mercoledì 22 giugno 2011

Federali.Mattino_22.6.11. Domenico Gramazio: Berlusconi? E’ come il caffè Lavazza: più lo butti giù, più si tira su!----Scilipoti. La sinistra mi deve ringraziare: il primo antinuclearista dell’Italia dei valori sono stato io. Gli altri, anche quelli del Pd, mi sono solo andati dietro, e adesso cavalcano la vittoria del referendum. Tutto merito di Scilipoti.----Lombardo: I ministri siciliani sono scodinzolanti e obbedienti.----Niki a New York: Noi non siamo migliori di altre regioni. Siamo soltanto diversi, e siamo felici di offrirvi la nostra diversità come un dono. E così di educarci ad accogliere il dono che ci porteranno le altre culture, le altre cucine, esattamente come avvenuto per millenni nella nostra terra.

Sud e internazionalizzazione: Unicredit promuove la business school
Lombardo: «I ministri siciliani sono scodinzolanti e obbedienti»
Vendola a New York inaugura un mese di prelibatezze pugliesi
Il «responsabile» Scilipoti:  io sono il salvatore della sinistra
Il paradosso fra Paese e Parlamento
San Marino. C’è chi ci tirerebbe su un muro         


Sud e internazionalizzazione: Unicredit promuove la business school
Lezioni frontali, workshop e testimonianze per aiutare gli imprenditori nell'accesso al mercato estero
NAPOLI - Napoli e il Sud al centro delle strategie di internazionalizzazione delle imprese nazionali. È il focus dell’«Export Business School 2011», un percorso formativo che UniCredit ha organizzato per circa 50 piccole e medie aziende, in partnership con l’Università Federico II e con Mip Politecnico di Milano. Una road map di cinque giorni, prevista dal 21 giugno al 5 luglio, articolata in diversi incontri per offrire agli imprenditori gli strumenti e le metodologie più efficaci per rafforzare la competitività delle proprie aziende e facilitarne così l’accesso nei mercati internazionali. Un programma che si inquadra nell’ambito del progetto «In–formati» ideato da UniCredit per supportare la crescita dei cittadini, delle imprese e delle comunità locali attraverso l’educazione bancaria e finanziaria. «Il processo di internazionalizzazione che le imprese devono intraprendere per ritornare a crescere deve passare necessariamente per la conoscenza dei mercati esteri – commenta Alessandro Laterza, presidente del consiglio di Territorio Sud di UniCredit- . Il progetto di formazione Export Business School ha l’obiettivo di mettere nelle condizioni le piccole e medie imprese di avere tutti gli strumenti per vincere la sfida dei mercati esteri».

Tutti a scuola di export business: a sostenere le aziende campane nel confronto con i mercati esteri ci saranno le lezioni frontali dei docenti universitari che offriranno l’aggiornamento professionale necessario ma anche testimonianze di esperti, workshop e una sezione conclusiva di coaching finalizzata a supportare gli imprenditori a concretizzare le loro idee di business. «Il primo mito da sfatare è che nel Mezzogiorno non ci siano imprese – osserva Paolo Stampacchia, docente di economia aziendale presso la Federico II –. Le eccellenze produttive esistono anche nel nostro territorio, il fatto che una grande banca investa proprio al Sud ne è una testimonianza».

Un fitto calendario di moduli formativi si susseguiranno a partire da giovedì 21, alle 14, presso il Palazzo Pico per trattare temi quali la metodologia di pianificazione, i rischi finanziari del processo di internazionalizzazione e le logiche di aggregazione perché l’importanza del «fare rete» non sta solo nei numeri ma nella capacità di creare relazioni.

Un'iniziativa cui non è nuova Unicredit. «Dopo il successo di East Gate Export - aggiunge Felice Delle Femine, responsabile del Territorio Sud di UniCredit - continua il nostro investimento per favorire e sviluppare il processo di internazionalizzazione delle imprese del Sud. L'appuntamento per la prossima tappa è a novembre, a Napoli, con Business to Business -100 imprese».
Emanuela Vernetti

Lombardo: «I ministri siciliani sono scodinzolanti e obbedienti»
Il governatore punta il dito contro «il silenzio che ha significato la perdita di tante opportunità per la regione»
PALERMO - È dal suo blog che il governatore Raffaele Lombardo, parlando del battesimo del suo nuovo movimento, che avverrà il 25 e 26 giugno a Catania, lancia una stoccata contro i ministri siciliani a Roma. La sua nuova creatura politica, scrive il presidente della Regione, avrà «tanti cavalli di battaglia che devono vederci in prima fila attenti a capire cosa chiede il popolo siciliano che non ha mai avuto voce in capitolo, anche se ha avuto ministri e deputati tutti scodinzolanti, felici e contenti nei partiti nazionali ad aspettare il premio per il silenzio o per l’obbedienza che ha significato la perdita di tante opportunità per la Sicilia».

Una freccia all'indirizzo della siracusana Stefania Prestigiacomo, titolare dell'Ambiente, di Saverio Romano, nominato nel marzo scorso ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del governo Berlusconi, e certamente del potente responsabile della Giustizia Angelino Alfano, di recente investito anche della carica di segretario nazionale del partito del premier. Ma, probabilmente, la critica si estende anche ad altri politici siciliani che in passato hanno ricoperto ruoli di responsabilità negli esecutivi nazionali senza curare abbastanza, a parere di Lombardo, gli interessi della loro terra d'origine. Difficile che l'attacco del governatore sia anche per Gianfranco Micciché, che a Roma è sottosegretario alla presidenza del Consiglio, essendosi il politico, soprattutto negli ultimi tempi, mostrato tutt'altro che «scodinzolante» nei confronti del governo.

«Oggi c’è bisogno di un grande partito», scrive il governatore siciliano sul blog, «che richiami la classe dirigente e i deputati, anche quelli eletti negli altri partiti, a fare il proprio dovere». «Il nostro movimento», prosegue, «deve selezionare una classe dirigente nuova che si caratterizzi per la militanza. Sono necessarie quelle persone pronte a sbracciarsi per fare affissione e che sappiano fare un comizio o organizzare una manifestazione. E non parlo solo di manifestazioni di protesta su grandi temi. Mi riferisco anche a tematiche che riguardano i singoli comuni come la realizzazione di una strada rurale, una discarica, la raccolta differenziata».

Vendola a New York inaugura un mese di prelibatezze pugliesi
BARI – “Noi non siamo migliori di altre regioni. Siamo soltanto diversi, e siamo felici di offrirvi la nostra diversità come un dono. E così di educarci ad accogliere il dono che ci porteranno le altre culture, le altre cucine, esattamente come avvenuto per millenni nella nostra terra”.

Così il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola alla conferenza stampa “La Puglia: crocevia di culture e incontri nel Mediterraneo”, che si è svolta ieri nel Palazzo Eataly di New York, che ospita per tutto il mese di giugno le eccellenze gastronomiche pugliesi ed il suo patrimonio agroalimentare. Alla conferenza stampa erano presenti l'assessore regionale alle Risorse Agroalimentari Dario Stefano, il fondatore di Eataly Oscar Farinetti, il governatore internazionale Slow Food Antonello Del Vecchio e Francesco Tatò console italiano a New York.

L'iniziativa pugliese a New york si sta dimostrando – secondo gli organizzatori – un vero e proprio successo, tanto che il patron di Eataly Oscar Farinetti ha annunciato di voler ospitare ancora per 15 giorni le eccellenze pugliesi, vista la risposta di pubblico superiore ad ogni aspettativa. Ventimila visitatori al giorno (50% americani – 50% turisti) per una selezione di prodotti pugliesi, mai presentata sinora a New York, acquistati da Eataly in parte da importatori americani, in parte importati direttamente dall’Italia.

Sino al 15 luglio, dunque, proseguirà la promozione della Puglia agroalimentare nei 5mila metri quadrati del megastore americano, “così – ha spiegato ieri nella conferenza stampa Farinetti – da avere il tempo di importare altri prodotti e continuare a raccontare una tradizione agroalimentare ed enogastronomica che tanto attrae l'America e New York, che hanno mostrato tanta curiosità di conoscere, imparare ed assaggiare le eccellenze della Puglia”.

Alla conferenza stampa di ieri, dove era presente il gotha americano ed europeo dei media che, a seguire, hanno degustato 4 piatti pugliesi (polpo in pignata, orecchiette al pomodoro con caciocavallo, agnello arrosto su letto di fave e cicorie, torta di mandorle con marmellata di ciliegie ferrovia, in abbinamento a vini pugliesi) Vendola ha presentato i prodotti pugliesi non come migliori di quelli di altre regioni: “Non voglio essere un depliant, uno spot pubblicitario della Puglia – ha aggiunto - voglio raccontarvi un pezzettino di vita domestica: quando salgo le scale di casa per raggiungere mia madre, comincio a sentire i profumi di casa. E allora comincio a interrogarmi su un tema cruciale del mondo contemporaneo: l’identità.

Nel periodo pasquale, a casa di mia madre, io sento profumi balcanici. Nel periodo natalizio sento profumi di Grecia. La domenica mi commuovo con i profumi arabi del ragù di mia mamma. E sono molto felice perchè la mia identità è incerta e ambigua. Una identità che parla di una Puglia che ha conosciuto tante narrazioni, grazie a ospiti provenienti da tutto il mondo che per secoli hanno transitato per la mia terra”.

“C'è un rapporto tra la cucina e la politica – ha poi aggiunto Vendola - la cucina è un modo molto intelligente di fare politica, perchè la cucina è educazione alimentare, è educazione alla conoscenza della cultura degli altri, alla mensa della fratellanza. Un importante politico italiano ha detto che la cultura non si mangia. Non sono assolutamente d’accordo con lui”.

“In un’Italia che non cresce – ha sottolineato Stefàno – la Puglia sta evidenziando una crescita del settore agricolo molto importante, nello specifico nei suoi rapporti con l’estero: il 2010 ha visto un incremento dell’export di prodotti agricoli del 38,8% sul 2009 e una crescita del 24% dell’export vini. Una regione leader della produzione agricola nazionale: la Puglia, infatti, produce il 44% delle olive da olio della produzione nazionale; è la seconda regione italiana per superficie vitata e mosti prodotti; è la prima in Europa per la produzione di uve da tavola e in Italia per numero di imprese agricole biologiche.

Per quanto riguarda la produzione vitivinicola, la Puglia produce 26 DOC, tra cui alcune eccellenze di vitigni autoctoni come il Negroamaro, il Primitivo e il Nero di Troia”.

Stefàno ha poi sottolineato il legame agricoltura – turismo: “La Puglia è a Eataly NY per promuovere la sua cultura agroalimentare che è divenuta anche leva di forte attrazione turistica, grazie alla sua biodiversità, ai paesaggi rurali e all’enogastronomia”. Di “perfetta sintonia” con la Regione Puglia ha, infine, parlato Antonello Del Vecchio, governatore internazionale di Slow Food che ha evidenziato lo slancio straordinario restituito dall’assessorato alle Risorse agroalimentari alle enormi potenzialità di una regione ricca di prodotti e di cultura enogastronomica.

“Promuovere e sostenere le produzioni agroalimentari artigianali è determinante per tutelare la biodiversità”, ha aggiunto Del Vecchio che ha annunciato il supporto di Slow Food Puglia nella creazione di 1000 orti didattici in Africa e di cento in Puglia. Infine per il console italiano a New York Francesco Tatò “l'unione tra la Regione e Eataly NY è determinante per la promozione della Puglia e l’educazione della sua cultura anche all’estero”.

Il «responsabile» Scilipoti:  io sono il salvatore della sinistra
I paradossi del leader dei «Responsabili»: il vincitore dei referendum contro il nucleare? Sono io
PALERMO - Ha il gusto del paradosso, Domenico Scilipoti. Non c'è che dire. Dopo la batosta elettorale dei referendum che ha fatto scricchiolare l'alleanza di governo tra Pdl e Lega, il leader del «Movimento di responsabilità nazionale», «terza gamba» del governo non si deprime. Anzi rivendica il successo del «sì» al referendum anti.-nucleare. «La sinistra mi deve ringraziare: il primo antinuclearista dell’Italia dei valori sono stato io - dice il politico di Barcellona Pozzo di Gotto -. Gli altri, anche quelli del Pd, mi sono solo andati dietro, e adesso cavalcano la vittoria del referendum. Tutto merito di Scilipoti».

Passato nel dicembre scorso da Di Pietro a Berlusconi, in una intervista al settimanale «Oggi», in edicola da mercoledì (anche su www.oggi.it) si presenta non come un traditore ma come il salvatore della sinistra. Dice Scilipoti, parlando sempre di sé in terza persona: «Il primo a prendere una posizione antinucleare ufficiale nell’Idv è stato Scilipoti. Il primo intervento in aula su questo è di Scilipoti, controllate pure sugli atti parlamentari. Lentamente Scilipoti porta Di Pietro a essere antinuclearista. È grazie a Scilipoti che oggi l’Idv ottiene la visibilità che ha. E anche sull’acqua pubblica il primo a prendere posizione è stato Scilipoti, relatore della proposta di petizione popolare in Commissione Ambiente. Controllate».

E del suo attuale ruolo politico dice: «Non ho avuto né chiesto nessuna contropartita… Scilipoti viene additato perché il 14 dicembre ha votato la fiducia a Berlusconi e pensa che le legislature vadano completate. Ma solo così si possono risolvere i problemi. Gli interessi del Paese prevalgono su quelli di partito. In cambio non ho avuto nulla, se non portare avanti le mie battaglie».

Il paradosso fra Paese e Parlamento
FABIO MARTINI
Proprio alla fine Silvio Berlusconi si concede l’unico sbuffo retorico del discorso più controllato della sua vita: «Mi auguro per l’Italia un futuro di prosperità. Lo dobbiamo ai nostri figli e a questa nostra Italia che noi tutti amiamo. Viva l’Italia!».

 Il discorso del premier è finito e nell’aula del Senato è giunto il momento dell’applauso gratificante per il Capo. Ma i senatori del Pdl e della Lega, più che battere le mani, se le sfiorano. Ne esce fuori un applauso affettuoso ma senza fragore. Il ministro Roberto Calderoli smette di applaudire dopo soltanto quindici secondi, poi riprende blandamente. Dunque, un Berlusconi e una maggioranza senza pathos, ma la vera sorpresa è un’altra: le opposizioni hanno rinunciato a presentare documenti sui quali misurarsi. Tanto è vero che tre ore più tardi, alla fine del dibattito sulla verifica parlamentare, i senatori usciranno dall’aula senza sottoporsi al rito del voto.

 L’opposizione - si fa sapere - non ha voluto «regalare» un ulteriore voto di fiducia al governo, ma l’esito del dibattito è comunque paradossale, anche perché è la conseguenza di quanto accaduto alla Camera qualche ora prima: chiesta la fiducia sul Ddl Sviluppo, il governo ha incassato 317 sì, 293 no. Un margine largo, di 24 voti, superiore alle attese. Di più: si tratta della vetta più alta in termini di voti a favore mai raggiunta dal governo, a partire dal 14 dicembre 2010. Quel giorno Berlusconi per la prima volta dovette fare i conti con la cospicua secessione dei seguaci di Fini (35 deputati) e nonostante ciò ottenne una sia pur risicata fiducia dalla Camera: 314 sì e 311 no.

 Curioso contrappasso, quel margine così largo: proprio mentre nel Paese la maggioranza è in crisi di consensi, sia alle amministrative che ai referendum, in Parlamento il governo non solo tiene - e questo sarebbe fisiologico - ma addirittura si rafforza, diventa sempre più solido. Scherza il senatore ex An Domenico Gramazio: «Berlusconi? E’ come il caffè Lavazza: più lo butti giù, più si tira su!». Scherzosamente lo si potrebbe pure chiamare «effetto Lavazza», ma quella escalation è davvero originale. Come si spiega? «Si spiega con la fifa e la fifa compatta!», dice sorridendo Massimo Garavaglia, uno di quei parlamentari leghisti che non usano mai accenti propagandistici. Sostiene Garavaglia: «Ma bisogna anche aggiungere Pontida. Quest’anno c’era tanta gente, molta più del previsto, soltanto nel 1994 e nel 1996 ce n’era altrettanta. E dunque si è capito che noi le nostre richieste vanno prese sul serio».

 Certo, la Lega dice di far sul serio e se le sue richieste saranno disattese, la legislatura potrebbe chiudersi prima del tempo e questo fa paura a tanti parlamentari. Ma nel passato la paura non ha mai fatto lievitare artificialmente le maggioranze. Cosa c’è di diverso in questa stagione rispetto alla Prima Repubblica? «La diversità sta in questo - spiega Paolo Giaretta, già sindaco democristiano di Padova e oggi senatore del Pd - che prima i parlamentari dovevano dar conto ai propri elettori e dunque, anche davanti a uno scioglimento anticipato delle Camere, se erano radicati sapevano di poter tornare in Parlamento grazie al consenso popolare, con le preferenze o nei collegi. Oggi torni in Parlamento soltanto se vuole il leader e dunque ecco spiegato il trasformismo: se cambio casacca, posso sperare che il Capo mi premierà. Conclusione: se la maggioranza è più debole nel Paese, il rischio di elezioni aumenta e in Parlamento la maggioranza si rafforza!». Eccolo spiegato l’effetto fifa. Ma il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri aggiunge una chiosa interessante: «A me pare che da parte della sinistra non ci sia tutta questa voglia di spallata, sanno che se vincessero adesso, dovrebbero gestire una stagione di crisi economica e di tagli». Un effetto fifa anche a sinistra? Sorride un politico di lungo corso come l’ex ministro socialista Rino Formica: «Il Pd cercherà di tener su Berlusconi, aspettando che fra un anno o due la pera caschi matura. E’ il riflesso di un vecchio parassitismo comunista, ma chissà se la scommessa è giusta...».

San Marino. C’è chi ci tirerebbe su un muro, la Provincia di Rimini vuol decongestionare la Superstrada per San Marino         
 Martedì 21 Giugno 2011
RIMINI / SAN MARINO - La Provincia di Rimini va in direzione ostinata e contraria – tanto per citare De André – rispetto alle linee guida minacciate o promesse (dipende dai punti di vista) dal neoeletto sindaco di Rimini Andrea Gnassi. Sì perché se Gnassi parlando dei rapporti con la Repubblica di San Marino aveva dichiarato la propria intenzione di stoppare tutti i rapporti con il Titano, a partire dall’Aeroporto Fellini (che è Internazionale grazie a San Marino, forse è il caso di ricordarlo), la Giunta di Vitali al contrario ha deciso di dare via ad una serie di interventi volti al miglioramento dei collegamenti stradali fra la Repubblica di San Marino e la Provincia di Rimini.

Là dove qualcuno tirerebbe su un muro (per protestare contro la supertassa sammarinese, ma senza parlare della franchigia che non c’è più) per fortuna c’è chi pensa che i lavoratori frontalieri passano ore e ore tutte le settimane sulla Superstrada, pericolosa e sicuramente troppo lenta per potersi recare a San Marino. La Giunta provinciale ha dunque approvato la costituzione di un Gruppo tecnico di lavoro “per lo studio di interventi volti al miglioramento dei collegamenti stradali fra la Repubblica di San Marino e la Provincia di Rimini”.

In una nota la Provincia spiega che “Il tema dell’accordo è quello importantissimo della viabilità, con l’obiettivo di definire insieme – unitamente ai Comuni interessati - la progettazione e i conseguenti interventi su tutti i punti di raccordo viari tra il territorio riminese e quello di San Marino: Marecchiese/Gualdicciolo, Ventoso, Cerasolo, solo per fare qualche esempio, cui vanno aggiunte le intese per i progetti di più largo respiro, che si prefiggono il decongestionamento della superstrada, compresa l’ipotesi di un mezzo di trasporto pubblico su sede autonoma”.

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