sabato 2 aprile 2011

Mezzogiorno-Mattino. 2 aprile 2011.

Sicilia, disoccupazione al 43%.

Mare mosso, sospesi i trasferimenti

Manduria. I disperati di passaggio nella tendopoli

Santa Maria Capua Vetere 1300 migrantiin arrivo: venti di rivolta nel Casertano

Bari, indagini sulle e-mail dei baroni

Disoccupazione all'8,4% nel 2010. Al Sud 4 donne su 10 senza lavoro

Fiat, una rete lucana per «Fabbrica Italia»

Esami facili all'estero preside Economia Bari cancella 2 paesi Erasmus

Caserta. Immigrati, la proposta di Pietravairano: ogni Comune adotti famiglia di migranti

Sicilia. Piccole e medie imprese siciliane: 22 milioni per favorirne lo sviluppo

Lampedusa, Gdf: A marzo arrivati 6.051 clandestini su 80 imbarcazioni

Lampedusa, non partono le navi ed è “emergenza tabacco”

Lampedusa, Berlusconi: Rischiamo tsunami umano, priorità ai rimpatri

Rifiuti, nelle strade di Napoli ancora 1.800 tonnellate di spazzatura

Amnesty: emergenza a Lampedusa creata dal governo italiano

Protestano gli immigrati a Manduria

Immigrati, a Lampedusa condizioni igienico sanitarie “inaccettabili”

Agrigento, 28 milioni di euro per l'aeroporto di Licata

Sardegna. Crisi, l'Isola sempre più in difficoltà

Agea: 108 milioni di euro di contributi comunitari per il settore olivicolo

Per le imprese agricole italiane i problemi non finiscono mai


Sicilia, disoccupazione al 43%. Albanese: «Ma i giovani fuggono dalle fabbriche»
Il presidente di Confindustria Palermo critica il sistema di formazione: «Arrivano senza preparazione e scappano»
PALERMO - In Sicilia, regione con il più alto tasso di disoccupazione, dove si arriva a sfiorare il 43 per cento, i giovani sembrano voler stare alla larga dal duro lavoro di fabbrica. Questo accade nella terra dove un posto di lavoro è sempre più un miraggio. Eppure sembra che i giovani preferiscano stare a spasso anziché essere occupati. A denunciarlo è il presidente di Confindustria Palermo, Alessandro Albanese, che all'Italpress, racconta la sua esperienza da imprenditore ma coglie anche l'occasione per ragionare sul sistema formazione - lavoro in Sicilia. «La mia azienda si occupa di arredamento e carpenteria metallica, recentemente ho fatto una selezione di personale ed ho assunto otto addetti al montaggio di componenti metalliche. Dopo una settimana, gradualmente se ne sono andati tutti, chi accampando una motivazione, chi un'altra».
Un paradosso che Albanese spiega in questo modo: «Oggi la formazione non si fa in azienda, molto spesso i giovani scelgono di fare dei corsi compensativi del lavoro che manca ma che non danno nessuna preparazione professionale e ingrassano soltanto chi li realizza. Accade che quando poi arrivano in fabbrica non sono preparati - aggiunge -. L'importanza di una formazione in azienda è dimostrata da recenti esperienze di assunzione, abbiamo preso molta gente che veniva da Termini, abituata al lavoro e ai tempi della fabbrica, gente fortemente professionalizzata con cui ci siamo trovati molto bene». Il presidente dell'associazione industriali rintraccia anche responsabilità della politica in questi fatti: «L'ente pubblico - conclude - ha creato una distorsione, una degenerazione con questo bacino di Lsu per la quale i giovani tra un impegnativo lavoro di fabbrica magari pagato mille e 500 euro ed un lavoro-non lavoro di 800 euro, preferiscono questa sorta di posti parcheggio».

Mare mosso, sospesi i trasferimenti
Nave rinuncia e abbandona Lampedusa
Le prime 2.316 persone arrivate nel porto di Taranto
Nell’isola 3.931 migranti che chiedono di andare via
AGRIGENTO - A Lampedusa anche stamattina il vento di ponente, che spira a 20 nodi, impedisce alle navi di attraccare. Restano così sospesi i trasferimenti dei migranti, già bloccati da mezzogiorno di ieri sempre a causa del mare grosso che impedisce l’attracco dei traghetti nei moli di Cala Pisana e del porto commerciale. Stamattina nell’isola è arrivata anche la «Suprema» della Grandi Navi Veloci in grado di trasportare oltre 2.000 persone, e che si aggiunge alle altre tre in attesa alla fonda: sono la «Clodia», la «San Marco» della marina militare, la «Watling street»; mentre la «Excelsior» e la «Catania» erano partite ieri alla volta di Taranto portando via 2.316 persone. Una delle sei navi che avrebbe dovuto trasferire i migranti però, quella della compagnia T-link, ha rinunciato e in mattinata è ripartita dall’isola. Non si conoscono ancora le ragioni che hanno indotto la compagnia a prendere questa decisione. Nell’isola, che ieri ha visto la protesta degli extracomunitari, tornati in strada per chiedere di partire subito, restano 3.931 migranti. Intanto, dall’una della notte di mercoledì non si registrano altri sbarchi ne avvistamenti. Secondo le previsioni meteo il vento potrebbe calare in serata e questo consentirebbe la ripresa dei trasferimenti.

ANCHE LA TIRRENIA LASCIA L'ISOLA - Dopo la nave della T/Link anche la «Clodia» della Tirrenia ha deciso di lasciare Lampedusa e si è diretta, senza nessuno a bordo, verso Porto Empedocle. Le difficoltà di attracco, dovute alle condizioni del mare, hanno convinto la compagnia a rinunciare al trasferimento dei migranti. La Tirrenia, si apprende, aveva un contratto di due giorni per effettuare gli imbarchi e così, per ragioni di servizio, la compagnia ha deciso stamane di far salpare la nave.

TRASFERIMENTI A TARANTO - La nave Excelsior, del gruppo Grandi Navi Veloci, con a bordo 1.716 immigrati provenienti da Lampedusa, è arrivata nelle acque della base navale di Mar Grande a Taranto della Marina militare, dove ormeggerà al molo Chiapparo. L’attracco avverrà con un’ora circa di ritardo rispetto alle previsioni, quindi intorno alle 8,30. Gli immigrati saranno poi trasferiti in autobus alla tendopoli di Manduria. Per le 14 è previsto l’arrivo, sempre alla base navale, della nave Catania, della flotta Grimaldi, con a bordo altri 600 immigrati, anche questi destinati alla stessa tendopoli.

Manduria. I disperati di passaggio nella tendopoli
«Qui gli italiani ci spaventano, c'è paura"
Sogni, paure e speranze di Alì, Makreb e dei loro amici
Il reportage del Corriere nel centro di accoglienza
MANDURIA - Ieri pomeriggio la grande tendopoli sulla Manduria-Oria, adagiata su sei ettari di demanio militare, tra uliveti e distese di arbusti bassi della macchia mediterranea, sembrava spropositata rispetto agli ospiti che vi giravano all’interno. Il rumore dei passi sulla ghiaia fresca rimbombava tra i vialoni vuoti delle canadesi di colore blu come il cielo, mentre pochi gruppi di ospiti trascorrevano il pomeriggio sempre lungo da passare. Le loro storie si somigliano tutte. Storie di fuga e di disperazione o semplicemente di viaggi di ricongiungimento familiare. La prima tenda che si affaccia sullo spiazzo con al centro il quadro elettrico che comanda i lampioni, è la più frequentata.

Alla vista della macchina fotografica un giovane tunisino che non vuole dire il nome, si toglie in fretta la calza per mostrare una caviglia visibilmente gonfia. Parla in arabo frasi incomprensibili. Per fortuna c’è Alì, un suo connazionale di 25 anni che ha imparato l’italiano lavorando come inserviente in un villaggio turistico della Veraclub in Tunisia. C’erano molti lavoratori italiani con lui e da loro ha imparato a comprendere e a farsi capire nella nostra lingua. Spiega le ragioni per cui si lamenta l’amico con la caviglia tumefatta. «Non può camminare, ha chiesto delle stampelle ma non gliele hanno ancora date», riferisce Alì nel suo italiano stentato ma comprensibilissimo. Mentre parliamo si avvicinano altri immigrati attratti anche loro dal taccuino e da chi prende appunti. Homri Makreb vuole andare in Francia, dove ha già vissuto per otto anni. «Aveva aperto un bar a Parigi - racconta il bravo Alì - poi è venuto Sarkozy con i suoi fogli di via e lo ha cacciato dalla Francia. Ora che ha conosciuto la Francia, Homri non può più vivere in Tunisia dove non si lavora», spiega l’interprete con la sciarpa nera attorno alla fronte. L’attrazione conquista nuovi ospiti. Hokba Ouwi è uno di questi. Mostra le mai aperte e dice qualcosa, si capisce che indica dei numeri. Tocca sempre ad Alì fare da traduttore. «Lui è stato nelle prigioni tunisine dove è rimasto rinchiuso per quattordici anni». Gli chiediamo perché fosse in carcere, che reato avesse commesso e come ha fatto a fuggire. Lui parla e Alì traduce. «Dice che era stato arrestato dalla polizia di Ben Alì e che con la rivolta è riuscito ad evadere dal carcere insieme a tutti i prigionieri politici che erano con lui». Anche Hokba vuole andare in Francia, dove vivono i suoi fratelli. Quasi tutti vogliono andare in Francia, nessuno di quelli con cui parliamo intende restare in Italia «dove non c’è lavoro», riconoscono, e pochi in Germania.

Lì vuole ad esempio andare Walid, ha 28 anni e a Monaco ha già un figlio di otto mesi con la moglie e altri suoi famigliari. «Sono partiti prima loro ed ora Walid li deve raggiungere», spiega sempre Alì. In disparte c’è un altro giovane tunisino. Sembra più timido degli altri ma si fa fotografare e scambia volentieri qualche parola. E’ sempre l’insostituibile Alì che ci traduce le sue parole. «A Parigi lo aspetta suo fratello maggiore che è partito prima di lui e gli ha già trovato un lavoro». A Walid gli chiediamo se ha voglia di uscire dal campo, se gli piacerebbe conoscere la gente del posto. E’ Alì a rispondere per lui: «Ci hanno detto che qui gli italiani sono cattivi, non sappiamo perché, noi abbiamo paura di camminare soprattutto di notte. Scrivetelo sui giornali - ci prega Alì - dite agli italiani che non vogliamo restare qui ma vogliamo andare in Francia, in Germania, in Olanda. Siamo bravi noi». Qualcuno ha già raccolto la loro preghiera. E’ il gruppo del coordinamento cittadino di sostegno ai migranti che ha organizzato punti di accoglienza per la distribuzione di acqua, cibo e indumenti a chi fugge dalla tendopoli. I volontari italiani si sono divisi in due gruppi: uno che staziona all’ingresso del Campo sulla Manduria Oria e l’altro nelle vicinanze delle stazioni ferroviarie di Oria e Manduria dove i fuggitivi passano la notte prima di prendere il treno del giorno dopo. E chi riesce a partire non tornerà indietro.
Nazareno Dinoi

Santa Maria Capua Vetere 1300 migrantiin arrivo: venti di rivolta nel Casertano
Monta la protesta, arriveranno anche 99 minori
che dovranno essere ospitati in case famiglia. CASERTA — È il giorno delle proteste, è il giorno della rabbia. C’è già un sit-in annunciato nella casa comunale. A Santa Maria la tensione rischia di esplodere oggi quando è previsto l’arrivo degli immigrati sbarcati a Lampedusa. In Campania arriveranno anche 99 minorenni non accompagnati da genitori o parenti. In pratica ragazzi assolutamente soli. L’assessore alle Politiche sociali Ermanno Russo ha spiegato che per legge i minori dovranno essere ospitati, fino alla maggiore età, in case famiglia opportunamente attrezzate. Intanto a Santa Maria la notte scorsa si sono concluse le operazioni di allestimento della tendopoli che ospiterà tunisini e una piccola parte di libici e di eritrei, questi ultimi rifugiati. I numeri degli arrivi, però, sono cambiati: non si tratterebbe più 800 immigrati ma di almeno 1300, così come si è appreso negli ambienti istituzionali nella giornata di ieri, giovedì. Ma i numeri potrebbero aumentare ancora.
La loro permanenza sarebbe temporanea e cioè solo per consentire di identificare gli immigrati, rifocillarli provvedere al loro smistamento per altre destinazioni. L’emergenza è caratterizzata in questi giorni da frenetiche e lunghe riunioni in Prefettura che gestirà l’operazione in collaborazione con la Protezione civile, i vigili del fuoco e il Comune di Santa Maria Capua Vetere che attualmente è guidato dal commissario prefettizio Luigi Pizzi, in prima linea. Location della tendopoli, la caserma dismessa «Ezio Andolfato» , adiacente il carcere militare che offre disponibilità di spazio ed attrezzature usate dalla Protezione civile. I lavori di sistemazione del campo di accoglienza si sono protratti fino alla notte scorsa. La struttura, attualmente è sede del Raggruppamento autonomo recupero dei beni mobili della Protezione civile, dove sono sistemati i container in caso di terremoto. Il campo sarà formato da quattro piazzole (due già allestite nella mattinata di ieri) e un centinaio di tende da otto e sei posti e comunque non superiori a 130 tende, mentre i moduli per i servizi igienici, sei, sono formati da due docce, sei water e sei lavandini.

Ieri si sono concluse anche prime operazioni relative all’allacciamento delle utenze con il potenziamento della rete idrica, elettrica e l’allestimento di tre cucine da campo per la distribuzione dei primi generi di necessità. Ma nella città sammaritana oggi sarà soprattutto il giorno della protesta: un sit-in organizzato dal presidente del Comitato civico C1-Nord», Giuseppe Casillo, che ha invitato via sms e via social-network tutti i cittadini a presenziare nello spazio della casa comunale. Allertati anche la Caritas diocesana ed i servizi sociali del comune pronti ad intervenire in caso di accertato bisogno. Preoccupato e critico il presidente della Provincia di Caserta, Domenico Zinzi.

«Innanzitutto — ha tenuto a precisare — voglio sottolineare come, nell’accogliere queste persone che provengono da situazioni di grave difficoltà, la popolazione della provincia di Caserta abbia dimostrato ancora una volta grande solidarietà. Tuttavia, non posso fare a meno di condividere la comprensibile preoccupazione dei cittadini sammaritani e dei comuni limitrofi. La Provincia— ha aggiunto Zinzi— sarà vigile affinché quanto dichiarato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Lampedusa, e cioè che gli immigrati saranno trasferiti equamente al Sud come al Centro ed al Nord, sia poi effettivamente realizzato. Chiederemo che vengano rafforzate le dotazioni organiche di uomini e mezzi delle forze dell’ordine in questa provincia e a Santa Maria Capua Vetere, in concomitanza con questa nuova emergenza. In ogni caso, siamo certi che la permanenza di queste persone presso la caserma Andolfato sarà transitoria, in attesa che l’Unione Europea si faccia carico del problema».

«Mi auguro — ha concluso Zinzi — che con le prossime consultazioni amministrative la città di Santa Maria Capua Vetere possa avere un sindaco autorevole e capace di gestire il complesso fenomeno dell’immigrazione, esercitando compiutamente quelle nuove attribuzioni in materia di sicurezza pubblica che il pacchetto sicurezza Maroni ha affidato ai sindaci».
Giorgio Santamaria

Bari, indagini sulle e-mail dei baroni
La "cricca" e i sospetti su 10 cattedre
Concorsopoli, «accordi durante incontri istituzionali»
Coinvolti ventidue docenti nell'inchiesta sulle docenze
BARI - Gli accordi sarebbero stati siglati via e-mail o, meglio ancora, durante gli incontri istituzionali, all’indomani della composizione delle commissioni giudicanti. I congressi nazionali, ad esempio, avrebbero permesso ai professori interessati a piazzare i loro «prescelti» di vedersi lontano da occhi indiscreti e dare indicazioni ai loro colleghi sullo svolgimento e, soprattutto, sulla scelta del candidato. Non ci sarebbe alcuna cabina di regia centrale, ma una "rete nazionale" formata dai baroni che avrebbe gestito i concorsi universitari banditi in quasi tutta l’Italia nei dipartimenti di diritto pubblico e, in particolare, per l’assegnazione di cattedre e borse di studio di diritto costituzionale, canonico e pubblico applicato. Sono alcuni particolari che emergono da «Concorsopoli», la nuova inchiesta della Procura di Bari che getta ombre sui meccanismi di selezione interna ad 11 diversi Atenei, tra questi anche Bari. Secondo indiscrezioni trapelate da ambienti giudiziari, sarebbero circa dieci i concorsi universitari che sarebbero stati pilotati e, ora, finiti sotto la lente d’ingrandimento dei pm inquirenti Renato Nitti e Francesca Romana Pirrelli.

Complessivamente sono 22 i professori indagati, cinque i baresi raggiunti da avviso di garanzia: il professore di diritto costituzionale, Aldo Loiodice, Gaetano Dammacco, ordinario di diritto canonico ed ecclesiastico alla facoltà di scienze politiche; Roberta Santoro della facoltà di scienze politiche, suo padre Innocenzo e Maria Luisa Lo Giacco, ricercatrice di diritto ecclesiastico. I concorsi sui quali si indaga riguardano selezioni per posti di prima e seconda fascia, per ordinari e associati. Nel fascicolo, aperto nel 2008 per fatti risalenti agli anni 2006-2011, i magistrati ipotizzano i reati di associazione per delinquere finalizzata a corruzione, abuso d’ufficio e falso ideologico. L’accusa è convinta di aver scoperto "una rete nazionale di gestione dei concorsi accademici". I 22 docenti coinvolti farebbero parte, sempre secondo gli inquirenti, di una sorta di "circoli privati", all'interno dei quali sarebbe stato deciso il destino di una decina di concorsi e degli stessi candidati. Come? Attraverso «accordi, scambi di favore, sodalizi e patti di fedeltà».

Le intese tra i baroni sarebbero state siglate, stando alle intercettazioni telefoniche in possesso degli investigatori, durante congressi nazionali in cui i referenti di ciascun Ateneo potevano incontrarsi e dare indicazioni su svolgimento ed esito delle prove. Non, quindi, un’unica cabina di regia, ma una fitta rete di favori incrociati. Come le tessere di un grande puzzle, i vincitori dei concorsi universitari banditi in tutta Italia si sarebbero andati ad incastrare a seconda dei desideri dei docenti. Mercoledì pomeriggio, su delega della Procura, la guardia di finanza ha eseguito le perquisizioni negli Atenei di Bari, Milano (la Bocconi), Napoli, Roma, Piacenza, Reggio Calabria, Bologna, Firenze, Macerata, Teramo e Messina. La maxi inchiesta sarebbe partita nel 2008, grazie ad un esposto anonimo - finito nella mani della Pirrelli - nel quale veniva segnalato che quattro bandi da ricercatore all’università telematica Giustino Fortunato di Benevento (di cui Loiodice fu rettore e Innocenzo Santoro direttore amministrativo) avevano già i loro vincitori, ancora prima che venissero eseguite le prove.
Vincenzo Damiani

Disoccupazione all'8,4% nel 2010. Al Sud 4 donne su 10 senza lavoro
L'Istat: disoccupati al massimo dal 2004. Un anno fa erano il 7,8%. Leggero calo in febbraio
MILANO - Sempre più disoccupati in Italia. Il tasso di disoccupazione nel 2010 si è infatti attestato all'8,4%, contro il 7,8% del 2009, il dato più alto dall'inizio delle serie storiche cioè dal 2004. Lo rileva l'Istat.
INATTIVI - Il tasso di disoccupazione a febbraio 2011, rileva sempre l'Istat, è invece calato dall'8,6% di gennaio all'8,4%. Registrata quindi una diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto a gennaio e di 0,1 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione giovanile scende inoltre al 28,1% con una diminuzione congiunturale di 1,3 punti percentuali. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumentano dello 0,1% (21 mila unità) rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività, dopo la crescita dei tre mesi precedenti, resta stabile al 38%.
Scende, sempre a febbraio, dal 10% al 9,9% il tasso di disoccupazione anche nell'Eurozona: il dato, che conferma la stima «flash» già diffusa, è in lieve calo anche per quanto riguarda l'Ue a 27 Paesi (9,5% contro 9,6% in gennaio).

DISOCCUPAZIONE FEMMINILE - Al Sud quasi una donna su due, ossia il 42,4% della popolazione femminile, è disoccupata. Ancora più rilevante il divario tra maschi e femmine per quanto riguarda il tasso di inattività: sempre nel Mezzogiorno è pari al 48,8% ma da parte delle donne il livello di mancata partecipazione al mercato del lavoro raggiunge il livello del 62,8%. Anche al Nord e al Centro la percentuale di donne senza lavoro è molto più alta rispetto a quella degli uomini: al Nord è del 27,3% e al Centro del 31,3%. Complessivamente, il tasso di disoccupazione femminile è del 32,9%, contro il 27,7% di quella maschile.

Fiat, una rete lucana per «Fabbrica Italia»
POTENZA – La Basilicata vuole giocare d’anticipo sul progetto “Fabbrica Italia” della Fiat, realizzando una rete tra le imprese dell’automotive che ruotano intorno allo stabilimento di Melfi (Potenza), con un duplice obiettivo: rafforzare la produzione e l’innovazione tecnologica, realizzando quindi prodotti maggiormente competitivi e a un costo inferiore, e “preparare il terreno” all’iniziativa che il gruppo torinese ha portato a Pomigliano d’Arco e a Mirafiori. Sono queste, in sintesi, le caratteristiche principali di “ReteAutosudItalia”, il progetto per una filiera di rete tra le imprese lucane dell’indotto Fiat, presentato stamani a Potenza, nel corso di un convegno che si è svolto nella sede di Confindustria.

In Basilicata il settore automotive è costituito da 50 imprese di fornitura, in cui lavorano 3.873 persone con un fatturato di 1,15 miliardi di euro nel 2009 (per le sole produzioni effettuate sul territorio): si tratta per lo più di piccole aziende, a servizio di uno stabilimento che nel 2010 ha assemblato 243 mila automobili. Il progetto di rete nasce quindi dalla necessità di aumentare la produttività dell’indotto (in relazione agli obiettivi di produzione delineati dalla Fiat fino al 2014) mantenendo competitivi i prezzi anche con l’accesso a finanziamenti europei per l’innovazione, “che si possono ottenere solo con progetti di rete – ha spiegato il presidente di Confindustria Basilicata, Pasquale Carrano – per allargare i confini ai mercati internazionali e cogliere le opportunità di espansione prospettate dal gruppo torinese, dando un input di anticipo alla Fabbrica Italia e proponendo l’idea anche alle imprese campane e pugliesi”.

La Fiat, attraverso il rappresentante dell’ufficio acquisti, Francesco Rondinelli, ha giudicato positivamente il progetto, anche perchè “si compra dove si produce – ha spiegato – e serve un approccio più dinamico e collaborativo della filiera automotive”.

Esami facili all'estero preside Economia Bari cancella 2 paesi Erasmus
di Luca Barile
BARI - L’attesa degli studenti è finita. Il nuovo bando Erasmus per i viaggi studio all’estero è stato pubblicato ieri, scatenando la gioia dei ragazzi che aspettavano l’opportunità dell’esperienza in Europa. Ma è finita anche la pacchia di chi, probabilmente, ha abusato per anni di questa opportunità. Nell’elenco delle destinazioni straniere, infatti, mancano le dodici sedi rumene e polacche che erano state messe sotto accusa nella facoltà di Economia. Sono state depennate dalla lista delle destinazioni possibili per il prossimo anno accademico, come aveva richiesto il preside della facoltà, Vittorio Dell’Atti, dopo aver ricevuto diverse segnalazioni sui meccanismi poco chiari con cui si sarebbero finora svolti questi viaggi.

Insospettito dalla grande richiesta degli studenti di potersi recare in alcune università della Polonia e della Romania, Dell’Atti aveva avviato i controlli, grazie ai quali era riuscito ad accertare diverse irregolarità. La gran parte dei ragazzi che si recavano in quei luoghi, in pratica, sostenevano in massa gli stessi esami e, coincidenza per la quale il preside non ha creduto al caso, si trattava di esami particolarmente difficili, che solitamente contano molti bocciati ad ogni appello, come la temutissima prova di Matematica per l’economia. Il sospetto, quindi, era che nelle università straniere quelli stessi esami risultassero molto più abbordabili per gli studenti, che ne avrebbero così approfittato per accelerare i loro studi e procedere più spediti verso il conseguimento della laurea.

L’allarme lanciato ad Economia ha messo in allerta l’ufficio Erasmus dell’Ateneo e perfino l’agenzia nazionale per l’Erasmus, che sovrintende in Italia al programma internazionale. Di conseguenza, l’Università ha depennato dal nuovo bando di concorso (anno accademico 2011/2012) tre università e un politecnico di Bialystok, una di Olsztyn, una di Stettino e un’altra di Katowice, in Polonia, nonché l’Università Ioan Cuza, di Iasi, l’accademia di studi economici di Bucarest, l’Università Petrol gaze di Ploiesti, l’università di Suceava e quella di Timisoara, in Romania. Per tutte queste destinazioni è vietato candidarsi al soggiorno Erasmus per il prossimo anno.

Quelle mete, così gettonate dagli studenti, sono state successivamente congelate, in attesa che l’Università procedesse ad annullare definitivamente le convenzioni che regolano gli scambi di studenti, come richiesto da Dell’Atti. Inoltre, il preside aveva proposto che non fosse più possibile sostenere in nessun’altra sede estera gli esami del primo anno dei corsi di laurea triennali di Economia, tra cui il già citato esame di Matematica per l’economia che è un po’ la bestia nera degli studenti baresi. Le convenzioni, però, non sono state annullate, per consentire agli studenti rumeni e polacchi di arrivare comunque a Bari, ma impedendo di fatto ai baresi di andarci.

Nel frattempo, anche la facoltà di Medicina si è attivata per capire se al suo interno ci siano situazioni simili. Il preside, Antonio Quaranta, ha disposto a febbraio scorso un controllo su tutte le sedi sospette, di cui si attendono i risultati.

Caserta. Immigrati, la proposta di Pietravairano: ogni Comune adotti famiglia di migranti
Zarone: è un fatto di civiltà e umanità, le tendopoli non possono essere una soluzione definitiva
CASERTA — Emergenza immigrati, un sindaco contro corrente: «il nostro comune è pronto ad ospitare una famiglia di immigrati. Per un fatto di civiltà e di umanità». Parte da Pietravairano, piccolo centro dell’Alto Casertano, l’idea per risolvere l’emergenza determinata dall’arrivo di migliaia di profughi sull’isola di Lampedusa. L’ha lanciata Francesco Zarone, giovane sindaco in carica da circa due anni, ed è molto semplice: «Se ogni comune della nostra nazione ospiterà una famiglia di immigrati l’emergenza si scioglierà come neve al sole. Non servono tendopoli, basta un semplice gesto da parte degli oltre ottomila municipi d’Italia per cancellare l’emergenza che colpisce Lampedusa. E’ anche un modo - conclude il primo cittadino di Pietravairano - per riconquistare quella umanità che da qualche tempo sembriamo aver smarrito». Oggi stesso il sindaco inoltra al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e al presidente del consiglio Silvio Berlusconi una lettera nella quale chiede di poter «adottare» una famiglia di immigrati ai quali metterà a disposizione un alloggio, senza alcuna spesa. «Ritengo - sottolinea Zarone - che qualsiasi comune d’Italia può spendere una piccola cifra per alleviare le sofferenze di tante famiglie sfortunate che vedono nella nostra Italia la terra promessa. Noi crediamo in questa idea e abbiamo deciso di attuarla concretamente. Non abbiamo dimenticato - precisa il sindaco di Pietravairano - quando decine e decine di nostri nonni raggiungevano la Svizzera, la Germania o l’America per assicurare un futuro migliore a tutti noi».

Zarone spiega che le tendopoli, così come stanno dimostrando i fatti, sono una strada scarsamente percorribile. Esse non offrono le necessarie garanzie igieniche sanitarie e costringono tanti profughi a vivere come bestie, ammassati, esclusi da ogni possibilità di integrazione con la nostra società. L’idea è nata poche sere fa, mentre Zarone con la famiglia guardava in tv il dramma che stanno vivendo i profughi.

È stato allora che, sollecitato anche dai figli, il primo cittadino ha deciso di muoversi concretamente. Nei prossimi giorni l’amministrazione comunale tenterà di coinvolgere nell’iniziativa anche altri enti vicini. Pietravairano è un comune dell’Alto Casertano che conta poco più di tremila abitanti, la sua vocazione agricola rimane il motore dell’economia locale. Non mancano però alcune piccole industrie attività artigianali capaci di assicurare lavoro a molte famiglie. Francesco Zarone -43 anni il prossimo settembre -, nella vita è funzionario di un istituto di credito.
Giancarlo Izzo

Sicilia. Piccole e medie imprese siciliane: 22 milioni per favorirne lo sviluppo
Potranno partecipare anche le aziende sanitarie,
le università e gli istituti di ricerca
PALERMO - «Poco più di 22 milioni di euro per favorire l’innovazione, lo sviluppo e il miglioramento tecnologico delle piccole e medie imprese siciliane al fine di rendere queste ultime in grado di confrontarsi e competere sul mercato. Un bando per certi versi innovativo perchè prevede la possibilità di far partecipare anche le aziende sanitarie, le università e gli istituti di ricerca». Lo rende noto l’assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, annunciando l’emissione del bando da 22 milioni 234 mila euro della misura 4.1.1.2 del P.O.-Fers 2007-2013.

La misura mira ad agevolare azioni di sostegno allo sviluppo sperimentale, alla innovazione di processo e all’innovazione organizzativa delle piccole e medie imprese della Sicilia nei settori delle telecomunicazioni, energia e ambiente, agroalimentare, sistemi avanzati di manifattura, chimica, trasporti, logistica e mobilità, nuovi materiali e nano tecnologie, salute e scienza della vita.

«L’agevolazione consiste», prosegue Venturi, «nella concessione di contributo in conto capitale che non supera il 35 per cento dei costi ammissibili per le medie imprese e il 45 per cento per le piccole e medie imprese. In ogni caso l’importo del contributo per ciascuna istanza non potrà essere superiore ai 500 mila euro, mentre è ridotto a 100 mila euro per le azioni d innovazione organizzativa». Tra le spese ammissibili nell’ambito dello «sviluppo sperimentale» potranno essere presentati i costi per il personale (ricercatori, tecnici e altro personale), per la strumentazione e le attrezzature previste dal progetto di ricerca, per fabbricati e terreni, per la ricerca contrattuale, le competenze tecniche e per i brevetti, i costi di esercizio. Per innovazione di processo e innovazione organizzativa sono ammissibili a contributo le spese per acquisto di macchinari ed attrezzature, di software, opere edili e di impiantistica generale destinate alla realizzazione del nuovo processo produttivo.

Lampedusa, Gdf: A marzo arrivati 6.051 clandestini su 80 imbarcazioni
Due partenze dalla Libia e 78 dalla Tunisia, tra gli immigrati 78 donne e 142 minori
Roma, 1 apr (Il Velino) - Nel corso delle operazioni svolte a Lampedusa dalla Guardia di Finanza nel mese di marzo – informa una nota della Gdf -, sono stati individuati complessivamente 6.051 immigrati clandestini, tra i quali 142 minori. In totale sull’isola sono arrivati 5.973 uomini e 78 donne, a bordo di 80 imbarcazioni (due provenienti dalla Libia e 78 dalla Tunisia). Le Fiamme Gialle in totale hanno sequestrato 67 natanti.
(com/ban) 1 apr 2011 11:36

Lampedusa, non partono le navi ed è “emergenza tabacco”
Roma, 1 apr (Il Velino) - Emergenza sigarette a Lampedusa: in tutta l’isola, da due giorni, sono esaurite le scorte di sigarette, e i rifornimenti tardano ad arrivare a causa delle condizioni avverse meteorologiche e del mare, che impediscono l’attracco delle navi. Per lo stesso motivo, al momento sono state sospese le operazioni di imbarco degli immigrati (ancora quattromila circa) in attesa di trasferimento nei centri di accoglienza della Penisola. Sono invece riuscite a partire ieri sera due navi alla volta di Taranto: l’Excelsior, arrivata questa mattina con a bordo 1.716 immigrati, destinati alla tendopoli di Manduria. Intorno alle 14 è previsto l’arrivo dell’altra nave, la Catania, con altre 600 persone.
(red/ban) 1 apr 2011 11:1

Lampedusa, Berlusconi: Rischiamo tsunami umano, priorità ai rimpatri
Cabina di regia aggiornata a martedì dopo il viaggio del premier a Tunisi. "Proporremo un piccolo Piano Marshall". Pronti 100 mln da metà aprile
Roma, 1 apr (Il Velino) - "E' importante assumere l'impegno da parte della Tunisia per la cessazione degli sbarchi. Per noi la prima soluzione è quella del rimpatrio, ed è importante che nell'incontro di lunedì ci sia l'impegno della Tunisia per l'accettazione dei rimpatri". Così il premier Silvio Berlusconi, parlando in conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo la cabina di stamani con i rappresentanti delle autonomie locali, ha sintetizzato la linea del governo sull’emergenza sbarchi, in vista dell’importante missione diplomatica prevista per lunedì nella capitale tunisina. E in quella sede, per testimoniare la determinazione del nostro paese a sbloccare la situazione e a far cessare l’emergenza, Berlusconi ha annunciato che porterà in dote una sorte di “piccolo piano Marshall” a sostegno degli sforzi del paese maghrebino per scongiurare quello che ha definito uno “Tsunami umano”: “E' stato raggiunto un accordo – ha spiegato il premier - anche per una serie di interventi del governo italiano a favore della Tunisia di fronte agli impegni del governo tunisino per fermare l'uscita illegale dei loro cittadini dal loro paese. Noi ci siamo impegnati in linee di credito, in dazioni a dono e in equipaggiamento, e le forniture, pari a circa 100 milioni, inizieranno da metà aprile".

Altra novità sostanziale illustrata da Berlusconi, la possibilità di installare dei centri di accoglienza vicino alla frontiere, in vista della concessione di permessi di soggiorno provvisori per consentire il ricongiungimento familiare degli immigrati che abbiano parte della famiglia già in altri paesi Ue: “"Molti di questi immigrati – ha spiegato Berlusconi - hanno manifestato la volontà di ricongiungersi con famigliari in Francia o Germania, ma anche in altri Paesi. In base all'articolo 20 queste persone hanno la possibilità di circolare, per ricongiungimenti famigliari, liberamente in Europa e daremo loro permessi di soggiorno temporanei per farlo". Ma è il nodo dei centri di accoglienza ad aver tenuto banco nel corso della riunione con i rappresentanti delle autonomia locali. Un problema non ancora risolto del tutto, e che sarà affrontato di nuovo martedì prossimo, sempre a Palazzo Chigi, dalla cabina di regia: “Abbiamo concordato che i Cie devono essere una soluzione provvisoria. Abbiamo chiarito che la eventuale divisione degli immigrati sarà proporzionale al numero degli abitanti di ogni singola regione".

Secondo quanto era filtrato in precedenza dalla riunione, Berlusconi aveva ribadito il principio dell’accoglimento di un numero di migranti proporzionale alla popolazione di ogni regione, entrando in dettagli operativi, come la possibilità di organizzare ponti aerei capaci di riportare in Tunisia 100 migranti al giorno, e l’approntamento di settemila tende in 48 ore. “La strada maestra – ha osservato il ministro dell’Interno Maroni - è la collaborazione con la Tunisia. Fino a che la Tunisia non attua l'accordo, sarà difficile porre fine al'emergenza. Se necessario, dovremo costringere la Tunisia ad attuarlo”.
(baz) 1 apr 2011 10:52

Rifiuti, nelle strade di Napoli ancora 1.800 tonnellate di spazzatura
NAPOLI - La quantità di rifiuti presente stamane nelle strade di Napoli è leggermente diminuita rispetto a ieri, e si attesta intorno alle 1800 tonnellate. Lo rende noto l'assessore comunale all'Igiene, Paolo Giacomelli, il quale sottolinea che il miglioramento è legato alle possibilità di maggiori conferimenti ottenute ieri per i rifiuti raccolti a Napoli.

In pratica l'Asia ha avuto la possibilità di smaltire un quantitativo pari all'intera produzione giornaliera di immondizia. «Se oggi e nei prossimi giorni ci sarà data l'opportunità di ulteriori conferimenti, credo che sarà possibile far diminuire le quantità di rifiuti non raccolte nelle strade, evitando in questo modo i rischi di seri problemi igienico-sanitari», dice Giacomelli.

«Proprio per il grande senso di responsabilità istituzionale che il sindaco Rosa Russo Iervolino, con la quale ho avuto l'onore di lavorare in questi anni mi ha trasmesso, credo sia dovere di un amministratore informare, correttamente e senza alimentare polemiche, i cittadini, in particolare in questi giorni di grande disagio, sull'andamento della raccolta e dei conferimenti dei rifiuti in città. La dimostrazione di questa assoluta correttezza è il riconoscimento che nella giornata di ieri ci è stata assicurata la possibilità di conferire tutta la produzione giornaliera dei rifiuti della città. Infatti sono state conferite 1144 tonnellate, oltre che nella discarica di Chiaiano (152 T), si è sversato anche negli impianti STIR di Giugliano (302 t), Santa Maria Capua Vetere (300 t), Battipaglia (188 t) e Caivano (202 t). Conseguenza positiva di ciò è che la quantità di rifiuti non raccolti presenti questa mattina nelle strade cittadine è un poco diminuita: si stima in 1800 t circa», sottolinea Giacomelli.

Amnesty: emergenza a Lampedusa creata dal governo italiano
di Redazione - 1 aprile 2011 -
L’emergenza immigrazione a Lampedusa è “una crisi creata dal governo italiano e che poteva essere evitata”. Lo afferma Giusy D’Alconzo, dirigente di Amnesty International Italia, nel corso di una conferenza stampa tenuta questa mattina a Lampedusa.

“Siamo impressionati dal fatto che il governo non abbia risposto adeguatamente e dalle condizioni misere in cui sono tenuti i migranti” ha sostenuto Charlotte Phillips, del segretariato internazionale di Amnesty a Londra.

Secondo quanto sostenuto dai dirigenti di Amnesty “la risposta è stata lenta,
soprattutto considerato che a Lampedusa si tratta di numeri piccoli rispetto ai flussi di profughi che in questi giorni vengono fronteggiati dai Paesi confinanti con la Libia e cioè l’Egitto e la Tunisia”.
A conclusione della conferenza stampa i rappresentanti dell’organizzazione umanitaria hanno voluto sottolineare la “straordinaria solidarietà” dimostrata dagli abitanti di Lampedusa.

Protestano gli immigrati a Manduria
di Markez - 1 aprile 2011 -
Momenti di tensione vi sono stati intorno a mezzogiorno al campo di Manduria dove sono ospitati gli immigrati provenienti da Lampedusa. Un gruppo ha protestato a gran voce all’arrivo di alcuni politici di schieramenti diversi, chiedendo di andare via dalla tendopoli e il rilascio dei permessi di soggiorno.
In molti si sono arrampicati sulla rete di protezione del campo, altri hanno issato un lenzuolo all’esterno del cancello. La protesta è stata inscenata da immigrati che sono arrivati nei giorni scorsi al campo.
Alcuni di loro hanno detto di essere a Manduria già da tempo e di voler andare via perchè devono cercare lavoro e riorganizzare la propria vita.
Sul posto ci sono il presidente nazionale di Fli, Andrea Ronchi, accompagnato dai parlamentari Patarino e Tatarella, l’assessore regionale della Puglia, Nicola
Fratoianni, il presidente del consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, e il sindaco di Manduria, Tommasino.

Immigrati, a Lampedusa condizioni igienico sanitarie “inaccettabili”
di Markez - 1 aprile 2011 -
Le condizioni igienico-sanitarie dei migranti a Lampedusa sono “inaccettabili”. Medici senza frontiere ha denunciato sull’isola “una situazione al di sotto degli standard umanitari” con 3.000 persone ammassate all’addiaccio che dispongono di 16 bagni chimici, due cisterne d’acqua e 1,5 litri di acqua a testa al giorno. “E’ difficile credere che siamo in Italia, in un Paese del G8″, ha ammonito Kostas Moschochoritis, direttore generale di Msf, “le condizioni di vita a Lampedusa sono peggiori di quelle che troviamo nei campi rifugiati in cui Msf lavora nel mondo“.
E mentre si procede al trasferimento dei migranti in altre località della penisola, Msf si è detta “preoccupata” per il sovraffollamento che si potrebbe creare nei centri d’accoglienza.

“Le cattive condizioni igieniche” ha spiegato Barbara Maccagno, responsabile medico dei progetti di Msf in Italia, “potrebbero facilitare l’insorgere di malattie infettive”.

L’organizzazione umanitaria ha chiesto alle autorità italiane di “assicurare condizioni di accoglienza e accesso a cure mediche adeguate nei centri dove i migranti saranno trasferiti”.

Agrigento, 28 milioni di euro per l'aeroporto di Licata
Agrigento, 1 apr (Il Velino/Il Velino Sicilia) - Il Dipartimento delle infrastrutture terrestri ha approvato il progetto per la realizzazione dell’aviopista prevista a Piano Romano di Licata (Ag) su richiesta dalla provincia di Agrigento. Con provvedimento del dirigente del Dipartimento, Augusto Alberoni, è stato dato mandato alla struttura della Protezione civile di realizzare, entro tre mesi, una pista e le necessarie strutture di hanging ed incoming. Il Dipartimento ha dato così seguito all’atto di indirizzo firmato dal ministro della Difesa Ignazio La Russa che ha chiesto la predisposizione di strutture alternative all’aeroporto di Trapani Birgi per il quale è stato dato il via alla riconversione al traffico civile. Nell’ipotesi di un prolungarsi della operazioni militari in Libia, così come previsto dalla Risoluzione 1973/11 dell’Onu, la Nato ha chiesto all’Italia l’utilizzo, entro e non oltre il 31 agosto, di strutture militari alternative. Piano Romano, per la sua posizione geografica, è stata inserita nell’elenco delle priorità così come previsto dal Dlgs n. 56 del 4 maggio del 1976. I fondi straordinari messi a disposizione dal Governo, la cui gestione è stata demandata al Dipartimento della Protezione civile, ammontano a 28 milioni di euro.
(fcm/aso) 1 apr 2011 14:26

Sardegna. Crisi, l'Isola sempre più in difficoltà
Famiglie sarde le più indebitate d'Italia. Le famiglie sarde sono quelle più indebitate d'Italia: spendono in media oltre 2.600 euro per il credito al consumo rispetto alla media italiana di 1.860 euro". A riportare il dato è il direttore generale della Banca di Credito sardo, Giuseppe Cuccurese, rispondendo ad una domanda dei cronisti sullo stato di salute delle famiglie ed imprese nell'Isola durante la presentazione del bilancio 2010.

"Le famiglie sarde sono in difficoltà, ma rappresentano anche un volano per risollevare il mercato - ha spiegato il dirigente - Inoltre la proposta di rinegoziare il mutuo è stata utilizzata da molti nuclei familiari". Secondo i dati forniti dalla banca, il complesso dei crediti deteriorati (sofferenze, incagli, ristrutturati, past due) ammonta, al netto delle rettifiche di valore, a 413 milioni di euro, in diminuzione del 13% rispetto a fine 2009 e con un grado di copertura del 476%, in crescita di oltre 7 punti percentuali sul 2009. Quest'anno il grado di copertura delle sofferenze sale al 63,2%, che su base netta significa 195 milioni disponibili. Secondo il presidente della Banca di credito sardo, Giorgio Mazzella, "l'80% delle imprese è seduta e investe poco. Si tratta soprattutto di una crisi di paura - ha argomentato - che crea per assurdo un circolo vizioso: non si spende e non si consuma e le aziende sono in difficoltà e licenziano".
Venerdì 01 aprile 2011 14.52

Agea: 108 milioni di euro di contributi comunitari per il settore olivicolo
01.04.11
47 i programmi finanziati, di cui 36 presentati da organizzazioni di produttori, 5 da unioni di organizzazioni di produttori e 6 da altre organizzazioni di produttori.

Ammontano a circa 108 milioni di euro i fondi comunitari assegnati all’Italia per gli interventi previsti dal Regolamento Ce 867/08 a favore del settore olivicolo, finanziamenti che vengono assegnati ai produttori attraverso Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, per il triennio 1° aprile 2009-il 31 marzo 2012. I settori di attività dove sono previsti gli interventi sono: monitoraggio e gestione amministrativa del mercato nel settore dell’olio d’oliva e delle olive da tavola per un importo Ce di 14 milioni di euro; miglioramento dell’impatto ambientale dell’olivicoltura per un importo Ce di 36 milioni di euro; miglioramento della qualità della produzione di olio d’oliva e delle olive da tavola per un importo Ce di 39,6 milioni di euro; tracciabilità, certificazione e tutela della qualità dell’olio d’oliva e delle olive da tavola per un importo Ce di 18,3 milioni di euro. Vi è poi un ultimo settore di intervento per la diffusione di informazioni sulle attività svolte dalle organizzazioni di operatori per importi marginali. Il monitoraggio della produzione di olio in Italia è effettuato dal Coordinamento di Agea, che raccoglie i dati direttamente dai frantoi, fa il conto dell’olio prodotto in Italia, determina i quantitativi immessi sul mercato come olio di produzione nazionale. Se dall’incrocio di tutti questi elementi emergono eventuali situazioni anomale, Agea procede alla segnalazione alle autorità competenti. I programmi finanziati da Agea sono 47, di cui 36 presentati da organizzazioni di produttori, 5 da unioni di organizzazioni di produttori e 6 da altre organizzazioni di produttori. Le regioni interessate da questi interventi sono: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Relativamente alla prima annualità (1 aprile 2009-31 marzo 2010) l’importo complessivo approvato degli interventi è stato di 43,5 milioni di euro, l’importo rendicontato dagli operatori è stato di 40,3 milioni di euro, mentre l’importo ammesso ai finanziamenti dopo i controlli è risultato di 39,9 milioni di euro. Della somma ammessa, 33,1 milioni di euro è arrivata dai finanziamenti comunitari, 3,4 milioni di euro è stato il contributo dello Stato italiano e altri 3,4 milioni di euro il contributo diretto degli operatori.

Per le imprese agricole italiane i problemi non finiscono mai
I costi corrono più dei prezzi. E i redditi dei produttori sono sempre più “tagliati”. Nel 2010 oltre 25 mila imprese costrette a chiudere
Fonte: © CIA.it - Pubblicata il 01/04/2011
ROMA - Per le imprese agricole italiane i problemi non finiscono mai. E’ vero che i prezzi all’origine, dopo il crollo del 2009, hanno ripreso a salire (più 1,5 per cento nel 2010), ma è altrettanto vero che i costi produttivi hanno fatto registrare un’impennata quasi doppia (più 2,5 per cento lo scorso anno). Il che significa che i redditi degli agricoltori hanno subito una nuova «sforbiciata»: le stime parlano di un meno 6-7 per cento nell’anno passato. E’ quanto sostiene la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati resi noti oggi dall’Istat che confermano tutte le difficoltà che incontrano i produttori nella loro attività.

L‘Istat - avverte la Cia - inquadra perfettamente la complessa situazione che stanno vivendo le imprese agricole del Belpaese che, nel 2010, hanno dovuto fronteggiare considerevoli aumenti dei prodotti acquistati (beni e i servizi intermedi e beni di investimento): si va da un più 6 per cento per i mangimi a un più 1,2 per cento per le costruzioni agricole, da un più 6,6 per cento per l’energia e i carburanti a un più 3,3 per cento per la manutenzione e la riparazione delle macchine. Un crescendo preoccupante che lo scarso anno ha costretto più di 25 mila imprese a chiudere i battenti.
Uno scenario negativo che neanche la ripresa dei prezzi praticati sui campi ha schiarito. Gli aumenti, in particolare per frutta, verdura, cereali, non hanno per nulla compensato gli oneri (non solo produttivi, ma anche contributivi e burocratici) che le imprese devono fronteggiare.

Ed è proprio la voce «energia» quella che ha inciso in maniera drammatica sui bilanci delle aziende, serre in testa, a causa del «caro gasolio» e del mancato ripristino delle agevolazioni fiscali. Un costo che è cresciuto anche, e pesantemente, nei primi tre mesi del 2011. Ora la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente con le operazioni primaverili in campagna, ma soprattutto con l’irrigazione e le grandi raccolte dei prodotti durante le quali aumenta considerevolmente il consumo dei prodotti petroliferi.
In più, il quadro che si sta delineando a livello internazionale, con le forti tensioni sui prezzi del greggio e delle materie prime, alimentate da quanto sta avvenendo nei paesi del Nord Africa, a cominciare dalla Libia, contribuirà a rendere ancora più problematico il lavoro degli agricoltori.
Si preannuncia, quindi, uno scenario molto difficile per le imprese agricole che -rileva la Cia- vivono una stagione complessa, caratterizzata da una profonda crisi che ormai si protrae da più di tre anni. Ma il fronte dei costi è da tempo che sta minando le basi della nostra agricoltura. Basti pensare che in cinque anni, dal 2006 a oggi, si è assistito a rincari considerevoli. Per alcuni prodotti i prezzi pagati dall’agricoltore sono addirittura triplicati.

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