giovedì 31 marzo 2011

Mezzogiorno-Sera. 31 marzo 2011.

Lampedusa, 1400 migranti in viaggio verso Manduria

Sardegna. Caro-traghetti, è rivolta nell'Isola

Macroregione adriatica: nasce il comitato promotore

Bengasi, scomparso peschereccio siciliano

Reggio Calabria. Sospesi imprenditori che non avevano denunciato estorsioni

«Escludere le imprese calabresi dall’Expo non risolve il problema»

Puglia. Manduria tra proteste e solidarietà attende altri 1450 profughi in arrivo.

Taranto. Tamburi, abbandonati anche i campi comunali

Manduria. In quattro giorni sono fuggiti 500 tunisini

Caserta. Profughi, i primi arrivi già domani



Lampedusa, 1400 migranti in viaggio verso Manduria
di Redazione 31 marzo 2011 -
Sono cominciate ieri in tarda serata le operazioni di imbarco degli immigrati su una delle navi inviate dal governo nazionale per  trasferirli in altri centri di accoglienza.

 In Puglia, a Manduria per cominciare. Una decisione che ha portato alle dimissioni del sottosegretario pugliese, Alfredo Mantovano, e del sindaco, Paolo Tommasino (Pdl).

 Secondo la Capitaneria di Porto le operazioni di imbarco sulla Excelsior della compagnia Grandi Navi Veloci, che trasferirà i tunisini nel porto di Taranto, si concluderà solo stamattina.

Sardegna. Caro-traghetti, è rivolta nell'Isola
Spunta l'ipotesi del low cost marittimo. La stagione estiva alle porte rischia di trasformarsi in un flop per le aziende turistiche sarde a causa dei maxi rincari delle tariffe navali. La protesta dei passeggeri arriva anche su Facebook, dove si auspica che qualche armatore straniero proponga formule più economiche, come per gli aerei.

La stagione estiva è alle porte ma le tariffe navali rimangono alte. I passeggeri continuano a lamentarsi ma le compagnie si difendono e ribattono che i prezzi sono cresciuti per i costi del carburante.

I PREZZI Mettendo a confronto le tariffe applicate da tutte le società, però, emerge che una famiglia media per trascorrere le vacanze in Sardegna deve spendere circa 500 euro, con picchi anche più alti, solo per il trasporto. In una delle tratte più gettonate, la Genova-Olbia, i collegamenti sono effettuati da Moby, Grandi navi veloci (Gnv) e Tirrenia, il prezzo è alto: 665 euro per la prima e 517 per l'altra compagnia privata. Prezzi calcolati per una famiglia con due figli, un'auto e una cabina in un periodo di alta stagione, ma non di picco: dal 18 al 25 luglio circa. Con la Tirrenia, la compagnia pubblica che per effettuare la tratta riceve ancora le sovvenzioni dallo Stato, le cose non vanno meglio: si parte da 630 euro che però arrivano a 499 con una tariffa non rimborsabile.

REPLICA Dopo la segnalazione della Regione, che ipotizzava un possibile accordo di non belligeranza tra le compagnie, l'Antitrust ha avviato un'indagine per verificare l'esistenza di un cartello. Le società però respingono le accuse. Secondo le compagnie, alla base degli aumenti ci sarebbero «gli enormi investimenti per il rinnovo della flotta e la crescente dinamica di tutti i costi di esercizio, in particolare del carburante, di cui si prevedono ulteriori rialzi a causa della crisi libica».

PASSEGGERI I timori per le conseguenze sulla stagione turistica crescono, così come le lamentele dei passeggeri. Su Facebook sono nati anche alcuni gruppi, dove oltre alle contestazioni c'è anche qualche proposta: far arrivare un armatore straniero, magari norvegese, che lanci la formula low cost anche per il trasporto marittimo.

Macroregione adriatica: nasce il comitato promotore
Nasce il comitato promotore della Macroregione adriatica, il progetto che mira ad unire ai sensi dell’articolo 132 della Costituzione Molise, Abruzzo e Marche. L’iniziativa è annunciata dal coordinatore regionale del movimento dei Cristiano sociali, che «prende atto dell’impossibilità di sussistenza per le piccole regioni dopo le modifiche al Titolo V della Costituzione e la definizione del nuovo assetto istituzionale incardinato su una diversa distribuzione dei poteri tra lo Stato e le comunità regionali». «Il protrarsi di sovrastrutture regionali di modeste dimensioni, largamente inadeguate in termini tecnici, strumentali e gestionali, rischia di disperdere energie, risorse e obiettivi su priorità che non si focalizzano sui bisogni universali di cittadinanza, sullo sviluppo locale e sulla crescita economica.
Per questo va ripresa la proposta della Federazione Agnelli che scientificamente dimostrò la tenuta di un sistema federale dello Stato con 12 Macro-Regioni con popolazione non inferiore a 3 milioni di abitanti, riprendendo e calibrando l’ipotesi avanzata già in sede di Assemblea Costituente da Adriano Olivetti - commenta il coordinamento - Per approfondire questa opportunità e non lasciare le aree marginali come il Molise ad una prospettiva di decadenza progressiva, è stato costituito un Comitato Promotore della “Regione Adriatica” che mira ad unire ai sensi dell’art. 132 della Costituzione il Molise, l’Abruzzo e le Marche».
Il Comitato avrà sede a Campobasso in Via Piave, 90 e sarà coordinato dal professore Loreto Tizzani che si adopererà per coinvolgere personalità, associazioni e amministratori locali, in seminari di studio, sessioni scientifiche e iniziative istituzionali.

Bengasi, scomparso peschereccio siciliano
di Stefania Zaccaria 31 marzo 2011 -
Non si hanno più notizie da questa notte del peschereccio ‘Mariella’, iscritto alla marinare di Siracusa, con tre persone a bordo, che stava svolgendo attività di pesca a 50 miglia al largo di Bengasi del golfo della Sirte.

Dal mezzo è partito un sos con il sistema satellitare che collega tutte queste unità al comando generale delle capitanerie di porto, ma del motopesca poco dopo si sono perse le tracce. Tutte le ipotesi vengono alla stato prese in considerazione: dall’incidente al sequestro.

Reggio Calabria. Sospesi imprenditori che non avevano denunciato estorsioni
Giovedì 31 Marzo 2011 06:58 Redazione desk
REGGIO CALABRIA - La Dda di Reggio Calabria ha chiesto all’autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture di sospendere due imprenditori lombardi che non avevano denunciato di essere vittima di estorsione, escludendone la partecipazione a gare di appalto. L’iniziativa, di cui scrive il Corriere della Sera, è stata promossa dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, e dal pm Giuseppe Lombardo e fa riferimento all’inchiesta che lo scorso anno portò alla scoperta del versamento di tangenti da parte di due imprenditori, Antonio e Gianfranco Dimo, padre e figlio, residenti nel Milanese, alla cosca di ’ndrangheta capeggiata dal boss Giovanni Tegano, arrestato nel 2010 dopo un lungo periodo di latitanza. In particolare, Antonio e Gianfranco Dimo, titolari, rispettivamente, del Consorzio Kalos e della societa’ cooperativa New Labor, avrebbero liquidato alla cosca Tegano ventimila euro al mese per gestire gli appalti per le pulizie sui treni. E’ la prima volta in Italia che viene formulata una richiesta di sospensione nei confronti di imprenditori che non hanno denunciato il "pizzo". Un’iniziativa, fanno rilevare dalla Procura di Reggio Calabria, che rappresenta un obbligo di legge perché contenuta nel "Pacchetto sicurezza" approvato dal Governo nel 2009. La richiesta della Dda reggina sarà valutata adessodall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, che potrà applicare la sospensione dei due imprenditori coinvoltinella vicenda fino ad un massimo di tre anni.

«Escludere le imprese calabresi dall’Expo non risolve il problema»
Giovedì 31 Marzo 2011 06:42 Redazione desk. Nicola Gratteri
REGGIO CALABRIA - «Mi sorprende tantissimo quello che ha detto Castelli. Allora vuol dire che non ha capito nulla di quanto è sofisticata la penetrazione della ’ndrangheta nel nord Italia come in Europa e nel resto del mondo occidentale». A dirlo è il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, in merito alle affermazioni del leghista Roberto Castelli che ha proposto di non fare partecipare le imprese calabresi agli appalti per l’Expo 2015 di Milano per evitare infiltrazioni della ’ndrangheta. «È in atto - aggiunge il magistrato - una sorta di braccio di ferro, come a volere negare. Io non voglio attribuire alcuna responsabilità. La ’ndrangheta ha posseduto e schiacciato il sud, poi si è allargata al nord con l’edilizia e la grande distribuzione. È presente in modo sistematico in Germania, Stati Uniti, Canada e Australia. Non è certo impedendo l’accesso alle imprese calabresi che si risolve il problema. La ’ndrangheta ha altri sistemi e persone disponibili ad entrare negli appalti». Infatti, da Bruxelles, i magistrati antimafia hanno lanciato l’allarme davanti al Parlamento europeo: il continente deve smettere di pensare che le mafie siano un fenomeno solo italiano. «Il crimine organizzato sta comprando pezzi dell’Europa», avverte Nicola Gratteri, a margine dell’intervento nel convegno promosso dall’eurodeputata Idv Sonia Alfano sulla strategia dell’Ue per combattere il crimine organizzato transnazionale. E Roberto Scarpinato, procuratore antimafia di Caltanissetta, aggiunge: «Il capitale mafioso è diventata una componente strutturale del capitalismo mondiale». Le osservazioni dei magistrati italiani si inquadrano nella proposta di una strategia europea che «prenda esempio dall’Italia». «Gli Stati membri - osserva Gratteri - non hanno percezione della pervasività della mafia in Europa e specialmente nel Nord Europa. Siamo all’anno zero». Quello che manca è un coordinamento delle legislazioni. «Nei 27 Stati - dice la Alfano - andrebbe come minimo riconosciuto il reato di associazione di stampo mafioso per tutti i Paesi. Sarebbe un primo passo». Per il procuratore di Reggio Calabria «serve una legislazione europea omogenea» e sarebbe utile «quanto meno poter fare indagini sul crimine organizzato senza passare per le rogatorie internazionali». Per l’on. Franco Laratta la proposta del leghista Roberto Castelli di escludere le imprese calabresi dalla partecipazione alle gare di appalto per i lavori legati ad Expo 2015 «è una gravissima provocazione di stampo razziale!» che giudica «pericolosissima quanto inutile e sciocca. Un qualcosa che somiglia tanto alle legge razziali del periodo fascista». «Prima di tutto - aggiunge Laratta - perchè la penetrazione della ndrangheta non si ferma chiudendo il mercato dell’edilizia e riservandolo alle sole imprese del posto» e anche perché, dice ancora Laratta, «la proposta finirebbe per penalizzare soprattutto le imprese calabresi sane, e ce ne sono tante, che operano nel Nord da anni e non hanno contatti con la criminalità». Su questo punto, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, commentando la proposta avanzata dal vice ministro alla Infrastrutture Castelli ha così replicato: «Tutte le imprese buone, serie e non mafiose - ha detto a margine di un incontro al Pirellone - hanno diritto di partecipare alle gare di Expo come a tutte le gare che avvengono in territorio lombardo». L’intento, ha spiegato Formigoni, è quello di «impedire l’accesso ad aziende che abbiano anche un lontano odore o sapore di mafia, ’ndrangheta o di criminalità organizzata», per questo motivo, ha concluso il governatore, «la Regione Lombardia ha assunto provvedimenti più restrittivi rispetto alla stessa legge nazionale».

Puglia. Manduria tra proteste e solidarietà attende altri 1450 profughi in arrivo. E il sistema politico va in tilt. «Sono Troppi». Mantovano si dimette. dal nostro inviato TONIO TONDO. MANDURIA - La politica rischia il cortocircuito, ma al campo ci si prepara alla nuova ondata dei 1450. «Dovete ospitarli voi» esclama Berlusconi da Lampedusa. Di migranti nei due campi forse ne sono rimasti 800. I posti letto sono circa 4mila e quindi c’è da prepararsi a ulteriori trasferimenti. Manduria sta diventando la capitale dell’accoglienza. Sale la tensione, ma crescono anche i gesti di solidarietà. E così mentre la politica si contorce, il cuore delle persone rompe i tabù. Ogni giorno riserva una sorpresa il campo di Manduria.

Il dialogo di ieri tra Hamady, musulmano, e il vescovo di Oria Vincenzo Pisanello, vale più di un trattato sull’emigrazione e sul confronto interculturale. «Caro vescovo - dice il tunisino - abbiamo rischiato la vita, cerchiamo lavoro e pace, soffriamo tanto e abbiamo paura, vi chiediamo aiuto». Pisanello lo conforta, poi va al cuore della tragedia: «Voi avete diritti, non dovete avere timori, vi aiuteremo, ma dovete avere un po’ di pazienza. Qui resterete il tempo necessario».

Non è la retorica della solidarietà. Nel dolore si diventa sinceri. «Molti di noi aggiunge Hamady - sono agitati, qui siamo sospesi, ciascuno con un progetto di vita: riunirsi al fratello, o al figlio, come me. Perché non ci è consentito?». La ricca Europa, bloccata nelle sue paure, non sa rispondere. I governi litigano e scadono nella doppiezza. Il vescovo pronuncia parole semplici: « Anch’io vivo questa tragedia con sofferenza. I nostri progenitori italiani sono stati migranti, dovete collaborare, l’emergenza sarà temporanea».

I giovani tunisini sono contenti di vedere un rappresentante della religione cristiana venuto a verificare le loro condizioni di vita. Hamady è emozionato. Lo è anche il presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido che accompagna il vescovo. E’ stata un’ora intensa tra le tende con i giovani che si avvicinavano. Due culture, due religioni, due mondi si fondevano.

Tra Manduria e Oria non ci sono solo le polemiche e le ronde. «Sono episodi isolati» dice il vescovo. «E’un miracolo aver costruito tutto questo in pochi giorni». E’ in moto una solidarietà parallela a quella dei campi. Alla Caritas, e agli operatori dell’accoglienza si presentano persone per donare maglioni, scarpe, pantaloni, felpe, calze. Dice Michele Russo, negoziante di Manduria: «Voglio consegnare 200 jeans e una trentina di giubbini. Sento il bisogno di fare qualcosa. E’ bene darsi da fare».

I vigili urbani di Manduria, che in questi giorni stanno lavorando oltre il loro turni, sono uno dei riferimenti delle reti di aiuti. Le più attive le donne, a partire da Anna Rita Morleo, comandante della polizia municipale. «Ci stiamo muovendo - rivela Angelo Brunetti, un commercialista -. Alcuni amici mi hanno chiesto come fare». La rete attraversa trasversalmente schieramenti e istituzioni. Al campo, insieme al vescovo, è venuto don Franco Di Noi, responsabile della Caritas, ma si sono organizzati anche i gruppi sociali. Sono le singole persone la sorpresa.

Un pasticciere vuole a tutti i costi donare dolci e torte. «Se serve, anche il pane». La notizia delle ronde che intercettano i tunisini e dei tre ragazzi picchiati e finiti all’ospedale ha scandalizzato. Osserva una signora: «E’ assurdo voler cacciare questi ragazzi che cercano di farsi una vita». La donna ha consegnato tre buste colme di abiti. C’è chi di professione soffia per provocare paura. Ma grazie a Dio ci sono pure le persone che si impegnano a far soffiare il vento nella direzione giusta.

Dice Roberto Puglia, assessore di Manduria: «Vogliamo che l’integrazione venga proposta ai nostri ragazzi nella maniera giusta». Così Puglia ha pensato bene di affidare questo incarico all’associazione “Integra”, presieduta da Klodiana Cuka, una donna albanese ormai naturalizzata salentina che di immigrazione ed integrazione sa essere testimone entusiasta. «C’è chi crea muri e chi li abbatte, i bambini sono i più grandi costruttori di fraternità e amicizia». A Manduria, terra di migranti e profugni, sta tornando, tra contrasti, il Salento dell’accoglienza.

Taranto. Tamburi, abbandonati anche i campi comunali
Mercoledì 30 Marzo 2011 13:42 TARANTO - Uno squarcio ha fatto breccia sul portone in ferro arrugginito. Quel piccolo varco, all’ingresso dell’area che un tempo ospitava gli spalti, ci permette di scrutare cosa si cela dietro i muri che cingono l’ormai ex “Comunale Vecchio” che si erge nel cuore del rione Tamburi.
Mai nome fu tanto appropriato per un campo sportivo che ormai da diversi anni è chiuso ed abbandonato a sè stesso. Lì dove c’erano pali in legno, reti e panchine, adesso c’è erbaccia e sterpaglia che arriva a toccare anche un metro e mezzo d’altezza. Gli spogliatoi invece, meritano un discorso a parte. C’era Egidio (il custode) che vendeva bibite e organizzava l’ingresso dei ragazzi anche perchè, di domenica così come negli altri giorni della settimana, erano tante le squadre che calcavano il campo in terra battuta del Comunale Vecchio. Ci si dava il cambio persino per fare la doccia. Chi arrivava ultimo difficilmente riusciva ad alleviare la stanchezza con gli effetti benefici dell’acqua calda.
Dopo la chiusura, quegli spogliatoi divennero la dimora di immigrati in arrivo dall’est Europa. Proprio per evitare di incappare nell’insediamento di un campo rom nel bel mezzo del quartiere, qualche anno fa, l’accesso a quel campo sportivo, è stato definitivamente murato. Abbandono che non risulta essere un caso isolato. Stessa sorte è toccata all’Atleti Azzurri d’Italia meglio conosciuto come “Comunale Nuovo”. Anche in quel caso i ladri, dopo la chiusura della struttura per carenza di fondi per poter retribuire un custode, hanno fatto incetta di piastrelle che tappezzavano i bagni e di tombini in ghisa. E dire che in quella struttura fu realizzato persino un impianto di illuminazione per garantire luce in caso di partite in notturna. Un brulicare di topi e blatte fanno da corollario alla distesa di siringhe presente negli spogliatoi. Sì, perchè dopo la chiusura ed il relativo abbandono, quella struttura non è stata neanche messa in sicurezza. Due campi sportivi comunali, entrambi al quartiere Tamburi, avvolti nell’incuria e nel degrado. Difficile spiegare alla cittadinanza, ma soprattutto ai tanti ragazzi che popolano il rione, quali siano stati i motivi che hanno spinto l’Amministrazione comunale a privarsi di due centri di aggregazione di tale portata.

Manduria. In quattro giorni sono fuggiti 500 tunisini
Alcuni già rintracciati in altre zone d'Italia
Migranti sorpresi a rubare in un centro commerciale
Da Lampedusa intanto sono in arrivo nuovi immigrati
MANDURIA— «Da domenica ad oggi gli extracomunitari fuggiti sono stati circa cinquecento» . Questa volta l’ufficialità dell’esodo di massa dei tunisini ospitati nel Centro d’accoglienza e identificazione di Manduria, è data direttamente da Nicola Lonoce, direttore del centro e responsabile del consorzio di gestione «Connecting People» . Tra coloro che si sono allontanati anche i quattro tunisini sorpresi a Senigallia, nelle Marche, a rubare in un centro commerciale: arrestati, sono stati rimessi in libertà in attesa del processo. Il saldo a ieri sera, quindi, dovrebbe essere pari a circa 870 presenze. Ben al di sotto della disponibilità dei posti tenda quattromila) creata dai vigili del fuoco sui sei ettari di macchia mediterranea bassa del vecchio aeroporto militare sulla Manduria Oria. Una disponibilità destinata a riempirsi e costata le dimissioni del sindaco di Manduria Paolo Tommasino e del sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano.

Il personale dell’Ufficio stranieri della questura che per l’occasione ha aperto uno sportello all’interno del Cai manduriano, ha distribuito ieri i primi trenta attestati nominativi per altrettanti tunisini che hanno chiesto asilo politico. I beneficiari, grazie al pass con foto e dati in italiano e arabo consegnati ad ognuno, potranno da oggi lasciare liberamente il centro e assentarsi dalle otto alle venti tutti i giorni. L’unica limitazione è la territorialità: non potranno andare oltre i comuni confinanti di Manduria e Oria. Una presenza non gradita ai residenti che anche ieri hanno manifestato davanti la sede del Cai dove sono avuti momenti di tensione per la presenza di gruppi contrapposti. Anche per questo ieri sera i vertici delle forze dell’ordine sono stati chiamati dal prefetto di Taranto, Carmela Pagano, per una riunione straordinario del Comitato per l’ordine e la sicurezza. In mattinata la tendopoli aveva avuto due visite eccellenti: il presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido e vescovo di Oria e Manduria Vincenzo Pisanello. Florido che era accompagnato dall’assessore alla cultura, Francesco Massaro, ha ribadito la posizione già espressa in una lettera firmata congiuntamente con il presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese: «Gravissima la prevaricazione del governo nazionale che diverrebbe intollerante e offensiva per il territorio qualora si continuasse a dire bugie sul numero di ospiti» . Nelle parole di Florido quasi un’intuizione di ciò che sarebbe accaduto di lì a poche ore: Abbiamo sopportato i primi arrivi ma non si dica che ne verranno altri» . Monsignor Pisanello, con l’arciprete di Manduria don Franco Dinoi al seguito, ha apprezzato la volontà di incontrarlo espressa dai tunisini che erano stati contattati precedentemente dal personale della questura. Siamo vicini a tutti i popoli che soffrono» , ha detto il prelato interessato di come vivono gli ospiti all’interno del centro.
Nazareno Dinoi

Caserta. Profughi, i primi arrivi già domani
I vigili del fuoco allestiscono la tendopoli in tutta fretta
Un piano per l’accoglienza nella ex caserma Andolfato
CASERTA — Via vai di mezzi, furgoni e pullman dei vigili del fuoco e della protezione civile; agenti della polizia municipale sul posto per garantire la viabilità; residenti curiosi (e molti preoccupati) e aumento del traffico nella zona. È una strana atmosfera quella che si respira da un paio di giorni tra Capua e Santa Maria Capua Vetere, nei pressi dell’ex caserma Ezio Andolfato», l’istituzione militare dismessa che si prepara ad accogliere gli 800 extracomunitari provenienti da Lampedusa (a quanto pare, per la maggior parte tunisini) che potrebbero arrivare nella tendopoli tra la giornata di domani e quella di sabato. La caserma - che si trova a due passi da un’aula bunker del tribunale sammaritano (oramai inutilizzata), a poca distanza dall’ex fabbrica dell’Italtel e solo a qualche chilometro in linea d’aria dall’ex campo profughi di Capua -confina con il carcere miltare della città del foro. Un particolare non trascurabile, in quanto come «vicini di casa» i militari si sarebbero già preparati a disporre ulteriori misure di sicurezza. Il via ufficiale a tutta l’operazione, ovvero al trasferimento dei profughi da Lampedusa a Santa Maria Capua Vetere, è arrivato nella giornata di ieri dopo le indiscrezioni non confermate del giorno precedente: nel pomeriggio, infatti, nel Palazzo del Governo di piazza Vanvitelli a Caserta, giunta la comunicazione del Ministero dell’Interno attraverso la quale l’ipotesi veniva confermata.

Ma già dalle prime ore della giornata il prefetto Ezio Monaco aveva avuto degli incontri e tenuto i funzionari sotto pressione. Lo stesso rappresentante del governo avrebbe partecipato in mattinata ad uno dei sopralluoghi compiuti con vigili del fuoco, forze dell'ordine, protezione civile ed autorità sanitarie per la definizione di un piano che consenta alla vasta area dell'ex caserma «Andolfato» di ospitare la tendopoli. Secondo quanto si è appreso, nel corso di riunioni presiedute dal prefetto, sarebbe già stato predisposto un piano per i primi interventi indispensabili per attrezzare l'area e rendere accogliente ed efficiente la tendopoli soprattutto sotto il profilo igienico-sanitario. I vigili del fuoco hanno già da ieri cominciato a predisporre tutto il materiale per realizzare la tendopoli. Ma cresce anche il fronte dei cittadini preoccupati: con alcuni sms su cellulari e messaggi via social-network, il presidente del comitato C1 Nord, ha invitato la cittadinanza ad un sit in nel Municipio sammaritano -retto dal commissario prefettizio per chiarimenti ed eventuali proteste. Il coordinatore cittadino del Pdl, Nicola Garofalo, peraltro avvocato penalista, in una nota evidenzia che «la provincia di Caserta è ad alto tasso di criminalità organizzata e sul territorio provinciale sono vigenti norme speciali uniche in tutta Italia. E dove mandano -si domanda -centinaia, o forse migliaia, di persone senza lavoro? Proprio nel Casertano, così le organizzazioni criminali possono comodamente procedere al reclutamento di manovalanza. Mi sembra davvero surreale» . La struttura, va ricordato, in passato ha anche ospitato container utilizzati da terremotati e mezzi della Protezione civile.
Giorgio Santamaria

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