giovedì 31 marzo 2011

Mezzogiorno-Mattino. 31 marzo 2011.

Napoli. Sfiducia alla Iervolino: aula deserta

Reggio Calabria. I Bronzi di Riace incantano il Console americano Moore

Lampedusa. Lombardo torna a Lampedusa per verificare le procedure di evacuazione

Palermo. Sull’orlo dell’emergenza rifiuti i comuni del palermitano

Vigne: sulla “deregulation” è confronto acceso in Ue

Opportunità per investire alla base della piramide
 
Napoli. Villa Montesano, scrigno della memoria vesuviana e ritiro di Cimarosa

Fondi europei, il Sud (sarebbe) pieno di soldi: ma ne usa solo il 9%

Berlusconi a Lampedusa: in 48-60 ore nell'isola solo i lampedusani.

Otto posti e 3500 euro alla settimana: ecco villa Due Palme, la casa che il premier vuole comprare a Lampedusa

“Lampedusa tornerà un paradiso”

Lampedusa, Berlusconi compra casa a Lampedusa: è la villa “Due Palme”.

Potenza. Ecco Bucaletto quartiere-cantiere della vergogna.

Manduria. Fuga per la libertà incitati dagli italiani i tunisini spariscono tra le campagne

Lampedusa. Lombardo: “Le promesse fatte a Lampedusa devono essere mantenute”

Brindisi. Oria. «Restate a Manduria vi diamo il permesso di soggiorno».

Lampedusa dal casino al Casinò? Vedremo

Trapani. Turano: la riapertura di Birgi è una prima vittoria.

Roma. Immigrazione, si dimette Mantovano. Roma, 30-03-2011


Napoli. Sfiducia alla Iervolino: aula deserta
Alla seduta erano presenti il sindaco, due consiglieri di Fli e Pdl, il presidente del Consiglio comunale Impegno
NAPOLI – Alla seduta erano presenti il sindaco Iervolino, due consiglieri di Fli, De Masi e Ranavolo, il presidente del Consiglio comunale Impegno, un consigliere del Pdl, Russo, e uno di Riformisti per il sud, Simeone. Un numero non sufficiente a garantire pertanto il numero legale. La mozione di sfiducia nei confronti del primo cittadino quindi salta, e Rosa Russo Iervolino resta al suo posto fino alle prossime amministrative di maggio. La mozione era stata presentata il 2 marzo scorso. Lo stesso giorno in cui furono raccolte le firme di 31 consiglieri dimissionari, nel tentativo di far mancare la maggioranza all’esecutivo comunale e arrivare al commissariamento del Comune, cosa che però non andò in porto, in quanto alcune firme presentate erano viziate nella forma e il prefetto di Napoli Andrea De Martino fu costretto a non procedere all’iter per il commissariamento. Già nei giorni scorsi, del resto, si era capito che la mozione di sfiducia non avrebbe prodotto i risultati che ne hanno motivato la sua presentazione. Ieri erano stati alcuni dei candidati-sindaco alle prossime amministrative (Lettieri, Mastella, Pasquino) a invitare i consiglieri comunali appartenenti ai propri schieramenti politici a non sprecare energie e tempo affidando la decisione all’imminente responso delle urne. Oggi, l’unica voce fuori dal coro è stata quella di Futuro e libertà che, in una nota, esprime il suo disappunto. De Masi e Ranavolo hanno, infatti, dichiarato: «A differenza di altri siamo stati presenti stamane in Aula perché il valore della legalità per noi rappresenta in primis il rispetto per le Istituzioni. Inoltre, la nostra presenza in Consiglio è frutto della coerenza politica con le posizioni assunte fino ad oggi e con la sottoscrizione della mozione di sfiducia al sindaco. Oggi è stata scritta, comunque, una pagina di verità che segna la fine della consiliatura e sulla quale la città saprà fare le sue valutazioni», hanno concluso i due.
Francesco Parrella

Reggio Calabria. I Bronzi di Riace incantano il Console americano Moore
Reggio Calabria, 30 mar (Il Velino) - "Che meraviglia. Queste opere sono uno spettacolo": questo il giudizio espresso dal console americano a Napoli, Donald L. Moore, sui Bronzi di Riace. Ieri, dopo l'incontro con i presidenti Scopelliti e Talarico, il Console Generale degli Stati Uniti d'America a Napoli è stato accompagnato dallo stesso presidente del Consiglio Regionale al laboratorio di restauro aperto al pubblico dei Bronzi di Riace, al piano terra di Palazzo Campanella.

L’illustre ospite ha potuto visitare da vicino non solo i Bronzi, ma anche gli altri importanti capolavori del Museo Archeologico Nazionale esposti provvisoriamente nei locali allestiti a Palazzo Campanella in attesa della riapertura del Museo. La visita è stata guidata dal professor Enzo Modica che ha spiegato al console ogni dettaglio artistico, storico e culturale sui Bronzi di Riace e sulle altre opere visibili nei locali del Consiglio Regionale. Il console è rimasto particolarmente affascinato della vista dei Bronzi e delle spiegazioni del professore. "Ma è fantastico! Sono bellissimi - ha esclamato - e non ho mai visto un'opera così bella a una distanza così ravvicinata. Dovevo attendere 25 anni di attività professionale e venire qui a Reggio per farlo, sono felicissimo" ha detto con entusiasmo. DMoore è stato colpito in modo particolare dalle origini storiche delle opere d'arte: "E' davvero incredibile pensare in che era l'uomo riusciva a dar vita a opere del genere, che si sono mantenute in modo perfetto per lunghi millenni. Sono statue bellissime, varrebbe la pena di venire a Reggio anche solo per queste. Portano con sè un'aura di storia e un vissuto davvero unico". Modica, poi, ha invitato il console all'inaugurazione del Museo che verrà riaperto nelle prossime settimane con una cerimonia inaugurale a cui parteciperà anche il capo di Stato, Giorgio Napolitano. In quell'occasione sarà inaugurata la nuova sala che ospiterà i Bronzi: "Non vedo l'ora di tornare qui, non vedo l'ora di vedere di nuovo i Bronzi, sarò felicissimo. In occasione dell'apertura del Museo - ha poi aggiunto sorridendo - sarò io a spiegare tutto ciò che oggi sui Bronzi mi ha detto il professore".
(red/cal) 30 mar 2011 10:05

Lampedusa. Lombardo torna a Lampedusa per verificare le procedure di evacuazione
di BlogSicilia 30 marzo 2011 -
Il servizio sanitario della Regione siciliana ha dislocato a Lampedusa un secondo elicottero per eventuali soccorsi urgenti degli immigrati, ma soprattutto degli abitanti delle isole Pelagie.

L’elicottero è giunto stamattina con a bordo il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo il quale ha garantito che il mezzo “resterà stabilmente a Lampedusa”.

Lombardo, che ha convocato “in via permanente” la giunta regionale fino a quando non sarà
risolta l’emergenza immigrazione a Lampedusa, torna nell’isola della Pelagie anche per verificare le procedure di evacuazione con le navi inviate dal ministero dell’Interno.

“Abbiamo acceso i riflettori su Lampedusa – ha affermato ieri Lombardo – spiegando l’inadeguatezza e l’insufficienza delle misure sinora applicate dal governo e sollevando il velo sulla situazione indecorosa in cui versa l’isola delle Pelagie, abbiamo costretto il governo nazionale a convocare un Consiglio dei ministri straordinario, ora disdetto per la visita lampo del Premier”.

Il presidente della Regione è a Lampedusa “ad accogliere il presidente del Consiglio sul suolo siciliano, siamo compiaciuti per la sua decisione e vigileremo, giorno dopo giorno insieme a tutti i lampedusani per essere certi che gli impegni vengano mantenuti per il bene di Lampedusa e di tutta la Sicilia”.

Lombardo consegnerà alla popolazione isolana il secondo mezzo del servizio elisoccorso, insieme a personale medico e paramedico. Il governatore ha aggiunto: “Al premier chiederemo che vengano rispettati gli impegni presi con il governo regionale su Lampedusa, tra cui misure per la fiscalità di vantaggio e sospensione delle rate dei mutui per le famiglie. Ne approfitteremo anche per parlare dell’apertura di un casinò, se ne parla da tempo, perchè dunque non farlo veramente?”.

E ancora: “Gli dirò che questo governo che ha previsto l’esodo biblico non ha saputo adottare misure per prevenirlo, e la sua risposta è stata inadeguata e insufficiente, tanto che gli effetti sono stati indecenti, e questo Berlsusconi lo vedrà con i suoi occhi. E che lì oltre a liberare l’isola e spostare altrove agli immigrati bisogna prevenire l’esodo che
continuerà”.
Fol

Palermo. Sull’orlo dell’emergenza rifiuti i comuni del palermitano
di Francesco Previti 30 marzo 2011 -
“Così non si può andare avanti, questa società non si può gestire nemmeno in liquidazione, domani rassegnerò le mie dimissioni”. Lo ha dichiarato Antonio Geraci, commissario liquidatore dell’Ato rifiuti Palermo 1, già presidente della stessa società.

“I comuni non versano quanto necessario e non si riesce a garantire gli stipendi ai lavoratori, a pagare i fornitori e neanche le fatture per scaricare nell’impianto di Campobello di Mazara che da domani  ci chiuderà di nuovo i cancelli” dice Geraci.

Le fatture da pagare, per l’immondizia scaricata, ammontano a 707.000 euro, l’Ato Pa 1 ne ha pagato solo 322.000 ed ha un passivo di 385.000, tanto basta a chiudere il rapporto con l’unica discarica disponibile.

Nel mese di marzo gli enti locali hanno versato solo 900mila euro su un importo che dovrebbe superare invece i 2 milioni.

Per questo Antonio Geraci ha convocato per domani i Sindaci dei dodici Comuni e durante l’assemblea rassegnerà le sue dimissioni. Il rischio più immediato è una nuova emergenza rifiuti in tutti i paesi dell’ambito, da Isola delle Femmine a Carini, da Cinisi a Balestrate.

Vigne: sulla “deregulation” è confronto acceso in Ue
Il decadimento dei diritti d’impianto rischia di portare alla sovrapproduzione e alla penalizzazione dei vini certificati.
C’è confronto acceso in Europa per il decadimento dei diritti di impianto dei vigneti. Fa sempre più discutere la “deregulation”, prevista dall’articolo 90 del regolamento 479 del 2008, secondo la quale a partire dal 2015 decadranno definitivamente i diritti d’impianto dei filari europei, con tre anni di tempo (entro il 2018) per ultimare le complesse pratiche burocratiche previste. Oltre alla Francia, contraria fin da subito all’iniziativa dell’Unione, si allarga il fronte dei “no” con Italia, Germania, Spagna e Ungheria.

In Italia attualmente vige un sistema di licenze varato nel 1972 (e mutuato dalla Francia, dove era in vigore dal 1936), che prevede che non si possa coltivare un vigneto senza una licenza produttiva. L’iter burocratico per ottenerla è macchinoso e l’unico modo di scavalcarlo è la rioccupazione di vigne dismesse per acquisirne i diritti. Con la liberalizzazione, invece, basterà possedere la titolarità del terreno per avviarvi una produzione viti-vinicola. Sebbene la quota massima attualmente in vigore implichi un sistema rigido nella concessione dei permessi per nuove coltivazioni, la libertà totale nelle vigne potrebbe creare un “boom” delle superfici vitate con gli squilibri produttivi che potrebbero derivarne.

Sovrapproduzione, speculazione selvaggia, probabili conflitti tra vecchi e nuovi produttori e forte penalizzazione dei nostri vini certificati: questi i rischi maggiori del provvedimento. Il via libera all’introduzione di “nuovi” vigneti, infatti, potrebbe accrescere in modo spropositato gli ettari dedicati alla vitivinicoltura, favorendo una proliferazione delle superfici a scapito dei prodotti di qualità. Questi, inoltre, non avrebbero più strumenti di tutela, se non i consorzi, che rischiano di diventare strumenti di potere e non più gestori della denominazione d’origine e dell’indicazione geografica.

Già oggi il mercato vinicolo italiano fatica ad assorbire l’attuale superproduzione, mentre le nostre bottiglie certificate nel 2010 hanno fatto registrare il record storico per l’export: 3,8 miliardi di euro in valore e 22 milioni di ettolitri, valori accresciuti anche dalla conquista dei mercati dei paesi emergenti (la Cina, dove l’import di vino italiano è cresciuto del 145 per cento, e la Russia, dove si è registrato un più 69 per cento. Abolire completamente le licenze produttive, infatti, significa mettere in pericolo questa “gallina dalle uova d’oro”, un business che rappresenta la voce più significativa dell’export agroalimentare italiano.

Per questi motivi, la Cia propone una terza via tra il regime delle licenze e la completa eliminazione dei diritti d’impianto: la deregulation, di per sé necessaria, deve essere accompagnata da forme di salvaguardia del nostro patrimonio vitivinicolo, che evitino gli scompensi culturali che il provvedimento rischia di innescare, mettendo in pericolo il know how delle nostre Docg, la loro tipicità e il loro valore storico. Le barriere attualmente presenti, ad esempio, potrebbero essere mantenute per le Docg, mentre per i vini da tavola si potrebbe attuare un processo di progressiva liberalizzazione.

Inoltre, altro punto del provvedimento che incontra dissenso riguarda i suoi tempi di attuazione. Tre anni, dal 2015 al 2018, per passare da un regime all’altro sono decisamente troppo pochi per ammortizzare i costi attuali di acquisizione del diritto d’impianto sul mercato.

Opportunità per investire alla base della piramide
Thomas C. Kaufmann, Equity Sector Research, Robert Ruttmann, Equity Research
30.03.2011 Alla base della piramide socioeconomica giace il più vasto bacino di consumatori ancora da esplorare, comprendente circa 4 miliardi di persone. L'espansione dei mercati emergenti e il crescente potere d'acquisto dei consumatori di questi paesi, che si aggira intorno ai 5 mila miliardi di dollari USA, sta facendo del segmento uno dei più interessanti per le multinazionali. Per accostarsi a questo mercato, alcune imprese hanno introdotto prodotti mirati, per esempio confezioni monouso o carte telefoniche di basso taglio nel tentativo di attenuare il "costo della povertà" che penalizza questi consumatori.
Il graduale spostamento del potere economico globale dai mercati sviluppati a quelli emergenti schiude svariate opportunità d'investimento. Ad oggi, i mercati emergenti (ME) sono responsabili di più del 75 per cento della crescita economica globale. Poiché i ME rappresentano l'80 per cento della popolazione del pianeta, l'integrazione di questi 5,5 miliardi di consumatori nell'economia di massa è con tutta probabilità destinata a diventare una delle tendenze più significative del 21° secolo. I consumatori dei mercati emergenti, inoltre, vedranno aumentare significativamente il proprio potere d'acquisto nei prossimi decenni. Le prospettive generate da questo fenomeno sono particolarmente interessanti.

Il più grande mercato di consumo ancora intatto a livello globale
Sebbene la storia di crescita dei mercati emergenti non sia certamente una novità, la maggior parte delle strategie aziendali si è focalizzata esclusivamente su una frazione relativamente modesta dei consumatori di questi paesi - la classe media emergente, ovvero quei 1,4 miliardi di persone che già godono di un reddito annuo compreso tra USD 3000 e USD 20'000. Tuttavia, questa porzione "più abbiente" rappresenta solo un quarto dell'intera popolazione dei paesi emergenti, a fronte di una maggioranza composta da 4 miliardi di persone in gran parte trascurata dai responsabili delle strategie aziendali. Questo vasto gruppo di cittadini dei mercati emergenti costituisce quella che è stata definita la "base della piramide" (BdP) economica mondiale. Composta da 4 miliardi di persone, essa rappresenta il più grande mercato di consumo ancora da sfruttare.
Una ricchezza complessiva di 8 mila miliardi di dollari
Le dimensioni del mercato della BdP appaiono particolarmente cospicue se si considera il potere d'acquisto complessivo dei consumatori che lo compongono. Nonostante il segmento comprenda 4 miliardi di persone che vivono ancora in condizioni di relativa povertà – guadagnando meno di 3000 dollari l'anno – il suo potere d'acquisto complessivo ammonta a circa 5 mila miliardi di dollari, secondo dati del World Resources Institute. Tale cifra corrisponde al 40 per cento circa dei 12'500 miliardi di dollari stimati per la classe media più agiata dei mercati emergenti (con redditi compresi tra 3000 e 20'000 dollari). Il mercato della BdP è dunque meno povero di quanto si creda. Secondo il Credit Suisse Wealth Report, inoltre, gli adulti che compongono la BdP godrebbero di una ricchezza stimata in 8200 miliardi di dollari. Un numero crescente di aziende multinazionali sta prendendo atto di questo enorme potenziale, destinato a crescere con l'integrazione dei mercati emergenti nell'economia globale.

I più poveri sono svantaggiati dal "costo della povertà"
Nonostante questo mercato sia molto appetibile, occorre che gli investitori siano consapevoli delle sue peculiari problematiche. Ad esempio, la relativa povertà dei cittadini BdP determina il fatto che generalmente l'80 per cento del loro reddito sia speso per generi alimentari, abbigliamento e carburante, lasciando risorse scarse o addirittura nulle per gli altri beni voluttuari. Inoltre, il segmento BdP è ancora perlopiù collocato nelle zone rurali, e la maggior parte delle persone che lo compongono spesso non ha accesso a partner creditizi affidabili, né a servizi di telecomunicazione e in alcuni casi nemmeno all'elettricità o all'acqua potabile.
Queste circostanze rendono l'accesso ai consumatori BdP una sfida estremamente impegnativa. A sua volta, l'isolamento dei consumatori BdP ha loro imposto uno svantaggio ancora più pesante – noto anche come "poverty penalty", ossia il costo della povertà. Questo concetto si riferisce al fenomeno per cui le persone povere che vivono in regioni isolate dai principali mercati economici pagano di solito un prezzo superiore per qualsiasi cosa: dal riso al credito - spesso fino a 25 volte più dei consumatori che vivono nelle aree urbane. Ciò accade principalmente perché la mancata concorrenza di mercato su beni e servizi nelle regioni BdP consente agli esercenti al dettaglio di trarre profitti elevati dai consumatori con un reddito modesto, i quali hanno meno opzioni a disposizione e abitudini di consumo meno sofisticate.

Le innovazioni possono sbloccare il potere di acquisto
Sinora non molte multinazionali hanno puntato ai consumatori della BdP. Le società capaci di imporsi su questo mercato di solito adattano le loro strategie per offrire prodotti e servizi creati su misura per le esigenze dei consumatori BdP. L'esempio forse più significativo è rappresentato dalle confezioni monouso. Le aziende realizzano packaging di piccole dimensioni per prodotti come detergenti, shampoo e olio da cucina, permettendo così ai consumatori più poveri di comprare un bene per loro altrimenti inaccessibile.Questa strategia si è già rivelata vincente in molti paesi in via di sviluppo.
Vi sono tuttavia molti approcci creativi per penetrare i mercati BdP. Altre strategie innovative comprendono l'emissione di carte telefoniche di basso taglio, modelli di condivisione di telefoni, auto o altri utensili domestici, così come l'erogazione di microcrediti a persone che altrimenti non presenterebbero i requisiti per accedere ad alcun tipo di finanziamento o di credito. Con queste soluzioni, le aziende inventano nuove modalità per rendere disponibili i prodotti con prezzi accessibili ai consumatori BdP. Oltre a sbloccare il potere d'acquisto di questo segmento, queste strategie permettono l'espansione dei mercati locali e generalmente migliorano il tenore di vita delle piccole comunità, mettendo così in moto il ciclo virtuoso dello sviluppo economico per la popolazione alla base della piramide.

Il miracolo delle telecom
Il successo del settore delle telecomunicazioni nei mercati BdP evidenzia al meglio come le aziende possono sfruttare l'enorme potenziale racchiuso in questo ambito. La maggior parte dei grandi operatori telefonici sono stati restii ad accostare i mercati BdP. Ad oggi, però, i pochi che hanno colto tempestivamente l'opportunità stanno raccogliendo ottimi frutti. Di fatto, le strategie d'ingresso su queste piazze sono state appositamente concepite per raggiungere in modo mirato il target di clientela, e comprendono approcci come l'offerta di carte telefoniche di basso taglio, la riduzione dei costi per gli apparecchi telefonici e la promozione di sistemi di condivisione nelle comunità BdP.
I risultati di queste audaci iniziative sono sbalorditivi: in soli cinque anni tra il 2002 e il 2007, il numero di abbonati di telefonia mobile nei paesi in via di sviluppo è aumentato di oltre il 700%, attestandosi a quasi 2,5 miliardi di utenti. Nonostante la più grave recessione mondiale degli ultimi 70 anni, solo in questo ultimo anno il numero di nuovi abbonati registrato nei mercati emergenti dalle aziende telecom quali MTN, Orascom Telecom e altri è aumentato di oltre 570 milioni, portando il totale degli utenti di telefonia di queste aree geografiche a 3,7 miliardi nel 2009. Guardando al futuro, prevediamo che il totale degli abbonati dei mercati emergenti supererà i 5 miliardi entro il 2014, con 1,1 miliardi di utenti in più rispetto ai livelli attuali.

La fine dell'isolamento economico
In ultima analisi, le dinamiche della telefonia mobile forniscono una prova tangibile dell'enorme potenziale insito nel più grande mercato ancora non sfruttato a livello mondiale – rappresentato dai 4 miliardi di persone alla base della piramide. E, poiché l'ago della bilancia della crescita economica continua a spostarsi dai consumatori dei paesi sviluppati verso quelli dei paesi emergenti, le multinazionali comprenderanno ben presto quali siano il potenziale e le prospettive alla base della piramide economica mondiale. In questo contesto, i mercati BdP potrebbero delinearsi come una parte importante della risposta alle esigenze di crescita delle aziende a livello globale. Allo stesso tempo questa penetrazione potrebbe rappresentare la fine dell'isolamento economico che ancora persiste in molte aree geografiche in via di sviluppo.

Napoli. Villa Montesano, scrigno della memoria vesuviana e ritiro di Cimarosa
La storica dimora sottratta al degrado dopo il rogo
del ’43. Qui erano custoditi i documenti dell’Archivio
di Stato e le opere del Museo Filangieri
NAPOLI - Il Vesuvio sullo sfondo, i vigneti (ora i noccioleti) intorno, il mare laggiù, le isole in lontananza. Che spettacolo, Villa Montesano. La nobile famiglia dei Mastrilli la possedeva sin dal XVII secolo, e forse ne affidò un primo restauro al celebre architetto Cosimo Fanzago. Passò poi alla famiglia patrizia napoletana dei Capecelatro.
Fu luogo di riposo e svago per personaggi illustri: nell’estate del 1798 vi soggiornò Domenico Cimarosa in fuga dall’esaurimento nervoso. Nell’800 ne divennero proprietari i Marchesi di Casanova, nel XIX secolo i Contieri. Durante la Prima guerra mondiale ospitò i profughi friulani fuggiti dal fronte bellico dopo la disfatta di Caporetto. Ma le fiamme la divorarono nel settembre 1943, quando le truppe tedesche in ritirata vi appiccarono il fuoco per rappresaglia: vi erano infatti custoditi — ironia della sorte proprio per sottrarli alla furia bellica— i documenti dell’Archivio di Stato di Napoli e le opere d’arte del Museo Filangieri.

Da allora, e per oltre cinquant’anni, la seicentesca Villa Montesano si è progressivamente trasformata in un rudere. E tale sarebbe restato se tre fratelli, tre giovani imprenditori di Pomigliano d’Arco non avessero deciso di riportare all’antico splendore questo scrigno di memoria collettiva situato sulla collina di San Paolo Bel Sito che domina il vallo di Lauro. I tre— Salvatore, Daniele e Marcello Antignani, figli di Carlo, storico pasticciere di Pomigliano che ancor oggi, a 75 anni, ogni santa mattina alza la saracinesca del suo laboratorio e comincia a impastare e sfornare delizie — hanno lavorato instancabilmente per cinque anni al loro progetto «impossibile» diventato realtà meno di un mese fa, quando la villa ha riaperto le porte, restituendo agli occhi dei visitatori uno splendore che si riteneva perduto per sempre.

Eccola, Villa Montesano: ora è diventata l’elegante sede di eventi e cerimonie pubbliche e private, ma tutto lo straordinario lavoro di recupero è stato condotto col rispetto filologico che il luogo merita, secondo una linea di riuso compatibile» e sotto lo sguardo attento della Soprintendenza per i beni architettonici di Napoli e provincia. Recupero e riuso e «restauro critico» niente affatto semplici: la villa ha subìto dal Seicento ai giorni nostri continue trasformazioni, e mettere d’accordo i numerosi eredi degli ultimi proprietari è stata impresa titanica. Ma oggi, finalmente, si può porre a confronto la sobria ed elegante facciata con l’ultima testimonianza fotografica della villa «com’era», un’immagine in bianco e nero dei primi del Novecento (visibile anche nella ospitale «cucina contadina» fedelmente ricostruita all’interno) concludere che sì, i tre fratelli ce l’anno fatta.

Ed è con legittima soddisfazione (ben mascherata da un carattere schivo e antiretorico) che Daniele, l’ingegnere che ha curato con affetto filiale il restauro, ci guida alla (ri) scoperta di un luogo che è la gemma architettonica in un’area— quella del Nolano— dove l’edilizia parla tutta un’altra, tristissima, lingua. La «visita guidata» (che chiunque potrà effettuare ogni primo lunedì delmes e p r e n o t a n d o s i a l numero 081.5105464) comincia appunto dall’imponente facciata, restaurata filologicamente ed evidenziando in maniera chiara le porzioni di muratura crollate dunque non più recuperabili, e dalla corte, dominata al centro da un platano secolare e delimitata da piccoli e bassi edifici disposti a emiciclo un tempo adibiti ad abitazioni per i contadini che ora, adeguatamente ristrutturati, sono diventate camere e suites per visitatori e turisti. Gli ambienti adibiti agli eventi e alle cerimonie (Villa Montesanno è già ambitissima location per feste sfilate di moda) mantengono tutta la suggestione di una grande architettura, e piccoli interventi ne accrescono vivibilità e piacevolezza: un moderno ascensore «aperto» garantisce il comodo collegamento tra i vari piani (l’ultimo ospita le suites più spaziose e raffinate e accessoriate), e sul soffitto del salone principale (i solai erano tutti crollati all’epoca dell’incendio) l’occhio di un grande oblò offre il conforto del cielo (a sera quasi sempre stellato) sopra di noi.

E mirabile è stato il lavoro portato a termine nell’annessa cappella (una volta era discosta dall’edificio principale, e solo più tardi unita ad esso attraverso un corpo aggiunto): una piccola, raccolta chiesetta a pianta unica con abside in parte crollata che Daniele ha deciso di lasciare così com’era, ottenendone quasi un effetto da quinta teatrale. Preziosa anche l’opera di ricostruzione dei disegni originali delle «riggiole» del pavimento, nella quasi totalità distrutte o trafugate: sulla base di qualche frammento e grazie alla perizia degli artigiani locali, si è riusciti a ottenere un risultato stilisticamente apprezzabile e che non prova mai a spacciarsi ad occhi profani come «antico» . Nessun intervento, invece — tornando ai saloni del piano nobile — sul fregio in stucco con immagini ormai quasi indecifrabili (probabilmente si tratta delle insegne intrecciate dei Mastrilli e dei Capecelatro, i primi due proprietari dell’edificio).

Questi stemmi «silenziosi» alludono certo a una gloria passata, ma forse ne annunciano una futura. Che magari non celebrerà più il potere, ma la passione: quella di Daniele l’ingegnere, di Salvatore il commercialista e di Marcello l’avvocato (ma tanto Salvatore che Marcello lavorano nell’impresa del padre Carlo, diventata ormai un simbolo del catering di qualità) che non si accontentano più di aver fatto rinascere un prezioso pezzo di memoria condivisa. Adesso mirano a farne un punto di riferimento dell’intera area anche sotto il profilo culturale. Non solo matrimoni e sfilate, dunque: Villa Montesano si candida a fare da trampolino di lancio per iniziative che sappiano raccontare di un altro hinterland, operoso e non rassegnato al degrado urbanistico e civile che pure lo attanaglia. Daniele forse ce ne vorrà se sveliamo in anticipo sui tempi il prossimo progetto in cantiere, ma noi sfidiamo la sua ritrosia mediatica: molto presto Villa Montesano diventerà sede stabile di una manifestazione culturale di alto (e gustoso) profilo.
Antonio Fiore

Fondi europei, il Sud (sarebbe) pieno di soldi: ma ne usa solo il 9%
La regione che spende meno, sprecando risorse disponibili, è la Campania, seguono Sicilia e Puglia
Tanti soldi, europei, ma poche idee per spenderli. Il Sud, stando all'inchiesta pubblicata oggi da Il Giornale, «piange miseria» ma intanto snobba le opportunità offerte dalle risorse dell'Unione. Un Meridione potenzialmente pieno di soldi, sostiene il quotidiano, peccato però che restino chiusi nei «forzieri di Bruxelles».

La quota di fondi del programma 2007-2013 utilizzata dalle cinque regioni del Sud - Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Basilicata - ammonterebbe solo al 9 per cento. Scongiurato il rischio decurtazione, tutte le somme che non saranno impegnate nei prossimi due anni andranno comunque irrimediabilmente perse. Chi spende di meno? La Campania, che avendo a disposizione quasi 7 miliardi di fondi Fse e poco più di un miliardo di risorse Fesr, finora ha speso complessivamente meno di 500 milioni, e cioè il 6,57 e il 2,37 % delle somme disponibili sui due fondi.

Segue la Sicilia, che ha impegnato 690 milioni su sei miliardi e mezzo di fondi Fse e solo 77 milioni su poco più di due miliardi di fondi Fesr, per poi spenderne però ancora meno, almeno nel primo caso: la percentuale di risorse spese si ferma al 7,66% per i fondi Fse e al 3,71% per il Fse. Poco meglio fa la Puglia: 9,49% e 8,83% delle risorse disponibili sui due fondi, e cioè solo mezzo miliardo di euro, mentre ne avrebbe potuti utilizzare oltre 6.

Berlusconi a Lampedusa: in 48-60 ore nell'isola solo i lampedusani. Annunciata la moratoria fiscale
di Celestina Dominelli e Claudio Tucci
«In 48-60 ore Lampedusa sarà abitata solo dai lampedusani»: lo ha detto il premier Silvio Berlusconi giunto a Lampedusa per illustrare il piano del governo per l'emergenza sbarchi. Parlando accanto al presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, Berlusconi ha spiegato ai cittadini presenti davanti al municipio dell'isola di essere giunto solo ora perché il piano dell'esecutivo è partito soltanto dopo l''accordo sottoscritto con la Tunisia e l'incontro di ieri sera con il ministro Giulio Tremonti «Fino a ieri non avevo la soluzione al problema chiara, poi ho messo a punto un piano che vengo a raccontarvi e che è già scattato dalla mezzanotte di ieri. Con Tremonti abbiamo trovato i mezzi per la soluzione del problema».

Il Cavaliere: piano del governo scattato ieri a mezzanotte
Berlusconi ha quindi ricordato che l'avvio delle operazioni di trasferimento verso la Sicilia e altre Regioni d'Italia è già iniziato: il piano per l'evacuazione dell'isola è partito a mezzanotte di ieri attraverso sei navi passeggeri, con una capacità complessiva di 10mila persone. Ora, ha aggiunto il premier, «stiamo trattando per una settima». Berlusconi ha anche assicurato agli abitanti che «una nave sarà sempre presente a Lampedusa per trasferire i migranti man mano che giungono sull'isola, ed evitare così che si riproduca la situazione di questi giorni con migliaia di tunisini ammassati sull'isola».

L'impegno di Berlusconi: zona franca e moratoria fiscale per l'isola
Quindi Berlusconi ha snocciolato le compensazioni promesse ai lampedusani. Il premier ha innanzitutto annunciato «un piano di promozione straordinaria» di Lampedusa per incentivare il turismo. «Abbiamo dato incarico a Rai e Mediaset di illustrare con immagini le fantastiche bellezze della vostra isola», ha spiegato. Poi Berlusconi ha detto di aver chiesto all'Unione europea una «zona franca», senza tasse per le merci importate. Ci sarà, ha inoltre aggiunto il Cavaliere, una «moratoria fiscale», mentre «stiamo studiando anche una moratoria previdenziale» e la possibilità «di fare di Lampedusa una zona a burocrazia zero». Nel corso del suo intervento davanti al municipio il premier non ha specificato le cifre che saranno messe a disposizione dell'isola, ma ha assicurato che ci saranno risorse «per la manutenzione necessaria dei servizi carenti, come fognature ed elettricità, e per la viabilità».

L'annuncio: ho comprato casa a Lampedusa
Il premier ha poi bacchettato il primo cittadino di Lampedusa Bernardino De Rubeis. «Vorrei suggerire al sindaco di dotare l'isola di un pò più di colore e di verde e io stesso mi impegno in questo senso». Io l'ho fatto, ha ricordato ancora Berlusconi, «in un paese della Lombardia dove fra poco sarà inaugurata l'università della Libertà. In alcune case mancava l'intonaco o i muri erano scrostati e io ho realizzato una situazione di colori che ricorda Portofino. Mi piacerebbe attuare questo piano colore anche nella vostra isola. Ho notato anche - ha aggiunto - un degrado del verde, mi impegno per un piano del verde e di rimboschimento della vostra isola». Il Cavaliere ha quindi assicurato che si impegnerà «per il conferimento del premio Nobel per la pace a Lampedusa» e ha annunciato di aver acquistato una casa sull'isola. «Voglio diventare lampedusano anche io e così questa notte ho fatto una ricerca su internet e ho trovato una casa bellissima a Cala Francese, si chiama Due Palme e l'ho comprata. Ora avrete un lampedusano al governo».

Tensione davanti al municipio prima dell'arrivo del premier
Prima dell'arrivo del premier una piccola folla di duecento persone si era radunata davanti al municipio. Momenti di tensione si erano poi registrati quando una persona aveva strappato dalle mani uno striscione al responsabile di Legambiente dell'isola, Giusi Nicolini. Sullo striscione era scritto: «Berlusconi foeura di ball», uno slogan che riproduceva quanto affermato ieri dal leader della Lega Nord, Umberto Bossi, nei confronti degli immigrati. In difesa della Nicolini era quindi intervenuto il parlamentare del Pd, Roberto Della Seta, che aveva affrontato il responsabile del gesto. Anche il sindaco aveva provatoa riportare la calma invitando i suoi concittadini a evitare le contestazioni. «Non vogliamo strumentalizzazioni politiche da parte di nessuno»
30 marzo 2011

Otto posti e 3500 euro alla settimana: ecco villa Due Palme, la casa che il premier vuole comprare a Lampedusa
Mercoledí 30.03.2011 14:33
"La villa detta 'Le due palme' si affaccia sulla baia di cala Francese, una delle piu' belle e tranquille dell'isola di Lampedusa, isole Pelagie". Cosi' su internet e' descritta la villetta che il premier Silvio Berlusconi ha intenzione di acquistare, a quanto rivelato da lui stesso durante la visita a Lampedusa.

La casa e' gestita dalla Vulcano Consult che si occupa di affittarla settimanalmente. "Il giardino e' proprio sulla spiaggia cosa che la rende assolutamente unica. La casa e' arredata in modo semplice ed elegante ed e' su due piani. I posti letto sono 8", si spiega ancora nel sito, corredato da numerose foto della villetta bianca con due palme nel giardino, corredato da gazebo, e un muretto che la separa dal mare. L'agenzia ha anche pubblicato i prezzi a settimana per il 2011. Si va da un minimo di 2.100 euro a settimana per ottobre ai 3.500 euro di agosto, piu 100 euro di pulizie finali e 300 di cauzione. Al momento, risultano gia' prenotazioni dal 26 giugno al 16 luglio e di nuovo dal 24 al 7 agosto.

Nonostante le prenotazioni gia' accettate, la villetta risulta anche in vendita sul sito della stessa agenzia di Lipari. Le trattative pero', si specifica, sono riservate. La casetta e' su due piani, per un totale di 330 metri quadrati. Non ha terrazzo ma il giardino e' privato e separato dal mare da un muretto. A dispetto pero' dell'assicurazione che la villa si trova in una delle zone "piu' tranquille" di Lampedusa, a guardare la mappa si vede proprio che proprio a ridosso c'e' l'aeroporto dell'isola.

“Lampedusa tornerà un paradiso”
di BlogSicilia 30 marzo 2011 -
”Lampedusa tornerà un paradiso”. Lo ha assicurato il premier Silvio Berlusconi parlando agli abitanti dell’isola. ”Abbiamo dato incarico a Rai e Mediaset – ha aggiunto – di fare dei servizi che attirino gli italiani a Lampedusa, che è sempre stato un paradiso e tornera’ ad esserlo.

“Perché il premier non è venuto prima a Lampedusa? Perché il premier ha il vezzo e l’abitudine di risolvere i problemi. Fino a ieri non avevo la soluzione al problema chiara, poi ho messo a punto un piano che vengo a raccontarvi e che è già scattato dalla mezzanotte di ieri. Con Tremonti abbiamo trovato i mezzi per la soluzione del problema”.

“Il piano prevede lo sgombero per la liberazione dell’isola dai migranti”, che saranno “portati in altre regioni. Entro 48 ore Lampedusa sarà liberata”.

“Una nave sarà sempre presente a Lampedusa – ha detto ancora Berlusconi parlando dal palco allestito davanti al Municipio dell’isola – per trasferire i migranti man mano che giungono sull’isola, ed evitare così che si riproduca la situazione di questi giorni con migliaia di tunisini ammassati sull’isola”.

Dichiarazioni del premier anche sulla gestione dell’emergenza “ambientale” a Lampedusa: “Stamattina sono arrivati 140 uomini delle nostre forze armate, del Genio, ed è scattato un piano di pulizia di tutta l’isola, che verrà riportata in condizioni normali”. Quanto alle compensazioni, invece, Berlusconi ha promesso: “Faremo di Lampedusa una zona a burocrazia zero. Qui – ha aggiunto – si potrà fare tutto: si potrà costruire, nel rispetto delle norme edilizie, e solo dopo il Comune invierà i propri ispettori per verificare se tutto è stato realizzato nella norma”.

Inoltre il presidente del consiglio ha promesso un aiuto ai pescatori lampedusani: “Abbiamo avuto un contatto con l’Eni e contiamo su un prezzo più basso del gasolio per i pescatori di Lampedusa. I pescatori – ha aggiunto Berlusconi – stanno vivendo un grande disagio. Serve una riduzione del prezzo del carburante e magari il primo viaggio a costo zero”.

I rimpatri sono il miglior modo per fermare gli arrivi di immigrati dalla Tunisia. Ne è convinto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: “Riportarli là da dove sono partiti sarebbe il segnale più forte per dire ‘è inutile che paghiamo un prezzo, che affrontiamo dei rischi, se poi ci riportano indietro’. Abbiamo ottenuto dal nuovo governo della Tunisia l’impegno alla riaccettazione di tutti i tunisini” che sono giunti clandestinamente in Italia, ha affermato il premier.

Critiche alla visita del premier arrivano dalle opposizioni. “A Lampedusa si sta svolgendo una manifestazione di regime. Dopo settimane in cui l`isola e i suoi abitanti sono stati abbandonati dal governo sull`orlo di una crisi sociale e di un`emergenza sanitaria, come per miracolo nel giorno in cui finalmente Maroni ha fatto giungere le navi per trasferire gli immigrati, è apparso il presidente del Consiglio”. Lo dichiara Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza del Pd.

“Dopo le promesse sulla spazzatura di Napoli e sull`immediata ricostruzione dell`Aquila, arrivano oggi quelle su Lampedusa quando nel governo ogni ministro dice l`esatto contrario dell`altro sul futuro degli immigrati e l`Europa – ha concluso Fiano – ci estromette dai tavoli delle trattative”.

Lampedusa, Berlusconi compra casa a Lampedusa: è la villa “Due Palme”. Roma, 30 mar (Il Velino) - “Questa notte sono andato su Internet e ho comprato una casa a Cala Francese, si chiama Le Due Palme. Anch'io diventerò lampedusano”: così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante il suo intervento pubblico davanti agli abitanti dell’isola. La villa - 330 mq, due piani e otto posti letto - affaccia direttamente sulla spiaggia, in località Cala Francese. Il premier è andato a visitarla poco dopo aver terminato il suo discorso pubblico. “Sarà l’ennesimo conflitto di interessi”, ha ironizzato Berlusconi.
(red) 30 mar 2011 15:06

Potenza. Ecco Bucaletto quartiere-cantiere della vergogna. di GIOVANNA LAGUARDIA
Bucaletto come un campo di battaglia. I cittadini del quartiere denunciano la pericolosità dell’area di smantellamento dei prefabbricati del post terremoto. Insomma, la tanto attesa trasformazione di Bucaletto in un «vero» quartiere cittadino con «vere» case è finalmente iniziata. Ma il periodo di transizione tra il completamento della demolizione dei prefabbricati e la costruzione dei palazzi di cemento armato, a quanto sembra, sta generando un mare di timori e preoccupazioni.

«Abbiamno segnalato tante volta al Comune la pericolosità dell’area dove si stanno smantellando i prefabbricati - racconta un genitore di Bucaletto che preferisce mantenere l’anonimato - perché la recinzione da cantiere che è stata utilizzata presenta molti varchi. Praticamente chiunque può entrare. E all’interno, oltre a non esserci più tombini, ci sono rifiuti di ogni genere, assi di legno piene di chiodi, vecchi sanitari in porcellana, elettrodomestici, addirittura contatori elettrico che sembrano essere ancora attivi e chiavi di arresto. Per non parlare dell’eternit dismesso dai tetti impilato ed impacchettato e della lana di vetro delle coibentazioni che vola da tutte le parti e che siamo costretti a raccogliere con le nostre mani. Ma siamo soprattutto preoccupati per i nostri figli. Io sono padre di due bambine e sono preoccupato perché quell’area è pericolosa e l’incidente è dietro l’angolo, come insegna il triste caso del bambino di Venosa deceduto qualche giorno fa».

Insomma, le preoccupazioni sono tante, anche perchè l’area di smantellamento dei prefabbricati, attualmente data in gestione dal Comune all’Ater e alla ditta che sta costruendo le nuove case, è vicina a zone densamente popolate del quartiere: alle sue spalle ci sono i nuovi palazzi e dall’altra parte ci sono molti prefabbricati ancora abitati. Ma questa non è l’unica area di Bucaletto che mette paura ai cittadini: anche la famiglia Padula, nei giorni scorsi, aveva lanciato un grido d’allarme, poi raccolto dal presidente regionale dei Verdi, Mario Di Dio e da Nino Sabatella, presidente cittadino, in merito a dei lavori di rimozione di materiale contenente amianto dai prefabbricati, senza le prescrizioni previste dalle leggi in materia di sicurezza.

In particolare i lavori verrebbero effettuati senza adeguate protezioni e senza allontanare gli abitanti della zona. «Inoltre - ha denunciato la famiglia Padula - lasciano il luogo dei lavori puntualmente pieno di scorie e sporcizia varia. È una cosa indegna». Dall’Ufficio manutenzione del Comune di Potenza, comunque, l’ingegner Canio Sileo fa sapere che «il processo di rimozione dell’amianto dai tetti dei prefabbricati, ovvero delle lastre di eternit è già stato completato. Rimangono alcuni prefabbricati che presentano amianto nella coibentazione delle pareti verticali e che sono in corso di demolizione. Proprio in questi giorni stiamo avviando la demolizione di uno di questi prefabbricati, seguendo tutte le prescrizioni in materia e rivolgendoci ad una ditta specializzata».

Per quanto riguarda, invece, l’area di smantellamento oggetto delle preoccupazioni dei cittadini, il Comune fa presente di non essere più competente, essendo al momento la gestione dell’Ater e della ditta che sta attuando i lavori.

Manduria. Fuga per la libertà incitati dagli italiani i tunisini spariscono tra le campagne
Scavalcano la rete sotto gli occhi dei vigili del fuoco
All'appello mancano ancora seicento extracomunitari
MANDURIA - Continuano anche di giorno le fughe di tunisini ospitati nel campo di accoglienza profughi di Manduria. Secondo fonti molto attendibili, all'appello mancherebbero sinora seicento extracomunitari. Manca invece il dato ufficiale che dovrebbe dare il personale del Consorzio Connecting People che gestisce l'aspetto alberghiero nel campo.
LA RIUNIONE - In mattinata si è riunito in Prefettura il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza per stabilire nuove misure da adottare alla luce della situazione di emergenza creatasi.
Nazareno Dinoi

Lampedusa. Lombardo: “Le promesse fatte a Lampedusa devono essere mantenute”
di BlogSicilia 30 marzo 2011 -
“Grazie al nostro intervento prendiamo atto che per la prima volta il presidente del Consiglio viene a Lampedusa a rendersi conto in prima persona della sofferenza e delle difficoltà che l’isola e i lampedusani stanno affrontando giorno per giorno”.

A scriverlo, sul suo blog, il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo che in merito alla visita di Berlusconi dice: “E’ un fatto positivo per l’isola e per la Sicilia. Gli impegni assunti oggi dal presidente del Consiglio vanno nella giusta direzione, quella che noi avevamo per primi indicata.

Il trasferimento, entro 60 ore, di tutti i migranti presenti; la moratoria fiscale e il gasolio a metà prezzo per i pescherecci, in accordo con l’Eni; una nave sempre pronta per il trasferimento di eventuali nuovi arrivi di migranti; un piano di comunicazione per il rilancio dell’immagine dell’isola; interventi di manutenzione straordinari.

Abbiamo mosso le acque nello stagno ma voglio rassicurare i siciliani e gli abitanti di Lampedusa che sulla realizzazione concreta dell’impegno solenne assunto da Berlusconi di fronte ad una popolazione stremata e provata da quanto accaduto in queste settimane, il mio governo ed io vigileremo con attenzione in modo che le promesse fatte vengano mantenute e rispettate integralmente affinché Lampedusa e la sua popolazione possano ritornare alla normalità.

Brindisi. Oria. «Restate a Manduria vi diamo il permesso di soggiorno». ORIA (BRINDISI). La «sala di comando» della tendopoli - la prima di 13 previste in tutto il territorio nazionale - attivate dal ministero dell’In - terno per fronteggiare l’ondata di clandestini che si sta riversando sull’Italia meridionale è diretta da Nicola Lonoce. In quest’intervista alla «Gazzetta», il direttore Lonoce chiarisce alcuni aspetti giuridici e burocratici sulla tendopoli da 3mila posti sorta presso l’ex aeroporto militare di Manduria, a pochi chilometri da Oria.

Qual è l’esatta denominazione del campo? «È un Cai, sigla che significa “Centro accoglienza e identificazione”. Qui i profughi vengono accolti e identificati, non sono reclusi, quindi è inesatto parlare di evasioni, ma sorvegliati nel loro stesso interesse».
E perché dovrebbero avere interesse a rimanere nel campo? «Perché è qui che possono presentare richiesta per aspirare a diventare regolari: le pratiche sono già state avviate dalla mattina di lunedì».
In che modo diventano regolari? «Presentando istanza di protezione internazionale, sussidiaria o umanitaria: la prima dura cinque anni, la seconda tre e l’ultima un anno».

Che differenza c’è fra le tre richieste? «La protezione internazionale altro non è che il vecchio “asilo” ed è più completa delle altre due, che sono per così dire residuali. Le ultime due, nel caso di specie, si addicono più alle condizioni di quei cittadini stranieri che non provengono dalla Libia. La protezione internazionale, tra gli altri casi, è accordata ai cittadini provenienti da Paesi in guerra o discriminati in patria per motivi religiosi e sessuali, come è per gli omosessuali in alcune parti del mondo».
Quali sono i tempi per istruire le pratiche? «In genere almeno due-tre mesi per pratica, ma al richiedente viene prima rilasciato dalla Commissione territoriale, con sede a Bari, il cosiddetto attestato nominativo. Il cittadino straniero in possesso di questo documento può eleggere un domicilio diverso dal campo profughi ma sempre e comunque in Italia, il primo Stato in cui sono stati foto-segnalati e sono state loro prese le impronte digitali».

Quelli che fuggono prima della fine di questo iter diventano clandestini? «Sì, e qualora sconfinino all’estero, vengono rispediti in Italia dove, in quanto clandestini, potrebbero essere rimpatriati. Ecco perché dico che ai migranti nordafricani conviene attendere qui anziché tentare la fortuna».
Che cosa succede se la protezione internazionale viene negata? «Il richiedente si può opporre e nel frattempo possono trascorrere anche due - tre anni nel corso dei quali, nelle more del procedimento, lo straniero è a tutti gli effetti regolare. Qualora il ricorso fosse ulteriormente respinto, c’è sempre la possibilità di valutare la concessione della protezione sussidiaria o umanitaria». Quindi ai migranti converrebbe pazientare e attendere almeno quei due – tre mesi? «Gliel’ho detto: evitare di fuggire è nel loro stesso interesse, ma spesso non sono così pazienti: hanno fretta di raggiungere la Francia ignorando che una volta là saranno respinti».
Ma queste cose a loro le spiegate? «Certo, dopo la sistemazione negli alloggi e le visite mediche è la prima cosa che cerchiamo di fare, ma purtroppo non è facile spiegare in maniera semplice la burocrazia italiana». (Eliseo Zanzarelli)

Lampedusa dal casino al Casinò? Vedremo
di BlogSicilia 30 marzo 2011 -
Luci e ombre in mezzo ai fuochi d’artificio lampedusani di un Berlusconi sbarcato nell’isola a modo suo. Tanti gli impegni solo verbalmente, assunti, dal Premier. I fatti, lo speriamo, seguiranno a breve. Non vogliamo credere, infatti, a quelli che dicono che finirà come a Napoli e l’Aquila, dove agli annunci sono rimasti tali nonostante le roboanti affermazioni che tutti i problemi fossero stati risolti. Dunque Lampedusa diverrà come Portofino? Vedremo. Tra sessanta ore, qualcuna in meno perché diverse sono già trascorse, sarà liberata dalla gran parte dei tunisini.  Anche in questo caso: vedremo. Così come per il resto delle sue promesse e dei suoi miracoli per Lampedusa (no tax, yes tourism). Uno, per la verità, ci fa un pochino sorridere. L’impegno di un casinò a Lampedusa. Insomma per farsi perdonare il casino combinato nell’isola, il Premier pensa di realizzare un casinò !

A chiederlo era stato il presidente Lombardo e da buon giocatore d’azzardo Berlusconi ha subito risposto: vedo! Azzardo appunto. Perché è noto che Lega e Pdl, lo hanno detto in Parlamento più volte,  non vogliono che si allarghino le maglie dei casinò che al Nord sono e la devono rimanere. Insomma un imbroglietto, buttato nella mischia tanto per dare riscontro e nello stesso tempo fare “scumazza”. Il casinò come il Nobel per la pace: Scumazza. Sarà così anche per il resto? Vedremo. A vigilare si è impegnato lo stesso Lombardo, oggi più quieto rispetto alle incazzature dei giorni scorsi, visto il gioco facile che ha nell’affermare che questi impegni veri o presunti si devono all’inferno che egli ha scatenato contro il governo nazionale. Anche per lui vale lo stesso principio reclamato per Berlusconi: vedremo.

Trapani. Turano: la riapertura di Birgi è una prima vittoria. Ora si recuperi il tempo perduto
Il presidente della provincia di Trapani: «Le ragioni di questa chiusura restano ancora incomprensibili»
TRAPANI - «L'incontro di oggi era necessario per testimoniare, anche davanti alla stampa, che lo scalo di Birgi è nuovamente operativo e che nelle prossime ore, non appena gli orari dei voli saranno resi noti, gli aerei torneranno a decollare ed atterrare». È quanto ha detto Mimmo Turano, presidente della Provincia di Trapani, soddisfatto per la prossima riapertura dello scalo al traffico civile, al termine dell'assemblea straordinaria dei 24 sindaci del trapanese, convocata all'aeroporto di Birgi. All'incontro, promosso da Turano, hanno partecipato anche diversi deputati regionali, rappresentanti istituzionali del territorio trapanese, gli operatori turistici e le forze sociali. «Il territorio - ha aggiunto il presidente - è pronto ad affrontare la stagione turistica con maggiore entusiasmo di prima per recuperare il tempo perduto e arginare i danni che ne ha ricevuto a causa di circostanze assolutamente straordinarie. Confidiamo anche nell'attenzione del governo nazionale per il prosieguo di questa vicenda'». L'assemblea ha inoltre raccolto la preoccupazione diffusa nel territorio per l'indicazione dell'ex aeroporto di Kinisia come campo di prima accoglienza per gli immigrati provenienti da Lampedusa. Al termine della assemblea è stato approvato all’unanimintà un documento i cui punti fondamentali vertono su: riapertura totale dell’aeroporto; ripartizione su tutto il territorio nazionale degli immigrati giunti in Sicilia; campagna turistico promozionale che ribadisca che la Provincia di Trapani non è territorio coinvolto in azioni belliche.

Roma. Immigrazione, si dimette Mantovano. Roma, 30-03-2011
Il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano ha deciso di rassegnare le dimissioni. La decisione sarebbe legata al numero di immigrati previsti per la tendopoli di Manduria.
La decisione delle dimissioni è stata presa da Mantovano dopo la notizia che la prima nave passeggeri che trasferirà gli immigrati da Lampedusa porterà a Taranto, e poi a Manduria, oltre 1.400 persone.
Nei giorni scorsi Mantovano in consiglio comunale a Manduria aveva annunciato, su indicazione del ministro dell'Interno, Maroni, che la tendopoli avrebbe ospitato 1500 immigrati irregolari.
Ad oggi erano già oltre 1.300 gli immigrati assistiti a Manduria. La Puglia ospita già tre Cara per richiedenti asilo e due Centri di identificazione ed espulsione.

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