lunedì 7 febbraio 2011

Notizie Federali della Sera: Qualunquemente molta confusione sotto il cielo ma la situazione non è eccellente. 7 febbraio 2011.

Sezione trasporto a fune:
1. Caldaro. Widmann: da Caldaro a Bolzano in funivia.
 
Sezione profondo rosso lagunare:
2. Pordenone. Lega e Pdl furibondi a Pordenone per la manifestazione degli immigrati.
3. Pordenone. Evasione totale per 7 milioni scoperta nel Pordenonese.
4. Venezia. Il bilancio della sanità veneta: profondo rosso.
 
Sezione foschia cerebrale, a iosa:
5. Alessandria. Ad Alessandria “Super Job”.
6. Potenza. Cambiare ora il domani. Intervista al giovane Mitidieri che guida il Pd di Latronico.
7. Potenza - A.A.A. cercasi disperatamente neve.
8. Crotone. Crotone, Camera di commercio lancia l’iniziativa “Menù tricolore”.

Sezione riverberi di strategie complesse tese all’isolamento:
9. Catanzaro. Le elezioni primarie novità o gattopardismo?
10. Reggio Calabria. Porto di Gioia Tauro, ci sono strategie tese all’isolamento.

Sezione Quagliariello lascia stare Federico, nun e’ p’ tte’:
11. Bari. Giustizia a teatro, c’e’ Quagliariello.
1. Caldaro. Widmann: da Caldaro a Bolzano in funivia. L'assessore vorrebbe il collegamento a partire dal lago. di Giancarlo Ansaloni. CALDARO. Mentre da una parte pare allontanarsi l'ipotesi di collegare l'Oltradige con Bolzano via tram con rotaie lungo le strade urbane, progetto sponsorizzato dal Comune di Bolzano, ma seccamente bocciato da Durnwalder per i costi esorbitanti, prende sempre più corpo una visione generale che privilegia il trasporto a fune non solo in chiave turistico-montana, bensì anche nell'ambito del pendolarismo. L'ultima novità, prospettata dall'assessore ai trasporti Thomas Widmann, prevederebbe un impianto a fune con agganciamento automatico che dovrebbe partire non già Caldaro paese, bensì estendersi al lido del lago, cioè la zona di San Giuseppe per approdare a Ponte Adige, dove dovrebbe essere realizzata la stazione di interscambio con la ferrovia meranese. Fin qui comunque si tratterebbe di una mezza novità.
L'altra mezza riguarda l'abbinamento di questo impianto alla costruzione di una corsia preferenziale per gli autobus lungo la strada statale che da Caldaro si allungherebbe quanto meno fino alle porte di Bolzano, cioè alla rotonda in zona Bivio, senza escludere a priori il proseguimento anche fino a Ponte Druso, dove la terza corsia è già realtà, fino alla stazione Fs. In aggiunta, l'assessore provinciale ai trasporti, è deciso anche a realizzare una nuova stazione ferroviaria all'altezza di Casanova, non appena Trenitalia avrà dato in concessione alla Provincia la linea Bolzano-Merano.. Quale sarebbe il criterio guida di questa soluzione?
«Il traffico privato già al limite del tollerabile fra Bolzano e l'Oltradige in situazioni normali - spiega Widmann - diventa impossibile nella stagione turistica, quando i turisti scendono in massa da Caldaro e dintorni verso il centro città, soprattutto fra le ore 7-8 e le 9.30-10. Ebbene questi ultimi, non essendo pressati dall'orario di lavoro, potrebbe servirsi comodamente, più rapidamente e a costo ragionevole della funivia fino a ponte Adige sorvolando un paesaggio spettacolare, e proseguire poi in treno, magari anche verso Merano». Questo piacerà ai turisti, ma i pendolari come la prenderebbero? «Innanzitutto nulla impedisce che anche i pendolari possano usufruire della funivia, considerato che l'impianto ad agganciamento automatico consente l'adozione di stazioni intermedie (quindi, quanto meno anche a Caldaro Paese) dove le cabine rallentano praticamente a passo d'uomo. Per chi tuttavia volesse evitare la sosta a Ponte Adige che comporterebbe comunque la perdita di qualche minuto, potrebbe ricorrere al collegamento diretto in autobus "sganciato" dal traffico privato, grazie a una terza corsia riservata, la cui realizzazione da Caldaro paese, sarebbe sicuramente meno costosa di un tracciato su binari. D'altro canto della terza corsia fra Ponte Adige e la rotonda al Bivio, si parla da tempo, ma oggi come oggi resterebbe un "tronco" isolato, quindi un palliativo».
Ma dal Bivio fino a Ponte Druso la terza corsia non creerebbe difficoltà al traffico privato o ai bus della Sasa? «Studieremo la questione, ma ad occhio lo escluderei; se funziona lungo una strada stretta come Via Marconi, non vedo perché non possa andare anche lungo la Via Druso. Faccio presente poi che l'ora di punta dei bus extraurbani si limita alla mattinata fra le 7 e le 9, un dettaglio che va preso in considerazione fra l'altro, quando si parla di tram: una spesa enorme, anche di manutenzione, per sostenere poche ore di pendolarismo».
2. Pordenone. Lega e Pdl furibondi a Pordenone per la manifestazione degli immigrati. di Stefano Polzot. I Ciriani: «Aiuteremo chi lavora, non chi fa cagnara». E partono le accuse alla sinistra. PORDENONE. I richiami alle rivolte in Egitto e Tunisia, in occasione della manifestazione degli immigrati di sabato, provocano la ferma reazione del centro-destra. Se dal Pdl si denuncia un’iniziativa giudicata incivile, la Lega nord annuncia un picchetto per sabato prossimo in piazza Cavour contro il rischio di inedite tensioni sociali. Non sono piaciuti né i cartelli con scritto “se non cambierà, Egitto e Tunisia anche qua”, né la denuncia di razzismo per i ritardi nel rilascio dei permessi di soggiorno e per l’atteggiamento di alcuni settori della società nei confronti degli stranieri. «È inaccettabile – tuona il vicepresidente della Regione Luca Ciriani – che Pordenone venga definita una città razzista, come hanno fatto ieri gli immigrati. La nostra città ha sempre garantito accoglienza e rispetto per chi arrivava per lavorare e inserirsi nella nostra società, rispettandola a sua volta».
Secondo il vicepresidente della giunta regionale, «la manifestazione di ieri ha segnato un passo indietro nel processo di integrazione, perché - ha spiegato - la crisi economica ha colpito tutti, non solo gli extracomunitari, ed è da irresponsabili l’atteggiamento tenuto da Rifondazione comunista che ha fomentato questa manifestazione». Il tema vero dell’integrazione, secondo Ciriani, «si gioca sull’equilibrio fra i diritti e i doveri: non possono esistere gli uni senza gli altri e la strada del buonismo acritico intrapresa dalla sinistra ha dimostrato ampiamente di essere fallimentare». Per il presidente della Provincia, Alessandro Ciriani, «l’incivile manifestazione dell’associazione immigrati è una gravissima e inaccettabile offesa alla nostra terra, alla sua gente, alle sue istituzioni, alla sua ospitalità. E’ ora di finirla – aggiunge - con le accuse di razzismo alla nostra gente che offre agli immigrati servizi e standard di vita conquistati con il sudore della fronte».
Criticando l’estrema sinistra «perché vuole manipolare e aizzare gli stranieri», Ciriani sottolinea che la protesta ha coinvolto «una sparuta minoranza. Dopo questa manifestazione la Provincia è ancora più convinta a proseguire la sua linea sull’immigrazione: aiutare chi contribuisce allo sviluppo sociale ed economico, non chi viene qui per fare cagnara. E per coloro che, ingenerosamente, considerano inospitale la nostra terra c’è una soluzione: tornare a casa propria o comunque andare altrove».
Esprime preoccupazione per i toni degli slogan che sono risuonati il capogruppo in Regione della Lega Nord Danilo Narduzzi. «Riferirsi a Egitto e Tunisia – sostiene – vuol dire sollevare minacce gravi. Altro che manifestazione pacifica: si è arrivati all’intimidazione. Se lo avessimo fatto noi, la Procura avrebbe aperto un’inchiesta». Narduzzi chiede al candidato sindaco di Pd-civiche, Claudio Pedrotti, di «prendere le distanze da quanto è successo» a fronte di una sinistra «che da una parte è accondiscendente e dall’altra aizza gli immigrati».
D’accordo con il segretario cittadino, Antonino Di Pietro, Narduzzi annuncia un presidio, sabato prossimo, dalle 10 alle 12, in piazza Cavour. «Parleremo alla gente – sottolinea – e spiegheremo loro che se da un lato quanto è successo è pericoloso, dall’altro ci pensa la Lega a tutelare i cittadini. Se fosse per noi, chi ha manifestato in quei termini, tra i quali temo molti clandestini, sarebbe già a casa propria».
3. Pordenone. Evasione totale per 7 milioni scoperta nel Pordenonese. PORDENONE. Una evasione fiscale totale per oltre sette milioni di euro è stata scoperta dalla Guardia di Finanza in provincia di Pordenone. Le indagini delle Fiamme gialle hanno riguardato un «vasto e irregolare» commercio di bovini vivi da parte di un imprenditore pordenonese che, attraverso la propria ditta individuale e una società a lui riconducibile, ha operato dal 2005 senza adempiere ad alcuna formalità contabile.
Dall'inchiesta è emerso che il responsabile svolgeva l'attività di commercio di bestiame con una ramificata organizzazione che utilizzava due 'stalle di sostà in provincia di Pordenone. Gli accertamenti hanno consentito di accertare che l'imprenditore e la società al lui riconducibile, pur avendo complessivamente ceduto oltre 3.300 capi a clienti distribuiti su tutto il territorio nazionale, non hanno mai adempiuto a nessun obbligo contabile, omettendo di presentare le dichiarazioni annuali unificate relative a quattro anni d'imposta e risultando, pertanto, evasori totali per 7,3 milioni di euro su redditi non  dichiarati e per 700 mila euro di Iva dovuta e non versata.  (07 febbraio 2011)
4. Venezia. Il bilancio della sanità veneta: profondo rosso. In un «libro bianco» inefficienze e sprechi delle ventiquattro strutture regionali. VENEZIA. Duecento milioni di buco sanitario da ripianare entro fine marzo, altrimenti in Laguna arriverà il commissario da Roma (ladrona). A tanto ammonta il deficit delle 24 aziende sanitarie- venete, esclusi ammortamenti e pagamenti ai fornitori. La Ulss più disastrata è la numero 12, quella di Venezia. Secondo il libro bianco della regione, presentato prima di Natale, è la struttura che spende di più per i servizi sanitari e per quelli accessori come lavanderia, pulizie, telefoni e riscaldamento. Inoltre ci sarebbe «troppo personale nei distretti, troppi ricoveri inappropriati, troppi addetti all'assistenza ospedaliera nonostante il tasso di occupazione dei posti letto sia molto più basso della media regionale». Insomma
sprechi e inefficienze che fanno lievitare i budget nonostante la Ulss veneziana riceva ogni anno 1.857 euro pro capite dal fondo sanitario (la struttura ha in carico 316mi1.a persone) rispetto ai 1.580 di una Ulss praticamente identica per dimensioni come quella di Vicenza. Ma quel che preoccupa di più in Laguna è la vicenda del «Project financing» sanitario insieme alla sclerosi della rete ospedaliera, definita in alcune province «ridondante» dalla Corte dei Conti, come in una Campania qualsiasi. Sul primo nodo pesa soprattutto l'operazione finanziaria del nuovo ospedale di Mestre. Tanto che i magistrati contabili invitano Palazzo Balbi a «monitorare con attenzione» gli altri Pf avviati in regione: l'ampliamento degli ospedali di Castelfranco e Montebelluna, la ristrutturazione del CA Foncello di Treviso e il nuovo ospedale di Santorso nell'Alto Vicentino.
Il meccanismo del Pf prevede infatti che i capitali privati attivati per costruire le strutture vengano «restituiti» ai finanziatori attraverso una lunga concessione della gestione ospedaliera. Per capirsi, solo nel 2010 la regione ha pagato 54 milioni al concessionario privato per un ospedale di medie dimensioni come quello mestrino. Decisamente troppo. Non a caso la maggioranza si è spaccata: il Pdl difende il meccanismo, la Lega vorrebbe cancellarlo. Sul secondo nodo, l'eccesso di posti letto e di piccoli ospedali, pesano invece le guerre intestine dentro al Carroccio. Per la Corte dei Conti è soprattutto la rete veronese - feudo di tutti gli ultimi assessori leghisti alla sanità regionale dall'attuale sindaco scaligero, Flavio Tosi, a Francesca Martini, a Sandro Sandri fino a quello odierno Luca Coletto - ad essere «oggettivamente ridondante rispetto al panorama regionale e nazionale». Viziata da «un'offerta eccessiva di posti letto» che si ripercuote sia nel tasso di ospedalizzazione che nei costi assistenziali». Non bastasse, «accanto ad una rete ospedaliera pubblica sovradimensionata, l'Usi 22 comprende 2 tra le strutture convenzionate più importanti del Veneto (Negrar e Pederzoli) che non si differenziano tra loro per le specialità mediche e chirurgiche...».
Come uscirne? E un rompicapo. Oggi la regione è in mano al leghista trevigiano Zara, ma la sanità resta in mano al leghista veronese -Tosi. Che ovviamente difende la sua rete provinciale... IM. ALF.]
5. Alessandria. Ad Alessandria “Super Job”. L'Assessorato alle Politiche per la Famiglia del Comune di Alessandria in collaborazione con il Servizio Giovani (Informagiovani, Punto Di e Ufficio Scambi Internazionali) di Aspal s.r.l. presentano il programma delle attività per il 2011, “Super Job”. In un’ottica di accompagnamento alla ricerca il Servizio Giovani ha ideato percorsi di web education (Lab-Job) finalizzati alla ricerca attiva del lavoro attraverso il web, al fine di rendere autonomi i ragazzi nella creazione e nella gestione della posta elettronica, nell’invio di candidature e curricula via e-mail e nella ricerca del lavoro attraverso siti dedicati. Sono previsti poi 4 Informacaffè: incontri gratuiti informativi e orientativi c/o l’Informagiovani, in orario scolastico, con gruppi classe su tematiche inerenti il mondo del lavoro. Gli incontri sono aperti al pubblico; per i gruppi classe è gradita la prenotazione.
Il primo incontro “Lo strizzacervelli: tutte le possibilità di lavoro per educatori professionali e psicologi ” si terrà lunedì 14 febbraio, dalle 10 alle 11.30 e sarà dedicato a coloro che desiderano lavorare come educatori professionali e psicologi nei settori socio-sanitari, risorse umane e politiche giovanili.
Si proseguirà giovedì 24 febbraio dalle 10 alle 11.30, con “SOS OSS: il lavoro nel settore socio sanitario privato”, per chi intende intraprendere una carriera nel settore sociale, sanitario e assistenziale.
Mercoledì 2 marzo dalle 11 alle 12,30, si svolgerà l’incontro dal titolo “Cercare il lavoro è un lavoro”, per conoscere le principali tecniche di ricerca attiva del lavoro ottimizzando risorse ed energie.
Il ciclo di incontri si concluderà venerdì 11 marzo dalle 11 alle 12,30 con “Co.Co…cosa?”, ovvero come orientarsi fra i contratti di lavoro.
Anche quest'anno continua, poi, il percorso di Tral (tecniche di ricerca attiva del lavoro): un vero e proprio corso per cercare lavoro in modo attivo, consapevole ed efficace. Accompagnati da orientatori e in collaborazione con API, i partecipanti impareranno a pianificare la ricerca del lavoro attraverso i canali migliori. Potranno inoltre apprendere come compilare un curriculum vitae e prepararsi per un colloquio, ma anche come elaborare i fallimenti e soprattutto come definire il proprio obiettivo professionale.
Nelle giornate di lunedì 28 febbraio, giovedì 3 e lunedì 7 marzo l’Ufficio Scambi Internazionali propone il percorso “Il fundraiser: come si scrive un progetto e come si ottiene un finanziamento”, 3 incontri rivolti ad associazioni locali, per destreggiarsi nel mondo dei finanziamenti stanziati dal programma europeo Gioventù In Azione.
Le iniziative legate al mondo del lavoro, si concluderanno con il “Progetto Evoluzione”, salone dedicato a orientamento, formazione e lavoro, che si terrà il 24 e 25 marzo presso la caserma Valfrè, dalle 9.00 alle 14.00.
Per tutte le iniziative è possibile iscriversi e ricevere informazioni dettagliate presso: Informagiovani - via dei Guasco 19, Alessandria - n.° verde 800116667 - oppure consultare www.informagiovani.al.it.
6. Potenza. Cambiare ora il domani. Intervista al giovane Mitidieri che guida il Pd di Latronico. 07/02/2011 POTENZA - Da un paio di mesi Gianluca Mitidieri (in foto) è il nuovo segretario del Partito democratico di Latronico. Comune da decenni guidato dal centrosinistra, in cui il Pd alle ultime elezioni regionale ha raggiunto il 36 per cento. Mitidieri, figlio di quell’Egidio che per anni ha rivestito incarichi istituzionali di primo piano e oggi guida l’Acquedotto lucano, ha 24 anni ed è laureando in Economia e commercio. Ha già dato una linea precisa al proprio ruolo: puntare tutto sui giovani e sul rinnovamento con un gruppo “under 30” entrato in massa nella direzione cittadina già prepara la sfida delle Comunali 2012.
Perchè un giovane come lei entra in politica?«Sono convinto che in ogni giovane vivano sentimenti e coraggio che spingono a sognare il domani e a vederlo cambiato, migliore di come ci appare oggi. A volte però viviamo con troppo disincanto i tempi lunghi della politica, le tessiture di mestiere, i capovolgimenti stanchi e improvvisi. Per questo secondo me dobbiamo impegnare il nostro temperamento bellicoso, perfino la nostra positiva testardaggine dentro la nuova sfida che proviene dalla politica e che ci chiama a una scelta rischiosa, ma anche generosa, utile, appassionata. Mai più fuggire dalle cose scomode della politica. Mai più rinunciare a essere giovani e a stare nella pancia del futuro».
Ma con gli scandali che investono le più alte cariche istituzionali, e un'Italia infiacchita dalle polemiche e dalle divisioni non le viene voglia di fare altro?
«Al contrario. Per chi si è abituato alla pratica della delega, per chi si è lasciato sopraffare dal disimpegno, non è questa una buona occasione per risvegliare la partecipazione e il protagonismo verso una scala di doveri politici, morali, civili di cui questo Paese ha pur bisogno di avere per essere vicino all'Europa e al futuro del mondo che cambia ogni giorno con Obama? E questo il compito che i giovani devono assegnarsi: assumere l'onore di questo cambiamento epocale che riguarda anche la politica, i suoi modi di funzionamento, i suoi pensieri di riforma, i suoi modi di essere. Perciò rivendico il mio dovere di stare qui, oggi, e non fuggire dinnanzi alle disillusioni. Il mio dovere di rischiare i miei anni, il mio tempo, le mie passioni dentro l'ambizione di un partito che ha saputo scommettere sui giovani, sul loro talento e sulla loro ostinazione».
Nemmeno il Pd, tuttavia, è esente da critiche...
«Non mi iscrivo al partito dei cosiddetti “rottamatori”. Nonostante le tante difficoltà ad agire in una situazione distorta dal potere enorme di cui dispone Berlusconi il Pd è oggi un partito che non si fonda sul carattere carismatico del proprio leader, un partito che ha aumentato gli spazi di confronto e di partecipazione. Un partito che non si è dimenticato dei precari della scuola e che non si è dimenticato dei lavoratori e dei problemi urgenti che ha questo Paese. Potrà dare fastidio a Bossi, ma il Sud, il nostro Sud è anche questo. Speranza, merito, ostinazione, sono le passioni intelligenti che animano moltissimi giovani per riscattare l'Italia da Berlusconi. Il Pd lavora per questo obiettivo, scommettendo sulle donne, sulle nuove generazioni su un modo nuovo di fare politica in cui ci sia spazio per la serietà e non per la comicità istituzionale di Berlusconi. In cui ci siano riforme al posto delle solite barzellette».
Anche in Basilicata?
Qualche settimana fa, Bersani ha potuto incontrare tutta la Basilicata a Potenza. Lì ho visto moltissimi giovani, moltissimi sogni di cambiamento. Accanto a Bersani c'era il nostro segretario regionale, Roberto Speranza che a soli 31 anni guida il Pd più forte d'Italia. Non può essere un caso. E' invece una precisa scelta. La stessa scelta che ha fatto essere la Basilicata laboratorio politico d'eccezione e che per il suo buon funzionamento, saputo costruire e rafforzare quel patto di fiducia e di positiva corrispondenza tra il centrosinistra e i cittadini. Naturalmente esistono problemi e anche crisi di natura globale che si abbattono violentemente sui nostri territori. Eppure al di là delle crisi, al di là dei tagli il lavoro di pressing istituzionale che sta svolgendo il presidente De Filippo per inchiodare il governo nazionale alle sue responsabilità verso i cittadini e i territori del Mezzogiorno merita di essere sostenuto».
Da Latronico come è possibile interpretare questo cambiamento?
«Si può essere protagonisti anche di piccole cose. Esperienze nuove e coraggiose, di merito, d'impegno civico riescono a dare valore alla politica ed ai territori su cui la politica costruisce le sue partecipazioni, le sue incursioni felici, i suoi pensieri di cambiamento. A Latronico abbiamo avviato un confronto e un dialogo nuovo con le altre forze politiche. Ma ci siamo impegnati anche per cose che vanno oltre i confini territoriali: penso, ad esempio, all'iniziativa comune con i Radicali per sostenere una proposta di legge di solidarietà nazionale in favore dei territori colpiti dal terremoto e ridare agli aquilani la dignità di cittadini».
Lei è un “figlio d'arte”. Suo padre è Egidio Mitidieri. In che modo si confronta con una personalità politica forte come quella di suo padre?
«Lui che mi ha introdotto alla politica. Moltissimi chilometri, riunioni infinite, impegni continui sono stati una piacevole fatica, vissuta sempre all'ombra di quella straordinaria persona di mio padre. Il 30 dicembre scorso, all'inaugurazione della nuova sede cittadina del Pd, ho sentito davvero che qualcosa era cambiato: oltre a mio padre, tra le centinaia di persone che sono venute nella sezione che abbiamo intitolato ad Angelo Vassallo (il sindaco di Pollica ucciso dalla camorra, ndr) c'erano le più alte personalità del partito di Basilicata, dal vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella, al presidente della Regione. Ho sentito la responsabilità di non deludere e di non tradire le aspettative; mi sono fatto forza ispirandomi a mio padre: alle sue doti di pazienza, d'ingegno, di capacità con cui ha saputo condurre e vincere molte difficili battaglie. A lui, naturalmente, il mio ringraziamento per questa vocazione ereditata che soltanto l'amore incondizionato di una padre può assegnare ad un figlio quasi come il segno di un destino».
7. Potenza - A.A.A. cercasi disperatamente neve. Sarebbe proprio il caso di dirlo. Ormai le nevicate di una volta, specie per i meno piccoli, stanno diventando un ricordo che con gli anni tende a sbiadirsi sempre più. È vero che di tanto in tanto si verificano locali e talvolta anche abbondanti nevicate, ma quello che avrebbe dovuto essere la norma, sta diventando un’eccezione.
Venti, trent’anni fa, le abbondanti nevicate facevano parte della vita quotidiana e molte volte, alla neve vecchia se ne aggiungeva altra dal cielo tanto da far apparire i marciapiedi come delle montagnelle di neve. I meno smemorati non possono non ricordare le file che i disoccupati facevano davanti al palazzo comunale di Potenza per farsi consegnare la pala e racimolare le 10.000 lire (quanto ci mancano…) per andare a liberare dal ghiaccio via Pretoria e le centinaia di scale che erano e che sono presenti nella città.
Per non parlare dei ragazzini che, armati di bob e slittini, si lasciavano andare sulla neve partendo dalla zona di Porta Salza, andando a terminare la propria corsa nel fondovalle dove adesso sorge la corrispondente strada a scorrimento veloce. (chissà come sarebbe stata comoda la presenza delle attuali scale mobili di Santa Lucia per la risalita a monte…) Ma dov’è finita la neve? Davvero il global warming ha prodotto un tale riscaldamento da indurre un notevole innalzamento della quota neve durante la stagione invernale?
Nessuna preoccupazione…; è vero sì che in Basilicata le nevicate negli ultimi anni si sono fatte sempre più rade e concentrate in pochi giorni all’anno ma se si guarda alle altre zone d’Italia possiamo subito affermare che le cose nelle altre regioni stanno diversamente. Pochi giorni fa in Sardegna ed in Calabria abbiamo registrato abbondanti nevicate fino a quasi un metro di altezza; due settimane fa la neve ha interessato tutte le regioni adriatiche da Rimini e Riccione fino al nord della Puglia; e a Campobasso (che una volta andava per nominata insieme a Potenza per una delle città più nevose d’Italia) sono caduti ben 50 cm. di neve.
Allora come mai non nevica da noi? Colpa dei pozzi di petrolio in val d’Agri? Sicuramente qualche cambiamento a livello di microclima c’è e non si può negare, ma la spiegazione sta nell’avvenuto cambio di circolazione su scala globale delle grandi masse d’aria che hanno sempre caratterizzato il tempo sul Mediterraneo. Una trentina di anni fa c’erano le correnti dalla Russia che arrivavano direttamente dalle nostre parti senza essere richiamati dalla presenza di una bassa pressione al largo del Portogallo (cosa che sta avvenendo in questi ultimi anni).
Spesso si formava una depressione sul golfo di Taranto che richiamava appunto aria gelida da nordest. Negli ultimi anni le nevicate sono decisamente aumentate su gran parte dell’emisfero settentrionale; Stati Uniti, Cina, Corea, Giappone, ecc. sono alle prese ogni anno con nevicate sempre più frequenti ed abbondanti. È solo la zona centro-occidentale dell’Europa che riceve la «mitigazione» dal flusso atlantico della corrente del «golfo».
8. Crotone. Crotone, Camera di commercio lancia l’iniziativa “Menù tricolore”. Crotone, 7 feb (Il Velino/Velino Calabria) - In occasione del 150esimo Anniversario dell’Unità d’Italia, la Camera di commercio di Crotone, in collaborazione con la Prefettura, intende coinvolgere le imprese ristorative della provincia in un’iniziativa volta a promuovere l’identità nazionale. Si tratta di ideare, nella settimana dal 14 al 20 marzo ed in particolare il 17 marzo prossimo, giornata di festa nazionale, un menù tricolore “Verde Bianco e Rosso” utilizzando i prodotti tipici locali, ricchi di sapori, profumi e colori della dieta mediterranea.
Per le imprese aderenti, la Camera di commercio avvierà idonea promozione sul proprio sito camerale e presso la locale Prefettura. La scheda di adesione è disponibile sul sito camerale www.kr.camcom.it e dovrà essere trasmessa, entro il prossimo 25 febbraio, all’Ufficio Promozione via fax al nr. 0962/6634200 oppure per posta elettronica all’indirizzo promozione@kr.camcom.it Questo indirizzo e-mail è protetto dall spam bot. Abilita Javascript per vederlo. (red/cal) 7 feb 2011 11:4
9. Catanzaro. Le elezioni primarie novità o gattopardismo? 07/02/2011. di ALFONSO LORELLI. Molta confusione sotto il cielo ma la situazione non è eccellente. Dopo la vittoria di G. Pisapia nelle primarie di centro-sinistra per la scelta del candidato a sindaco di Milano, dopo le ripetute afffermazioni di Vendola nelle primarie e poi nelle elezioni regionali pugliesi, dopo quello che è successo a Napoli con la discussa vittoria del già discusso europarlamentare Cozzolino, all'interno del centrosinistra sta ritornando il dibattito intorno a questo tipo di consultazione preelettorale vincolante per la scelta dei candidati da contrapporre a quelli del centrodestra. Ma il dibattito è privo di chiarezza perché viziato dalla sindrome della sconfitta o della vittoria dei candidati di partito e non pone sul tappeto tutti i gravi problemi che questo metodo di selezione delle candidature porta con sé in un paese come il nostro. Il problema invece andrebbe affrontato “scientificamente”, al di là del desiderio delle diverse forze politiche di imporre la propria “egemonia” nella scelta del candidato. Il sistema delle primarie, che io ritengo di difficile applicazione al sistema politico italiano, lungi dal dare ossigeno alla democrazia, può diventare pernicioso se viene ridotto ad una specie di sistema newtoniano della politica di centro-sinistra, dove al centro del sistema resta fisso il partito maggiore ed intorno ad esso devono ruotare pianeti e pianetini chiamati a far da cornice al partito-guida. 2- Una quindicina di anni alcuni studiosi di diritto pubblico e costituzionale ( Guerino d'Ignazio, Giovanni Moschella, Ezio Marra, Albino Saccomanno, Enrico Caterini, Alfonso Lorelli, Alessandro Mazzitelli, Saverio Regato, Tullio Romita), coordinati dal prof. Silvio Gambino preside della facoltà di Scienze politiche dell'UNICAL, pubblicarono, per Rubbettino editore, uno studio collettaneo su “Elezioni primarie e rappresentanza politica”. La lettura di quel libro potrebbe ritornare molto utile a tutti coloro che vogliono riflettere seriamente ed a ragion veduta sul sistema delle primarie per capire meglio tutte le difficoltà che l'adozione di quel modello porta con sé, in una realtà politica complessa come quella italiana le cui peculiarità affondano le radici nella nostra storia antica e recente, ed in quella dell'intera Europa. Non è certo un caso se questo sistema delle primarie non è praticato in nessuno Stato europeo, dove esistono storie e tradizioni politiche, culturali, costituzionali che partono da Pericle e da Platone ed attraversano 2.500 anni di storia del pensiero occidentale. In quel volume gli autori hanno trattato i diversi problemi connessi e conseguenti all'eventuale introduzione nel nostro difficile e sofisticato sistema politico-istituzionale, di una procedura di selezione delle candidature “copiata” dagli Stati Uniti d'America dove essa viene praticata per l'elezione della Casa Bianca, del Congresso e delle cariche elettive locali nei diversi stati dell'Unione. Il libro, espressione di opinioni diverse, non offre soluzioni definitive o definitorie, è aporetico, pone problemi e dubbi, molti dei quali si presentano nel dibattito odierno. 3- Negli Usa le primarie, introdotte all'inizio del novecento, sono funzionali al “bipartitsmo della somoglianza” dove i due partiti,democratico e repubblicano, sostanzialmente si somigliano per progettualità politica e per rappresentatività di ceti e classi sociali. In Italia non c'è, non può esistere, non è auspicabile che nasca, non può essere costruito artificiosamente un bipartitismo della somiglianza. La loro introduzione nel nostro paese è figlia spuria del crollo dei partiti di massa e del conseguente cambiamento, sostanziale ma non formale, apportato alla Costituzione mediante leggi ordinarie. Nella Costituzione sono previsti organi politici collegiali di decisione e di governo (Parlamento, Consigli) che eleggono al loro interno gli esecutivi ed i loro presidenti. Negli ultimi venti anni, invece, il potere decisionale e di governo si è sempre più verticalizzato e ricondotto ai leader ed al loro carisma costruito attraverso meccanismi di formazione del consenso affidati esenzialmente ai “media” ed alla Tv in primis. Le leggi elettorali, di dubbia costituzionalità, che prevedono il nome del candidato-leader sulle schede, conferiscono di fatto un potere carismatico e plebiscitario considerato nocivo dai nostri padri costituenti. 4- Le primarie, teoricamente ed ottimisticamente, dovrebbero: a) selezionare il candidato migliore, più gradito agli elettori e più capace di battere il candidato avversario; b) stimolare la partecipazione della così detta società civile, di cittadini non iscritti al partito o ai partiti della coalizione che si collocano dentro un'area politico-culturale più o meno omogenea; c) eliminare o almeno ridurre i condizionamenti degli apparati, in primis di quello del partito maggiore, ove si tratti di primarie di coalizione. d) favorire le condizioni di eguaglianza tra tutti i candidati e la libertà nelle candidature. Si pongono perciò diversi problemi ancora non risolti nelle primarie “all'italiana” che sono, principalmente ma non solo, quelli relativi all'elettorato attivo e passivo ed alle modalità di votazione. 5- Le primarie possono essere “chiuse” o “aperte”. Le prime, ove applicate alla situazione italiana, non sarebbero delle vere e proprie primarie bensì delle consultazioni interne ai partiti; l'elettorato attivo e passivo lo eserciterebbero soltanto gli iscritti ed il partito regolamenterebbe lo svolgimento della consultazione. Sotto diverse forme questo avveniva già nei partiti, grandi e piccoli, della sinistra italiana. Le primarie aperte, che consentono la partecipazione anche a soggetti singoli non iscritti al partito o ai partiti che indicono la consultazione, se non vengono rigidamente regolamentate creano confusione, inquinamento del voto, egemonia degli apparati e conseguente rifiuto della società civile a partecipare al rito pseudo-democratico. Nelle primarie aperte chiunque può chiedere di votare dichiarando una pretesa o reale appartenenza all'area politica omogenea che indice la consultazione; e poiché oggi, in Italia, queste consultazioni non sono obbligatorie ed istituzionalizzate per tutte le coalizioni partecipanti al voto e non sono controllate da un'autorità terza, anche elettori di diversa area politica possono votare alle primarie del centro-sinistra, magari chiedendo la pre-iscrizione nel registro degli elettori e versando l'obolo richiesto. Da ciò il pericolo che gruppi di pressione, lobby e mafie possono condizionare la scelta di questo o quell'altro candidato, specialmente nelle consultazioni locali. 6- A mio parere il sistema introdotto dal centro-sinistra è superficiale, improvvisato e confuso, non idoneo ad avviare un processo virtuoso di ritorno alla vita politica di quei milioni di uomini e donne, giovani principalmente, rifugiatisi nell'agnosticismo, nel pessimismo, nel qualunquismo. Se questa è la scommessa alla quale il centro-sinistra oggi è chiamato, al fine di ricostruire la democrazia vera sulle macerie del berlusconismo che l'ha minata dalle fondamenta, occorre pensare a sistemi di selezione dei migliori, oggi bistrattati e derisi, e non a primarie che blindano maggioranze intorno a candidati delle solite elites. Se non si segue un itinerario diverso, che potrà anche chiamarsi sistema delle primarie italiane, il tramonto senza aurora della sinistra italiana sarà veramente irreversibile.
10. Reggio Calabria. Porto di Gioia Tauro, ci sono strategie tese all’isolamento. Lunedì 07 Febbraio 2011 07:45 Redazione desk. REGGIO CALABRIA - «Le iniziative che si rincorrono in questi ultimi giorni a proposito della difficile situazione del Porto di Gioia Tauro, oltre a tratteggiare uno scenario preoccupante per il Terminal calabrese, evidenziano i riverberi di strategie complesse tese all’isolamento di un’intera porzione di territorio nazionale». E’ quanto si legge in una nota di Amedeo Canale, Assessore Comune di Reggio Calabria e Presidente Fondazione Formula Sud. «La politica, stentando ad offrire soluzioni o tracciare ipotesi di intervento che appaiano realizzabili se non addirittura tangibili, certifica non solo lo scollamento quasi irreversibile tra il territorio e i centri decisionali nazionali, ma anche un’incapacità endemica di riempire tempesivamente di contenuti operazioni di grande portata quali la sottoscrizione da parte del Presidente Scopelliti di un’APQ di quasi quattrocentosessanta milioni di euro - continua -. Quando nel 1995 fu avviato il Terminal Container a Gioia Tauro, da subito fu evidente che, rispetto ad altri porti concorrenti, quest’ultimo aveva una marcia in più in quanto fisicamente legato all’Europa. La mancanza di una visione strategica nazionale, legata ad una corretta concezione logistica ed intermodale del porto e del retroporto foriera di uno sviluppo del collegamento ferroviario tra la Calabria ed il Nord Europa, ha certamente giocato a sfavore della crescita di Gioia. L’assenza - come dicevo - di una visione logistico - intermodale traguardata allo sviluppo dell’infrastruttura e le gravi responsabilità delle Ferrovie dello Stato che, di fatto, hanno completamente abbandonato tutto il Sud, ha determinato un irrecuperabile gap nella realizzazione di quei collegamenti ferroviari che, trasferendo via treno i containers in Europa, avrebbero fatto certamente la differenza tra lo scalo calabrese e gli altri scali del Mediterraneo. Detto questo ritengo vadano sottolineati alcuni punti!In questi anni non si è stati in grado - o non si è voluto! - sviluppare una adeguata concorrenza tra operatori portuali e marittimi accettando, dopo che la Maersk ha lasciato Gioia Tauro per andare a Port Said, che la Msc restasse in regime di monopolio permettendosi periodicamente di dettare condizioni rigidissime. Nessuno ha seriamente affrontato il problema delle concessioni demaniali, causa del venir meno di una stretta interrelazione tra la concessione stessa ed i risultati (obiettivi da raggiungere) e, quindi, dell’obbligo per il concessionario di dimostrare di essere in grado di poter conseguire - pena il ritiro della concessione! - i livelli di operatività e crescita previsti. Medcenter ne è un esempio; tanto che si è consentito ad una sola società di rimanere unico terminalista in un porto così strategico per l’economia calabrese e nazionale, senza alcuna garanzia di tutela. Nessuno ha approfondito il perchè ad altre società come Evergreen (adesso operante su Taranto) sia stata negata la possibilità di creare un secondo terminal in una diversa parte dell’area portuale. Nessuno si è interrogato sul perché si sia data la possibilità a Contship di poter gestire tre terminal portuali nello stesso Paese (La Spezia, Cagliari e Gioia Tauro) e soprattutto di avviare insieme a MsC la creazione del porto che oggi sta diventanto uno dei massimi rivali di Gioia Tauro nel Mediterraneo : il Porto di Tanger Med. Cosa serve? Servono scelte politiche coraggiose nell’individuazione del managment dell’Autorità Portuale, ricercando figure altamente qualificate e professionalmente inserite nel settore specifico. Urge anche - ma non solo - ridurre i costi delle tasse. L’aiuto dello Stato può contribuire in un lasso di tempo temporalmente ridotto a richiamare l’attenzione sul Porto, ma è chiaramente necessario pensare ad una soluzione strutturale dei problemi con obiettivi a medio e lungo termine.  E’ necessario, poi, riaprire le trattative con gli operatori marittimi e terminalisti e favorire l’arrivo a Gioia di altri operatori mondiali, ricordando sempre che questi non si spostano da una parte all’altra del Mediterraneo sol perché si abbassano i costi delle tasse portuali. E’ opportuno avviare un confronto serrato con Msc e Contiship che, negli ultimi tempi, su alcune importanti questioni, stanno "alzando il prezzo" e danneggiando - a mio avviso - anche l’immagine del Porto stesso. In conclusione - dice infine Canale - giova tener bene in conto il fatto che Gioia Tauro è un porto posizionato solo fisicamente in Calabria. E che esso non risponde fino in fondo a nessuna delle logiche locali. Al contrario, esso dipende da meccaniche legate a processi che si sviluppano dall’altra parte del globo e che sono in continua evoluzione perché frutto di contesti vorticosamente globalizzati»
11. Bari. Giustizia a teatro, colpo di scena a Bari con Quagliarello attore. di Livio Costarella – la Gazzetta del Mezzogiorno. È iniziato con un piccolo mistero il processo-spettacolo organizzato al teatro Petruzzelli, ieri, per il secondo appuntamento della rassegna «Giustizia a teatro», promossa dal comitato scientifico «Organizzare la Giustizia» (presieduto dal procuratore di Bari Antonio Laudati), dedicato alla figura di Federico II di Svevia (1194-1250) e preceduto dalla performance introduttiva musicale a cura della Fondazione Petruzzelli, con il Quintetto di ottoni dell'Orchestra del teatro.
Il noto medievista Franco Cardini, indicato come il presidente della Corte (sostituito degnamente da Ortensio Zecchino, altro storico del Medioevo), ha dato forfait. Con un comunicato stampa, diramato un'ora prima dell'inizio, gli organizzatori hanno voluto comunque ribadire «il carattere storico, giuridico e culturale dell’iniziativa e il criterio con il quale vengono scelti i protagonisti, in modo da garantire la presenza alternata di esponenti sia del centrosinistra sia del centrodestra. L’obiettivo è avvicinare i cittadini ai meccanismi dell’azione giudiziaria attraverso un processo a un personaggio della storia che viene rappresentato da un politico». Bocche cucite sui reali motivi della defezione, ma la sensazione è che, se non dovuta a questioni politiche, sia dipesa da vecchie ruggini accademiche esistenti tra Cardini e il protagonista che ha interpretato Federico II, il senatore Gaetano Quagliariello. Sta di fatto che neanche Antonio Stornaiolo, presentatore della serata, ha citato l'assenza di Cardini.
«E' una cosa di pessimo gusto ed è bene che queste cose non le si getti in politica». Così il senatore del Pdl ha commentato l’indisponibilità del medievista. «Non sapevo nemmeno – ha aggiunto – che ci fosse il prof. Cardini in giuria. Questo per me è un gioco intellettuale, come ho fatto lo scorso anno a Roma, interpretando de Toqueville». «Non intendo – ha concluso – fare polemica politica. Nei confronti di Cardini ho un dissenso intellettuale che però non puó fare venire meno il rispetto». Quanto al processo, Federico II é stato uno dei più grandi imperatori della storia di tutti i tempi - «Stupor Mundi» – o un dittatore sanguinario e senza pietà? Questa la domanda posta al pubblico che ha affollato in ogni ordine di posto il Petruzzelli, trasformato in un’enorme aula di giustizia all’americana. E il verdetto, anche stavolta, non ha tenuto fede alla locuzione latina «nemo propheta in patria»: Federico II è stato assolto per insufficienza delle prove e perché la legge del tempo in cui è vissuto non riteneva illegali certe sue azioni (anche se è stato condannato ironicamente a un servizio civile di tre giorni).
Oltre a Quagliariello, il pubblico ministero era Franco Roberti (procuratore di Salerno), il consulente di p.m. e difesa lo storico del Cristianesimo Giorgio Otranto, mentre l'avvocato difensore era il penalista Michele De Pascale.
Tre i verdetti finali: popolare, mediatico e tecnico. Il primo ha avuto il pubblico protagonista: all’entrata gli spettatori hanno ricevuto un cartoncino bianco e uno rosso, simboli rispettivamente di innocenza e colpevolezza. I 1.111 spettatori hanno votato in 839 per l’assoluzione e in 270 per la colpevolezza (due nulli). Il secondo verdetto è stato affidato a una giuria formata da tutti i direttori delle più importanti testate baresi: assolto (ma non all'unanimità). Il terzo è toccato al presidente della Corte: innocente anche lì.
Federico II-Quagliariello, infine, è sembrato difendersi benissimo da solo, durante il suo interrogatorio. «Ho sempre sostenuto il principio di reciprocità - ha detto - difendendo i cristiani di tutto il mondo, perché considero il Cristianesimo alla base e alle radici della nostra civiltà. Chissà cosa sarebbe successo se ai miei tempi fossero esistite le intercettazioni. Meglio i miei falconi per comunicare!».

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