lunedì 14 marzo 2011

Mezzogiorno-Mattino. 14 marzo 2011.

Mazzette per il fotovoltaico L'inchiesta si allarga

Reggio: l'indagine ''Meta'' stringe il cerchio sui politici          

Zona Falcata, Lombardo: “Dialogare con gli enti per sottrarla al degrado”

È italiano l'olio d'oliva extravergine migliore

Allarme dei sindacati: «La cig torna a salire»

Il vescovo di Molfetta: «Ogni famiglia "adotti" una famiglia bisognosa»

Scoperta falsa celiachia, coinvolge 3 milioni di italiani

Pasquino: «Zona franca»

Fli cerca spazio in Sicilia

685 liceali pugliesi: «Italia divisa, noi stritolati da raccomandazioni,
emigrazione e politici mediocri»

Negli States a lezione di federalismo fiscale

L'ira del cardinale Sepe sui detenuti. «Non sono lebbrosi, vanno aiutati».

Vomero, decisione choc del Comune Verde sintetico nei giardinetti

Golden Lady, la proprietà smantella


Mazzette per il fotovoltaico L'inchiesta si allarga
Convalidato il fermo per Gaspare Vitrano (Pd), arrestato mentre intascava 10 mila euro da un imprenditore a Palermo. Non sarebbe un caso isolato. Indagini sul siracusano Mario Bonomo, coordinatore regionale dell'Api di Rutelli
PALERMO - Dopo gli interrogatori, non lunghi e farciti da numerose contraddizioni, il gip Michele Alaimo ha convalidato gli arresti del deputato regionale Pd Gaspare Vitrano e dell'ingegnere Pier Giorgio Ingrassia, fermati ieri con una mazzetta di 10 mila euro appena consegnata da un imprenditore che aveva denunciato però la concussione facendo scattare l'operazione di polizia. Il giudice si è riservato sulle misure cautelari da applicare.
Nell'inchiesta entra il siracusano Mario Bonomo, 48 anni, anche lui deputato regionale eletto col Pd poi passato all'Api di Rutelli, di cui è coordinatore regionale: non risulta indagato ma viene citato in alcune conversazioni da Ingrassia come persona che ha interessi nel fotovoltaico nella zona di Siracusa. Bonomo, che il 30 marzo compirà 48 anni, è componente della commissione Ambiente e territorio e della commissione esame delle attività dell'Unione europea dell'Assemblea regionale siciliana. Il politico dice: "Non ho interessi nel fotovoltaico. Non ho alcuna notizia su questa inchiesta e non ho nulla da commentare. Ho fiducia nella giustizia aspetto con serenità eventuali azioni dei magistrati e credo fortemente in Dio".
L'arresto con le mani nella busta piena di euro non sembra, secondo i primi passi dell'inchiesta un caso isolato di malcostume politico: dietro ci potrebbe essere un consolidato "sistema" di corruzione che nel settore delle energie alternative imponeva agli imprenditori il pagamento di tangenti in cambio dello snellimento dei tempi per il rilascio delle autorizzazioni. Spesso - dicono gli inquirenti - venivano creati artificiosi ostacoli burocratici per indurre i titolari delle imprese interessate alla installazione di impianti fotovoltaici a pagare le mazzette secondo un preciso "tariffario".
Lo scenario  è stato delineato dal racconto dell'imprenditore che aveva ottenuto in sub concessione lavori per la realizzazione di impianti fotovoltaici a Roccamena (Pa), e a Francofonte (Sr). La tariffa per oleare i meccanismi della burocrazia per le imprese del fotovoltaico sarebbe di diecimila euro ogni Megawattora prodotta. All'imprenditore che lo ha denunciato il deputato regionale Pd, Gaspare Vitrano, ora fermato per concussione, avrebbe fatto lo sconto: 50 mila euro in tutto anche se l'impianto di Roccamena avrebbe prodotto a regime circa 7,5 Megawattora.
Gli agenti hanno avuto modo di ascoltare in diretta le pressioni di Ingrassia per indurre l'imprenditore a pagare la tangente: "Se non paghi non potrai più lavorare". Ieri il deputato ha invitato Ingrassia e l'imprenditore a seguirlo negli uffici dell'Azienda sanitaria provinciale di Palermo, in via Cusmano. Il deputato non ha ritenuto di aprire la busta coi soldi perchè "tanto - avrebbe detto - ci rivedremo lunedì per il resto". Frasi registrate dalla polizia.
Proprio le intercettazioni hanno fatto cadere in contraddizione Vitrano interrogato dal gip. All'inizio, infatti, ha dichiarato di non conoscere l'imprenditore che gli avrebbe dato la mazzetta di 10 mila euro e che il denaro era destinato a Pier Giorgio Ingrassia. Ero andato per dirimere un contrasto tra l'ingegnere e quel'imprenditore ma siccome Ingrassia era in motocicletta e aveva paura di trasportare i soldi ho preso io la busta, avrebbe detto.
Il pm Maurizio Agnello però gli ha contestato il contenuto di un' intercettazione in cui appare evidente che i soldi erano destinati a lui e che il deputato aveva preso subito in mano la busta col denaro. Vitrano, allora, avrebbe ammesso di aver preso i 10 mila euro giustificando la dazione come il "conferimento di nuovi capitali per la società che aveva attivato con Ingrassia nel settore fotovoltaico". Poco prima il gip aveva interrogato l'ingegnere che aveva detto che i soldi erano destinati a Vitrano a titolo di ringraziamento e riconoscimento per alcuni piccoli aiuti nel risolvere questioni burocratiche in un' ottica di rapporto d'amicizia.
Il presidente della Regione Raffaele Lombardo sulla vicenda ha detto: "L'arresto di Vitrano è una cosa molto spiacevole. Non credevo alle mie orecchie quando me lo hanno comunicato.
Oggi tutti gli danno addosso. Sentiremo nei prossimi giorni anche lui, mi pare che abbia almeno il diritto di dire cosa sia successo dal suo punto di vista". Finora, secondo gli inquirenti, il deputato non è stato molto credibile. 13/03/2011

Reggio: l'indagine ''Meta'' stringe il cerchio sui politici          
Domenica 13 Marzo 2011 11:20
C'è dunque anche il consigliere comunale del Pdl, Manlio Flesca, tra gli indagati dell'inchiesta "Meta", coordinata dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo (nella foto), che, il 22 giugno 2010, portò a decine di arresti
eseguiti dall'Arma dei Carabinieri. L'indagine, che dovrebbe chiudersi a breve e dar vita, poi, alle richieste di rinvio a giudizio, aprì uno squarcio sulle nuove dinamiche criminali di Reggio Calabria, con le cosche De Stefano, Libri e Condello, un tempo schierate su due sponde diverse del fiume, adesso unite, "riappacificate", all'insegna della spartizione degli affari.
L'indagine, però, portò anche alla ribalta la figura di Cosimo Alvaro, esponente di spicco dell'omonima cosca di Sinopoli, giunto in città a gestire attività commerciali e a maneggiare denaro. Tra le importanti attività che sarebbero finite sotto la longa manus di Alvaro, gli inquirenti individuano anche il lido "Calajunco", attualmente sotto sequestro, di proprietà dell'imprenditore Salvatore Mazzitelli, detto "il Barone", prima arrestato e poi scarcerato.
Da ultimo, poi, il filone politico che non portò a ordinanze di custodia cautelare, ma all'iscrizione nel registro degli indagati del consigliere comunale Manlio Flesca. Uno dei fedelissimi dell'ex sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, attuale Governatore, "pizzicato", peraltro, come emerge da un'informativa dei militari dell'Arma, a un incontro conviviale con uno dei soggetti che poi sarebbero finiti in galera.

Zona Falcata, Lombardo: “Dialogare con gli enti per sottrarla al degrado”
di BlogSicilia 13 marzo 2011 -
“Nei prossimi giorni,e  comunque entro la prossima settimana, la Regione avvierà il dialogo con tutti gli enti coinvolti nella vicenda della Zona Falcata di Messina, affinché possa essere valorizzata e sottratta al degrado”.
Lo ha affermato il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, nel corso del sopralluogo compiuto stamani nella porzione di territorio a forma di falce, nucleo storico dei primi insediamenti della città dello Stretto.
Lombardo, dopo essersi soffermato in prossimità della stazione di ex degassificazione, ha visitato il Forte San Salvatore.
“Ai messinesi – ha sottolineato il presidente – non possono essere sottratte le grandi potenzialità di questa zona, che possono riguardare lo sviluppo ed anche la valorizzazione del patrimonio storico e culturale rappresentato da strutture come il Forte San Salvatore”.
Alla visita hanno preso parte, fra gli altri, il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, l’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale, Mario Centorrino, il direttore generale del dipartimento Attività produttive, Marco Romano, deputati regionali e rappresentanti del consiglio e della giunta comunale di Messina.

È italiano l'olio d'oliva extravergine migliore
ASPETTANDO VINITALY. En plein tricolore sui 218 campioni esaminati
Al concorso Sol d'oro aumento dei partecipanti con Spagna, Portogallo, Cile, Slovenia e Croazia. 13/03/2011. Nell'anno del 150° dell'Unità, l'olio extravergine d'oliva italiano è il migliore del mondo al termine della settimana di degustazioni della nona edizione di Sol d'Oro, unico concorso internazionale per l'olio di qualità, organizzato da Veronafiere. Cinque giorni di valutazioni hanno impegnato la giuria, guidata da Marino Giorgetti, responsabile tecnico del concorso dalla prima edizione, docente di analisi sensoriale e responsabile promozione oli e prodotti tipici della Regione Abruzzo, e composto da 13 esperti italiani, greci, sloveni, cileni e spagnoli, nell'assaggio di 218 campioni finalisti provenienti da tutte le regioni produttrici italiane e da Spagna, Portogallo, Cile, Slovenia e Croazia.
«A ogni edizione registriamo un costante aumento di campioni in concorso. Da quest'anno i vincitori di medaglia possono fregiarsi, per promozione e marketing, dell'etichetta Sol d'Oro», sottolinea Claudio Valente, vice presidente vicario di Veronafiere. «Il concorso è il più importante riconoscimento mondiale per l'olio di qualità ed è propedeutico a Sol, salone internazionale in programma con Vinitaly, Agrifood Club ed Enolitech dal 7 all'11 aprile».
Tre i premi per ogni categoria: Sol d'Oro, d'Argento e di Bronzo. Ai primi 20 campioni di ciascuna categoria che abbiano ottenuto valutazione almeno di 70/90, è rilasciato una Gran Menzione. L'elenco completo è su www.sol-verona.it.
Di seguito, la classifica dei vincitori. Per la categoria fruttato leggero: Sol d'Oro all'azienda agricola Luigi Guadalupi di Brindisi, Puglia; Sol d'Argento all'azienda agricola Tenuta Piscoianni di Sonnino, Latina, Lazio; Sol di Bronzo all'azienda agricola Alfredo Cetrone di Sonnino, Latina, Lazio. Categoria fruttato medio. Sol d'Oro all'azienda agricola Laura De Perri, di Canino, Viterbo, Lazio; Sol d'Argento all'azienda agricola Paola Orsini di Priverno, Latina, Lazio; Sol di Bronzo all'Azienda agrobiologica Rosso di Ragusa, Sicilia. Categoria fruttato intenso: Sol d'Oro all'azienda agricola Villa Zottopera di Ragusa, Sicilia; d'Argento all'Azienda agricola Pasquale Librandi di Vaccarizzo Albanese, Cosenza, Calabria; di Bronzo all'azienda agricola De Carlo di Bitritto, Bari, Puglia. Unico riconoscimento veronese una Gran Menzione all'azienda agricola Ca' Rainene, di Torri del Benaco.

Allarme dei sindacati: «La cig torna a salire»
LAVORO. A febbraio riduzione annua ma su a gennaio è +17,2% di ore richieste. Oltre 430 mila persone con il sussidio
La Uil: per la cig in deroga aumento del 23%. La Cisl: in un anno perduti 110mila posti 13/03/2011. ROMA
Torna a crescere il ricorso alla cassa integrazione guadagni: a febbraio c'è stata una riduzione su base annua, ma su base mensile la cig ha registrato un aumento a due cifre (+17,2%). Un dato che induce i sindacati a lanciare l'allarme sulla situazione preoccupante del mondo del lavoro, che a febbraio conta oltre 430mila persone in cassa integrazione e in un anno ha perso 110 mila occupati, mentre crescono disoccupati e inattivi.
La cassa integrazione e l'occupazione sono al centro delle analisi che Cisl e Uil hanno elaborato separatamente sulla base degli ultimi dati diffusi da Inps e Istat.
L'ANALISI DELLA UIL. La Uil, in particolare, nel 26° rapporto sulla Cassa integrazione, ha evidenziato come l'incremento dell'ammortizzatore a febbraio abbia interessato indistintamente tutte e tre le gestioni della cig: ordinaria, straordinaria e deroga. Ma il picco più alto è stato registrato dalla cassa integrazione in deroga che, con una richiesta di oltre 22,3 milioni di ore: +23% rispetto a gennaio, a fronte di un +4,6% per quella ordinaria e di un 22,4% per quella straordinaria. Ad aver assorbito il maggior numero di ore richieste è indubbiamente il Nord (60,7%, pari a 42,8 milioni di ore), che è stata anche l'area in cui vi è stato il più alto aumento rispetto a gennaio (+22,6%).
«Complessivamente, a febbraio, il bacino dei potenziali lavoratori interessati dalla cassa integrazione è stato di oltre 415 mila, il 31,6% dei quali ha usufruito della cassa in deroga», ha sottolineato il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy.
E QUELLA DELLA CISL. La Cisl amplia lo sguardo anche all'occupazione: nell'Osservatorio mensile su cig e occupazione a cura del mercato del lavoro dell'organizzazione, oltre ad evidenziare il preoccupante nuovo aumento congiunturale della cig a febbraio, si stima che i lavoratori equivalenti in cig siano a febbraio oltre 430mila.
Ma a preoccupare è anche l'elevato valore della disoccupazione, con quella giovanile quasi al 30%. «I dati sull'occupazione di gennaio», ha sottolinea il segretario generale aggiunto Cisl Giorgio Santini, «dimostrano che occupazione maschile, femminile, giovanile, numero degli scoraggiati e relativi tassi di inattività sono tutti in peggioramento rispetto al mese precedente. Anche il confronto su base annua è preoccupante», sottlinea Santini, «il nostro mercato del lavoro perde, in un anno, 110mila occupati, mentre crescono di 58mila unità i disoccupati e di 132mila unità gli inattivi».
Un quadro che trova Cisl e Uil concordi nel chiedere con urgenza di un un nuovo accordo tra lo Stato e le Regioni sull'utilizzo degli ammortizzatori in deroga e delle politiche attive.

Il vescovo di Molfetta: «Ogni famiglia "adotti" una famiglia bisognosa» di LUCREZIA D’AMBROSIO. MOLFETTA - I «nuovi poveri» non sempre vengono da lontano. Nella maggior parte dei casi sono le famiglie che non arrivano a fine mese. È stato presentato il quarto Dossier sulle Povertà, realizzato dalla Caritas Diocesana. «La morsa della povertà – è monsignor Luigi Martella, vescovo della Diocesi, a sostenerlo nell’introduzione del Dossier - coinvolge sempre più i nuclei familiari. I dati che emergono non sono dissimili, in percentuale, da quanto la Caritas ha presentato su scala nazionale. Anche nel quadro più ampio della nostra nazione, la famiglia è la principale vittima della povertà. Non è difficile, pertanto, immaginare, in prospettiva, che una situazione ancora più precaria si potrà abbattere sulle nuove generazioni, minando la stabilità stessa del tessuto sociale. Occorre, dunque, avere particolare attenzione verso quel soggetto essenziale della vita sociale che è la famiglia».

Nel corso del 2009 si sono rivolti alla Caritas 840 persone, 366 da Molfetta. Secondo i dati raccolti nel dossier la percentuale dei coniugati è aumentata del 6 per cento rispetto all’anno precedente, ed ha raggiunto il 50 per cento. La crisi economica che ha coinvolto le famiglie ricade soprattutto sui figli. In calo il numero dei disoccupati (45% nel 2009, -8% rispetto al 2008); in aumenta , con un +9 per cento, la voce "non specificato", che potrebbe nascondere disoccupazione, cassa integrazione, lavoro nero.
Difficile pensare ad una soluzione unica, immediata, efficace per un problema che coinvolge centinaia di famiglia nell’intera diocesi. Ci sono però piccoli passi che ciascuno può compiere. «L’idea che una famiglia “adotti” un’altra famiglia, appare più che mai di attualità – continua monsignor Martella - in questo momento storico che stiamo attraversando. Sarebbe un modo per esprimere, a misura di Vangelo, la nostra carità e creatività pastorale. “Adottare” una famiglia significa principalmente prendersi cura perché una cellula del corpo sociale, che vive in uno stato di fragilità, guarisca e viva relazioni sane con il mondo che la circonda. Non significa, perciò, accollarsi un peso economico oltre quello proprio. Per questo aspetto – conclude il Vescovo - non mancherà, nei limiti del possibile, la solidarietà della comunità ecclesiale e, sono convinto, anche di quella civile».

Scoperta falsa celiachia, coinvolge 3 milioni di italiani
13 marzo 2011
Genova - D’ora in poi tutti coloro che soffrono degli stessi sintomi della celiachia, ovvero dolore e gonfiore addominale, calo di peso, colon irritabile, emicrania, stanchezza cronica e anemia, non verranno più chiamati `falsi celiaci´ o `quasi celiaci´. Per il loro disturbo c’è finalmente una diagnosi: gluten sensivity (GS). Si tratta di una ipersensibilità al glutine ma con marcate differenze biologiche rispetto alla celiachia,ed è un disturbo che colpisce sei volte di più della celiachia e che finora non era conosciuto dalla comunità scientifica. In Italia ne soffrono 3 milioni di persone, a fronte dei circa 500mila celiaci, ovvero una stima pari al 5% della popolazione italiana. Negli Stati Uniti le persone colpite sono ben 20 milioni. L’identificazione della gluten sensivity si deve ad un gruppo di ricercatori della School of Medicine dell’università del Maryland a Baltimora e della Seconda Università degli Studi di Napoli. Ma la firma della scoperta è decisamente italiana. Il gruppo di ricerca americano, infatti, è coordinato da Alessio Fasano, `cervello´ fuggito a Baltimora, da anni impegnato nella ricerca sulla celiachia. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista BMC Medicine ed è destinato «ad aprire un nuovo paradigma scientifico», ha detto Fasano. «Abbiamo riscontrato che esisteva una massa critica di pazienti non celiaci con sintomi sovrapponibili a questa malattia - sottolinea Fasano - una massa di dimensioni importanti per i quali non si poteva parlare di allergia al frumento. Siamo partiti da qui, per capire il loro disturbo».
Per lo studio sono stati arruolati 42 pazienti celiaci, 26 con gluten sensivity e un gruppo di controllo. Dai dati è emerso che «esistono differenze a livello molecolare e di risposta immunitaria ma le due condizioni sono entrambe attivate dall’ingestione di glutine», precisa Fasano. «Nella celiachia si attiva un meccanismo autoimmune condizionato da una risposta adattativa del sistema immunitario - aggiunge Fasano -. Anche nella GS c’è un meccanismo genetico che però riguarda il sistema immunitario innato, senza interessamento della funzione della barriera intestinale, dove si riscontrano segni di infezione ma non di danno, come avviene nella celiachia». Sia i celiaci che i pazienti con GS trovano sollievo eliminando il glutine dalla dieta. Il prossimo passo della ricerca sarà individuare marker specifici per la GS, come esistono per la celiachia. Grazie a questa ricerca, pazienti che fino ad ora ricevevano diagnosi errate di disturbo funzionale o colon irritabile oppure l’effetto benefico ottenuto eliminando il glutine veniva etichettato come placebo, oggi avranno una diagnosi. «Si farà chiarezza sugli effetti del glutine nei bambini autistici - afferma Fasano - e nella schizofrenia».
L’ipotesi è che nelle persone con autismo vi sia un difetto della permeabilità intestinale per il quale entrerebbero in circolo sostanze tossiche e il primo imputato è il glutine, «ma l’incidenza della celiachia in questi soggetti è del 2% - dichiara Fasano - mentre l’ipersensibilità al glutine arriva al 17-18%». Analoga considerazione vale per i soggetti schizofrenici. «Il 20-22% dei casi presenta segni che possono far sospettare una sensibilità al glutine», aggiunge. Del resto,«il glutine è una molecola tossica - conclude Fasano - è l’unica proteina alimentare che non si digerisce completamente. E negli ultimi 100-150 anni il grano per la produzione alimentare è stato arricchito di glutine».

Pasquino: «Zona franca»
«Per Napoli occorrono una zona franca e la valorizzazione del porto», Raimondo Pasquino delinea le proprie priorità all’assemblea di Futuro e Libertà a Napoli, dove il vicepresidente nazionale finiano Italo Bocchino annuncia che «legalità e Mezzogiorno saranno i capisaldi della nostra azione». Intanto, intervistato dal Roma, il candidato del Pdl Gianni Lettieri si dice sicuro di vincere «al primo turno» e conferma, oltre alla presenza di Fabio Cannavaro nella sua Giunta, anche quella di donne in misura pari alla metà dell’intera squadra di governo. «Il Pd - rincara - in città ha ha combinato un macello». Sul fronte opposto, Massimo D’Alema apre la campagna elettorale di Mario Morcone e bacchetta i suoi: «Sulle primarie ci siamo tanto appassionati sul conflitto al nostro interno che consideriamo secondarie le elezioni vere».

Fli cerca spazio in Sicilia
Nominati i commissari provinciali del partito. Bocchino: "Catania e la Sicilia rappresentano una grande occasione di reclutamento poltico"
CATANIA - "Catania e la Sicilia rappresentano una grande occasione di reclutamento poltico per Futuro e libertà. Siamo un partito in grado di rilanciare la società e anche questa Sicilia, che ha mille difficoltà ma anche mille risorse". Oggi il presidente di Fli, Italo Bocchino, è intervenuto a Catania durante un incontro di partito. "Vogliamo portare avanti un nuovo centrodestra capace di essere alternativo al centro sinistra e al Pdl - ha aggiunto - Fli è un partito di giovani che guarda ai giovani ed è unito a differenza di quanti credono molti, cosa che non accade nel Pd e da nessuna altra parte".
"Grazie alla leadership di Gianfranco Fini potremo raccogliere i consensi di quanti provengono dai valori laici e riformisti e che aspirano agli ideali di una destra moderna. Oggi - ha aggiunto - siamo il primo partito della terza Repubblica, a breve lo saremo anche per numeri e consensi".
"Sulla riforma della giustizia siamo disponibili a discutere, ma non a varare norme 'ad personam' che puniscono i magistrati che ogni giorno combattono attraverso i principi di legalità, sicicurezza e giustizia".
Nel corso della manifestazione che Futuro e Libertà ha tenuto oggi a Catania sono stati ufficializzati i commissari provinciali Fli in Sicilia incaricati di gestire i congressi che si terranno entro l'estate per l'elezione diretta, da parte degli iscritti, dei coordinatori provinciali.
I commissari provinciali sono Giuseppe Laface (Messina), Carmelo Briguglio (Catania), Giuseppe Monaco (Enna), Emanuele Rotta (Siracusa), Fabio Granata (Ragusa), Alessandro Aricò (Palermo), Nino Lo Presti (Caltanissetta), Livio Marrocco (Trapani), Luigi Gentile (Agrigento). Nei prossimi giorni il coordinatore regionale Pippo Scalia formerà anche il coordinamento regionale di Fli che guiderà il partito in Sicilia fino al congresso regionale. 13/03/2011

685 liceali pugliesi: «Italia divisa, noi stritolati da raccomandazioni,
emigrazione e politici mediocri»
di MARISA INGROSSO
BARI - Guidati dalla prof.ssa Agnese Berardini (docente di materie letterarie, latino e greco nell’istituto), ragazze e i ragazzi della V B classico del Liceo “Bonghi” di Lucera hanno voluto celebrare l’anniversario del 150° dell’Unità d’Italia presentando una indagine conoscitiva delle opinioni dei loro coetanei frequentanti l’istituto sul 150°, l’Italia e gli Italiani. «Sono stati intervistati - spiega la prof. - tutti i 685 alunni del classico e dello scientifico presenti nel giorno della rilevazione: 327 maschi (47,7%) e 358 femmine (52,3%)». E i risultati sono sorprendenti: i ragazzi sono più realisti del re.
Da una parte promuovono la festa del 17 marzo: per il 45,2% di loro la celebrazione del 150° dell’ Unità d’ Italia è “un modo per rafforzare il senso di appartenenza alla nostra Nazione” e per il 40,7% è “un modo per far rinascere il senso di appartenenza alla nostra Nazione”. Ma, dall'altra, sono convinti - a schiacciante maggioranza (92,5%) - che gli italiani non si sentono uniti bensì “divisi tra Nord e Sud”. Come superare il gap? Pochissimi quelli che credono nel federalismo. Infatti, per il 55,3% si possono risolvere le disparità tra Nord e Sud “abbattendo i pregiudizi”, per il 32,3% “modificando le politiche nazionali” e soltanto per il 7,4% “dividendo l’ Italia territorialmente”.
Assai interessante la risposta alla domanda: “Per l’ Italia repubblicana e parlamentare vorresti...”. Il 45% ha detto che vorrebbe “mantenere la forma di governo attuale”; il 32,4% vorrebbe “sostituirla con la repubblica presidenziale” e c'è pure un 11,1% che preferirebbe “sostituirla con la monarchia”.
I giovani italiani, poi, sono chiamati a dare un voto ai politici. Il risultato è una clamorosa bocciatura! Il 58,5% dei ragazzi dà un voto compreso tra 2 e 5. Insufficienza piena. Chissà, forse sul loro severo giudizio pesa il fatto che, pur così giovani, si sono resi ben conto di quanto sarà difficile per loro potersi realizzare professionalmente, di quanto sia ipotecato il loro futuro. Infatti, al quesito “Gli italiani per avere un posto di lavoro devono...”, il 51,5% ha risposto “essere raccomandati” e il 20,9% “emigrare”. Soltanto un risicato 21,5% ritiene che sia risolutivo l'”essere preparati e meritevoli”.
La professoressa Agnese Berardini spiega quale lavoro preparatorio è stato fatto in classe. «L’occasione di un anniversario così importante per la nostra nazione - dice - non poteva essere trascurata. Fin dall’inizio del corrente anno scolastico la programmazione curriculare di italiano, storia e geografia è stata orientata ad un’attenzione particolare all’inserimento di approfondimenti legati all’evento. Verificata la motivazione e le potenzialità dei miei allievi e l’entusiasmo suscitato dalla mia proposta di realizzazione di un sondaggio sull’anniversario ho dedicato varie lezioni alla tecnica di realizzazione di un questionario, alla raccolta delle idee, alla scelta delle tematiche da trattare. I ragazzi si sono cimentati nella elaborazione delle domande più idonee alla rilevazione del senso della celebrazione, del sentimento di appartenenza all’Italia e delle opinioni su alcune tematiche di rilevante importanza sociale e politica e per la nazione, quali: divario Nord-Sud; forma istituzionale; immigrazione; diritto al lavoro; diritti di genere».
«E’ nato così il questionario strutturato, costituito da dieci domande, con l’indicazione di tre opzioni di scelta per le risposte e una quarta a risposta aperta, con la differenziazione per genere. Lasciamo l’analisi dei dati, aggregati e disaggregati per genere, a chi riterrà la ricerca di un certo interesse; noi - conclude la docente - la utilizzeremo come punto di partenza per ulteriori approfondimenti sul sentimento di appartenenza alla nostra nazione, per farci ulteriori domande e cercare di dare una risposta concreta all’ultima domanda del questionario, perché nel nostro paese ci sia un progresso costante nell’attuazione dei principi e valori della nostra Costituzione».
Negli States a lezione di federalismo fiscale
di Saverio Fossati e Stefano Latini
Il concetto di "federalismo fiscale" è usato spesso nel dibattito politico come una sorta di ricetta magica, di elisir che garantirebbe minori tasse, e a seguire, la riduzione delle spesa pubblica, un taglio agli sprechi, la semplificazione degli adempimenti e uno stop all'espandersi della macchina burocratica. Un dogma che suona, in realtà, come un eccesso d'ottimismo. Per rendersene conto è sufficiente recarsi nel Tempio del Federalismo fiscale, municipale e persino distrettuale applicato non da decenni, bensì da secoli, negli Stati Uniti.

Al fisco locale Usa il 12,5% del reddito
Iniziamo dall'equazione Federalismo fiscale=meno tasse, un'equivalenza talmente fuori dalla realtà statunitense che accenderebbe una discussione anche all'angolo d'una edicola o in attesa d'un qualunque bus. Per capire dove la supposta equazione inverte il risultato è sufficiente considerare due dati, le entrate fiscali riscosse a Washington, quindi su base federale, e quelle che affluiscono ogni anno sui bilanci dei singoli Stati dell'Unione e delle diverse realtà locali. Nel dettaglio, ai 2.200miliardi di dollari incassati dal fisco federale, anno d'imposta 2009-2010, s'accodano anche i 1.256 miliardi che oltre 80mila giurisdizioni - stati, contee, città, distretti speciali e distretti scolastici - tutte dotate d'una autorità impositiva anche se variabile sia in riferimento alla base imponibile che al territorio, provvedono a domandare e a incassare puntualmente, e spesso con rigore, dai rispettivi residenti, aziende incluse.

Il risultato è un vero e proprio Moloch fiscale che, su piani distinti, sottrae in media 4.364 dollari l'anno ai contribuenti, proprietari, i cui redditi non superano i 50mila dollari l'anno. Per intenderci, è come se in Italia un lavoratore con uno stipendio medio, e una casa di proprietà, dovesse lasciare ogni anno una intera mensilità, e quasi la metà di quella successiva, al fisco locale nelle sue differenti esternazioni, Comune, Provincia e Regione. Insomma, il 12,5per cento del proprio reddito destinato al territorio.
Ma ciò che rende ancor più ingegnoso il federalismo fiscale statunitense riguarda le modalità del prelievo cui sono sottoposti 140milioni di contribuenti. Innanzitutto, l'imposta sui redditi delle persone fisiche si applica con una aliquota del 4% sui redditi medi a New York che raddoppia una volta superati i 100mila dollari, mentre a Chicago scatta la flat tax. In altri Stati, invece, è in vigore un classico sistema progressivo. E a rendere ancor più complesso il panorama impositivo ogni singolo Stato, o città, e persino Contea, può introdurre soglie d'esenzione, crediti d'imposta e sconti particolari. Sul versante delle imposte indirette il clima fiscale non cambia, anzi, s'infittisce.

Comprare un iPhone a New York o Boston?
Decidere l'acquisto d'un iPhone a New York, per esempio, implica l'aggiunta, sul prezzo base, d'una imposta sulle vendite pari quasi al 9%, mentre lo stesso modello acquistato a Boston sconta una aliquota generale che s'arresta al 5 per cento. L'effetto sul prezzo di vendita finale è piuttosto ovvio, come quello che esercita sulle scelte di consumatori e operatori del settore. E non è finita. Sui profitti le società hanno un ricco ventaglio di opzione tra cui scegliere. In California l'aliquota è prossima oramai al 9%, mentre in Kansas è ferma al 4 per cento. A New York il tasso è del 7%, ma per i piccoli imprenditori è previsto un percorso agevolato. E il Delaware? L'aliquota è pari all'8,7%, ma è sufficiente guardare all'estero per poi farvi ritorno per assicurarsi ampie agevolazioni e, soprattutto, una significativa velatura dei rispettivi profili finanziari.

La casa in nome del fisco
Comunque, l'imposta che riassume meglio, in modo accademico, l'eterogeneità quasi incontrollata della fiscalità statunitense è quella che si applica sulla proprietà. Innanzitutto, competenza in materia è soprattutto appannaggio delle autorità locali, città e contee, e in misura quasi micro degli Stati. In totale, ogni anno il gettito derivante dalla tassazione della proprietà è pari a 468miliardi di dollari. Sempre restando sul bilancio del contribuente medio, la casa implica un esborso in media pari a circa 2000mila dollari, con variazioni considerevoli a seconda dell'area in cui si risiede. Per i contribuenti facoltosi, invece, cioè con redditi che oltrepassano i 150mila dollari, la proprietà richiede il versamento di almeno 12mila dollari l'anno.
Comunque, mentre a Houston su di un immobile di 200mila dollari di valore l'imposta da pagare è di circa 5mila dollari, a New York, sempre in media, può arrestarsi a 700dollari. La differenza deriva da due fattori fondamentali. Il primo riguarda direttamente l'aliquota, pari al 2,5% a Houston e al 16% a New York. In secondo luogo sono la modalità di calcolo del valore tassabile dell'immobile, abbinata con significative soglie d'esenzione connesse al reddito, che trasformano a conti fatti le due aliquote nei seguenti tassi reali dell'imposta, 2,5% a Houston, che quindi resta invariato, e 0,7% a New York, dove sono decine di migliaia le unità abitative dove le posizioni reddituali escludono, per l'esiguità, ogni forma di tassazione. E per concludere sulla proprietà, l'argomento è talmente spinoso che in ben 21 Stati sono ad oggi in vigore delle norme che impongono un tetto, in genere al 2%, che impedisce aumenti maggiori, o peggio, indiscriminati, sulle aliquote da applicare.

Le tasse aumentano con il sistema federale Usa
Il risultato di questo breve viaggio nel Tempio del Federalismo fiscale mondiale, cioè gli Stati Uniti, conduce a una conclusione piuttosto lontana dall'assunto iniziale. Le tasse aumentano, e in più l'intero sistema si aggroviglia con modalità d'applicazione talmente divergenti rispetto al regime federale tanto da imporre speso al singolo contribuente, e all'impresa, il confronto con procedure tendenti alla progressività, o al suo opposto, con aliquote divergenti, con duplicazioni di tasse e imposte relative alla medesima base imponibile ma calcolate secondo parametri divergenti. Il risultato ha condotto a circa 200miliardi di dollari, le spese annuali aggiuntive che pesano sui contribuenti, persone fisiche e società, chiamate a una generale mobilitazione soltanto per restare al passo con il Fisco, e al parallelo boom dei consulenti fiscal-finanziari che come una vera e propria task force in occasione di singole scadenze si pongono al servizio di milioni di cittadini senza distinzione tra ordinari dipendenti pubblici o professionisti e imprese. L'indice di complessità e di farraginosità è talmente elevato da rendere irrilevante ogni distinzione tra la singola tipologia di contribuenti.

E anche la spesa pubblica destinata agli enti locali
Sul versante della spesa, e della macchina burocratica nel suo complesso, la lectio americana non produce risultati migliori. Nonostante le ricche entrate fiscali assicurate dagli Stati e dalle miglia di giurisdizioni locali, infatti, Washington provvede a trasferire ogni anno un pacchetto significativo di aiuti pari a circa 740miliardi di dollari l'anno. Fondi che si disperdono nei diversi rami del welfare locale, dalla sanità al lavoro, dalle infrastrutture alla scuola. Tuttavia, nonostante l'entità dei fondi il federalismo fiscale ha visto crescere l'indebitamento oltre ogni limite di sicurezza, oggi pari a più di 2.500miliardi di dollari. Un macigno che, in via indiretta, potrebbe presto interessare anche Washington, chiamata a intervenire per ripianare il rosso dei bilanci locali e statali. E per finire, la macchina burocratica persino negli Usa, e proprio grazie al concorso delle realtà locali, oggi impone l'assunzione l'impiego di circa 15milioni di persone lungo l'intera filiera che segue il dipanarsi delle molteplici reti che conducono da Washington fin dentro il più lontano dei distretti scolastici. E tutto questo spiega anche il perché sia sufficiente un tea party, purchè riservato alle tasse, per mettere in Crisi l'inquilino di turno della Casa Bianca.

Il Delaware, paradiso fiscale nel cuore del Federalismo Usa
Il variopinto Puzzle fiscale che contraddistingue il federalismo statunitense è rappresentato, in modo piuttosto ambiguo, da alcuni Stati che, proprio per la fama del sistema di tassazione applicato, hanno guadagnato, per anni, le prime pagine di riviste e quotidiani, non soltanto negli Usa. In testa, nella hit dei più richiesti, e consumati, compare il Delaware. Un'entità, come spesso viene definita dagli stessi analisti statunitensi, che esibisce in poche righe e in tre dispositivi normativi la realtà contabile surreale d'una giurisdizione altrettanto irreale. In pratica, più della metà delle grandi Holding Usa che operano ben oltre i confini domestici, risultano avere il loro quartier generale proprio nel Delaware. Livelli d'impiego, capitale umano con un profilo elevato, abbondanza di capitali e, per ultimo, paesaggi appetibili per investimenti altamente remunerativi non sono la ragione di questa concentrazione.
Insomma, per spiegare perché il 58% delle aziende presenti nel listino di Fortune 500 offrano la loro vetrina dal Delaware è sufficiente passare in rassegna alcune norme base del codice tributario di questo Stato. Innanzitutto, le società sussidiarie delle Holding, senza nessun limite nella loro dimensione in termini di ricavi o distribuzione, sono esenti dall'imposta sui profitti. Risultato, mentre il quartier generale, di rappresentanza, delle Holding è spostato nel Delaware, decine, centinaia, forse miglia di imprese sussidiarie, effettivamente operative, sono localizzate altrove, fuori dei confini. In questo modo, la tendenza verso il basso del prelievo sui grandi profitti realizzati ogni anno è piuttosto pronunciata, tanto da non aver rivali. In più, questo Stato seduce anche le banche e gli istituti di credito, in quanto non pone tra i paletti della disciplina fiscale che a questi si applica nessun limite, o norma, che richiami la condizione dei tassi di usura. Insomma, per queste entità vige una sorta di mano libera, naturalmente entro determinate condizioni. E comunque, se questi dispositivi normativi richiamano un numero davvero sorprendente di aziende, sul versante opposto si registra come gran parte delle entrate fiscali provengono proprio dalle imprese, tanto da consentire allo Stato di non applicare nessuna forma indiretta di tassazione su consumi e vendite. In pratica, no sales tax.

Il caso della Florida
Differente il caso della Florida. La specificità di questo Stato, infatti, è simboleggiata dalla proibizione, per legge, anzi, conseguente al dettato costituzionale, dell'imposta sui redditi delle persone fisiche. In questo caso, quindi, sono la tassazione indiretta, che guarda ai consumi, e la proprietà che alimentano, anno per anno, il bottino controfirmato dal Dipartimento delle entrate dello Stato che, nel complesso, non è affatto soft in materia di prelievo.

La solitudine fiscale del Nevada
In Nevada, invece, si raggiunge il livello massimo di contraddizione in chiave fiscal-federale. In questo Stato, infatti, non si applicano né l'imposta sui redditi delle persone fisiche né il prelievo sui profitti. Il risultato è che la quota maggiore, se non complessiva delle entrate fiscali deriva, in via quasi statutaria, dalla riscossione di imposte e tase applicate su consumi, servizi, proprietà residenziali e fondi agricoli. Insomma, in un modo o nell'altro l'erario deve segnare la presenza d'un gettito. 9 marzo 2011

L'ira del cardinale Sepe sui detenuti. «Non sono lebbrosi, vanno aiutati». NAPOLI. «Non dobbiamo considerare i carcerati dei lebbrosi o “pietre di scarto” da cui tenersi a distanza, ma bisogna abbattere tutti quei pregiudizi che ci fanno volgere lo sguardo dall'altra parte». Così tuona il cardinale Crescenzio Sepe durante la celebrazione eucaristica nella Chiesa Cattedrale. Evento che chiude le due giornate dedicate al problema carceri a Napoli. Da qualche anno ogni prima domenica di Quaresima coincide con la riflessione e la preghiera per i detenuti: «Oggi iniziamo la prima tappa di un cammino che dopo quaranta giorni ci porterà ad incontrare Gesù – annuncia il Vescovo – e a meditare sulle sue sofferenze: la passione, la crocifissione, la morte. E poi, alla fine di questo periodo, ad esplodere nel giorno di resurrezione: la Pasqua». La liturgia è iniziata con una processione dalla basilica di San Lorenzo alla Cattedrale: «questo piccolo cammino – ha detto Sepe – ha un significato simbolico: quello di accogliere il Signore attraverso la preghiera e la penitenza».

Vomero, decisione choc del Comune Verde sintetico nei giardinetti
NAPOLI. Troppo degrado nei giardinetti del Vomero, per questo il Comune pensa bene di sostituire il manto erboso con un tappetino sintetico. La cosa ha lasciato un po’ perplessi i residenti. «Storia emblematica e complessa quella del parco Mascagna, già giardini di via Ruoppolo. Per anni in passato abbandonata, successivamente utilizzata in parte per uno dei tanti cantieri per la realizzazione del metrò collinare, quest’area a verde, fiore all’occhiello poi di quanti, anche in campagna elettorale, vantarono di averla salvata da presunta morte per l’annunciata costruzione di un parcheggio interrato, mai realizzato, si è trovata più di recente oggetto di costosi lavori di manutenzione, con tanto di recinzione, per restituirla alla pubblica fruizione», dice Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari. «In questi giorni la svolta, non certo positiva, per la quale in uno dei pochi polmoni a verde pubblico dell’area collinare, le cui aiuole brulle erano oramai ridotte ad un ammasso costipato di terreno senza un filo d’erba, ha fatto la sua non gradita comparsa il prato sintetico - continua Capodanno -. Una scelta che al momento riguarda solo un’aiuola ma che potrebbe estendersi in futuro anche alle altre». «Dunque niente più semine, innaffiamento e falciatrici. Niente fiori spontanei e quadrifogli. Scompare anche l’odore tipico dell’erba appena tagliata – prosegue Capodanno -. Basterà un aspirapolvere o un’idropulitrice ed il gioco è fatto: verde sintetico per tutto l’anno, facilitando anche il lavoro dei giardinieri». «Di questo passo – ironizza Capodanno -, non è escluso che nella prossima giunta comunale possa comparire una nuova figura, quella dell’assessore al “verde pubblico sintetico “, il cui compito sarà quello evidente di ridurre il già scarso patrimonio di verde pubblico naturale a disposizione dei napoletani, costretti a respirare sempre più gas inquinanti».

Golden Lady, la proprietà smantella
Macchinari spostati in altre aziende del gruppo. Sindacati pronti a dare battaglia. di Paola Calvano. GISSI. Giù le mani dalla fabbrica. I sindacati chiedono alla proprietà dello stabilimento Golden Lady di interrompere lo spostamento di macchinari da Gissi verso altre aziende del gruppo. In una nota affissa sulla bacheca della fabbrica della Val Sinello, Femca Cisl, Filtcem Cgil e Uilta Uil, annunciano clamorose forme di protesta per scongiurare lo smantellamento del sito produttivo.  I lavoratori non nascondono di essere sempre più preoccupati. Prima ancora di verificare se l'idea di trasformazione dell'azienda in una cittadella commerciale (che ora è stata annullata) potesse essere fattibile, i dirigenti del gruppo tessile di Castiglione delle Stiviere hanno cominciato a smontare gli impianti, portando via diverse macchine. «Non possiamo accettarlo», affermano le Rsu di fabbrica e i rappresentanti territoriale di Cgil,Cisl e Uil, «a bocce ferme è necessario un incontro. Chiediamo alla proprietà di sedere con noi attorno ad un tavolo per discutere del futuro di questo sito produttivo e dei suoi 382 dipendenti», affermano Giuseppe Rucci, Franco Zerra e Arnaldo Schioppa. In caso contrario sindacati e lavoratori scenderanno in piazza.  E questa volta protesteranno al loro fianco anche molti politici. Il sindaco di Gissi, Nicola Marisi (Pdl) e il capogruppo provinciale del Pd, Camillo D'Amico chiedono alla proprietà di pianificare azioni per consentire la trasformazione graduale della fabbrica in un altra attività. «Su questa vicenda non è consentito a nessuno scherzare, ma avere solo la contezza della gravità della situazione e concretezza sulle reali possibilità di individuare valide opportunità per uscirne», sostiene Camillo.  Il consigliere provinciale torna a sollecitare il presidente Enrico Di Giuseppantonio a recuperare la gestione della vertenza.
http://ilcentro.gelocal.it/chieti/cronaca/2011/03/13/news/golden-lady-la-proprieta-smantella-3676662

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