domenica 6 febbraio 2011

Notizie Federali della Sera: Il cuore altrove e € 104.865.365 di olive ascolane. 6 febbraio 2011.

Sezione il cuore altrove:
1. Bozen. Forum con Theiner e Tommasini: patto per la convivenza.
2. Bozen. La storia è sentirsi tutti a casa.
3. Bozen. Cartelli: c'è l'accordo sui toponimi.

Sezione fate la carita’:
4. Rovereto. Quattrocento poveri in cerca di un lavoro.
5. Savona. Nel “Grand Hotel” della stazione ferroviaria.
6. Firenze. Parcheggi scambiatori, dal flop alla discarica.

Sezione me la cavo:
7. Ascoli Piceno. 2010, ancora un bilancio positivo per la Guardia di Finanza.
8. Catania. Scritto da Raffaele Lombardo.




 
1. Bozen. Forum con Theiner e Tommasini: patto per la convivenza. BOLZANO. Forum all'Alto Adige con l'Obmann della Svp, Richard Theiner e il vicepresidente della Provincia, Christian Tommasini, sul tema dei monumenti e delle sfide per il futuro di questa terra. Vi hanno partecipato il direttore Sergio Baraldi ed i giornalisti Paolo Campostrini, Mauro Fattor e Maurizio Dallago. Obmann Theiner e assessore Tommasini, sui monumenti non si poteva arrivare prima, con il gruppo tedesco a chiedere in modo chiaro e aperto la chiusura di quella ritenuta una ferita e gli italiani a fare delle proposte? Theiner: «Le richieste da parte della Svp hanno una storia di decenni, ma nessun governo ci ha mai ascoltato per quanto riguarda i relitti fascisti. Moltissime lettere inviate a Roma sono rimaste senza risposta. Indipendentemente da chi fosse al governo, il tema dei monumenti era un tabù. C'è stato il tentativo da parte di un sindaco coraggioso (Salghetti Drioli) su piazza della Pace, ma è rimasto bloccato dal referendum. E poi ancora gruppi di lavoro, ma fatti concreti zero, questo è il punto di partenza. La scorsa settimana si è presentata l'occasione, si è aperta una porta e noi siamo entrati. Adesso, inviterei a non parlare più al passato, ma guardare al futuro. L'occasione ci è offerta su un piatto d'argento, si tratta di non cadere più nella trappola dei monumenti che hanno rappresentato un ostacolo per la convivenza. Spetta a noi di non commettere più gli errori degli anni passati e di assumerci insieme la responsabilità».
Tommasini: «Vogliamo dare un messaggio per il futuro. Sono convinto che non dobbiamo guardare a cosa è successo, ma alla fase che si apre. Il Comune di Bolzano aveva iniziato un percorso di storicizzazione, che oggi va affrontato in maniera trasparente forte e determinata. Se non lo affrontiamo ora, un Bondi di turno lo troveremo sempre. Se il percorso lo affrontiamo qui tutti insieme possiamo costruire il futuro, senza paura del passato». Quali sono i vostri propositi sullo specifico argomento dei monumenti d'epoca fascista? Theiner«In questa prima fase dobbiamo storicizzare i monumenti fascisti, è secondario come viene fatto. Con una commissione che farà delle proposte e poi spetterà alla politica decidere. Quindi dobbiamo guardare al futuro: sono dell'opinione che non tutti gli italiani che protestano sono fascisti, ma negli anni questi simboli fascisti sono stati elaborati come simboli dell'italianità. Invece dobbiamo rielaborare insieme questo periodo, sia il fascismo che il nazismo. Creare un posto dove viene documentato tutto questo periodo storico».
Tommasini. «A questo punto abbiamo un'occasione. Il gruppo italiano non si riconosce in quei monumenti è pronto ad un percorso di storicizzazione, l'ha già iniziato ed è altrettanto pronto a costruire un patto forte, purché ci sia una forte condivisione. L'idea è quella di coinvolgere storici italiani, tedeschi e ladini e rielaborare il lutto. Il libro di storia in comune per le scuole è un passaggio decisivo. Partiamo da comuni radici anti-nazifasciste, come dalle Opzioni che devono essere conosciute anche dal gruppo italiano. A quel punto, quando avremo una coscienza comune di fondo, potremo costruire un patto per le future generazioni». Una catarsi delle coscienze, ma l'obiettivo qual'è? Tommasini: «Come quando si arriva ad un bivio, si decide quale direzione prendere. Ora ci si assume la responsabilità di gestire questa fase, chiudere con il passato, ma senza dimenticarlo. Proprio perché democratici, da un punto di vista politico siamo una generazione nuova che vuole assumersi questo compito. Se qualcuno vuole prendere una posizione indifendibile sui monumenti, lo faccia, ma adesso bisogna prendere una posizione netta. La lettera di Bondi è scritta male, ma indietro non si torna. Si è aperta una nuova fase, insieme a città artisti, storici e intellettuali. L'obiettivo dev'essere quello della costruzione di un minimo comune denominatore tra i gruppi linguistici».
Theiner: «Abbiamo vissuto la fase dove tanti hanno combattuto per ottenere l'autonomia, poi è stata completata e ampliata. Adesso è il momento cruciale per creare i presupposti di una collaborazione tra i gruppi linguistici. Sul nostro territorio vivono persone di 130 nazionalità e non riusciremo mai ad inserirle tutte se prima non ci sarà la piena convivenza tra tedeschi, ladini e italiani». Il mal di pancia italiano non nasce per difendere il busto di Mussolini, ma l'impressione degli italiani è stata quella di sentirsi esclusi, soprattutto dopo le prime dichiarazioni di Durnwalder, sul «faremo da soli». Nessuno discute i diritti della maggioranza, ma su grandi questioni come questa, non si può decidere da soli. Theiner: «Se vi mettete nei panni della Svp, anche da un punto di vista umano, se hai la possibilità di ottenere quello che chiedi da decenni è ovvio dire di sì, quando l'occasione si presenta. E comunque da subito abbiamo affermato di voler storicizzare in monumenti con un percorso comune».
2. Bozen. La storia è sentirsi tutti a casa. di Sergio Baraldi. I lettori troveranno oggi un dibattito tra il segretario della Svp Theiner e il vicepresidente della provincia Tommasini che lascia ben sperare. I due leader politici sono venuti in redazione e hanno preso un impegno pubblico importante: è venuto il momento di fare i conti con il nostro passato, di chiudere il capitolo drammatico del Novecento per aprire un tempo nuovo. E italiani e tedeschi devono aprirlo insieme, riconoscendo ciascuno le ragioni degli altri e trovando una soluzione intelligente ai “ relitti fascisti” che restituisca all’Alto Adige un’eredità storica comune. Soprattutto, un futuro comune. Theiner e Tommasini si sono assunti dei rischi. Sono i due politici che hanno contribuito di più a imprimere un’evoluzione positiva alla crisi del Duce a cavallo. Si sono assunti il compito di bloccare gli oltranzismi già sul piede di guerra e di arrivare a decisioni condivise. Rispetto al brutto punto di partenza, con la svendita del ministro Bondi (nella sua lettera il rappresentante del governo di centrodestra neppure parla di Alto Adige ma di “Sud Tirolo”), sembrano nascere le condizioni per innescare un circuito virtuoso. Aspettiamo i fatti. Intanto, Theiner e Tommasini organizzeranno un dibattito pubblico sul medesimo tema a Don Bosco.
E’ un’altra scelta positiva, che il nostro giornale appoggia. Già domenica scorsa avevamo messo in guardia la Svp dall’errore di una scelta unilaterale, per quanto permessa dal governo di centrodestra, e avevamo chiesto il ritorno alla responsabilità e alla partecipazione. Theiner, segretario della Svp, testimonia questo ritorno. Avevamo anche ricordato il grave ritardo italiano nell’avere lasciato cadere nel vuoto il coraggioso tentativo dell’e x sindaco Salghetti di puntare sulla riconciliazione.
Non si può archiviare il passato, e gettare le basi del futuro, senza un’operazione verità. Ora questa operazione comincia a essere compiuta. L’appello autorevole degli storici italiani e tedeschi, pubblicato ieri, conferma che il mondo della cultura, è pronto a dare un contributo importante per una soluzione che aiuti tutti a non dimenticare, ma anche a guardare oltre. Ancora una volta, i più saggi si sono dimostrati i cittadini. Con i vostri messaggi e le vostre lettere, avete raccontato la delusione, la rabbia per una decisione che vi lasciava soli. Per moltissimi l’amarezza di doversi sentire esuli in patria non si è confusa con la difesa del fascismo. Gli italiani non guardano con nostalgia al passato, non si riconoscono nel marmo del dittatore. Ma non vogliono essere esclusi dalle decisioni che riguardano la società, non intendono giocare da cittadini di serie B, né desiderano essere trattati come merce dalla giunta provinciale o dal governo nazionale. Sono i titolari del diritto di sovranità e la politica, italiana e tedesca, deve riconoscerlo. Questo è il fulcro del conflitto: la regola della democrazia e della autonomia, come spiega molto bene Guenther Pallaver nel suo articolo, certo non il busto del Duce. E’ vero, però, che ci sono state prese di posizione, come quella dell’ex sindaco Benussi che ha assolto, se non esaltato, il fascismo, che ha dato voce a una minoranza estremista, che non rappresenta gli italiani. Quella di Benussi si segnala come un caso d’irresponsabilità politica: ha danneggiato la comunità italiana. Le sue parole sono state utilizzate da chi intendeva confezionare una rappresentazione falsa degli italiani, come di gente inaffidabile ancora legata al fascismo. Si è finto di ignorare che, in realtà, la protesta italiana era contro una visione della democrazia e dell’autonomia dove la forza della maggioranza fa saltare il modello di democrazia consensuale del nostro vivere civile.
Il Duce è stato solo il simbolo-veicolo di un malessere che aveva altre, più serie motivazioni. Ma Benussi ha offerto l’esca per una forzatura dell’oltranzismo tedesco, cui fa comodo la figura dell’i taliano fascista per giustificare la decisione a maggioranza tedesca, per di più avallata da un governo italiano squalificato. In simili occasioni, non manca mai chi ha bisogno di recuperare un “ nemico” per sostenere la tesi di pancia che se “quelli” non ci fossero, tutto andrebbe meglio.
3. Bozen. Cartelli: c'è l'accordo sui toponimi. BOLZANO. Segnaletica di montagna: il lavoro è terminato. La commissione che rappresenta governo e Provincia ha esaurito il proprio compito. Il dossier passa ora alla politica, che dovrà decidere se accogliere o meno la proposta. Governo e Provincia dovranno anche integrare alcune questioni controverse, su cui i quattro tecnici non hanno trovato una intesa. «Gli esperti non hanno risolto tutto», conferma il presidente Luis Durnwalder. Il fascicolo è ancora riservato, ma Durnwalder anticipa: «Non ho visto il lavoro. Da quanto mi è stato riferito, è stato raggiunto un compromesso e quindi non saranno contenti al cento per cento né gli italiani né i tedeschi». Da quanto si intuisce, il compromesso che dovranno accettare gli italiani sarà una certa decurtazione sulla microtoponomastica. Va ricordato che l'accordo Durnwalder-Fitto prevede la ricerca di una intesa sui 1500 toponimi monolingui in tedesco verificati dai carabinieri nei 36 mila cartelli installati dall'Avs.
La commissione paritetica è composta da Francesca De Carlini e Guido Denicolò di nomina governativa e per la giunta provinciale da Karl Rainer e Ferdinand Willeit (alternato a Hugo Valentin per le questioni ladine). La microtoponomastica sarà la pietra di paragone dell'accordo. La sensazione che la lista non conterrà un gruppo di nomi italiani presenti oggi sulle cartine sembra confermata da Durnwalder: «Il filo del ragionamento può essere questo. Molte malghe sono collegate a un maso. Il nome del maso è deciso dalla famiglia proprietaria, è accatastato e non può essere modificato. Spesso si tratta proprio del nome di famiglia. Quindi anche il nome della malga dovrebbe restare nella dizione originaria».
Durnwalder fa un esempio: «C'è Steinhof e quindi Steinalm, ma è stata tradotta in malga Sassi, mentre non dovrebbe». Malga Sassi o Malga Sasso? Perché è la famosa Malga Sasso (teatro della strage del 1966) che è conosciuta come la versione italiana di «Steinalm». L'altro tema forte di discussione ha riguardato le frazioni. Quanti masi devono esserci, perché un agglomerato venga considerato frazione? Scontato invece, ricorda Durnwalder, che ogni dizione tecnica come «malga» e «sentiero» debbano tornare sui cartelli anche nella dizione italiana. A Palazzo Widmann attendono solo che la commissione chiuda formalmente l'incarico ricevuto. «A quel punto il materiale verrà inviato alla giunta e al commissariato del governo, che a sua volta lo sottoporrà al ministro Raffaele Fitto», riassume Durnwalder. L'incartamento è atteso nel giro di pochi giorni, di sicuro entro la fine di febbraio. Le indiscrezioni raccontano di una commissione che ha lavorato in un buon clima, accantonando, perché se ne occupino governo e Provincia, la materia su cui nno è stata possibile una intesa. «Manca la soluzione su un toponimo in Valle Aurina», ha fatto sapere il deputato del Pdl Giorgio Holzmann.
Questa versione viene confermata a Roma. Lo racconta il deputato della Svp Karl Zeller, che mercoledì ha parlato a lungo con il ministro Raffaele Fitto. Così Zeller: «All'incontro era presente anche il capo di gabinetto del ministro, che in settembre aveva curato la stesura dell'accordo tra ministro e presidente Durnwalder. Ho avuto la sensazione che il lavoro della commissione tecnica venga giudicato positivamente anche al ministero». La Svp non fa mistero che quell'accordo potrebbe essere tenuto come base anche per la legge provinciale sulla toponomastica.
4. Rovereto. Quattrocento poveri in cerca di un lavoro. 06/02/2011 09:22. ROVERETO - Si chiamano lavori socialmente utili ma tecnicamente sono registrati sotto il nome «Azione 10». Si tratta di mestieri di fortuna finanziati con fondi pubblici e predisposti dall'agenzia per l'impiego. Quello che, fino a qualche tempo fa, era ritenuto un salvagente per cittadini in seria difficoltà, da un paio d'anni è diventato un allarme sociale vero e proprio. La domanda per poter lavorare, infatti, è stata presentata da ben 382 persone, la metà roveretani che non riescono nemmeno a sbarcare il lunario. Rispetto al 2010 si tratta di un incremento del 30%, una cifra che da sola fa paura. La fotografia che esce, dunque, è in linea con il pessimismo diffuso in Italia: non c'è lavoro, non ci sono soldi, le famiglie non arrivano a fine mese. La crisi, insomma, si fa sentire ovunque.
Dopo il boom di iscrizioni alle varie selezioni per un posto da precario in Comune (con centinaia di aspiranti lavoratori a tempo provenienti da tutta Italia) arriva adesso l'altrettanto preoccupante boom per un posto solitamente riservato a soggetti con disagi. Basti pensare che il quattro per cento di chi ha presentato domanda per lavorare nell'«Azione 10» è laureato e ha tra i 25 e i 30 anni. Per contrastare in parte il dilagare dei nuovi poveri il Comune di Rovereto ha deciso di stanziare, negli ultimi due anni, quasi mezzo milione di euro da aggiungere ai fondi destinati all'uopo dalla Provincia.
5. Savona. Nel “Grand Hotel” della stazione ferroviaria. Bisogna arrangiarsi come si può quando scende l’oscurità e inizia a fare freddo. Per i senzatetto di Savona i posti dove trovare rifugio sono sempre gli stessi: il dormitorio Caritas di via Guidobono, l’area vicino all’Ipercoop Il Gabbiano e ovviamente, come succede in tutte le città di questo mondo, la stazione ferroviaria. Anche se, un po’ per l’intensificazione dei controlli della polizia un po’ per la ristrutturazione dei locali con i nuovi orari di chiusura al pubblico, dormire senza essere notati, magari a bordo di un treno, è più un lavoro che altro. «È anche una scommessa con il proprio destino», come dice con una certa amarezza Rocco, frequentatore notturno di Mongrifone. Lui le ha pensate tutte per cercare di mimetizzarsi al meglio tra le banchine e i binari, nel cuore della notte. Quando in giro non c’è anima viva. Neanche fuori, sulle strade: basti pensare che a quell’ora camminare da piazza del Popolo fino a piazza Aldo Moro è un po’ come trovarsi in un deserto di cemento, il giorno successivo a un’evacuazione generale. Ma Rocco c’è. Si è posizionato sulla banchina numero 9 e da lì accoglie i disperati e le persone che cercano un rifugio. È organizzatissimo. Non è uno sprovveduto: indossa una giacca con pettorine fosforescenti e, sotto, una casacca blu da operaio. Da lontano ha tutta l’aria di essere un dipendente delle Ferrovie, con la sua tuta da lavoro: «Qui mi conoscono tutti e vestito così posso sempre dire che aiuto gli operai, come spesso è successo». È un trucco che può cambiare il corso di una notte ed è meglio che niente: «Se non hai preso alcun accorgimento e se qui non ti sei fatto amici per te si può mettere davvero male». Rocco dispensa consigli. Lui sa come vivere la stazione di Mongrifone nelle ore notturne, «quando la gente normale va a dormire e in giro ci sono solo i delinquenti». «Non si può venire qui e mettersi dove capita - spiega - Io, per esempio, me ne sto tranquillo nella sala d’attesa. Non ci penso nemmeno di salire su un treno. Non sai chi puoi incontrare lì. No, non voglio fare brutte sorprese. I malviventi sono pronti a tutto e poi sulle carrozze non è consentito dormire. Se ti scopre la polizia sono guai, soprattutto se lasci sporcizia o rompi qualcosa». Di incontri sgradevoli se ne possono fare, in stazione così come in altri posti: «Una volta ho assistito a una scena che non potrò mai dimenticare - racconta - Mi ero rifugiato per la notte vicino al centro commerciale. A un certo punto ho visto sbucare un’auto da cui è scesa una ragazza. Scappava, poverina. La inseguiva un uomo robusto. Credo che fosse straniero dalle parole che gli ho sentito pronunciare. Mi sono alzato e ho cercato di fare qualcosa, ma quel bruto l’ha afferrata e spinta in macchina. Mi sono sentito male per lei. Ma che cosa potevo fare? Magari quello aveva delle armi. C’è un sacco di gente senza scrupoli in giro».
A volte conviene cambiare aria: «Sì, ma alla fine mi ritrovo sempre in stazione - dice Rocco - I dormitori pubblici sono sicuri fino a un certo punto. C’è solo un guardiano, spesso, come ho potuto constatare in tanti posti: se un malintenzionato si avvicina mentre dormi può farti quello che vuole. Magari ti spruzza del narcotico e poi ti deruba. No, io preferisco stare tranquillo. Sto qui, a Mongrifone. Se va male non dormo, ma sono al sicuro. E poi io aspetto una persona, non sono mica alla ricerca di una branda». Rocco aspetta qualcuno, forse. Lo aspetterà a lungo mentre la stazione si popola di treni fermi, spenti. Sono tanti questi treni. E aprendo gli occhi ci si accorge che attorno a loro c’è vita. Gli addetti alle pulizie faticano non poco. Senza tregua si passano scompartimento per scompartimento, armati di pazienza e spazzola. Sono loro a scoprire i clochard che, infischiandosene dei consigli di Rocco, si imboscano da qualche parte. Su una delle centinaia di poltrone a disposizione. Se uno volesse stanarli senza sapere dove sono dovrebbe passare ore e ore a setacciare in lungo e in largo i regionali vecchi e nuovi fermi sulle banchine. Questa sera non ce ne sono tanti. Secondo una prima verifica, sono solo due. Lo si scopre quando si riesce a strappare a qualcuno l’indicazione del posto migliore dove riposare. Il treno “giusto” è il Vivalto, al secondo tronco. Si trova in fondo al primo binario, nel posto più desolato di tutti. Per arrivarci si attraversa ancora il tunnel sotterraneo. Lo si percorre in fretta, perché non si sa mai. In superficie, è un vero spettacolo: eccolo il Vivalto, un super lussuoso albergo su ruote a due piani. Nuovissimo, pulitissimo, silenziosissimo. Le porte delle carrozze sono tutte chiuse. Tranne una. Lo si vede da lontano: la serratura brilla ed emana una luce verde. Segnala che si può aprire. Finalmente si può trovare un riparo dal vento e dal freddo. E ci si può preparare per dormire. Ma senza fare troppo rumore, perché lì c’è già qualcuno. E altre persone potrebbero arrivare. Anche malintenzionati. Rocco lo dice sempre. Lo dice a tutti che non ci si deve fidare dei treni: «Perché se si è ancora in tempo conviene tornare indietro sui propri passi. A casa. E di corsa»
6. Firenze. Parcheggi scambiatori, dal flop alla discarica. Firenze, 6 febbraio 2011 - DOVEVANO essere un’oasi per gli automobilisti e invece sono rimasti deserti (o quasi) i parcheggi scambiatori realizzati alle porte di Firenze per consentire ai pendolari di lasciare l’auto e arrivare in centro con i mezzi pubblici. I collegamenti (bus e treno) non sono mai decollati, e i parcheggi sono rimasti al palo. Salviati, viale Europa, Rovezzano, via Simone Martini, via del Gelsomino, Castello. Zone diverse, differenti gestioni (di Firenze Parcheggi o Trenitalia), ma il quadro è sempre lo stesso. Abbandonati, sottoutilizzati, vandalizzati: il sogno di alleggerire Firenze dalle auto (e dallo smog) si è infranto contro il fallimento degli ‘scambiatori’. Realizzati solo sulla carta.
Il nostro viaggio nei parcheggi scambiatori inizia dal Salviati, in via Faentina, proprio davanti al capolinea del bus 1. Logisticamente perfetto ma di fatto simile più a una discarica all’aperto (guarda caso davanti all’ingresso vengono lasciati, e ritirati, i rifiuti ingombranti) che ad un’area di sosta. Il quadro è desolante: materassi maleodoranti parcheggiati accanto a vecchie roulotte, utilizzate da rom o senza tetto, cumuli di immondizia, avanzi di cibo e persino un water tra le erbacce alte più di un metro. Rivoli di liquami che spuntano dal nulla e disegnano una nuova geografia della sosta, fino a sparire nelle feritoie dell’acqua piovana.
CARTELLI STRADALI divelti accanto alla cassa, ormai fuoriuso, dopo essere stata sfondata e depredata più volte dai vandali. Tanto che alla fine Ferrovie (gestore del parcheggio) si è arresa e ha alzato la sbarra: al Salviati non si paga più. La sosta gratis dovrebbe essere un incentivo a parcheggiare e invece di auto se ne vedono sempre meno, appena una ventina su oltre 150 posti, in gran parte occupati dai camperisti che possono lasciare il loro mezzo per mesi senza dover pagare un euro.
«Se prima lasciavo la macchina — dice Francesco, che lavora a pochi passi, in via Faentina — da quando non si paga più ed entra chiunque ho più paura e preferisco parcheggiarla in strada col rischio di una multa, piuttosto che trovarla sfondata o danneggiata».
C’È POI IL CAPITOLO Ferrovie. La stazione Salviati è proprio a ridosso del parcheggio, peccato che ci siano solo binari, panchine e una pensilina vuota. Nemmeno lo straccio di un’indicazione. Impossibile sapere quale treno si ferma, da dove arriva e dove è diretto, e soprattutto a che ora passa (se passa). Un capolavoro di comunicazione, tanto che nemmeno i residenti della zona sanno se i treni fermano ancora a Salviati. Da tempo hanno smesso di aspettare davanti al binario. «Forse hanno tolto la fermata — osserva sconsolata Rosa, una pensionata che abita a pochi metri — per me sarebbe stato più conveniente il treno, ma l’ho aspettato tante volte e non ne ho mai visti passare, però da casa mia li sento. Ho provato a chiamare alle Ferrovie per sapere l’orario dei treni, ma non hanno saputo dirmi niente e così devo accontentarmi del bus che non è puntuale, ma almeno passa davvero». Un progetto per ridare alla ‘discarica’ Salviati la dignità di scambiatore c’è già, ed è di Firenze Parcheggi, che da tempo corteggia Trenitalia per prendere in gestione l’area di via Faentina e l’altra di Rovezzano. Questione di settimane ormai.
TRENITALIA, che una decina di anni fa è stata obbligata da Palazzo Vecchio a realizzare il parcheggio, in occasione dei lavori di ristrutturazione della stazione vorrebbe almeno recuperare le spese e chiede un canone di alcune decine di migliaia di euro l’anno a FiPark. Ma l’amministratore delegato Marco Carrai è irremovibile: «Per il Salviati non intendiamo sborsare un euro date le condizioni in cui si trova. Dovremo spendere già tanto per ripristinare il sistema di sicurezza, poi, potremo parlare di una percentuale sugli incassi a Trenitalia. Discorso a parte, invece, per i 200 posti di Rovezzano, che funziona bene. In quel caso siamo disponibili a riconoscere un canone annuale a Ferrovie. Il nostro obiettivo è trasformare il Salviati da problema sociale in risorsa per il territorio, ma per fare questo abbiamo bisogno della sinergia, anche logistica, con Ferrovie, che deve riportare i treni alla stazione Salviati. Il fallimento degli scambiatori è legato alla carenza dei collegamenti e da quelli voglio partire per ridare a Firenze la speranza di non morire soffocata da traffico e smog».
7. Ascoli Piceno. 2010, ancora un bilancio positivo per la Guardia di Finanza. Ascoli Piceno | Il comando provinciale delle Fiamme Gialle rendiconta sulle attività svolte lo scorso anno: 870 interventi ispettivi tributari, 111 operazioni antidroga, quasi 45.000 merci contraffatte sequestrate, sono solo alcuni dei dati forniti. Si è tenuto ieri mattina presso il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno l'incontro con i rappresentanti degli Organi di informazione, atto ad illustrare i risultati conseguiti dal Corpo nel decorso anno 2010 nelle province di Ascoli Piceno e Fermo. Il Comandante Provinciale di Ascoli Piceno, Col. t. ST Fabrizio Chirico, ha tracciato il consuntivo delle attività esperite da tutti i Reparti delle due citate province, rievocando servizi e risultati che, per la loro portata, hanno posto ancora una volta in risalto l'impegno sempre costante profuso dalle Fiamme Gialle in ogni ambito della polizia economica e finanziaria. E' quindi un trend ancora assolutamente positivo quello che è emerso dall'analisi dei dati annuali, che ha trovato peraltro un peculiare consolidamento in virtù delle numerose attività di rilievo attuate nei diversi settori operativi che, in molti casi, hanno interessato anche le altre regioni del territorio nazionale. Sul fronte delle attività di carattere tributario, sono stati eseguiti 870 interventi ispettivi, nelle loro canoniche tipologie di verifiche e controlli, che hanno posto in luce violazioni alle normative fiscali nelle seguenti misure:
€ 104.865.365 di ricavi non dichiarati e non contabilizzati;
€ 36.899.192 di costi indebitamente detratti;
€ 1.670.449 di ritenute non operate o non versate;
€ 36.921.643 di violazioni all'I.V.A..
Nell'ambito dell'esecuzione di tali attività, sono state accertate n. 126 violazioni di carattere penale tributario (contro le n. 65 del precedente anno 2009), contemplate dal Decreto Legislativo n. 74/2000, per le quali n. 90 persone (contro le n. 51 del precedente anno 2009) sono state deferite alle competenti Autorità Giudiziarie; le tipologie di reato più ricorrenti nel contesto sono state quelle relative alle "dichiarazioni fraudolente" (41 fattispecie accertate, contro le 17 dell'anno 2009), "omesse dichiarazioni" (34 fattispecie accertate, contro le 26 dell'anno 2009), "occultamenti/distruzioni di documenti contabili" (30 fattispecie accertate, contro le 5 dell'anno 2009) e, infine, alle "emissioni di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti" (9 fattispecie accertate, contro le 7 del 2009).
L'attenzione ispettiva rivolta verso il peculiare comparto del "sommerso d'azienda", che costituisce sempre, tra gli altri, uno degli obiettivi primari delle linee di indirizzo programmatico dell'Amministrazione Finanziaria, ha trovato concretezza attraverso l'individuazione, nelle due realtà provinciali di Ascoli Piceno e Fermo, di n. 91 "evasori totali" e n. 30 "evasori paratotali" (contro, rispettivamente i n. 84 e n. 19 del decorso 2009) che, insieme, hanno determinato la segnalazione agli Uffici Finanziari di una massa impositiva sottratta all'Erario per 108.573.477 euro e correlate violazioni all'I.V.A. per complessivi euro 18.492.840.
Per quanto attiene al "lavoro sommerso", anch'esso concreta prerogativa degli interessi dell'Amministrazione Finanziaria, i n. 80 interventi esperiti nei confronti di altrettanti esercizi commerciali hanno acclarato l'utilizzo di n. 145 lavoratori irregolari, di cui n. 126 completamente "in nero".
Sintomatiche sono state anche le risultanze dei c.d. "controlli strumentali", materializzati nei 4.705 interventi rivolti verso il controllo sul corretto adempimento sia delle disposizioni in materia di ricevute e scontrini fiscali, per le quali sono state riscontrate 687 irregolarità, che di quelle in materia di beni circolanti sulle strade (con il controllo di 2.322 veicoli), per arrivare, infine, alle 391 rilevazioni degli "indici di capacità contributiva" che, conformemente alle vigenti normative, costituiranno oggetto delle successive elaborazioni sulla congruità dei redditi dichiarati, per le eventuali rettifiche da parte degli Uffici Finanziari.
Per ciò che riguarda le "Tasse sugli affari" (imposte di bollo, imposte sugli spettacoli e sulle assicurazioni etc.), sono stati effettuati n. 205 controlli che hanno posto in risalto n. 299 violazioni per un ammontare di € 202.871 di tributi evasi, con n. 352 persone verbalizzate in via amministrativa ed una, invece, denunciata a piede libero all'Autorità Giudiziaria.
Sul fronte delle uscite, particolarmente incisiva è risultata l'attività esperita in merito alle frodi comunitarie, rilevandosi indici di incremento sia per quanto attiene all'entità degli interventi attuati (n. 12, contro i n. 7 dell'anno 2009) che per le somme accertate come indebitamente percepite, che sono infatti passate dai 248.270 euro del 2009 ai 2.047.674 euro del 2010, determinanti l'irrogazione di sanzioni amministrative nei confronti di 13 soggetti per 2.075.285 euro.
L'attività di carattere più marcatamente giudiziario è stata incentrata verso i settori dei traffici illeciti delle sostanze stupefacenti, della contraffazione, dell'immigrazione clandestina e, infine, del gioco d'azzardo ed eloquenti, anche in tali ambiti, sono le risultanze dei servizi attuati dal Comando Provinciale di Ascoli Piceno, come da seguente dettaglio:
Sostanze stupefacenti: i n. 111 interventi attuati nel decorso anno 2010 hanno determinato il coinvolgimento di n. 233 persone, di cui n. 42 in stato di arresto; altri 75 soggetti sono stati deferiti a piede libero alle Autorità Giudiziarie competenti, mentre nei confronti di n. 116 persone sono state inoltrate le segnalazioni alle Autorità prefettizie per il "consumo abituale" di sostanze psicotrope. Grazie anche al supporto delle unità cinofile del Corpo in servizio presso la Compagnia di San Benedetto del
Tronto (AP), sono stati sottoposti a sequestro oltre 42 Kg. di sostanze, rappresentate in prevalenza dall'hashish (kg. 38,180) e, a seguire, dall'eroina (kg. 3,285).
Contraffazione: nel corso dell'anno in rassegna sono stati sottoposti a sequestro n. 44.746 merci contraffatte (contro le n. 22.815 dell'anno 2009), per le quali n. 62 persone sono state denunciate alle Autorità Giudiziarie competenti e, di queste, n. 2 in stato di arresto per i connessi stati di clandestinità.
Immigrazione clandestina: nell'espletamento dei servizi d'istituto, sono stati individuati n. 20 immigrati clandestini, nei cui confronti sono state avviate le procedure di espulsione; di questi, n. 4 sono stati tratti in arresto in quanto risultati già inottemperanti a precedenti "Ordini di espulsione".
Gioco d'azzardo: sempre costante è stata l'attenzione investigativa attuata nei confronti della peculiare tipologia di reato, per la quale 7 persone sono state deferite a piede libero alle Autorità Giudiziarie competenti e 32 apparecchi sono stati sottoposti a sequestro.
In conclusione dell'incontro, il Col. t. ST Fabrizio Chirico si è soffermato sui dati relativi al "Servizio di pubblica utilità 117", evidenziando come tale istituto rappresenti sempre un punto di forza dell'operato del Corpo nelle due province, costituendo, tra l'altro, un elemento di presenza costante e dinamica nell'arco di tutto l'anno, a supporto del controllo del territorio attuato da tutte le Forze di Polizia, e che garantisce quell'insostituibile opera di prevenzione, numericamente intraducibile, a favore di tutta la collettività.
Il Comandante Provinciale ha quindi rimarcato la crescente azione di vigilanza che la Guardia di Finanza continuerà ad assicurare nel futuro quale polizia economica e finanziaria, in ottemperanza alle direttive impartite dal Comando Regionale Marche di Ancona, rivolgendo, infine, un sentito ringraziamento ai rappresentanti degli Organi di informazione per la costante e coerente comunicazione sempre riservata alle attività del Corpo. 05/02/2011
8. Catania. Scritto da Raffaele Lombardo. Da quando a 12 anni mi sono trasferito a Catania non sono mai mancato alla festa di sant’Agata che è divenata la mia seconda o prima patrona visto che vengo da Grammichele dove san Michele e santa Caterina sono i patroni.
Devo dire che ho trovato nel mondo, laddove mi sono trovato a partecipare a feste religiose, pochi eguali per quanto riguarda la devozione, la fede, la partecipazione, l’affetto e l’amore dei cittadini di Catania a sant’Agata.
Ricordo bene quando ero vicesindaco che la cifra dei partecipanti supera il milione di persone nel corso della festa che dura qualche giorno. Stasera ce ne saranno tre o quattrocentomila fuori. Vengono da tutto il mondo a rivedere sant’Agata e ai tanti che non hanno potuto venire mi sento di rivolgere un saluto affettuoso in nome di questa santa patrona che, credo, come santa e come donna vada richiamata per l’attualità del suo esempio e della sua testimonianza. Una ragazza di buona famiglia che, per non rinnegare la propria fede, veniva prima mutilata e poi uccisa.
Sono, i nostri, tempi nei quali i valori della fede, dell’onestà e della trasparenza di una donna, in un momento nel quale si mercifica tutto, anche il nostro corpo, vanno richiamati e indicati come un esempio importante per i giovani.
Quanti hanno partecipato a questa uscita di sant’Agata hanno visto come piazza Duomo sia gremita da un blocco impenetrabile di uomini e donne che stanno attorno a sant’Agata e hanno potuto toccare con mano e prendere parte a questo momento di grande commozione e di grande emozione.

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