giovedì 17 marzo 2011

Mezzogiorno-Mattino. 17 marzo 2011.

“Il disegno federalista potrebbe recidere i legami che tengono insieme il Paese”

Isole minori, dopo 10 anni nasce il Fondo per lo Sviluppo

Benevento, su Nardone convergono De Mita, Mastella e Viespoli.

Vendola: Il nucleare sta suscitando dubbi in tutto il mondo

Isole minori, “Garantire collegamenti per salvare la stagione”

Imprenditore Adelchi, sequestrati i beni

Agriturismo, Toprural: In Spagna costa il 23% in meno che in Italia

Ferrovie, coincidenza cancellata protesta dei passeggeri a Lamezia

Loren, Napolitano, Autieri e Preziosi. La «Notte tricolore» è partenopea

Il turismo pugliese diventa internazionale

Puglia, da ieri blocco dei ricoveriin 18 ospedali.

Unità e Neoborbonici: «L'Italia celebra una menzogna, è solo retorica»

Caritas, aumentano i nuovi poveri: la crisi colpisce le famiglie oristanesi.

Campania, scompaiono pure le stalle

Venerdì apre a Mineo il “villaggio della solidarietà”

Telecolor, miglior tg regionale dell'anno

«Porta a Porta è ignobile, non ci vado».

Campania, Piano lavoro: in 20 giorni assunti 3.200 disoccupati


“Il disegno federalista potrebbe recidere i legami che tengono insieme il Paese”
di BlogSicilia 16 marzo 2011 -
Il disegno federalista che in Italia sta prendendo forma “potrebbe recidere i legami che tengono insieme il Paese, per sacrificare sull’altare degli egoismi delle regioni, quelle del Nord in particolare, l’unità che soprattutto noi abbiamo voluto”.
Lo ha detto il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo, intervenendo questo pomeriggio all’Assemblea regionale, nel corso della seduta dedicata al 150esimo anniversario dell’Unita’ d’Italia.
“A differenza di chi agita una questione settentrionale a tutela degli interessi di quelle regioni – ha aggiunto – la lezione del migliore meridionalismo è stata sempre caratterizzata da un autentico spirito nazionale ed europeo, nel convincimento che tutto il Paese deve essere interessato da un futuro di pace e progresso. Occorre procedere tutti insieme – sembra impossibile, ma niente lo è – per porre il Mezzogiorno al centro della nostra politica nazionale, per dare senso compiuto al processo di reale unificazione del Paese”.
Il Mezzogiorno e la Sicilia “hanno pagato un prezzo troppo alto accettare il costo di un’Italia duale, di un quadro fragile di legalità e sicurezza. Il Sud, nonostante questo, ha dato tutto per l’unità del Paese, risorse e risparmi e anche la sua manodopera alle imprese del nord, consentendo lo sviluppo e la modernizzazione. Un sacrificio – ha proseguito il governatore - di cui non ci pentiamo e di cui siamo orgogliosi, considerandolo parte di quel risorgimento al quale non rinunciamo. Da questo risorgimento si deve ricostruire l’Italia e ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte”.

Isole minori, dopo 10 anni nasce il Fondo per lo Sviluppo
di BlogSicilia 16 marzo 2011 -
Il fondo per lo sviluppo delle isole minori è diventato una realtà con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del presidente del consiglio dei ministri, che sblocca, finalmente, le somme previste dalla legge finanziaria del 2008 a favore di 36 comuni dislocati su 37 isole italiane.
Il provvedimento permette anche di avviare l’esame dei progetti finanziati con la legge finanziaria per il 2009. In questa prima fase, si tratta di oltre 14 milioni di euro, che permetteranno di avviare progetti destinati allo sviluppo produttivo, alla tutela ambientale, ai trasporti e ai servizi per la collettività, alla cultura e ai beni culturali.
Il fondo, previsto dall’articolo 25 della legge 448 del 2001, diventa esecutivo alla fine di un lunghissimo e travagliato percorso legislativo: il 7 marzo 2003 il presidente del Consiglio dei Ministri aveva infatti emanato il primo decreto attuativo, con cui e’ stata individuata la tipologia degli interventi finanziabili.
Solo il 24 dicembre 2007, la legge 244 – la finanziaria del 2008 – ne ha codificato le modalità di erogazione. Il decreto è stato modificato nel 2009 e nel 2010, quando è arrivato in discussione alla Conferenza delle regioni.
In quella sede, la Regione siciliana ha dato un contributo determinante alla definizione dei criteri di erogazione del fondo, nella stesura che, adesso, è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale.

Benevento, su Nardone convergono De Mita, Mastella e Viespoli. L'ira del Pdl  Il centrodestra chiede un intervento dei vertici regionali: «Fate subito ragionare Ciriaco e Clemente»
NAPOLI - A Benevento esplode ufficialmente il caso - Nardone: questa mattina i consiglieri comunali sanniti del Pdl Luigi Bocchino, Costanzo Di Pietro e Antonio Reale hanno scritto al coordinatore regionale Nicola Cosentino e al vicario Mario Landolfi per chiedere un intervento immediato su quanto sta accadendo in vista delle comunali. Al centro della contesa l’alleanza tra l’ Udeur di Clemente Mastella, l’Udc di Ciriaco De Mita e la lista “Territorio e Libertà” di Pasquale Viespoli, capogruppo al Senato di Coesione Nazionale: tre leader campani che in regione appoggiano Stefano Caldoro ma che a Benevento appoggeranno la corsa a sindaco di Carmine Nardone, esponente storico della sinistra, già presidente della Provincia e parlamentare del Pds, che si presenta con una serie di liste civiche in alternativa al candidato ufficiale del Pdl e del centrodestra, Roberto Capezzone, e al sindaco uscente di centrosinistra Fausto Pepe.

«E' possibile che i vertici regionali del Popolo della Libertà - scrivono i consiglieri pidiellini - non riescano a far ragionare i Popolari per il Sud di Mastella e l’Udc di De Mita rispetto alle alleanze elettorali nei capoluogo di provincia della Campania? Chiediamo al coordinatore regionale Cosentino e al vicario Landolfi di attivare ogni iniziativa utile affinchè si apra ad horas un tavolo campano con gli alleati del centrodestra per verificare la possibilità e la praticabilità di ripetere per le elezioni di maggio la coalizione che ha sostenuto e portato alla vittoria il presidente Caldoro».

Per i consiglieri del PdL «se Udc e Udeur dovessero correre da soli, è indispensabile che i vertici campani del PdL e il presidente Caldoro prendano atto della loro uscita dalla maggioranza e si comportino di conseguenza, perchè non sarebbe corretto, soprattutto al cospetto degli elettori, che questi partiti continuino ad ottenere spazi sul piano regionale per colpire, poi, il PdL sul livello locale». Una battaglia, quella dei consiglieri del Pdl, che vede in prima linea Nunzia de Girolamo, coordinatrice provinciale di Benevento del partito, letteralmente infuriata per il silenzio assoluto del partito a livello regionale sull’intera vicenda.
Carlo Tarallo

Vendola: Il nucleare sta suscitando dubbi in tutto il mondo
«Bisogna ribellarsi ai modelli imposti e andare verso le rinnovabili, l'efficienza energetica e il miglioramento delle reti»
Fonte: © TMNews - Pubblicata il 16/03/2011
ROMA - «Le nostre decisioni politiche possono condizionare la vita delle persone e delle generazioni, possono cambiare l'ambiente, la salute. Tutti vogliamo emanciparci dalla dittatura del petrolio. Ma il nucleare non è la risposta, ce lo dimostra la storia». Nichi Vendola ritiene che quanto sta accadendo in Giappone non può essere ignorato anche dai più convinti sostenitori del nucleare.
Secondo il leader del Sel «Non c'è nulla di moderno quando si mette in discussione la vita sul pianeta».

POLITICA DEL DUBBIO - Vendola in una video lettera esprime un giudizio severo su come il governo italiano sta reagendo alla tragedia nucleare che ha sconvolto il Giappone: «Il dubbio è un principio che orienta la nostra capacità di ricerca» dice Vendola, il quale aggiunge » E’ possibile che in Italia non sia ospitata la politica del dubbio? Che a Palazzo Chigi non si sia pensato che davanti a ciò che succede il Giappone, ci si debba pensare un attimo a riflettere?«

AVVENTURA NUCLEARISTA - Vendola riprendendo le dichiarazioni del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, che ha parlato di «macabre speculazioni sul nucleare», replica che «la lezione della storia e della geografia è di fare un passo indietro, mentre l'Italia vuole correre verso un'avventura nuclearista, che è sbagliata, violenta, pericolosa e autoritaria perchè il nucleare prevede sempre un livello di militarizzazione del territorio ed è governato dalla logica del segreto di Stato».
La sfida lanciata da Vendola è la «ribellione ai modelli imposti». «Vogliamo andare verso le rinnovabili ha concluso- verso le centrali piccole e diffuse, verso l' efficienza energetica e il miglioramento delle reti.«

Isole minori, “Garantire collegamenti per salvare la stagione”
di BlogSicilia
“È necessaria una soluzione definitiva al problema dei collegamenti con le isole minori.L’impossibilità di garantire collegamenti navali adeguati e costanti rischia di penalizzare ulteriormente la vita degli isolani, ma soprattutto, di mettere in ginocchio l’economia degli arcipelaghi, basata essenzialmente sul turismo.
L’incertezza sulla regolarità dei collegamenti e l’adeguatezza delle navi, viste le difficoltà odierne, rischiano di avere conseguenze pesantissime sugli arrivi nelle isole minori, alla vigilia dell’apertura della stagione turistica che, in Sicilia, avverrà già nelle prossime settimane, con le festività pasquali. Occorre trovare una soluzione immediata, per non compromettere prima della partenza la stagione turistica”. Lo ha detto l’assessore per il Turismo, Daniele Tranchida.

Imprenditore Adelchi, sequestrati i beni
Contestata una maxitruffa all'Inps. Immobili e quote societarie per un valore di 8 milioni
Il patron è a capo del gruppo calzaturiero salentino
LECCE - Sequestri di immobili e quote societarie sono stati fatti dalla guardia di finanza di Lecce nei confronti dell'imprenditore di Tricase, Sergio Adelchi, a capo dell'omonimo gruppo calzaturiero che avrebbe realizzato una maxitruffa all'Inps. La truffa sarebbe stata organizzata ricorrendo alle riassunzioni di personale messo in mobilità dalla Adelchi e poi dirottato' nelle aziende collegate al gruppo.
Nell'inchiesta sarebbero coinvolti anche altri imprenditori. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal gip di Lecce Maurizio Saso su richiesta del sostituto procuratore Giovanni De Palma. I sigilli sono stati posti a 28 immobili: tra questi alcune ville e varie quote societarie riconducibili allo stesso Sergio Adelchi e ad altri quattro imprenditori, amministratori di aziende collegate alla Adelchi, tra cui anche parenti dell'imprenditore.

Agriturismo, Toprural: In Spagna costa il 23% in meno che in Italia
Nella penisola iberica si spendono per una vacanza in agriturismo in media 8,6 euro meno che in Italia
Roma, 16 mar (Il Velino) - L’agriturismo italiano è caro. A constatarlo è Toprural, società per la ricerca in internet di agriturismi e alloggi rurali che in Italia detiene una quota di mercato di circa il 60 per cento e in Spagna del 90 per cento. Per un totale di 1,4 milioni di visite al mese. “Dallo studio che abbiamo condotto nello stesso periodo nei due paesi, è emerso che gli agriturismi spagnoli costano in media il 23 per cento in meno di quelli italiani”, spiega al VELINO il responsabile comunicazione Toprural Lucio Colavero. Nella penisola iberica si spendono per una vacanza in agriturismo in media 28,5 euro a notte/persona (8,6 euro meno che in Italia). Questo dipende da “una maggiore concorrenza in Spagna e dai minori obblighi cui deve far fronte l’imprenditore”. Quello dell’agriturismo infatti, non essendo un settore definito nello specifico come in Italia,ha meno imposizioni: “le aziende non hanno l’obbligo di avere necessariamente un’azienda agricola, di vendere il 70 per cento di ciò che si produce in azienda e non hanno limiti di posti letto”, spiega ancora Colavero. Senza contare “che si pagano meno tasse”. Ma c’è dell’altro: “Mentre in Italia la vacanza in campagna è uan tendenza e una moda di nicchia, il Spagna è all’ordine del giorno. Viene interpretata come un normale week end da passare fuori casa”.

Le regioni italiane più care continuano a essere la Toscana, la Puglia e l’Umbria. Le meno care sono il Trentino, l’Abruzzo e la Liguria. Nel complesso nel 2011 si mantengono relativamente stabili i prezzi per il turismo rurale. Secondo quanto emerso dalla terza edizione del “Barometro dei prezzi per l’agriturismo”, basato sui prezzi di più di 5.900 agriturismi presenti su Toprural, nella realizzazione dello studio si sono analizzati i prezzi medi a persona e a notte relativi all’alta stagione. Da questi dati si è ricavato che la spesa media per un soggiorno in agriturismo ammonta a 37,1 euro. Affittare un intero appartamento in un agriturismo costa di media 36,6 euro mentre per una singola stanza per una struttura rurale si spendono di media 37,7 euro. Incrociando i dati con quelli relativi al 2010 vediamo che, mentre i prezzi generali si sono mantenuti praticamente invariati (la variazione è stata dell’ordine di 0,3 per cento), i prezzi medi per l’affitto di una singola stanza sono diminuiti del 1,9 per cento e quelli relativi all’affitto di un intero appartamento sono aumentati del 1,5 per cento.
(esp) 16 mar 2011 13:48

Ferrovie, coincidenza cancellata protesta dei passeggeri a Lamezia
Ancora disagi per gli utenti delle ferrovie in Calabria. Proteste e disappunto dei viaggiatori
16/03/2011 Ancora disagi per i viaggiatori in Calabria; arrivati alla stazione ferroviaria di Lamezia Terme sicuri di poter salire a bordo del treno locale diretto a Catanzaro e nella fascia jonica ma hanno avuto l’amara sorpresa di non trovare più la coincidenza, pure confermata su tutti gli orari a disposizione della clientela.
Alcuni viaggiatori hanno protestato questa mattina lamentando la cancellazione del treno regionale 3783, delle 13, inconveniente che ha comportato un’attesa imprevista di alcune ore: «Sono calabrese ma vivo a Bologna – dice una donna – e davvero sono senza parole per quello che è accaduto, soprattutto per l’assoluta mancanza di informazioni. Vengo spesso nella locride e già in passato ho avuto modo di constatare l’assoluta inadeguatezza dei treni che percorrono la linea. Adesso, però, è troppo: saremo costretti ad attendere delle ore prima di poter sperare di salire sul treno che ci porterà nella fascia jonica».
Tra chi manifesta disappunto c'è anche un signore che deve raggiungere il soveratese per lavoro: «Provengo da Napoli - dice – e faccio questo tragitto tutte le settimane: dire che il servizio sta andando in malora forse non rende nemmeno l’idea. Siamo qui in balia delle onde, in attesa, senza che nessuno finora si sia degnato di dirci qualcosa. È stata annunciata l'attivazione di un servizio sostitutivo con pullman ma ancora qui non si è visto nulla».
Tra le persone in attesa anche degli anziani. «Sarebbe il caso – afferma uno dei viaggiatori – che qualcuno ci dicesse cosa dobbiamo attenderci in futuro per la linea jonica sempre più abbandonata. Se accade che un treno venga soppresso così, senza alcun preavviso e con gli orari e tutti gli indicatori che lo danno come in servizio, non sappiamo davvero cosa pensare».

Loren, Napolitano, Autieri e Preziosi. La «Notte tricolore» è partenopea
A Roma si festeggiano i 150 anni d'Italia con una diretta televisiva. Protagonisti diversi personaggi napoletani
NAPOLI - C’è molto di partenopeo nella «Notte tricolore» a Roma, che si svolgerà tra il 16 e il 17 marzo per festeggiare i 150 anni dall’Unità d’Italia. Madrina d'eccezione della serata presentata da Pippo Baudo e Bruno Vespa, collegamento in diretta con piazza del Quirinale a Roma, saranno affiancati da Sophia Loren.
Un altro illustre esponente nato all’ombra del Vesuvio, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, prenderà parte alla serata.Sulle note dell'inno di Mameli sarà Fabrizio Frizzi a prendere la linea e a fare gli onori di casa dal palco allestito nella suggestiva piazza romana, che vedrà artisti come Gianni Morandi, Roberto Vecchioni e l'orchestra giovanile di Santa Cecilia. Non mancheranno inoltre numerose finestre per vedere cosa succede nelle maggiori piazze italiane. Ad esempio c’è un collegamento con Napoli, dove l'etoile Roberto Bolle incanta il pubblico del Teatro San Carlo e quello di Rai1.
Spenti i riflettori sulla piazza del Quirinale, la diretta proseguirà dal teatro Delle Vittorie di Roma dove Pippo Baudo e Bruno Vespa entreranno nel vivo della prima puntata di «Centocinquanta», che vedrà la partecipazione di ospiti come Giorgio Albertazzi, Serena Autieri, Luca Barbarossa insieme a Raquel Del Rosario Alonso, Mario Biondi, Raoul Bova, Gennaro Cannavacciuolo, Christian Ginepro, Alessandro Preziosi, Massimo Ranieri e Amii Stewart.

Il turismo pugliese diventa internazionale
Avviati progetti con Canada e Russia
La Puglia partecipa al Mitt e all'Italian workshop
«Esportiamo una Puglia creativa, giovane e dinamica»
Una Puglia sempre più internazionale. Dopo gli spacci di Wikileaks, ci pensa l’Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo, a farsi conoscere nel mondo. Questa volta a ospitare il tacco di Puglia sarà Mosca, in occasione della partecipazione alla diciottesima edizione della «Mitt», ovvero Moscow International Travel & Tourism Exhibition. Un appuntamento che partirà il 16 marzo, e finirà sabato 19. Un’occasione per rinsaldare le intese turistiche e culturali già avviate con la Russia. Infatti, nell’arco di un anno, gli arrivi russi sono passati dagli ottomila del 2009 ai diecimila e seicento del 2010, con un incremento superiore al 31%.

PUGLIA E CANADA - Ma anche il Canada promette bene in termini di rapporti internazionali. Tant'è che nel 2010 sono stati registrati ben seimila arrivi, equivalente ad un 15 % in più rispetto all’anno precedente. Per consolidare i legami tra la Puglia e la nazione nord-americana già avviati a novembre dell’anno scorso durante l’educational tour «Italy Symposium Puglia», il 5 aprile la Regione parteciperà alla ventiduesima edizione dell’Italian workshop di Toronto, promosso dall’Enit.

GOLF E MORE - Eppure non è tutto qui. Quest’anno il suddetto Assessorato aderirà per la prima volta assieme ad altre sei regioni italiane (Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Sicilia, Piemonte ed Emilia Romagna) al rinomato «Salon du Golf» di Parigi, dal 19 al 21 marzo 2011, nell’ambito del progetto “Golf & More”. Per l’assessora Silvia Godelli, «dal confronto con gli interlocutori stranieri misuriamo l’efficacia delle azioni sistemiche attuate negli ultimi anni. Proseguiamo con il processo di internazionalizzazione del turismo pugliese attraverso l’attività di promozione dell’offerta turistica durante le principali fiere di settore, che oggi si affianca alle nuove azioni di comunicazione integrata e marketing esperienziale. Esportiamo l’immagine di una Puglia creativa, giovane e dinamica, ben strutturata ed accogliente, piacevole da visitare e da vivere».
Teresa Serripierro

Puglia, da ieri blocco dei ricoveriin 18 ospedali. Obiettivo: il riequilibrio economico. Rientrare nelle spese. La Regione Puglia ha elaborato il «Piano di rientro e di riqualificazione del Sistema Sanitario Regionale 2010-2012» nell’ambito dei richiami della Legge Finanziaria 2010. L’accordo è del 29 novembre 2010 ed è stato firmato dai Ministri della Salute, dell’Economia e delle Finanze e dal presidente della Regione.
Da ieri, 15 ospedali e 3 strutture extra-ospedaliere hanno ridimensionato notevolmente le proprie attività. Reparti chiusi, nessun ricovero: in funzione le attività ambulatoriali.
Il Piano di rientro è stato approvato il 30 novembre 2010, prevede, tra le iniziative finalizzate al perseguimento dell’equilibrio economico, il riordino della rete ospedaliera regionale. Da questa operazione, si legge nella delibera, «si attendono ricadute economiche associate alla riduzione dei ricoveri, alla riduzione dei posti letto per acuti, alla trasformazione o disattivazione di stabilimenti ospedalieri».

Cosa prevede il piano Le azioni da intraprendere:
a) Riduzione di 1.513 posti letto, che consente un passaggio del numero complessivo di posti letto da 15.833 a 14.320. Tale riduzione consente il pieno rispetto dello standard di 4 posti letto per mille abitanti previsto dall’Intesa Stato-Regioni del 3 dicembre 2009, attestandosi il numero effettivo di posti letto sul valore di 3,50 per mille abitanti.

b) Disattivazione dei seguenti stabilimenti ospedalieri: Ruvo di Puglia; Bitonto; Santeramo in Colle; Minervino Murge; Spinazzola; Cisternino; Ceglie Messapica; Monte Sant’Angelo; Torremaggiore; San Marco in Lamis; Gagliano del Capo; Maglie; Poggiardo; Massafra; Mottola.


c) Riconversione in strutture extra-ospedaliere dei seguenti stabilimenti ospedalieri: Rutigliano (struttura extra-ospedaliera di riabilitazione); Noci (struttura extra-ospedaliera di riabilitazione); Campi Salentina (presidio territoriale per la gestione delle cronicità, con particolare riferimento alle cronicità immuno-mediate ed ambiente-correlate).

Le grida del territorio. Ma chiudere gli ospedali, com’è noto, è un’operazione assai impopolare. Forse, in passato, ne è stato creato qualcuno di troppo (e sempre per ragioni clientelari), forse alcuni presìdi sono uno il doppione dell’altro, ma intere comunità sono ormai abituate al proprio ospedale. Lo sono sia per la certezza delle cure, sia per ragioni occupazionali. Ed ecco la levata di scudi degli ultimi mesi. Ecco le manifestazioni di piazza, le ire degli amministratori, i ricorsi al Tar, le lettere al presidente della Repubblica. Tutto inutile.

Unità e Neoborbonici: «L'Italia celebra una menzogna, è solo retorica»
Il capitano Romano parla della necessità di riscrivere
la storia:«Italiani dal 1946 e ricordare le stragi del Sud»
NAPOLI — Capitano Alessandro Romano... A proposito, perché la devo chiamare capitano?
«È un titolo onorifico che mi fu dato dalla principessa Urraca di Borbone per le mie ricerche storiche».
Suona un po’ antico...
«L’esercito borbonico aveva due sovranità, su armi e spirito. La prima non c’è più, resta quella morale».
Ma lei è borbonico o neoborbonico?
«Assolutamente neoborbonico».
La differenza dov’è?
«Il neoborbonico fa parte di un’associazione che si occupa della rilettura storica».
Un revisionista?
«Assolutamente no. Noi vogliamo un risveglio identitario del popolo meridionale per farlo riscattare dalla sua condizione. Il nostro non è revisionismo, è una rivoluzione culturale».
E il borbonico?
«Be’, l’essere borbone significa entrare in una sfera politica, aspirare a creare un ordinamento. Noi non facciamo politica: ci sono esponenti repubblicani, monarchici. Ognuno ha le sue idee».
Ma riconoscete Carlo di Borbone?
«Certo.È il simbolo vivente della nostra storia, delle nostre tradizioni. Rappresenta la nostra nazione». Alessandro Romano da Ponza, classe '54, casa a Latina dove vive con la moglie e le due figlie, è un funzionario della Protezione civile con l’hobby (l’avrete capito) della storia. È uno dei principali animatori del movimento neoborbonico italiano. Ed è uno di quelli che domani, giorno della festa nazionale dell’Unità italiana, listerà a lutto la sua bandiera. Quella del Regno delle due Sicilie, ovviamente.

Capitano, mi dice una sola buona ragione per non festeggiare la nostra Patria?
«Gliene dico tre.
Iniziamo dalla prima.
«Innanzitutto non è vero che il 17 marzo del 1861 si unificò l’Italia. La nostra nazione si completò al termine della prima guerra mondiale».
La seconda?
«La proclamazione dell’Italia fu fatta in lingua francese».
Suvvia, vorrà farne mica questione di lingua ufficiale?
«È la prova che l’Italia fu annessa al Piemonte. E qui arriviamo alla terza buona ragione».
Dica.
«Le legislature dell’Italia unita hanno continuato a seguire la numerazione di quelle piemontesi. E invece dovevano ripartire da zero».
E quindi chissenefrega della festa nazionale?
«Guardi che un anniversario lo celebriamo. Solo che per noi lo Stato italiano inizia il 2 giugno 1946. Tutto ciò che c’è stato prima è aberrante».
Be’, rassegnatevi a cambiar data.
«Scusi, ma adesso le cito giusto due numeri: 685.000 morti e 500.000 prigionieri durante l’occupazione dei piemontesi che repressero a cannonate la rivolta delle popolazioni».
E i numeri dei briganti? Ricorda anche quelli?
«Macché briganti, erano partigiani. popolo che si ribellò all’invasione. E fu massacrato. Mi spiega secondo lei cosa c’è da festeggiare?».

Vede che ha ragione chi vi critica? Voi siete contro l’Unità d’Italia.
«No, purché si faccia».
S’è già fatta, non se n’è accorto?
«Ah sì? E dove? Il Risorgimento divide, non unisce. È un risorgimento del Nord, non dell’intero Paese. Scusateci, ma a noi proprio non ci viene da celebrare qualcosa. La verità è che mezz’Italia festeggerà su una menzogna, sulla retorica».
Pensate mai di esagerare?
«Diciamo che in alcuni casi alziamo toni, è vero. Forziamo la mano. Ma senza provocazioni continueranno le solite bugie».
Quindi è meglio un bel ritorno al passato?
«Quello non esiste. Noi chiediamo, vogliamo, pretendiamo solo la riscrittura della storia».
Ieri i consiglieri della Lega della Regione Lombardia sono andati al bar a prendere il caffè mentre suonava l’inno di Mameli. Non è che in fondo v’assomigliate, voi e quelli del Nord «predatore»?
«Macché. L’azione della Lega è finalizzata a interessi territoriali, non ha un’idea di popolo. Noi invece difendiamo l’identità nazionale, non siamo contro l’Italia una».
Sarà. Però qualcosa in comune con i Serenissimi mi sa che c’è.
«Ci unisce la voglia di verità. La nostra esigenza è la stessa dei Serenissimi, dei toscani, di tutti gli stati preunitari che hanno subìto un’invasione. E ora si ribellano».
Non pensa sia passato un po’ troppo tempo?
«Il problema è che nessuno ci dà la parola. E allora la gente chiede la separazione. Io dico: sediamoci davanti a un tavolo e condividiamo la storia. Quella vera, però».

C’è qualcosa che le dà particolarmente fastidio in quella ufficiale?
«Il negazionismo delle stragi al Sud, il silenzio calato su quegli 84 paesi distrutti. Ecco, questa è una cosa che mi offende, che mi manda in bestia».
Domani l’Italia festeggia il tricolore, ma i neoborbonici saranno in piazza con bandiere del Regno listate a lutto. Ci manca solo l’inno da contrapporre a quello di Mameli...
«Ce l’abbiamo. È l’Inno al Re di Paisiello. È del 1778, e giovedì suonerà».
Il kit del perfetto neoborbonico è servito. Non è che c’è anche qualche testo da consultare con particolare attenzione?
«Ci sono cinque volumi che nella libreria di un neoborbonico non possono mancare».
Li ricorda tutti?
«Certo. Malaunità, scritto da varie persone. Perché non festeggiamo i 150 anni dell’unità d’Italia, anche questo di autori vari, tra cui io. Terroni, di Pino Aprile. E poi due libri di Gigi Di Fiore: Controstoria dell’Unità d’Italia e Gli ultimi giorni di Gaeta, l’assedio che condannò l’Italia all’unità» . Avete anche una sede?
«Certo. A Napoli, Benevento, Avellino, Caserta, Bari, Lecce, Brindisi, Lucera e Potenza. Venticinque in tutto».
Roba da finire sui giornali...
«Abbiamo anche quello. È un giornale telematico, e si chiama Rete di informazione del Regno delle due Sicilie. Conta la bellezza di 13.850 iscritti».
Cos’è, da Federico II a internet?
«La rete aiuta tantissimo. Abbiamo tre siti dedicati: www. neoborbonici. it, www. reteduesicilie. it e www. ilnuovosud. it».
E c’è gente che vi segue in queste vostre battaglie?
«Non ha idea di quanti siano: neoborbonici, filoborbonici, simpatizzanti. Tantissimi».
Una cifra.
«Duecento attivisti. E poi ci sono gli aderenti».
Numero?
«Tre o quattromila. Senza considerare i simpatizzanti».
Aggiungiamoli al conto: quanti?
«Milioni».
Via, milioni...
«Giuro, milioni».
Qualche nome?
«No, i nomi no».
Capirà che è facile dire milioni se poi non si tira fuori neppure un nome, no?
«Facciamo solo quelli dei simpatizzanti, allora».
Li faccia.
«Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano».
È neoborbonico?
«No, ma è uno che sa dov’è la verità nella storia».
Altri «simpatizzanti»?
«Il sindaco di Bari Michele Emiliano, l’ex sindaco di Caserta Luigi Falco, il consigliere del Comune di Napoli Nino Funaro, l’ex assessore del Comune di Caserta Antonio Ciontoli. E poi Maurizio Marinella. Tutta gente che conosce la storia vera».
Dimentica la Sicilia. Raffaele Lombardo e Gianfranco Micciché?
«No, con loro non vogliamo alcun rapporto. Sono opportunisti».
Voi no?
«La vicenda è molto più semplice di quel che si pensi. Noi abbiamo uno Stato, l’Italia. E una nazione, la nostra, che invece è iniziata con Federico II di Svevia e Ruggero il Normanno. Sono due realtà che possono convivere pacificamente. Il problema è che se ci fanno incazzare, allora la nostra nazione diventerà anche il nostro Stato».
Gianluca Abate

Caritas, aumentano i nuovi poveri: la crisi colpisce le famiglie oristanesi. Alla povertà di sempre, dovuta alla mancanza di lavoro e di fonti di sostentamento, si sono aggiunte in questi anni nuove forme di povertà dovute alla crisi ed alla impossibilità per singoli e famiglie con bassi redditi di far fronte alle necessità. E' il quadro emerso dal Dossier sulla povertà nella Diocesi di Oristano presentato dal direttore della Caritas oristanese
La crescita delle nuove povertà emerge dai dati elaborati sulla base dei colloqui con le 398 persone che si sono presentate, nel 2010, al Centro di ascolto della Caritas. Alcune una sola volta, altre anche cinque, 10, e persino 20 volte. Se i "vecchi poveri" continuano a chiedere soprattutto beni primari, cioè vestiti e generi alimentari, i "nuovi poveri" si trovano spesso a fare i conti con problemi che nascono dalla crisi economica. Sono persone che un lavoro l'avevano e lo hanno perso, o che un lavoro o una pensione li hanno ancora ma il reddito non basta a garantire lo stesso tenore di vita. Sono le vittime della "povertà inattesa", ha spiegato il Dossier che, alla vecchia povertà, aggiunge anche la povertà esistenziale, la povertà nascosta o sommersa (quella di chi per vergogna o per orgoglio non si rivolgerà mai alla Caritas) e la povertà degli immigrati. Il dato sulle 398 persone che si sono rivolte al Centro non deve, però, trarre in inganno, perché si traduce in 419 richieste di aiuto e queste in 2.680 interventi, la maggior parte dei quali relativi a cibi, vestiti e materiali per la casa. Le richieste di sussidi economici, per far fronte a bollette, tasse, affitti arretrati o spese sanitarie impreviste o anche per acquisti rateali sono comunque in aumento. "La Caritas è il volto bello della Chiesa oristanese", ha detto l'arcivescovo mons. Ignazio Sanna spiegando che "questo mondo non ci piace, perché non è quello che ha sognato Gesù. Questo modo di condividere le risorse è ingiusto", ha aggiunto ricordando che la metà delle risorse che si spendono per gli armamenti potrebbe risolvere il problema della fame nel mondo. La presentazione del dossier si è conclusa con l'illustrazione di due strumenti, il "Microcredito" ed il "Credito della speranza", sui quali la Caritas di Oristano punta per uscire dalla fase dell'assistenzialismo.
Mercoledì 16 marzo 2011 15.58

Campania, scompaiono pure le stalle
Erano 11mila ne sono tremila: colpa del crollo dei prezzi del latte. Così in regione si beve straniero
NAPOLI - Chiaro fresco dolce latte. Sì, ma straniero: tedesco, austriaco. Quello prodotto in regione va scomparendo dalle tavole dei consumatori campani. A lanciare l'allarme è Confagricoltura che stima in almeno 400 il numero di stalle chiuse nel 2010, con la perdita netta di duemila posti di lavoro. Colpa del crollo sui prezzi del latte, ossia la cifra corrisposta all'allevatore che oggi si aggira in media sui 36-38 centesimi al litro. Prezzo molto basso, a fronte di un consumo che resta pressoché stabile (il latte resta un must della colazione nazionale) che deprime tanti imprenditori costringendoli a chiudere bottega.

MENO DEL 2% - In Campania restano oggi 3300 produttori di latte a fronte degli oltre 11.000 di 20 anni fa. In regione, terza in Italia per numero di abitanti, si produce ormai meno del 2% del latte italiano. L'associazione denuncia che gli scaffali dei discount, e non solo, vengono riempiti soprattutto con latte di provenienza straniera, a costi bassi. «Per la prima volta dopo almeno 10 anni – dichiarano Michele Pannullo e Gioacchino Majone, rispettivamente presidente e responsabile per il lattiero caseario di Confagricoltura Campania – sono stati siglati accordi sul prezzo del latte alla produzione addirittura inferiori a quelli della Lombardia, storicamente fanalino di coda essendo la prima regione in Italia per produzione di latte vaccino. I consumatori dovrebbero essere informati del fatto che negli ultimi anni i produttori di latte campani sono diminuiti di oltre il 70%».

LE ZONE DELLA CRISI - La crisi morde nel Salernitano, nell’Avellinese e nell’Agerolese (monti Lattari) ma anche nel Casertano. Il risultato è che dai dati di produzione risulta che la Campania è la prima in Italia come riduzione di quantità di latte prodotto con quasi il 6 % in meno in un anno.

L'ACCORDO CONTESTATO - Nel mirino l'accordo siglato dalle varie associazioni di categoria che ha fissato una riduzione del prezzo a partire dal primo marzo 2011 «laddove il latte, fino a pochi anni fa, veniva conferito a circa il 25% in più del prezzo delle regioni del nord» spiega Confagricoltura, che non firmò la convenzione. «In pratica le aziende chiudono perché non conviene più produrre visto che un litro di latte viene venduto ad appena 36 centesimi di euro circa e non si riescono a coprire i costi di produzione». Pannullo ricorda che «è il momento di affrontare il problema e ricontrattare con le aziende di trasformazione e favorire quelle che hanno saputo nel tempo valorizzare le tradizioni campane e che oggi, sempre più, sono costrette ad utilizzare materia prima non locale».

LE SOLUZIONI - La soluzione? Favorire il made in Campania attivando una serie di iniziative promozionali a favore delle aziende di trasformazione che garantiscono l’utilizzo di sola materia prima campana, spingendo i prodotti nelle scuole e negli ambienti collettivi: mense, ospedali ecc. Impresa non semplice: il mercato liberalizzato dell'Unione europea - dai call center agli idraulici - non guarda in faccia manco le mucche.
Alessandro Chetta

Venerdì apre a Mineo il “villaggio della solidarietà”
di Markez 16 marzo 2011 -
“Venerdì sarà operativo a Mineo il centro d’accoglienza per richiedenti asilo“. Lo ha annunciato il prefetto Giuseppe Caruso, commissario straordinario per l’emergenza immigrazione.
La struttura, allestita nel residence degli Aranci, un tempo abitato dai militari Usa della base di Sigonella, ospiterà i richiedenti asilo provenienti dai centri d’accoglienza di tutto il Paese e ha una capienza massima di duemila posti. I trasferimenti nella cittadina del Catanese, ha spiegato Caruso, “avverranno con gradualità”.
Al via anche ilprogetto della tendopoli. “Abbiamo già avviato le procedure per l’allestimento della tendopoli a Lampedusa. – ha aggiunto Caruso – I tempi saranno i più rapidi possibili: sono già in partenza materiali, uomini e risorse per l’allestimento della struttura nel luogo che sarà ritenuto più idoneo”, probabilmente la ex base Loran dell’isola. “Tutti i centri di accoglienza del Paese – ha concluso - sono intasati”.

Telecolor, miglior tg regionale dell'anno
PrimalineaTg tra le eccellenze dell'informazione italiana: il telegiornale diretto da Michela Giuffrida ha ricevuto a Milano il Tg d’Oro, prestigioso riconoscimento per i notiziari delle emittenti locali
CATANIA - "PrimalineaTg", il telegiornale dell'emittente regionale Telecolor, ha ricevuto il premio TgD'Oro, aggiudicandosi il titolo di migliore telegiornale regionale d'Italia.
Il riconoscimento è stato consegnato alla redazione diretta da Michela Giuffrida, dal mensile specializzato "Millecanali" del Gruppo Sole24Ore che a Milano, nell'ambito di una cerimonia all'Università Cattolica, ha premiato le eccellenze dell'informazione privata.
La giuria ha assegnato il primo premio al telegiornale di Telecolor, tra quelli di 75 emittenti italiane, per "uno stile giornalistico che spesso lascia la parola ai protagonisti degli eventi, consentendo a chi li ha vissuti direttamente di raccontarli 'dal vivo". Premi anche a Tele Norba, per gli approfondimenti d'informazione e Telelombardia, per la migliore realizzazione tecnica del tg.
16/03/2011

«Porta a Porta è ignobile, non ci vado». Vendola attacca Vespa e anche il Tg1: «Nel servizio sulla 'ndrangheta lombarda non citati Moratti e Formigoni»
MILANO - «I talk show li vedo quando vi partecipo - ha detto Vendola parlando della televisione - ma non Porta a porta che è una trasmissione ignobile che uccide il confronto e quindi non ci vado». Lo ha detto Nichi Vendola, presidente della regione Puglia, intervenendo ad un incontro su giovani e politica all'interno dell'università Bocconi di Milano.

IL TG1 E LA 'NDRANGHETA - Vendola ha criticato il modo di fare informazione della Rai contestando in particolare anche il Tg1: «Fa specie - ha detto commentando i 35 arresti effettuati lunedì in Lombardia - che il boss più pericoloso del Nord potesse avere nell'ospedale Niguarda spazio libero, che le 'ndrine più importanti di Milano della Lombardia campassero sugli appalti delle pubbliche amministrazioni e che tutto questo non abbia prodotto la visione di una fotografia del sindaco Moratti o del presidente Formigoni in qualche tg, per esempio al Tg1 di Minzolini». Vendola ha sottolineato che non sono stati messi in luce questi elementi «nonostante il gip nella sua ordinanza dica che i livelli apicali della politica e dell'amministrazione in Lombardia sapevano dell'inchiesta e non hanno mai fatto niente per reagire». Vendola ha ribadito che non si vedrà mai la faccia di Formigoni al Tg1 a proposito di 'ndrangheta e ironizzando ha aggiunto «perché io sono più simpatico a Minzolini». Infine il presidente della Regione Puglia ha sottolineato di non avere avuto più notizie «dell'azione giudiziaria che la Regione Lombardia voleva fare nei miei confronti quando un anno fa ho raccontato che la mafia più potente oggi è radicata in Lombardia».

IL NUCLEARE IN PUGLIA - Vendola ha anche ribadito il proprio no all'ipotesi di individuare in Puglia un sito in grado di ospitare una centrale nucleare. E ha spiegato che se il governo deciderà di costruire delle centrali nella sua regione, dovrà farlo con l'aiuto dei carri armati. «Ho già detto a suo tempo - ha aggiunto - che devono fare un nuovo appalto e che devono comprare una nuova generazione di carri armati per pensare di poter raggiungere la Puglia per aprire qualche cantiere nucleare».

Campania, Piano lavoro: in 20 giorni assunti 3.200 disoccupati
Napoli, 16 mar (Il Velino/Il Velino Campania) - Piano regionale per il lavoro, incontro all’Unione industriali di Napoli per il primo bilancio dello strumento voluto dalla Regione Campania per favorire l’inserimento occupazionale dei senzalavoro regionali. All’iniziativa hanno partecipato, tra gli altri, Paolo Graziano, presidente degli imprenditori partenopei, Severino Nappi, assessore regionale al Lavoro, e numerosi esponenti del tessuto produttivo napoletano tra cui Mariano Bruno, Eddy Colonnese, Eugenio Gervasio, Aristide del Grosso e Giuseppe Baratto. “Il piano regionale rappresenta uno strumento utilissimo per imprenditori e lavoratori al fine di rimettere in moto la macchina produttiva locale – afferma Graziano –. Questo documento, realizzato anche grazie al nostro contributo, pone le basi per pensare ad un tipo differente di sviluppo. Ora il banco di prova è rappresentato dalla fase attuativa. Sono convinto che le risorse stanziate per il piano siano sufficienti a realizzare qualcosa di concreto e, per questo motivo, dobbiamo spendere bene ciò che abbiamo”. L’iniziativa regionale prevede una spesa complessiva di 600 milioni di euro, in circa tre anni, da destinare all’inserimento, alla formazione o al reinserimento della forza lavoro attualmente disoccupata. “In soli venti giorni di operatività del piano – spiega l’assessore Nappi –, le piccole medie imprese hanno fatto la parte del leone, assumendo più di 3.200 persone. Uno degli obiettivi che ci siamo posti è stato proprio quello di semplificare tutte le procedure e rendere questi fondi (cinque mila euro a fondo perduto, ndr) accessibili a quante più aziende possibile. Basta, dunque, ad assistenzialismo fondi a pioggia e corsi inutili. Dobbiamo lavorare solo per dare vere opportunità di lavoro”. Soddisfazione è stata espressa anche da Mariano Bruno, segretario generale del Corpo consolare di Napoli, che ha salutato con entusiasmo l’avvio del piano: “Questa è un’iniziativa organica e di grande impatto per la Campania. Mi auguro che il piano sia d’impulso per tutto il tessuto produttivo locale e utile a favorire quella crescita che stenta a partire da troppo tempo. In questa regione, come in tutto il paese, la stabilità politica ed economica deve essere la parola chiave, al fine anche di promuovere la sicurezza e supportare la logistica”. Eddy Colonnese, presidente della Sezione Cultura ed Editoria dell’Unione, ha poi sottolineato: “Questo è un primo e significativo passo in avanti. Mi auguro che a breve si punti maggiore attenzione sulle potenzialità dell’apprendistato per i giovani. Possibilità questa che rappresenta, ad oggi, uno strumento troppo poco usato per l’inserimento delle nuove generazioni nel mercato del lavoro. Tutti i settori, compreso quello dell’editoria, stanno assistendo a grandi trasformazioni a cui bisogna rispondere in modo concreto e deciso, cercando di aiutare le imprese e quindi la crescita dell’occupazione. Non bisogna dimenticare, infine, le possibilità che si presentano dall’area del Mediterranea. Napoli può e deve giocare un ruolo di primo piano in questo grande contenitore culturale, civile e professionale”. (Francesco Maria Cirillo) 16 mar 2011 19:54

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