martedì 15 marzo 2011

Federali-Sera. 15 marzo 2011. I Senatori che s'erano alzati per parlare terminavano i loro discorsi ringraziando i presenti della loro cortese attenzione, in un vuoto formalismo che suonava tanto più ridicolo quanto più i colleghi erano impegnati a parlare tra di loro o a leggere il giornale. Le questioni di Stato di cui parlottavano dovevano essere particolarmente divertenti date le continue risatine che salivano da una parte o dall'altra dell'emiciclo e andavano ad intercalare il continuo concerto di suonerie varie. Ci rimettiamo alla vostra sensibiltà. Distinti Saluti.

Luis, sempre Luis, decisamente Luis:
Bozen. Festa dell'Unità: italiani in ordine sparso.
Bozen. Biodigestore raddoppiato, i dubbi di Luis Durnwalder.
Bozen. Sexgate a Bolzano: c'era chi andava a prendere a scuola le squillo minorenni.
Merano. Pd: «Jungle, contributi a ruota libera».
Trento. Inno di Mameli in aula, ma la Lega diserterà.
Aosta. L'Union Valdôtaine accoglie a braccia aperte il PdL in maggioranza
Aosta. Per Lattanzi l'Union Valdôtaine è "lungimirante".

Padani, o simili:
Venezia. Zaia: «Una regìa e un fondo regionale per gestire la tassa di soggiorno»
Chioggia. Scritte anti Lega, trovati i «writer».
Bologna. Unità d'Italia, Bologna ha voglia di festa.
A Renzi il kebab sta sullo stomaco
Roma. Scorta a Razzi e Scilipoti. L'Idv protesta: è un premio

Il tamburo di latta:
Roma. Napolitano: con il federalismo l'Italia sarà più ricca e più viva.
Portogruaro. Gli studenti di Portogruaro scrivono a Schifani. "Una sonora delusione la nostra visita al Senato".
Caserta. La staffetta di giovani per l'Unità fa riappacificare Teano e Vairano

Favole e sogni:
Bari. «Il sogno meridiano inizia qui».
Bari. Nove baresi su cento sniffano cocaina.


Luis, sempre Luis, decisamente Luis:
Bozen. Festa dell'Unità: italiani in ordine sparso. Il Pd a Don Bosco, il Pdl in piazza Tribunale. di Maurizio Dallago. BOLZANO. Unità d'Italia: festeggiamenti del gruppo italiano in ordine sparso. Partiti politici, associazioni e comitati celebreranno il 17 marzo ognuno per proprio conto. Ritrovandosi insieme, forse, soltanto per il concerto della fanfara dei carabinieri previsto dopodomani alle 17, presso l'auditorium di via Dante, oppure alle 8.30 del mattino, quando ci sarà l'alzabandiera in piazza Municipio. Ieri presentazione di varie iniziative che si aggiungono a quelle già ufficializzate in passato. Spazio anche per un botta e risposta tra la deputata pidiellina Michaela Biancofiore e il presidente Luis Durnwalder. La prima invita il governatore a partecipare ai festeggiamenti e il secondo replica in modo ironico: «Biancofiore ha già dato un importante contributo per la convivenza, portando Sgarbi a Bolzano». Ma, ad onore del vero, se il critico d'arte ha certamente esagerato nel suo paragone tra ebrei e italiani dell'Alto Adige, anche il Landeshauptmann ci ha messo del suo, vedi polemiche sull'inno di Mameli e con Napolitano.
E se il Pd ha organizzato una sua festa presso il circolo Don Bosco e l'Anpi andrà a deporre fiori - ore 10.30 - al monumento in ricordo dei Caduti per la libertà in piazza Adriano, Futuro e libertà organizza un meeting con buona parte dei vertici nazionali del partito - Urzì ricorda che 50 anni fa la Svp partecipò ai festeggiamenti per l'allora centenario dell'Unità - e il comitato presieduto dalla stessa Biancofiore invita la storico Giordano Bruno Guerri in piazza Tribunale. Ma andiamo per ordine. Il Partito democratico propone per dopodomani una festa presso il circolo Don Bosco, ad iniziare dalle ore 10.30. Musica, omaggio alla Costituzione e buffet. «Festeggeremo per la convivenza i 150 anni dell'unità d'Italia e i 40 anni dello Statuto d'autonomia», così l'onorevole Luisa Gnecchi, presentando l'iniziativa insieme al segretario cittadino Massimo Capelli e alla
segretaria del circolo Don Bosco, Maria Ledonne.
Futuro e libertà ha previsto un ricco programma di appuntamenti per il 17 marzo: si inizia alle 9 in piazza del Grano con la distribuzione di coccarde tricolori, poi alle 10 deposizione di una corona al monumento di Mazzini ed infine alle 11 il meeting nella sala di rappresentanza del Comune con gli onorevoli Bocchino, Conte, Granata, Menia e il coordinatore nazionale di Generazione Futuro, Mariniello. «L'Italia a chi la ama, lo slogan della nostra iniziativa che poi si concluderà con un corteo spontaneo davanti a Palazzo Widmann, per protestare contro Durnwalder che, come presidente di tutti, doveva partecipare alle celebrazioni», sottolinea Alessandro Urzì.
Il comitato Italia unita Alto Adige, presieduto da Michaela Biancofiore, ha perso il sostegno della Confesercenti, dopo le polemiche dei giorni scorsi, ma non demorde e se la prende con i giornalisti. «Siamo il comitato diretta emanazione di quello nazionale e non espressione di un partito», così la Pasionaria del Pdl: il 17 marzo, ore 18 in piazza Tribunale, lo storico e scrittore Giordano Bruno Guerri terrà una lezione di storia. Poi stand gastronomici da tutte le regioni d'Italia e copertura del duce a cavallo, probabilmente con un Tricolore.

Bozen. Biodigestore raddoppiato, i dubbi di Luis Durnwalder. Bolzano alza la voce e vuole approfondire con la Provincia di Trento le problematiche relative al biodigestore di Cadino. La giunta provinciale di Bolzano si è occupata ieri della contestata realizzazione del biodigestore a Cadino, ad un solo chilometro in linea d'aria da Salorno15/03/2011 09:01
BOLZANO - Il Comune della Bassa Atesina aveva chiesto all'esecutivo guidato da Luis Durnwalder una presa di posizione sull'impianto: Salorno si fa forza sulla base di due ricorsi pendenti al Tar e su una delibera della Regione, secondo cui sulla costruzione le due Province devono procedere d'intesa.
«Da più parti - ha detto ieri il presidente Durnwalder - si fa notare che il nuovo progetto, che prevede un raddoppio della superficie iniziale (novità anticipata dall'Adige il 3 febbraio scorso), cambia notevolmente la programmazione iniziale e concentra in pratica su quel sito gran parte dei rifiuti aggiuntivi del Trentino».
La Bassa Atesina non ritiene idonea la localizzazione dell'impianto anche per i rischi sui possibili effetti inquinanti sui terreni agricoli e sulle coltivazioni. «Chiederò al collega Dellai di approfondire assieme la questione e valutare tutte queste perplessità, anche sottoponendo i dati all'Agenzia provinciale per l'ambiente», ha concluso Durnwalder.

Bozen. Sexgate a Bolzano: c'era chi andava a prendere a scuola le squillo minorenni. Alcuni clienti aspettavano le ragazzine al bar, trovati bonifici dei pagamenti. BOLZANO. I rapporti sessuali dietro compenso avvenivano - secondo gli inquirenti - durante la pausa pranzo dei clienti, dopo che le due minorenni marocchine tornavano da scuola. I sospetti degli agenti della squadra mobile, guidati da Marco Sangiovanni, erano diventati via via certezze dopo che alcuni presunti clienti erano stati fotografati mentre andavano a prendere a scuola le due baby-prostitute. Altri, invece, sempre secondo gli inquirenti, aspettavano al bar l'arrivo delle minorenni, che si presentavano con lo zainetto per essere accompagnate in via Resia. L'indagine vede coinvolti otto bolzanini, i quali, secondo la polizia, sarebbero stati tra i clienti delle due marocchine.
Si tratta di Robert Oberrauch, ex candidato sindaco del centro destra, ex giocatore di hockey e attuale consigliere comunale. (Il politico però, che è già stato sentito dal sostituto procuratore Donatella Marchesini, specifica oggi di non conoscere le due minorenni). Poi ci sono il notaio Angelo Finelli, l'avvocato Maurizio Breglia, Elio Sartori (contitolare della Multigest, agenzia di spettacolo e sfilate di moda), Martin Geier (proprietario del ristorante «Il Giardinetto» a Bolzano), Paolo Gadotti (ristoratore, uno dei quattro gestori del «Walther's» di Bolzano), Josef Market (proprietario di una profumeria in centro città), Ettore Perri (commerciante e ristoratore). Tutti e otto sono iscritti sul registro degli indagati.
L'accusa parla di sfruttamento della prostituzione minorile. L'accusa dovrà provare la "consapevolezza" dei presunti clienti della minore età delle ragazzine. La delicata inchiesta era partita un anno fa, quando gli agenti della squadra mobile cercavano di sgominare una banda che si sospettava favorisse l'immigrazione clandestina. Ma dopo alcuni mesi, la polizia capì che c'era altro in via Resia. Quel via vai di uomini ricchi e vestiti bene ha insospettito gli agenti. La squadra mobile, dunque, chiede di poter effettuare intercettazioni. Dai pedinamenti sembra chiaro che alcuni degli uomini fotografati insieme alle due minorenni vanno spesso in pausa pranzo in via Resia. La donna, che millanta di essere la madre delle ragazzine, vive lì. In un primo momento si pensa che sia solo lei a prostituirsi. Ma gli agenti notano che c'è qualcosa che non quadra: perché la donna riceve i clienti sempre e solo quando ci sono le presunte figlie, entrambe minorenni, in casa?
Le indagini svelano un'altra verità: a prostituirsi sono proprio le due ragazzine. Viene avvisato il magistrato e otto noti bolzanini finiscono sul registro degli indagati. In mano agli inquirenti non ci sono solo fotografie e intercettazioni, ma anche bonifici che portano la firma di alcuni degli indagati. Le somme, che variano tra i 200 ed i 500 euro, sono state consegnate alla presunta madre delle ragazzine. Nelle prossime settimane la Procura sentirà nuovamente gli indagati per poi concludere la delicata indagine.

Merano. Pd: «Jungle, contributi a ruota libera». Carbone e Bonatta puntano il dito sull'amministrazione comunale. MERANO. «Altro che ente scrupoloso, attento all'erogazione dei contributi. La vicenda del centro giovanile Jungle e il buco da 170 mila euro getta un'ombra sul Comune, che appare come un bancomat, di cui i più furbi possiedono l'account». Così il Pd attacca l'amministrazione sul caso Jungle.  I consiglieri del Pd Vanda Carbone e Andrea Bonatta non usano mezzi termini per definire la vicenda legata al centro giovanile di via San Giuseppe, struttura gestita da Jugend Aktiv e lautamente finanziata dal Comune, che con una convenzione versa nelle casse dell'associazione 85 mila euro all'anno. Con una interrogazione inviata al sindaco Günther Januth i due esponenti del Pd puntano il dito contro il sistema di elargizione dei contributi pubblici e di controllo comunale sulle attività dei beneficiari. Convenzioni sottoscritte, contributi concessi in maniera copiosa per fini benemeriti (come nel caso dell'assistenza ai giovani della città), e i controlli sull'uso dei fondi pubblici concessi?  «Apprendiamo dalla stampa - scrivono Carbone e Bonatta - che la direttrice dell'ufficio scuola Alice Bertoli, già controller del Comune per oltre un quinquennio, e il dottor Luca Bordato sono stati incaricati dall'amministrazione di spulciare i conti di Jugend Aktiv in seguito al buco da 170 mila euro. Stupisce che l'amministrazione cada dalle nuvole, considerato che la politica giovanile consiste esclusivamente nell'erogazione di contributi alle varie associazioni che offrono servizi ai giovani».  «Stupisce ancor di più - continuano - che l'amministrazione abbia voluto affiancare alla dottoressa Bertoli, per l'analisi del bilancio di Jugend Aktiv, il dottor Bordato. La dottoressa Bertoli, considerati sia il suo incarico pregresso che quello attuale, dovrebbe infatti averne la competenza. Questa vicenda getta una luce d'ombra sul Comune, che sembra elargire contributi senza controllare l'utilizzo degli stessi da parte delle associazioni beneficiarie. Quasi un bancomat per i più furbi».  Il Pd con la sua interrogazione chiede di sapere il motivo per cui il dottor Bordato è stato affiancato alla dottoressa Bertoli nell'analisi del bilancio di Jugend Aktiv, il compenso riconosciuto al commercialista, ma soprattutto la procedura seguita dal Comune nell'elargizione di contributi.  «Prima di liquidare i quattrini - chiedono Carbone e Bonatta - per attività ordinaria e straordinaria gli uffici preposti controllano i bilanci dei singoli sodalizi?». Nell'interrogazione viene anche chiesto che, qualora l'analisi dei bilanci non rientri nella prassi, venga immediatamente introdotta nelle procedure di istruzione delle pratiche.

Trento. Inno di Mameli in aula, ma la Lega diserterà. 15/03/2011 08:53
TRENTO - «È un giorno contestato, la cui celebrazione è stata decisa all'ultimo, ma va festeggiato. È l'occasione per stare uniti». Così il sindaco di Trento Alessandro Andreatta ha spiegato le ragioni per cui l'amministrazione cittadina ha deciso di aderire alle iniziative proposte per il centocinquantesimo anniversario dell'Unità di'Italia. Anzi, il Comune si è prestato ben volentieri a coordinare gli eventi. «È un giorno importante anche per il Trentino, anche se ai tempi non faveca parte dello Stato italiano - ha spiegato Andreatta - perché la nostra terra ha sempre goduto di autonomia, sia con l'Austria che con l'Italia».
A scanso di equivoci il sindaco ha evidenziato che la spesa dell'amministrazione per l'organizzazione degli eventi non ha superato i 2.500 euro. La sera del 16 il Consiglio comunale inizierà regolarmente alle 18 con la proiezione del logo dei «150 anni», l'esecuzione dell'Inno di Mameli e un breve discorso del presidente Renato Pegoretti. Poi seduta normale con interruzione alle 20.30 per permettere ai consiglieri di partecipare al recital del Club Armonia a Palazzo Geremia.
In polemica con le celebrazioni, i consiglieri comunali della Lega, fedeli al motto «non ostacolare ma nemmeno partecipare», hanno deciso di non partecipare alla prima parte della seduta. «Arriveremo più tardi per non sentire l'inno - anticipa il capogruppo Vittorio Bridi - anche perché noi come Lega, pure a Roma, avevamo già contestato la decisione di fare festa il 17 marzo». «Qui da noi, poi, - continua Bridi - non ha proprio senso celebrare l'anniversario perché in quegli anni eravamo ancora austriaci».

Aosta. L'Union Valdôtaine accoglie a braccia aperte il PdL in maggioranza
Tensioni con la Stella Alpina che deve ancora decidere ma la sua scelta è oramai obbligatoria. 15/03/2011    AOSTA. E' stato un plebiscito il voto che ha determinato la decisione del Conseil fédéral dell'Union valdotaine di allargare la maggioranza regionale al Pdl. Infatti con 86 sì, 10 no e quattro astensioni è passata la proposta del presidente Ego Perron.
Il perfezionamento dell'ingresso in maggioranza del Pdl sarà definito nel corso della settima da una commissione politica che dovrà concordare l'intesa con i partner ed il Pdl medesimo. Sconfitta dunque la linea di quanto volevano una Valle d'Aosta free dal Pdl.
Rimane ora l'incognita Stella alpina che da sempre si è detta contraria all'allargamento per non tradire il patto con gli elettori stipulato nel 2008 quando alle elezioni regionali il cartello autonomista Uv -Federation e Stella alpine vinse le elezioni in contrapposizione alla coalizione del centro sinistra-verdi e del programma del Pdl.
Dopo 27 anni, un partito di destra entrare dunque a far parte della maggioranza che governa la Regione autonoma Valle d'Aosta. Infatti, era il 19 settembre 1984 quando l'allora presidente della Regione, Augusto Rollandin, annunciò l'ingresso del Pli nella maggioranza composta da Uv, Dc, Dp e Pri. Ora ad allargare la maggioranza è il Pdl e Rollandin potrebbe annunciarlo la prossima adunanza del Consiglio Valle già convocato per il 23 e 24 marzo. Ieri sera anche il coordinamento della Federation autonomiste, come ha precisato Leonardo La Torre, segretario e capogruppo in Regione, «ha preso atto di un percorso politico avviato da tempo e portato avanti con coerenza dal movimento». La Torre ha sottolineato che con l'allargamento della maggioranza sarà escluso qualsiasi mutamento della Giunta e la Federation, con il proprio assessore, «sarà garante del Pdl per il mantenimento degli impegni politici assunti». «La Valle - ha concluso La Torre - ha un governo dai nervi distesi che vuole portare avanti il programma e consolidare un confronto costruttivo per gli interessi della comunità con il Governo centrale attraverso il Pdl».
La Stella Alpina, invece, riunirà il suo coordinamento lunedì 21 marzo, ma oramai la sua decisione è poco più che una formalità. Mentre l'opposizione si riduce a 8 consiglieri: 5 di Alpe e tre del PD, ma solo nei prossimi giorni si consocerà il prezzo pagato dall'Uv per l'allargamento al Pdl che da tempo chiede una revisione del programma di legislatura con alcuni punti qualificanti per gli ultimi due anni e mezzo che rimangono alle prossime elezioni.
Intanto il Pdl si accinge ad annunciare il via libera del Governo alla cessione delle quote Deval e Vallenergie in capo a Enel alla Regione che avrà così il controllo totale sulla produzione e la vendita dell'energia idroelettrica prodotta in Valle. Un altro tassello dello Statuto Speciale trova attuazione dopo 63 anni.

Aosta. Per Lattanzi l'Union Valdôtaine è "lungimirante". "C'è la consapevolezza della necessità di rilanciare l'azione di Governo" 15/03/2011 AOSTA. Massimo Lattanzi, capogruppo del Pdl nonché coordinatore regionale designato sprizza soddisfazione da tutti i porri della pelle per la decisione del Conseil federal unionista e tesse lodi ed elogi al movimento di maggioranza relativa in Valle.
"L'Union Valdotaine - secondo Lattanzi - ha aperto una fase nuova ed epocale della politica regionale". E aggiunge: "Con il voto di ieri sera si conferma la lungimiranza e la chiara consapevolezza della necessità di una fase di rilancio dell'azione del Governo Regionale".
Per il capogruppo "il Pdl non può che prendere atto della fiducia riposta nella sua proposta politica incentrata sul rilancio dell'economia e sulla drastica riduzione della burocrazia della macchina amministrativa regionale. Questi saranno - conclude Massimo Lattanzi - i cardini della nuova fase di confronto che devono portare la Valle d'Aosta in un nuovo processo di crescita".

Padani, o simili:
Venezia. Zaia: «Una regìa e un fondo regionale per gestire la tassa di soggiorno»
La proposta: incassi da spalmare su tutti per evitare sperequazioni. La leva fiscale in mano ai sindaci, ma il governatore chiede una concertazione sovracomunale
VENEZIA — Dell'imposta di soggiorno caldeggiata nel 2007 dall'allora plenipotenziario all'Economia del governo Prodi, Tommaso Padoa- Schioppa, conferma di avere un pessimo ricordo: «Era una tassa in più e basta, che aumentava soltanto l'imposizione fiscale e non rientrava in un pacchetto articolato di misure per l'attuazione di un federalismo municipale, come accade oggi». Però il governatore del Veneto Luca Zaia, pur non essendosi trasformato nel frattempo in un fan accanito della tassazione sul turismo, ha ben chiaro lo stravolgimento dello scenario: «L'ho detto anche agli imprenditori del settore, sabato scorso alla fiera di Caorle. In questi ultimi anni il mondo è completamente cambiato, aprite bene le orecchie perché non sono qui per darvi una pacca sulla spalla: soldi in cassa non ce ne sono più».
E quindi? «Quindi - risponde Zaia - se gli albergatori veneti e gli altri operatori del turismo non vogliono, come dicono, l'imposta di soggiorno, per me la discussione finisce qui: non si mette. Ma io ho il dovere di dire loro che fondi pubblici non ne potranno avere e che, perciò, sarà il caso di ragionare con attenzione su una tassa che, potenzialmente, per il Veneto può valere 180 milioni di euro. Io dico: se male dev'essere, cerchiamo di trasformarlo in una risorsa per il settore». Un esempio concreto può illustrare bene la differenza tra l'oggi e un passato recentissimo: ancora nel 2006/2007, il Veneto partecipava alle grandi fiere internazionali del turismo potendosi permettere di spendere fino a due milioni di euro al colpo per la promozione. Gli esempi erano innumerevoli. Nel 2011, l'assessore di reparto Marino Finozzi avrà a disposizione cinque o sei milioni di euro in tutto. E' chiaro il dislivello?
Zaia, che conosce bene i conti della «sua» Regione, ne fa una questione di opportunità: «Capisco benissimo le contrarietà all'imposta ma, con la premessa che non ci sono risorse a cui attingere, ho fatto agli imprenditori turistici questa proposta: creiamo un board regionale, cioè decidiamo insieme, voi e la Regione, se mettere la tassa di soggiorno e come utilizzare gli introiti. Altrimenti, se non faremo così, si prospettano almeno due rischi molto concreti». Quali rischi? Uno di ordine generale: gli altri, nel Paese, la applicano da subito e il Veneto, nel giro di un paio d'anni, si ritrova sospinto a metterla a sua volta, arrivando per ultimo. L'altro rischio pronosticato dal governatore è tutto interno: l'imposizione della tassa a macchia di leopardo sul territorio veneto, poiché la leva è in mano ai sindaci (non per niente parliamo di federalismo municipale) e questo potrebbe creare sperequazioni e disparità anche tra buoni confinanti. Per dire: Jesolo, che genera milioni di presenze turistiche ogni anno, potrebbe applicare l'imposta di soggiorno e ricavarne un tesoretto di tutto rispetto; Cavallino Treporti, invece, decide di non tassare i suoi turisti e ci perde due volte, finanziariamente parlando, rispetto ai vicini di spiaggia.
«Per questo motivo - sottolinea il governatore Luca Zaia - ho proposto agli operatori una regia a livello regionale. Se decidessimo insieme come investire i soldi incassati, le sperequazioni verrebbero limitate e le risorse orientate alle necessità generali: un anno potremmo puntare su un fondo di rotazione per l'ammodernamento degli alberghi, l'anno dopo su un gruzzolo da destinare al rinnovo degli impianti di risalita in montagna, e così via. Io - conclude il leader leghista - non premo per applicare l'imposta ma è oggettivamente un'opportunità per il settore turistico: decidano gli operatori cosa fare, possono gestire in prima persona questo passaggio. Altrimenti, ci guadagneranno i soliti noti e si scatenerà la solita guerra tra poveri».
A. Z.

Chioggia. Scritte anti Lega, trovati i «writer». Chioggia. Sono due ex esponenti del Carroccio. Malaspina presenta querela. CHIOGGIA. Sono Giorgio Garbin e Giuliano Nordio, entrambi noti alle cronache politiche, i presunti autori delle scritte diffamatorie nei confronti del segretario della Lega Nord di Chioggia, Massimiliano Malaspina, che sono comparse, negli ultimi mesi in vari luoghi in città e dintorni. Lo rende noto lo stesso Malaspina che riferisce che la polizia li ha colti in flagrante, qualche giorno fa, in occasione della loro ultima «bravata», in via Canal di Valle, attorno alla mezzanotte. «Stavano scrivendo "Malaspina ladro" su un cartello stradale, con una bomboletta spray - dice il segretario del Carroccio - e quella era la terza scritta (lo si deduce dalle caratteristiche della vernice e dalla grafìa) che facevano quella notte. Quando sono stato informato ho sporto subito querela per diffamazione e ingiurie, così come avevo fatto in precedenza per altri episodi analoghi. Spero che anche l'amministrazione comunale si costituisca parte civile, in giudizio, per i danni conseguenti all'imbrattamento di cartelli stradali e luoghi pubblici e ringrazio il questore e tutti gli agenti di polizia hanno svolto le indagini».  Ovviamente, dal punto di vista strettamente giuridico, la responsabilità dei due è «certa» solo per l'episodio in cui sono stati sorpresi in flagranza (Nordio a scrivere, Garbin in auto ad aspettare) mentre per gli altri casi dovrà essere dimostrata, anche se il «ragionevole dubbio» appare abbastanza esiguo. «I due "writers" - dice Malaspina - sono esponenti della futura lista Todaro per le amministrative di maggio». Garbin ricopre anche un incarico pubblico quale consigliere di amministrazione dell'Ipab, indicato proprio da Todaro che aveva fatto da garante, l'anno scorso, delle sue dimissioni in bianco (senza data) sottoscritte dopo alcuni contrasti col presidente dell'ente, Matteo Penzo. Nordio è stato, tre anni fa, per sei mesi, segretario della sezione di Chioggia della Lega. «Ma non definiamoli ex leghisti - puntualizza Malaspina - col partito non c'entrano nulla da anni e fanno riferimento a una lista antagonista». Gli episodi, oltre a Malaspina personalmente, erano stati rivolti alla sede della Lega (imbrattata con escrementi) e al vice segretario Sante Ghezzo, con scritte sul ponte della cuccagna.

Bologna. Unità d'Italia, Bologna ha voglia di festa. Finestre e negozi, è bandiera-mania. Vanno a ruba drappi e coccarde. Cancellieri: «Coloriamo la città con il nostro simbolo»
Bologna sta scaldando i motori per la festa del 17 marzo. E anche se il colpo d’occhio, girando per il centro, non è ancora di una città «vestita» tricolore, da qui a giovedì bandiere e coccarde dovrebbero comparire sempre più numerose alle finestre, sui balconi e nelle vetrine dei negozi. Perché in alcuni punti vendita sono già andate esaurite e in altri le richieste sono arrivate sempre più numerose negli ultimi giorni da parte dei bolognesi che l’Unità d’Italia pare proprio la vogliano festeggiare.
Tutto è lasciato all’iniziativa (e alla fantasia) personale, ma a dare il buon esempio nei prossimi giorni sarà prima di tutto il Comune. «Bologna sente molto questa ricorrenza — dice la commissaria Anna Maria Cancellieri —: noi abbiamo comprato tutte le bandiere nuove e i drappi per addobbare Palazzo del Podestà, mentre alle finestre di Palazzo d’Accursio metteremo gli stendardi per le grandi occasioni. Adesso speriamo che da qui a giovedì la città si riempia di tricolori». Anche Ascom, nonostante le polemiche sull’apertura di negozi e centri commerciali, farà la sua parte per le celebrazioni con una campagna di comunicazione scandita dallo slogan «Viva l’Italia unita» ripetuto su totem, «vele» e striscioni tricolore piazzati nei punti più significativi della città. «È un modo — ha detto il direttore di Ascom, Giancarlo Tonelli — per sottolineare quanto è forte in noi il sentimento di unità nazionale».
A trainare gli esercizi commerciali nelle celebrazioni per il 17 marzo sarà Coop Adriatica, che giovedì terrà chiusi tutti i suoi negozi, ma che da domani darà il via a otto mesi di iniziative per festeggiare la ricorrenza. Fino a sabato sarà in vendita, al prezzo simbolico di un euro, un’edizione speciale della Costituzione formata da Utet, ma si potranno anche trovare prodotti tricolore in confezione vintage. Poi ci sono i singoli commercianti che, quà e là per il centro storico, hanno deciso di segnalare in modo più o meno creativo la festa dell’Unità d’Italia. I più attivi sono stati quelli della Galleria del Toro in piazza Malpighi, incentivati ad addobbare le proprie vetrine da Beatrice Di Marco, proprietaria del negozio «Natalia bimbi bimbi», che domenica è anche stata vittima di un atto di vandalismo. Gli addobbi che aveva pazientemente montato in galleria, domenica sono stati trovati completamente smontati dai negozianti. Ma lei non si è arresa, ha rimontato tutto e ha esposto un cartello sulla sua vetrina, promettendo una denuncia per vilipendio ai vandali, probabilmente ripresi dalle telecamere di videosorveglianza. La merceria Depietri di via Drapperie già ieri aveva esaurito le coccarde («Me le hanno chieste anche molti giovani», dice la titolare Patrizia), ma ha anche approfittato della festa nazionale per ricordare le origini della sua famiglia e della sua attività. «Noi siamo originari di Fiume, ci chiamavamo Petrovcich e la prima merceria Depietri in Italia è nata nel 1901: ci siamo da 110 anni e ho voluto dare un segno della nostra storia». Ricchissima la vetrina della gioielleria Coltelli in via D’Azeglio, iniziativa personale del proprietario Michelangelo Coltelli. Che ha messo in bella vista, tra gli altri oggetti e documenti d’epoca, anche un pezzo dell’albero della nave che portò Garibaldi e Anita in Brasile.
Si è sbizzarrito anche il proprietario del Caffè dell’Accademia in via Guerrazzi, Fabrizio Mori, che oltre a fare delle coccarde tricolore per i clienti (devolvendo il ricavato alla Fanep) ha impreziosito la sua vetrina con un documento autografo di Pio IX e con uno che, nero su bianco, ha una dedica del re Vittorio Emanuele II alla famiglia del cliente del bar che ha messo a disposizione gli oggetti per i festeggiamenti. La Fondazione Duemila giovedì farà invece un pranzo multietnico in Cirenaica: «Buon appetito in 14 lingue» il titolo dell’iniziativa che vuole promuovere la coesione sociale nel giorno dell’Unità d’Italia. Daniela Corneo

A Renzi il kebab sta sullo stomaco Dice sì alla moschea, ma non ai locali dei musulmani  di Antonio Calitri. Gli extracomunitari di fede e tradizione islamica mandano in tilt il picconatore-rottamatore di Firenze. Matteo Renzi rischia di incartarsi tra la disponibilità alla realizzazione di una grande moschea e la chiusura dei locali che servono il kebab. Proprio così, il rampante sindaco si propone come modello per i giovani democratici anche sulla tolleranza e sulla libertà di religione e sarebbe disponibile a far realizzare o una moschea da tanto invocata dalla comunità islamica fiorentina.
Ma allo stesso tempo è al lavoro per fermare la crescita dei locali che servono il piatto tradizionale di molti musulmani. Una contraddizione visto che si tratta di due servizi primari per gli immigrati arabi, quello di pregare e quelli di mangiare secondo la propria tradizione. E così, il lavoro fatto da una parte della sua giunta, e approvato dal sindaco, rischia di essere offuscato da quello fatto da un'altra parte della sua giunta. Un passo in avanti e uno indietro per il sindaco fiorentino che, dopo un braccio di ferro con la comunità islamica durato mesi, porta a dichiarare all'amico e assessore alla cultura Giuliano da Empoli che «se non è Firenze a mandare segnali di apertura di fronte alle gigantesche mutazioni geo-politiche del mondo arabo e islamico, chi mai dovrebbe essere? Il comune ha il dovere di indicare quanto prima una prospettiva realizzabile e concreta per una nuova moschea fiorentina». Non solo. Poi forse contagiato dagli avvenimenti di politica internazionale e dall'attenzione sulla città, il primo cittadino ipermediatico si allarga e parlato quasi da candidato premier, dicendo che «Firenze ha tutte le carte in regola per svolgere un ruolo quasi di supplenza rispetto all' ignavia colpevole e imbarazzante del governo italiano sullo scenario internazionale, in particolare sul tema dell'integrazione del Mediterraneo, scommettendo su una via d'uscita positiva da quegli sconvolgimenti». Così, dopo un braccio di ferro di mesi, la comunità musulmana, che conta 30 mila immigrati, può tirare un sospiro di sollievo anche perché è stato lo stesso Renzi a dire che «un luogo in cui si prega non può far paura», anche se «non vedo spazio utile dentro Firenze per realizzare una simile opera». Così, mentre Firenze si apre ufficialmente o per lo meno idealmente alla moschea, l'altro amico di Renzi, vicesindaco e assessore allo sviluppo economico, Dario Nardella, proprio mentre si cercava di tranquillizzare la comunità degli immigrati sulla moschea, fa trapelare di essere lavoro per la riorganizzazione del commercio cittadino. Si tratta di misure discusse con il gruppo del Pd e che presto saranno presentate in giunta dove, secondo quanto trapelato, ci sarà una vera stretta anti kebab in città. Non contro la comunità musulmana, ma sembrerebbe, sfruttando le rigidità imposte dal patrocinio dell'Unesco. Ma che finnesca forse anche una guerra, finora nascosta, alle spalle del sindaco, sulla pelle degli immigrati. Che potranno pregare tranquillamente nella loro moschea (quando sarà realizzata) ma per mangiare dovranno adeguarsi, almeno un po'.

Roma. Scorta a Razzi e Scilipoti. L'Idv protesta: è un premio
Il deputato siciliano: un premio? Mia figlia voleva vedere i carri di Carnevale ma non potevo e allora ha pianto
ROMA - Si sono riuniti davanti al Viminale per protestare contro i tagli alle forze dell'ordine. Ieri mattina sono scesi in piazza il sindacato di polizia Consap (Confederazione sindacale autonoma), con il segretario Giorgio Innocenti, e una delegazione di Italia dei Valori guidata dal senatore Stefano Pedica. Nel mirino della protesta, la decurtazione dei fondi prevista dalla Finanziaria, ma anche lo spreco che si sarebbe realizzato con le scorte assegnate agli ex idv Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, fuoriusciti e oggetto di minacce. «Li hanno premiati perché appoggiano la maggioranza - spiega Pedica - Il governo ha sprecato 300 milioni di euro, non accorpando i referendum. E ora hanno dato la scorta, come premio, a persone come Razzi e Scilipoti che hanno tradito l'Idv per appoggiare la maggioranza».
Razzi fa sapere di non aver chiesto la scorta e di essere continuamente oggetto di minacce. Scilipoti, anche lui approdato al gruppo della Camera di Iniziativa responsabile, preferisce replicare direttamente all'ex compagno di partito Donadi: «Ma vi sembra un premio questo? È una condanna. Non l'ho chiesta io la scorta. Mia figlia di nove anni, l'altro giorno voleva uscire per andare a vedere i carri di Carnevale, ma io non potevo, e si è messa a piangere. Vi sembra un premio?». Le minacce, assicura Scilipoti, continuano ad arrivare nonostante sia passato qualche tempo ormai dalla sua defezione da Italia dei Valori e dall'opposizione: «Le dico le ultime mail di ieri: "Ti aspetta il plotone di esecuzione". E poi: "Farai la fine dei samurai, ti taglieremo la testa". L'altro giorno sono entrato in un bar e il cameriere si è messo a dire "ndranghetisti, mafiosi". Si rivolgeva verso di me. Questo è il risultato di tutto il fango che mi è stato buttato addosso».
Scilipoti ha due uomini di scorta che lo seguono dappertutto, ma solo in Lazio e in Sicilia: «Sono le regioni nelle quali sono stato contestato. A Sant'Agata di Militello ci sono state proteste e a Roma uno mi ha inseguito insultandomi. Altri mi hanno detto: farai la fine del Duce, finirai impiccato». Per Scilipoti il clima di intimidazione nei suoi confronti non è casuale: «Chi mi contesta ora crea il clima che può armare gli squilibrati. Gente così deve essere presa a calci nel sedere». Insomma, la scorta è necessaria e non c'è nessuno spreco, sostiene: «Cosa vuole che costi una scorta? E comunque io mi impegnerò personalmente per trovare più risorse per la giusta protesta delle forze dell'ordine». Al. T.

Il tamburo di latta:
Roma. Napolitano: con il federalismo l'Italia sarà più ricca e più viva. Nella Costituzione l'identità del paese. di Claudio Tucci
L'Italia è «più ricca e più viva» con il federalismo: lo scrive il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato alla Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e province autonome, in occasione delle assemblee straordinarie che oggi 15 marzo prendono avvio per il 150esimo anniversario dell'unità d'Italia. «Nella costituzione l'identità storica e culturale della Nazione convive con il riconoscimento e lo sviluppo in senso federalistico delle autonomie», sottolinea Napolitano, senza per questo che venga meno il principio «dell'unità e indivisibilità della repubblica».
L'anniversario dell'unità d'Italia, ha ricordato ancora il capo dello Stato, rappresenta il «momento ideale per richiamare alla memoria dei cittadini, delle forze politiche e dei responsabili delle istituzioni regionali e locali gli eventi fondamentali che hanno condotto alla nascita del nostra Stato unitario, e per rafforzare la consapevolezza delle responsabilità nazionali che ci accomunano».
La costituzione garantisce unità e autonomie
«La nascita dello Stato unitario - ha proseguito Napolitano - ha consentito al nostro paese di compiere un decisivo avanzamento storico, di consolidare l'amore di Patria, di porre fine a una fatale frammentazione, di riconoscerci in un ordinamento liberale e democratico forte dell'esperienza della lotta antifascista». Il capo dello Stato ha ricordato anche l'alto dibattito in seno all'assemblea costituente che «ha portato a identificare ideali e valori da porre a base dell'ordinamento repubblicano. Nella Costituzione l'identità storica e culturale della Nazione convive con il riconoscimento e lo sviluppo in senso federalistico delle autonomie che la fanno più ricca e più viva, riaffermando l'unità e indivisibilità della Repubblica».
Mettere a frutto le risorse e le potenzialità dei territori
Di qui l'invito di Napolitano a mettere a frutto «le risorse e le potenzialità dei territori» e portare avanti «la riflessione sul contributo delle comunità regionali e locali al moto unitario» per «ancorarle in modo profondo e irreversibile al patto che ci lega, ai valori e alle regole della Costituzione repubblicana». «Certo che le celebrazioni corrisponderanno validamente a questi fini - conclude Napolitano - vi ringrazio fin d'ora per la vostra partecipazione ai comuni festeggiamenti e per l'importante contributo delle assemblee da voi presiedute». 15 marzo 2011

Portogruaro. Gli studenti di Portogruaro scrivono a Schifani. "Una sonora delusione la nostra visita al Senato". In gita a Roma per assitere a una seduta di Palazzo Madama. Ma ben presto l'emozione si trasforma in delusione per gli studenti dell'Istituto Vescovile "Marconi": "Nessuno ascoltava e tutti chiacchieravano". PORTOGRUARO. Una lettera aperta al presidente del Senato Schifani per denunciare il "degrado" delle sedute in aula a Palazzo Madama, cui partecipano pochissimi parlamentari e quasi tutti sono affaccendati in altre occupazioni senza ascoltare gli interventi. Eccola:
All'Onorevole Senatore Renato Schifani.
Siamo degli studenti di Terza Liceo dell'Istituto Vescovile "G . Marconi" di Portogruaro che hanno scelto Roma come meta per il loro viaggio di istruzione per lo speciale anniversario dei 150 anni dell'Unita d'Italia. Abbiamo visitato non solo le splendide vestigia della Roma antica, la città d'arte, ma anche il cuore pulsante della vita politica italiana, il luogo in cui si svolge ogni giorno una parte della storia della nostra democrazia: la Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica.
Alla Camera, non essendoci seduta, abbiamo avuto modo di visitare il Transatlantico, la Sala della Lupa e molte altre stanze altrimenti riservate a Deputati o giornalisti. Camminando lungo i corridoi era difficile nascondere l'emozione di essere in quel luogo dove tanti politici erano passati e dove erano nate tante idee che avevano marcato gli sviluppi del nostro Paese.
Al Senato ci è stato consentito di assistere alla seduta in aula. I seggi erano per la grande maggioranza vuoti e si poteva contare circa una quarantina di presenti. Ma non è stato tanto l'assenteismo a deluderci, quanto l'indifferenza più assoluta nella quale gli interventi scorrevano.
I Senatori che s'erano alzati per parlare terminavano i loro discorsi ringraziando i presenti della loro cortese attenzione, in un vuoto formalismo che suonava tanto più ridicolo quanto più i colleghi erano impegnati a parlare tra di loro o a leggere il giornale. Le questioni di Stato di cui parlottavano dovevano essere particolarmente divertenti date le continue risatine che salivano da una parte o dall'altra dell'emiciclo e andavano ad intercalare il continuo concerto di suonerie varie.
Gli argomenti delle discussioni vertevano sulla diminuzione dei fondi da stanziare per la benzina dei Carabinieri e per lo spegnimento degli incendi boschivi, ma sicuramente ciò non doveva preoccupare particolarmente chi stava giocando una partita a solitario col cellulare. Lo spettacolo offerto era triste e uscendo dall'aula abbiamo provato una grande amarezza nel realizzare quanta poca attenzione venisse prestata al Paese e ai suoi problemi da parte dei membri eletti a rappresentanza dei cittadini.
Non tutti hanno la possibilità di rendersi conto con i propri occhi di quale sia l'atmosfera che si respira al Senato e noi che abbiamo avuto questa opportunità vogliamo dare testimonianza delle nostre impressioni che rivelano un'aula dove nessuno è più in grado di indignarsi per il degrado che vi regna.
Con la speranza che in futuro potremo di nuovo gioire nell'entrare in Senato. Ci rimettiamo alla vostra sensibiltà.
Distinti Saluti,
15 marzo 2011
La Classe Terza Liceo Classico dell'Istituto Vescovile "G. Marconi"

Caserta. La staffetta di giovani per l'Unità fa riappacificare Teano e Vairano
La contesa dello storico incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele sanata con l'iniziativa «Corri per unire»
CASERTA — La staffetta per l’Unità d’Italia riesce ad unire Teano e Vairano Patenora. Due comuni che fino a poco tempo si contendevano aspramente il primato dello storico incontro che sancì l’Unità d’Italia. Teano fiera di essere riconosciuta dalla storia ufficiale come il luogo dove Garibaldi consegnò l’Italia al re piemontese Vittorio Emanuele; l’altra, Vairano Patenora, invece, ha sempre sostenuto che la stretta di mano avvenne nei pressi di Taverna Della Catena, quindi nel proprio territorio comunale. Ora, dopo lunghi contrasti, sembrano aver raggiunto un punto d’incontro che potrebbe essere il primo passo verso futuri celebrazioni sinergiche. «Corri per Unire - Celebrazione del 150esimo anniversario dell’Unità di Italia» è il nome dell’iniziativa che si snoderà in due giornate.
Il prossimo sedici e diciassette marzo il Forum Nazionale dei Giovani realizzerà una staffetta di giovani italiani: migliaia di ragazzi correranno alcune centinaia di metri per passarsi come «testimone» una lettera aperta rivolta al Capo dello Stato per chiedere la radicale attuazione di riforme per i giovani e per il Paese. Il Forum intende con questa iniziativa dare il suo contributo responsabile ad una data storica. Lo farà a modo suo: correndo verso il futuro, passando di mano in mano il legame generazionale che vogliamo sia al centro delle celebrazioni del 17 marzo.
Si partirà in contemporanea il 16 marzo da Siena a Roma (230 km circa), da Assisi a Roma (190 km circa), da Teano a Roma (190 km circa). Il 17 marzo l’iniziativa si realizzerà unicamente a Roma: partendo da Villa Pamphili un corteo gioioso di giovani si dirigerà verso l’area del Gianicolo dove sarà consegnata la bandiera italiana al Presidente della Repubblica. Questa mattina, invece, è prevista, presso il municipio di Vairano Patenora, la presentazione della manifestazione. Una presentazione alla quale parteciperanno i sindaci dei due comuni: Raffaele Picierno e Giovanni Robbio.
Giancarlo Izzo

Favole e sogni:
Bari. «Il sogno meridiano inizia qui».Bari, delirio per l'eroe Saviano. Un migliaio di fan da stadio nella Feltrinelli blindata. La star è l'autore di «Gomorra» e «Vieni via con me»
BARI - Sono le nove di sera quando, da un’entrata di servizio della libreria Feltrinelli di Bari, sulle note di Vieni via con me si materializza Roberto Saviano. I fan che lo aspettano - assiepati dentro e fuori la libreria, tanto da occupare un intero isolato interdetto al traffico - vanno letteralmente in delirio. Lo accolgono con un applauso lungo, lunghissimo, imbarazzante, con il giornalista-scrittore in piedi, sul palco, quasi impacciato, accarezzato solo da quell’onda di affetto e dalla voce terrosa di Paolo Conte e della sua musica.
«Il mio sogno meridiano - dice quando il pubblico si placa - quello di un’Italia migliore, deve partire della Puglia per estendersi a tutto il Paese. Questa è la prima tappa al Sud e non abbiamo scelto Bari per caso». La giornata di Saviano comincia, a Bari, alle 5 del pomeriggio, quando tre auto blu sfrecciano su via Piccinni a fortissima velocità, tanto da richiamare l’attenzione dei passanti. Pochi attimi e si inchiodano davanti all’hotel Palace, in pieno centro: per dieci minuti almeno nessuno esce dall’auto. Poi, dopo un accurato controllo delle guardie del corpo, scende un ragazzo un po’ ripiegato su se stesso, nascosto da un cappellino con visiera, felpa e jeans. Velocemente, coperto dai corpi di quattro uomini, raggiunge l’interno dell’albergo e si dilegua.
Vanno avanti così le giornate dello scrittore di «Gomorra» e di «Vieni via con me». A confessare lo scandire del suo tempo è lo stesso Saviano: «Mi sono rifugiato due volte qui, senza che i pugliesi lo sapessero». Dopo Milano, Pavia, Bologna il suo tour si è fermato ieri a Bari e farà tappa oggi a Roma per portare in giro il racconto di un’Italia diversa nella quale sperano decine di migliaia di ragazzi. Ieri, ad aspettarlo, per esempio, ce n’erano più di mille assiepati dentro la libreria Feltrinelli e fuori, davanti ad un maxischermo. Quasi tutti ragazzi dai 15 fino ai 25 anni, arrivati in tanti anche dalla provincia: da Acquaviva, da Gravina, da Barletta. Da Rutigliano c’è chi gli porta un fischietto in terracotta con la sua immagine. E c’è chi è lì «perchè su Saviano faccio la tesi di laurea». «Proprio come è successo per Vendola», osserva qualcuno. «Eccoli gli eroi del nostro tempo», commentano dal pubblico i ragazzi, rossi in volto per l’emozione, quando arriva anche il governatore della Puglia a salutare lo scrittore. Quasi tutti universitari o studenti di licei che conoscono a memoria i libri di Saviano e sono in fila per un suo autografo. Quei ragazzi hanno la faccia pulita, poco trucco, jeans e felpe con i cappucci e scarpe da tennis. Vestono come il loro eroe. C’è chi ha fatto una lunga coda fin dalle quattro del pomeriggio perchè, spiega, «lui è una speranza di cambiamento per l’Italia che nessun politico riesce ad offrirci».
Rossella dice anche che «Roberto ha il coraggio della verità e, quindi, della libertà». Si fotografano con i telefonini l’un l’altro per immortalare l’evento. «E’ record di partecipazione», fa notare Paolo Soraci, dell’ufficio stampa della Feltrinelli di Milano. «Questo è il Sud che ci piace vedere. Questo è un Sud che non sa cosa farsene delle mafie». E Carlo Feltrinelli, un po’ in disordine, introduce Saviano e osserva: «Questo Paese non è poi così narcotizzato come sembra, viste tutte queste persone che hanno voglia di discutere di un libro». All’ingresso un servizio d’ordine corposo (almeno dieci gli uomini della security) controlla le borse, mentre fuori il traffico sembra impazzito per il tratto di strada bloccata in pieno centro. Fuori c’è anche chi si avvicina incuriosito e chiede chi c’è in libreria. «Saviano chi? ah, quello di Scusa ma ti chiamo amore». Moccia e Saviano, quanta confusione giovanile. C’è chi nota che «c’è persino più gente di quando è venuta Emma».
La libreria resta chiusa per un’oretta intorno alle sette per permettere la bonifica, fuori si allestisce un banchetto per la vendita dei libri. Vive anche il lato commerciale. Ci sono Nunzia, Elisabetta e Maria Teresa, generazione 1960, venute da Ruvo, hanno partecipato anche alla marcia della pace e a quella delle donne Se non ora quando, «il percorso culturale è quello: azione cattolica, poi Pci, don Tonino Bello, Vendola, abbiamo ancora voglia di futuro». Domenico, studente di Agraria, arriva da Gioia ed è sicuro di sè: «Perchè sono qui? Saviano è l’eroe del nostro tempo. Uno dei pochi che si è opposto al sistema delle mafie. Se sappiamo qualcosa è grazie a lui». Quando termina la serata nessuno vuole mollarlo quell’eroe che, pazientemente, firma ogni copia e saluta ciascuno dei presenti. Poco più in là, ma sempre presenti, in vigile attesa, gli uomini della scorta lo aspettano. Lorena Saracino

Bari. Nove baresi su cento sniffano cocaina. Acquirenti dal medico alla baby sitter
La relazione presentata dall'Osservatorio della Legalità. Quasi 30mila i consumatori. L'età va tra i 14 e 54 anni
BARI - Più cresce la domanda di droga e più le organizzazioni criminali accentuano il conflitto per accaparrarsi i traffici. La cocaina è in cima agli interessi, seguita da hashish e marijuana. Non a caso a Bari il consumo di cocaina sta toccando picchi storici: sono quasi 30mila i baresi, che, solo in città, fanno uso della polvere bianca. Praticamente 9 persone su 100. Sono numeri che testimoniano la diffusione dilagante delle sostanze stupefacenti che i criminali fanno arrivare dalla Campania e dall’Albania, oltre che da altri circuiti internazionali come Olanda e Sudamerica. Le cifre sono contenute nel rapporto stilato dall’Osservatorio della legalità, un’associazione guidata dal criminologo Michele Cagnazzo, in collaborazione con le forze dell’ordine.

Secondo l’indagine dell’Osservatorio, il consumo e la domanda di cocaina sono spaventosi. Sarebbero per la precisione, 29.700, i baresi che assumono la coca, di età compresa tra i 14 e i 54 anni. Di questi, il 15% si rivolge ai Sert (servizio per le tossicodipendenze), chiedendo di essere aiutati ad uscire dal tunnel della droga. «La novità è che tale richiesta proviene, non più solo da soggetti marginali della società - spiega Michele Cagnazzo - ma da insospettabili: dall’avvocato alla babysitter, dal medico al camionista, dalla maestra d’asilo, fino ad arrivare i politici e agli imprenditori». Secondo il rapporto, il numero dei consumatori giovanissimi, è in continua crescita. Visti i numeri, non è difficile immaginare quanto sia esteso il dominio di chi controlla il mercato della "neve". Solo con la cocaina, le organizzazioni criminali, fatturano diversi milioni di euro grazie ad una domanda della società che ha assunto proporzioni incontrollabili.
Il controllo del mercato della droga e la contesa sulle zone dello spaccio. La guerra fra i clan, scoppiata a Bari nell’ultima settimana, si innesta su questi due filoni. Due i quartieri di riferimento per pusher e consumatori: da un lato Japigia, roccaforte della cosca dei Parisi e dall’altro il Libertà, da anni sotto l’egida criminale degli Strisciuglio. I fornitori ufficiali dei clan sono i potenti nomi della camorra e della cupola albanese, oggi tra i più grandi mediatori mondiali per il traffico della cocaina. Tutto questo si verifica in una Bari, dove i clan, in particolare Strisciuglio e Parisi, si continuano a fronteggiare per il controllo dei vari quartieri, e per acquisire un ruolo sempre più autonomo nel mercato degli stupefacenti. Con l’unica differenza rispetto agli anni’90 che adesso in campo ci sono le giovani leve: piccoli pregiudicati, addirittura incensurati, sfrontati e spietati anche nell’uso delle armi.
E’ qui che i clan sono tornati ad impugnare le armi e ad organizzare spedizioni punitive contro chi pesta i piedi a chi non deve. Su queste zone calde della città si sono accesi i riflettori delle indagini, di polizia e carabinieri, dopo i tre ferimenti avvenuti a distanza di pochi giorni, addirittura di ore, negli ultimi giorni. All’origine degli agguati c’è la concorrenza spietata per un giro d’affari milionario. I recenti fatti di sangue hanno fatto scattare controlli a tappeto, compresi quelli anti droga. Nell’ultimo fine settimana, i finanzieri del gruppo pronto impiego di Bari, hanno segnalato 20 persone alla Prefettura come assuntori di sostanze stupefacenti. Nelle ispezioni, avvenute con il supporto di unità cinofile, davanti a locali e discoteche della movida, i militari hanno sequestro 27 grammi di hashish e marijuana, ritirando anche tre patenti a giovani automobilisti sorpresi alla guida sotto l’effetto di droga.
Valentina Marzo

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