sottoposte a ispezione, ben 848 sono risultati irregolari (23,6%), di cui 195 extracomunitari. Tra questi, ben 225 erano “in nero”, praticamente più di un quarto, per la precisione il 26,6%.
L’attività di controllo ha comportato l’elevazione di sanzioni per 2,54 milioni di euro, oltre a 1,57 milioni per “maxi sanzioni”, 603 mila euro per la notificazione di illeciti, 283 mila euro per prescrizioni. Sono stati recuperati contributi omessi per oltre 214 mila euro.
Le verifiche hanno anche comportato l’emanazione di 81 provvedimenti dell’attività produttiva di cui 3 in agricoltura, 5 nel settore commercio, 4 in edilizia, 15 in pubblici esercizi e due in altri settori.
Nel solo 4° trimestre dello scorso anno, l’ispettorato ha visitato 175 aziende delle quali 79 sono risultate irregolari. Dei 731 lavoratori impegnati nelle imprese oggetto di accertamenti, 182 sono risultati irregolari e tra questi 83 erano “in nero”, dei quali 36  stranieri extracomunitari. Parziale ma significativo il bilancio dell’Inail del quarto trimestre 2010, quando sono state visitate 55 aziende, di cui 37 sono risultate irregolari, 67,3%. Nelle imprese oggetto di verifica sono stati individuati anche 25 lavoratori irregolari. Nello stesso periodo sono stati regolarizzati 293 lavoratori, di cui 268 in nero. Nell’intero anno 2010 l’Inail ha ispezionato 204 aziende, individuandone 163 irregolari; 203 le posizioni di lavoratori giudicate non regolari, ben 329 quelli classificati “in nero”. I premi recuperati hanno sfiorato il milione di euro, per la precisione 936 mila 726 euro.
Anche l’Enasarco ha svolto il proprio programma di attività finalizzato ai controlli su dieci aziende, di cui 6 irregolari. Ha verificato 23 posizioni lavorative in cui sono state accertate 65 irregolarità; contributi recuperati per 48 mila euro.
Infine l’Azienda per i servizi sanitari n. 6 del Friuli occidentale ha svolto anch’essa una relazione sull’attività ispettiva svolta nel 2010 che si è strutturata su 740 sopralluoghi, di cui 314 in cantieri edili. Sono stati indagati oltre 200 cantieri per la bonifica dall’amianto, mentre sono state 322 le inchieste avviate su infortuni sul lavoro e 172 per malattie professionali.
8. Padova. C'è anche una professoressa nei "bunga bunga" sui Colli. Di giorno insegnante, di notte escort: avrebbe partecipato ai festini hard organizzati dall'ex assessore Alessandro Costa. PADOVA. Professoressa di giorno, prostituta di notte. Nel caso «bunga bunga alla veneta» spunta adesso anche un'insegnante bolognese. Trent'anni, separata, un lavoro rispettabile alla luce del sole ed un'attività segreta e molto più redditizia nel tempo libero. Perché nel suo giro di clienti ci sarebbero uomini facoltosi e noti che, per lei, raggiungevano il capoluogo dell'Emilia Romagna anche da Milano e da varie città del Veneto, fra cui Padova. Non solo. L'insegnante avrebbe una vera e propria specializzazione in «bunga bunga» e avrebbe perciò partecipato, dietro lauto compenso, a parecchi festini a luci rosse organizzati sui Colli Berici che, secondo gli investigatori, sarebbero stati organizzati proprio dall'ex esponente del Carroccio (da alcuni giorni agli arresti domiciliari) Alessandro Costa, vigile urbano (sospeso) ed ex assessore del Comune di Barbarano.
Giorno dopo giorno, l'indagine condotta dai carabinieri della Compagnia di Padova del maggiore Dionisio De Masi e dal Norm diretto dal tenente Luca Bordin sta portando più lontano e si sta arricchendo di nuovi tasselli. Un puzzle che sembra coinvolgere sempre più persone. Al centro c'è sempre l'ex assessore alla sicurezza, accusato di essere il gestore del sito internet www.bestannunci.in in cui centinaia di escort si proponevano ai clienti. Per ogni annuncio ogni ragazza avrebbe pagato, mensilmente, 150 euro. Quella del sito, tuttavia, non sarebbe stata l'unica attività.
Alessandro Costa, 38 anni, avrebbe anche organizzato festini hard. Lui, difeso dagli avvocati Paolo Mele senior e Nicola Guerra, rigetta ogni accusa, sostenendo che gestire un portale di annunci non costituirebbe reato, che non avrebbe mai messo in contatto prostitute e clienti. Ha inoltre spiegato di aver preso parte agli incontri in villa solo in qualità di cameraman. Video e fotografie, insomma, sarebbero stati semplici hobby. Una versione, tuttavia, che sembra contrastare anche con quanto raccontato dall'insegnante che lo avrebbe indicato come promotore degli eventi a luci rosse e ai quali lei avrebbe preso parte ricevendo cospicue somme di denaro in cambio.
Sempre in Emilia Romagna un'altra giovane donna avrebbe giocato un ruolo di spicco nel giro di affari. In questo caso si tratterebbe di un'escort rumena, di 23 anni, titolare di una carta Postapay sulla quale sarebbero confluiti i pagamenti di molte ragazze che si facevano pubblicità grazie al sito www.bestannunci.in. Benché intestata a lei la tessera sarebbe stata trovata nell'abitazione dell'ex assessore. Si tratta di uno dei tanti oggetti sequestrati, molti dei quali, soprattutto gli strumenti informatici, sono ancora al vaglio dei carabinieri e potranno fornire ulteriori dettagli. Costa aveva utilizzato dei pagamenti tramite Postepay solo fino ad agosto, quando fu denunciato a piede libero. La sua attività, tuttavia, secondo i militari non si sarebbe mai arrestata. Per questo motivo a gennaio è stato arrestato con l'accusa di favoreggiamento della prostituzione.
9. Milano. Ruby, sì al rito immediato per Berlusconi. Milano, 15-02-2011. Silvio Berlusconi sara' processato con rito immediato per i reati di concussione e prostituzione minorile che vengono contestati al premier dai magistrati che si occupano dell'inchiesta del cosiddetto caso Ruby: il Gip di Milano Cristina Di Censo ha infatti accolto la richiesta avanzata dalla procura di Milano, convinta che ci siano prove sufficienti per mandare a processo Berlusconi saltando la fase di udienza preliminare.
Saranno tre donne a giudicare Silvio Berlusconi. Stando a quanto ha comunicato la cancelleria della quarta sezione penale alla presidenza dei gip, il collegio che inizierà il processo sara' composto dai giudici Carmen D'Elia, Orsola De Cristofaro e Giulia Turri.
Il ministero dell'interno è indicato come parte offesa in relazione all'accusa di concussione mossa al premier. L'altra parte offesa è la giovane marocchina Ruby con la quale il premier, secondo l'accusa, avrebbe avuto rapporti sessuali quando lei era minorenne.
"Non ci aspettavamo nulla di diverso". ha detto l'avvocato Piero Longo, uno dei difensori di Silvio Berlusconi, commentando la notizia del rinvio a giudizio del premier per concussione e prostituzione minorile.
Il processo a Silvio Berlusconi comincera' il 6 aprile, alle ore 9.30, davanti alla quarta sezione penale del tribunale di Milano in composizione collegiale. "In data odierna - si legge in una nota firmata dal presidente dell'ufficio gip di Milano, Gabriella Manfrin - il giudice per le indagini preliminari Cristina Di Censo, ha depositato il decreto con cui si dispone ai sensi degli articoli 453 e seguenti del codice di procedura penale, giudizio immediato a carico dell'onorevole Silvio Berlusconi" per i reati di concussione e prostituzione minorile. A Berlusconi la procura contesta di aver abusato della qualità di presidente del Consiglio per indurre i funzionari della procura di Milano, la notte del 27 e 28 maggio dell'anno scorso, ad affidare Ruby alla consigliera regionale Nicole Minetti e per avere avuto rapporti sessuali con la giovane marocchina ad Arcore.
10. Firenze. La carica dei 101 evasori totali. Frode al fisco per 800 milioni. Scoperti dalla Finanza nei 1.377 controlli del 2010. Firenze, 15 febbraio 2011 - Sono 101 gli evasori totali di Firenze e della provincia scoperti dalla Guardia di Finanza nel 2010 in seguito a 1377 controlli. Semplicemente: non hanno presentato la denuncia dei redditi, così sottraendo al Fisco ben 788.969.000 (Iva dovuta pari a 37.276.000). I dati sono stati forniti ieri nel corso del tradizionale Report delle Fiamme Gialle, alla presenza del generale di divisione Giuseppe Vicanolo, 51 anni, da luglio comandante regionale toscano della Guardia di Finanza, del generale Gaetano Mastropierro, comandante provinciale e del colonnello Luca Cervi comandante del nucleo di polizia tributaria.
Le persone denunciate per reati fiscali sono state 76, di gran lunga (46%) connesse all’edilizia. Dietro le ristrutturazioni si rilevano casi di rilevante evasione: su 61 imprese controllate, 32 hanno omesso di presentare le dichiarazioni. Sei gli imprenditori denunciati come evasori totali per 13,6 mln di imposte dirette e 1,6 mln d’Iva. Invece il 13% è composto da liberi professionisti. Gli ’evasori paratotali’ individuati sono stati, invece, 17. Il 29% lavora nel privato, il 23% nell’edilizia. Il 12% è composto da liberi professionisti: dottori, artisti, avvocati, consulenti amministrativi, ricercatori che hanno omesso di presentare, per diversi anni, le dichiarazioni. L’evasione ammonta a oltre 10 mln (9.194.000 in imposte dirette, Iva per 871.500). Medesima percentuale di chi lavora nel trasporto merci.
Ricordate la 'lista Falciani', dal nome del dipendente della banca Hsbc di Ginevra che trafugò i nomi di migliaia e migliaia di esportatori di valuta? Tra questi ci sono anche centinaia di italiani. E di toscani: 281 per la precisione. Il dato più prettamente fiorentino è di 87 esportatori o maxi esportatori di valuta, di cui 28 controllati: 20 ’verbalizzati’ (e 4 denunciati) col recupero di capitali da tassare per 9,8 mln. Altri 8 hanno potuto difendersi con lo scudo fiscale, per 7,5 mln.
SWAP, una parola che suona come un incubo per gli enti pubblici che hanno scommesso sulla finanza derivata per poter contare su denaro come anticipo, salvo poi dover fare i conti con fortissimi interessi debitori. Quella del nucleo di polizia tributaria è una delle indagini più delicate. L’ipotesi, truffa aggravata nei confronti di alcune banche italiane e straniere che hanno stipulato contratti Swap di copertura dei rischi di variazioni dei tassi d’interesse collegati a sottostanti capitali di riferimento pari a 1,4 miliardi di euro con la Regione (624 milioni), il Comune di Firenze (728 mln), quelli di Campi, San Casciano e Tavarnelle. Si aggiungano a questi altri enti pubblici, interessati dall’inchiesta in un secondo momento, per un totale di 11 complessivi. Su richiesta della Procura il Gip ha disposto, a dicembre , il sequestro preventivo di 22 milioni di euro a carico degli indagati: somma equivalente ai "profitti illeciti conseguiti in modo fraudolento".
Tutto fa. Anche le prestazioni sociali agevolate. Controlli su 213 soggetti in provincia (86 a Firenze e nell’hinterland) con un recupero a tassazione di poco meno di 100mila euro. Constatate irregolarità nella dichiarazione Isee presentata per ottenere la prestazione sociale: le irregolarità riguardano borse di studio (31), canoni di locazione (30), tasse universitarie (13), prestazioni scolastiche, assegni alloggi, buoni libro, nucleo familiare numeroso. giovanni spano
11. Tra Nord e Sud fondi contesi per frane e alluvioni. La riforma dello Stato italiano in senso federalista, cavallo di battaglia e grimaldello elettorale della Lega di Umberto Bossi, il dibattito si trasforma sempre di più in una schermaglia da derby calcistico Nord-Sud. Singolare che, da Sud, si giochi una partita nella partita tra chi lamenta trattamenti di favore riservati al Nord col colpevole silenzio del centrodestra meridionale, e chi ribatte accusando la controparte politica di favorire sprechi di denaro pubblico. Ultimo fronte di questo scontro, l’emendamento (votato anche da parlamentari del centrosinistra del Nord) col quale sono stati destinati 100 milioni di euro alle zone delle recenti alluvioni nel Nord. Per l’assessore Amati questi soldi sono stati sottratti al fondo per il dissesto idrogeologico e costituiscono uno scippo al Sud. Il capogruppo del Pdl alla regione Puglia, Rocco Palese, sostiene invece che non ci sia nulla di vero nelle lamentele di Amati e in generale del centrosinistra.
«Non c’è stato nessuno scippo di fondi. - dice - I fondi della delibera Cipe 6 novembre 2009 si sarebbero dovuti ripartire con il criterio 85% (Mezzogiorno) 15% (Centro-Nord). Lo stesso Cipe - aggiunge Palese - con delibera 41/2010 ha già assegnato 100 milioni di euro da ripartire tra Emilia Romagna, Liguria e Toscana colpite da eventi meteorici eccezionali. L’emendamento approvato nelle commissioni del Senato prevede che vengano assegnati 100 milioni di euro per il 2011 e 100 per il 2012 a Liguria (45), Veneto (30), Campania (20), Messina (5). Alle Regioni del Centronord sarebbero comunque stati assegnati 150 milioni. Ora ne avranno 175, quindi 25 in più. Basterebbe leggere con attenzione per scoprire che nessuno scippo è stato perpetrato ai danni del Sud».
La replica di Amati, assessore regionale alle Opere pubbliche, non si è fatta attendere: «Troppe parole - si legge in una nota - per giustificare un furto. Il Nord avrebbe ricevuto “solo” 25 milioni in più? Già questo sarebbe un torto per le regioni meridionali. Ma vorrei invitare Palese ad informarsi meglio: i 150 milioni, ovvero parte del 15% previsto per le regioni del Nord su un miliardo, sono già stati dati a queste ultime attraverso accordi di programma già sottoscritti con il ministero dell'Ambiente e vistati dalla Corte dei conti. Le risorse assegnate dall'emendamento dunque – spiega Amati - sono aggiuntive rispetto ai 150 milioni che la legge destina al Nord».
In serata nuova controreplica di Palese: «A noi risulta che le risorse di cui parla Amati, tra cui peraltro fondi per la Campania e per Messina, non sono aggiuntive rispetto a quelle previste».
L’ulteriore risposta stavolta è affidata al capogruppo del Pd alla Regione, Antonio Decaro: «La differenza fra noi e il centrodestra, è che quando il partito democratico sente puzza di ingiustizia non riesce proprio a tacere. Noi - aggiunge - non temiamo di chiedere spiegazioni anche agli esponenti del nostro partito, se presumiamo che questi possano aver commesso un errore. Ma ci rivolgiamo a loro affinché rimedino quanto prima, soprattutto se l’argomento è così delicato come è quello del dissesto idrogeologico. È per questo motivo - precisa il capogruppo - che l’assessore Amati ha inviato una lettera al governo ma anche ai parlamentari del suo stesso partito».
A proposito di soldi (promessi, negati, tagliati, scippati) la senatrice Adriana Poli Bortone, leader di «Io Sud» chiede al govenro nazionale «Qualche anticipazione di intervento sul piano per il Sud. Noi - spiega - abbiamo già dichiarato gli obiettivi su federalismo fiscale (territorialità dell’imposta) e piano delle infrastrutture, per il quale ci auguriamo ci sia qualche anticipazione per il Mezzogiorno. Non siamo per l’assistenzialismo, ma vogliamo essere messi alla pari con gli altri per affrontare il federalismo»
12. Milano. Crisi finanziaria, suicidi in aumento. Per la prima volta studiato il legame tra le difficoltà economiche, la depressione e i tentativi di togliersi la vita. MILANO - Crisi finanziarie, depressione e tentativi di suicidio. Il rapporto c’è e colpisce sia le persone a reddito più basso sia quelle a reddito medio-alto, a causa delle perdite finanziarie. E per la prima volta viene documentato in uno studio pubblicato da World Psychiatry, la rivista della World Psychiatric Association(Società mondiale di psichiatria), di cui è presidente l’italiano Mario Maj, docente a Napoli. È la prima ricerca sull’andamento della frequenza della depressione e dei tentativi di suicidio nel corso di 10 anni (dal 1998 al 2007), in rapporto alle fasce di reddito in un intero paese (la Corea del Sud). È il tema dominante anche al congresso della Società italiana di Psicopatologia (Sopsi), che si apre a Roma martedì 15 febbraio.
RISCHIO DISOCCUPAZIONE - Spiega Maj, che è anche presidente in carica della Sopsi: «È stato documentato l’incremento della frequenza della depressione e dei tentativi di suicidio durante il periodo di crisi finanziaria. Il tasso dei tentativi di suicidio è aumentato da 13,6 per 100.000 abitanti nel 1997 a 18,8 nel 1998, anno di inizio della crisi. La disuguaglianza nella frequenza, in rapporto al reddito, è andata poi progressivamente aumentando durante il decennio. Il divario tra fasce di reddito più basso e più alto è raddoppiato tra il 1998 e il 2007». L’incremento della disuguaglianza si è osservato anche per la salute fisica, ma è risultato molto più pronunciato per la salute mentale. In un’altra ricerca, condotta in 26 paesi europei, si è anche visto che per ogni aumento dell’1% del tasso di disoccupazione si è verificato un aumento dello 0,79% dell’incidenza del suicidio nei soggetti di età inferiore ai 65 anni. In particolare in Inghilterra, le persone indebitate sono risultate essere due volte più inclini delle altre a pensieri suicidi.
RESPONSABILITÀ - Nel corso del 2010 sono, inoltre, comparsi i primi studi sulle conseguenze della crisi mondiale iniziata nel settembre 2008, dopo la bancarotta della Lehman Brothers Holdings negli Stati Uniti. Una ricerca condotta a Hong Kong ha confrontato la frequenza della depressione maggiore nel 2005, nel 2007 e nell’aprile-maggio 2009. È risultata, rispettivamente, dell’8,3%, dell’8,5% e del 12,5%. L’aumento nel 2009 si è riscontrato sia negli uomini che nelle donne ed è stato maggiore nei soggetti tra i 55 e i 65 anni e in quelli che avevano famiglia (suggerendo un rapporto con il carico di responsabilità dal punto di vista finanziario). L’aumento di frequenza ha colpito sia le persone della fascia di reddito più basso sia quelle della fascia medio-alta. Quest’ultima a causa della perdita di denaro investito. Tra i soggetti con le perdite più significative la frequenza della depressione maggiore è risultata essere del 20,3%.
DEBITI E PSICHE - Un altro studio, svoltosi in Gran Bretagna, ha individuato due gruppi di persone ad alto rischio di depressione a causa della crisi: quelle insicure sul mantenimento della propria occupazione e quelle indebitate. In questi due gruppi, la frequenza è risultata più che raddoppiata rispetto agli altri soggetti esaminati. «Vero – aggiunge Maj -. È stato documentato che la disoccupazione si associa ad un rischio aumentato di depressione, disturbi ansiosi e quadri psicosomatici, con un tasso complessivo di problemi psicologici del 34% tra i disoccupati contro il 16% negli occupati. Quanto più lungo è il periodo di disoccupazione, tanto maggiori sono le conseguenze sulla salute mentale. Inoltre, l’impatto della disoccupazione sulla psiche risulta maggiore nei paesi meno sviluppati sul piano economico, in quelli in cui la distribuzione del reddito è più disomogenea e in quelli in cui i sistemi di protezione dei disoccupati sono più deboli».
«RINFORZARE IL SOSTEGNO» - Sempre gli inglesi hanno visto, in un altro studio, che il rischio di depressione e di disturbi d’ansia risultava aumentato nei soggetti che avevano perso il lavoro recentemente (durante l’ultimo anno) e in quelli che erano stati senza lavoro per più di tre anni. Il rischio di sviluppare disturbi mentali non era ridotto in coloro che ricevevano un sussidio. Infine, i disturbi d’ansia. Confrontando il periodo della crisi (2008-2009) con quello precedente (2005-2007), ricercatori australiani hanno verificato un aumento dei disturbi d’ansia nei soggetti con lavoro precario, ma non in quelli con lavoro stabile. Conclude Maj, lanciando un appello ai governi come Società mondiale di psichiatria: «Occorre rinforzare i servizi di salute mentale quando c’è crisi finanziaria piuttosto che sottoporli a tagli drastici, come purtroppo sta adesso accadendo in molti Paesi compreso il nostro. E mi appello alle aziende: almeno le grandi sviluppino o rinforzino sistemi di supporto psicologico per i dipendenti». Mario Pappagallo
13. Potenza. Le mani sul san Carlo. Sfilata di camici in Questura per 35 avvisi. 15/02/2011 POTENZA - I telefoni hanno iniziato a squillare ieri mattina. A un capo la Questura di Potenza sezione “reati contro la pubblica amministrazione”. All’altro imprenditori, medici, infermieri, l’ex assessore regionale alla Sanità con signora e figliola al seguito.
In tutto sono trentadue persone, e hanno iniziato a sfilare negli uffici di viale Marconi poco prima che facesse buio per ricevere una copia dell’avviso di conclusione delle indagini su appalti, e forniture all’ospedale San Carlo di Potenza. L’inchiesta è la stessa che è diventata di pubblico dominio a gennaio del 2009 tra i filoni originati dalle intercettazioni degli imprenditori interessati alle gare del programma di estrazioni petrolifere nella Valle del Sauro. Ma c’è dell’altro. Molto altro.
Per due anni le attività sono proseguite sotto traccia, e negli uffici al quarto piano del Palazzo di giustizia di Potenza il fascicolo è passato di mano: dal pm Henry John Woodcock (tornato a lavorare per la procura partenopea), al collega Salvatore Colella (arrivato dalla città dei Sassi). E non è passata inosservata la passeggiata di Colella nei corridoi di Macchia Romana a metà della scorsa settimana. Il sostituto procuratore si è scomodato di persona per acquisire gli ultimi documenti.
Tra le accuse oltre a diversi episodi di corruzione, concussione e turbativa d’asta, spiccano il peculato di infermieri e luminari della medicina. I primi si portavano a casa farmaci e attrezzature varie, i secondi si comportavano in reparto come se fossero a casa loro, disponendo di infermieri e attrezzature per la loro seconda attività, quelle che in gergo si chiamano “prestazioni intra moenia”.
C’è un capitolo dedicato ai favori per gli amici e i parenti di un gruppetto di dottori, come l’ex assessore regionale Antonio Potenza, che avrà voluto testare - in incognito - la qualità dei servizi offerti dal centro di eccellenza della sistema sanitario regionale per sè stesso, moglie e figliola. Se è mai possibile dev’essere per questo che alla fine non ha pagato nemmeno un euro di ticket, mentre gli altri fanno la fila. Per non bruciargli la copertura c’è chi avrebbe fatto carte false, e chi ogni giorno “forzava” il sistema di prenotazioni inserendo urgenze inesistenti.
Diverse anche le truffe sulle spese fatturate alla Regione per i convegni organizzati nei locali dell’auditorium. Il titolare della ditta che avrebbe lavorato per diversi anni in regime di quasi monopolio per reclutare le hostess, una ditta di catering, e quant’altro necessario per l’occasione, si era fatto una copia delle chiavi per non disturbare ogni volta l’amministrazione. Tanto valeva dargli la gestione di tutta la struttura, no? Invece si passava ogni volta per un affidamento, e serviva un tecnico di laboratorio che facesse il superlavoro per «velocizzare e supportare l’iter burocratico» tra l’azienda ospedaliera e la Regione. Grazie all’amicizia delle persone giuste i problemi si risolvevano, ma intanto bisognava mollare al loro destino i vetrini e le provette. In conclusione la Regione doveva sempre pagare qualcosa in più per compensare lo “sbattimento”.
La mole di atti a sostegno delle accuse è ponderosa. I capi d’imputazione sono cinquantuno per fatti che vanno dal 2003 al luglio del 2008, con uno spartiacque a febbraio del 2008 che è quasi una ricorrenza. Non è una data qualsiasi perchè è quando si diffuse la notizia che al San Carlo erano stati sorpresi dei tecnici all’opera su una centralina elettrica. L’ora era insolita, e a un rapido controllo era emerso che in precedenza non era stato segnalato nessun guasto, per questo il responsabile dell’ufficio tecnico aveva fatto il 113 denunciando la situazione. Al loro arrivo i poliziotti non avrebbero trovato anima viva, ma solo antenne e centraline per radiotrasmittenti. Un piccolo ripetitore camuffato in mezzo agli interruttori, uguale a quelli utilizzati dalla polizia giudiziaria per rilanciare il segnale a corto raggio di microfoni per le intercettazioni ambientali. Qualche giorno dopo la direzione generale sarebbe intervenuta con una nota pesantissima di biasimo per il rischio di quell’operazione sia per i tecnici impiegati, che per i pazienti dell’ospedale, considerate le possibili interferenze con le apparecchiature mediche in funzione a breve distanza.
Quell’episodio è ricostruito anche nell’avviso notificato agli indagati. Sembra che a un certo punto un tale “Luigi”, che gli investigatori non sono riusciti a identificare, avesse informato quel tecnico di laboratorio che si occupava di sbrigare le pratiche dei convegni del fatto che la procura della Repubblica di Potenza avesse in corso un’attività di intercettazione ambientale all’interno dell’ospedale. Il responsabile degli impianti elettrici si sarebbe attivato per bonificare gli uffici dalle microspie, e aggeggi come quello ritrovato nella centralina. Dopodichè sarebbe stato informato anche il titolare della ditta che organizzava tutti quei convegni. Per questo adesso il tecnico e l’elettricista devono rispondere di favoreggiamento. Leo Amato

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