mercoledì 13 aprile 2011

Mezzogiorno-Mattino. 14 aprile 2011.

Bari. L'austerity del Patto di stabilità «Cassa bloccata fino a Pasqua»

Petrolio, la protesta riparte dalle Tremiti

Napoli. Rubati i vestiti destinati agli immigrati

RC AUTO. Isvap: altre polizze contraffatte in Campania. I consigli di Altroconsumo

Manduria, è caos-permessi il «no» Ue ritarda i rilasci

Napoli. 'Ne' scuola ne' lavoro' record giovani a Napoli

Reggio Calabria. Non è la Banca del Mezzogiorno la soluzione per il Sud

Palermo. Lombardo: «Presto il nuovo partito»

Comiso. Rifiuti, è allarme anche a Comiso

Napoli. Non studiano né lavorano: record

Catanzaro. Sanità. Orlando: «Il debito calabrese è 1 miliardo e 45 milioni di euro»


Bari. L'austerity del Patto di stabilità «Cassa bloccata fino a Pasqua»
Stop alle uscite: congelati i mandati di pagamento
Delibera di giunta per fissare le spese degli assessorati
BARI - Ancora una volta scatta il catenaccio alla cassa della Regione per tutelare il rispetto del Patto di stabilità. Questa volta il lucchetto sembra un po’ meno serrato di un anno fa. La cassa resterà bloccata solo per una settimana, al massimo dieci giorni. Giusto il tempo di tirare una riga e fissare con delibera di giunta la quantità di risorse cui ogni assessorato si deve attenere per rispettare il Patto di stabilità (cioè l’ammontare complessivo delle uscite). Della vicenda si è discusso ieri nel corso della Conferenza dei direttori d’Area (i top manager al vertice della burocrazia regionale) che ha pure provveduto ad alcuni aggiustamenti organizzativi. Ieri è partita una nota dall’ufficio di Mario Aulenta, direttore dell’area Bilancio e Finanze.

Il dirigente ha dato disposizione agli uffici della cassa di bloccare ogni sorta di uscita e contemporaneamente informato della situazione gli altri uffici. In pratica: i mandati di pagamento verranno congelati. Ma non per diversi mesi, come capitò nel 2010 allo scopo di frenare le uscite. In questo caso, si tratta di molto meno: solo un assestamento prima della delibera che fisserà le quote di risorse assegnate agli assessorati fino al 30 giugno. La delibera è in preparazione da diverso tempo: la cassa soffrirà poco, ma l’attività politica e amministrativa molto di più. Il provvedimento, a quel che si sa, consente fino al 30 giugno di spendere (disporre l’uscita di cassa) solo per la metà delle risorse stanziate su un determinato capitolo. Sembra un’ovvietà, metà dei soldi a metà dell’anno. Ma è qualcosa di più, perché impedisce agli assessori libertà di manovra. Un esempio: il fondo per l’autosufficienza è pari a 15 milioni; se ne potrà spendere la metà entro il 30 giugno. Ma questo impedisce all’assessore al Welfare di esercitare un’autonomia decisionale rispetto all’impiego delle risorse (una curiosità: il catenaccio incide anche sulla spesa per agenzie di stampa e tv. Si tratta di circa un milione, la cui spesa è stata rinviata, tra le proteste dei creditori).
La delibera sarà invece molto più prodiga in fatto di fondi Ue: qui si potrà spendere, entro il 30 giugno, fino all’80% del previsto (il Patto di stabilità vale per la quota di co-finanziamento regionale). Ma qui c’è il problema inverso: spendere e in fretta, se non si vuol rischiare il disimpegno delle risorse. Entro fine anno si tratta di «rendicontare» 500 milioni (secondo la Regione) oppure 823 (secondo Bruxelles). Forse anche per ridare slancio alla spesa dei fondi comunitari, ieri la Conferenza dei direttori d’area ha approvato una riorganizzazione amministrativa. L’Autorità di gestione del Fesr (il Fondo europeo di sviluppo) transita sotto la competenza del direttore Davide Pellegrino (Sviluppo economico), mentre afferiva finora al Capo di gabinetto Francesco Manna; l’autorità di certificazione è affidata all’area Bilancio e finanze di Aulenta; l’autorità di controllo va al Capo di gabinetto. Sono attesi anche riflessi politici: la delega alla Programmazione dei fondi è sempre stata del Bilancio (Michele Pelillo), ma di fatto finora è stata guidata da Nicola Fratoianni (assessore all’attuazione del Programma). La riorganizzazione di ieri potrebbe preludere ad un chiarimento sulle deleghe. Ieri, inoltre, si è riunita la giunta regionale. Diverse le decisioni: su tutte spicca il disegno di legge che abroga una parte della legge di bilancio 2011.

È la norma che esentava dal ticket per prestazioni specialistiche una serie di soggetti: cassintegrati, inoccupati, disoccupati e titolari di redditi bassi. Il governo osservò la norma, nel presupposto che stabilire le fasce di esenzione è competenza statale. La Regione si impegnò alla sua soppressione in fase di stipula del Piano di rientro. Ora il ddl dovrà andare in Consiglio. La giunta ha anche deciso di resistere al ricorso del governo contro la legge regionale che riduceva i costi degli apparati amministrativi e politici e i contratti a tempo determinato di personale precario. Diverso atteggiamento per la nomina dei direttori generali delle aziende ospedaliere-universitarie. La Regione riconosce la fondatezza del ricorso del governo: non si opporrà. Il manager va nominato in un percorso di intesa con gli atenei.
Francesco Strippoli

Petrolio, la protesta riparte dalle Tremiti
E in Abruzzo spunta il progetto di una multinazione a 12 km dalla costa di Pescara
ISOLE TREMITI. E' un muro di no quello che si leva dalla Puglia contro le trivellazioni autorizzate al largo dell'Adriatico. Partiti politici, sindaci, cittadini e associazioni sono tutti compatti nel ribadire netta contrarietà al petrolio. E mentre si pensa a una grande manifestazione, dalle Isole Tremiti arriva un'accusa.

 «Cosa sta facendo l'Abruzzo?». Da una parte l'Abruzzo, dall'altra la Puglia. E in mezzo lo stesso mare, l'Adriatico, con il suo petrolio grezzo, che fa gola a tanti.
 Ma dalla Puglia arriva un fronte deciso e pronto a tutto pur di negare future trivellazioni che possano nuocere al turismo e al territorio. Ieri pomeriggio, a Monte Sant'Angelo, sede del parco nazionale del Gargano, il commissario straordinario del Parco, Stefano Pecorella, ha convocato d'urgenza una riunione a porte chiuse con tutti i sindaci del Gargano.

 Nei giorni scorsi, anche il governatore della regione Puglia, Nichi Vendola, aveva avvertito di voler fare «tutto il possibile per opporsi alla ricerca di petrolio nel mare delle Isole Tremiti».
 E dalle Diomedee il fronte si ingrossa. «Se l'intenzione è quella di chiudere le Tremiti» tuona Pio Luigi Staniscia, dell'associazione Le Cinque Isole, «chiuderemo le isole prima noi».

 Intanto, venerdì mattina, ci sarà una riunione in Comune per discutere il problema petrolio. Presente anche la vecchia giunta dell'ex sindaco Giuseppe Calabrese, che ha fatto già sapere di essere contrario alle esplorazioni e alle trivellazioni ad appena 26 chilometri dalle isole da parte della società irlandese Petroceltic srl. «Ci sono decine di istanze che partono da Ancona per arrivare fino alle Tremiti» spiega ancora Staniscia «e anche se il decreto ministeriale sancisce il divieto alle trivellazioni entro dodici miglia dalla costa, in realtà, il problema è solo allontanato
e non scongiurato».

 Problema che, dalle Tremiti, giudicano soprattutto abruzzese. «Cosa sta facendo il vostro governatore per impedire le trivellazioni?» domanda l'associazione Le Cinque Isole, «se mettono le petroliere al largo del mare di Vasto noi dalle Diomedee non le vedremmo nemmeno, ma sarebbe una catastrofe per chi, come noi, vive essenzialmente di turismo».

 La protesta si allarga anche su internet. Sul socialnetwork Facebook il gruppo «Rete di associazioni contro le trivellazioni petrolifere» ha raggiunto in poco più di due giorni oltre 3mila iscritti.

 Intanto, arriva un altro fantasma: la concessione d507 per trivellare al largo di Pescara, Montesilvano e Francavilla dopo il permesso di cercare petrolio al largo di Vasto. A farlo sapere è Maria Rita D'Orsogna, docente di fisica nell'università della California Northridge: «Chiediamo al presidente della Provincia di Pescara, Guerino Testa, e al governatore d'Abruzzo, Gianni Chiodi, di attivarsi presso il ministero dell'Ambiente e delle Attività produttive per richiedere al più presto maggiori informazioni e una ferma azione di contrarietà a questo progetto».

Napoli. Rubati i vestiti destinati agli immigrati
Si tratta di capi sequestrati di false griffe
Erano per la tendopoli di Santa Maria Capua Vetere
Il furto messo in atto in un deposito della Croce Rossa
CASERTA - Centinaia di capi di abbigliamento destinati agli immigrati ospitati nella tendopoli di Santa Maria Capua Vetere sono stati rubati la notte scorsa a Napoli. Il furto è stato messo in atto in un deposito del Comitato provinciale della Croce Rossa, a Corso San Giovanni 45. I vestiti, tutti di false griffe, erano stati sequestrati giorni fa dalla Guardia di Finanza nel corso di un’operazione contro la contraffazione. Sull'accaduto indagano i carabinieri.

RC AUTO. Isvap: altre polizze contraffatte in Campania. I consigli di Altroconsumo
 13/04/2011 - 11:40
Si allunga sempre di più la lista nera delle polizze Rc auto contraffatte. L'Isvap ha segnalato che nella regione Campania sono state commercializzate polizze temporanee Rc auto contraffatte riportanti la denominazione Ergo Assicurazioni. "La compagnia Ergo Assicurazioni S.p.A. - precisa Altroconsumo - è autorizzata in Italia al rilascio di coperture assicurative Rc auto, ma ha dichiarato che la compagnia non presta, né ha mai prestato, garanzie temporanee. Quindi qualsiasi contratto assicurativo temporaneo Rc auto a marchio Ergo Assicurazioni deve intendersi come falso".

L'Associazione dei consumatori ricorda che "chi stipula una polizza Rc auto con compagnie non autorizzate non assolve l'obbligo assicurativo previsto e non solo non è coperto in caso di incidente, ma rischia pure il sequestro del veicolo e una sanzione fino a 3.194 euro. Un rischio che corre chiunque stipuli una polizza Rc auto con compagnie non autorizzate".

Per questo Altroconsumo raccomanda di verificare preventivamente che i contratti Rc auto siano emessi da imprese autorizzate. Si può consultare l'elenco sul sito www.isvap.it oppure telefonare allo 06.42.13.31, oppure consultare la banca dati di Altroconsumo per individuare le 5 polizze più convenienti per il proprio profilo, tra quelle autorizzate a operare in Italia.

Ecco le compagnie non autorizzate a emettere polizze Rc auto segnalate dall'Isvap nel 2010:
AXA Belgium s.a.
AALP Autotempo
Ala Assicurazioni - da non confondere con l'autorizzata Ala Assicurazioni spa
Aioi Motor and General Insurance Company of Europe Limited - polizze contraffatte
Allianz Hungária Biztosító Részvénytársaság
Arisa Assurances s.a.
Avéro Belgium Insurance - compagnia abilitata ad operare in Italia in libera prestazione dei servizi in alcuni rami danni con esclusione dell'Rc auto
Chartis Europe s.a. - polizze contraffatte
Clements Global Insurance Solutions - compagnia non autorizzata
Electric Insurance Irland Limited - polizze contraffatte a nome di questa compagnia, da non confordersi con la Electric Insurance Ireland Limited (quest'ultima è una compagnia autorizzata ma non ha mai emesso polizze Rc auto in Italia)
Ergo Assicurazioni - polizze temporanee contraffatte a nome di questa compagnia. Ergo Assicurazioni S.p.A. è autorizzata in Italia al rilascio di coperture assicurative Rc auto, ma ha dichiarato che la compagnia non presta, né ha mai prestato, garanzie temporanee Rc auto
Fomo Assicurazioni
Generali Versicherung AG
Generali Belgium s.a.
Helvetia Versicherungen AG - polizze contraffatte
HDI Direkt Versicherung AG che ha come intermediario Fin Planet s.p.a.
Insurance Company Euroins AD
RGA Assicurazioni spa - compagnia non autorizzata da non confondersi con la RGA International Reinsurance Company Limited.
S.C. Euroins Romania Asigurare Reasigurare s.a.
Sogecap s.a. - compagnia che esercita esclusivamente nel ramo vita, infortuni e malattia e non ha mai emesso polizze Rc auto.
2011 - redattore: GA

Manduria, è caos-permessi il «no» Ue ritarda i rilasci
di FULVIO COLUCCI
MANDURIA - L’ultimo miglio è il più duro da percorrere. Almeno un centinaio di immigrati tunisini sperava già oggi di ricevere il permesso temporaneo di soggiorno e lasciare la tendopoli. Dovrà attendere ancora. Sulla strada d’uscita appare di nuovo, all’improvviso, qualche «ostacolo». Almeno due «intoppi» fanno slittare il rilascio dei tesserini elettronici prodotti dall’Istituto poligrafico. Entrambi sono riconducibili alle conseguenze del decreto Maroni. Il primo impedimento rimanda al «no» dell’Unione Europea all’estensione delle regole di Schenghen ai migranti tunisini. Se non è possibile viaggiare in Europa con il permesso temporaneo di soggiorno occorre, allora, un titolo di viaggio: un «passaporto» di cui gli ospiti del centro di accoglienza e identificazione sono ovviamente privi. Così l’ufficio stranieri della questura di Taranto si è accollato un’altra pratica da smaltire. Gli uomini della polizia hanno svolto finora un importante lavoro per superare tutte le questione burocratiche pendenti e assicurare il pieno rispetto del decreto governativo. È chiaro, però, che occorre qualche giorno ancora per perfezionare il nuovo adempimento.

Il rilascio del permesso di soggiorno temporaneo sarà differito anche per un’altra ragione. Ed è il secondo «ostacolo» da superare. Il ministero dell’Interno, dopo l’accendersi delle proteste per i rimpatri a Lampedusa, ha deciso di rilasciare il salvacondotto a tutti i migranti tunisini giunti in Italia fino al 5 aprile e che hanno perciò maturato il diritto alla temporanea «sanatoria». Tutti, nessuno escluso.

Non sarà quindi possibile, secondo le indicazioni ministeriali, differire le partenze dai centri di accoglienza. Gli immigrati di Manduria non potranno lasciare la tendopoli prima dei connazionali ospitati in altri centri. Il rilascio dei permessi dovrà quindi avvenire in tutte le strutture del territorio nazionale. Perché questo si realizzi sarà necessaria una disposizione ministeriale. All’ufficio stranieri toccherà aspettare anche quella. E toccherà attenderla anche ai tunisini ospitati a Manduria. Malgrado la calma apparente al campo, allestito nell’ex aeroporto militare, gli immigrati sono preda di un’ansia muta. La leggi negli sguardi, nel loro ciondolare tra i muri a secco davanti all’ingresso della tendopoli. Un’ansia snervante che qualcuno ha già rotto con dichiarazioni in cui si prefigurano proteste se non saranno rilasciati i permessi.

Il gioco a somma zero prevede calcoli infiniti. Se slitta la concessione dei documenti per lasciare la tendopoli come si concilierà la permanenza dei migranti tunisini con l’arrivo, in Puglia, di altri 3.300 migranti disposto dal piano nazionale di accoglienza? Di questi 3. 300 quanti arriveranno a Manduria? Già il primo contingente di 660 è atteso per l’inizio della prossima settimana. C’è poi la partita aperta delle espulsioni e dei rimpatri. I casi di ospiti che non hanno i requisiti per ottenere il permesso, nel centro di accoglienza, sono pochi. Ma quale atteggiamento avrà la comunità dei migranti non appena saranno prese decisioni «forti»? E l’aumento di 400 unità delle forze dell’ordine previsto dal sottosegretario Mantovano come si concilia con la politica di svuotamento del centro?
13 Aprile 2011

Napoli. 'Ne' scuola ne' lavoro' record giovani a Napoli
Non lavorano, non studiano e non si formano
13 aprile, 13:52
di Lucia Manca
ROMA - Napoli 'strappa' un altro record non proprio invidiabile: quello dei giovani 'neet', che non lavorano ne' studiano. Nullafacenti. Quasi mai per scelta, bensi' per perdita di fiducia. La loro eta' va dai 15 ai 29 anni. L'acronimo e' anglosassone e significa, appunto, 'Not in Employment, Education and Training'. In tutta Italia si stima che oltre 2 milioni siano in queste condizioni e che per il 56,5% siano donne: alcuni di loro sono scesi in piazza sabato scorso perche' fanno parte di quegli eterni giovani, senza diritti e certezze, che hanno partecipato alla mobilitazione nazionale dei precari. La loro incidenza sul totale dei giovani di quell'eta' supera il 21%.

Un'analisi dettagliata del fenomeno, con un occhio particolare alla sua distribuzione territoriale, e' contenuta nell'ultimo bollettino 'Monitor', la banca dati dei mercati del lavoro del ministero curata dall'agenzia tecnica Italia Lavoro. Un tasso, quello dei giovani 'neet', che schizza nel Mezzogiorno con un valore pari circa al 30% fino a toccare il 33,3% nel caso delle donne e il 27,4% degli uomini: il doppio o piu' del doppio dei tassi delle altre aree del Paese. Per esempio, nel nord-est e' pari al 13,2%, nel nord ovest al 15,4% e al centro al 16,1%. Ma non e' solo il capoluogo campano a detenere il triste primato dei giovani 'neet': Napoli e' in buona compagnia con Catania (36,4%), Brindisi e Palermo (entrambe 36,3%). Dunque, in prevalenza nelle regioni Campania (dove il valore medio regionale e' del 33,5%), Sicilia (33%), Calabria (28,8%) e Puglia (28,6%). Inferiore rispetto al Meridione, ma ugualmente rilevante anche il tasso che si registra in lacune province del centro-nord, superiore al 18%, dove i mercati del lavoro sono piu' critici come Frosinone, Massa Carrara, Rieti, Livorno, Chieti, Imperia, Gorizia, Terni, Latina, Ascoli Piceno.

Quanto al titolo di studio, i valori piu' alti si hanno per i giovani che possiedono il diploma di scuola superiore e la licenza media. In particolare per quest'ultimo titolo, si registrano valori particolarmente elevati, pari a circa il doppio della media nazionale, in Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Reggio Calabria. Non è la Banca del Mezzogiorno la soluzione per il Sud
 di BlogSicilia 13 aprile 2011 -
 ”Il credito al Sud verso la banca del mezzogiorno“; questo il tema del convegno organizzato oggi dal mensile “Il Sud” e dall’associazione “Formula 3″ a Reggio Calabria, presso la sede del Consiglio Regionale, in occasione della presentazione del quarto numero della rivista.
 Dopo la tappa di lunedì scorso a Palermo, in terra calabra hanno dato il loro contributo all’affollato dibattito il Presidente del Consiglio Regionale, Talarico, l’assessore regionale al bilancio, Mancini, il presidente dell’ABI Calabria, Lombardi, il Presidente della Camera di Commercio di Reggio, Dattola ed il giornalista Paolo Picone.
 Fortemente critico il pensiero delle 60.000 imprese reggine che, per bocca del presidente Dattola, sulla Banca del Mezzogiorno hanno paventato ” l’avvio di una nuova statalizzazione del credito nel mezzogiorno, mentre il sud ha bisogno di strutture creditizie che, oltre a tanti no, sappiano dire anche qualche si agli imprenditori”.
 Preziosa la lettura di Paolo Picone sulla nuova Banca, ” dove Poste e Mediocredito hanno di fatto monopolizzato la gestione, bloccando sul nascere l’aspirazione di popolari e credito cooperativo, e dove Tremonti pensa di insediare uno dei campioni del management bancario padano tra Profumo e Ponzellini”.
 Netta la replica del presidente calabro dell’ABI, per il quale ” al sud non c’è un problema di risorse, ma di uso delle stesse, mentre ricominciano ad aumentare gli affidi alle imprese nonostante una media nazionale delle sofferenze doppia rispetto a quella nazionale”.
 Più ottimista la visione della politica, con l’assessore Mancini che parla di ” una Calabria che, a fronte di 300 milioni di euro di deficit strutturale, ha nell’accesso al credito un argomento fondamentale di dibattito, anche se non me la sento di bocciare a priori l’idea di Tremonti, visti i risultati della gestione delle banche al Sud”, e con il Presidente Talarico che si dice ” convinto della necessità di sostenere le imprese anche con strumenti normativi regionali innovativi, ma non prima di aver risolto il problema di un costo del denaro più che doppio al sud rispetto al nord.”
 C’è insomma grande scetticismo sulla Banca del Mezzogiorno anche in Calabria, in una regione che lentamente stà tentando di sollevarsi rispetto ad un’oppressione della criminalità organizzata e dell’intervento statale che ne ha pesantemente condizionato lo sviluppo negli ultimi decenni.

Palermo. Lombardo: «Presto il nuovo partito»
Iblis, entro domenica la strategia di difesa
Per la scelta del nome e del simbolo il governatore si affida anche «a un referendum sulla piazza informatica»
PALERMO - «Abbiamo avviato la fase costituente, credo che si concluderà non prima delle amministrative di fine maggio». Raffaele Lombardo così annuncia ai giornalisti a Palazzo d'Orleans, il nuovo partito che probabilmente nascerà ai primi di giugno. Per la scelta del nome, del simbolo e per la definizione delle regole minime di convivenza Lombardo, che sta governando la fase di transizione del suo Movimento per le autonomie, si affida anche «a un grande referendum sulla piazza informatica».

- Il governatore si è pronunciato anche sulle dichiarazioni dell'ex presidente della Regione siciliana Totò Cuffaro, che dal carcere, in un intervista a Panorama aveva rivelato di essere deluso dal suo comportamento: «Io la più grande delusione di Cuffaro? Ho rovesciato un sistema che Cuffaro, anzi il suo governo non lui, aveva messo in piedi e che andava in un certo senso. Ovvio che chi ha creato quel sistema adesso è deluso».

INCHIESTA IBLIS - Quanto all'inchiesta Iblis della Procura di Catania che vede indagato Lombardo per concorso esterno all'associazione mafiosa dice: «Sulla strategia difensiva da attuare non ho ancora deciso, valuteremo tutto con i miei avvocati per scegliere la linea da seguire. Non escludo alcunchè, entro domenica comunque decideremo». Gli avvocati del governatore non sono ancora entrati in possesso di tutti i documenti depositati dalla Procura in segreteria contemporaneamente all’emissione del provvedimento di chiusura delle indagini preliminari. Tra le ipotesi al vaglio della difesa del governatore il deposito di una memoria difensiva, la possibilità di farsi interrogare dai magistrati dopo avere letto tutti gli atti dell’inchiesta. Non è esclusa neppure l’ipotesi di chiedere il giudizio immediato, anche se, sottolineano fonti legali, «si tratta di una tesi di scuola che allo stato non è stata ancora valutata» perchè, spiegano, «non sono stati ancora acquisiti tutti i documenti depositati dalla Procura». «Appena avremo tutte le carte in mano», chiosano gli avvocati, «prenderemo la decisione con il presidente Lombardo».

Comiso. Rifiuti, è allarme anche a Comiso
 di Stefania Zaccaria 13 aprile 2011 -
 Anche a Comiso persiste il problema rifiuti.
Cassonetti traboccanti, sacchetti che giacciono ai bordi di quest’ultimi, cattivi odori persistenti: la situazione è questa da qualche giorno e sembra non sia stata trovata ancora una soluzione adeguata.

“La situazione di Comiso diventa sempre più grave e oramai si è superato il livello di allarme pubblico – denuncia Michele Zisa, rappresentante del partito Progresso Sud – Nei quartieri infatti non si provvede più alla raccolta dal primo Aprile. I cassonetti sono oramai saturi e i sacchetti giacciono all’interno delle abitazioni dei Comisani. Certo, purtroppo questa non è una situazione nuova, figlia dell’incapacità di affrontare e risolvere le problematiche reali di Comiso da parte di questa amministrazione.

Noi non vorremmo fare critiche inutili – aggiunge Zisa – infatti abbiamo aspettato ben 13 giorni per intervenire, ma ormai la misura è colma per tutti i nostri concittadini. Esiste un rischio epidemia e ricordo che il Sindaco è il responsabile della sanità ed incolumità pubblica.

Cosa sta facendo il nostro sindaco, si è accorto del problema, ha già saldato il conto pesantemente negativo che la città ha nei confronti dell’ Ato? Si sta pensando a futuri assetti organizzativi in modo che eventi del genere non accadano? O al contrario oramai ci siamo abituati a vivere in questa condizione di degrado come se fosse la norma”.

Napoli. Non studiano né lavorano: record di giovani «neet» a Napoli e Catania
L'acronimo dall'anglosassone «Not in Employment, Education and Training»: ma non è una scelta
NAPOLI - «Non studio, non lavoro, non guardo la tv», cantavano i Cccp. Ma a dominare nei giovani «Neet» d'oggi, acronimo anglosassone che sta per «Not in Employment, Education and Training», non è la gioia dell'appropriazione del proprio tempo quanto piuttosto la sfiducia. Il record di nullafacenti, o, per usare un termine caro a Padoa Schioppa, «bamboccioni», in Italia si registra nelle città del Sud Napoli e Catania.

L'ETA' - L'età media dei Neet va dai 15 ai 29 anni. Grazie ad un’analisi dettagliata del fenomeno contenuta nell’ultimo bollettino «Monitor», la banca dati dei mercati del lavoro del ministero curata dall’agenzia tecnica Italia Lavoro, si stima che in tutt'Italia oltre 2 milioni di giovani sono in queste condizioni e che il 56,5% è costituito da donne.

I DATI - Il tasso dei giovani «neet» schizza nel Mezzogiorno con un valore pari circa al 30% fino a toccare il 33,3% nel caso delle donne e il 27,4% degli uomini: il doppio o più del doppio dei tassi delle altre aree del Paese. Per esempio, nel nord-est è pari al 13,2%, nel nord ovest al 15,4% e al centro al 16,1%. Ma non è solo il capoluogo campano a detenere il triste primato dei giovani «neet»: Napoli è in compagnia con Catania (36,4%), Brindisi e Palermo (entrambe 36,3%). Dunque, in prevalenza nelle regioni Campania (dove il valore medio regionale è del 33,5%), Sicilia (33%), Calabria (28,8%) e Puglia (28,6%). Inferiore rispetto al Meridione, ma ugualmente rilevante il tasso che si registra in lacune province del centro-nord, superiore al 18%, dove i mercati del lavoro sono più critici come Frosinone, Massa Carrara, Rieti, Livorno, Chieti, Imperia, Gorizia, Terni, Latina, Ascoli Piceno. Quanto al titolo di studio, i valori più alti si hanno per i giovani che possiedono il diploma di scuola superiore e la licenza media. In particolare per quest’ultimo titolo, si registrano valori particolarmente elevati, pari a circa il doppio della media nazionale, in Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Valeria Catalano

Catanzaro. Sanità. Orlando: «Il debito calabrese è 1 miliardo e 45 milioni di euro»
Il debito nella sanità della Regione Calabria è pari a un miliardo e 45 milioni di euro. Lo ha affermato Leoluca Orlando presidente della commissione errori sanitari
13/04/2011  «Finalmente» il disavanzo accumulato dalla Calabria in Sanità «è stato fissato in un miliardo e 45 milioni di euro» e non «a 1 miliardo e 800 milioni come qualcuno sosteneva». Lo afferma il presidente della commissione Errori sanitari Leoluca Orlando al termine dell’audizione alla Camera del direttore dell’Agenas, Fulvio Moirano, che ha confermato il dato stabilito all’ultima riunione del tavolo sul piano di rientro della Regione al ministero dell’Economia lo scorso 31 marzo, assicurando che ora la commissione indagherà «su quali possano essere gli interessi o le ragioni per la stima abnorme del disavanzo». In ogni caso, subito dopo Pasqua sarà pronta la relazione della commissione sul piano di rientro della Regione.

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