lunedì 14 marzo 2011

Federali-Sera. 14 marzo 2011. La Rubacuori trentina sogna di approdare alla ribalta nazionale. Aspetto di essere convocato. Mi chiedo come farò a far fronte ad una cifra simile. L’impresa si presenta ardua. Ho anche un mutuo da pagare. Basta parole, ora i fatti. Non posso dire di più. Lasciamo perdere.

Forza Oltrepadani:
Bozen. Il Naturno fa retromarcia: niente inno. Le note di Mameli solo su pochi campi, soprattutto nel capoluogo.
Trento. A 14 anni ballavo sul cubo a 16 sesso a pagamento.
Aosta. Conseil Fédéral Uv decisivo per l'allargamento della maggioranza al Pdl. Dubbi nella Stella.
Belluno. La Lega attacca il Pdl: «Un'alleanza che non si vede nei fatti»
Friuli VG. Il piano di risparmio della Regione prevede 229 posti in meno
Friuli VG. Fontanini si rivolge alla Regione e chiede più potere per le Province
Friuli Vg. Ancora polemiche su Friuli doc. Martines: basta parole, ora i fatti

Miscellanea:
Milano. Milano: 35 arresti e sequestri per 2 mln ad affiliati 'ndrangheta
Favria. Rifiuti, le bollette sono quintuplicate.
Genova. Trappola per il prefetto scomodo.
Imperia. Raddoppio del Tenda, super tunnel da 200 milioni.
Roma. 2 yacht su 3 intestati a nullatenenti, +6,7% nel 2011


Bozen. Il Naturno fa retromarcia: niente inno. Le note di Mameli solo su pochi campi, soprattutto nel capoluogo. BOLZANO. Marcia indietro, all'ultimo momento, del presidente del Naturno Dietmar Hofer: fino a pochi minuti prima della partita con il Comano era deciso a mantenere la promessa di far suonare l'Inno d'Italia. Poi però le pressioni, unite alla preoccupazione di essere una mosca bianca tra i presidenti delle squadre sudtirolesi, hanno prevalso su qualsiasi altra considerazione. Hofer è sceso in campo, ha parlato con l'arbitro e ha chiesto se c'era il rischio di eventuali conseguenze sportive per il mancato rispetto dell'invito arrivato dal presidente del Coni.
La risposta è stata negativa: «Nessun problema pratico, solo una segnalazione al Coni». E allora fischio d'inizio senza Inno. Per quanto riguarda gli altri avvenimenti sportivi di ieri c'è da registrare - com'era prevedibile anche dopo la dura presa di posizione del presidente della Provincia Luis Durnwalder - una situazione a macchia di leopardo. Sul campo del Druso sono risuonate le note dell'Inno, dove ha giocato il Bolzano contro la Rotaliana. Mentre in altri campi, soprattutto nelle valli ma non solo - è successo anche a Frangarto che ospitava i Piani - non è stato recepito l'invito del Coni.
Inizio in musica invece, per ricordare i 150 anni d'Italia, per la squadra di calcio A5 di Bolzano che ha giocato al palazzetto di via Roen. Niente inno per il Neruda, squadra di pallavolo femminile di Bronzolo. In questo caso però non si è trattato di una scelta politica ma tecnica, in quanto non c'è l'impianto. La cosa, forse più singolare, a Bressanone, dove sabato c'era una gara di ballo sportivo: è suonato l'Inno, metà pubblico si è alzato in piedi, l'altra è rimasta seduta. Karl Rungger, presidente del Comitato della Federcalcio, a chi gli chiede di fare un bilancio della giornata, risponde infastidito: «Lasciamo perdere. Noi facciamo calcio non politica. Non sono certo andato a controllare se tutte le squadre hanno o non hanno suonato l'Inno di Mameli. Chi l'ha voluto, l'ha fatto. Gli altri no». (an.ma)


Trento. A 14 anni ballavo sul cubo a 16 sesso a pagamento. 14/03/2011 08:43
TRENTO - Cubista a 14 anni, prostituta tra i 16 e i 17. È la storia di una gioventù bruciata quella che la Rubacuori trentina racconta ai carabinieri del Nucleo operativo di Borgo il 16 febbraio del 2011. Gli investigatori hanno appena fatto irruzione nella casa di Loris Marchesoni a Levico (ora l’uomo è in custodia cautelare). Il proprietario dell’appartamento non c’era. All’interno però gli inquirenti trovano la 17enne con tre clienti e i soldi ancora sul comodino. La ragazza, dopo che è stato fatto intervenire un assistente sociale, viene invitata a rendere dichiarazioni: il verbale si apre alle 23. Non è per pruderie giornalistica che pubblichiamo stralci di questo racconto. Il verbale ricostruisce un mondo sconosciuto: nel ricco Trentino c’è chi si prostituisce a 17 anni, sapere e capire come ciò sia possibile è un dovere.
«Verso i 14 anni ho iniziato a ballare in discoteca al Number One di Pergine e ho iniziato ballando sul cubo anche perché li conoscevo dei ragazzi che facevano i dj. Gli stessi dj mi pagavano qualche cosa per le serate, tipo 50-100 euro a serata. Ho iniziato ad avere dei rapporti sessuali con uomini tra i 16 e i 17 anni. La prima volta è stato un ragazzo a Desenzano che mi ha chiesto se volevo avere un rapporto sessuale con lui e io ho accettato. Questo ragazzo mi ha pagato all’epoca 150 euro. Da qui ho scoperto che la cosa mi interessava e quindi ho iniziato l’attività. I ragazzi con i quali sono stata di seguito li ho frequentati di mia iniziativa e che conoscevo nei locali».
La ragazza spiega poi come avveniva la sua attività e quali erano i suoi contatti, i suoi procacciatori d’affari o presunti tali. «Lui (il riferimento è a Claudio Mascanzoni, detto Stereo, ora in carcere a Verona) mi ha fatto conoscere degli uomini con i quali poi ho avuto rapporti sessuali completi, consenziente. Io prima di ogni rapporto dicevo a questo Stereo quanto prendevo a prestazione e ciò si aggirava sui 200 o 300 euro se si aggiungeva anche la cena. Premetto che allo Stereo chiedevo prima quante persone dovevo frequentare nel corso della serata e di conseguenza gli dicevo il prezzo della mia prestazione. Ripeto: sempre 200 euro a persona».
La Rubacuori trentina sogna di approdare alla ribalta nazionale. Così a febbraio si fa accompagnare da Stereo al raduno della Ferrari a Campiglio sperando di agganciare qualche vip. Una festa «che non volevo perdere e che per poterla frequentare dovevo almeno conoscere qualcuno». Ma le aspettative vengono deluse: «Non ho conosciuto nessuno. La sera che sono stata accompagnata a Madonna di Campiglio ho conosciuto per i fatti miei due ragazzi con i quali ho avuto rapporti sessuali. Il primo ragazzo mi ha pagata 150 euro e il secondo nulla perché lo ho scelto io».

Aosta. Conseil Fédéral Uv decisivo per l'allargamento della maggioranza al Pdl. Dubbi nella Stella. Aosta - Oggi il parlamentino Uv sancirà l'alleanza in Regione col Pdl. Stella Alpina ha iniziato il confronto con gli aderenti: "Non seguiamo ciecamente l'Uv". Scettici i vertici del leone: "Alleato forte ma non indispensabile". È il giorno del giudizio per l'ingresso del Popolo della Libertà nella maggioranza regionale. Il Conseil Fédéral dell'Union Valdôtaine è convocato per questa sera alle 20.30 all'auditorium del Villair di Quart: il parlamentino del leone rampante farà la sintesi di di un mese di consultazioni sul territorio approvando un documento finale. L'Uv ha interpellato le sezioni: finora, la maggioranza di esse si è espressa a favore dell'allargamento al Pdl della maggioranza autonomista, formata da Uv, Stella Alpina e Fédération Autonomiste, senza l'attribuzione di posti in giunta. Ma non sono mancate le (numerose) voci fuori dal coro. Prima Nus, poi Saint-Vincent (che non ha votato un documento finale per il basso numero di partecipanti alla riunione), poi Jovençan e Charvensod, oltre a singoli aderenti, hanno espresso dubbi sull'opportunità politica o sui tempi per l'allargamento a forze di governo in grande crisi.
"I soliti noti": così David Follien, vicepresidente Uv, bolla i "dissidenti", in gran parte della corrente legata all'ex presidente della Regione Dino Viérin. Per Ego Perron, "l'apertura al Pdl è necessaria per concludere un percorso politico iniziato con le elezioni europee e proseguito con le comunali di Aosta". Lo ha spiegato alle sezioni, e oggi sottolinea che "non ci sono state imposizioni o diktat, lo testimonia il fatto che ci siano stati pareri discordanti e che non ci sia stata maggioranza bulgara per l'allargamento". Frizioni con la Stella Alpina? "Sono un alleato importante, ma non indispensabile", li fredda Follien.
Se sul matrimonio con il Pdl, Fédération non ha mai avuto dubbi, proprio la Stella Alpina ha iniziato le sue consultazioni, ma con ritardo rispetto all'Uv. Tre incontri sul territorio, il primo dei quali a Pré-Saint-Didier, altri sono previsti a Verrès e Gressan, sanciranno entro il 23 marzo la linea del movimento guidato da Rudy Marguerettaz. "Siamo stati noi per primi a porre la questione dell'allargamento di maggioranza - dice il segretario regionale -, ma non intendiamo seguire ciecamente l'Union. Consulteremo i nostri aderenti per arrivare ad una posizione univoca in vista del prossimo Consiglio regionale". di Alessandro Mano

Belluno. La Lega attacca il Pdl: «Un'alleanza che non si vede nei fatti» BELLUNO. «Ci faremo carico del problema». I parlamentari della Lega Nord rispondono all'appello del presidente della Provincia Gianpaolo Bottacin e promettono di attivarsi per recuperare i tagli che non consentono di chiudere il bilancio dell'ente. Le finanze però sono in mano a un poco collaborativo Pdl, come sottolinea il deputato Franco Gidoni, che invita a costituire una task force. Il parlamentare di riferimento Maurizio Paniz infatti ha già annunciato di non volersi occupare del problema, almeno fino a quando Bottacin non si dimetterà. «Il Pdl ha il ministro delle finanze e in Provincia ha la delega al bilancio», ricorda Gidoni, «forse se ci avessero messo di meno a sostituire Piccoli le cose sarebbero andate meglio. Da parte nostra c'è la massima disponibilità a cercare i fondi, ma so che il neo assessore provinciale Carbogno ha un ottimo rapporto col sottosegretario all'economica e quindi ci sono buone prospettive. Credo che si costituirà un gruppo di intervento e spero che nessuno si metta a speculare politicamente ai danni dell'ente». Eppure c'è chi lo fa: «Per rispetto dei cittadini», continua Gidoni, «non mi pare il momento. Quello che mi preoccupa di più è la prospettiva, perché si fanno tanti proclami sull'autonomia, ma questa provincia non è sostenibile senza fondi perequativi. Ci scopriamo un po' terroni», dice ancora il deputato leghista, «e dovremo inventarci qualcosa se vogliamo realizzare il federalismo provinciale». Infine un cenno al presidente Bottacin: «E' stato bravo a recuperare metà dei 15 milionid i taglio; sapendo come stanno tutti con la borsa tirata, Bottacin si è dimostrato molto abile. Adesso dobbiamo darci da fare noi». Il senatore leghista Gianvittore Vaccari aggiunge: «Sono in contatto col presidente e assicuro che faremo tutto il possibile», mentre sull'atteggiamento del Pdl chiede di sorvolare: «Non posso dire di più». Lo fa, invece, il segretario provinciale del Carroccio, Diego Vello, che solo qualche giorno fa si era sentito dire "è tutto a posto, siamo amici", dal corrispettivo del Pdl: «I problemi di Palazzo Piloni non sono solo del presidente ma di tutti, anche dell'alleato», ricorda Vello. «Giovedì eravamo giunti a un rafforzamento dell'alleanza che però non vedo nei fatti e nemmeno nelle dichiarazioni. Mi pare che qualcuno remi poco o addirittura contrario. Abbiamo una responsabilità comune nel governare questa Provincia e il Pdl gioca ad uno scarica barile che a nulla serve se non a peggiorare la situazione. Le parole di Paniz e Bond», continua Vello, «sembrano più un attacco frontale che una mano tesa in aiuto come vorrei da un alleato. Mi dispiace e ritengo sia grave che Maurizio Paniz non sapesse nulla dei problemi economici che ci sono in provincia, visto che l'assessore al bilancio è proprio del Pdl e mi spiace ancora di più che Paniz attenda le dimissioni del presidente Bottacin per iniziare a discutere del problema. Le parole fugano ogni dubbio, il Pdl non ha fatto ancora niente per uscire dalla crisi economica dell'ente e anzi critica senza mezzi termini l'unica persona che si è attivata in prima persona ossia il presidente della provincia e con lui la Lega Nord. Al consigliere regionale Dario Bond», conclude Vello, «ricordo che in laguna il presidente c'è già andato più volte, come a Roma. Nessuno del Pdl, invece, ha mosso un passo al di fuori di Palazzo Piloni, lasciando che questa 14 marzo 2011
crisi avanzasse senza muovere un dito».

Friuli VG. Il piano di risparmio della Regione prevede 229 posti in meno
di Beniamino Pagliaro
Pensionamenti e blocco delle assunzioni: così cambia la macchina burocratica del Friuli Vg. Ma per le auto blu si va in controtendenza: assunti 3 nuovi autisti
TRIESTE. Duecentoventinove dipendenti in meno entro il 2013: è quasi un esodo quello che la giunta stima per il comparto dei lavoratori della grande macchina amministrativa della Regione. Il programma triennale 2011-2013 è stato approvato dall’esecutivo e prevede un progressivo numero di uscite dall’impianto dei dipendenti regionali.
Il blocco delle assunzioni si fa sentire in modo decisivo, tanto che per il 2011 la Regione aveva già programmato appena 12 nuove assunzioni e altre 7 sono state aggiunte di recente. Nel corso dell’anno, la Direzione centrale funzione pubblica procederà alla selezione con bandi di 11 dipendenti di fascia D, e uno di fascia C. Le novità approvate nelle scorse settimane riguardano tre nuovi posti nell’Ufficio stampa e un nuovo centralinista per la sede di Udine, da selezionare tra i lavoratori disabili.
Ma non può sfuggire anche il reclutamento di tre nuovi autisti per le tanto discusse auto blu. L’allegato alla delibera dell’assessore al Personale, Andrea Garlatti parla chiaro: «Al fine di far fronte alle indifferibili esigenze connesse all’attività di rappresentanza degli assessori, in correlazione con i recenti pensionamenti di 7 persone addette alla guida, si ritiene di procedere all’attivazione delle procedure finalizzate al reperimento di personale da adibire al suddetto servizio». Tradotto: tre nuovi autisti, e, visti i precedenti e il caso Ballaman, ci sarà da stare attenti a come la Regione procederà alla selezione. Troppe volte – lo confidano in prima battuta gli stessi assessori – gli autisti, come tanti altri dipendenti di “mamma-Regione”, sono stati assunti per meriti ma senza dimenticare le vicinanze politiche. Se le auto blu – ormai grigie – sono noleggiate da alcune imprese dedicate, gli autisti diverranno a pieno titolo dipendenti regionali, nella fascia B.
Dopo qualche tensione tra i redattori e la Regione, la giunta ha anche stabilito di investire sull’Ufficio stampa di Palazzo. Si procederà dunque alla selezione pubblica per tre posti a tempo indeterminato con contratto giornalistico in fascia C: uno finirà in piazza Unità, due in Consiglio regionale. Negli scorsi mesi non sono mancate le tensioni sulle scelte dell’assessore Garlatti. Pur lasciando da parte la questione del rinnovo del contratto del Comparto unico, anche la questione reclutamento ha scatenato piccole battaglie tra le varie direzioni. Che nei prossimi anni perderanno personale, in gran parte per pensionamenti, e vorrebbero però mantenere intatta la pianta organica. L’impresa si presenta ardua: basta pensare che dai 2.535 dipendenti a tempo indeterminato assunti al primo gennaio del 2011, si dovrà arrivare a 2.325 a fine 2013: in termini percentuali la diminuzione della forza lavoro è dell’8,2%.
Così, è facile pensare che l’«adeguamento» del piano triennale sarà rivisto più volte nei prossimi anni, per accontentare questo o quell’ufficio, questo o quell’assessore. I nuovi posti, spiega Garlatti nella delibera, servono a dare «tempestiva copertura a posizioni vacanti non prevedibili» al tempo della stesura del piano, e questo senza infrangere i limiti fissati: la Regione può assumere due dipendenti per ogni dieci che hanno lasciato il posto nell’anno precedente.

Friuli VG. Fontanini si rivolge alla Regione e chiede più potere per le Province
Il presidente dell’Upi del Friuli Vg mantiene alta la pressione sulla Regione sul ruolo dell’ente
UDINE. Rimane alta la pressione politica sulla Regione da parte del Presidente dell’Upi del Friuli Venezia Giulia, Pietro Fontanini, «per assicurare un concreto ruolo delle Province quali enti di governo di area vasta, rappresentative degli interessi generali della proprie comunità territoriali».
Alla presenza dell’assessore regionale alla funzione pubblica, autonomie locali e coordinamento delle riforme, Andrea Garlatti, che è intervenuto nei giorni scorsi, nella sede dell’Unione di Udine, all’apertura dei lavori dell’Esecutivo, Fontanini, ha ribadito che «le Province sono pronte a cogliere fino in fondo la sfida dell’efficienza e dell’efficacia della gestione amministrava ed a fare la propria parte rispetto alle esigenze di contenimento della spesa pubblica, ma nonostante ripetute proposte e solleciti, la disponibilità manifestata ha trovato ancora scarsa rispondenza nell’organo di governo regionale e ancor meno nelle volontà del legislatore. E’ tempo – ha marcato – di cambiare marcia e di dare un’accelerata alle riforme!».
«Siamo favorevoli, in linea generale, a tutte quelle azioni che rafforzano la capacità di governo degli enti locali in forma compiuta, perché avere la competenza e l’autonomia per decidere su tutti gli ambiti di una determinata materia certamente facilita e non complica la soluzione dei problemi – ha risposto l’assessore Garlatti. Di qui l’impegno a razionalizzare i diversi livelli istituzionali aumentando il “peso” degli enti locali. Il disegno di legge sulle Unioni dei comuni, all’esame del Consiglio regionale, ne costituisce un esempio, ma guardiamo anche alla Province – ha aggiunto Garlatti – che, per la loro organizzazione e struttura, sono in grado di poter ricevere presto ulteriori attribuzioni».
L’assessore Garlatti ha, quindi, segnalato la disponibilità a dare corso ad una valutazione puntuale delle funzioni che a vario titolo già la Regione ha delegato alle Province affinché le relative risorse, oggi individuate da diversi capitoli di bilancio, possano essere messe nella complessiva disponibilità di tali enti, attraverso gli stanziamenti ordinari annuali, e ad introdurre eventuali innovazioni normative utilizzando la prossima legge di ‘manutenzione’.
All’incontro hanno preso parte il vice-presidente della Provincia di Pordenone, Eligio Grizzo, l’assessore provinciale di Trieste, Mariella Magistri De Francesco, nonché il presidente della prima commissione permanente dell’UPI, Luca Zanut, della seconda, Dario Baresi, ed il Direttore, Rodolfo Ziberna.
L’iniziativa del Presidente Fontanini proseguirà nei prossimi giorni con un incontro con l’assessore regionale all’ambiente, Luca Ciriani, per ribadire la richiesta delle Province di acquisire le competenze in materia di servizio idrico e gestione dei rifiuti “Regioni importanti come Veneto e Piemonte si sono mosse in questa direzione – ricorda Fontanini - ed attendiamo che anche da noi si faccia altrettanto”.

Friuli Vg. Ancora polemiche su Friuli doc. Martines: basta parole, ora i fatti
di Domenico Pecile
Il vicesindaco di Udine: «Il Comune di Udine può dare risposte chiarificatrici ma vogliamo prima garanzie sui fondi necessari per organizzare la manifestazione»
UDINE. «Parlano tutti. Ma molti “sparano” a caso. Io mi limito a rinnovare l’invito: chiedo che il presidente Tondo – oppure gli assessori Seganti e Violino o tutti e tre – mi convochi subito. Sì, basta chiacchiere. Ritengo di essere in grado di dare risposte chiare, definitive per mettere fine all’inutile botta e risposta e garantire che Friuli Doc ottenga la necessaria copertura economica. Per il resto, appunto, sono chiacchiere».
Il vicesindaco e assessore comunale al Turismo, Enzo Martines, dice di non poterne più di assistere al balletto delle dichiarazioni. «Lo ripeto – insiste –: nei giorni scorsi ho inviato una lettera a Tondo, alla Seganti e a Violino richiedendo un vertice urgente. Non ho ancora ottenuto risposta. Oggi rinnovo quell’invito perché davvero è necessario per trovare una soluzione. Anche perché, mi pare, sia Violino sia il presidente del consiglio regionale hanno detto a chiare lettere che il Friuli e Udine né possono né devono rinunciare alla vetrina di Friuli Doc».
Insomma, Martines fa capire che, evidentemente, il centro-destra deve fare outing e avere un comportamento unico nei confronti della kermesse settembrina. La Lega che conta, quella del vertice, pare assecondare i desiderata udinesi, ma nel Pdl i sentimenti sono altri. «Sono contento – afferma – di sapere che per Friuli Doc sarebbero disponibile altri fondi, ma credo che questo rischi di diventare un vero pasticcio. Come dire che il rimedio è peggio del male. Insomma, ci devono spiegare chi darà questi fondi aggiuntivi e soprattutto per che cosa. Quando si offrono fondi bisogna sapere a che cosa servono. Noi abbiamo spiegato che cosa sono le spese “vive” e qual è il tetto oltre il quale non possiamo scendere per garantire la manifestazione. Ecco perché non si può perdere altro tempo ed è necessario un confronto urgentissimo. Lo ripeto: sento troppa gente che spara a caso».
Chi? Martines non ha un attimo di esitazione e ribatte secco: «Penso per esempio all’ex assessore comunale, Luciano Gallerini, che fa il sobrio assicurando che bastano poche decine di migliaia di euro per realizzare Friuli Doc omettendo di raccontare quando lui telefonava al suo amico Enrico Bertossi e riceveva oltre 300 mila euro. Davvero incredibile! Ma penso anche al capogruppo del Pdl in consiglio comunale, Loris Michelini, che parla di Friuli Doc come di una sagra paesana. Gli ricordo due cose. La prima: probabilmente confonde Friuli Doc con la sagra di Cussignacco. La seconda: evidentemente non ha letto le tante dichiarazioni di questi giorni delle categorie economiche che hanno ribadito che non si può paragonare Friuli Doc a una sagra, vista l’importanza economica di promozione del territorio che riveste come succede per esempio per le fiere regionali».
Al consigliere regionale del Pdl Alessandro Colautti Martines manda a dire gli che piacerebbe «spiegargli, e non per sentito dire come fa lui, qual è l’effettivo impegno del Comune di Udine per organizzare quest’evento, a cominciare dal dipendente comunale impegnato ogni giorno da febbraio a settembre». Infine, «chiedo alla Regione di trovare il migliore assetto finanziario per salvaguardare l’immagine e la forza di questa kermesse. Su questo, lo ribadisco, ho l’urgente necessità di confrontarmi. Aspetto di essere convocato».

Milano. Milano: 35 arresti e sequestri per 2 mln ad affiliati 'ndrangheta
Lunedì 14 Marzo 2011 08:39. Trentacinque arresti nei confronti di altrettanti affiliati alla 'ndrangheta in Lombardia sono in corso in queste ore da parte del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano, dei Carabinieri del Ros, in collaborazione con la Polizia locale. Sequestrati anche beni per due milioni di euro. Le ordinanze di custodia cautelare sono state disposte dal gip Giuseppe Gennari su richiesta della Dda milanese. Gli arrestati sono indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, minacce, smaltimento illecito di rifiuti e spaccio di sostanze stupefacenti. L'operazione e' coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini, insieme ai pm Alessandra Dolci, Paolo Storari e Galileo Proietto. Le indagini hanno permesso anche di ottenere il sequestro di beni per un valore di oltre due milioni di euro. I dettagli dell'operazione saranno illustrati in una conferenza stampa che si terra' alle 11 presso gli uffici della procura di Milano e alla quale prendera' parte anche il procuratore della Repubblica, Edmondo Bruti Liberati. Tra loro ci sono personaggi di primo piano delle cosche reggine e platiote, tra cui il 59enne boss Giuseppe "Pepè" Flachi e suo figlio Davide, nonché diversi personaggi legati al clan Barbaro, tutti da anni residenti nel capoluogo lombardo.

Favria. Rifiuti, le bollette sono quintuplicate. Commercianti sul piede di guerra a Favria. FAVRIA. Un consiglio comunale aperto, da convocarsi 'immediatamente', e in orario serale, per favorire la partecipazione degli interessati (i commercianti). E' la richiesta formulata, attraverso un documento protocollato venerdì, dal gruppo consiliare di minoranza di Favria.
L'iniziativa era nell'aria e segue la levata di scudi degli operatori della cittadina che hanno visto lievitare in modo ritenuto spropositato la tassa rifiuti. I conti sono presto fatti: bollette, in alcuni casi, anche quintuplicate.
Un imprenditore del paese che si è visto recapitare, tra capo e collo, un bollettino di 4mila e 750 euro, dice: «Fino all'anno scorso pagavo mille euro. Mi chiedo come farò a far fronte ad una cifra simile. Ho anche un mutuo da pagare. Così ci rovinano».

Genova. Trappola per il prefetto scomodo. 14 marzo 2011 Graziano Cetara. Genova - Il silenzio del prefetto Francesco Musolino alla notizia del suo congedo anticipato da Genova, rivelata ieri dal Secolo XIX , alimenta domande e misteri. E almeno un sospetto, rilanciato da alcuni dei vertici delle istituzioni della città e ben rappresentato dalla «solidarietà convinta», questa sì espressa ufficialmente, del sindaco Vincenzi: qualcuno ha voluto fermarlo. Al Viminale ne sono convinti. La vicenda del “bagno d’oro”, la costosissima ristrutturazione dei servizi della prefettura, è stato un piattino avvelenato servito a Musolino nel momento in cui stava cercando di metter fuori gioco le mafie dagli appalti in città.
Conclusione: il colpo d’immagine è stato violento e Musolino va avvicendato in fretta, nei prossimi tre mesi. «L’hanno messo in una situazione insostenibile - è la posizione del ministero dell’Interno - senza alcuna colpa. Ma ora va spostato, per sua tutela». Spostato e proiettato verso incarichi più alti: il commissariato per i beni confiscati alla mafia o una prefettura più importante. A quali progetti stava lavorando in silenzio Musolino quando è arrivato lo sgambetto? Primo: la “centrale unica ” a cui affidare il compito di bandire le tutte le gare d’appalto, per mettere il portafogli dello Stato al riparo dalle mani ingorde dei trafficoni e soprattutto delle organizzazioni criminali. La ’ndrangheta in particolare. Secondo: la white list, l’elenco delle aziende neanche sfiorate dai sospetti, dentro cui pescare nell’affidamento delle opere pubbliche. Una lista da compilare con l’aiuto degli investigatori specializzati nella lotta alla criminalità organizzata. Mentre infuriano le inchieste proprio su questi argomenti, sul Provveditorato alle opere pubbliche di Lombardia e Liguria e sulla direzione tecnica dell’Autorità portuale, Musolino è stato neutralizzato con la storia del “bagno d’oro”: ristrutturato proprio dal Provveditorato con le modalità anomale contro le quali l’uomo del governo si stava battendo.

Imperia. Raddoppio del Tenda, super tunnel da 200 milioni. 14 marzo 2011 Fulvio Lanteri. Primi dettagli progettuali del Tenda bis. Due imbocchi ai tunnel: sul lato Italia spariranno tutte le costruzioni attuali per far spazio ad un maxi-piazzale sul quale si affacceranno le due gallerie. Sul lato Francia l’odierno piazzale sarà ampliato e sarà necessaria una bretella per collegare il nuovo tunnel alla statale 20 del Tenda

L’Anas ha reso noti, nei giorni scorsi, i primi dettagli progettuali del Tenda bis, strategico raddoppio dello storico traforo il cui appalto è ormai dato per imminente. Di un certo interesse, i due imbocchi ai tunnel: soprattutto sul lato Italia dove spariscono tutte le costruzioni attuali per far spazio ad un maxi-piazzale sul quale si affacceranno le due gallerie (la vecchia e la nuova). Anche sul lato Francia l’odierno piazzale sarà ampliato, sarà necessaria però una modesta bretella per collegare il nuovo tunnel alla statale 20 del Tenda.
Quanto all’interno, sono stati confermati i collegamenti tra le due gallerie per ragioni di sicurezza: nell’eventualità d’incidenti o, peggio ancora, di incendi gli automobilisti potranno rapidamente allontanarsi e mettersi in salvo raggiungendo in poco tempo il tunnel “gemello”.
Ma a che punto è l’iter procedurale per aprire il cantiere? A fine gennaio sono stati approvati i documenti di appalto predisposti da Anas; entro la primavera potrà essere avviata la fase di scelta dell’impresa che dovrà redigere il progetto esecutivo e realizzare i lavori.
L’accordo di Parigi del 12 marzo 2007 prevede che l’importo complessivo dell’intervento, circa 209,4 milioni di euro, sia suddiviso per il 58,35% a carico della parte italiana e per il 41,65% a carico della parte francese.
Il progetto del nuovo tunnel del colle di Tenda nasce dalle indicazioni espresse dalla Commissione intergovernativa per il miglioramento dei collegamenti franco-italiani nelle Alpi del Sud per la quale «la sicurezza del tunnel stradale del Tenda rappresenta una priorità assoluta…..».
Sono stati approvati nel 2005 a Roma il progetto preliminare e lo studio ambientale delle due soluzioni (”alta” e “bassa”) ed è stata scelta la soluzione “alta” (nuovo tunnel parallelo a quello attuale).
Il progetto prevede la costruzione di una nuova canna mono-direzionale nel senso Italia-Francia (6,5 metri di carreggiata, con una corsia di marcia di 3 metri e mezzo e una corsia di emergenza di 2,70 metri) mentre il collegamento Francia-Italia avviene attraverso l’attuale tunnel debitamente ampliato (alesaggio) sino a raggiungere le dimensioni della nuova canna; le due gallerie – come si diceva- saranno collegate da by-pass pedonali e carrabili.
I lavori all’aperto in territorio italiano sono limitati all’adeguamento degli imbocchi e del piazzale di accesso e al ripristino della viabilità locale mentre, in territorio francese, è prevista la realizzazione di una nuova opera di scavalco del “Fosso della Cà” e il rifacimento dei tornanti presenti dall’imbocco sino all’attuale “ponte di Romanin”.
I lavori dovrebbero durare almeno sette anni. Si comincerà dal nuovo tunnel, nel quale – dopo quattro anni – sarà dirottato tutto il traffico. Contemporaneamente sarà chiuso e completamente risistemato l’attuale tunnel (in programma un cantiere triennale). Teminati tutti gli interventi, le gallerie diventeranno monodirezionali: una Italia-Francia, l’altra Francia-Italia.

Roma. 2 yacht su 3 intestati a nullatenenti, +6,7% nel 2011
Questo è quanto emerge da nuova inchiesta condotta da KRLS Network of Business Ethics per conto del magazine «Contribuenti.it». ROMA - «Crescono a dismisura i poveri possidenti, +6,7% nel 2011, che vivono spendendo migliaia di euro per beni di lusso e non dichiarano al fisco quello che guadagnano effettivamente. Il 64% degli yachts che circolano in Italia, sono intestati a nullatenenti o a pensionati con la social card, prestanome di facoltosi imprenditori, per evadere le tasse.» Questo è quanto emerge da nuova inchiesta condotta da KRLS Network of Business Ethics per conto del magazine «Contribuenti.it» dell'Associazione Contribuenti Italiani, che ha presentato oggi a Capri il nuovo inserto «Nautica & Fisco».
Sono poveracci, dalle dichiarazioni dei redditi irrisorie, presumibilmente prestanome di imprenditori e professionisti che in questo modo eludono il fisco o, peggio ancora, fanno affari d'oro con la malavita organizzata, i proprietari di dei più bei yacht che circolano in Italia.
Secondo lo studio dell'Associazione Contribuenti Italiani che saranno prossimamente pubblicati sul magazine «Contribuenti.it», elaborato su dati de Lo Sportello del Contribuente e del Ministero delle Finanze, oltre la metà degli italiani ha dichiarato meno di 15.000 euro annui e circa due terzi meno di 20.000 euro; di contro, solo lo 0,95% ha dichiarato oltre 100 mila euro, lo 0,17% più di 200mila euro e solo 15 mila persone ha dichiarato un reddito di oltre 300 euro all'anno. Una fotografia che strida con i dati relativi alle richieste di posti barca che sono cresciuti del 12,3% e agli acquisti di imbarcazioni di lusso. La spesa è cresciuta in Italia nel 2011 del 6,7%. I «ricchi nullatenenti e i poveri possidenti» anche quest'anno hanno destineranno buona parte della loro spesa nella locazione di ville esclusive o per i cosiddetti «passion investiments» come auto di grossa cilindrata (240.000 fuoriserie e suv), yachts, gioielli e oggetti d'arte, nonostante la strategia della tensione messa in atto dall'amministrazione finanziaria.
«Da sola la Guardia di Finanza non può combattere l'evasione fiscale che è diventato lo sport più praticato dagli italiani - afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani - Devono scendere in campo gli 007 per scoprire chi sono gli effettivi proprietari degli Yachts che puntualmente, nei mesi estivi, solcano i nostri mari sbeffeggiando il fisco italiano». CONTRIBUENTI.it
Lunedì 14 marzo 2011

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