sabato 28 maggio 2011

Federali Mattino-29 maggio 2011. Monfalcone. Silvia Altran: mi misurerò con la giusta autorevolezza con istituzioni e soggetti preposti per sostenere lo sviluppo economico, affrontando anche la difficile fase che sta attraversando la cantieristica. In parallelo, l’attenzione al sociale, rivendicando congrui finanziamenti regionali.----Vicenza. Sorride, il senatore Paolo Franco (Lega), vicepresidente della commissione bicamerale per il federalismo fiscale. La rivista economica napoletana "Den, il mensile del denaro" ha pubblicato un vasto studio sugli effetti del federalismo municipale, decreto che è già in vigore. Le cifre parlano di un calo di risorse per tutti i Comuni campani per una media del 50% rispetto ai trasferimenti attuali.

Federalismo svizzero, e quello padano:
Svizzera. Tutti per uno, uno per tutti
Vicenza. Federalismo: no della Campania «Perché funziona»
Monfalcone, sfida tutta rosa per la fascia di sindaco.

L’Autorita’ riconosciuta dal Sud Esprime:
Napoli. Sepe: «La camorra è l'unica azienda che non chiude mai e ha fatturato in crescita»
Svizzera. Tutti per uno, uno per tutti
di Luigi Pedrazzini
Non è facile fare la sintesi della terza conferenza nazionale sul federalismo, che ha avuto luogo giovedì e venerdì a Mendrisio. Le relazioni, così come l’attività dei gruppi di lavoro, hanno toccato numerose tematiche, legate più o meno direttamente alla questione federalista.
«Personalmente ho comunque individuato due possibili piste per dare una prima provvisoria valutazione su quanto detto e discusso ieri e oggi a Mendrisio.
In primo luogo è emerso che il modello federalista svizzero gode di larghi consensi. Nessuno pensa seriamente a un’organizzazione differente per governare la Svizzera. Significativa, secondo me, la chiara presa di posizione del presidente di Ecnomiesuisse, molto esplicita nel considerare valido il modello federalista anche dalla prospettiva dello sviluppo economico (proprio gli ambienti economici avevano espresso in tempi non lontani importanti riserve sul funzionamento del federalismo e auspicato radicali riforme territoriali per dare alla Svizzera un numero limitato di regioni fra loro omogenee).
Il fatto che il modello federalista svizzero, così come lo conosciamo, non sia posto sostanzialmente in discussione, ciò non significa che non siano opportune riflessioni per poterlo gradualmente riformare. Ipotesi di fusione fra i Cantoni diventeranno sicuramente attuali, così come andranno messi a punto meccanismi per tenere in debita considerazione la crescente importanza delle città e degli agglomerati. La riforma del federalismo svizzero interesserà verosimilmente anche il ruolo, le competenze e le modalità di composizione del Consiglio degli Stati: se ne è parlato in un gruppo di lavoro e nel dibattito fra i rappresentanti dei partiti di governo.
La seconda possibile conclusione ancora provvisoria del convegno di Mendrisio, la propongo in forma di domanda: acquisito che il federalismo dà alla Svizzera una “governance” ottimale dei processi in atto, si può anche affermare che e’ in grado di assicurare al nostro paese strategie forti e unitarie per rispondere alle nuove sfide, ma anche ai cambiamenti intervenuti nel corso degli ultimi decenni?
Pensando alle relazioni con l’UE e alle conseguenze sul piano della politica interna e delle competenze cantonali, pensando alla realtà degli agglomerati, che impongono una nuova moderna visione territoriale della Svizzera e delle dinamiche fra le sue regioni (e il Ticino rappresenta a questo punto ben più di un Cantone), pensando, ancora, alle opportunità che potrebbe sviluppare al centro dell’Europa una Svizzera pienamente consapevole di riunire tre principali culture continentali, appare evidente come il federalismo svizzero dovrà darsi nel futuro non soltanto una legittimazione gestionale, ma anche strategica. Per arrivarci non saranno secondo me importanti radicali riforme del sistema, bensì lo sviluppo di un più forte partenariato fra Confederazione, cantoni e città nel segno di progetti condivisi che valorizzino una delle massime che hanno retto nei secoli il nostro paese: tutti per uno, uno per tutti!

Vicenza. Federalismo: no della Campania «Perché funziona»
 COME CAMBIANO I CONTI DEI COMUNI. L'analisi del senatore Franco
 «I loro Comuni bocciano il nuovo calcolo delle cifre e di fatto lo confermano: il Veneto riceverà di più»
Sorride, il senatore Paolo Franco (Lega), vicepresidente della commissione bicamerale per il federalismo fiscale. La rivista economica napoletana "Den, il mensile del denaro" ha pubblicato un vasto studio sugli effetti del federalismo municipale, decreto che è già in vigore. Le cifre parlano di un calo di risorse per tutti i Comuni campani per una media del 50% rispetto ai trasferimenti attuali. E lo studio è accompagnato da una raffica di dichiarazioni negative di esponenti politici (esclusi un paio tra cui, ci tiene a sottolineare Franco, il candidato sindaco di Napoli del Pdl, Lettieri).
I NUMERI PRO VENETO SI CONFERMANO. Per il senatore leghista, che ieri è intervenuto a Caldogno al dibattito "Federalismo perché e per chi?" promosso da Federmanager, emergono due realtà. Primo, proprio le cifre elaborate in Campania dimostrano in via indiretta quelle che lo stesso Franco continua ad aggiornare e controllare per dimostrare (vedi grafico) che i Comuni veneti, con il federalismo municipale, ci guadagneranno circa 170 milioni di euro in più rispetto ai trasferimenti attuali. Franco sottolinea che la sua è una stima prudenziale. E avvisa che in ogni caso c'è da tenere conto che ci sarà un prelievo, rispetto alle entrate calcolate per ciascun Comune, dovuto alla costituzione di un "fondo di perequazione"a vantaggio dei Comuni italiani con minori entrate. Ma attenzione: quel fondo, sottolinea il senatore, non andrà a coprire le "spese storiche" di questi Comuni ma il "costo standard", cioè quello che è stato calcolato come sufficiente per garantire i servizi in base alle spese fatte dai Comuni virtuosi. Superando così gli attuali trasferimenti dallo Stato agli enti locali che come noto si basano invece sulla spesa storica, per cui chi storicamente ha sempre speso tanto continua a prendere tanto, e chi invece ha sempre risparmiato continua a prendere poco.
«È UN SISTEMA CHE PREMIA LA LEGALITÀ». Secondo, proprio la reazione negativa registrata in Campania - che parla di "riforma punitiva" - dimostra, secondo Franco, che quella intrapresa è invece la strada giusta. Perché «lega indissolubilmente risorse e territorio. Altrimenti continueremo a pagare noi le spese per enti pubblici d altre regioni che hanno il doppio di personale rispetto a quelli veneti». Invece il federalismo, sottolinea il senatore vicentino, non garantirà maggiori entrate a tutti i Comuni in modo automatico, ma favorirà quelli «che rappresentano comunità virtuose dove quindi si emettono gli scontrini fiscali (vedi compartecipazione all'Iva), e dove si denunciano e si accatastano i fabbricati (vedi riordino delle imposte sugli immobili e le locazioni)».
IMU: MENO ENTRATE. Secondo Franco infine l'Imu (imposta municipale) che sostituirà l'Ici non aumenterà il prelievo sulle imprese, come dimostrano i suoi calcoli. Sempre che, però, i sindaci non aumentino l'aliquota del 7,6 per mille proprio per il calo di risorse: spariglierebbe tutto. «Più tasse per i contribuenti onesti e per le imprese. E gli introiti continueranno ad esse- re inviati a Roma. Il federalismo targato Lega si può riassumere in poche cifre: 120 milioni di euro l'anno in meno per i Comu- ni veneti, 500 milioni l'anno al Comune di Roma, a partire dal 2008 e per i successivi 4 anni; infine, 385 milioni di euro per finanziare le amministrazioni amiche ma sprecone, ovvero Catania e Palermo». Al dibatti- to di ieri a Caldogno l'on. Antonio De Poli, coordinatore dell'Udc veneto, ha contestato i numeri forniti dal sen. Paolo Franco. Per De Poli l'errore sta «nel calcolo sia del gettito della cedolare che di quello delle tasse relative ai passaggi di proprietà e ipotecari», perchè finiscono nel "fondo perequati- vo" per cui «il gettito della ce- dolare secca pagata a Caldo- gno può finire a Crotone». «Il Nord non ci guadagna nulla».
 Piero Erle

Monfalcone, sfida tutta rosa per la fascia di sindaco.
MONFALCONE. «Assieme costruiremo una Monfalcone migliore: voglio essere il sindaco di tutti. So ascoltare i cittadini, anche coloro che hanno idee diverse dalle mie». La candidata sindaco del centrosinistra Silvia Altran si rivolge ai monfalconesi con il suo stile sobrio ma determinato. Lancia l’ultimo appello: «Chiedo ai monfalconesi di votarmi perchè so di poter garantire un cambiamento alla città, tenendo fede a valori fondamentali quali il rispetto e la dignità nei confronti di tutte le persone e la solidarietà. Il cambiamento sarà fatto perchè Monfalcone ha bisogno di far fronte a un’emergenza imperante: il lavoro».
 La festa per Silvia Altran è stata caratterizzata da una biciclettata nei rioni, culminata alla Galleria espositiva. Silvia Altran è stata affiancata dall’europarlamentare del Pd, Debora Serracchiani, per suggellare la chiusura della campagna elettorale. Una festa veicolo di messaggi: l’attenzione alla città nel suo insieme; le dueruote a contraddistinguere una Monfalcone sostenibile; la musica «perchè per noi è importante assicurare l’armonia che Monfalcone si merita».

 Ma anche un momento per dire: «È stata dura mantenere l’equilibrio in un clima elettorale sopra le righe - ha osservato la Altran -. Si è arrivati al fondo, con tanto di manifestini riproducenti immagini di saccopelisti stravaccati per strada». La Serracchiani ha osservato: «Silvia Altran è la risposta migliore alla richiesta di sana amministrazione e di slancio verso il futuro che ogni cittadino di Monfalcone può, a buon diritto, rivolgere al suo sindaco. Perchè non tutte le risposte sono uguali e ci sono modi diversi di pensare alla propria comunità e al compito che ci si deve dare».

 Ha utilizzato una metafora: «Una città può progredire e svilupparsi o rinchiudersi e sfiorire. Una città può nutrire fiducia e coraggio in se stessa, o può farsi guidare dal pessimismo e dallapaura. Monfalcone è precisamente a questo punto di svolta e bisogna saper scegliere». Ha definito Monfalcone un «laboratorio avanzato in tanti settori, in cui industria, porto, economia progrediscono assieme a un chiaro progetto di comunità. L’esperienza e l’umanità di Silvia Altran - ha concluso - sono garanti di questo progetto».

 La Altran è sostenuta da Pd, Federazione della Sinistra, Idv, Socialisti, Responsabilmente con Silvia. Sel ha deciso di dare appoggio, aprendo un preciso percorso, a partire da essenziali priorità indicate alla candidata. La Altran parla con rinnovato vigore: «C’è bisogno di ridare ai monfalconesi una nuova prospettiva, che va nella direzione di creare una città accogliente, vivibile, vitale. Una città protagonista, propulsiva di tutti gli spunti e tradizioni dei quali la nostra cultura ha fatto tesoro». Una continuità, dunque, di esperienza alla quale la candidata ci mette il “quid” personale: «Farò la differenza e la farò a modo mio. Non mi sono fatta prendere la mano da questa campagna scomposta, perchè sono convinta che solo con la perserveranza, il buonsenso e la determinazione riuscirò ad attuare questa rivoluzione gentile». A partire dal lavoro: «Mi misurerò con la giusta autorevolezza con istituzioni e soggetti preposti per sostenere lo sviluppo economico, affrontando anche la difficile fase che sta attraversando la cantieristica». In parallelo, l’attenzione al sociale, «rivendicando congrui finanziamenti regionali».

Napoli. Sepe: «La camorra è l'unica azienda che non chiude mai e ha fatturato in crescita»
«I napoletani, come tutti i campani, sono stanchi di aspettare opportunità occupazionali che non arrivano»
NAPOLI - «I napoletani, come tutti i campani, sono stanchi di aspettare opportunità occupazionali che non arrivano». Lo ha detto il cardinale Crescenzio Sepe al Giubileo del Lavoro con i segretari generali dei sindacati. Il presule ha anche avvertito che i campani «si vedono offesi dall’infame comportamento di un manipolo di violenti e di malfattori, da una malavita sempre più accattivante, insidiosa e cinica». Per l’arcivescovo di Napoli purtroppo l’unica azienda che nel territorio partenopeo non chiude mai i battenti è l’azienda della malavita che «mostra con orgoglio i suoi fatturati per chiamare a raccolta le nuove leve». Sepe ha invitato politici e imprenditori, lavoratori e società civile, istituzioni e gente comune a uno sforzo corale perchè «questa azienda deve essere chiusa per sempre perchè produce solo morte e violenza».
«GIU' LE MANI DAI GIOVANI» - «Vogliamo gridare, con tutta la forza che abbiamo, che non consentiremo mai alla camorra di mettere le mani su uno dei nostri giovani o dei nostri padri di famiglia. Siamo su fronti distinti e distanti da chi ha scelto la strada della violenza e della morte». L’arcivescovo ha ribadito l’impegno della chiesa napoletana «per realizzare il bene comune, per costruire una società più sana, fondata sulla giustizia e sul lavoro. Vogliamo passare dalle buone intenzioni ai fatti».
PRESENTI ANCHE CAMUSSO, BONANNI E REA - All'inizativa erano presenti anche i leader sindacali di Cgil, Cisl, Uil. «Tutte le organizzazioni presenti oggi al Giubileo hanno tradotto la scelta del cardinale in un progetto concreto. Il lavoro non è solo l’emergenza di questa regione. Nel lavoro c’è l’identità e la dignità delle persone», dice Susanna Camusso. «Bisogna dare valore al lavoro» Non c’è consumo, se il lavoro non torna ad essere al centro». «A Napoli - ha aggiunto Raffaele Bonanni della Cisl- l’emergenza lavoro è sentita più che altrove, in virtù della sua scarsità. Qui c’è chi cerca lavoro da diverso tempo - ha aggiunto - chi lo ha perso e chi rischia di perderlo». Secondo il numero uno della Cisl, la crisi economica «ha attanagliato i posti di lavoro nel Sud Italia e soprattutto nella sua capitale che è Napoli». Il ruolo del sindacato - ha proseguito Bonanni - è quello di combattere questa battaglia e l’iniziativa di oggi è per noi un incoraggiamento a farlo, richiamando tutti alle proprie responsabilità». «Il documento firmato è un primo passo e rappresenta una rivoluzione», spiega segretario generale Uil Campania, Anna Rea. Secondo Rea, per rilanciare il lavoro, «servono progetti concreti. Non bastano - ha detto Rea - le analisi, le critiche, i mea culpa. È evidente - ha aggiunto - che ci sono stati degli errori, ma adesso abbiamo la possibilità di correggerli e cambiare strada e per farlo è necessario partire dall’indignazione di tutti i napoletani e di tutti i lavoratori». Dalla sindacalista, giunge anche un appello alla politica affinchè «dia risposte e non favori. Con oggi - ha concluso Rea - è iniziata l’era del fare».

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