lunedì 14 marzo 2011

Federali-Mattino. 14 marzo 2011. Il Veneto è logisticamente al centro di un'area mondiale di grande interesse. Basta guardare al raddoppio del canale di Suez e all'evoluzione che sta vivendo l'Africa: aprono le porte a un futuro diverso per la nostra regione. Che sarà meno potente, forse, ma di certo più interessante. Siamo una piattaforma verso quella parte del mondo: l'Africa non sarà quella che è oggi. Questa ipotesi non regge giuridicamente. I dubbi giuridici sono evidenti. Ed ecco allora che si è scatenata una sorta di corsa tra assessori ed esponenti regionali ad accusare o a spiegare, precisare, chiarire.

Patrioti locali:
Bozen. Test bilingue per l'assunzione: è scontro.
Friuli Doc, la Regione ripensa i contributi.
Veneto. Veneto metropoli «Sta avanzando. Parlano i fatti»
Padova. I giovani della destra: «Patrioti, 10 regole»
Verona. «Il Pdl va in piazza per l'Italia E la Lega resti nell'alleanza»


Bozen. Test bilingue per l'assunzione: è scontro. La Volkspartei preme, ma l'assessore regionale modifica la norma. BOLZANO. Prove in italiano e tedesco nei concorsi per i Comuni. L'assessore regionale Margherita Cogo annuncia la sua intenzione di fare marcia indietro: «Questa ipotesi non regge giuridicamente». Martedì presenterà in giunta la proposta di modificare il disegno di legge che porta la sua firma.  E' durata solo qualche mese l'ipotesi di cambiare le regole per i concorsi nei Comuni altoatesini. Prima ancora che approdi nella prima commissione legislativa regionale, il testo di Margherita Cogo si avvia a una nuova discussione in giunta regionale. L'assessore del Pd trentino chiederà di tornare alla formulazione originaria. In giunta dovrà però convincere la Svp, sponsor dei concorsi in doppia lingua.  Margherita Cogo spiega: «Mi ero data del tempo per approfondire e mi sembra che questa ipotesi non regga». Politicamente o giuridicamente? «Giuridicamente».  La giunta regionale ha depositato lo scorso novembre il disegno di legge «Modifiche all'ordinamento del personale delle amministrazioni comunali». Si tratta del recepimento della legge Brunetta. Il Consorzio dei Comuni dell'Alto Adige ne ha approfittato per chiedere a Margherita Cogo di modificare l'attuale sistema dei concorsi comunali, che oggi prevede la presentazione di un attestato di bilinguismo (patentino o titoli equipollenti) e l'indicazione del candidato della lingua in cui desidera sostenere le prove.  Margherita Cogo aveva accettato di inserire un comma, che così recita nella versione depositata in commissione regionale (convocata per mercoledì): «I candidati hanno facoltà di sostenere le prove d'esame sia nella lingua italiana che in quella tedesca secondo quanto indicato nella domanda di ammissione. Almeno una prova, a scelta del candidato, deve essere comunque sostenuta nella lingua diversa rispetto a quella indicata».  Si può fare? La stessa Cogo, dopo avere accolto la richiesta del Consorzio dei Comuni, ora dà conto delle sue perplessità: «Non credo che regga. Ho già preparato un emendamento, che martedì sottoporrò alla giunta».  Il Pd altoatesino era pronto a farsi sentire. «Ho dubbi che una norma simile possa reggere», spiega il vicepresidente provinciale Christian Tommasini (Pd), «una legge del genere metterebbe in discussione il senso stesso del patentino e delle certificazioni europee. Nessun dubbio sulla necessità che negli uffici pubblici il personale possa dialogare con gli utenti nelle due lingue, ma questo disegno di legge così impostato non convince». Aggiunge Luigi Gallo, assessore al personale in Comune: «I dubbi giuridici sono evidenti. Aggiungerei un altro elemento: un cambiamento simile delle norme sui concorsi presuppone che ci sia qualcosa di inattaccabile a monte, vale a dire una scuola bilingue».  I Verdi sono rappresentati in commissione da Hans Heiss. Il capogruppo Riccardo Dello Sbarba lancia la sfida: «Si vuole mettere il bilinguismo al di sopra di tutto, come proponiamo noi Verdi? Allora la riforma va fatta tutta: non si chieda il patentino, si faccia l'esame in entrambe le lingue e si assuma secondo il grado di bilinguismo e non secondo proporzionale. Non si può invece mantenere tutto inalterato e introdurre un "rilevamento dell'impronta digitale etnica", facendo dei membri delle commissioni degli "ispettori della verità linguistica"». (fr.g.)

Friuli Doc, la Regione ripensa i contributi. Dopo le proteste di Udine per i tagli, si farà un vertice sui fondi destinati agli eventi UDINE. Sarà un vertice regionale, convocato principalmente tra assessori e presidente della giunta, a sciogliere, nei primi giorni della settimana che inizia domani, il nodo sulla vicenda Friuli Doc e finanziamenti.
Dopo l’annuncio che i fondi erogati dal turismo per l’edizione 2011 della kermesse cultural-enogastronomica erano passati dai 130 mila euro del 2010 ai 40 mila di quest’anni, e dopo la spiegazione che a questi fondi andavano aggiunti anche i contributi dell’Ersa e i fondi destinati direttamente agli artigiani che avrebbero partecipato all’iniziativa (altri 85 mila euro), i conti comunque a Udine sono sempre rimasti in rosso, secondo i più.
Ed ecco allora che si è scatenata una sorta di corsa tra assessori ed esponenti regionali ad accusare (se del Centro-sinistra) o a spiegare, precisare, chiarire (se del Centro-destra). Fino all’ultima presa di posizione riferita ieri dal nostro quotidiano. Con il leghista Claudio Violino (uno degli assessori regionali, assieme all’altra leghista Federica Seganti finito nel mirino delle critiche) che alla fine ha chiamato in causa anche il consigliere regionale del Pdl, Alessandro Colautti, e il presidente Tondo. Invitandoli a ripensare alla distribuzione dei fondi per la rassegna di Bianco&Nero (in tutto circa 360 mila euro per il 2011), ritagliando così proprio da questo capitolo qualche contributo in più per Friuli Doc.
Una chiamata in causa che non è piaciuta molto allo stesso consigliere Colautti. «Bianco&Nero non è certo una manifestazione “mia” - ha voluto spiegare ieri il consigliere regionale del Pdl -. Anzi, se vogliamo essere giusti, dobbiamo riconoscere al presidente Tondo l’idea e la volontà di dare vita, due edizioni fa, a questa manifestazione. Nel 2009 si è svolta per la prima volta. Nel 2010 la rassegna si è più strutturata. E nel 2011 è stata confermata. Io sono un semplice consigliere regionale, privo quindi della capacità di spesa che ha invece un assessore. E anche per questo trovo l’invito e le affermazioni di Violino un po’ fuori luogo, anzi solo uscite da “tipicamente violinista”».
In questo momento è comunque impensabile, a giudizio di Colautti, immaginare e programmare riparti “scollegati” tra i vari assessorati. Per questo, lo stesso Colautti vede assolutamente di buon occhio la riunione allargata dell’inizio di questa settimana, durante la quale si parlerà appunto di finanziamenti per le varie manifestazioni. Così da arrivare a una regia omogenea e organica su tutti i contributi per le varie manifestazioni che toccano più di un assessorato.
«Ma bisogna anche tenere presente - ha aggiunto ieri Colautti - che i tempi sono cambiati e che la crisi interessa anche i fondi pubblici. La Regione, in ogni caso, farà la sua parte per Friuli Doc, ma ci sarà anche la partecipazione ad esempio dell’Ersa e della Provincia di Udine. A questo punto però ci chiediamo che ruolo ha il Comune di Udine? Tutti dovrebbero in qualche modo contribuire a organizzare e rafforzare Friuli Doc, a iniziare dalla stessa amministrazione comunale. Senza dimenticare però anche i privati. Per questo servirebbe un confronto allargato a tutti gli interessati. Per capire - ha concluso Colautti - fino a che punto deve aiutare il pubblico e quanto invece può intervenire anche il privato. Se è vero che Friuli Doc crea un giro d’affari di almeno 15 milioni di euro, non mi sembra un’idea balzana immaginare anche una compartecipazione di aziende e altre realtà».

Veneto. Veneto metropoli «Sta avanzando. Parlano i fatti»
IL DIBATTITO. Marino Zorzato (Pdl), vicegovernatore e assessore
«Anche senza cavalcare slogan c'è un lavoro su autostrade-ferrovie, interporti, aeroporti e università che concretizza la gestione "unitaria"» 13/03/2011. "Veneto metropolis", ovvero l'idea di rivoluzionare la gestione del nostro territorio concependo l'intero Veneto come un'unica area metropolitana, un "organismo unico" come era la Serenissima, o come sono oggi la Silicon Valley e S. Francisco negli Usa. Che risonanze trova in Regione la proposta-dibattito lanciata dal nostro giornale?
«Sul piano programmatico siamo già al lavoro, anche con il gruppo di esperti per il Piano regionale strategico (Prs) guidato dal prof. Cesare De Michelis», esordisce Marino Zorzato (Pdl), vicepresidente della Regione e assessore all'urbanistica. Che dà subito una chiave di lettura per il futuro: «Il Veneto è logisticamente al centro di un'area mondiale di grande interesse. Basta guardare al raddoppio del canale di Suez e all'evoluzione che sta vivendo l'Africa: aprono le porte a un futuro diverso per la nostra regione. Che sarà meno potente, forse, ma di certo più interessante. Siamo una piattaforma verso quella parte del mondo: l'Africa non sarà quella che è oggi. Ora questa posizione geografica in qualche modo ci propone una situazione di negatività, in futuro ci sarà un'evoluzione, in termini di attività portuale - con progetti come la piattaforma off-shore di Venezia - che porterà sicure opportunità».
Si può attuare una svolta, gestendo il territorio del Veneto come un'unica metropoli?
Non mi piace andare per slogan. Ma soprattutto non condivido una visione pessimistica della realtà: bisogna guardare a ciò che è già stato fatto e stiamo facendo. È da 10 anni che la direzione del Veneto è cambiata, e il nuovo Piano territoriale regionale e il Piano regionale di sviluppo, anche se non sono giunti al voto finale, indicano la direzione di una gestione unitaria del territorio. Il Veneto poi è una realtà composita: c'è l'accesso al mare da Venezia, c'è Verona che è la porta verso il Centro Europa, e ci sono due interporti molto forti per cui l'obiettivo è farli dialogare tra loro. Per gli aeroporti è lo stesso: ci due importanti realtà come Venezia e Verona, e occorre che ci sia dialogo, ma non dimentichiamo che la realtà si è già molto semplificata: non ci sono più gli aeroporti di Vicenza e Padova, e Treviso è in sistema con Venezia. Noi spingiamo in questa direzione. Come per le università: non vanno cancellate, ma si lavora perché siano in rete con Univeneto.
Nel bilancio 2011, quello dei tagli, però avete dato la sensazione di mettere in fondo alla lista le infrastrutture che servono per lo sviluppo dell'area metropolitana veneta.
Il bilancio va letto in modo corretto: i tagli di Roma riguardano la spesa corrente. Abbiamo discusso a lungo e si è deciso di proteggere il più possibile sociale, trasporto pubblico e lavoro come chiedeva del resto tutto il Veneto. Quella degli investimenti è un'altra questione: c'è un momento non florido anche qui, ma il Veneto si muove, anche senza tener conto che il Passante di Mestre è stata l'unica opera di livello nazionale degli ultimi anni. C'è la Pedemontana in arrivo e cambierà l'intera regione. C'è l'Alta velocità che avanza, pur con tutti i suoi problemi. C'è il sistema delle Tangenziali venete che è in itinere, c'è la Nogara-mare in procedura di project financing, c'è il Gra-grande raccordo anulare di Padova che con la camionabile e l'idrovia si collegherà a Venezia, ci sono i cantieri della terza corsia della A4 Venezia-Trieste. Stiamo analizzando i progetti per la Valsugana e avanza il progetto ferroviario per la Verona-Brennero. Non è una lista di parole: sono progetti in itinere. Il Veneto non è fermo e la visione da parte nostra c'è: la sto seguendo in prima persona perché l'urbanistica è mia competenza.
Potrebbe aiutare una "grosse koalition" tra le forze politiche venete?
La mia esperienza mi dice di no. Può al massimo esserci per momenti di difficoltà nazionale, e non mi pare che ora ci sia questa domanda, ma in Veneto francamente meno che mai. Quello che conta è avere un progetto chiaro, ottenere il consenso per governare (e al Nord il consenso è talmente chiaro che non ha proprio senso discutere) e realizzarlo. Nelle grandi coalizioni poi c'è il rischio di parlarsi addosso con continue ricerche di mediazione. La mia linea invece in questo momento è lavorare con semplicità: progetti chiari, fotografare l'esistente e lavorare in concreto per il Veneto del futuro. D'altra parte anche sui progetti di sviluppo delle grandi infrastrutture per il Veneto non mi pare che ci sia chissà che differenza di opinioni con l'opposizione. Casomai ci dicono: "accelerate, fate presto". Il problema vero sono le risorse finanziarie e il consenso del territorio, e riuscire a trovare le une e l'altro spetta a noi che governiamo».
Piero Erle

Padova. I giovani della destra: «Patrioti, 10 regole»
PADOVA. Iniziativa con l'assessore Donazzan  13/03/2011. Antonella Benanzato
PADOVA
Dieci regole per essere dei buoni patrioti. Dieci regole da declinare nella politica, nell'economia e nella cultura. È il manifesto culturale e politico il "Decalogo dei patrioti" presentato a Padova da Elena Donazzan, assessore regionale al lavoro e "italiana" doc che vuole riunire gli amministratori Pdl under 45 sotto l'ombrello valoriale dell'Unità d'Italia. Il progetto del think tank generazionale che fa capo all'associazione "Identità e Libertà", voluto da Donazzan , ha radici che affondano a un lustro fa, quando insieme a Vittorio Pesato, consigliere regionale del Pdl lombardo all'Università di Pavia, se ne elaborarono le basi.
La futura classe dirigente di centrodestra e destra, secondo Donazzan, deve ripartire proprio da qui. Dalle origini: dall'amor di Patria, da un federalismo che sia davvero utile al Paese, dall'esaltazione delle radici cristiane, da una politica di servizio e da un'Italia protagonista sugli scenari internazionali. Il programma è ambizioso ma, assicura l'assessora vicentina, «di fronte a una classe dirigente che segna il passo, quel passo vogliamo prenderlo noi. Adesso, e non fra vent'anni». L'iniziativa, presentata al Caffé Pedrocchi, uno dei templi del Risorgimento, non è il pretesto per ribadire il 150° dall'Unità d'Italia, tiene a precisare Donazzan, ma è l'occasione per presentare un progetto cui «da anni stiamo lavorando».
E le cifre del rinnovamento parlano attraverso i giovani amministratori che governano il territorio. «In Veneto - sottolinea Donazzan - su 700 amministratori under 45, appartenenti a tutte le forze politiche, ben 300 sono del Pdl. Ecco perché faremo appello non solo alla politica, ma al mondo dell'impresa affinché anche i giovani imprenditori si riconoscano in questi valori». In cinque anni "Identità e libertà" «è cresciuta. Andremo in tutte le province venete per declinare questi 10 punti. È necessario dar vita a una nuova classe dirigente e a una nuova politica in grado di coinvolgere le imprese e le libere professioni». La contrapposizione con i mantra leghisti salta agli occhi. Patria, tricolore, unità, sono l'abc delle celebrazioni del 150°, mentre a Treviso non si vuole fare nulla. Donazzan stempera le polemiche. «Nessuna contrapposizione con la Lega. Comunque a Treviso l'alzabandiera lo farà l'Associazione nazionale alpini che si sostituirà alle istituzioni».

Verona. «Il Pdl va in piazza per l'Italia E la Lega resti nell'alleanza»
150 ANNI. Affondo del coordinatore regionale Alberto Giorgetti in vista della manifestazione con ministri di sabato 19 «Subito il gruppo unico tra ex di Forza Italia e ex di An». «Catullo, l'intesa con Brescia va firmata o la concessione andrà in gara» 13/03/2011. Scossa del sottosegretario Alberto Giorgetti al centrodestra. Subito gruppo unico in Comune fra Forza Italia e An. Confermata l'alleanza con la Lega in vista delle elezioni amministrative e chiudere in fretta l'accordo fra Verona e Brescia per gestire gli aeroporti Catullo di Verona-Villafranca e D'Annunzio di Brescia-Montichiari «o la concessione anche per Brescia non arriverà e potrebbe andare in gara». Anzitutto, però, scendere in piazza a Verona con ministri e vertici regionali e cittadini per dire «Fieri di una storia, uniti per la patria».
Così Giovane Italia e Pdl veneto lanciano il corteo di sabato prossimo, 19 marzo, per le vie della città, per festeggiare l'Unità d'Italia e ribadire ad alleati non allineati (una parte della Lega) che la neoistituita festa del 17 marzo dev'essere, appunto, una festa.
Giorgetti, illustrando la manifestazione (partenza alle 15 da piazza Bra; dettagli in settimana) con il vicecoordinatore provinciale del Pdl Stefano Bertacco, assessore, con il suo collega Federico Sboarina, il responsabile della Giovane Italia (il movimento giovanile del Pdl nato dalla fusione di quelli di An e di Forza Italia) Matia Martini e il capogruppo di An-Pdl in Consiglio comunale Ciro Maschio.
«La festa del 17 marzo poi sta suscitando un interesse che va oltre le migliori aspettative. Non è così per altri che, infatti, hanno portato avanti polemiche, su questa festa, a cui parteciperà il ministro Giorgia Meloni e a cui potrebbero intervenire anche altri esponenti del Pdl al Governo». Martini: «Vogliamo uscire da logiche personalistiche e ritrovare unità nel nostro partito, a partire da questa manifestazione». Bertacco rivendica «l'orgoglio di essere italiani e di testimoniarlo».
L'esponente del governo lancia anche un ultimatum: «Auspico che i coordinatori della Grande Città convochino i consiglieri dei due gruppi per arrivare a definire l'istituzione del gruppo Pdl e relativi organi, anche perché si avvicina l'appuntamento amministrativo fra un anno. Sulla base dell'adesione o meno al gruppo», puntualizza Giorgetti, «il partito terrà conto di chi intende dare fiducia davvero a questo progetto politico e sulla base di questa adesione fiduciaria si decideranno i criteri per comporre le liste del Pdl l'anno prossimo. Se no decidano che non c'è un gruppo e il partito deciderà pur senza una rappresentanza». Ma se la Lega volesse andare da sola, alle elezioni sia del 15 e 16 maggio (20 i Comuni veronesi) e fra un anno? «Dipenderà molto dalla politica nazionale», spiega Giorgetti. «A oggi per noi e la Lega la corsa è unitaria al primo turno, nei capoluoghi e nei Comuni sopra i 15mila abitanti. C'è un accordo nazionale. Certo che se qualcuno prenderà decisioni diverse al primo turno, risponderemo come riterremo».
Sul futuro dell'aeroporto Catullo Giorgetti ha le idee chiare: «Il ministro Matteoli è venuto due volte a Verona per dire di trovare l'accordo Verona-Brescia, base per la concessione. Montichiari ha sistematicamente perso e andrebbe chiuso e la concessione dovrebbe andare in gara per vedere se c'è qualche soggetto interessato a fondi per rilanciare l'infrastruttura. Quindi, si trovi l'accordo fra i soci».
Le questioni di partito, però, scuotono ancora il Pdl. Maschio sul gruppo unico afferma che «stiamo lavorando sia noi che gli amici di Forza Italia. Siamo a buon punto e quindi l'appello del coordinatore troverà riscontro in tempi brevi». Alla presentazione del corteo non erano presenti esponenti di Forza Italia. Il capogruppo in Consiglio comunale, Salvatore Papadia, ci dice che «ho saputo soltanto dopo dell'iniziativa di presentazione e mi è stato detto che la conferenza stampa era del coordinatore regionale del Pdl con i giovani, quindi semmai è anomala la presenza di altri. Quanto al gruppo unico, siamo in dirittura d'arrivo».
Enrico Giardini

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