lunedì 21 febbraio 2011

Perché il Caimano ha vinto (e la Santa Alleanza ha perso)

di Luca Simoni
Roma, 21 feb (Il Velino) - Ancora una volta, a sorpresa, il Caimano ha vinto. E ancora una volta la Santa Alleanza, ovvero la sinistra alleata con tutti gli avversari del Caimano Silvio Berlusconi, ha perso. È bene capire perché è successo, e quali sono ora le prospettive.


Il clima politico, rispetto a una settimana fa, non solo è cambiato, ma si è capovolto. Sette giorni fa l'orizzonte era nero per il premier: era ormai pacifico che il gip di Milano avrebbe chiesto per lui il rito immediato per due accuse infamanti, concussione e prostituzione minorile. Le dimissioni del premier e la caduta del governo erano date, se non certe, nell'ordine delle cose possibili. Tanto più che l'impatto mediatico sarebbe stato enorme, in Italia quanto all'estero. Ma quest'ultima è stata l'unica previsione azzeccata. Infatti, nonostante la gravità delle accuse, nonostante l'accerchiamento soffocante mediatico e politico intorno al Caimano, alla fine è accaduto qualcosa di imprevisto.

I parlamentari di Futuro e libertà che, per coerenza, non avevano mai desiderato di finire alleati della sinistra di Pierluigi Bersani e ancora meno dell'estrema sinistra di Nicki Vendola, sono tornati nel centrodestra dicendosi delusi dal trasformismo di Fini, passato dalla destra garantista alla sinistra giustizialista. Altri hanno compiuto lo stesso passo perché si sono resi conto che il Fli, secondo il loro giudizio, è diventato l'ultima espressione dell'antiberlusconismo militante, una sorta di strumento vendicativo pensato da Fini per regolare i conti (personali più che politici) con Berlusconi. Così, anche se incerottata, la maggioranza si è allargata, è salita a 320 deputati alla Camera, e forse salirà ancora, a 325 o di più. Tanto che anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dovuto prenderne atto: l'ipotesi di sciogliere le Camere anche senza il consenso del premier, affacciata appena nove giorni fa dai costituzionalisti più vicini al Colle, è già diventata archeologia politica, consegnata in bella calligrafia tedesca alla Welt am Sonntag. L'insofferenza per i metodi dell'antiberlusconismo e il rifiuto di essere usati per un regolamento di conti di alcuni deputati si è poi sommato al desiderio pressoché generale dei parlamentari di tutti gli schieramenti di non interrompere la legislatura.

A beneficiare di tutto questo è Berlusconi, che ora - potendo contare su una maggioranza sicura, meno ampia della precedente ma più coesa - sembra intenzionato non solo a reggere fino al 2013, ma addirittura a strafare. Già in settimana, come lui stesso ha annunciato, potrebbe portare in Consiglio dei ministri una serie di provvedimenti per la riforma costituzionale della giustizia (separazione delle carriere, due Csm, nuove regole per le votazioni della Consulta), più altri provvedimenti mirati a regolare i conti con le toghe politicizzate (ripristino dell'immunità, responsabilità civile dei magistrati, giro di vite sulle intercettazioni). Il tutto coronato da un completamento della squadra di governo, con la nomina di un ministro e di undici sottosegretari. Un giro di valzer che potrebbe riservare alcune sorprese, ma rafforzare di fatto governo e maggioranza. Come era inevitabile, l'allontanarsi della prospettiva elettorale ha avuto l'effetto di un vero e proprio "tana liberi tutti". E la Santa Alleanza contro Berlusconi che Bersani stava tessendo da mesi è andata in frantumi, con una ricaduta d'immagine presso gli elettori di sinistra che più negativa di così non poteva essere: chiedere ogni giorno le elezioni anticipate e le dimissioni del governo, senza mai ottenere né le une né l'altra, ha rivelato una totale mancanza di strategia e di concretezza anche agli occhi dei più sprovveduti.

Il primo a smarcarsi dalla Santa Alleanza è stato Pierferdinando Casini, che per la verità (a differenza di Fini) non aveva mai detto di essere disposto a marciare al fianco di Vendola. Come il Velino ha fatto notare sabato scorso, Casini ha preso le distanze dalla sinistra su un tema preciso, quello del ripristino dell'immunità. Ma non lo ha deciso per fare un favore a Berlusconi, come hanno insinuato alcuni. E tanto meno lo ha fatto per le ragioni che gli ha attribuito Eugenio Scalfari nell'editoriale di ieri sulla Repubblica, in cui accusa Casini di essere portatore di un disegno politico gradito alle gerarchie vaticane: presentarsi alle prossime elezioni da solo (come leader del Terzo polo), anche a rischio di fare perdere di nuovo la sinistra, per poi fare da ago della bilancia e guidare lui il nuovo governo, alleandosi con la destra o con la sinistra. La realtà ci sembra meno fantasiosa. Casini ha rilanciato il ripristino dell'immunità perché sa che su questo tema sono molto sensibili tutti gli ex democristiani, compresi quelli della vecchia sinistra dc, poi ppi, che stanno ancora dentro il Pd. Infatti Franco Marini e Giuseppe Fioroni hanno già fatto sapere di essere d'accordo con Casini, e che se fosse per loro anche il Pd dovrebbe concorrere al ripristino dell'immunità, per ristabilire un minimo di equilibrio tra politica e magistratura. Ma Bersani e i suoi hanno sùbito risposto che finché ci sarà Berlusconi sulla scena politica, di immunità non vogliono sentire parlare. Casini lo sa e conta di sfruttare la divaricazione tra Bersani e gli ex ppi per indebolire ancora di più il Pd, magari spaccarlo e favorire il passaggio di una pattuglia di ex dc di sinistra nel Terzo polo. Un progetto semplice, lucido, ambizioso, ma realistico. Ora ha due anni per realizzarlo, con l'obiettivo di costruire un soggetto politico più forte e più coeso del Terzo polo attuale, dove le scivolate a sinistra di Fini non promettono nulla di buono. Comunque, un soggetto che potrebbe risultare decisivo alle prossime elezioni. Non sembra difficile da capire. E forse anche Scalfari, alla fine, se ne farà una ragione. (Luca Simoni) 21 feb 2011 11:25

 

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