sabato 2 aprile 2011

Federali-Sera. 2 aprile 2011. Nella penisola ci sono solo clandestini (19 mila, provenienti dalla Tunisia): per rimpatriarli nel loro paese ci vorranno almeno 10 anni. Mentre il ministro dell'Interno Roberto Maroni convoca Regioni, Province e Comuni per preparare il piano di ripartizione dei profughi (ovvero quelli provenienti dalla Libia): peccato che al momento non ci sia un profugo in tutto il territorio

Tsunami umano:
Trento. Governo nel caos, i profughi aumentano.
Torino. Immigrazione, Chiamparino: senza garanzie niente campi.
Padova. «Profughi? Balle leghiste».
Rivarolo. Sui profughi é scontro aperto.
Ventimiglia, controlli sui migranti.
Firenze. Emergenza profughi. Ospitalità per piccoli nuclei.





TRENTO - Perché il momento è grave e per senso istituzionale, Lorenzo Dellai non ha fatto attacchi diretti al governo. Ma sulla questione profughi e clandestini, sul pericolo «tsunami umano» come ha detto Berlusconi ieri, ha detto che a Roma hanno ancora le idee poco chiare. Maroni è per questa linea: clandestini nei centri di accoglienza e poi in Tunisia; Berlusconi, su pressione delle regioni del Sud le più interessate, paventa l'ipotesi di concedere a tutti lo status di profughi provvisorio. Ed è chiaro che se dovesse prevalere questa seconda ipotesi i numeri cambierebbero anche per il Trentino. Il numero massimo di 450 profughi previsto nell'incontro tra governo, regioni e Associazione nazionale dei comuni, di mercoledì potrebbe aumentare.

«Le informazioni che abbiamo oggi ci dicono - ha detto ieri il presidente della Provincia - che possiamo affrontare la situazione senza fibrillazioni. Ma se mi chiedete se il quadro può cambiare dico di sì. Se il governo dovesse cambiare opinione, rispetto a quanto affermato mercoledì, ci dovremmo attrezzare di conseguenza. A palazzo Chigi, fino a ieri, avevano tenuto a distinguere tra clandestini, perlopiù tunisini, circa 20 mila, dai 2.500 libici, eritrei e somali che hanno i requisiti di profughi e che non possono essere rimpatriati ma possono venire ospitati nelle varie regioni, tra cui il Trentino - Alto Adige che dovrebbe averne al massimo 900. In situazioni alloggiative di medio lungo periodo e non di emergenza. Fino a ieri (giovedì per chi legge ndr) questa era la posizione del governo. Ma è una posizione che oggi sembra sia in discussione. Oggi c'è stata una riunione interlocutoria del Consiglio dei ministri, un'altra ce ne sarà martedì dopo che, lunedì, Berlusconi e Maroni si saranno recati a Tunisi. Un incontro in cui si capirà se il rimpatrio dei clandestini di potrà fare oppure no». Insomma, ci siamo capiti, la situazione è confusa per non dir peggio.

Torino. Immigrazione, Chiamparino: senza garanzie niente campi. Torino, 02-04-2011
"Chiediamo che a Torino arrivino profughi e non clandestini da espellere. Fino a che non sarà fatta chiarezza la nostra disponibilità è sospesa".
Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, intervistato da Repubblica, dice no a una tendopoli con migliaia di clandestini da rimpatriare, sottolineando il rischio concreto di rivolte.
"Non sono contrario in via di principio ai centri di identificazione ed espulsione", precisa Chiamparino. "A Torino ne abbiamo uno, ospita meno di 200 persone e non è sempre facile mantenere l'ordine".
Per questo, spiega, "è un'idea folle quella di radunare 1.500-2.000 persone sotto le tende e annunciare loro che verranno presto espulse e rimandate a casa: la rivolta inizierebbe nel giro di cinque minuti e sarebbe incontrollabile".
"Ho capito che Maroni non era in malafede - prosegue il sindaco torinese - ma non ci sto a fare la parte di quello che accetta di accogliere persone in difficoltà per poi scoprire che si vuol fare un centro di espulsione a cielo aperto".
"La politica non si fa con le chiacchiere, e nemmeno con la demagogia", ammonisce Chiamparino.
"Quando si assiste a scene come quelle di questi giorni a Lampedusa bisogna prendere decisioni anche impopolari, per rispetto di chi rischia la vita attraversando il mare sui gommoni e per rispetto di chi abita in un'isola che non può sopportare il peso di quell'immigrazione". Cota, aggiunge, "mi ha detto che non è contrario a far arrivare i clandestini in Piemonte. Evidentemente di fronte ai problemi concreti la demagogia finisce quasi sempre per mostrare le gambe corte".

Padova. «Profughi? Balle leghiste». Zanonato attacca Maroni: ci prende in giro. «Come volevasi dimostrare, il problema non erano i profughi libici che non ci sono, ma i migranti tunisini che vengono spostati da Lampedusa. Se ne è reso conto perfino Zaia che, dopo aver ripetuto centinaia di volte sì ai profughi no ai clandestini, rischia adesso di perdere la faccia e di dover accettare le decisioni che Maroni sta assumendo senza neppure consultarlo. I tunisini arriveranno dunque anche in Veneto, nella più totale confusione e senza che gli enti locali siano neppure informati».  Queste le parole di Flavio Zanonato ieri in serata alla luce degli ultimi sviluppi sull'emergenza immigrati a Lampedusa che danno nel Veneto il possibile arrivo di un migliaio di clandestini. In mattinata il giudizio del primo cittadino padovano era già stato molto critico. «Nella penisola ci sono solo clandestini (19 mila, provenienti dalla Tunisia): per rimpatriarli nel loro paese ci vorranno almeno 10 anni. Mentre il ministro dell'Interno Roberto Maroni convoca Regioni, Province e Comuni per preparare il piano di ripartizione dei profughi (ovvero quelli provenienti dalla Libia): peccato che al momento non ci sia un profugo in tutto il territorio». Questo era il sunto del pensiero di Zanonato, di ritorno dall'incontro con il ministro. 
NESSUN PROFUGO. Zanonato ha partecipato all'incontro come rappresentante dell'Anci e non le manda a dire. «La situazione è stata surreale: Maroni ci ha chiamato per stabilire la ripartizione dei 50 mila profughi libici nelle varie Regioni, Abruzzo escluso (al Veneto ne toccherebbero 4.200) - spiega il primo cittadino - ma a mia domanda ha risposto che di profugo non ce n'è uno in Italia. Il ministro ci ha spiegato che ci sono già 18/19 mila clandestini dalla Tunisia, affermando che su quella vicenda si arrangerà il Governo». In sostanza: «Maroni fa il furbo: sulla finta questione, quella dei profughi, fa decidere a noi, su quella vera, i 19 mila clandestini già in Italia, non ci consulta nemmeno». 
IL RIMPATRIO. L'attacco non finisce qui. «Abbiamo un accordo con la Libia che ci permette di rimpatriare 5 clandestini al giorno, fanno 1.825 all'anno - ricorda Zanonato - Solo così ci vorranno 10 anni per rimpatriare i 19 mila presenti, ammesso che non arrivino altri. E intanto cosa facciamo, chi li tiene, chi paga?». 
LA LEGA. Arriva anche la sferzata al Carroccio. «Stanno facendo un'infame propaganda su questa questione». Il sindaco ha anche incontrato 5 tunisini alla stazione di Bologna, tornado da Roma. «Se sono in giro per l'Italia da qualche parte saranno scappati. Il Governo non riesce a trattenerli? Ovvio che poi vadano verso le città dove c'è ricchezza. Ma alla Lega va bene così: penseranno che ogni clandestino gli valga 10 voti». Enrico Albertini

Rivarolo. Sui profughi é scontro aperto. La tendopoli provoca contrasti fra Saitta e Papotti. RIVAROLO. "I cittadini libici in fuga dalla guerra non sono clandestini, ma profughi". Con queste parole, il vicecapogruppo del Pdl in Provincia, il rivarolese Franco Papotti, ha 'bacchettato' il presidente, Antonio Saitta. E sull'asse Rivarolo-Torino la polemica ha assunto toni inaspettati, solo fino a pochi giorni fa.  Intanto, ma in questo Palazzo Cisterna non ha responsabilità alcuna, in città continua ad esserci una certa 'pressione' per quanto potrebbe avvenire se al Comune venisse richiesta la disponibilità del Polo di Protezione Civile per l'accoglienza dei migranti. Non c'è niente, per ora, che sembra andare in quella direzione, ma la situazione è confusa e visto i continui sbarchi a Lampedusa e il prevedibile arrivo sull'isola di altre carrette del mare dal Nord Africa con la necessità di veloci smistamenti, tutto può succedere.  Tornando alla polemica Papotti-Saitta, sono i dubbi, da quest'ultimo avanzati, in merito alla creazione di un'apposita tendopoli di prima accoglienza, a Grugliasco, nei pressi del centro commerciale Le Gru, ad aver suscitato la reazione del presidente del consiglio comunale di Rivarolo. Il dibattito politico in materia si fa, dunque, rovente, a partire da doverosi distinguo. Perché, se in caso di immigrati clandestini la posizione di Papotti è perentoria, ovvero identificazione, espulsione e rimpatrio, sui profughi, invece, il punto di vista è un altro.  «E' dovere morale, prima ancora che giuridico, accoglierli - dice -. Non siamo di fronte a clandestini, ma a uomini, donne e bambini che devono essere tutelati e protetti da una situazione che in patria mette in discussione il loro diritto primario alla vita. I dubbi espressi dal presidente Saitta sull'individuazione di una tendopoli di prima accoglienza nell'area adiacente il centro commerciale Le Gru per i profughi in arrivo sul territorio provinciale dimostrano, in modo evidente, la mancata comprensione della situazione di assoluta emergenza umanitaria nazionale ed internazionale che il nostro Stato ed i nostri territori stanno affrontando».  «Fa specie - incalza Papotti -, questo improvviso e repentino cambio di rotta nelle posizioni espresse dal presidente Saitta. Non mi pare di ricordare, nei giorni scorsi (quando si era parlato di altri Comuni, della provincia e non, e di Torino, come potenziale sede di tendopoli di prima accoglienza) la stessa preoccupazione ravvisata adesso».  «E' comprensibile la richiesta da parte dell'ente di una maggiore condivisione delle scelte - osserva, ancora, Papotti -, ma è altrettanto chiaro quale sia il grado di urgenza in cui il Governo nazionale si trova ad operare». Le ultime notizie, in considerazione della disponibilità espressa dal sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, lasciano intendere, comunque, che i profughi potrebbero trovare ospitalità nell'area della Cantinassa, vicino allo Stadio delle Alpi.

Ventimiglia, controlli sui migranti. 02 aprile 2011. Ventimiglia - Di notte “al completo”, con duecento persone là dove dovrebbero starcene la metà, di giorno vuoto in modo desolante: a 24 ore dalla sua apertura, il centro di accoglienza temporanea di Ventimiglia mostra le due facce degli immigrati che da Lampedusa si spingono sin qui con la speranza di raggiungere la Francia. Bisognosi di un pasto caldo e di un tetto quando fa buio, di giorno liberi come il vento che soffia tra gli scogli sul mare o lungo i sentieri di montagna percorsi a passo svelto per varcare il confine inosservati.

I migranti iniziano a fare breccia nel muro eretto dalla gendarmerie francese in queste settimane. Escono di buon ora dall’ex caserma dei vigili del Fuoco trasformata in dormitorio e, a gruppetti, si avviano verso il confine. In taxi, sulle auto dei “passeur”, soprattutto a piedi: «Non vogliamo stare qui, il nostro futuro è in Francia», ripetono all’infinito tutte le volte che qualcuno li avvicina. Ma i respinti sono ancora più numerosi di quelli che riescono a passare.

«A Ventimiglia non c’è emergenza», sottolinea il prefetto, Rodolfo Ronconi, direttore centrale dell’immigrazione, nel corso di un vertice nei locali della polizia di Frontiera della cittadina ligure. E mentre la Francia viene di nuovo bacchettata dall’Unione Europea per la politica dei respingimenti, l’Italia annuncia più controlli alla frontiera e una rigorosa applicazione dei trattati che regolano i flussi di immigrati clandestini: «Italia e Francia dovranno attenersi scrupolosamente agli accordi di Chambery», spiega Ronconi, precisando che «sarà nostra cura espellere dal territorio i cittadini irregolari».

«È nostra cura fare rispettare gli accordi tra Italia e Francia», rincara la dose la sottosegretaria Sonia Viale al termine della riunione: «Per quanto riguarda Ventimiglia - aggiunge - il governo ha fatto tutto il possibile per garantire la sicurezza della cittadinanza e dare assistenza agli immigrati».

Dopo la fuga dalle tendopoli del Sud, tra i cittadini di Ventimiglia resta però il timore di arrivi in massa. E c’è anche la preoccupazione, alla luce delle indicazioni del governo, che al centro di Ventimiglia possano essere affiancate altre strutture.

Alla Regione Liguria, sinora, non sono arrivate indicazioni su nuovi siti né su eventuali Centri di Identificazione (Cie), soluzione cui la Regione si è opposta sin dall’inizio: «Abbiamo appreso della comunicazione del governo, ma non c’è stato detto nulla di ufficiale sui siti che sarebbero stati individuati per le tendopoli - afferma l’assessore ligure alle Politiche sociali, Lorena Rambaudi - La Regione è da sempre disponibile alla collaborazione istituzionale, ma al governo chiediamo trasparenza e, soprattutto, scelte condivise».

Firenze. Emergenza profughi. Ospitalità per piccoli nuclei. Cinque strutture in campo: Albergo popolare, Polo marginalità, S.Paolino, Pieragnoli e Real. Firenze, 2 aprile 2011 - Cinquanta, forse sessanta persone da ospitare. Al territorio provinciale fiorentino viene chiesto uno sforzo diffuso per ospitare parte dei profughi che da Lampedusa verranno a cercare un rifugio in Toscana.
E Firenze risponde attraverso le sue associazioni che si dedicano all’accoglienza. Ieri sono state convocate dal Comune. A ognuna è stata chiesta la disponibilità di ospitare dalle 5 alle 10 persone massimo. “Inserendo piccoli gruppi in varie realtà del territorio – spiega l’assessore comunale alle politiche sociali Stefania Saccardi – riduciamo l’impatto sociale determinato da una concentrazione eccessiva di immigrati. Ci sembra il modo più corretto per affrontare il problema. Abbiamo chiesto la disponibilità in tutto il territorio provinciale fiorentino e aspettiamo le risposte delle associazioni per poter fare un piano preciso dell’accoglienza”.
L’ASSESSORE non si sbottona nel fornire i luoghi individuati come potenziale rifugio di alcuni profughi provenienti da Lampedusa. Preferisce non fare nomi visto che non sono sicuri, ma alle associazioni Caritas, Arci, Accoglienza Toscana, Co&So sarebbero state fatte delle precise richieste: Villa Pieragnoli ai piedi di Settignano, il Centro polifunzionale nell’ex Hotel Real in viale Gori, il Polo delle marginalità in via Faenza, l’albergo popolare e San Paolino. Il sì per ora sarebbe arrivato solo dalle prime due strutture, che già accolgono rifugiati richiedenti asilo.
“ABBIAMO messo a disposizione i 5-6 posti su 50 che in questo momento sono liberi” spiega Alessandro Martini, direttore della Caritas che gestisce Villa Pieragnoli. “Noi abbiamo accettato di accogliere dalle 5 alle 10 persone – aggiunge Roberto Ermanni, direttore del Centro polifunzionale di viale Gori - Ma il progetto P.A.C.I. di cui facciamo parte, voluto e controllato dal Ministero dell’Interno, ci permette di ospitare solamente persone con status di rifugiato”.

AL CONSORZIO Co&So e alla cooperativa Il Cenacolo che gestiscono l’ex albergo è stato chiesto di trovare posto per altre 20-30 persone. “Stiamo valutando come fare. Intanto abbiamo altre realtà adeguate in Toscana dove poter accogliere chi ne ha bisogno. In tal senso ci metteremo a disposizione della Regione” annuncia Ermanni.
Le altre strutture gestite dalle altre associazioni invece stanno ancora valutando se possono o meno dare il loro assenso alla richiesta del Comune.
Saranno interessate dall’arrivo di profughi anche altre realtà nel territorio provinciale fiorentino. “Tutti dobbiamo prenderci carico di queste persone” dice la Saccardi. Si continua a parlare di una casa famiglia capace di ospitare una trentina di persone a Dicomano, ma ancora nessuno può ufficializzare niente.
I tempi dell’arrivo e anche della permanenza degli immigrati sono ancora un mistero.
INTANTO la rete della solidarietà fiorentina si prepara – ancora una volta – ad allargare le braccia all’emergenza immigrazione.
di MANUELA PLASTINA

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