lunedì 21 febbraio 2011

1948: L'Opus Dei colonizza il sud Italia. L'eredità di Escrivà

Venerdì 18 Febbraio 2011 09:33. di Francesco Creazzo e Lois Vàzquez Barciela - In Calabria la presenza della massoneria è un fatto noto, accertato e, perlopiù accettato. Ma di un'organizzazione che è stata definita dai propri detrattori (ma anche da qualche simpatizzante come il celeberrimo Licio Gelli) come ‘’la massoneria bianca’’ cosa si sa? Qual’è il peso dell’Opus Dei in terra bruzia?


Il nome dell’opera fondata da un semplice sacerdote spagnolo, poi canonizzato nel 2002, Josemaria Escrivà de Balaguer, evoca in molti appassionati lettori dei best-seller mondiali monaci albini, cilici e potere.
L’immagine vera dell’Opus Dei, però, è molto meno ‘’romantica’’: la prelatura personale non abbonda di monaci con rare caratteristiche genetiche ma ha un volto umano, normale. E’ altrettanto vero, però, che per la stessa natura degli insegnamenti del ‘’Padre’’, come viene chiamato dai membri numerari, sovrannumerari e aggregati il fondatore Escrivá, l’opera esercita un potere immenso.
Escrivà de Balaguer, nato nel 1902 da una famiglia della classe piccolo borghese dell’Aragona, elabora in gioventù una teoria teologica particolarissima: quella della santità attraverso il lavoro, che passa dalla prelatura personale che esalta i valori del buon cristiano lungo un percorso che dura tutta la vita. Il buon cristiano non tenta la scalata sociale, accetta il posto che ha nella società e con dignità lavora secondo la sua funzione di osso o di cervello nel corpo della società stessa.
E’ il ‘’Capitalismo sacro’’ come l’ha definito qualcuno.
La stessa teoria che induce i ‘’numerari minori’’, ossia gli inservienti che lavorano nelle migliaia di ‘’residenze’’ dell’Opus, a lavorare gratis e poi far testamento a favore dell’ordine.
La struttura, come detto, si basa sulle ‘’residenze’’: strutture territoriali in cui i giovanissimi iniziano un percorso nel nome dei valori dell’opera per poi essere inseriti nella società nel posto che gli spetta. A seconda, cioè del modo in cui possono rafforzare l’organizzazione. Si viene a creare così una rete che permea tutti i meandri del potere e, come avviene in Sud America, produce una valanga di denaro attraverso investimenti nel mattone. Anche in Calabria il mondo dell’edilizia è stato probabilmente baciato in fronte dall’organizzazione di Escrivà. O almeno così sostengono le carte della famigerata inchiesta ‘’Why Not’’, in cui si ipotizza un legame tra la ‘’Compagnia delle Opere’’ guidata da Nino Saladino e molti presunti membri dell’opera. Presunti perchè, in realtà, la riservatezza tra i membri regna sovrana ed è estremamente difficile (anche se non impossibile) verificare l’appartenenza dei soggetti all’opera di Escrivà.
Ma dove nasce il legame tra Calabria (o più in generale Mezzogiorno d’Italia) e l’Opus Dei? La risposta proviene da un libro di un’autrice calabrese: Assunta Scorpiniti e la sua pubblicazione ‘’La Calabria di Escrivà’’. Nel 1948 l’allora monsignor Josemaria Escrivà de Balaguer parte da Roma e percorre, a bordo di una vecchia automobile Aprilia, un’Italia che porta fresche le ferite del conflitto appena conclusosi. Obiettivo: espandere l’opera nel Sud della penisola. L’organizzazione contava in terra iberica già migliaia di accoliti, essendo stata fondata proprio nella terra natìa del ‘’Padre’’ vent’anni prima. Escrivá programmava da tempo l’espansione dell’opera di Dio sul quadrante internazionale, ma era stato impedito dalla guerra civile in Spagna (in cui si schierò apertamente al fianco del generalissimo Francisco Franco, dovendo inizialmente fuggire in Francia per via della presenza repubblicana in Aragona) e poi dal secondo conflitto mondiale. Ma quando le ferite dell’Europa cominciarono a chiudersi, la strada era libera per l’espansione del progetto. Verso Sud. ‘’L’arcivescovo di Reggio Calabria, Monsignor Lanza, ci aspetta – avrebbe detto Escrivá ai suoi compagni di viaggio secondo lo scrittore Andrés Vázquez de Prada – dobbiamo andare a trovarlo perchè è un grande amico e un appoggio per tutto il lavoro che vogliamo fare nel Sud Italia. Il grande caldo che fa qui (a Roma, ndr) è solo un accenno di quello che dovremo soffrire in Calabria, ma nonostante questo dobbiamo fare un grande sforzo per espandere l’Opera fin lì’’. Il primo punto della regione che l’Aprilia di Escrivà toccò fu la città di San Francesco, Paola, dove il ‘’Padre’’ disse messa e poi proseguì per incontrare il giorno dopo, il 19 giugno 1948, Monsignor Lanza. Durante la cena che i prelati consumarono nell’arcivescovado della città dello Stretto, Escrivá manifestò al Pastore di Reggio la volontà di aprire una residenza dell’Opera in città, così come avrebbe fatto a Catania con il parroco Don Ricceri al quale, in cambio, promise massimo appoggio nelle sedi vaticane. Il risultato fu una vittoria a metà per il ‘’Padre’’: Monsignor Antonio Lanza muore due anni dopo a soli 45 anni senza realizzare, se mai ne avesse avuto l’intenzione, la residenza richiesta da Escrivà, mentre a Catania la sede tanto voluta dal prelato spagnolo prende forma (oggi è un centro culturale dell’Opus) e l’ex parroco Ricceri diventa vescovo di Alcamo nel 1957 così come ‘’profetizzato’’ da Escrivà all’epoca della sua visita. ‘’Consideri certo – disse Escrivà a Ricceri – che entro qualche anno lascerà Catania per diventare vescovo’’. Ma qual’è la vera influenza che la potentissima ‘’prelatura personale’’ con sede a New York ha in Calabria e, in generale, nel Sud Italia? Si è già accennato dell’ipotesi giudiziaria per la quale l’Opus sarebbe la ‘’musica di sottofondo’’ dell’industria del mattone pubblico, ma vi sono elementi più tangibili che rivelano l’intimo legame dell’organizzazione di Escrivà con la terra calabra. Pippo Corigliano è un calabrese, da decenni portavoce nazionale dell’Opus Dei Italia e autore di un’autobiografia legata alla sua attività nell’opera: ‘’Un lavoro soprannaturale: la mia vita nell’Opus Dei’’. Corigliano è il volto ufficiale dell’opera nel bel Paese: è lui che si reca nei dibattiti televisivi a difendere con forza (e con il sorriso) l’immagine e l’integrità dell’Opus Dei. La stessa immagine più volte attaccata da opere non di finzione, come ‘’Il Codice Da Vinci’’ di Dan Brown, ma estremamente reali.
Parliamo di biografie di ex membri numerari e sopranumerari dell’ ‘’opera di Dio’’ come Emanuela Provera, autrice di ‘’Dentro l’Opus Dei’’, che ha a più riprese denunciato l’organizzazione perchè, sostiene, avrebbe i caratteri di una setta che fa del lavaggio del cervello e del cosiddetto ‘’love-bombing’’ la sua arma più potente nei confronti dei propri proseliti, e dell’intimidazione, del mistero e del timore il cavallo di battaglia nei rapporti con l’esterno. Ma allora qui da noi perchè non se ne parla mai? Eppure le tracce dell’organizzazione, pur se sottili, sono estremamente presenti, anche sul territorio. Nei palazzi della Curia reggina campeggia, ad esempio, una targa che ricorda l’incontro tra Josemaria Escrivà de Balaguer e Monsignor Lanza, un’altra iscrizione è esposta a Palmi dove i viaggiatori del 1948 dormirono, e un’altra a Soveria Mannelli. Innumerevoli, poi, sono piazze e strade intitolate al ‘’Padre’’: si stima che solo nella nostra regione ve ne siano più di 80, conseguenza della recente canonizzazione di Escrivà.
Da questo e da altri elementi si comprendono vari dati di fatto: la Calabria e il Mezzogiorno sono stati, per l’Opus Dei, una priorità assoluta fin dal primo attimo disponibile per l’‘’espansione’’ europea, il fondatore, infatti, ha addirittura affrontato un viaggio in precarie condizioni di salute pur di assicurarsi una salda presa sul territorio a Sud di Roma, l’opera ha aperto, nel corso degli anni, vari centri culturali e accademie di studio sia in Calabria che in Sicilia, e, infine, la larga presenza di intitolazioni di strade e piazze, suggerisce una diffusa devozione a San Josemaria da parte di chi le intitolazioni le decide, e cioè le pubbliche cariche.
Questo è tutto quello che si può e si deve sapere sull’Opus Dei in Calabria: un’organizzazione potente e misteriosa. Forse anche innocua come sostengono i suoi membri (al contrario degli ex membri), ma che sicuramente bisogna ancora scoprire fino in fondo.


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