domenica 6 febbraio 2011

Notizie Federali del Mattino: il pomodorino veneziano, 6 febbraio 2011.

Sezione creativi e pendolari stanchi:
1. Bozen. I creativi: luci e vetri per coprire il duce ma raccontando l'opera.
2. Aosta. I "Pendolari stanchi".
 
Sezione tangentopoli lagunare:
3. Belluno. Contributi Ue su pascoli falsi. Allevatore nei guai per truffa.
4. Venezia. Tangentopoli veneziana
5. Voghera. Truffa sui corsi, si va verso la prescrizione.
6. Mantova. Nascosti al fisco 567 milioni di euro.
7. Perugia. Ancora polemica sull’immagine della città.
8. Chieti. Maxi evasione da 13 milioni.

Sezione le intelligenze del Pd:
9. Napoli, il Comune si rifà l'immagine: pronto a spendere 54mila euro.
10. Basilicata. Dopo il convegno del Pd.
11. Napoli. Comune Napoli, consulente revocata chiede i danni all'Amministrazione.
12. Napoli. Partiti Campania: cala il Pd, boom Udc che arriva a 16mila tessere.
13. Napoli. Fondi europei, Campania fanalino di coda.
 
Sezione pomodorino di Pachino:
14. “Senza di noi l’Italia non esiste”. di Carlo Franco.
15. Micciche’. Raccapricciante boicottare il pomodorino di Pachino”.





1. Bozen. I creativi: luci e vetri per coprire il duce ma raccontando l'opera. BOLZANO. Vetri oscuranti, installazioni d'arte contemporanea, pannelli basculanti, occhiali metaforici e illustrazioni esplicative. Designer, artisti e creativi altoatesini rispondono al concorso di idee lanciato da Durnwalder su come "coprire" il bassorileivo di Piffrader. Ne escono proposte concrete e ideazioni decisamente più provocatorie, ma tutte con il comune denominatore di non svilire una testimonianza storica e un'opera d'arte. Niente, quindi, di diametralmente opposto a quanto non è già rappresentato sul frontone del palazzo degli uffici finanziari.  Il giornalista Ettore Frangipane, assieme al fratello ingegnere Domenico, presenta un vero e proprio rendering del palazzo degli uffici finanziari: «Il depotenziamento del duce a cavallo - spiegano - si può ottenere applicando al frontone una vetrata con un'opacità graduabile. Stando in mezzo alla piazza, quindi, si potrebbe continuare a intuire qualcosa del disegno originario velato da una copertura non troppo invasiva. Nel terrazzamento si potrebbe trovare lo spazio per un museo sul nazi-fascismo che, oltre a spiegare il bassorilievo nel complesso, ospiti pure il busto di Vittorio Emanuele conservato all'Iti o un'aquila di ponte Druso».  Niente pareti, ma un sostanziale "vedo non vedo" piuttosto elegante. Più complicata, invece, la soluzione prospettata da Giovanni Pegoraro, pittore bolzanino che esporrà a breve in Municipio una serie di ritratti sui sindaci di Bolzano: «Si potrebbe pensare a un sistema di pannelli estraibili secondo un meccanismo a soffietto oppure simile a quello delle porte dei garage. Ogni singolo elemento dovrebbe avere le stesse identiche dimensioni del duce a cavallo, ciascuno con una raffigurazione diversa, ma sullo stesso tema. Si potrebbe, per esempio, vedere Durnwalder o Magnago a cavallo oppure altre figure storiche della nostra terra. I pannelli, infatti, dovrebbero alternarsi l'uno con l'altro durante la giornata in modo da offrire sempre una faccia diversa che possa fornire spunti di riflessione differenti sul passato altoatesino. Io sarei pronto a cominciare anche subito».  Claudio Calabrese, presidente dell'associazione "Kunstpass" è più cauto: «Di primo acchito penso a un vetro con delle installazioni d'arte contemporanea che riportino delle mappe concettuali in grado di salvaguardare la valenza storica del frontone. Dobbiamo essere in grado, però, di rendere il bassorilievo uno strumento didattico e in questo senso coprirlo è già una scelta sbagliata, un errore. Nel caso, comunque, andrebbe scelto qualcuno da incaricare che non può certamente essere un artista altoatesino, bensì un esterno, molto competente e privo di qualsiasi preconcetto. Nasconderlo completamente, comunque, sarebbe una soluzione totalmente inutile e non dissimile dalla volontà di staccarlo».  Beffarda e tagliente la proposta del designer Kuno Prey: «Prima del frontone ho pensato a degli occhiali per gli altoatesini. Prevedo una montatura appariscente con un microchip che permetta di impostare uno di tre filtri programmati. Il primo è per chi vuole vedere il contemporaneo spinto dalla voglia di guardare avanti, il secondo capace di eliminare tutto ciò che è realizzato in marmo e granito e il terzo per nascondere i gerani rossi e le costruzioni in legno di abete. Ovviamente le ultime due opzioni prevedono una possibile sovvenzione pubblica». Dalla metafora artistica alla proposta giovanile di Martin Klammer, Sara Pallua ed Eva Moser, studenti della facoltà di design della Lub: «Sarebbe bello pensare a un vetro con delle illustrazioni che raccontino la storia del bassorilievo, ma anche le sue critiche e contraddizioni. La storia dell'opera di Piffrader, infatti, è fortemente determinata dalle polemiche che ha sempre scatenato, quindi per non tradire e perdere completamente il valore artistico di questo oggetto bisogna contestualizzare pure tutto questo discutere a livello ideologico e politico. Da altoatesini di lingua tedesca, comunque, possiamo dire che si tratta di una scultura che non ci offende più di tanto: francamente abbiamo altre priorità rispetto a tutto questo baillame politico». Molto netta, infine, la chiusura del rappresentante degli studenti di design alla Lub Nicolò Cunico: «Sono un convinto sostenitore della storia e della sua importanza, quindi non coprirei né staccherei mai il bassorilievo. Chi dovrà occuparsene sarà chiamato a muoversi con un piglio altamente professionale, capace di non snaturare il messaggio storico che arriva dal palazzo degli uffici finanziari».  D'accordo la direttrice del Museion Letizia Ragaglia, che ribadisce la sua posizione: «Nascondere un'opera è sempre sbagliato, ma se questo sarà il compromesso, la soluzione architettonica dovrà inserirsi nella piazza senza stravolgerla».
2. Aosta. I "Pendolari stanchi" lanciano una raccolta firme per l'elettrificazione della linea ferroviaria valdostana. 05/02/2011. AOSTA. Avere una ferrovia "normale": lo chiedono i "Pendolari stanchi VdA", comitato di utenti che ha avviato una raccolta di firme per chiedere l'elettrificazione della linea ferroviaria Aosta-Torino.
Sul banchetto allestito in place des Franchises, nel centro storico di Aosta, i "pendolari stanchi" con l'appoggio di partiti, associazioni e sindacati (Partito Democratico, Alpe, Federazione della sinistra; Italia dei Valori; Partito Socialista Italiano; Arci; Legambiente; Collettivo Studentesco; Filctem-Cgil) presentano una petizione che ha fondamentalmente due scopi: sostenere il progetto di rinnovamento della tratta ferroviaria valdostana e "convincere le istituzioni e sostenerle nella battaglia per una ferrovia normale".
Nel volantino che accompagna l'iniziativa il comitato ripercorre la storia della ferrovia valdostana e ne sottolinea i punti critici: curve, gallerie, binario unico e, come ultimo problema in ordine cronologico, l'impedimento al transito dei treni diesel nella stazione di Torino Porta Susa.
A questa situazione, "diventata insostenibile", si sommano i recenti aumenti dei pedaggi del tratto valdostano della autostrada 5: una "botta", dice il comitato, che "sta dando il colpo di grazia con ricadute sull'economia e sulla mobilità in genere che potremmo valutare compiutamente solo fra qualche tempo".
Per i pendolari stanchi, quindi, "l'unica soluzione è procedere subito con l'elettrificazione della linea e con un progetto serio e realistico per raddoppiare il binario dove è possibile, eliminare curve e passaggi a livello che rallentano i treni arrivare fino a Pré-Saint-Didier". Marco Camilli
3. Belluno. Contributi Ue su pascoli falsi. Allevatore nei guai per truffa. Ricevuti 60mila euro: agricoltore trevigiano denunciato a Lamon. BELLUNO — Ha ottenuto 60mila euro di contributi comunitari con falsi contratti, ai danni di agricoltori lamonesi. Luciano Varago, allevatore di Caerano San Marco, nel Trevigiano, è stato denunciato a piede libero per truffa ai danni dell’Unione Europea dai carabinieri di Feltre e Lamon, coordinati dal nucleo antifrodi di Parma. L’uomo, titolare di una Onlus bellunese, si era trasferito da una decina d’anni nel Lamonese, dove aveva iniziato a fare l’allevatore. Ma tra lui e alcuni paesani erano iniziate contese. L’accusa: l’allevatore avrebbe fatto sconfinare i suoi animali in altri terreni. I casi sono finiti spesso anche davanti al giudice, dove per altro i procedimenti si sono conclusi anche con assoluzioni. Negli ultimi anni Varago avrebbe presentato all’Unione Europea una domanda per percepire i contributi comunitari per il pascolo nelle zone montane, allegando decine di contratti di affitto intestati a un centinaio di lamonesi. Accettata la domanda, dall’Europa sono cominciati in breve tempo ad arrivare i contributi, che in poco più di un anno hanno raggiunto cifre attorno ai 60mila euro.
Nel frattempo sono cominciate però le indagini dei carabinieri di Feltre e Lamon, sulla base di segnalazioni degli agricoltori lamonesi. Secondo l’accusa, l’uomo approfittava della possibilità di stipulare contratti verbali in agricoltura per fornire all’Ue finte intestazioni frutto di accordi inesistenti con ignari agricoltori. Una pratica che sarebbe andata avanti fino a fine 2010; nel frattempo i carabinieri stavano sentendo gli agricoltori che accusano Varago al ritmo di una decina al giorno. Nel frattempo Varago, fermato di tanto in tanto per strada da qualcuno di loro, raccontava di aver stipulato contratti con il tale agricoltore, anche se la persona chiamata in causa negava ripetutamente. Intanto pecore e cavalli pascolavano su fondi altrui, senza autorizzazione dei proprietari. Fino ai giorni scorsi, quando l’uomo è stato raggiunto dai carabinieri, che gli hanno comunicato la denuncia a piede libero per truffa all’Ue. Contestualmente, i militari dell’Arma hanno provveduto a sequestrare preventivamente un suo appartamento a Caerano San Marco, ad informare la Corte dei conti per valutare il danno erariale e a disporre la restituzione di quanto ottenuto illegittimamente, cifra a cui si aggiunge una sanzione amministrativa dello stesso importo, ovvero 60mila euro. «Aspettavamo con interesse l’esito di questa indagine - spiega Vania Malacarne, sindaco di Lamon -. Ora attendiamo fiduciosi il lavoro della magistratura. È innegabile il malessere che questa vicenda ha diffuso tra molti lamonesi che si rivolgevano a noi chiedendoci aiuto. Ora è necessario fare chiarezza e dare risposte alle loro legittime domande, per poter tornare a una dimensione di tranquillità che, a tratti, abbiamo visto seriamente minacciata ». Bruno Colombo. 05 febbraio 2011.
4. Venezia. Tangentopoli veneziana, anche la Corte dei conti indaga su Carlon. di Giorgio Cecchetti, VENEZIA. Anche la Corte dei Conti ha - da novembre - acceso i riflettori sugli appalti della Provincia gestiti dall’ex dirigente dell’Edilizia, Claudio Carlon. Anzi, lo ha fatto aprendo un fascicolo su un appalto che non è finito sotto la lente della Procura della Repubblica e del quale non vi è traccia nell’ordinanza per i sette arresti della Tangentopoli veneziana. Un lavoro da più di un milione di euro che ai magistrati contabili è stato segnalato dalla stessa amministrazione provinciale che - dopo la notizia dell’inchiesta in atto, diffusa nel febbraio 2010 e nell’ambito del procedimento disciplinare avviato nei confronti di Carlon (poi interrotto in seguito al pensionamento dei dirigente) - ha iniziato a controllare le assegnazioni in corso di lavori di edilizia scolastica, imbattendosi in quella per il primo stralcio del progetto di ampliamento del distretto scolastico di Dolo, datata 2009, per lavori che riguardano l’istituto tecnico Musatti e il liceo Galilei, per farne - tra nuove aule, laboratori, aula magna, sale archivio - una nuova cittadella scolastica. Lavori per oltre un milione di euro nel primo stralcio - su un intervento complessivo di cinque - che risultano assegnati senza gara d’appalto, al Consorzio Veneto Cooperativ: sopra i 200 mila euro, infatti, i lavori devono essere messi a gara, tanto che uno dei trucchi contestati dalla Procura della Repubblica a Carlon e al suo geometra Domenico Ragno - a favore dei 5 imprenditori arrestati - era proprio quello di parcellizzare gli interventi, in modo da spezzettarli in importi più piccoli da assegnare a discrezione del dirigente. Il caso di Dolo non è - almeno al momento - all’attenzione della magistratura penale, ma di quella contabile, che dovrà accertare se vi sia stato danno erariale e d’immagine per la Provincia a causa delle decisioni assunte dal suo (ex) dirigente. Nel fascicolo aperto dal procuratore Carmine Scarano - e affidato al procuratore aggiunto Mingarelli - non appare per ora il nome del geometra Ragno, ma solo quello di Carlon. Ma entrambi si ritroveranno presto al centro dell’inchiesta contabile, dal momento che la Procura della Corte dei Conti si appresta a chiedere alla Procura della Repubblica copia degli atti che hanno portato agli arresti dei giorni scorsi, per aprire un nuovo (o ampliare quello già avviato) fascicolo: oltre al risarcimento del possibile danno erariale derivante dalla mancata gara al ribasso - che avrebbe potuto assicurare sconti all’ente - per le imputazioni di concussione, corruzione, peculato è infatti ancora vigente la possibilità di contestare agli indagati anche il danno provocato all’immagine dell’ente.
5. Voghera. Truffa sui corsi, si va verso la prescrizione. L'accusa parla di un raggiro da 400.000 euro, ma è trascorso troppo tempo per una sentenza. VOGHERA. Ieri è stata posta la prima parte della "lapide" sul processo per i corsi-truffa: buona parte delle accuse, risulta prescritta. Sulla parte rimanente, salvo poche eccezioni, incombe, entro aprile, la formula del «non doversi procedere per intervenuta prescrizione».  Imputati di truffa e falso, a vario titolo, sono Giovanni Prestini, 59 anni, di Santa Margherita Staffora (avvocato Piermaria Corso), Concetta Pugliese, 55 anni, di Santa Margherita Staffora e Annamaria Boccalari, 50 anni, di Voghera (avvocato Pietro Folchi Pistolesi), Zaira Tigrino, 33 anni di Voghera e Dario Volo, 50 anni, di Santa Margherita Staffora (avvocato Roberta Russo). Parte civile, con l'avvocato Paolo Della Sala, è la Regione Lombardia. L'accusa, originariamente, riguardava corsi di formazione professionale svolti con i soldi del Fondo sociale europeo per il tramite della Regione. Agli imputati si contestavano, in estrema sintesi, alcuni artifizi e raggiri. In particolare avere individuato iscritti ai corsi, «al fine di raggiungere il numero minimo richiesto di 15 partecipanti, tra parenti, amici e dipendenti» di una società di formazione «i quali poi effettivamente omettevano di partecipare ai corsi». In altri casi, risulterebbe che Boccalari, Volo e Tigrino avrebbero svolto, lo stesso giorno e alla stessa ora, il ruolo di tutor o di docente e quello di allievo del corso. Il profitto ricavato da tali manovre sarebbe stato, secondo la ricostruzione della Procura e della Guardia di Finanza, di poco inferiore ai 400.000 euro.  Ieri mattina, davanti al giudice Roberto Amerio, si è entrati nel vivo del processo. Innanzi tutto è stata dichiarata la prescrizione degli episodi più vecchi. La truffa, infatti, si prescrive in sette anni e mezzo, e fatti risalenti al 2001 o al 2002 non possono più essere materia di processo. Successivamente il pubblico ministero Ilaria Perinu, che ha "ereditato" il fascicolo da un sostituto precedente, ha chiesto un termine per mettere ordine nelle carte. Quindi, per verificare quali documenti siano ancora utilizzabili per le contestazioni e quali testimoni citare in riferimento agli episodi per i quali si possa ancora procedere. Il giudice ha accolto la richiesta, con il consenso dei difensori, e ha rinviato all'udienza del prossimo 23 marzo. In realtà, buona parte dei reati "superstiti" andrà incontro a prescrizione entro la fine del mese di aprile. Considerando che i testi citati dalle parti sono alcune decine, difficilmente per queste imputazioni si potrà arrivare a una sentenza di primo grado. E per i pochi episodi che resteranno in piedi, c'è la fortissima probabilità che la prescrizione intervenga tra il primo grado e l'appello. Questo perchè la maggior parte dei fatti, pur se risalenti nel tempo, furono accertati nel 2006.
6. Mantova. Nascosti al fisco 567 milioni di euro. Raddoppiano evasione fiscale e lavoro nero. Nel mirino edilizia e commercio. Boom delle attività non dichiarate al fisco; raddoppio dell'evasione con lo sforamento del tetto dei 500 milioni di euro; crescita esponenziale del numero di lavoratori in nero. Il bilancio 2010 della Guardia di Finanza dipinge una situazione della criminalità in campo tributario senza precedenti. C'entra l'affondo della crisi economica? «Solo in parte - spiega il comandante provinciale, il colonnello Dario Guarino - la verità è che abbiamo incrementato la nostra attività, perfezionando gli strumenti e la cooperazione con gli enti locali e internazionali».  Nell'ultimo anno i finanzieri di Mantova, Castiglione delle Stiviere e Suzzara hanno eseguito un migliaio di verifiche fiscali e 4mila controlli di scontrini e ricevute. Tanti quanto l'anno precedente. Quello che è aumentato sono le violazioni: ogni sei-sette attività controllate, una non è in regola. L'anno prima era una ogni dodici.  Evasori. Non ci sono soltanto i 567 milioni di euro di imposte dirette nascoste al fisco. Le Fiamme gialle hanno anche scoperto 81 milioni di euro in violazioni all'Iva. Nel 2009 ricavi non dichiarati e costi non deducibili si erano fermati a 240 milioni di euro, molto meno della metà. La Finanza ha anche individuato 54 evasori totali, titolari di redditi non dichiarati: insieme hanno prodotto un ammanco all'erario di 62 milioni di euro. Quasi la metà degli evasori totali sono muratori e installatori di impianti, il resto attività commerciali e di piccolo artigianato.  Lavoro nero. L'ondata immigratoria e il peso della crisi economica sono un acceleratore del fenomeno lavoro nero. La Guardia di finanza ha organizzato una serie di controlli a massa, blitz su obiettivi predeterminati, contro lo sfruttamento di manodopera clandestina. Dai laboratori tessili all'edilizia, alla ristorazione. Sono 121 le attività controllate: 335 i lavoratori in nero scoperti, il 200% in più rispetto all'anno prima; 68 quelli assunti con contratto irregolare, 33 gli immigrati senza permesso di soggiorno e nove i datori di lavoro denunciati per utilizzo di manodopera clandestina. Operazioni. Tra i tanti servizi portati a termine dalla Guardia di Finanza l'arresto di sei bancarottieri, in due diverse inchieste. Positiva anche la verifica fiscale nei confronti dei soci di un'azienda manifatturiera: hanno sottratto al fisco redditi per due milioni di euro usando una società lussemburghese per assegnarsi dividendi a fiscalità privilegiata. Tutt'altra vicenda quella di una famiglia che, per ottenere contributi per il diritto allo studio, ha falsificato per tre anni la dichiarazione dei redditi. Meno di un mese fa l'operazione anti-droga che ha portato in carcere due giovani albanesi di San Giorgio: a casa loro un chilo di cocaina. Finanza attiva in campo ambientale: sequestrate duemila tonnellate di scarti di lavorazione sparsi su un terreno a Goito e denunciati i responsabili.  Obiettivi. Risultati eclatanti? Non basta. «Per il 2011 puntiamo ad aumentare ancora i dati del nostro bilancio - si lascia andare il colonnello Guarino - spero che la gente capisca che ogni evasore, anche chi non rilascia un semplice scontrino, danneggia tutti i cittadini».  Lista Falciani. Continuano le indagini sui conti svizzeri di dieci evasori mantovani, i cui nomi compaiono nella lista Falciani, l'elenco dei correntisti della filiale Hsbc di Ginevra reso pubblico da un ex dipendente della banca. Chi sono i dieci? Il riserbo resta. «Posso assicurare che non si tratta di nomi noti» è tutto ciò che ha riferito il comandante della Finanza.
7. Perugia. Ancora polemica sull’immagine della città. Parlavecchio (Pd): “Descrizione falsata”. Faina (Sel): “Non siamo più un’isola felice”. "Chi in queste ore, sulla scia di cronache amare, ha voluto speculare restituendo all'opinione pubblica un'immagine di Perugia assolutamente non veritiera, oltre che fuorviante, fa un torto alla città e ai suoi cittadini". A sottolinearlo è il Segretario perugino del Partito democratico Franco Parlavecchio, che interviene sulle polemiche relative alla sicurezza e alla vivibilità del capoluogo umbro sorte all'indomani della triste vicenda di Elisa. "Perugia è tra le città in Italia con più alto livello di qualità della vita, con servizi a misura di cittadino e una rete sociale che è garanzia di vivibilità - spiega il Segretario -. Con questo non voglio dire, certo, che a Perugia va tutto bene: ci sono problemi da risolvere, anche sul fronte sicurezza, ci sono grandi temi da affrontare e decisioni da prendere e partecipare per migliorare la vita dei perugini. Ma proprio non riesco a capire la speculazione messa in atto da alcune trasmissioni televisive - e da alcuni politici a rimorchio - che vogliono a tutti i costi dare un'immagine della realtà la peggiore possibile. Con il rischio di presentare similitudini decisamente devianti e di dipingere una verità che non c'è". Di diversa opinione è il portavoce provinciale di Sinistra e libertà, Fabio Faina. “L'Umbria e Perugia, siamo costretti a denunciarlo con profondo rammarico, non sono più quell'isola felice di un tempo. Un territorio appartato e tranquillo diventato luogo ideale come base logistica, smistamento e sicuro nascondiglio per latitanti pericolosi. Nel marzo del 2010 un rapporto dei servizi di sicurezza, ha collocato la Regione al quinto posto per la presenza di clan e gruppi mafiosi e camorristici nel territorio. Se si escludono da questa classifica Regioni quali la Sicilia, la Calabria, la Campania e la Puglia, l'Umbria si trova al vertice di questa poco edificante classifica”. Faina cita anche i dati di affluenza al Sert di Perugia. “E' quasi incredibile che un rapporto come questo parallelamente non trovi nel tessuto politico, economico, sociale e religioso umbro una indignazione ed una risposta forte. La politica non può continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, su questo drammatico problema deve iniziare prima di tutto e di tutti una profonda riflessione sui perchè. Dalla relazione annuale anti droga della Polizia di Stato emerge che il numero totale dei decessi per abuso di stupefacenti è in notevole diminuzione in Italia negli ultimi dieci anni. In Umbria, invece, questo decremento è stato percentualmente molto più limitato”. Faina chiede al governo ma anche alla politica locale di battere un colpo.
8. Chieti. Maxi evasione da 13 milioni. Bancarotta fraudolenta, nei guai i soci di un'impresa. CHIETI. Maxi frode da tredici milioni di euro di una società di Chieti completamente sconosciuta al fisco. Le indagini per bancarotta fraudolenta durate un anno portano la firma della Guardia di Finanza della compagnia.  Il socio accomandatario e il socio, quello che poi ha chiuso gli affari della società, sono stati denunciati alla magistratura.  Il nomi dei soci e della impresa che lavora in movimento terra e realizzazione di pavimentazione e strade pubbliche non sono stati resi noti dagli investigatori perché ci sono ancora indagini su altre imprese in stretto collegamento con la società attualmente nel mirino delle Fiamme gialle.  Le accuse sono gravi: distruzione e occultamento di documentazione contabile e bancarotta fraudolenta.  La società non è molto conosciuta nel campo edile. Ma, dicono i finanzieri, collegata ad altre imprese più note che le hanno affidato in subappalto il movimento terra, la realizzazione di strade e pavimentazioni. Ma in qualche occasione dalla ricostruzione sul volume di affari è risultato che la società avrebbe lavorato anche direttamente. Committenti dei lavori enti pubblici, in genere amministrazioni comunali. La impresa, che è fallita con sentenza del tribunale di Chieti, il 4 maggio del 2010, ha lavorato per le amministrazioni di Chieti, Farindola, Pescara, Penne e Vasto. Realizzando un volume d'affari enorme ma senza dare un soldo allo stato.  Una evasione di proporzioni notevoli: 13 milioni di euro.  Il lavoro della Guardia di Finanza è stato coordinato dalla sostituo procuratore Marika Ponziani. Una ricostruzione certosina delle fiamme gialle che alla fine ha permesso di scoprire che i due soci in corcorso tra loro avrebbero occultato e distrutto tutto il volume d'affari, in modo da impedirne la ricostruzione. I soldi venivano intascati ma la società per il fisco non esisteva. Debiti non onorati tanto che i creditori ne hanno chiesto e ottenuto il fallimento. Durante tutta l'inchiesta i finanzieri hanno inoltre accertato dichiarazioni dei redditi infedeli per gli anni di imposta 2007 e 2008. Dai calcoli fatti è risultato che la società non aveva dichiarato ricavi per 7 milioni di euro; i costi non deducibili erano di 6 milioni; l'imponibile proposto a tassazione ai fini Irap era di circa 13 milioni; Iva relativa per circa un milione e 200 mila euro mentre l'Iva dovuta era di 2 milioni e 400 mila euro.  Gli uomini della Guardia di Finanza, pur avendo concluso la tranche più importante dell'inchiesta, continuano ad indagare soprattutto sui collegamenti economici che la società aveva con altre che lavoravano nello stesso settore e che le hanno subappaltato i lavori.
9. Napoli, il Comune si rifà l'immagine: pronto a spendere 54mila euro. Napoli, 4 feb (Il Velino/Velino Campania) - Napoli sconta problemi di immagine, in Italia e nel mondo. Per colpa dei rifiuti e non solo. E necessita quindi di promuovere se stessa e i propri eventi. È con questa consapevolezza che il Comune ha bandito una gara (scadenza il prossimo primo marzo) per offire “il servizio di creazione di una immagine coordinata dell'accoglienza turistica e la elaborazione della campagna di comunicazione per gli eventi turistico-culturali programmati dall'assessorato al Turismo e ai Grandi eventi”. Valore dell'appalto, al netto dell'iva, è 54mila euro: varrà come criterio di aggiudicazione quello dell'offerta economica più vantaggiosa. Nel ridare un'immagine alla città saranno decisivi: contenuto dell'intero progetto (massimo 80 punti); l'immagine coordinata del sistema di accoglienza del Comune di Napoli (massimo 35 punti); pianificazione della campagna per la promozione degli eventi turistico-culturali (35 punti); offerta migliorativa (10 punti); offerta economica (zero punti). Il servizio terminerà fino alla promozione dell'ultimo evento programmato. Presumibilmente fino alla stagione estiva considerando che a fine maggio si torna al voto per le comunali: la giunta Iervolino cederà il passo ma, nel frattempo, spenderà per promuovere la propria immagine e rilanciare offerta turistica in netto calo negli ultimi mesi. (cp) 4 feb 2011 16:48.
10. Basilicata. Dopo il convegno del Pd. 05/02/201. di Nino D'Agostino. Il segretario del PD lucano, Roberto Speranza, ha indubbiamente fatto fare un salto di qualità al suo partito, organizzando il convegno di Rifreddo del 31gennaio: ha consentito un utile dibattito, impegnando le migliori intelligenze del suo partito, avvalendosi, peraltro di esperti esterni, su ciò che è oggi la Basilicata, sulle criticità economiche e sociali che la caratterizzano, sulle prospettive di crescita.
Per la prima volta e in modo univoco, il PD ha preso atto che la retorica della regione virtuosa quanto virtuale non porta lontano e che la Basilicata vive storicamente uno stato di sottosviluppo che viene prima di questa classe politica e che attiene non soltanto alla politica.
I nemici dello sviluppo sono molteplici ed attengono a fattori culturali, istituzionali ( nel senso indicato da Putnam, ossia di apparati amministrativi e di norme di regolazione sociale), economici, geografici, di origine anche esterna alla regione.
Sotto accusa, con un chiaro intento autocritico, è stato messo il modo prevalente di ottenere consenso, basato sulle “coalizioni distributive”, per dirla con l’economista Mancur Olson, finalizzate ad acquisire supporto elettorale con azioni di corto respiro che spesso comportano un freno alla crescita, più che far lievitare i fattori competitivi.
Si è compreso che lo sviluppo non si costruisce con la gestione della spesa pubblica che avalla sprechi ed inefficienze: un euro sprecato è un euro sottratto allo sviluppo.
Alzare il livello del capitale sociale, ossia dell’insieme delle relazioni interpersonali formali ed informali di una società, è stato posto come obiettivo prioritario. Ma per farlo occorre una grande discontinuità nel rapporto tra politica e società.
In questa ottica, non sono mancate indicazioni positive: l’approvazione dello statuto della regione che rappresenta un atto di rifondazione delle regole, non più dilazionabile, predisporre interventi di integrazione infrastrutturale coerenti con un disegno interregionale, fare formazione per qualificare e valorizzare il capitale umano, considerandola sempre meno nella sua funzione anticiclica e di ammortizzatore sociale, lavorare per favorire un dialogo costruttivo nella vicenda della Fiat di Melfi, un insediamento industriale che la regione non si può permettere di mettere in discussione e che per la sua difesa non sono utili prove muscolari, magari dettate da approcci ideologici nelle relazioni industriali, giocare carte importanti in ordine alle opportunità connesse alla green economy.
Per il PD si può contare su punti di forza ( stabilità politica, le risorse naturali disponibile che sono enormi in relazione alle dimensioni della popolazione lucana, la sostanziale assenza di criminalità organizzata, una buona capacità di spesa, ecc.) che non hanno eguali nelle altre regioni meridionali, ma che convivono con punti di debolezza molto insidiosi (le lacerazioni del tessuto demografico, una borghesia professionale e produttiva incapace di essere fattore di innovazione sociale e progettuale, molti luoghi terzi, come la scuola e l’università, poco impegnati a svolgere una funzione educativa nella direzione delle sfide che l’economia moderna pone, il rapporto familistico e clientelare tra politica e società).
La deriva culturale in atto implica difficoltà crescenti allo sviluppo, esige dunque una discontinuità che investe tutti gli attori istituzionali.
Vi è, senza dubbio, una domanda sociale al ribasso, in termini di ricerca di protezione politica, di rendite e mercati protetti, di privilegi corporativi. Ma non si può nascondere che la domanda di scorciatoie nell’ottenimento dei diritti è l’altra faccia di una politica che spinge in questo senso: non a caso don sturzo diceva che “la politica ha bisogno dei bisognosi”.
Ci sono molte aree di spreco e di inefficienza da disboscare: le 15 mila famiglie lucane che dipendono esclusivamente dal bilancio regionale, sono soltanto la punta dell’iceberg su cui si regge l’attuale consenso politico.
L’obiettivo di rompere questo circuito perverso, che è il contrario della meritocrazia, è stato posto, dunque, nel convegno in esame, sarà interessante verificarne la realizzazione che pone evidentemente modalità nuove, se attuato, di selezione della futura classe politica.
È di tutta evidenza che il riscatto della Basilicata è prima di tutto politico, culturale, che economico e può basarsi sulla costruzione di un nuovo umanesimo, in cui ci sia maggiore equità, libertà e spirito pubblico.
Riguarda, in primo luogo, la pubblica amministrazione che è chiamata ad assicurare maggiore trasparenza, efficienza ed efficacia pari a quella richiesta al mondo delle imprese per rendere competitivo l’intero sistema-Basilicata.
Sulla questione delle risorse, il Pd lucano è consapevole che in futuro la regione dovrà operare con una minore dotazione di fondi pubblici e che di conseguenza sarà chiamata a eliminare sia pure gradualmente le aree assistenziali, incominciando proprio dai settori a bassa produttività che ruotano intorno al bilancio regionale.
E’ stata forte quanto fondata la denuncia sul criterio della ripartizione delle risorse pubbliche, adottato a livello nazionale che, agendo sul procapite delle singole regioni, penalizza regioni come la Basilicata, perché è uno strumento che non coglie le specificità geografiche e demografiche ed economiche dei vari territori.
Sui fondi perequativi c’è una partita tutta da giocare che ha sullo sfondo la stessa sopravvivenza dell’istituto regionale.
Il PD lucano è consapevole che l’esigenza di contenimento della spesa delle pubbliche amministrazioni, indipendentemente dai vincoli economico-finanziari derivanti dall’adesione dell’Italia all’Unione europea (Il Patto di stabilità e crescita, ecc.) postuli un lavoro di analisi e valutazione della spesa, sulla falsariga del programma, comunemente denominato “spending review”, avviato in via sperimentale dalla legge finanziaria per il 2007.
La questione non è soltanto quella di realizzare appalti di opere pubbliche replicando le buone prassi delle regioni più efficienti, ma anche di spendere meglio le risorse, allocandole in base a programmi effettivamente finalizzati allo sviluppo.
Cosa non facile perché manca esperienza e tradizione organizzativa in questa direzione ( spesa per programmi e per progetti che non siano giustapposizione di interventi, una solida struttura organizzativa impostata per gruppi integrati di lavoro, guidate da decisioni di spoil system, lontane da logiche di appartenenza politica, una capacità di monitoraggio e valutazione innovativa, superando l’attuale situazione, sospesa tra mito e tabù).
È stato ribadito che il destino della Basilicata è legato a quello del Mezzogiorno e dell’Italia, da proiettare entro traguardi di coesione europea, riferibili al 2020, posizionamento che implica la ricerca di soluzioni di politica economica e territoriale (il piano del sud, i mercati di prossimità, ecc.) che sono l’esatto contrario dei rigurgiti di autarchia oggi riscontrabili tra le varie regioni italiane, supportati da un processo di federalismo balcanizzato che investe la finanza derivata spacciata per riforma federale e da una questione settentrionale, con la quale non si pone certamente l’obiettivo di ridurre il divario nord-sud.
Rigurgiti che acquistano plasticità con i tagli nei trasferimenti alle autonomie locali, nei fondi assegnati al mezzogiorno dirottati alla copertura della spesa corrente nazionale. Al sud si pensa di riservare una banca, ignorando che ve ne è già una da tempo funzionante ( la Cassa depositi e prestiti), ma non si pone mano alla fiscalità differenziata che, al contrario, è decisiva per attrarre investimenti.
Fin qui le enunciazioni ed intendimenti di cambiamento più rilevanti emersi dal convegno. Ora aspettiamo i fatti.
11. Napoli. Comune Napoli, consulente revocata chiede i danni all'Amministrazione. Napoli, 4 feb (Il Velino/Velino Campania) - Il Comune le nega la consulenza all'ultimo minuto e chiede i danni all'Amministrazione tramite gli avvocati Abbamonte e Laudadio (ex assessore della giunta Iervolino). “Ad agosto 2010 resi pubblica la vicenda della superconsulenza giuridica esterna da 16mila euro al mese affidata a un avvocato per lo studio e la definizione di pratiche di particolari casistiche di condono edilizio ancora pendenti – ricorda Mimmo Palmieri del Nuovo Psi -. Incarico che non si sarebbe potuto affidare ad un legale interno all’avvocatura perché, a dire dell’amministrazione erano tutti troppo impegnati. Incarico, infine, giustificato da una dichiarata estrema urgenza di dover chiudere in tempi rapidi pratiche particolarmente articolate, carte che insomma non potevano attendere. Dopo cinque mesi – aggiunge - apprendo che quella procedura di affidamento, sul quale pure espressi alcuni dubbi, è stata revocata e che la professionista ha legittimamente depositato un ricorso al Tar”. Con tale ricorso la professionista chiede l'annullamento della revoca dell'incarico “per il quale aveva peraltro già sottoscritto un contratto versando non pochi soldi per gli oneri di registrazione, unitamente ad un risarcimento danni di tutto rispetto”. Palmieri anticipa poi che “alcuni professionisti riuscirono a presentare appena in tempo la domanda di partecipazione alla procedura comparativa dei curriculum per l’affidamento dell’incarico stesso che guarda caso fu bandito e pubblicato sul sito internet del Comune l’11 agosto, quando, a tribunali chiusi, la quasi totalità degli avvocati sono a prendere il sole al mare”. Infine risulta anche “che quella procedura, fu prima sospesa e poi, nonostante le legittime sollecitazioni in senso contrario della professionista, revocata. Insomma, un mistero nel mistero del quale però chiederò conto con un nuova interrogazione che presenterò a breve”. (rp) 4 feb 2011 17:23.
12. Napoli. Partiti Campania: cala il Pd, boom Udc che arriva a 16mila tessere. Napoli, 4 feb (Il Velino/Velino Campania) - A fine gennaio si sono chiusi i tesseramenti di diversi partiti a Napoli e in Campania. E i dati che cominciano ad emergere sono molto interessanti. Se, per esempio, si viene a sapere che il Partito democratico ha perso in un anno in Campania oltre la metà dei suoi iscritti (da circa 120mila è passato a poco più di 55mila), con un picco negativo in provincia di Napoli dove, nel 2010, 2 iscritti su 3 non hanno rinnovato l'iscrizione, ci sono altre formazioni politiche in controtendenza. Secondo informazioni del VELINO, l'Udc ha quasi triplicato il numero di tesserati a Napoli e provincia rispetto all'ultima iscrizione: il picco di aderenti al partito guidato da Casini si registra a Napoli dove si arriva a circa 5mila tessere, ma la formazione centrista (alleata con il centrodestra negli enti locali, circostanza che la fa tacciare spesso opportunismo dai vertici locali del Pdl) vanta un forte radicamento anche in provincia, soprattutto nell'area vesuviana. Recente il passaggio del sindaco di Torre Annunziata dal Pd. Ora si apre la stagione congressuale nell'Udc, impegnato però nella costruzione del Terzo Polo: si scioglierà finalmente il paradosso di avere coordinamenti 'allargati' (5 al provinciale, 5 al cittadino e 2 al regionale, dove ricoprono il ruolo di co-coordinatore l'ex premier Ciriaco De Mita e il giovane Giampiero Zinzi). (Carlo Porcaro) 4 feb 2011 17:38
13. Napoli. Fondi europei, Campania fanalino di coda. Su otto miliardi, speso soltanto il 3,6%. Il dato relativo al periodo 2007-20013, è stato illustrato a Roma nel monitoraggio effettuato dalla Uil. NAPOLI - La Campania (con la Sicilia) fanalino di coda per l’utilizzo effettivo dei fondi strutturali europei 2007 – 2013: su 8 miliardi di euro a disposizione della regione, soltanto il 3,6% è stato utilizzato. Il dato, paradossale se messo in parallelo ai tanti allarmi sulla prospettiva di una riduzione dei fondi europei destinati al Sud Italia con l’ingresso di nuovi paesi nell’Unione, è stato illustrato nel corso della presentazione, questa mattina a Roma, del IV monitoraggio sul livello di spesa e di impegni dei Fondi Comunitari effettuato dalla UIL Servizio Politiche Territoriali che ha elaborato i dati, al dicembre del 2010, della Ragioneria Generale dello Stato.
AL SUD UTILIZZATO SOLO L'8% - Solo l’8,2% dei fondi strutturali europei a disposizione per il 2007-13 è stato utilizzato per il Sud: rispetto ad una dotazione che ammonta a 47 miliardi di euro destinati al Mezzogiorno, su un totale di 59,4 miliardi a disposizione dell’Italia, la spesa effettiva ammonta a 3,9 miliardi di euro.
IL MEZZOGIORNO SPENDE LA META' DEL CENTRO-NORD - Il dato rappresenta la metà di quanto invece si è riusciti a fare nel Centro Nord, dove la spesa si attesta al 16,3%. E si rischia di non rientrare nei parametri stabiliti dall’Unione: l’obiettivo intermedio fissato stabiliva che entro il 2010 si sarebbero comunque dovuti spendere o impegnare almeno 26,6 miliardi di euro rispetto ai 47 desinati complessivamente al Mezzogiorno nei sette anni del programma. “La situazione - spiega il segretario confederale Guglielmo Loy - è da vero allarme rosso. A fine anno abbiamo evitato di perdere una parte consistente di tali risorse grazie a tecnicismi, ora però si pone il tema della selettività e strategicità degli interventi, della qualità della progettazione, della qualità e velocità della spesa, della concentrazione delle risorse”.
CREPE NEL SISTEMA DELLA FORMAZIONE - Le Regioni del Sud, dunque, non riescono a spendere i fondi europei: “Sintomo questo - commenta Loy - che nel sistema regionale della formazione e del lavoro c’è più di qualche crepa a cui occorre rimettere rapidamente riparo anche in relazione al drammatico dato sulla disoccupazione in generale, e quella femminile e giovanile nel mezzogiorno in particolare, dove un giovane su due è alla ricerca di un posto di lavoro”.
CAMPANIA E SICILIA IN DRAMMATICO RITARDO - E se la Sardegna, la Basilicata e il Molise qualche segnale positivo lo fanno registrare, Campania e Sicilia sono drammaticamente in ritardo: “In questo disastro generale, qualche dato in controtendenza - sottolinea il segretario della Uil - emerge dalle performance della Sardegna, dove la spesa è al 17,6% del totale dei fondi a sua disposizione per il periodo 2007-2013, della Basilicata dove tale percentuale è al 15,9% e del Molise (10,2%). In forte e preoccupante ritardo Abruzzo e, soprattutto, Sicilia e Campania. Infatti, in Sicilia il livello di spesa fin qui effettuato è fermo al 5,3% del totale di risorse a disposizione, che ammontano a 8,6 mld di euro, in Campania tale percentuale è, addirittura, al 3,6% su 8 miliardi di euro a disposizione di questa regione”. Carlo Tarallo. 05 febbraio 2011
14. “Senza di noi l’Italia non esiste”. di Carlo Franco. 5 febbraio 2011 - Dal numero 1 de Il Sud – il mezzogiorno al centro. Parliamo di federalismo. Solo a pensarlo vengono i brividi, ma è giusto tentare di capire lo stato dell’arte. Per comodità scegliamo di partire dalla fine, cioè da un giudizio globale, poi affronteremo i dettagli. La sintesi, dunque: il federalismo lo invocano tutti, ma pochissimi lo vogliono. è una conclusione amara, ma imposta dalla forza delle cose.
Non lo vogliono le regioni settentrionali perché temono di vedersi scippata dai “sudisti parassiti” parte della ricchezza che spetta loro per meriti e per abnegazione (e qui giova ricordare la vecchia e colorita immagine dell’operaio, un padano, che tira la carretta sulla quale bivaccano tre meridionali che si lasciano trascinare); sull’altra sponda, invece, sono ancora più sordi i meridionali, i quali, pur professando idee avanzate, continuano a razzolare male e non intendono rinunciare a vivere di emergenza che, bene o male, finora ha consentito loro di mettere d’accordo il pranzo con la cena. Ma non lo sviluppo e la qualità dei servizi. Di cosa parliamo, allora? Beh, di un dibattito all’italiana: tantissime parole e pochissimi fatti.
Esaurita la premessa, tentiamo di mettere ordine negli appunti per forza di cose confusi e sparpagliati, metaforicamente, su decine di tavoli. Per fare chiarezza, è doveroso sottolineare che dietro lo schermo del federalismo c’è una forte ambiguità e il premier l’ha fatta esplodere presentando il Piano per il Sud che ha bellamente definito “complementare al federalismo”.
Cosa significano queste parole, apparentemente sibilline? La spiegazione è terribilmente semplice: le briciole del Piano ai meridionali, la gran parte della torta ai settentrionali. Bossi e la sua banda sorridono a tutta bocca, mentre al di sotto del Garigliano chi ha compreso il machiavellico disegno ha concluso che, al solito, non c’è mai niente di nuovo sotto il cielo del Belpaese.
Il Nord continuerà a fare marameo al Sud che si accosta alla trattativa esibendo i suoi dati drammatici, cioè le sue miserie: 1/3 della popolazione totale, ma solo 1/4 del prodotto lordo; il 25% delle tasse e 1/3 dei bisogni da soddisfare. In queste condizioni a prezzo di quale mediazione sarebbe possibile raggiungere un compromesso per sbloccare l’impasse?
L’interrogativo è sospeso nel vuoto e gli ultimi dati forniti dall’Ue contribuiscono a renderlo ancora più drammatico.
Il Mezzogiorno, infatti, resta la pecora nera e zoppa d’Europa: per competitività la prima regione è la Campania che si attesta al 199 posto, l’ultima è la Basilicata relegata al 235 scalino.
In mezzo le altre: Puglia 201ma, Sicilia 213, Calabria 222. In questo scenario è difficile nutrire speranze anche se una soluzione, in realtà, ci sarebbe, ma è difficilmente praticabile essendo affidata ad un salto di qualità complessivo della politica, ma Nord e Sud non sembrano disponibili a cambiare pelle. Cosa fare, dunque?
Il professore Massimo Lo Cicero, docente di Economia all’università la Sapienza, ha le idee chiare. “Il meridionale deve capire che il futuro è suo solo se riesce a costruirselo con le sue mani, cioè con strategie di sviluppo nuove, moderne e riformatrici; il settentrionale, a sua volta, deve traguardare la consapevolezza che questa chance è vincente solo se le regioni meridionali vengono affrancate dalla condizione di stress nella quale si trovano.
Oltre i limiti della legge istitutiva del federalismo – la 42, che non è tutta da buttare – la questione si è inasprita per la pretesa della Lega di definire le premialità – cioè i trasferimenti pubblici – in base non ai meri risultati ma ai comportamenti virtuosi. La storia del nostro Paese ha sancito una verità obiettiva: se si investe nel Sud cresciamo tutti. Il Nord, insomma, ha bisogno del grande mercato meridionale come si evince da un dato inoppugnabile: la Lombardia vende prodotti per 50 miliardi di euro al Sud e, privata di questo apporto vitale, andrebbe immediatamente in crisi.
Il cane, come è accaduto in altre occasioni, si morde la coda: senza i trasferimenti pubblici, che molti vorrebbero drasticamente ridurre, il Mezzogiorno affonda e nel vortice trascina anche il Nord, Padania compresa. Perché, allora, si gira intorno al problema?
Per rispondere ci avvaliamo ancora della consulenza dell’esperto: “Oggi – dice Massimo Lo Cicero – l’Italia è tutta una pentola bucata perché compra più di quanto produce”. E qui torna buono l’esempio dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco investito ma non travolto dal ciclone Marchionne che alla fine, tranne la Fiom, tutti hanno accettato in ossequio ad un principio di mera convenienza: dobbiamo produrre di più e se Marchionne ci aiuta a raggiungere l’obiettivo è conveniente seguirlo. Il modello giusto?
Ai posteri l’ardua sentenza, ma, intanto, consideriamo Pomigliano alla stregua di un test, sia pure parziale e abborracciato, di federalismo all’acqua pazza, ma, vivaddio, mettiamo in campo un po’ di buona volontà e mandiamo avanti gli esperimenti avviati.
Caldoro e Vendola, ad esempio, stanno lavorando ad un progetto comune che riguardi, però, tutte le regioni meridionali. Un’intesa tutta da perfezionare fondata sulla richiesta di modificare la logica della premialità: le performances vanno valutate settore per settore e non sui risultati che si raggiungono che fatalmente finirebbero per portare altra acqua, cioè soldi, alle regioni settentrionali.
Un’altra proposta nuova e interessante, infine, è un ponte Torino-Napoli che piace molto a Chiamparino, ma dubitiamo che sarebbe accolto da Cota. Il ponte metterebbe insieme le regioni settentrionali, esclusa la Padania, e le circoscrizioni meridionali. “Questo squadrone – conclude Lo Cicero – potrebbe mettere insieme il 68% del Pil e, se questo avvenisse, la Padania diventerebbe la nuova questione regionale”. Un sogno? Sì, quello di Cavour e Nitti.
15. Micciche’. Raccapricciante boicottare il pomodorino di Pachino”. di BlogSicilia. 5 febbraio 2011 - “La proposta partorita nel corso di una puntata di ‘Bontà loro’, la trasmissione Rai di Maurizio Costanzo, di boicottare l’acquisto del pomodorino di Pachino per presunte infiltrazioni mafiose tra i produttori è raccapricciante.
Un modo subdolo di colpire il fiore all’occhiello della produzione agricola del Sud, che da anni nel mondo da conto della straordinaria capacità delle nostre aziende di occupare una fetta importante del mercato”. Lo afferma il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e leader di Forza del Sud Gianfranco Miccichè sottolineando come “è sconvolgente come dalla televisione pubblica, pagata da tutti i cittadini e che dovrebbe fare dell’equilibrio e della corretta informazione il suo elemento qualificante, vengano rivolte ad un intero settore accuse immotivate, prive di riscontro, ma cosa ancora peggiore, strumentali ad avvantaggiare eventuali concorrenti del Nord.
La ricerca del sensazionalismo – continua – non aiuta la lotta alla mafia, ma danneggia, in questo specifico caso, solo i produttori; anche perché, purtroppo, infiltrazioni mafiose – prosegue – si sono registrate in tutti i campi e solo tenendo alta la guardia, senza preconcetti né secondi fini, ma con una puntuale e precisa azione repressiva, è stato possibile combattere e sradicare questi fenomeni.
Fare di tutta l’erba un fascio - conclude -, senza addurre prove convincenti, significa danneggiare il Sud e noi questo non lo permetteremo”.
http://siracusa.blogsicilia.it/raccapricciante-boicottare-il-pomodorino-di-pachino/29662/ 

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