lunedì 7 febbraio 2011

Notizie Federali del Mattino: gli oltre padani le cose le fanno per bene. 7 febbraio 2011.

Sezione non abbiamo scelto noi di far parte dell'Italia:
1. Bozen. Pichler Rolle: toponimi, pronti a trattare.
2. Bozen. Festa per l'Unità d'Italia, Durnwalder: "Non ci sarò, la giunta altoatesina non partecipa".
3. Trento. Panizza: «Via quella norma dal Piano cultura»
4. Faedis. Lo storico Piffer: «Il presidente Napolitano venga a malga Porzûs».
5. Rovereto. Immigrati battezzati Pietro e Maria.
6. Trieste. Collezionisti di incarichi,
7. Voghera. Lista Falciani, 15 indagati.
8. Treviso. Dalla Provincia le prove sulla cricca.

Sezione il Pd non è un tram:
9. Genova. Affonda Urban Lab
10. Perugia. “Il Pd è punto di riferimento”.
 
Sezione progetti di sviluppo del golf, che fa bene:
11. Is Molas. La Regione dà l'ok al paradiso del golf
12. Reggio calabria. Presentati i progetti di ricerca per lo sviluppo nel Mezzogiorno.


  

1. Bozen. Pichler Rolle: toponimi, pronti a trattare. Il capogruppo Svp: «Ma gli italiani rinuncino all'ostruzionismo». BOLZANO. La legge sulla toponomastica provinciale dominerà la settimana politica. La prima commissione legislativa, presieduta da Josef Noggler (Svp), si riunirà da oggi a mercoledì («fino al termine dei lavori» precisa la convocazione) per discutere il disegno di legge firmato dal gruppo della Svp e non sottoscritto dal Pd, partner di giunta. La vigilia è stata caratterizzata dalla riunione inedita di tutti i consiglieri di lingua italiana: non condividono il testo, chiedono una pausa. Tra i punti controversi, la commissione tecnica prevista dal disegno di legge, che ha come principio ispiratore il bilinguismo garantito in base alla verifica dell'uso. La Svp prevede per la commissione una composizione in base alla proporzionale.
Tra i consiglieri italiani ci sono distinguo, ma come minimo viene chiesta una commissione con composizione paritetica tra i gruppi linguistici. La parola passa ora alla Svp. Come risponde alle richieste del gruppo italiano? Il capogruppo Elmar Pichler Rolle parla con prudenza, ma alcuni punti li fissa. C'è una disponibilità al dialogo, «direi condivisa anche dal presidente Durnwalder e dall'Obmann Theiner», ma molto dipenderà «dall'atteggiamento dei consiglieri italiani». La discriminante per la Svp è ancora l'ostruzionismo. Così Pichler Rolle: «Domani (oggi, ndr) vorremmo iniziare la trattazione degli articoli, per verificare gli eventuali punti di accordo e i nodi. Ci sono emendamenti depositati, ad esempio del consigliere Maurizio Vezzali (Pdl Berlusconi per l'Alto Adige). Mercoledì vedremo se ce la faremo a votare o meno, ma in ogni caso il disegno di legge arriverà in consiglio provinciale e lì dovrà essere ridiscusso». E la pausa di riflessione? Pichler Rolle: «Siamo possibilisti. Una volta approdato il disegno di legge in consiglio provinciale, potremmo discutere quando calendarizzare la discussione. Questo tipo di scelte dipenderanno dall'atteggiametno dei colleghi del gruppo italiano in questi giorni. Se la discussione sarà corretta, non basata sull'ostruzionismo a priori, una pausa può essere ragionevole». La Svp potrebbe trattare sulla composizione della commissione tecnica? La formula paritetica è una delle richieste contenute in un emendamento di Vezzali, sottoscritto da Alessandro Urzì (Fli). Altra proposta di modifica di Vezzali riguarda la cartografia: prevedere che abbiano validità anche le carte geografiche attualmente in uso. Così Pichler Rolle: «Vale la risposta di sopra. La Svp sta dando un segnale. Se incontreremo la volontà di discutere ragionevolmente, a nostra volta discuteremo sulle proposte che verranno presentate. Riteniamo che l'impalcatura del nostro disegno di legge sia quella più tecnica e meno politica. Se i consiglieri italiani ne condividerannmo l'impostazione, dialogheremo sui correttivi suggeriti. La commissione tecnica può entrare in questa impostazione». Le risposte del capogruppo Svp non soddisfano Urzì, che anticipa: «Se arrivano così in commissione, credo che incontreranno subito l'ostruzionismo di alcuni di noi». Non basta la disponibilità al dialogo? Urzì: «Non vedo disponibilità, ma una pistola puntata alla tempia. La Svp vuole lavorare sul proprio disegno di legge, concedendo al massimo qualche correttivo. O capiscono che questa non è una legge qualsiasi o non andiamo da nessuna parte».
Questa la controproposta di Urzì: «Prolungare di altri sei mesi la permanenza del testo nella commissione. A quel punto fare partire la discussione da zero, non basandosi sul pacchetto della Svp. Va fatto in una sede diversa della commissione, prevedendo la presenza di tutti i consiglieri italiani. In quel tavolo politico si deciderà l'impianto di base: ad esempio, prevedere una commissione tecnica o no, ragionare su elenchi di toponimi o no. Chiarite le linee essenziali, si potrà valutare se riscrivere un testo nuovo o lavorare per emendamenti su quello della Svp. E' inoltre essenziale conoscere i risultati della commissione Stato-Provincia sulla segnaletica di montagna. Se questi sei mesi saranno inutili, allora la Svp potrà insistere sul suo testo». (fr.g.)
2. Bozen. Festa per l'Unità d'Italia, Durnwalder: "Non ci sarò, la giunta altoatesina non partecipa". BOLZANO. La Provincia di Bolzano non parteciperà alla mostra delle Regioni e delle eccellenze territoriali per i 150 anni dell'unità d'Italia. E alle celebrazioni ufficiali nella Capitale non prenderà parte nemmeno la giunta provinciale. Lo annuncia il presidente Durnwalder: «Non abbiamo un grande interesse. Ci sentiamo una minoranza austriaca e non abbiamo scelto noi di far parte dell'Italia. Per la mostra di Roma non ho ricevuto nessun invito e, molto probabilmente, come giunta non parteciperemo alle celebrazioni». Invitata all'importante manifestazione in occasione del 150º anniversario dell'unità d'Italia, cui prenderanno parte tutte le regioni italiane, la Provincia di Bolzano ha annunciato che non parteciperà.
L'assessorato provinciale alla cultura italiana ha declinato l'invito alla manifestazione organizzata da quattro ministeri e dalle presidenza del consiglio dei ministri. Niente stand al Vittoriano e a castel Sant'Angelo dal 26 marzo a fine luglio. Una manifestazione significativa, svoltasi finora soltanto due volte: per il cinquantenario nel 1911 e per il centenario nel 1961. Le motivazioni ufficiali sono il costo ritenuto eccessivo per la partecipazione (200 mila euro più Iva), la mancanza di personale, la intempestività dell'invito e la convinzione (malriposta) che molte regioni non avrebbero partecipato.
Il Trentino - che invece parteciperà - ha avanzato la proposta di cedere a Bolzano metà del proprio stand. L'assessore Tommasini sta valutando l'offerta e ha deciso di portare in giunta un promemoria al riguardo, che dia anche il quadro delle celebrazioni in programma in provincia, fra le quali la più importante sarà una serie di incontri alla biblioteca Claudia Augusta. L'Alto Adige è l'unico a non aver istituito un comitato locale per le celebrazioni dell'unità. E questo si sapeva. Ora, però, il presidente Durnwalder smorza ogni residuo di entusiasmo.
«Per la mostra di Roma non ho ricevuto nessun invito e in giunta non ne abbiamo mai parlato. Non è che abbiamo tanto interesse per questi festeggiamenti; non partecipare non mi pare un grandissimo problema. Al contrario delle altre regioni, noi non abbiamo fatto iniziative per favorire l'unità d'Italia. Siamo una minoranza austriaca e non abbiamo scelto di far parte dello Stato italiano. Non volevamo nel 1919; non volevamo nel 1945. Poi abbiamo accettato il compromesso dell'autonomia amministrativa e normativa all'interno di questo Stato. Festeggiare? Non mi sembra il caso. Potrebbe essere interpretato male da qualcuno. Non è una questione etnica e non vogliamo offendere nessuno. Ma non credo che come giunta prenderemo parte alle celebrazioni ufficiali. Però non faremo nemmeno nulla contro i festeggiamenti. Quindi, se gli italiani vorranno prendervi parte, lo facciano pure. Di certo non ci opporremo».
3. Trento. Panizza: «Via quella norma dal Piano cultura» 07/02/2011 08:43. TRENTO - «Ho immediatamente chiesto al dirigente di togliere quel requisito, di cui io ero totalmente all'oscuro, dal sistema di valutazione». È perentorio l'assessore alla Cultura della Provincia, Franco Panizza nel rispondere alla accuse che da più parti gli sono state scagliate contro. Ma è anche altrettanto deciso nel suo contrattacco. A Renzo Fracalossi del Club Armonia che aveva parlato di Minculpop di mussoliniana memoria, ricorda che sta da tempo, e non solo da questa legislatura, nel Cda del Centro Culturale S. Chiara e a Dino Sommadossi e Lanfranco Cis di Drodesera e Oriente e Occidente rammenta che quel sistema di valutazione era stato stabilito su un tavolo a cui loro erano presenti.
Pronto? È il ministro della Cultura popolare (Minculpop) che parla? gli chiediamo al telefono. Non si inalbera Panizza, come è da suo stile. Ma come un carroarmato noneso macina parole e concetti. «Pensare che tutto nasce da un progetto comune con i sette enti culturali convezionati, chiamati dal dirigente Claudio Martinelli per discutere il nuovo sistema di valutazione che la Provincia vuole mettere in campo per la concessione di finanziamenti. Loro sono la punta di diamante dell'attività culturale in Trentino e dobbiamo cercare di dare loro delle certezze». E lo avete fatto chiedendogli di chiamarvi alle conferenze stampa? «Certo che no. Martinelli ha comunicato dei tagli del 9% quest'anno sulla cultura, per loro ridotti al 7%. E, visto che non si vogliono tagli indiscriminati ma su base oggettiva, si dovevano individuare dei criteri di valutazione, quindi dei punteggi che dovevano essere condivisi per i contributi del 2011. Ecco che il dirigente, con i rappresentanti delle sette entità, ha predisposto due tabelle, per uso interno. Martinelli mi ha garantito che tutti avevano partecipato. Mentre non c'ero io che non ne sapevo quindi nulla».
Qualcuno poi, dice Panizza, ha pensato bene di fornire la cosa al giornale. «Io no ne sapevo nulla ma comunque il dirigente aveva agito per soddisfare il requisito del controllo dell'ente pubblico sui progetti da questi finanziati. Di qui anche la presenza di qualcuno della Provincia alle conferenze stampa di presentazione. Ma i sette enti erano presenti coi loro rappresentati a quel tavolo». Bene, ma lei condivide o no questa cosa un po' così? «Io dico che questo requisito per avere punti sarà cancellato, troveremo altri sistemi, altri modi di valutare. Io non ne sapevo nulla e appena saputo ho deciso di far cancellare questa cosa. Del resto le linee guida dell'assessorato per lo sviluppo del sistema culturale trentino sono ben altre». Potrebbe essere finita qui la cosa ma Franco Panizza deve aver digerito male i pasti delle ultime 48 ore, a causa degli attacchi ricevuti.
Quindi si parte con gli enti convenzionati (Arte Sella, Coordinamento Teatrale Trentino, Gaviale, Incontri Internazionali Rovereto, Musica Riva Festival, Psa, Associazione Eccher, Filmfestival e Associazione Bande): «Avevano concordato questi criteri con il dirigente innanzitutto. Poi debbo dire che anche loro dovranno, dopo tanti anni di attività finanziata, dimostrare che non vanno avanti per forza d'inerzia, presentare delle novità corpose nei loro programmi. Altrimenti il contributo provinciale calerà. I criteri di giudizio nei loro confronti dovranno tenere in considerazione la capacità di attrarre finanziamenti privati, di saper coinvolgere i giovani e anche di saper creare delle nuove professionalità». Poi Renzo Fracalossi che aveva parlato di Unione Sovietica e Minculpop. «Mi stupisco di Fracalossi. Lui è nel cda del Centro S. Chiara in quanto rappresentante della Provincia, e c'era anche prima, fa anche parte del Coordinamento teatrale trentino e lavora per un gruppo politico consiliare. E mi accusa di volontà di controllo politico? Non è stata mai espressa questa volontà: porti degli esempi o lo accuserò di malafede. Lui siede in organi in cui è evidente che la Provincia non interferisce».
4. Faedis. Lo storico Piffer: «Il presidente Napolitano venga a malga Porzûs». di Barbara Cimbaro. Rinnovato l’omaggio ai partigiani osovani uccisi. Appello perché le malghe diventino monumento nazionale. FAEDIS. Nei 150 anni dell'unità d'Italia il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, visiti le malghe di Porzûs: questo è stato l'invito che è arrivato ieri mattina, durante la cerimonia di commemorazione a 66 anni dall'eccidio del 7 febbraio 1945. «Rivolgo – ha spiegato lo storico Tommaso Piffer nell'orazione ufficiale - un appello e un invito al presidente della Repubblica, perché in quanto attento custode dell’identità nazionale abbia presto l’occasione di rendere personalmente omaggio alle malghe, nel corso di una visita che simboleggi l’abbraccio di tutto il Paese a questa martoriata zona d’Italia».
«In questo difficile percorso verso la riconciliazione – ha riflettuto Piffer - l’attribuzione al complesso delle malghe dello status di “monumento nazionale” rappresenta un passaggio decisivo che non è più possibile rimandare. A sessant’anni di distanza tale provvedimento non è più segno di divisione, ma di unità, perché frutto della consapevolezza che non può esservi riconciliazione senza verità».
«Sarebbe bello - ha aggiunto il presidente della provincia, Pietro Fontanini - che quassù arrivasse il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quasi a completamento di un percorso lungo 66 anni. Quei partigiani - ha detto ancora Fontanini - sono morti per il loro “fogolar”, cioè per la difesa della famiglia, di quanto più caro esista».
Alla cerimonia è intervenuto anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, secondo il quale «qui celebriamo la Resistenza vera, quella dei laici e cattolici che combatterono per la libertà contro i nazisti, ma che non volevano imporre un regime comunista. La nostra libertà e la nostra costituzione - ha proseguito Giovanardi - sono nati dal sacrificio di quelli che combatterono il fascismo e il nazismo, ma che qui persero la vita uccisi dai comunisti. Cioè proprio da coloro che, in questo caso anche in sintonia con il comunismo jugoslavo, volevano imporre una dittatura in Italia». Un intervento che non è piaciuto molto a Debora Serracchiani, secondo la quale «il sangue versato sulla malga di Porzus appartiene a tutti gli italiani».
La cerimonia è iniziata con gli onori ai caduti a Faedis, dove ha preso la parola il sindaco Cristiano Shaurli. «L'eccidio fu un errore che non trova e non può trovare giustificazioni – ha dichiarato – ma l'unico modo per costruire una memoria condivisa è ricordare che questi giovani sono morti per una mano che credevano amica, ma anche per liberare l'Italia dal giogo nazifascista». La commemorazione è quindi proseguita a Canebola, con la messa celebrata da don Gianni Arduini, che ha portato anche i saluti di don Candido a tutti i convenuti. I discorsi ufficiali sono stati tenuti dal presidente Apo, Cesare Marzona, anche insignito, ieri, di una medaglia a ricordare il suo lungo impegno, dal presidente della Provincia Pietro Fontanini, dal presidente del consiglio regionale, Maurizio Franz, dal presidente della Fivl, Guido De Carli, dall'assessore regionale Riccardo Riccardi.
5. Rovereto. Immigrati battezzati Pietro e Maria. 07/02/2011 08:52 ROVERETO - La società roveretana è ormai multietnica. Gli stranieri residenti in città sono il 12,5% e la crescita è costante e inesorabile. L'età media degli immigrati, tra l'altro, è praticamente la metà di quella degli italiani e tra trent'anni, quindi, bisognerà riorganizzare l'intero modello di vita urbana e sociale per non isolare il 50% della popolazione. Nonostante il boom di nascite nelle famiglie dei cosiddetti nuovi cittadini, però, i nomi esotici scarseggiano. Malak, per le femmine, e Ahmed per i maschi sono infatti solo al ventiduesimo posto della classifica 2010 stilata dall'anagrafe di piazza del Podestà. A trionfare, invece, sono nomi italianissimi e assolutamente tradizionali come Elena e Pietro.
In generale, cioè comparando i battesimi da un secolo in qua, non si trova un appellativo straniero nei primi cento posti. «Anche gli immigrati, spesso, scelgono nomi italiani per favorire l'integrazione e agevolare il bambino a scuola», spiegano in Comune. Scorrendo la classifica dei cognomi il discorso è il medesimo: Fait, Potrich, Setti, Manfrini, Manica e Azzolini - che identificano da sempre Rovereto e le vallate circostanti - resistono indisturbati ai vertici della graduatoria. Il meno lagarino dei cognomi lo si trova al numero 75 ed è Karis, sinto ma ormai da decenni insediato all'ombra della Campana.
Un immigrato su cinque, comunque, viene dall'Albania, in assoluto la comunità più popolosa (rappresenta, da sola, quasi il 3% della città), uno su dieci è pachistano e sta per essere raggiunto da rumeni e marocchini. Il 15,26% degli abitanti di origine extraitaliana è comunque europeo comunitario; il 46,34% è dell'Europa dell'Est, il 23% africano, il 12,56% asiatico e lo 0,04% oceano (si tratta di due cittadini australiani). Oltre ad ospitare altre nazionalità, però, Rovereto «esporta» i propri figli. I lagarini residenti all'estero sono infatti 1.412. In 266 (il 18,84%) abitano in Svizzera, 226 (16%) in Germania, 176 (12,5%) in Argentina. Il 40% ha casa e lavoro nell'Unione Europea, il 20% nell'Europa dell'Est, il 35% in America, il 2% in Africa e altrettanti in Oceania e solo l'1% in Asia. Tornando agli appellativi, non mancano le curiosità leggendo i cognomi di chi abita a Rovereto.
Per i colori ci sono infatti 77 Bianchi, 62 Rossi, 13 Viola, 13 Rosa, 4 Verde e 7 Neri. Se si parla di mestieri, invece, ecco 106 Barberi e 6 Barbieri, 5 Carbonari e altrettanti Facchini, 4 Maestri e 3 Orefice, 16 Osti e 5 Podestà. I più diffusi sono comunque gli animali: 1 Capra e 24 Caproni, 17 Colombo, 79 Galli e 3 Gallina, 132 Gatti e 3 soli Sorci, 38 Leoni, 35 Merlo, 2 Mosca, 10 Ricci, 40 Polli, 1 Castoro, 1 Pappagallo, 2 Pellicani, 1 Pesce, 1 Piccioni e 3 Cagnoni. Per quanto riguarda le «etnie», ecco 76 Trentini, 61 Veronesi, 63 Vicentini, 29 Todeschi, 15 Romani, 9 Bresciani, 4 Padovani, 4 Pugliese, 1 Genovese, 1 Milanese. I roveratani, poi, sono un popolo di religiosi: 3 Prete, 10 Vescovi, 2 Cardinale, 2 Papa, 7 Santi, 9 Santoni, 1 Vicari, 1 Paradisi, 47 Chiesa, 8 Altare, 16 Campana e 1 Campanile. Molti cittadini, tra l'altro, vantano le provenienze più disparate. In 9, infatti, vengono Dal Fiume, 3 Dal Ponte, 8 Dal Bosco, 139 Dalbosco, 6 Daldosso, 5 Dalla Torre, 4 Dal Lago, 20 Dalprà, 2 Dalsasso e 4 Dalmaso. In 6, infine, sono Baldi, 14 Valenti, 3 Clementi, 8 Belli, 6 Forti, 19 Grandi, 12 Piccoli, 3 Grassi e 7 Magri.
6. Trieste. Collezionisti di incarichi, il primato a Bruni. Dopo il caso di Marina Monassi, ecco la classifica di chi ha più poltrone a Trieste. di Maddalena Rebecca. Il più discusso e remunerativo, forse, ma certo non l’unico. Il doppio incarico da 40mila euro lordi al mese di Marina Monassi - presidente del Porto e direttore generale di AcegasAps, convinta alla fine a compiere il beau geste e a rinunciare allo stipendio garantito dalla multiutility - non rappresenta affatto un’e ccezione. Anzi. Collezionare poltrone in cda e consigli direttivi è uno sport molto diffuso in città. E pazienza se l’accentramento di cariche finisce per attirare critiche e invidie. Gettoni di presenza più o meno sostanziosi e diritto di parola nelle cabine di regia che contano, evidentemente, aiutano a digerire gli attacchi senza guastarsi troppo il fegato.
DARIO BRUNI Ci riesce benissimo, per esempio, Dario Bruni, capace di spaziare con assoluta nonchalance dalle bonifiche alla viabilità, passando per mutui e prestiti. L’ex consigliere comunale di Forza Italia, titolare di una ditta d’impiantistica, possiede così tante ”casacche” diverse da essersi ormai abituato ai cambi d’a bito, neanche fosse una valletta di Sanremo. Oltre alla presidenza di Confartigianato, Bruni ha infatti altri quattro incarichi: siede nella giunta della Camera di commercio come vicepresidente, guida l’ Ezit, ha la vicepresidenza di Amt spa e fa parte pure del cda di Mediocredito. Ruoli che, oltre ad ingrossare la sua agenda, a fine mese possono rendere più pesante anche il portafoglio. Basti pensare che ogni riunione del Consiglio d’amministrazione della cassaforte regionale garantisce un gettone da oltre 500 euro, a cui si aggiunge un’indennità da 10mila euro lordi all’anno, e che la carica di vice in Amt viene retribuita con un compenso di 15.600 euro annui.
ENRICO EVA Altrettanto ”versatile” è il direttore di Confartigianato Enrico Eva. Il suo nome compare tanto tra i membri del consiglio della Camera di commercio (organismo vicino alla scadenza) quanto nel cda di AcegasAps. E c’è poi un altro ruolo, forse ancora più inatteso: assieme a Tiziana Benussi e Giorgio Tomasetti, Eva è uno dei consiglieri che affiancano presidente e vice nel cda della Fondazione CRTrieste.
RENZO CODARIN Incarichi simili per Renzo Codarin, altro nome noto del mondo politico cittadino che non rischia certo di annoiarsi. L’e x presidente della Provincia e attuale numero uno dell’A ssociazione Venezia Giulia Dalmazia fa parte sia del cda di AcegasAps Holding (ruolo che gli assicura un’entrata da circa 15mila euro annui) sia di quello della controllata AcegasAps. È inoltre di casa nello storico palazzo di via Cassa di Risparmio 2, essendo membro del consiglio generale della Fondazione.
ROCCO LOBIANCO Non si occupa di progetti culturali, ma riesce a spaziare con maestria dai problemi dell’edilizia popolare a quelli della circolazione stradale, invece, Rocco Lobianco. L’ex presidente di Amt ricopre oggi l’incarico di presidente dell’Ater di Trieste, ma fa anche parte del cda (in scadenza quest’anno) di Autovie Venete. Ruolo, questo, che dà diritto ad un gettone di circa 400 euro a seduta e ad un’indennità annuale di circa 15mila euro lordi.
MANLIO ROMANELLI Fitte di impegni, e di cariche, anche le giornate di Manlio Romanelli. L’imprenditore siede nella giunta e nel consiglio della Camera di commercio. Ruoli operativi che, tuttavia, non gli impediscono di trovare il tempo anche per partecipare alle riunioni del consiglio di amministrazione di AcegasAps Holding (15mila euro lordi l’anno) e alle sedute della controllata AcegasAps.
ROBERTO SASCO Rientra a pieno titolo nella grande famiglia di ”q uelli che non si risparmiano” anche l’esponente dell’Udc Roberto Sasco. Alle sedute della Commissione Urbanistica del Comune, il capogruppo del partito di Casini affianca incontri meno tecnici e più artistici: siede infatti nel cda della Fondazione del Teatro Verdi presieduta da Roberto Dipiazza.
ANTONIO PAOLETTI Insospettabili impegni teatrali, ma non solo, figurano anche nell’agenda di Antonio Paoletti. Il presidente dell’e nte camerale, nonchè vicepresidente dell’associazione nazionale Unioncamere, siede nel cda del Teatro Rossetti. E, ovviamente, anche nel Comitato portuale in attesa di convocazione da parte della neopresidente Monassi. Non basta: Paoletti è pure co-presidente del Comitato Transpadana, lobby delle categorie economiche per la costruzione della Tav.
ADRIANO DEL PRETE Guadagna un posto al sole nella classifica degli specialisti del doppio o triplo incarico anche Adriano Del Prete. L’ ex amministratore delegato della Siot, fresco di pensione, oltre a mantenere ancora il proprio posto nel consiglio di Confindustria Trieste, è anche presidente di Amt srl e componente del cda di Trieste Terminal Passeggeri.
LIVIO MARASPIN Ha forse minor visibilità ma identica capacità di giocare su più fronti il forzista Livio Maraspin. Sostituito da Claudio Grimm alla guida della società che gestisce l’autoporto di Fernetti, figura ancora tra i consiglieri della stessa spa (ruolo per cui percepisce 4mila euro di indennità annua). E, in più, ha ottenuto la poltrona di vicepresidente di Esatto che ne vale altri 10mila.
ZAULI, TERPIN, RUSSO Come Maraspin ”si accontenta” di un semplice doppio incarico anche una lunga lista di altri nomi noti. L’ex presidente Erdisu Giorgio Zauli, vicino all’area camberiana del Pdl, alterna il ruolo di direttore scientifico del Burlo a quello di consigliere di Area Science Park nominato dal Comune. Francesco Russo, neosegretario provinciale Pd, oltre al suo ruolo di consigliere in Area Science Park, occupa anche una poltrona nel nuovissimo cda Ezit. Emilio Terpin, già commissario del Burlo, mette a segno invece una tripletta: consiglio generale della Fondazione CRTriest, presidente del cda di Autovie venete e numero uno del Consiglio di indirizzo e verifica dell’ospedale infantile.
MASSIMO PANICCIA Il record assoluto di specialità, tuttavia, spetta indiscutibilmente a Massimo Paniccia. Il presidente e ad della Solari di Udine riassume in sè un numero di cariche ancora ineguagliato. Cariche di peso, anche se non direttamente operative, che vanno dalla presidenza di AcegasAps e Acegas Holding a quella della Fondazione CrTrieste, passando per la guida di Mediocredito.
7. Voghera. Lista Falciani, 15 indagati. Sono oltrepadani accusati di aver esportato capitali. VOGHERA.Sono quindici gli oltrepadani inseriti nella lista Falciani, l'elenco di circa 7.000 italiani che hanno deciso di portare i soldi all'estero. I loro nominativi sono stati comunicati alla Procura di Voghera anche se, per ora, sono top secret. Gli accertamenti fiscali sono iniziati da pochi giorni e non è ancora certo che chi è inserito nella lista sia, automaticamente, colpevole. Molti dei "risparmiatori", infatti, avrebbero già beneficiato del cosiddetto scudo fiscale, ossia la legge con la quale il governo Berlusconi aveva consentito il rientro in Italia dei capitali illecitamente trasferiti all'estero. Inoltre, non tutte le posizioni sono equiparabili. La maggior parte dei nominativi inseriti nell'elenco appartiene a persone in carne e ossa, ma almeno in un caso vi sarebbe l'indicazione di un'azienda. In un altro caso, poi, lo spostamento di capitale in un istituto di credito svizzero è stato effettuato dal padre della persona il cui nominativo compare nell'elenco. Su tutte le posizioni sta svolgendo accertamenti la Guardia di Finanza di Pavia su delega dei vari sostituti interessati. La lista Falciani, infatti, prende il nome da Hervè Falciani, un dipendente infedele della filiale ginevrina della banca inglese "Hsbc". Falciani è fuggito con l'elenco di clienti sparsi in moltissime nazioni, elenco che ha poi ceduto alle autorità francesi. Successivamente, i dati sono stati trasmessi alle autorità governative di competenza. In Italia le posizioni da accertare erano 6.963 per un totale di denaro depositato che ammonta a sei miliardi e nove milioni di dollari nel biennio 2005-2007. Una massa impressionante di denaro portata oltreconfine. In Italia, la documentazione è stata affidata alla Procura della Repubblica di Torino che ha poi effettuato una serie di stralci, suddividendo le varie posizioni per la competenza delle Procure. Sino ad ora sono affiorati nomi di celebrità, come Stefania Sandrelli ed Elisabetta Gregoraci. Ma della lista fanno parte anche casalinghe e imprenditori. A Voghera, il fascicolo è stato affidato al sostituto procuratore della Repubblica, Ilaria Perinu. Il magistrato ha delegato gli accertamenti alla Guardia di finanza per verificare quali condotte siano ancora contestabili e se sia possibile recuperare tassazione sottratta al fisco italiano. In questi giorni, quindi, i quindici nominativi vengono passati ai raggi X dalle Fiamme Gialle. I magistrati di 42 procure interessate alla lista Falciani si sono incontrati nei giorni scorsi a Torino. Alla riunione sono state discusse le questioni giuridiche e operative poste dalle inchieste aperte sulle informazioni provenienti dalla Francia. Si è scoperto di recente che alcuni nomi della lista Falciani compaiono anche in un'indagine del comando generale della Guardia di finanza, condotta «per via autonoma e sulla base della normativa sull'assistenza amministrativa internazionale».
8. Treviso. Dalla Provincia le prove sulla cricca. Mazzette, l'ente ha fornito molti elementi all'inchiesta. Una parte delle prove che sostengono il castello accusatorio contro la «cricca Carlon», sono state fornite dalla stessa amministrazione provinciale che le ha scoperte mentre istruiva le varie pratiche disciplinari nei confronti dei funzionari infedeli. Prove che la Procura non aveva ancora trovato. Se da un verso la notizia che c'era la richiesta di proroga delle indagini può aver favorito gli indagati, dall'altro ha consentito alla Giunta Zaccariotto di aprire i cassetti e controllare anche appalti che fino ad allora non erano finiti sotto la lente d'ingrandimento della Guardia di Finanza e del sostituto Stefano Ancillotto. Quando nel febbraio dello scorso anno scoppia il caso della «cricca Carlon» e diventa pubblica la notizia che Claudio Carlon e Domenico Ragno sono indagati, l'amministrazione di Ca' Corner affronta la questione. Se da una parte deve tutelarsi e togliere Carlon e Ragno dal posto che occupano, nel contempo non deve fare scelte che possono danneggiare il prosieguo delle indagini. La Procura della Repubblica di Venezia ha fretta anche perchè teme che gli indagati inquinino le prove, del resto Ragno dopo che ha saputo di essere indagato getta diversi documenti compromettenti nel cassonetto dei rifiuti. Non è servito a nulla, comunque, visto che i finanzieri del colonnello Renzo Nisi recuperano tutto. Istruendo le pratiche disciplinari nei confronti dei due dipendenti infedeli l'amministrazione inizia a scartabellare pratiche su pratiche. E guarda caso s'imbatte su qualche cosa che non ha solo valenza disciplinare interna ma un interesse penale. Scopre atti a firma dei funzionari indagati per lavori pagati ma mai eseguiti, o magari svolti in maniera irregolare. È proprio l'indagine interna a Ca' Corner che consente di scoprire come i lavori al commissariato di polizia di Portogruaro siano stati eseguiti, a dir poco, in maniera distorta. Doveva essere riparato il tetto e Carlon per garantire mazzetta e donazione spiegò all'impresa che bastava mettere delle tegole nuove sopra a quelle vecchie. Un'indicazione che creò nell'imprenditore un sussulto di onestà che lo spinse a dire: «No almeno qui facciamo le cose per bene». Ma nonostante questo «sussulto» i lavori sono stati eseguiti male e per gli stessi c'è stata, secondo gli investigatori, la «donazione». Scoperte le anomalie i documenti, prima che magari sparissero, sono stati consegnati alla Procura. Ma non sono i soli che Ca' Corner ha consegnato al pm Ancillotto. Da quanto si apprende altre prove, con valenza penale, sono finite sul tavolo del sostituto. Non è escluso che grazie a questo lavoro di controllo interno nell'inchiesta finiscano altri imprenditori. Fin dall'inizio, infatti, gli inquirenti hanno ribadito che questa che si è conclusa con gli arresti dei due funzionari e dei cinque imprenditori è solo la prima tranche dell'inchiesta sulla «cricca». Del resto oltre agli appalti che hanno portato alle sette misure cautelari e che hanno un valore complessivo di cinque milioni di euro, ce ne sono diverse altre decine per un ammontare di venti milioni di euro su cui i fianzieri stanno indagando. È innevitabile immaginare che se fossero tutti vizziati dal metodo di assegnazione Carlon, altri imprenditori sedevano al tavolo della spartizione. Nei prossimi giorni in Procura gli inquirenti faranno il punto sulla situazione per stabilire come continuare l'inchiesta.
9. Genova. Affonda Urban Lab: emergenza in Darsena. 07 febbraio 2011. Daniele Grillo. «Capitaneria, affonda la chiatta». L’allarme arriva al quartier generale della Guardia Costiera intorno alle 19 e 5 di ieri. A telefonare, col cellulare, è un cittadino che passeggiava dalle parti della Darsena di Genova, a quell’ora quasi deserta. «Alle 19 e 15 eravamo già in Darsena - racconta il nostromo di turno Donato Castigliego - ci siamo resi conto subito della situazione, e che non potevamo farcela da soli. Abbiamo allertato i vigili del fuoco». Squadra sommozzatori, un’imbarcazione, cinque mezzi e un’autopompa dalla centrale. I vigili del fuoco arrivano in forze per evitare il peggio. La chiatta di Urban Lab, il “pensatoio” degli architetti della città, simbolo della “nuova stagione” urbanistica di Marta Vincenzi e sede di preparazione del nuovo piano regolatore, è inclinata di venti gradi sul fianco sinistro. L’acqua arriva a un’altezza di 50-60 centimetri, negli uffici più danneggiati. All’origine dell’allagamento c’è un guasto al sistema refrigertante e pompante, un tubo rotto. Poco dopo le 21 la situazione torna sotto controllo. Difficile quantificare i danni.
10. Perugia. “Il Pd è punto di riferimento”. Il segretario: “ C’è uno stato di difficoltà anche fisiologico. Sta a tutti noi diffondere nella coalizione una cultura di governo”. Bottini: “ Il partito non è il tram su cui si sale e si scende a piacimento”.  A 360° Il segretario regionale del Partito democratico Lamberto Bottini richiama al senso di responsabilità gli alleati e a un maggiore coordinamento, rispettando anche i livelli politici territoriali. Segretario Bottini, nell'ultima seduta del consiglio regionale la maggioranza si è divisa e ha mostrato molta approssimazione nella gestione degli argomenti in discussione. Superficialità, improvvisazione, distrazione oppure, secondo lei, quanto accaduto è anche il segnale di uno stato di difficoltà politica nel centrosinistra? "Nella maggioranza che governa la Regione, come le altre istituzioni, c'è la necessità di un raccordo maggiore. I tempi sono molto difficili, si è alle prese con riforme per le quali le disponibilità finanziarie sono molto ridotte, con un governo nazionale latitante, assente. Questa situazione carica di responsabilità ulteriori le forze politiche di opposizione, che in Umbria hanno in gran parte responsabilità di governo. Ciò comporta che, su aspetti salienti riguardanti lo sviluppo della regione, ci siano un rapporto e un confronto costanti per definire bene le priorità su cui investire. Il riferimento generale sono le linee programmatiche del governo regionale". Ciò però non avviene e nella coalizione non sono pochi quelli che se ne lamentano. "Qualche volta un deficit di raccordo e le tentazioni di cedere a visibilità fini a se stesse comportano gratuite ed evitabili fibrillazioni. Questo lo dico per tutte le forze politiche della maggioranza". Insomma, c'è o no questo stato di difficoltà? "C'è uno stato di difficoltà anche fisiologico. Ogni forza politica deve ritrovare la sua dimensione rapportata a problemi e contingenze del tutto nuove che producono spesso posizioni articolate anche all'interno di ogni singola forza politica. Sta a tutti noi, ma soprattutto al Pd, diffondere nella coalizione responsabilità e cultura di governo in grado di riannodare positivi fili fra società e politica, soprattutto in questa fase di crisi sociale ed economica". C'è nervosismo fra gli alleati. Il segretario del Prc Stefano Vinti, ad esempio, in un'intervista al nostro giornale, ha accusato il Pd di non essere quello che dovrebbe essere: il motore della coalizione. "Rispetto a posizioni espresse da alcuni alleati, spesso dettate dall'esigenza di ricavare spicchi di visibilità, noi del Pd cerchiamo di produrre uno sforzo per definire una scala di priorità di governo nell'interesse dei cittadini, evitando qualunque strumentalizzazione. Abbiamo l'onere di concretizzare politiche che partano innanzitutto da chi ha più difficoltà. Per far fronte a questo è necessario produrre ricchezza e quindi creare le condizioni per un maggiore dinamismo del sistema economico regionale". Però, francamente, la presenza del Pd non si fa notare granché … "Il sistema politico complessivamente inteso non può certo in questi tempi mascherare le sue difficoltà. Questa considerazione include anche il Pd. Il quale, tuttavia, pur con grande fatica sta trovando la barra per una ripresa dell'iniziativa politica, con l'ambizione di essere partito di riferimento per rappresentare al meglio le istanze della comunità regionale. Del resto siamo la forza politica che persegue un nuovo rapporto fra pubblico e privato, che insiste su una riforma della pubblica amministrazione, su una esigenza di riorganizzazione e di semplificazione della strumentazione pubblica, sulla necessità di liberare risorse per destinarle allo sviluppo. In questo, pur con difficoltà evidenti, ci sentiamo investiti anche più di altri dall'esigenza di modificare architetture istituzionali che nel tempo abbiamo costruito, perché siamo impegnati a costruire il futuro della nostra Regione". C'è un'area nel Pd, quella degli ex Dl, che ad ogni livello non perde occasione per smarcarsi. Ne è preoccupato? "La visibilità è una esigenza interna anche al Pd. E nel partito permangono problemi di amalgama che non riguardano una specifica area politica. Ci sono a volte elementi di differenziazione strumentale, di scarso rigore, per non dire di disciplina di partito, che offuscano la nostra iniziativa politica e le nostre grandi potenzialità. Rispetto a questi aspetti, che rappresentano ancora oggi i limiti a tutti i livelli del Pd, è sempre più necessario trovare il modo per rafforzare il senso di appartenenza, i percorsi di partito, il rispetto delle sedi decisionali, richiamare a comportamenti comprensibili che smorzino la lettura di un anarchismo che gioca contro l'affidabilità e l'alta responsabilità che questa fase della vita politica regionale e nazionale mette sulle spalle del Pd. Tutte queste cose vanno rimosse". L'impressione a volte è quella di un grande sfilacciamento. E' sbagliata? "A volte nel Pd trovano cittadinanza modalità di comportamento che vanno ben al di là di una normale dialettica. Sta al partito diventare consapevole che questo è un limite e cercare obbligatoriamente le modalità per rimuovere questa situazione. Ripeto, ne va di mezzo la nostra credibilità complessiva e parte delle nostre grandi potenzialità". E tuttavia si ipotizza che tutti questi smarcamenti siano la prova generale di un distacco organizzativo. "Bisogna dire che il Pd non è il tram su cui si sale e si scende a piacimento e il rapporto si esaurisce quando cessa l'utilità di utilizzarlo. Non si può usare il partito a intermittenza, quando è utile e quando non lo è viene meno il senso di appartenenza e il rispetto delle regole. Riguardo alle varie sensibilità che vivono nel Pd c'è un lavoro da fare per esaltare e valorizzare ogni componente politica e culturale presente. Però è importante arrivare a muoversi come partito unitario e che questa difficoltà e questa potenziale ricchezza non si traducano solo in esigenze distributive di responsabilità. Quindi, nel rispetto delle regole, serve un costante contributo di tutti alla discussione e all'elaborazione delle politiche del partito". Segretario, ogni giorno, nelle città dove a maggio si andrà al voto, scoppia un problema, la confusione è massima e gli accordi lontani. Ad oggi c'è qualche punto fermo? "Stiamo cercando di svolgere a livello regionale e provinciale una funzione di coordinamento, rispettando i livelli politici territoriali perché sono i cittadini delle città al voto i protagonisti nel definire programmi, coalizioni e la migliore candidatura a sindaco …". Col risultato che i territori sembrano lasciati soli a litigare e dividersi … "Non sono lasciati soli. Il contatto è giornaliero. L'esigenza di raccordo e di definire una cornice generale di programmi, alleanze, candidature è evidente. Le realtà chiamate al voto insistono in un quadro che deve tener conto di una dimensione regionale. Ma è bene ricordare che in quelle città si ereditano storie politiche e divisioni quanto mai complesse, che stiamo cercando di superare. Il compito è ricomporre ovunque la coalizione di centrosinistra, disponibile anche ad eventuali allargamenti, e soprattutto tenere unito il Pd. Certo, è arrivato il momento di accelerare i percorsi e di superare anche qualche furbizia qua e là, mettendosi a disposizione di un progetto che privilegi la coalizione e soprattutto lo sviluppo di queste città". Sia sincero, c'è una candidatura Bottini per l'assessorato regionale alla Sanità? "No, non c'è. La sanità è la partita centrale del governo regionale. C'è il problema dell'assetto di giunta, ma collegata e non meno importante c'è l'esigenza di migliorare ulteriormente una sanità pure eccellente, di rivedere il rapporto con l'Università, andando oltre la tradizionale convenzione. E' evidente che si presuppone che in tempi non lunghi si ridefiniscano assetto e competenza". Lei come segretario del Pd ha un profilo in mente migliore di altri? "La nomina compete alla presidente e penso che saprà scegliere all'insegna della competenza, della sensibilità e della capacità politica di guidare un settore strategico per il diritto alla salute e la tenuta economica della Regione". E come uscire dalla querelle sui santi? "La discussione sui santi è diventata purtroppo anche scomposta. Lo Statuto regionale ha già trovato una sintesi avanzata, frutto di un percorso serio e coinvolgente. E comunque c'è una commissione incaricata di lavorare su ogni eventuale modifica. Cercare altre modalità su questi temi è strumentale e fine a se stesso". Dunque, lei assicura alleati e cittadini che il Pd c'è, è vivo e vegeto? Anche se non proprio unito … "Il Pd è impegnato a definire a tutti i livelli una piattaforma politica e programmatica alternativa al governo nazionale, ma è evidente che l'alternativa passa anche attraverso la capacità e la credibilità di fare bene laddove si hanno responsabilità di governo. Ieri si è concluso un percorso programmatico e presto saremo in piazza per una raccolta di firme che chiede un'Italia diversa e al presidente del consiglio di dimettersi nell'interesse del Paese. Siamo impegnati oggi più che mai a definire un nostro profilo identitario e programmatico facendoci portatori e interpreti di una serie di riforme indispensabili per il Paese, come la riforma istituzionale, quella elettorale, la riforma fiscale e quella del mercato del lavoro". lucia.baroncini@libero.it. Lucia Baroncini
11. Is Molas. La Regione dà l'ok al paradiso del golf: sbloccato a Is Molas il progetto di Fuksas. Via libera della Regione al nuovo paradiso del golf e delle vacanze lungo la costa di Pula. Il sì al completamento della lottizzazione Is Molas firmato dall'architetto Massimiliano Fuksas e del connesso percorso golfistico ideato da Gary Player è arrivato l'altra mattina, quando il presidente Ugo Cappellacci e il direttore generale Gabriella Massidda hanno firmato la delibera con cui si esprime «un giudizio positivo sulla compatibilità ambientale delle opere proposte dalla società Is Molas dell'imprenditore mantovano Roberto Colaninno. Adesso la palla passa nelle mani dei privati. La società avrà dieci anni per iniziare e completare le opere, ma è evidente che dopo un interminabile periodo d'attesa, l'Is Molas vorrà mettere mano, e in fretta, al cambiamento. ANDREA PIRAS
12. Reggio calabria. Presentati i progetti di ricerca per lo sviluppo nel Mezzogiorno. Lunedì 07 Febbraio 2011 07:33 Redazione desk. REGGIO CALABRIA- Presentati nei giorni scorsi a Reggio Calabria i progetti di ricerca per l’innovazione e lo sviluppo nel Mezzogiorno coordinati dal Consiglio nazionale delle ricerche e finanziati dalla Legge di stabilità 2010 con circa 50 milioni di euro in tre anni. Riguardano efficienza energetica, fonti rinnovabili, geotermia, pesca sostenibile,  Made in Italy  agroalimentare e farmaci innovativi. Sono sei i progetti di ricerca per l’innovazione e lo sviluppo nel Mezzogiorno coordinati dal Consiglio nazionale delle ricerche presentati oggi a Reggio Calabria. I progetti sono finanziati dalla Legge di stabilità 2010 con uno stanziamento ad hoc del ministero dell’Economia, e riguardano le tecnologie avanzate per l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili, la geotermia per la produzione elettrica, la gestione sostenibile della fascia costiera, il Made in Italy agroalimentare e i farmaci innovativi. «La scelta del Governo di affidare al Cnr il coordinamento dei fondi per progetti legati allo sviluppo del Mezzogiorno ci inorgoglisce - commenta il presidente Luciano Maiani - e sapremo svolgere questo compito forti dell’approccio meritocratico che ci consente risultati di qualità internazionale, di una rete scientifica diffusa in modo capillare e coordinato nelle Regioni del Sud, e di una solida esperienza di collaborazione con università, enti di ricerca, industrie, istituzioni e tessuto sociale locali».  «Il Cnr è il maggior ente di ricerca nazionale ed è un motore di sviluppo per il Mezzogiorno. Oggi, in occasione della presentazione dei primi sei progetti - conclude il presidente Maiani - vogliamo rilanciare il nostro impegno affinché Amministrazioni e imprese destinino sempre maggiori risorse alle attività di ricerca e innovazione che costituiscono un elemento ineludibile per lo sviluppo di questa parte importante del Paese. Chiediamo anche al Governo, e in particolare al Ministero del Tesoro e al Miur, di continuare a credere in questa nostra azione per il Mezzogiorno e a sostenere con nuovi investimenti le nostre attività». L’investimento stanziato per i progetti coordinati dal Cnr, alcuni dei quali si svolgeranno in collaborazione con Enea, è di 46,5 milioni di euro nel triennio, di cui 15 nel 2010, 13.5 nel 2011 e 18 nel 2012. Le ricerche affiancheranno le azioni previste dal Quadro strategico nazionale 2007-2013, cui fanno riferimento i progetti Pon e Por attivi nelle quattro regioni dell’obiettivo convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia), estendendo il proprio campo di azione alle altre aree-obiettivo previste dall’articolo 44 della Legge finanziaria 2010 e integrandosi con la rete degli istituti Cnr presente sull’intero territorio nazionale per il necessario raccordo Sud-Nord e per la proiezione internazionale del Mezzogiorno. Diverse le schede presentate:
Efficienza energetica . Prevede lo studio e la realizzazione di sistemi di trigenerazione avanzati, anche con integrazione di fonti rinnovabili. È inoltre prevista la realizzazione di sistemi di accumulo innovativi basati anche sull’utilizzo di celle a combustibile reversibili e la prototipazione di veicoli a impatto zero elettrico equivalente. Coinvolti gli Istituti Cnr di Napoli, Messina, Bari, Padova e Parma, aziende motoristiche e di componentistica per impianti con fonti rinnovabili.
Energia da fonti rinnovabili . Il progetto è focalizzato sulle tecnologie per il fotovoltaico di prossima generazione e sulle tecnologie per la bioproduzione di idrogeno attraverso processi economicamente e ambientalmente più convenienti. In particolare, nel fotovoltaico di prossima generazione, è stata siglata la collaborazione degli Istituti Cnr con imprese quali X Group, Tozzi Renewable Energy e Dyesol Italia, intenzionate ad applicare a livello industriale i risultati di innovazione tecnologica.


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