sabato 28 maggio 2011

L'Ue ai greci: coesione politica. Il Fmi la Francia e gli USA chiedono garanzie finanziarie.




L'Ue avverte la Grecia: si trovi presto un accordo politico sull'austerity, il tempo sta scadendo
Bisogna che la Grecia «faccia presto» a trovare un accordo politico interno sul nuovo piano di austerità: «Il tempo sta scadendo». Lo ha detto il commissario agli affari economici Olli Rehn commentando l'esito negativo dei negoziati tra i partiti greci sul nuovo piano. Si è infatti concluso con un nulla di fatto il vertice fra il premier greco George Papandreou e i leader dei principali partiti d'opposizione sulle nuove misure di austerità per ottenere gli aiuti finanziari internazionali, si legge sul sito Ekathimerini.

Il popolo greco non dovrebbe essere «ostaggio di un ricatto», ha dichiarato Aleka Papariga, capo del partito comunista greco. Antonis Samaras, leader della formazione conservatrice nuova democrazia, principale partito d'opposizione, ha rifiutato per la seconda volta in questa settimana di offrire il sostegno al memorandum e ha chiesto una rinegoziazione del pacchetto di aiuti. La gente, ha commentato il numero uno della destra populista di laos, Georgios Karatzaferis, «non ha capito che se Euribiade (spartano, ndr) non avesse raggiunto un accordo con Temistocle (ateniese, ndr) nel 480 a.c. la storia non avrebbe avrebbe scritto né di loro né di quella data», riferendosi alla battaglia di Salamina nella quale i greci sconfissero i persiani.

Continua la protesta degli "indignati" greci a piazza Syntagma, davanti al Parlamento ellenico per chiedere una «vera democrazia» e un referendum contro il memorandum firmato nel 2010 dalla Grecia con l'Unione europea e il Fondo monetario internazionale. La protesta - convocata attraverso internet e il social network Facebook - è stata organizzata da un collettivo di giovani greci, sul modello del movimento di protesta spagnolo che ha occupato per una settimana la Puerta del Sol di Madrid e numerose piazze di altre città contro la politica economica del premier Zapatero. «Abbiamo raccolto 5.000 firme in pochi giorni», dicono alcuni giovani greci in piazza sottolineando che «non ci muoveremo da qui fino a che non verrà organizzato un referendum».

L'Ue non abbandona Atene.
Van Rompuy e Barroso: pronti a tutto per salvarla. Il Fmi: prestiti alla Grecia a rischio senza adeguate garanzie.
Il ritorno alla dracma greca non ci sarà. Parola dei vertici dell'Unione Europea che ieri da Deauville dove si tiene il vertice del G8 hanno ribaltato la tesi del commissario Ue alla pesca, la greca Maria Damanaki, che mercoledì sulla sua pagina internet aveva parlato della non remota possibilità che Atene abbandonasse il club dell'Euro. «Faremo di tutto per evitare il fallimento della Grecia» hanno spiegato ieri il presidente della Ue, Herman Van Rompuy, e quello della Commissione europea, Josè Manuel Barroso. Una stroncatura decisa dunque dello scenario catastrofico. I greci usciranno dal tunnel della crisi più forti di prima -ha affermato l'esecutivo europeo - a patto che attuino senza tentennamenti il risanamento dei conti e dell'economia.

L'impressione però è che la situazione del Paese ellenico possa precipitare da un momento all'altro. Anche il presidente Usa, Barack Obama - pur non citando mai il caso Grecia - al tavolo del G8 si sarebbe detto preoccupato per la crisi dei debiti nell'Eurozona, soprattutto per le sue ripercussioni sui cambi, con un euro che potrebbe indebolirsi eccessivamente rispetto al dollaro. La doccia fredda, però, arriva dal Fondo monetario internazionale. Per la prima volta, infatti, sono a rischio i suoi aiuti ad Atene, a partire dalla prossima tranche di prestiti per un ammontare di 4 miliardi di euro, fondamentale per onorare le scadenze di giugno ed evitare la bancarotta del Paese. Si tratta dei prestiti erogati insieme alla Ue (che entro giugno dovrebbe sborsare 8 miliardi) nell'ambito del piano da 110 miliardi varato un anno fa. A lanciare l'allarme è stato il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, che si è detto pessimista sull'esito della missione di Commissione Ue, Bce ed Fmi ancora in corso ad Atene: «In base al suo statuto - ha detto Juncker - il Fondo può concedere un finanziamento solo a fronte di garanzie su un periodo non inferiore ai 12 mesi. E penso - ha ammesso - che si arriverà alla conclusione che queste garanzie non ci sono».

Che non si tratti di preoccupazioni infondate lo dimostrano le parole della stessa portavoce del Fmi, Caroline Atkinson, pronunciate da Washington quasi in contemporanea con le affermazioni di Juncker: «Noi concediamo finanziamenti dopo aver concordato con il Paese interessato le necessarie misure di risanamento e dopo aver constatato che sono disponibili anche altre fonti di finanziamento. Solo in questo modo possiamo salvaguardare i soldi dei nostri membri». Intanto il governo greco a proposto a Deutsche Telekom di «lanciare la procedure» di acquisto del 10% dell'operatore di telefonia, Ote, di proprietà statale. Lo ha annunciato il ministro greco delle finanze, Papaconstantinou. Che ha inviato la richiesta al gruppo tedesco, dopo la decisione presa lunedì dall'esecutivo di cedere «immediatamente» le quote di stato di Ote.

La crisi del debito
Già alle prese con la montante tensione sociale, sotto il tiro dei mercati finanziari e con la spada di Damocle della possibile sospensione degli aiuti da parte del Fondo monetario internazionale, ora la Grecia è costretta a incassare anche l’aut-aut di Bruxelles, sempre più preoccupata per la mancanza di convergenza sul nuovo piano di austerity.
Perentorie come tutti gli ultimatum, le parole del commissario agli Affari economici, Olli Rehn, non sembrano lasciare spazio ad altri tentennamenti: il «tempo sta scadendo», occorre che Atene «faccia presto» a trovare un accordo politico interno sulle misure di risanamento.
L’intervento di Rehn arriva al termine di una giornata dominata dal nulla di fatto che ha suggellato il vertice tra il premier greco George Papandreou e i leader dei principali partiti d’opposizione. Antonis Samaras, capo della formazione conservatrice Nuova democrazia, principale partito d’opposizione, ha rifiutato per la seconda volta in questa settimana di offrire il sostegno al piano e ha chiesto una rinegoziazione del pacchetto di aiuti. Il braccio di ferro si trascina, mentre nelle capitale sono proseguite, per il terzo giorno consecutivo, le proteste degli «indignati». E altre proteste sono previste anche per oggi.
I funzionari dell’Unione europea e l’Fmi hanno chiesto un consenso sul pacchetto - che comprende ulteriori 6 miliardi di euro di tagli di bilancio e un piano per accelerare le privatizzazioni - prima di approvare ulteriori aiuti di cui la Grecia ha bisogno per evitare il default.
La troika - Ue, Fmi e Bce - completerà l’esame sullo stato dei lavori la prossima settimana. La raccomandazione del gruppo di ispettori è necessaria per ottenere la prossima rata da 12 miliardi del piano di salvataggio, che rientra nel pacchetto complessivo di 110 miliardi, 30 dei quali dall’Fmi, concordato lo scorso anno con Atene. Giovedì scorso, Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, aveva ventilato la possibilità che l’Fmi possa rifiutarsi di pagare la sua tranche da 3,3 miliardi, in mancanza di garanzie sui prestiti.
Seppur non ufficialmente, il dossier Atene ha tenuto banco anche al vertice G8 di Deauville. Il presidente francese Nicolas Sarkozy, ha spiegato che la Francia non ha alcuna intenzione di sostenere una ristrutturazione del debito greco, a meno che non si tratti di un riscadenzamento con l’aiuto del settore privato.

Nessun commento: