giovedì 16 giugno 2011

Federali.Sera_16.6.11. Napoli. Giggino Manetta B e C. Ha annunciato per oggi pomeriggio un provvedimento rivoluzionario per risolvere l'emergenza rifiuti, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che sta partecipando alla prima riunione del Consiglio comunale dopo le elezioni di maggio. Bisogna partire in modo forte con la differenziata, cosa che non si è fatta finora e creare impianti di compostaggio, ha detto De Magistris che poi ha aggiunto: Eredito una situazione che ha responsabilità altrui e guardo con grande attenzione le decisioni del Governo sul decreto legge. Comunque - ha detto ancora il sindaco di Napoli - abbiamo già pronti sia il piano B e anche quello C per quello che sono le nostre competenze. Certo, se ne avessimo di più, - ha concluso De Magistris - sicuramente risolveremmo tutto in poche ore.----Sicilia. Ma con il leader di Forza del Sud ci sono già stati contatti? Ci siamo inviati messaggini e messaggeri, risponde Lombardo.

Forza, fateci ridere:
Basilicata. Il Consiglio è paralizzato.
Napoli. De Magistris, comincia la nuova fase «Rifiuti, provvedimento rivoluzionario»
Comune Napoli, pdl si spacca: creati due gruppi

La ragione e’ i soldi:
Napoli. «Halal», la mozzarella di Allah che rispetta il Corano e la Sharia
«Buco» di 7 milioni. Provincia di Lecce sull’orlo del crac
Quei segreti militari nelle mani di un boss lucano
Dopo il Pd Lombardo strizza l'occhio a Micciché: «Possibile dialogo con lui»
Bozen. Bolzano è multietnica. Stranieri triplicati in 10 anni: sono 13.498


Basilicata. Il Consiglio è paralizzato.
 A rischio anche l'intesa con il Pdl sul petrolio
Il blitz per eleggere Mollica segretario azzera i rapporti tra Pd, Pdl e non solo. Saltano le commissioni. De Filippo e Speranza assenti. In bilico l’armonia sul petrolio. Stallo fino a lunedì
16/06/2011 «RINVIATA a causa della mancanza del numero legale la prima commissione consiliare permanente del Consiglio regionale “Affari istituzionali”». Ecco qua, tutto come previsto: blocco totale dell’attività istituzionale. Il blitz di martedì scorso in Consiglio regionale per eleggere segretario dell’Ufficio di presidenza, in quota centrodestra, il consigliere Franco Mollica invece che Mariano Pici, come da accordi col Pdl, ha fatto saltare tutti gli equilibri politici pregressi. Alle 11 e 40, quando hanno visto che non si presentava nessuno del Pdl (i consiglieri per protestare contro l’accordo non rispettato si sono dimessi da ogni carica interna al consiglio regionale), hanno sciolto la seduta. All’ordine del giorno, due audizioni importanti e cioè l’assessore Gentile sulla proposta di legge di un’Ater unica regionale e la Mazzocco su quella di “Consorzio di bonifica e irrigazione della Basilicata”. La situazione, dopo le dimissioni di Viti e l’abbandono dell’aula di tutti gli eletti del Pdl, è incandescente. Si sprecano gli incontri per ricucire la frattura. La sensazione è che, mentre a Roma, si va d’amore e d’accordo, sulla scia dell’accordo sul petrolio, in Regione il banco sia saltato. Lo stesso De Filippo, per ironia della sorte, proprio il giorno prima della bagarre in Consiglio, incontrava a Milano il ministro Tremonti, nella ristretta riunione del circolo Aspen, e - dopo aver ricevuto apprezzamenti per il suo discorso dallo stesso ministro - gli riferiva che, sul memorandum lucano, stavano lavorando alacremente i due sottosegretari Viceconte e Saglia. Ecco spiegato il perché della reazione del governatore una volta deflagrato il conflitto in aula. Le acque, a distanza di un giorno, sono ancora agitate e per il raggiungimento della pax non depone bene né l’assenza del segretario Pd Speranza che ha preso le ferie nel periodo sbagliato, né l’allontanamento del presidente De Filippo, impegnato a Roma in altre attività istituzionali. La crisi politica c’è ed è palese, come dimostrano le commissioni saltate e la stagnazione dei lavori del Consiglio, e a gestirla dovranno essere proprio questi ultimi insieme al confermato presidente dell’assemblea regionale Vincenzo Folino. Intanto c’è chi trova appassionate e chi invece giudica sterile la caccia ai franchi tiratori dell’accordo per l’elezione dei membri dell’Ufficio di presidenza. Il dato politico è che all’interno dell’assise si muove un centro che si organizza e si pone come alternativa al duopolio, troppo spesso bollato come inciucista, Pd-Pdl. Mollica al posto di Pici. Chi ha voluto fare dispetto ai manovratori? Proviamo - scherzosamente ma non troppo - a proporre un borsino dei papabili, anche se la segretezza del voto impedisce di poter individuare con certezza chi, quel giorno, abbia remato contro. Oltre ai “molto possibili” e cioè lo stesso Mollica e gli altri centristi Navazio e Falotico, la vera fortuna sarebbe indovinare chi sono gli altri quattro voti che scottano. Le voci di palazzo ne attribuiscono due all’Italia dei valori spaccata al suo interno (tra i principali “sospettati” i consiglieri Autilio e Benedetto, che però smentisce in una nota), uno all’Api Singetta e l’ultimo all’insospettabile vicepresidente della Regione Agatino Mancusi, che pare non abbia mai veramente digerito la polemica sul pupazzetto ecologico Verdino. Nel Pd la situazione è più complicata, c’è chi sospetta del “ribelle” Santochirico, lui però sul suo blog scrive che quanto accaduto in aula è «politicamente inaccettabile e istituzionalmente scorretto». Quello che sarebbe interessante capire è però, e come sempre, le ragioni vere - e non personalistiche - di una esplosione politica tanto evidente da esporre autorevoli esponenti dei più diversi partiti al giudizio degli elettori che, a prima vista, già pensano ad un’insulsa guerra di poltrone. E’ davvero solo questo aspetto ad agitare degli animi di solito così poco propensi al “corpo a corpo”? Possibile. Entrare a far parte di quell’ufficio significa prima di tutto gestire la vita dei gruppi, oltre ai loro congrui bilanci. Ma ai più avveduti non sfugge che la prova di forza è prima di tutto muscolare e il messaggio quello della variabile impazzita che può farsi sentire - e quindi dire la sua - anche quando i giochi sono belli che fatti. E’ a questo ruolo che si candida il terzo polo in formazione? E questo vuole essere il suo rocambolesco exploit? La sua “ prima in grande stile”? Ad oggi, nonostante sia ancora fervente il clima di incontri e dialoghi e dunque fumose le prospettive, sappiamo solo che - date anche le fondamentali assenze - nulla sarà deciso prima del prossimo lunedì. I partiti chiedono a Folino di risolvere la faccenda. Ma la questione, come abbiamo visto, va ben oltre il ruolo di un problema interno al Consiglio regionale.
Rosamaria Aquino

Napoli. De Magistris, comincia la nuova fase «Rifiuti, provvedimento rivoluzionario»
Raimondo Pasquino eletto dall'Aula presidente con 38 voti
NAPOLI - Ha annunciato per oggi pomeriggio «un provvedimento rivoluzionario» per risolvere l'emergenza rifiuti, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che sta partecipando alla prima riunione del Consiglio comunale dopo le elezioni di maggio.
 «Bisogna partire in modo forte con la differenziata, cosa che non si è fatta finora e creare impianti di compostaggio», ha detto De Magistris che poi ha aggiunto: «Eredito una situazione che ha responsabilità altrui e guardo con grande attenzione le decisioni del Governo sul decreto legge». «Comunque - ha detto ancora il sindaco di Napoli - abbiamo già pronti sia il piano "B" e anche quello "C" per quello che sono le nostre competenze». «Certo, se ne avessimo di più, - ha concluso De Magistris - sicuramente risolveremmo tutto in poche ore».
Pasquino presidente. È Raimondo Pasquino, rettore dell'Università di Salerno, candidato del Terzo Polo alle scorse elezioni comunali di Napoli, il presidente del Consiglio comunale del capoluogo partenopeo. Pasquino è stato eletto dall'Aula con 38 voti. Dieci, invece, sono stati i voti andati a Vincenzo Moretto, vice presidente del Consiglio nella precedente consiliatura, del gruppo Pdl. «Credo di poter ricoprire questo ruolo rispettando l'opposizione e la maggioranza, che non rappresento», ha detto il neo presidente del Consiglio comunale di Napoli poco dopo la sua elezione.

Comune Napoli, pdl si spacca: creati due gruppi
Napoli - Lanzotti e Mansueto i leader. Coccia e Frezza verso vice di Pasquino
Napoli - Insediato il nuovo Consiglio comunale di Napoli. Alla costituzione dei gruppi, si è registrata una spaccatura nel centrodestra. I consiglieri eletti nel Pdl Gennaro Castiello, Salvatore Guanci, Vincenzo Moretto e Stanislao Lanzotti pur "confermando totale e piena fiducia al coordinamento regionale che nel corso di questi anni ha condotto il centrodestra a importanti vittorie in regione e nelle province della Campania" e "stigmatizzando l'assenza di criteri politici che hanno caratterizzato l'azione politica in città nel corso dell'intera campagna elettorale per le recenti elezioni comunali" hanno deciso di dare vita al gruppo consiliare Pdl Napoli che elegge Stanislao Lanzotti capogruppo e Salvatore Guanci vicecapogruppo. Un altro gruppo è invece composto da Marco Mansueto, Marco Nonno e Gabriele Mundo. Infine, il capo dell'opposizione Gianni Lettieri viene affiancato da Domenico Palmieri di Forza del Sud e Gennaro Addio di Noi Sud. Come probabili vice di Raimondo Pasquino presidente dell'assemblea, ci sono Elena Coccia (Federazione della sinistra) e Fulvio Frezza di Idv.
(rep/cp) 16 Giugno 2011 12:29

Napoli. «Halal», la mozzarella di Allah che rispetta il Corano e la Sharia
La certificazione creata ad hoc assicura una percorso produttivo calibrato sui dettami della religione islamica
NAPOLI - Chi credeva che l'unica certificazione per la mozzarella di bufala campana fosse quella Dop, sbagliava. Ora al marchio unanimamente riconosciuto, se ne aggiunge un altro «halal» che in lingua araba significa «lecito». Infatti la nuova certificazione è stata ideata da Antonio Lucisano, direttore del Corsorzio di tutela della mozzerella di bufala campana Dop e dall'imam Abdallah Massimo Cozzolino, direttore della moschea di Napoli e presidente dell’associazione culturale islamica Zayd Ibn Thabit, che hanno consegnato oggi ad un'azienda di Castel di Sasso, in provincia di Caserta, il nuovo marchio che permetterà ai musulmani osservanti di consumare senza sensi di colpa il prodotto realizzato ottenebrando tutti i dettami del Corano e della Sharia.

LE DIFFERENZE - La differenza della «halal» con la mozzarella di bufala risiede solo nel percorso lavorativo, che implica vincoli dettati dalla religione islamica, come ad esempio l'utilizzo di prodotti senza alcol per la pulizia degli impianti o l'indicazione della data di produzione oltre che quella di scadenza. Differenze formali, quindi, non sostanziali. Il risultato, assicurano i produttori, è lo stesso. Perciò bando alle rimostranze dei puristi della mozzarella verace, che forse storceranno la bocca, intanto il nuovo prodotto «politically correct» democraticizza una delle prelibatezze più amate dai campani e non.

IL MERCATO - Con un risvolto anche economico di non poco conto: i consumatori di prodotti a marchio «halal», infatti, costituiscono un mercato di circa 2 miliardi e mezzo di persone che fa registrare una crescita mondiale dei consumi superiore al 10% annuo. «Il risultato - spiega il direttore del Consorzio, Lucisano - è un esempio virtuoso della capacità di coniugare tradizione del prodotto e innovazione del mercato, che offre nuove opportunità da cogliere senza intaccare l’eccellenza della mozzarella di bufala campana Dop. Resta intatta infatti la qualità del prodotto, garantita dal pieno rispetto del disciplinare, ma, come Consorzio, ci apriamo a una nuova sfida globale, venendo incontro a una domanda crescente di una fetta significativa di consumatori».

«Buco» di 7 milioni. Provincia di Lecce sull’orlo del crac
LECCE - La Provincia è in pre-dissesto finanziario. E’ allarme rosso a Palazzo dei Celestini. La denuncia non viene, infatti, come di solito, dai partiti d’opposizione, sempre pronti a mettere, all’occorrenza, il dito nella piaga. E’ stato il dirigente delle Risorse finanziarie Pantaleo Isceri ad indirizzare una nota particolarmente severa al presidente Antonio Gabellone, segnalando un “buco” di sette milioni di euro. Un duro colpo per quest’ultimo (riferiamo a parte considerazioni e commenti), il quale si è affrettato a convocare già da oggi, e in via permanente e fissa, una task-force tra presidenza, Servizi finanziari, Assessorato al Bilancio e segreteria generale, che si occuperanno di affrontare nell'immediato la problematica, cercando soluzioni che evitino il dissesto prospettato dal dirigente.

«Dalla verifica effettuata a partire dal febbraio 2010, conclusasi con la comunicazione del Ministero dell’Interno del 7 giugno scorso - fa sapere Isceri - è risultata una insussistenza di residui attivi da trasferimenti erariali pari a circa sette milioni di euro. Tale deficit è di per sè rilevante per qualsiasi ente locale - considera il dirigente - Diventa una voragine nella situazione finanziaria della Provincia, che fa presupporre un orizzonte di dissesto già evocato in passato ma oggi sempre più vicino». Anche perchè, spiega, «l’ammanco di sette milioni porta il previsto disavanzo del 2010 da cinque milioni 785mila euro a dodici milioni e 785mila euro, pari al dodici per cento di tutte le entrate correnti. Uno squilibrio impossibile da colmare nella già compromessa situazione finanziaria della Provincia».

Il dirigente scarta già alcune soluzioni prospettate nella bozza del Bilancio di previsione approvata dalla Giunta il 25 maggio scorso. «Non è ragionevolmente ipotizzabile che gli immobili inseriti nell’elenco dei beni alienabili possano apportare nel breve periodo le risorse utili a risanare il deficit - dice chiaramente Isceri - Già la previsione di vendita di patrimonio presente nella bozza di Bilancio 2011-2013 non è di facile realizzabilità». Ma anche su altre entrate non si potrà contare ciecamente. «Così come occorrerà profondere il massimo impegno per il conseguimento di tutte le altre entrate previste, quali Cosap, cartellonistica, sanzioni ed altro» è il monito del dirigente. «Inoltre - aggiunge - stante la rigidità delle spese correnti, sulle quali comunque gli sforzi stanno consentendo di risparmiare circa 500mila euro, si può concludere che nell’attuale Bilancio di previsione 2011 non esiste massa critica nè sul fronte delle entrate nè su quello delle spese, utile al riallineamento dei conti».

Una bella grana, a dir poco, che dev’essere pure risolta in fretta. «Pertanto - dice Isceri - alla luce dell’insussistenza di sette milioni di euro venutasi a manifestare, è indispensabile apportare un riequilibrio strutturale sul progetto di Bilancio che la Giunta ha approvato e che attualmente è all’analisi della commissione consiliare». Un intervento da fare entro il 30 giugno prossimo

Intanto, ieri, subito dopo la ricezione della nota, il presidente Gabellone ha cominciato a chiedere agli uffici di far luce sulla vicenda, cominciando ad individuare alcuni importanti punti fermi.

Quei segreti militari nelle mani di un boss lucano
di Fabio Amendolara
POTENZA - Le trascrizioni di intercettazioni telefoniche relative a due omicidi di mafia, i nomi di magistrati e politici a cui erano state assegnate le scorte e la mappa di una caserma dei carabinieri in cui venivano indicate l’armeria e la polveriera erano su un compact disk finito nelle mani di un boss dei basilischi. «Quel cd rom riguardava la sicurezza nazionale».
Il colonnello Mauro Obinu, all’epoca a capo di una divisione del Sisde, e il responsabile dell’ufficio di Potenza Lorenzo Narracci, con questa motivazione lo consegnano in Procura, sciolgono il segreto di Stato e trasferiscono l’agente Nicola Cervone detto Nicheo - l’ex 007 che qualche mese fa è stato arrestato con l’accusa di aver tentato di delegittimare il pm Henry John Woodcock e poi rilasciato su disposizione del Tribunale del Riesame (l’altro giorno si è svolta l’udienza in Cassazione, dopo il ricorso presentato dal pm di Catanzaro Giuseppe Borrelli) - a Roma, a disposizione dell’ufficio centrale.

Il cd rom era stato consegnato all’ex 007 dal boss pentito dei basilischi Tonino Cossidente che, nel mese di giugno del 2003, aveva intrapreso con lui un «rapporto di collaborazione informativa».
Durante gli incontri, che avvenivano in un luogo riservato per garantire all’esponente dei basilischi il più completo anonimato, l’agente segreto riuscì a farsi raccontare in che modo alcune famiglie della ’ndrangheta calabrese erano riuscite a infiltrarsi in Basilicata e che si erano divise il territorio affidandolo a sei capimandamento lucani. Ogni volta che l’agente segreto incontrava il boss preparava una relazione di servizio che - sostiene in un atto che la Gazzetta ha potuto consultare - «veniva protocollata in sede e inviata agli uffici di competenza (Quelle relazioni di servizio, però, i suoi capi hanno dichiarato di non averle mai viste ndr)».
Ma, soprattutto, Cervone riuscì a sapere «che esponenti della criminalità organizzata - si legge in un documento dell’inchiesta della Procura di Catanzaro - riuscivano ad avere in tempo reale notizie relative ad atti di polizia giudiziaria».
Quando poi Cossidente gli consegnò il cd rom ne ebbe la conferma.
Il boss aveva quindi appreso anche notizie coperte dal segreto militare. Era questo che poteva mettere in pericolo la sicurezza nazionale? Oppure, come ha riferito Cervone alla Gazzetta dopo aver testimoniato lunedì in un processo a Potenza, a preoccupare erano quelle «rivelazioni su questioni materane» che il boss gli aveva annunciato?
Si trattava di un traffico di rifiuti? Forse non verrà mai accertato. Cossidente, secondo Cervone, non ha fatto in tempo a dirglielo. Anche perché il suo rapporto con il confidente - si legge nei documenti dell’inchiesta di Catanzaro - fu «congelato» dai suoi superiori che lo invitarono a «non rispondere neppure a eventuali contatti telefonici». Le ragioni di quell’ordine di servizio non sono note. Il materiale che lo 007 aveva raccolto finì in Procura a Potenza. Gli investigatori lo usarono per infliggere un duro colpo agli uomini del clan Cassotta (una famiglia del Vulture decimata da una faida che dura da una decina d’anni), che passarono un po’ di tempo in carcere. E Cossidente? I magistrati della Procura antimafia gli tesero la mano, cercando di convincerlo a collaborare con la giustizia. Lui - ci sono alcuni documenti che lo dimostrano - si presentò a un primo colloquio. Poi, inspiegabilmente, si tirò indietro. Qualche mese dopo fu convocato di nuovo, ma l’incontro con i magistrati ebbe la stessa sorte. Cossidente non era convinto. Nel frattempo, però, negli ambienti della mala le voci sulle sue «soffiate» erano insistenti. E a Pignola - secondo gli investigatori - un altro boss l’aveva condannato a morte. Ora che ha deciso di collaborare con la giustizia, forse, potrà chiarire quello che è davvero accaduto. Un’indagine ha accertato che il boss dei basilischi si era procurato il cd tramite il proprietario di un negozio di articoli per computer che ora è sotto processo. Cosa è accaduto da quel momento in poi resta ancora un mistero.

Dopo il Pd Lombardo strizza l'occhio a Micciché: «Possibile dialogo con lui»
La decisione dopo le dichiarazioni del leader di Forza del Sud su una possibile alleanza anche con i democrat
PALERMO - «Dopo avere letto le dichiarazioni di Gianfranco Micciché che si dice pronto ad allearsi col Partito democratico per il bene del Sud e della Sicilia, credo che ci sia la possibilità di riprendere il dialogo con lui. Già abbiamo collaborato in passato e possiamo tornare a farlo, soprattutto se Micciché conferma la sua scelta autonomista rispetto al Pdl». Si muove lo scacchiere delle alleanze politiche in Sicilia, e si allarga il possibile fronte , prefigurando scenari che, a questo punto, terrebbero fuori solo i berlusconiani.

Perdurando il legame in giunta con il Pd (almeno con quella parte non contraria all'appoggio alla governatore), Lombardo continua a tessere la rete delle sue alleanze, strizzando l'occhio anche al sottosegretario alla presidenza, che solo due giorni fa, in un'intervista, ha dichiarato di non escludere una possibile convergenza di interessi, in chiave Sud, anche con i democrat. Ma con il leader di Forza del Sud ci sono già stati contatti? «Ci siamo inviati messaggini e messaggeri», risponde Lombardo.

Rimandato, intanto, il vertice di maggioranza, che, precisa il governatore, si farà dopo l’assemblea regionale del Pd, in programma domenica a Palermo, e dopo il convegno del 25 e 26 a Catania per la costituente del nuovo movimento evoluzione del Mpa. «Il nostro convegno - aggiunge Lombardo - sarà occasione di un confronto politico».

Bozen. Bolzano è multietnica. Stranieri triplicati in 10 anni: sono 13.498
Dal 2001 ad oggi il numero degli stranieri è quasi triplicato, erano 4.613 e sono 13.498 (il 13% di tutti i residenti). In continuo aumento le donne che fanno le badanti.
di Valeria Frangipane
BOLZANO. Una città che cresce e invecchia. Sempre più multietnica. Un dato emerge su tutti: dal 2001 ad oggi il numero degli stranieri è quasi triplicato, erano 4.613 e sono 13.498 (il 13% di tutti i residenti). In continuo aumento le donne che fanno le badanti.
 Questa la fotografia di Bolzano che emerge dall'analisi dei dati dello studio sull'andamento e sulla struttura della popolazione del capoluogo elaborata dall'ufficio statistica del Comune, presentata dall'assessore Chiara Pasquali.
 La curiosità: è nato a Bolzano solo il 50,3% di chi ci abita, il restante 50% è costituito da altoatesini che sono arrivati in città dal resto della provincia (12,3%), dal Veneto (7,9%) e dal Trentino (5,6%).
 Il 14,8% invece è nato all'estero.
 Gli stranieri residenti a Bolzano sono infatti 13.498, più donne (6.994) che uomini (6.504).
 Nel corso degli ultimi anni si è riscontrato anche un sensibile aumento della quota di donne straniere.
 La Pasquali spiega che il dato è facilmente comprensibile se pensiamo al numero sempre più alto di badanti (soprattutto moldave ed ucraine) che vivono all'interno delle nostre famiglie per assistere le persone anziane.
 Se esaminiamo poi la composizione della popolazione straniera vediamo come alla fine del 2010 la realtà multietnica fosse alquanto spiccata: fino a quella data erano state rilevate, infatti, 117 cittadinanze diverse. I paesi di provenienza più rappresentati, per cui gli stranieri maggiormente presenti in città, sono nell'ordine albanesi con 2.445 immigrati (18,1%), marocchini 1.603 (11,9%), pakistani 873 (6,5%), rumeni 783 (5,8%), tedeschi 632 (4,7%), ucraini 596 (4,4%), peruviani 585 (4,3%), e moldavi 572 (4,2%). Il trend attuale vede un forte aumento di immigrati dal Pakistan (+15,5% rispetto al 2009), dalla Romania (+11,7%) e dall'Ucraina (+10,2%), impennate di arrivi dalla Moldavia (+20,9%) e dalla Cina (+19,1%), in sensibile calo invece l'immigrazione da India e Bangladesh.
 Se poi si passa ad analizzare la composizione di queste comunità straniere - in particolare ucraini, moldavi e cinesi - per i criteri di sesso, età e stato civile e si rapportano i profili che ne risultano a determinati settori della realtà percepibile nell'attuale sviluppo della realtà socio-economica nella città, emergono inequivocabili "vocazioni" lavorative-professionali di queste comunità a fronte di precise esigenze ed opportunità che la città esprime. Un'immigrazione professionalmente e numericamente determinata dal complessivo "sistema Bolzano" che porta - come detto - la stragrande maggioranza di donne moldave ed ucraine a lavorare nelle nostre case soprattutto come badanti.
 In quest'ottica spiccano, in particolare per la comunità ucraina, soprattutto tre profili: le donne sono cinque volte di più degli uomini, hanno un'età media di quasi 47 anni (contro i 33 anni degli uomini) e sono per il 88% nubili. Le donne immigrate dalla Moldavia sono tre volte di più degli uomini arrivati dallo stesso paese, hanno un'età media di 36 anni (contro i 29 anni degli uomini) e nell'85% dei casi sono nubili.

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