sabato 5 febbraio 2011

Notizie Federali della Sera: escorts Micciche’ e l’algoritmo del bunga bunga, 5 febbraio 2011.

Sezione Duce a cavallo:
1. Bozen. Duce, i partiti italiani dicono sì a Theiner: «Soluzione condivisa»
2. La Valle d'Aosta ha aderito al progetto per il rimpatrio volontario degli immigrati.
3. Aosta. "Noi straniere, precarie nella sanità valdostana".
4. Aosta, l'Assemblea cittadina tiene sotto osservazione Poste Italiane.
5. Trento. Cultura, più soldi se inviti l'assessore.

Sezione padania, escorts ed algoritmi:
6. Treviso. Barison: conoscevo il sistema della cricca.
7. Varese. "Elaborate l'algoritmo del bunga bunga".

Sezione irregolari: una terra austera come la Liguria.
8. Genova. Le sanzioni di Berlusconi alla Liguria: questo non è l’Abruzzo, pochi voti, niente aiuti.
9. Savona. Il “popolo che balla” ora ha i capelli bianchi.
10. Santa Margherita ligure. Qui non c’è più nessuno. 

Sezione il Sud Vs. Micciché, chi vincera’?:
11. Napoli. La Guardia di Finanza intende scovare quanti hanno chiesto e ottenuto l’esenzione dal pagamento dei tributi.
12. Regione Salento, c'è il «no» di Gabellone.
13. Palermo. Micciché: “Aggregare tutti i movimenti meridionalisti”.
1. Bozen. Duce, i partiti italiani dicono sì a Theiner: «Soluzione condivisa» / SONDAGGIO. BOLZANO. Arriva il sì dei partiti italiani alla proposta di Theiner sui monumenti. L'Obmann Svp vuole una soluzione condivisa, come allo stesso modo la rielaborazione del passato. «Lo sostengo da anni», dice Gnecchi (Pd). Sulla stessa lunghezza d'onda il Pdl. Nell'intervista all'Alto Adige Richard Theiner ha parlato a nome del partito, sostenendo la posizione di Durnwalder. No al trasloco del duce a cavallo e allo stesso tempo una lavoro di storicizzazione, coinvolgendo la comunità italiana, storici e intellettuali. Una rielaborazione del passato nazi-fascista in cui tutti si possano riconoscere. «Era il 2000, quando da assessore provinciale alla scuola italiana, insieme ai colleghi Kasslatter Mur e Musner, affidammo agli Istituti pedagogici il compito di realizzare un libro di storia comune, in modo da lavorare sulla cultura storica e la memoria collettiva», sottolinea l'onorevole Luisa Gnecchi. «Mi auguro che la lettera del ministro Bondi si inserisca in questo percorso già iniziato e non riaccenda, invece, nuovi nazionalismi», ancora la deputata del Pd. Sull'opera di Piffrader il sindaco Spagnolli ritiene che «l'idea di coinvolgere artisti o professionisti comunque terzi rispetto alla politica e poi valutarne e scegliere la migliore soluzione, sia corretta», ancora Luigi Spagnolli. Grande soddisfazione è espressa dall'onorevole Michaela Biancofiore per le parole di Theiner: «L'Obmann della Stella alpina è sulla stessa linea del percorso iniziato da me e dal presidente Durnwalder per una decisione condivisa tra i gruppi linguistici». Secondo Biancofiore «l'atto del ministro Bondi, inizialmente incomprensibile agli italiani dell'Alto Adige, ha paradossalmente indotto la Svp ad un'assunzione di responsabilità rispetto all'intera società altoatesina, che sta conducendo all'insperato superamento di ogni barriera etnica, mettendo a tacere i rispettivi estrenmismi». Ed ecco che Biancofiore punta ad «un'alleanza organica e duratura tra centrodestra e Svp». Ma su questo versante Theiner non ci sente. "Non c'è nessun cambio di rotta della Svp, che è e rimane fuori dai blocchi e non si parla né di alleanze, né di coalizioni", così Theiner, che poi prosegue: «È dal 1945 che la Svp, avendo la responsabilità di rappresentare l'Alto Adige, ha il massimo interesse a coltivare buoni rapporti con Roma, a prescindere da chi, a destra o a sinistra, si trovi al governo». «Con il governo attuale, purtroppo, all'inizio pareva che mancassero le basi per un dialogo costruttivo: ultimamente, però, i rapporti sono molto migliorati», conclude Theiner. E ieri anche l'onorevole Giorgio Holzmann ha incontrato il Landeshauptmann. «La soluzione condivisa è quella che vuole pure la Svp, ad iniziare da Durnwalder e Theiner, anche perché nel gruppo italiano nessuno è un nostalgico fascista», spiega Holzmann. Per Alessandro Urzì (Futuro e libertà) «Theiner dimostra buon senso, ora si tratta di entrare nel merito: a me personalmente non piace l'idea di un museo del nazi-fascismo sotto il monumento alla Vittoria, perché quest'ultimo è dedicato ai Caduti», chiude Urzì.
2. La Valle d'Aosta ha aderito al progetto per il rimpatrio volontario degli immigrati. Ad Aosta la prima riunione del Consiglio territoriale per l'immigrazione. AOSTA. La prefettura della Valle d'Aosta ha aderito a "Nirva", acronimo di "Network italiano sul rimpatrio volontario assistito". Il progetto, co-finanziato dal Fondo europeo rimpatri, ha come finalità la creazione di una rete nazionale composta da realtà pubbliche e private che, lavorando a contatto con gli immigrati, possono informarli dell'opzione del "rimpatrio volontario assistito". Questa si basa sull'erogazione di un aiuto finanziario e logistico per il ritorno del migrante nel Paese di origine e sulla preparazione di un percorso di reinserimento nella società.
Del progetto "Nirva" se ne è discusso ieri, a Palazzo regionale, nella prima riunione del Consiglio territoriale per l'immigrazione, un organo di natura prefettizia che si occuperà di analizzare le esigenze degli immigrati e di presentare proposte attraverso il lavoro di tre gruppi che si concentreranno sulle politiche lavorative, sociali ed abitative e dell'integrazione culturale.
Presieduto dal presidente della Regione, Augusto Rollandin, nell'esercizio delle sue funzioni di Prefetto, il Consiglio territoriale è composto dall'assessore regionale alla Sanità, Salute e Politiche sociali, dal sindaco di Aosta, dai rappresentanti della Amministrazioni periferiche dello Stato e dalle componenti sociali a vario titolo interessate al fenomeno migratorio, come organizzazioni sociali dei lavoratori, organizzazioni rappresentative del mondo produttivo, associazioni rappresentative degli immigrati e del mondo del volontariato.
Terminata la riunione di insediamento, a Palazzo regionale si è tenuto il seminario sul tema "L'integrazione degli immigrati: che cos'è e come si misura" nell'ambito del progetto europeo "Demochange, cambiamento demografico nell'Arco alpino".
3. Aosta. "Noi straniere, precarie nella sanità valdostana". Aosta - Due infermiere di Obiettivo lavoro si raccontano. Dopo la diminuzione del tetto di ore annuali e la conseguente diminuzione dello stipendio si guarda con incertezza al futuro. E c’è chi dice, “Me ne torno a casa, in Brasile guadagnavo di più”. Un problema alla volta, un mese dopo l’altro. Sta diventando una prospettiva a breve termine quella dei dipendenti di Obiettivo lavoro che sono impiegati come infermieri nell’ospedale di Aosta. “Per adesso lo stipendio è rimasto normale – racconta un’infermiera che, per evidenti motivi, preferisce rimanere anonima -, ma questo solo perché sono finiti in busta arretrati e conguagli vari. Adesso aspetto ancora qualche mese per vedere come va a finire”. E come potrebbe andare a finire? In questo caso la profezia sembra già scritta: meno ore mensili e, di conseguenza, meno soldi a fine mese. “La busta normale era sui 1600 euro. Se scende fino a 1300 ci penso, se arrivo a 1000 me ne vado”. E quando l’infermiera dice “me ne vado” non intende solo dire “cambio lavoro”, ma cambio paese, “me ne torno in Brasile. Lavoro qui da cinque anni, è un lavoro che mi piace ma io son venuta qui anche per aiutare la famiglia rimasta nel mio paese, con 1000 euro non ce la faccio”. Il cambiamento riguarda in primis il monte di ore che l’Usl ha chiesto a Obiettivo lavoro. Dal 2011 questi dipendenti dovranno fare 1500 ore all’anno, pari a 125 al mese. “Ma visti i ritmi con cui stiamo procedendo – aggiunge – credo che a luglio avremo già coperto tutto il monte ore. Innegabile, siamo nel panico”.
L’angoscia è il sentimento che domina anche la seconda testimonianza, oltre al problema delle ore e dello stipendio ridotto, se sei donna devi stare attenta a un’altra cosa, e evitare di rimanere incinta. “Già – racconta un’altra infermiera, sempre brasiliana – perché se io che lavoro per Obiettivo lavoro rimango incinta quando rientro dalla maternità pur non licenziandomi possono spostarmi in un altro posto di lavoro”. Ma il problema più sentito è quello della riduzione di ore, “anche perché è evidente che non regge. Nel mio reparto, in questi giorni, ci sono due malattie. I loro turni sono quindi da coprire, e mi hanno aggiunto due turni da fare, e così raggiungiamo prima il tetto di ore. Adesso iniziamo a guardarci intorno, in cerca di qualcosaltro”. di Cristian Pellissier. 05/02/2011
4. Aosta, l'Assemblea cittadina tiene sotto osservazione Poste Italiane. 05/02/2011. AOSTA. Ieri mattina, rispettando l'impegno assunto con una mozione di indirizzo sui disagi legati al servizio di recapito della corrispondenza, l'ufficio di presidenza dell'Assemblea ha incontrato quattro rappresentanti di Poste Italiane, tra cui James Westbowski e Piergiorgio Barbano, rispettivamente direttore e referente per le istituzioni delle Poste di Aosta, e Flavio Barotto, responsabile del recapito per la Valle d'Aosta. «Si è trattato di un incontro costruttivo – ha commentato il presidente del Consiglio Ettore Viérin – durante il quale i rappresentanti della società Poste Italiane hanno esposto i contenuti dei nuovi progetti inerenti all'assetto logistico ed al recapito della corrispondenza che hanno preso avvio nel mese di dicembre, con particolare riguardo ai servizi personalizzati per la clientela. Inoltre - ha aggiunto Viérin - sono state motivate con il necessario periodo di rodaggio le criticità del settore che appaiono, a detta dei responsabili del servizio postale, essere in via di superamento. Al termine dell'incontro è stato, comunque, deciso di procedere ad un'ulteriore analisi della situazione nel mese di marzo, qualora nel frattempo la situazione non abbia fatto registrare sensibili miglioramenti».
5. Trento. Cultura, più soldi se inviti l'assessore. 05/02/2011 09:15. TRENTO - Arrivano i criteri per valutare e verificare le iniziative e gli eventi finanziati dall'assessorato alla Cultura della Provincia di Trento. L'assessore competente, Franco Panizza, lo ha scritto a caratteri cubitali: «Una buona politica deve anche disporre precisi criteri per definire le linee di intervento e le unità di misura per allocare le risorse, in particolare quelle finanziarie»; le cui linee di principio sono recuperate dalla legge 15 del 3 ottobre 2007, entrata in vigore solo lo scorso dicembre 2010. Ma un conto sono i principi ispirati ad elevare la qualità dell'offerta culturale oltre ogni «posizione di rendita», altra storia sono i parametri effettivi che verranno impiegati.
Saltano fuori, infatti, quattro fogli che dettagliano gli indicatori del sistema di valutazione annunciato, con la rispettiva traduzione in punteggi. E un dato appare alquanto curioso: alla voce «azioni di informazione e comunicazione che evidenzino il ruolo e le funzioni della provincia», ulteriormente dettagliate in «presenza dei rappresentanti istituzionali alla conferenza stampa» (quattro punti) e in «comunicati, pubblicità e attività promozionali che valorizzano il ruolo della Pat» (due punti), si attribuisce un totale di ben sei punti. In pratica, coinvolgere l'assessore comporta un aumento del punteggio della singola iniziativa.
6. Treviso. Barison: conoscevo il sistema della cricca. Escort e appalti, prime ammissioni di Giuseppe Barison, l'imprenditore di Zero Branco capogruppo della Lega nel consiglio comunale, da 5 giorni agli arresti domiciliari. Barison ha parlato. A lungo. L'imprenditore di Zero Branco, socio di Silvano Benetazzo nella «Benetazzo Group» e capogruppo della Lega nel consiglio zerotino, da 4 giorni agli arresti domiciliari nella sua abitazione di via Manzoni con l'accusa di corruzione e corruzione aggravata nell'ambito dell'inchiesta sulla tangentopoli veneziana, ha rivelato che non solo Carlon e Ragno - i funzionari protagonisti dell'inchiesta sulla cricca degli appalti nel veneziano _ si sarebbero fatti ristrutturare le loro case gratuitamente dagli imprenditori che poi ottenevano gli appalti. Lo stesso avrebbe fatto anche il geometra Rodolfo Andreotti, collega di Ragno e già indagato. Tra l'altro, grazie alle intercettazioni, risulta che proprio Andreotti aveva tranquillizzato Rino Spolador e Silvano Benetazzo, i due imprenditori in carcere, dopo il cambio di giunta in seguito alle elezioni temevano che l'andazzo potesse cambiare, ma il geometra aveva precisato: «Carlon continua a firmare i contratti, non ci sono problemi».
Barison non sarebbe stato invece in grado di spiegare alcune sue frasi, pronunciate il 19 marzo 2010 in uno dei tanti incontri conviviali della cricca. Qualche giorno prima Carlon e Ragno avevano ricevuto l'avviso della Procura della richiesta di proroga delle indagini e, per ideare la difesa, avevano organizzato un pranzo al ristorante «Rifugio» di Budoia, dove era stata piazzata una microspia, con gli imprenditori amici. «Tutto questo è solo colpa nostra _ aveva affermato Barison _ perché non abbiamo saputo fare gioco di squadra. Dobbiamo fare gioco di squadra».
Il suo difensore, l'avvocato Antonio D'Alesio, al termine dell'interrogatorio ha riferito che il suo cliente ha risposto alle domande: «Abbiamo dato la nostra versione dei fatti e non ci sono elementi per mantenere la custodia, seppur domiciliare. Faremo ricorso al Tribunale del riesame» ha detto. Barison, davanti alle telecamere, si è limitato a poche battute: «Mi sono tolto un peso», ha ripetuto. E ha aggiunto: «Sono fiducioso nella magistratura».
L'ingegner Claudio Carlon e il braccio destro Domenico Ragno, hanno invece scelto di tacere. Difesi dagli avvocati Antonio Franchini, Cristiana Cagnin e Barbara De Biasi, davanti al giudice Antonio Liguori si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: prima di aprire bocca e di scegliere la linea difensiva vogliono capire quali carte gli investigatori abbiano in mano e per questo, probabilmente, presenteranno ricorso al Tribunale del riesame per ottenere almeno i domiciliari.
«Non capiamo proprio perché tenere in carcere Carlon: è in pensione e non è più un pubblico ufficiale. Non può certo reiterare il reato» spiega l'avvocato Cagnin. «Da ieri _ aggiunge l'avvocato De Biasi _ il geometra Ragno è sospeso con una lettera firmata dalla presidente Zaccariotto, quindi neppure per lui c'è il pericolo che possa commettere altri fatti di corruzione».
Intanto, nella lunga ordinanza, spunta il nome di Lino Brentan, esponente del Pd della Riviera del Brenta, già assessore provinciale negli anni Novanta e ora amministratore delegato della società Autostrada Venezia-Padova. Dunque, non è più un politico, non è mai stato un imprenditore, eppure è presente alla cena elettorale a favore del presidente uscente Davide Zoggia pagata con seimila euro a testa dagli imprenditori della «cricca». E Brentan c'è anche nella «gita» del 17 luglio 2009 a Nova Gorica: pranzo, puntate al Casinò e finale in camera da letto (solo il pranzo, pagato da Benetazzo, costa duemila euro) con Carlon, Ragno, Andreotti e altri funzionari della provincia, Benetazzo, Spolador, Barison.
7. Varese. "Elaborate l'algoritmo del bunga bunga": Marco Tarini, ricercatore presso il dipartimento di Informatica e Comunicazione dell’ateneo varesino dell’Insubria, ha assegnato ai propri studenti un compito che prende il nome dell’ormai celebre rituale delle serate di Arcore. Polemica all'ateneo per il contenuto e il concetto dell’esercitazione. Nel testo guida dell’elaborato sono presenti "il presidente della Repubblica di Bananas" e il suo "cerimoniale tipico". Gli studenti hanno tempo fino al 13 febbraio per sviluppare un algoritmo che introduca una parvenza di ordine nello svolgimento dei festini organizzati dal presidente dell’ipotetica Repubblica di Bananas. “Costui e il suo entourage”, scrive il Tarini, "pur avendo accumulato ricchezze praticamente inesauribili grazie alle proprie enormi capacità, non si dimenticano della condizione dei loro concittadini in difficoltà economiche e, del tutto disinteressatamente, ne aiutano personalmente molti". Dopo l’introduzione il docente passa a descrivere le modalità con cui vengono distribuiti questi aiuti: così si arriva al "cerimoniale tipico che nella lingua di Bananas prende nome di bunga bunga e durante il quale, fra l’altro, i partecipanti si dividono in coppie, o talvolta anche in gruppetti, in una stanza appositamente approntata della magione del presidente".
Agli studenti si chiede di scrivere un programma che regolamenti l’introduzione di nuovi ospiti alle cene, estrometta quelli sgraditi e determini le affinità di coppia tra i vari partecipanti alla cerimonia tenendo conto delle variabili date dall’età dei soggetti, dalla quantità di denaro che ciascuno riceve e dal numero dei giorni di presenza in casa del presidente. Il tutto deve poi confluire in una stringa di caratteri, ognuno dei quali associato a una variabile: “per esempio”, spiega Tarini nel testo dell’esercitazione, “il codice in Cav M 5000 17 175 48 0.2 0.9 LVSD, sta a significare che alle feste partecipa una persona di sesso maschile identificata come Cav che riceve 5mila euro, ha 17 anni, è alta 175 cm, pesa 48 kg, ha capelli chiari e costituzione robusta ed è presente in villa lunedì, venerdì, sabato e domenica”.
Polemiche e risentimento da parte di alcuni studenti, che criticano il docente accusandolo di ‘portare in ateneo opinioni politiche e morali’, ma Tarini controbatte sicuro che "frasi scherzose possono rendere più reale una materia astratta come l’algoritmica". Silvia Ruscitto
8. Genova. Le sanzioni di Berlusconi alla Liguria: questo non è l’Abruzzo, pochi voti, niente aiuti. Quando la politica gioca duro, pagano i cittadini. Leggiamo questo titolo sul Secolo XIX di Genova: “Liguria, spariti i fondi per 7000 disabili”. La prima impressione è che qualcuno li abbia rubati.  Poi, andando avanti nella lettura dell’articolo di Alessandra Costante, appare chiaro che la colpa è della campagna elettorale ormai in moto. Il denaro a disposizione è poco, per tutti i tagli imposti dalla difficile situazione finanziaria italiana e la conseguenza che il governo delle fare delle scelte. Tra fare avere i fondi a una regione amica o a una ancora governata dalla sinistra non c’è molto da esitare, avranno pensato in alto loco.
Così, “il governo non scuce i 400 milioni di euro destinati al fondo per la non autosufficienza e in Liguria è a rischio l’assistenza alle 6.800 persone, 5.000 anziani e circa 1800 disabili, che ogni mese ricevono un aiuto economico (350 e 280 euro). Dice l’assessore Lorena Rambaudi: o si riduce il numero degli assistiti o l’importo degli assegni. Uno spiraglio c’è ancora, ed è la discussione in aula del “Milleproroghe”: «Da politico devo crederci, ma da amministratore non mi illudo»”. E c’è anche da credere che, trattandosi di una terra austera come la Liguria, quei disabili siano davvero disabili e che quindi il taglio del governo vada a colpire gente che ne ha un bisogno fondamentale.
Per completare il quadro delle scelte elettorali e demagogiche del governo, l’articolo di Alessandra Costante fornisce un’altra brutta notizia: “Gli abitanti di Varazze e Genova Sestri Ponente, alluvionati lo scorso 4 ottobre, non godranno della proroga delle tasse che scadevano il 15 dicembre”. Come dire, in Abruzzo, dove il partito di Berlusconi controllava e controlla la macchina di distribuzione dei favori, è stata montata una campagna propagandistica che in parte è naufragata nello scandalo ma che comunque ha certamente rafforzato le posizioni volute. Ma a quei comunistacci di Genovesi, anche se di Riviera, nemmeno un  euro, meglio tenerli a stecchetto. Ultimissima: “Infine, non arriveranno neppure i 30 milioni di euro per il trasporto pubblico”. Vengono in mente le sanzioni che di tanto in tanto sono imposte a paesi governati da dittatori infami, come l’Iran, l’Iraq e, prima del bunga bunga, la Libia. Chi ne ha sempre fatto le spese sono stati i poveracci. Ma a chi tira il fili del mondo, che gliene importa? 5 febbraio 2011 | 08:17
9. Savona. Il “popolo che balla” ora ha i capelli bianchi. 05 febbraio 2011 ELENA ROMANATO. Nel Savonese 26 dancing, record in Italia. Ma le disco, da 128, sono solo 15. Il “popolo che balla”, come cantava un Jovanotti ancora dj. Un popolo che nella nostra Riviera è in via d'estinzione, travolto da cambiamenti sociali, restrizioni, crisi del turismo e scarsa lungimiranza di amministratori locali tirati per la giacca; da una parte ci sono i turisti anziani o le famiglie che scelgono la Riviera per rilassarsi e per farlo muovono guerra ai decibel a colpi di esposti; dall'altro i giovani, in gran parte residenti, che rivendicano il diritto al divertimento.
Vorrebbero una loro movida, non necessariamente sotto casa, ma chiedono di non dover fare dei chilometri o aspettare le vacanze estive per partire verso i lidi dove la vita notturna è intensa e piena e si può tirare l'alba ballando.
Oggi nel savonese ci sono una quindicina di discoteche (in inverno solo dieci) più 26 dancing dove si balla con orchestra; la nostra provincia, la seconda più “vecchia” in Italia dopo Trieste, ha il numero più elevato di sale da ballo in rapporto al numero di abitanti.
Nel 1986, quando è nato il Silb savonese (il sindacato che riunisce i gestori dei locali da ballo) i locali notturni sparsi nella nostra provincia erano in tutto 128.
La quota più consistente era divisa tra le discoteche, locali che superano i 500 metri quadrati, per lo più quelle estive e i disco club, strutturati su ambienti più piccoli, sui 200 metri quadrati.
Alcuni erano in pieno centro e in mezzo a i palazzi, le polemiche con i residenti non mancavano, e avevano nomi come le “Corde Rosse” in piazza Saffi o il “Salotto” in piazza Martiri.
Ma c'erano anche lo “Scotch” e il “Caligola” a Finale, il “Tenax” a Celle, la “Biffa” a Noli, i locali di Alassio. Vita notturna garantita da Levante a Ponente. Erano gli anni delle compagnie, i telefoni cellulari e i social newtork erano pura fantascienza e i ragazzi di Savona si trovavano in piazza Mameli.
I bar erano luoghi di ritrovo che spesso davano il nome alla compagnia composta da venti, trenta ragazzi ed anche di più. Ci si muoveva in gruppo e si passavano ore di “cazzeggio” in piazza prima di decidere cosa fare.
Andare a Ponente o dall'altra parte verso Genova? C'era solo l'imbarazzo della scelta e molto dipendeva dalla serata; ogni locale aveva la sua. Nelle discoteche e nei disco club ogni gruppo aveva i suoi spazi che venivano rispettati dalla compagnia antagonista. I divanetti vicino alla pista o quelli un po' più defilati diventavano un elemento di identificazione.
D'inverno le notti della movida non coprivano tutta la settimana ma ci si salvava con i matinée, le discoteche aperte il sabato o la domenica pomeriggio. Erano il battesimo dei più giovani che frequentavano i locali iniziando ad andarci dopo pranzo; una sorta di iniziazione, un'uscita più “morbida” per abituare i genitori a quella serale che sarebbe arrivata presto.
D'estate, invece, si ballava da maggio a ottobre, con le discoteche estive aperte tutte le sere della settimana. Dopo la discoteca c'era la focaccia del Bar Benzi, un'abitudine ereditata dalle nuove generazioni di oggi o le brioche all'autogrill (a quello di Varazze si accedeva anche dall'Aurelia).
«Ci mettevamo d'accordo tra gestori dei locali – dice Fabrizio Fasciolo presidente del Silb – e si organizzavano serate a tema, ognuno in diverse giornate, in modo da coprire tutta la settimana. Il venerdì ed il sabato sera, invece, si lavorava tutti, i locali si riempivano da soli. Solo le discoteche estive raccoglievano sulle 15mila persone. Poi c'è stato il grande cambiamento degli anni Novanta, con la mucillagine sulla Riviera Romagnola».
Inizialmente il fenomeno della mucillagine spinge i turisti balneari a cercare altre spiagge, con il mare pulito che non sia invaso dall'alga che intorpidisce il mare e la nostra Riviera ne beneficia. Ma gli albergatori e i bagni marini della Romagna reagiscono.
«Di fronte ai turisti che lasciavano le loro spiagge – spiega Fasciolo – e al rischio di crollo delle loro attività, di un'intera economia, si sono inventati la Riviera del divertimento; una cosa che noi avevamo già, ma che non abbiamo saputo sfruttare e valorizzare perché data per scontata. Hanno inventato i primi sport in spiaggia, le cubiste, l'intrattenimento nelle discoteche dove si può ballare fino all'alba. I romagnoli hanno puntato sul divertimento 24 ore su 24; hanno catturato i giovani e a noi hanno lasciato il turismo delle famiglie; quelle famiglie formate da genitori che venti, venticinque anni prima, avevano scelto il savonese per il suo divertimento e per i suoi locali».
10. Santa Margherita ligure. Qui non c’è più nessuno.  05 febbraio 2011 Silvia Pedemonte. La frase giusta non è dire che non arriva più nessuno, come turista, a Santa Margherita. Semmai, bisogna dire che qui non c’è più nessuno». Snocciola dati e proiezioni, il sindaco di Santa Margherita, Roberto De Marchi, sulla residenzialità di “Santa”. O meglio: sulla residenzialità dei giovani. Perché non è una novità che Santa Margherita sia sempre meno abitata: a novembre 2010, è andata perfino sotto la soglia dei 10 mila abitanti, con tutte le conseguenze che, se il dato rimarrà invariato, ci saranno per la città. Ma c’è di più. «Fra i Comuni sopra i 5 mila abitanti, Santa Margherita è in assoluto quella che ha la minore natalità. E nel settembre di quest’anno, i bambini che andranno in prima elementare saranno, in tutto, 60». Le proiezioni, sono queste: «Oggi, nella fascia d’età fra i 21 e i 35 anni ci sono 1300 residenti. Nel 2019, saranno 500». Non stupisce, quindi, che il primo traguardo che, negli obiettivi del Puc - presentati ieri mattina alla stampa e, ieri sera, alle 21, nella sede di Spazio Aperto, alla città - l’amministrazione guidata da Roberto De Marchi si è posta è quello della salvaguardia - e, se possibile, dell’aumento - della residenzialità. Soprattutto nella fascia dei giovani. «Santa Margherita sta perdendo sempre più quei residenti che sono più incentivati all’acquisto, ovvero proprio quella fascia dai 21 ai 35 anni».
11. Napoli. La Guardia di Finanza intende scovare quanti hanno chiesto e ottenuto l’esenzione dal pagamento dei tributi. NAPOLI — Molti studenti della Federico II cominceranno a tremare. E non per un esame dall’esito incerto; quanto per un’indagine che la Guardia di Finanza ha avviato per scovare quanti hanno chiesto (e ottenuto) l’esenzione dal pagamento delle tasse universitarie. C’è chi ne ha beneficiato in maniera illegittima. «Perché ci sono studenti — afferma il generale Giuseppe Mango, comandante regionale delle Fiamme gialle — che o sono percettori di reddito in proprio, o provengono da famiglie che non possiamo definire indigenti». I finanzieri hanno già un buon numero di nomi sui quali si sono avviati, e più in profondità scenderanno, controlli incrociati per scovare frodi. Perché anche quella, magari in forma diversa, è evasione. Sottrae risorse ‘‘dovute’’ all’università; acqusisce per sé un diritto sul quale non si ha disponibilità. «Per questo — continua Mango — giovedì prossimo con il rettore della Federico II Massimo Marrelli — stipuleremo un’intesa per scovare i furbi». Finanza e Università alleate. L’iniziativa è emersa ieri durante il consuntivo delle attività svolte nel 2010.
AUMENTA L'EVASIONE IN CAMPANIA - La relazione delle Fiamme gialle è stordente per la messe di dati che offre. E dai quali emerge un panorama del tessuto produttivo che sfocia nell’illegalità. E costringe Mango ad un commento amaro. «L’evasione in Campania è aumentata — afferma — e non è così automatico, visto che in tempi di crisi e con meno soldi che girano e minori trasferimenti si dovrebbe registrare una contrazione». Nelle maglie dei circa 5.000 finanzieri che operano in regione sono finiti tutti quei redditi non tassati alla fonte. Sono 2,6 i miliardi sottratti al fisco e ‘‘ritrovati’’; 554 milioni di Iva evasa e 60 milioni di Irap non versata; 718 gli evasori totali. L’identikit dell’evasore è presto fatto. «Non c’è solo il commerciante che non emette scontrino (il 64% in Campania, il 66 nella sola Napoli, ndr) — riflette Mango — ma anche medici, avvocati e imprenditori che non fatturano. Insomma, i colletti bianchi portano la bandiera dell’evasione». Ed ecco perché i lavoratori in nero scoperti l’anno scorso sono 1.651 e 426 gli irregolari (+45% rispetto al 2009), con il conseguente recupero di ritenute fiscali per circa 20,6 milioni di euro (+42% rispetto al 2009) e di contributi previdenziali ed assistenziali per oltre 3,7 milioni di euro. Spulciando fra i dati, c’è dell’altro. «Anche la corruzione è aumentata», allarma il generale (207 le persone denunciate).
TRUFFE ALLA UE - I finanziamenti comunitari e nazionali percepiti indebitamente ammontano a 61,5 milioni; 350 milioni di euro di danni erariali sono stati denunciati alla Corte dei conti (106 i soggetti responsabili accertati), 17 i milioni sequestrati. Anche l’industria del falso è stata setacciata. Arrivando al sequestro di circa 10 milioni di articoli merceologici recanti marchi contraffatti o con false (bloccate disponibilità per 7,5 milioni di euro, alle quali si aggiungono 144 opifici ed immobili, nonché 25 mila tra macchinari ed attrezzature industriali). Patrizio Mannu
12. Regione Salento, c'è il «no» di Gabellone. «Ora i Comuni bocceranno il progetto». È polemica dopo la decisione della Corte di Cassazione. In silenzio il primo cittadino di Lecce Paolo Perrone. LECCE — «Non credo proprio che in una seconda tornata i Consigli comunali si pronuncerebbero a favore della Regione Salento. Una cosa è dire sì al referendum, altro è dire sì all’istituzione di una nuova entità territoriale». Antonio Gabellone, presidente della Provincia di Lecce, commenta così la decisione della Corte di Cassazione di bocciare la richiesta presentata il 20 gennaio scorso dal comitato che sta promuovendo l’istituzione della Regione Salento, ispirata dall’editore leccese Paolo Pagliaro, presidente del gruppo Mixer Media Management.
I timori del sindaco Gabellone non ha cambiato idea rispetto a quanto dichiarato già un paio di mesi fa, mentre continua a schivare l’argomento il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, schiacciato, probabilmente, tra il timore di inimicarsi un gruppo editoriale molto importante nel Salento e il rischio di esprimere idee diverse da quelle del ministro Raffaele Fitto, suo riferimento politico. Il Consiglio comunale di Lecce, pur convocato sull’argomento, non è riuscito a discutere e votare la delibera perché è mancato il numero legale. E ad abbandonare strategicamente i banchi dell’assise sono stati proprio i consiglieri della maggioranza di centrodestra. Il presidente del Consiglio, Eugenio Pisanò, non ha ritenuto poi di dover nuovamente convocare l’assemblea sullo stesso ordine del giorno non avendo avuto sufficienti garanzie che non sarebbe successo ancora. «Stiamo andando verso la costituzione di macroregioni e aree metropolitane - dice Gabellone -. Mi sembra che la proposta di dividere in due una regione sia davvero in forte controtendenza con questa logica e con una logica di risparmio ed efficienza. È vero che il sentimento verso l’eccessivo Baricentrismo di Vendola è molto diffuso, ma non è con una nuova regione che si risolvono i problemi». Gabellone, del resto, insieme ai suoi colleghi di Brindisi, Massimo Ferrarese, e di Taranto, Gianni Florido, è portatore di un messaggio di segno completamente opposto. Stanno lavorando insieme, su progetti comuni e condivisi, come se le tre province fossero un’unica grande macroprovincia. «Unire per aumentare il nostro peso contrattuale - spiega il numero uno di Palazzo dei Celestini -. E funziona, perché le nostre proposte nel campo delle infrastrutture, che singolarmente non avevano trovato spazio, adesso dovrebbero essere recepite nel piano regionale della logistica». La proposta «Per tornare al referendum - conclude Gabellone -, io stesso ho detto sì alla proposta di far esprimere i cittadini con uno strumento democratico quale è il referendum. Ma ciò non significa che sono favorevole alla Regione Salento. E lo stesso credo che valga per la gran parte dei Consigli comunali che hanno approvato la delibera del comitato». Francesca Mandese 05 febbraio 2011
13. Palermo. Micciché: “Aggregare tutti i movimenti meridionalisti”. di BlogSicilia. 5 febbraio 2011 - “Forza del Sud sta già ottenendo un importante risultato: abbiamo chiesto con grande fermezza al Presidente Berlusconi la semplificazione del modello amministrativo: non vogliamo sentire più parlare di autorizzazioni, ma di controllo.
Bisogna mettersi in testa che quello che è vietato è vietato, ma quello che non lo è deve essere possibile, non autorizzato. Uno dei grandi problemi del Sud è proprio la lentezza delirante con la quale vengono concesse le autorizzazioni”.
Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e leader di Forza del Sud Gianfranco Miccichè ai microfoni di Tele Norba rispondendo ad una domanda sul ritorno al centro dell’agenda politica nazionale della questione relativa alla sburocratizzazione.
Miccichè ha, inoltre, rivelato che “Forza del Sud sta ponendo questo elemento come conditio sine qua non per il sostegno al centrodestra. Pretendiamo – ha concluso – di avere come garanzia la possibilità che ogni regione possa scegliere il proprio modello amministrativo, passando dal sistema delle autorizzazioni a quello di controllo, che tra l’altro è quello in vigore nei Paesi che funzionano”.
Micciché ha anche parlato del suo partito, in generale: “Forza del Sud è una realtà che si sta radicando in tutte le regioni d’Italia“, un suo obiettivo “è aggregare tutti i movimenti meridionalisti, ripercorrendo così le orme della Lega, nata proprio dall’unione delle diverse ‘leghe’ sorte in molte regioni del Nord diversi anni fa. Per condizionare le scelte che ci riguardano, infatti, bisogna essere talmente forti da potere sbattere i pugni sul tavolo. Il Sud lo si difende stando al governo, non piangendo, né gridando, né accattonando, ma facendo prevalere, anche con la forza, quelle che riteniamo essere le nostre ragioni”.
Ed ancora: “Sarebbe assurdo che alle prossime elezione politiche si presentassero tanti partiti meridionalisti. Riunire sotto un unico movimento tutti i partiti territoriali del Mezzogiorno è una prospettiva alla quale Forza del Sud guarda con notevole interesse, l’importante – ha continuato – è che si tratti di un’unione tra partiti veri, radicati nel territorio e con progetti chiari”.
La formazione politica meridionale, così come Forza del Sud, per Miccichè “dovrebbe innanzitutto saper fare autocritica, perché se il Sud è in queste condizioni la colpa è in larga parte anche nostra, ma soprattutto – ha proseguito – educare alla buona amministrazione chi è chiamato a gestire la cosa pubblica. Solo dopo e grazie a questo sarà possibile presentarsi in Parlamento e al Governo – ha concluso – per pretendere ciò che spetta”.
 

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